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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
12.
Giovedì 7 giugno 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE N. 2 DEL 9 GENNAIO 2008, RECANTE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA SOCIETÀ ITALIANA DEGLI AUTORI E DEGLI EDITORI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD ATTIVITÀ, GESTIONE E GOVERNANCE DELLA MEDESIMA SOCIETÀ

Audizione del dottor Mauro Masi, già commissario straordinario della SIAE, e dottor Francesco Chirichigno, già direttore generale della SIAE:

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3 7 8 11 14 15 16
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 12 14
Capitanio Santolini Luisa (UdCpTP) ... 15
Carra Enzo (UdCpTP) ... 7 13 15
Chirichigno Francesco, Già direttore generale della SIAE ... 6 10
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 6 7 12
Di Centa Manuela (PdL) ... 16
Frassinetti Paola (PdL) ... 15
Giulietti Giuseppe (Misto) ... 12
Goisis Paola (LNP) ... 16
Lainati Giorgio (PdL) ... 13 16
Levi Ricardo Franco (PD) ... 8 14 15
Masi Mauro, Già commissario straordinario della SIAE ... 3 8 11
Zazzera Pierfelice (IdV) ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 7 giugno 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA GHIZZONI

La seduta comincia alle 8,35.

(La Commissione approva il verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del dottor Mauro Masi, già commissario straordinario della SIAE, e del dottor Francesco Chirichigno, già direttore generale della SIAE.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge n. 2 del 9 gennaio 2008, recante disposizioni concernenti la società italiana degli autori e degli editori, con particolare riferimento ad attività, gestione e governance della medesima società, l'audizione del dottor Mauro Masi, già commissario straordinario della SIAE, e del dottor Francesco Chirichigno, già direttore generale della SIAE.
Do la parola ai nostri ospiti.

MAURO MASI, Già commissario straordinario della SIAE. In relazione al commissariamento della Società italiana autori editori che mi ha coinvolto direttamente, devo far riferimento a un periodo ormai lontano nel tempo perché il commissariamento risale al 28 maggio 1999, esattamente 13 anni fa, quando ricoprivo la carica di commissario straordinario. La società fu commissariata perché, come era scritto nel primo decreto di commissariamento, il bilancio preventivo riguardante l'esercizio 1999 presentava un deficit di 54 miliardi di vecchie lire, una perdita che andava ad aggiungersi a un risultato negativo dell'esercizio precedente, quello del 1998, a sua volta in rosso per 31 miliardi, di fronte alla prospettiva dell'abolizione fissata per legge del cespite principale dell'attivo di bilancio della SIAE di allora, la cosiddetta imposta sullo spettacolo, abolita, appunto, a partire dal 1o gennaio 2000.
Si sapeva già - la norma era stata introdotta pochi anni prima, nel 1996 - che essa comportava un cespite attivo per l'azienda intorno a 140 miliardi di vecchie lire all'anno. Di fronte a una situazione del genere, la Presidenza del Consiglio, all'epoca il principale vigilante - in maniera più sfumata, c'era quello che è diventato il Ministero per i beni e le attività culturali - insieme al Ministero dell'economia decisero il commissariamento per motivi che riguardavano, essenzialmente, il bilancio.
Questo è un punto importante, ma in realtà la gestione commissariale si trovò ad affrontare non soltanto un intervento immediato e urgente di risanamento del bilancio anche in vista, come ripeto, dell'abolizione del cespite principale di attivo dell'aggio sull'imposta sullo spettacolo, ma anche nella necessità di riformare lo statuto, prevista dal decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre 1999, cosiddetto Bassanini.
Si tratta di ricordi ormai lontani nel tempo che conservo anche in funzione dell'attività che svolgo. Sono, infatti, anche delegato italiano per la proprietà intellettuale, con incarico di funzionario pubblico


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presso il Ministero degli esteri, in rappresentanza dell'Italia nell'ambito degli organismi internazionali e delle cooperazioni internazionali a tutela della proprietà intellettuale, in particolare il WIPO, cioè l'OMPI, Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, e l'Istituto europeo dei brevetti, l'EPO. Per le notizie di cui sono a conoscenza, la situazione attuale presenta qualche analogia con il commissariamento del 1999, perché ci sono problemi di bilancio e di gestione del rapporto con la base associativa, che si riflettono in un'esigenza di riforma dello statuto.
La gestione commissariale che mi riguardò direttamente è stata rinnovata più volte nel tempo - non ricordo se quattro o cinque volte - ma è durata, comunque, fino al giugno 2003: si è trattato, quindi, di un commissariamento esteso, finito nel momento in cui, avendo elaborato e riconsegnato un nuovo statuto, approvato nelle vie formali dagli organi di vigilanza ed emanato secondo i dettami di legge, si sono tenute nuove elezioni e la gestione è finita lasciando di nuovo alla società quello che costituiva, secondo gli organi eletti «democraticamente», il nuovo statuto, che in qualche modo recepiva le istanze provenienti dalla base associativa.
La novità di quello statuto era che per la prima volta si inseriva, un po' come era successo nelle società consorelle all'estero, una nozione di «voto pesante»: nell'ente, che è un ente pubblico a base associativa - presidente, se mi consente, tornerei sulla questione dell'ente pubblico a base associativa perché, a mio avviso, è il problema vero della SIAE -, la qualificazione attiva e passiva della base elettorale è determinata dallo statuto in maniera da rappresentare soci iscritti, come si sono definiti nel tempo secondo diverse declinazioni indicate dai diversi statuti, e che la rappresentanza della base associativa negli organi sociali non soltanto fosse determinata da un periodo temporale cronologico dell'iscrizione del socio alla società, ma riflettesse anche, in qualche modo, la capacità di produrre diritto d'autore.
In maniera più diretta, l'associato che si iscrive alla SIAE e ha scritto poche parole o musica per una canzoncina e il maestro Morricone non hanno lo stesso peso - il maestro Morricone all'epoca valeva circa 13 miliardi di vecchie lire all'anno di diritto d'autore - nella definizione della base associativa. In qualche modo, si tratta di un esercizio complesso perché, essendo la SIAE, appunto, ente pubblico a base associativa, questa deve essere comunque riconosciuta nei propri diritti e chiunque vi partecipi a qualunque livello deve, in qualche modo, riconoscersi nell'ente eponimo.
Peraltro, SIAE ha una caratteristica unica nell'ambito del panorama internazionale delle società consorelle, da alcuni criticata, ma che, a mio avviso, invece costituisce uno dei suoi punti di forza: è una società di collecting generalista. Le grandi società consorelle rappresentano alcuni settori, in particolare la musica, come la grande consorella tedesca, la grande consorella francese e la grandissima consorella americana: altre si occupano di teatro, altre ancora di spettacolo dal vivo e quant'altro, mentre SIAE si occupa di tutti questi settori insieme, con un effetto che gli economisti chiamano spillover - di tracimazione, se vogliamo usare un termine un po' prosaico - dei proventi che provengono da un settore verso gli altri. In qualche modo, il settore principe, che è la musica, indubbiamente finanzia o dovrebbe finanziare le cosiddette «arti minori» e questa è una forza della SIAE.
È chiaro, per esempio, che l'altro elemento di difficoltà per definire uno statuto di equilibrio della base associativa è far sì che la struttura del settore che porta maggiori proventi abbia più voce in capitolo nella definizione degli organi sociali. Un elemento difficoltà, inoltre, è rappresentato dal fatto che si tratta di una società di autori ed editori, quindi anche sotto quel profilo bisogna far sì che all'interno di queste strutture siano rappresentate in termini di equilibrio la parte autorale e quella editoriale.
La creazione dello statuto di un ente pubblico a base associativa, nel nostro sistema istituzionale, è un esercizio diabolico. Io ho trascorso qualche anno nelle


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istituzioni, ho scritto un certo numero di statuti in vari enti, dalla Presidenza del Consiglio al Ministero degli esteri, ad altri enti, attualmente partecipo all'attività di altri enti ancora e vi dico che uno statuto che rappresenti la base associativa in un ente pubblico a base associativa è l'esercizio più diabolico per un giurista esperto di problematiche istituzionali.
Vengo al punto - magari mi taccio in questa fase su altri aspetti, presidente, ma resto a disposizione - spiegando che il vero problema della SIAE è proprio una contraddizione in termini data dalla struttura istituzionale. L'ente pubblico a base associativa presenta in sé una contraddizione in termini, perché l'ente pubblico si rivolge, per definizione, erga omnes, verso tutti, mentre quello a base associativa si rivolge esclusivamente alla base associativa, che necessariamente costituisce un perimetro più piccolo. La base associativa della SIAE consta di 70-80.000 soci o associati, ma l'ente pubblico in realtà si rivolge a tutti, per cui la qualificazione pubblicistica nella migliore accezione esiste in nuce. La SIAE dovrebbe tutelare erga omnes il diritto d'autore; legittimamente, però, deve anche tutelare la base associativa in quanto ente pubblico a base associativa.
Questa è veramente una contraddizione in termini che crea problemi molto grossi. A riprova di ciò, tutti gli enti pubblici a base associativa nel nostro sistema istituzionale hanno avuto problemi nella definizione degli organi sociali e di funzionamento, quelli che adesso si definiscono problemi di governance, come avvenuto per il CONI o per l'ACI, a proposito di quella che un grande giurista ha chiamato «la bomba istituzionale».
Ritengo, personalmente, che fino a che il legislatore non rivedrà la figura istituzionale, la SIAE avrà nel tempo, al di là della bontà degli amministratori, della base associativa, dello stesso statuto, che è il canale collettivo di rappresentatività della base associativa, e degli organi sociali che devono a sua volta rappresentarla, ciclicamente problematiche forti. Penso che sia necessaria una seria riflessione sul superamento dell'assetto istituzionale, sulla natura pubblicistica dell'ente, sulla questione se esso debba essere mantenuto o meno. La ragione, a mio avviso, per la quale l'ente debba mantenere una natura pubblicistica è la tutela del diritto d'autore. Dubito che in questo momento la SIAE sia attrezzata da un punto di vista giuridico e manageriale - non per le persone, ma in termini di assetti - per un'efficace tutela del diritto d'autore. In questo momento, infatti, la sola tutela del diritto d'autore è su Internet e tutto il resto appartiene al passato, sono favole.
Io scrivo settimanalmente una rubrica su MilanoFinanza, Italia Oggi, credo l'unica in Italia che si occupa di diritto d'autore in termini strutturali, e da tempo sostengo che c'è bisogno di superare l'assetto istituzionale della tutela del diritto d'autore nel nostro Paese che in questo momento ha una serie di competenze spalmate in almeno una decina di diverse sedi istituzionali. Credo che l'operazione del presidente Sarkozy sia molto lodevole e che sia necessario un grande sforzo per creare un'autorità per il diritto d'autore lasciando l'attività di collecting - l'altra attività della SIAE, ossia la raccolta dei proventi del diritto d'autore - a un'associazione privata.
Il diritto d'autore, infatti, non ha soltanto una parte economica ma, come sanno anche gli studenti del primo anno di giurisprudenza, anche una componente del diritto morale e del diritto patrimoniale d'autore. La componente patrimoniale è quella del collecting e non ha senso comune che debba essere fatta da un ente pubblico laddove può essere fatta in maniera assolutamente più efficace da un'associazione privata, come accade in tutto il mondo. Va, invece, assolutamente enfatizzato l'elemento pubblicistico della tutela del diritto d'autore, che la SIAE non fa o non fa efficacemente, non perché non siano capaci di farlo, ma perché l'assetto istituzionale non glielo permette e perché sono un po' superati dai tempi. Serve un'autorità del diritto d'autore agile ed efficace che si occupi, essenzialmente, della tutela erga omnes, ma che spinga il grande problema rappresentato dalla tutela


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del diritto d'autore in rete, problema che a livello internazionale si pongono anche gli organismi internazionali.
Il consigliere Mazza, che mi segue nelle missioni per il Ministero degli esteri, può confermarvi che il tema di cui si dibatte nelle sedi internazionali della tutela della proprietà intellettuale è esclusivamente la rete. Non si parla d'altro. Non si parla ancora di spettacolo dal vivo, questione che ha proprio connotazioni romantiche, che probabilmente interessa soltanto un po' all'Italia, ma che è del tutto superata.
Ritengo che si debba enfatizzare l'elemento pubblicistico riunendo tutte le competenze sparse in questo momento nelle sedi istituzionali - che sono almeno dodici e che hanno competenze sul diritto d'autore - in una sola struttura, un'autorità, e lasciando all'elemento privatistico il collecting e la raccolta. Bisogna superare l'assetto istituzionale dell'ente pubblico a base associativa. Fino a che ciò non avverrà, ciclicamente le problematiche della SIAE riemergeranno con la cartina tornasole del bilancio, come è successo nel tempo. Dal 1996 a oggi, infatti, la SIAE è stata commissariata ogni 7-8 anni. Qualche motivo ci sarà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Così come abbiamo fatto con il dottor Parisi, presidente di Confindustria digitale, chiederei di riservare una seduta specifica sul tema del diritto d'autore, che considero molto interessante: anch'io avrei da dire molte cose sulle affermazioni pronunciate. Ora siamo in sede di indagine conoscitiva e abbiamo bisogno di soffermarci sul problema e sulla storia della SIAE. Credo anche che il tempo non sia molto e vorrei poter replicare al dottor Masi in una sede propria sul diritto d'autore.

FRANCESCO CHIRICHIGNO, Già direttore generale della SIAE. Cercherò di essere molto sintetico. Fui assunto in SIAE nel 1998 con contratto di consulenza, perché il consiglio d'amministrazione di quell'epoca era a conoscenza del fatto che stava iniziando un periodo molto critico e buio, in quanto sarebbe venuto meno anche l'incasso che dal 1920 la SIAE faceva e che le permetteva di avere il bilancio in pareggio. Dal 1999 l'incasso di questo diritto non ci sarebbe stato più, e quindi per la SIAE iniziava uno dei tanti periodi critici.
Io non ho una cultura sul diritto d'autore in sé per sé, ma una certa cultura manageriale mi era riconosciuta, per cui tra i nomi proposti dalla società di consulenza Korn Ferry c'era il mio e fui assunto con contratto di consulenza per tre anni. Dalla visione immediata della SIAE mi resi conto che mancavano i presupposti per stare in concorrenza e avere un bilancio in pareggio: nel 1999 mi misi quindi al lavoro per trasformare completamente la SIAE. A partire da un cantiere aperto, in cui ognuno interveniva nei lavori degli altri senza un grande dettaglio e senza precisione, suggerii al consiglio d'amministrazione di allora una creazione di divisioni: creai, quindi, due divisioni di business, una per il diritto d'autore e l'altra per i servizi, in maniera da renderla più produttiva.
Un altro elemento importante al quale misi mano fu una rivisitazione dei costi. Ve ne erano, infatti, di non giustificati e non giustificabili. Allo stesso tempo, anche il numero delle persone inserite in SIAE mi parve eccessivo rispetto alle effettive necessità, quindi in sede di discussione del contratto di lavoro provvidi a ottenere, con l'accordo dei sindacati, una riduzione di ben 110 unità, che comprendevano anche vertici della stessa SIAE, in modo da ridurre i costi e da avviare un'ingegnerizzazione nuova dei vari processi. Inserii anche il concetto di budget - non vi sembri strano, ma nel 1999 in SIAE non esisteva questo tipo di concetto - e il controllo di gestione in maniera che, mensilmente, il direttore generale potesse avere contezza della situazione delle spese e dei ricavi.
Vista la situazione di grande scoperto di bilancio, ricordata anche dal professor Masi, lavorai poter ottenere un ribilanciamento del conto della SIAE. Individuai due immobili di una notevole entità e, nell'anno successivo alla mia andata via, ci fu l'accordo che su di essi si continuasse a svolgere


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quanto avviato dal commissario, nell'opera che il Governo gli aveva affidato.
Questi, in maniera sintetica - mi ha chiesto la sintesi, se vuole posso approfondire - sono i concetti gestionali che portai in SIAE a quell'epoca.

PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ENZO CARRA. Ringrazio per la loro precisione sia il professor Masi sia il dottor Chirichigno. Emerge un tavolo anatomico. Il professor Masi parlava di spettacolo dal vivo, io parlerei di uno spettacolo da morto, che siamo qui a compiangere insieme a loro. Non so neanche che cosa si possa chiedere in merito a quanto ci è stato già detto. Mi limiterei a ricordare che le osservazioni del professor Masi sull'ente pubblico a base associativa, con il quale è quasi impossibile normare, e sull'insussistenza ormai di una ragione vera di presenza di un ente pubblicistico come questo, cioè della mancanza del core business di una efficace tutela del diritto d'autore, sono state fatte presenti a qualcuno, oltre che a voi e al vostro buon cuore.
Il dottor Chirichigno parlava - giustamente, direi, ma, se permette, anche ingenuamente - quasi di un'impresa eroica. Già nel 2000, tuttavia, eravamo in un'epoca in cui alcuni problemi nazionali su enti come questo erano già stati visti, avevano dato luogo a scandali, all'istituzione di numerose Commissioni d'inchiesta: quali sono state le complicità, a vostro avviso, che hanno reso possibile che ancora oggi, dopo il vostro commissariamento, dopo la vostra intesa - diciamo pure - siamo ancora in questa situazione?
Non vi avremmo chiamato questa mattina per avere queste preziose informazioni, ma al posto che avete ricoperto in anni non così lontani, appena sette o otto anni fa, la situazione non è peggiorata ed è diventata tale da richiedere l'intervento della magistratura. Voi sapete che abbiamo chiesto - speriamo che venga istituita, se il Governo non cade prima, cosa sempre possibile - una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla SIAE e su questo già vi chiediamo un concreto aiuto per il momento in cui dovessimo istituirla.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Torno a chiedere di istituire una sede apposita, di individuare un momento in cui cominciare a trattare il tema del diritto d'autore e del diritto connesso, perché si tratta di problemi davvero molto importanti, che penso debbano essere tenuti fuori dall'indagine conoscitiva e dall'eventuale Commissione d'inchiesta. Il tema non è necessariamente legato ai problemi della SIAE e penso sia, al contrario, molto più esteso, per cui chiedo davvero di poter avere sedi dedicate di riflessione, di approfondimento e di interlocuzione con i diversi mondi che afferiscono al tema del diritto d'autore.
Aggiungo due considerazioni e due domande. In qualche modo, mi pare di capire che in questi si sono poste le basi per la SIAE così com'è oggi in ordine a due punti nodali, ossia lo statuto e l'alienazione del patrimonio. Vorrei capire meglio, a proposito della riforma dello statuto, quale sia stato l'esito di questo ribilanciamento dei poteri. Oggi, infatti, abbiamo un problema serio di conoscenza del nuovo statuto, che non ci è ancora pervenuto, immagino perché non è ancora pervenuto agli uffici e alle istituzioni preposte. Tuttavia, sui criteri si è svolta una certa discussione in quest'aula, per cui vorrei capire meglio gli esiti della ridefinizione del voto pesante, qual è stato il ruolo assegnato, che oggi mi sembra molto forte, agli editori e se c'è stato un bilanciamento non soltanto tra autori più e meno importanti, ma tra autori ed editori.
In secondo luogo, l'alienazione di questi due immobili è servita, dunque, non in conto capitale, ma per risanare un bilancio. In quella fase non c'è stata nessuna alienazione per investimento, come oggi per i fondi pensione.
Presidente, naturalmente concordo con l'onorevole Carra sul fatto che le audizioni per l'indagine conoscitiva debbano terminare prima possibile e che l'indagine conoscitiva sia conclusa - lo dobbiamo anche


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alle persone che abbiamo audito - e che si debba passare rapidamente, secondo la mia opinione, all'istituzione di una Commissione d'inchiesta. Penso che il materiale che abbiamo sia più che abbondante e che, però, per poter accedere a ulteriori informazioni abbiamo bisogno di un altro strumento.

RICARDO FRANCO LEVI. Mi ricollego in parte a quanto già affermato dall'onorevole De Biasi e vorrei rivolgere una domanda al dottor Chirichigno. Uno dei temi principali su cui si sono aggirate le nostre audizioni in quest'indagine conoscitiva, diversa, naturalmente, dall'inchiesta parlamentare, è stato il tema del rapporto tra SIAE e fondo pensioni e il tema del conferimento degli immobili a un fondo immobiliare: nella sua esperienza di consulenza alla SIAE fece la scelta più «diretta» dell'alienazione di due immobili, come ci ha raccontato, per far fronte a un problema. Vorrei una sua riflessione sulle due diverse opzioni di vendita diretta e di conferimento a un fondo immobiliare. Come valutava lei questi due profili di attività? In questo modo fornirà a tutti i commissari anche un elemento di conoscenza e di valutazione di tecnica manageriale.

PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

MAURO MASI, Già commissario straordinario della SIAE. Parto dalla domanda dell'onorevole Carra. Il discorso sul diritto d'autore e sugli assetti istituzionali dell'ente pubblico a base associativa, almeno nelle mie intenzioni, non voleva essere soltanto un riferimento a elementi di natura culturale o informativa. Ritengo che esso sia proprio strettamente connesso con le problematiche gestionali day by day dell'azienda, perché ribadisco che l'ente pubblico a base associativa porta in sé una contraddizione in termini che prima o poi esplode con contrasti e conseguenze sul piano budgetario e della gestione degli organi sociali. Questo, purtroppo, è un fatto che si è verificato ciclicamente a distanza abbastanza consolidata nel tempo: ogni 7-8 anni la SIAE deve essere commissariata perché non ha risorse sufficienti e non è in grado di trovare alternative a se stessa sul mercato.
L'onorevole Carra chiedeva se questo sia stato denunciato: il tema è stato denunciato più volte. Come commissario, finendo un lungo commissariamento - non lo dico per parlare del commissariamento, ma nell'ottica degli obiettivi che aveva fissato il decreto di commissariamento - questo è stato un successo notevolissimo. L'obiettivo era, infatti, quello del risanamento di bilancio e i quattro anni di gestione commissariale sono stati tutti conclusi con un avanzo di bilancio crescente. L'ultimo, addirittura, quello del 2003, riportava un avanzo superiore a 32 milioni di euro. Rispetto, quindi, a una perdita pari a -100 miliardi di lire del 1999, oltre 57-58 milioni di euro, si è arrivati ad avere un avanzo molto significativo che, per inciso - riporto una frase che ho scritto e detto e che so che alla SIAE non piace - le ha permesso di vivere per almeno i 7-8 anni successivi. Finito il beneficio dell'avanzo, siamo giunti di nuovo al commissariamento.
L'impostazione commissariale era stata quella volta al risanamento di bilancio, che peraltro - mi piace dirlo in questa sede - aveva iniziato lodevolmente Francesco Chirichigno con una visione per la prima volta, è vero, manageriale dell'approccio al bilancio dell'azienda, intanto con la creazione delle divisioni. La SIAE, oltre a essere, come citavo prima, una società di tutela del diritto d'autore di base associativa di natura generica, perché riguarda tutti gli enti dello spettacolo in senso lato, è anche generica nella sua natura specifica e nella sua attività, perché fa tutela di diritto d'autore. Al tempo stesso, però, dal 1920 è un'azienda di servizi per la pubblica amministrazione.
Il cespite principale con cui, sostanzialmente, la mia gestione commissariale «ha salvato» la SIAE a cavallo del 1999-2000 è stata una convenzione stipulata da me con Attilio Befera, allora già direttore generale dell'Agenzia delle entrate. La convenzione, decennale, è durata fino al 2010. La struttura


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territoriale della SIAE è, in qualche modo, una delle sue ricchezze. Se si trovassero funzioni più razionali e moderne, la struttura mandataria articolata sul territorio è forse l'elemento più forte della SIAE attuale; invece - lo dico senza infingimenti - la SIAE è molto debole nel raggiungere gli obiettivi che sembrano i principali, come la tutela del diritto d'autore.
Se in questo momento il legislatore deve pensare a un ribilanciamento futuro, deve pensare a un rafforzamento in sede istituzionale della tutela del diritto d'autore utilizzando al meglio gli asset, ossia la bella e articolata presenza che ha la SIAE tradizionalmente, anche mediamente in termini di produttività sul territorio, ma che gira un po' a vuoto. All'epoca uno dei termini della gestione commissariale era una serie di contratti che, per la parte dirigenziale, il dottor Chirichigno aveva disdettato, ben facendo, ma per l'altra parte questo non ci era permesso, per cui avevamo il vincolo del personale, che non poteva essere ridotto né avvicendato perché la natura pubblicistica dà una qualificazione del contratto di lavoro che adesso non è opportuno che mi dilunghi a spiegare.
In sede di indagine conoscitiva, se vi interesserà, potrò fornirvi una memoria: ovviamente, sono disponibile in qualunque momento, ma la natura contrattuale del rapporto di lavoro all'interno della SIAE è quanto di più curioso per un giurista, è veramente divertente. C'è il rapporto di mandato, c'è un rapporto contrattuale di diritto privato, un rapporto contrattuale di diritto pubblico, è veramente un mix che fa il divertimento dei giuristi più sofisticati e rende la gestione del management day by day veramente complicata. In seguito, sono andato in un'altra azienda dove il rapporto di lavoro è anche peggio, la RAI. Pensavo che quello fosse il peggio, ma ho trovato qualcosa di peggio. Come diceva mia nonna, al peggio non c'è mai fine.
Tornando alle osservazioni dell'onorevole Carra, abbiamo denunciato in tutti i modi la situazione. Io continuo a denunciarla e metto a disposizione della Commissione la raccolta dei miei articoli dell'ultimo anno. In almeno una quarantina di articoli dico la stessa cosa, quindi faccio quello che posso fare nel mio piccolo.
Onorevole De Biasi, lo statuto non è nato out of the blue, all'improvviso. È nato perché c'era stata una vertenza interna, avanzata da un gruppo di associati alla SIAE, arrivata alla fine del percorso giuridico, ossia alla pronuncia definitiva del Consiglio di Stato, che imponeva, in qualche modo, non la rappresentanza «una testa, un voto», ma prevedeva che fosse prestata considerazione alla produzione del reddito, alla produzione del diritto d'autore, e che ci si aprisse al voto pesante: si imponeva, quindi, la riforma dello statuto, peraltro prevista dal decreto legislativo cosiddetto Bassanini del 1999.
Sono ricordi di oltre dieci anni fa, ma era uno statuto che cercava di essere il più possibile equilibrato, in cui la presenza di autori ed editori era comunque assolutamente paritaria. Ripeto che il voto pesante era riconosciuto attraverso una serie di categorie di reddito. Tutti potevano partecipare alle elezioni, ma negli organi sociali poteva essere eletto chi aveva un certo livello di produzione di reddito, di diritto d'autore su base consolidata e riconosciuta in termini formali. Questo determinava l'elezione dell'assemblea, poi l'Assemblea, che rappresenta la base associativa, a sua volta eleggeva una quota di maggioranza all'interno del consiglio d'amministrazione e degli altri organi sociali. Il consiglio d'amministrazione era composto da nove elementi, il presidente e altri otto, tre indicati direttamente dai Ministeri vigilanti, cinque dalla base associativa, che a sua volta, però, indicava anche il presidente dell'azienda, un presidente operativo all'interno della SIAE, anche con poteri gestionali.
Certo, come affermava l'onorevole Carra, il tempo non è lontano, ma è un'era geologica lontanissima, siamo oltre la preistoria per quello che riguarda il diritto d'autore. Quando si parla di SIAE si dimentica che è per il diritto d'autore, e per questo è un ente pubblico, mentre per il resto è un'associazione privata: fanno il collecting da soli, si mettono d'accordo da soli su come raccogliere, si fanno il loro


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fondo pensione. È un'associazione privata, disciplinata dal Titolo V del codice civile. Nei limiti in cui è ente pubblico, lo è solo perché deve fare o dovrebbe fare la tutela del diritto d'autore, che non fa o fa in maniera lasca. A quel punto, è tutto diverso perché anche l'assetto normativo è diverso, come le tutele giuridiche e l'analisi, per cui il mio discorso sul diritto d'autore non è astratto, ma intimamente connesso anche alla situazione delle problematiche attuali della SIAE.
Il fondo pensione, ad esempio, ha una serie di problematiche sue. Io tentai sinceramente di chiuderlo, ma non potei farlo perché la COVIP, all'epoca ente vigilante sui fondi pensione, sollevò un problema connesso al fatto che fosse ente pubblico e, avendo allungato i tempi, ci limitammo a una riforma. Il fondo pensione costruito in quel modo, probabilmente, era destinato a creare comunque problemi di bilancio perché è strutturalmente in perdita. Credo che la SIAE debba compensare mediamente 5-6 milioni di euro all'anno di bilancio. Questo, però, non riguarda l'intera SIAE, ma soltanto una parte degli associati. La compensazione, tuttavia, se fatta in bilancio, è fatta da tutti e così non va: il problema è rimasto aperto dal 2000. Moltissimi atti della gestione commissariale ai vigilanti dell'epoca non hanno portato a sviluppi successivi e, sinceramente, non so perché.
Per quanto riguarda l'immobile, era uno solo e fu venduto in via straordinaria all'università di Roma, quindi da ente pubblico a ente pubblico, perché serviva per fare finanza straordinaria. Diversamente, l'azienda avrebbe dovuto portare, pur essendo ente pubblico, i libri in tribunale. Si trattò di un intervento d'urgenza per problemi di cassa, di liquidità immediata, per pagare gli stipendi. Da lì si è messo in moto un percorso virtuoso e l'azienda è entrata, nei 3-4 anni successivi, in linea di galleggiamento efficace, ma con il convitato di pietra sullo sfondo rappresentato da questo assetto istituzionale, questa gestione, non degli uomini, ma dell'insieme delle regole, della governance - per usare un termine un po' brutto, ma invalso ormai nel nostro linguaggio quotidiano -, che non permette di affrontare il tema dei temi, ossia la tutela del diritto d'autore su Internet.
Se deve esserci un ente pubblico rivolto alla tutela del diritto d'autore, deve occuparsi di diritto d'autore su Internet. Tutto il resto non conta nulla: può farlo una struttura privata più efficacemente e tutte le consorelle SIAE del mondo, nessuna esclusa, che sono associazioni, nessuna delle quali a carattere pubblicistico.

FRANCESCO CHIRICHIGNO, Già direttore generale della SIAE. Vorrei ritornare su due o tre aspetti, uno dei quali riguarda la vendita dell'immobile che doveva servire a ribilanciare la situazione finanziaria della SIAE, come è stato correttamente detto. Quella vendita doveva dare modo, tempo e spazio alla riorganizzazione da me approntata nel 1999, che trasformava completamente la SIAE e dava ai dirigenti obiettivi ben precisi sui quali essi erano valutati, e che quindi diede una grande spinta alla SIAE. Ricordo la risposta di un alto dirigente della SIAE, secondo il quale il fatto stesso di recarsi fisicamente gli avrebbe dato diritto a tutto lo stipendio. Gli dissi che in assenza di risultati lo stipendio non poteva essere percepito.
Questa era ed è la cultura che abbiamo cambiato e che ha dato luogo agli anni felici cui accennava il professor Masi. Effettivamente, con questo tipo di cultura e con gli obiettivi, la divisionalizzazione, il controllo di gestione, tutto ciò era possibile. Quella dell'immobile, quindi, fu un'azione una tantum, ma non doveva assolutamente diventare quello che credo stia diventando per il fondo pensione. Sono notizie che leggo sui giornali, e che quindi per me non esistono. Io rispondo dei miei due anni di gestione.
Vorrei aggiungere che, per quanto riguarda le considerazioni dell'onorevole Carra a proposito della nostra presunta passività, il professor Masi, quando ancora non era commissario, ma forse segretario generale della presidenza, ricevette da me suggestioni per la privatizzazione della SIAE. Appena entrato, infatti, mi resi conto che uno dei tanti mali della SIAE


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era continuare ad avere l'aspetto pubblicistico, mentre si doveva scorporare e mirare a una privatizzazione. Parliamo dell'anno di grazia 1998.

MAURO MASI, Già commissario straordinario della SIAE. Aggiungo per gli addetti ai lavori che nel sito del WIPO è riportato che la prima licenza di gestione della tutela dei diritti sulla rete è del febbraio 2009 e l'ha fatta la SIAE. Casualmente, l'ha fatta la mia gestione, però da quel momento in poi si è persa. La SIAE è stata in grado di creare la prima licenza mondiale di gestione protetta, legittima dei diritti su Internet e poi il vero tema si è perso negli anni. Se non si affronta questo tema, il resto è ancillare.

PRESIDENTE. Credo che le vostre suggestioni saranno utili anche per una riflessione sui contenuti della legge n. 2 del 2008, oggetto della nostra indagine conoscitiva, che continua a dichiarare la SIAE ente pubblico economico a base associativa, ma che nei commi successivi dell'articolo 1 si riferisce a norme di diritto privato.
Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione, ma devo assolvere a un obbligo. Prego, quindi, i colleghi di rimanere.
Colleghi, è pervenuta una lettera da parte del commissario straordinario Gian Luigi Rondi e dai subcommissari Luca Scordino e Mario Stella Richter, di cui do lettura affinché resti agli atti della nostra indagine conoscitiva.
Data: 17 aprile 2012. «Con riferimento alla comunicazione in data odierna inviata alle Signorie Vostre (e per conoscenza alla scrivente gestione commissariale della SIAE) dall'Associazione CReA, si ritiene doveroso segnalare quanto segue. La gestione commissariale della SIAE ha svolto la propria funzione in stretta aderenza ai compiti e agli obiettivi assegnati dal decreto del Presidente della Repubblica 9 marzo 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n. 81 dell'8 aprile 2011.
A tale proposito, è utile sottolineare come al commissario straordinario, affiancato dai subcommissari, siano stati espressamente attribuiti i poteri e le funzioni di tutti gli organi deliberativi della società, e, quindi, vuoi del consiglio d'amministrazione vuoi della stessa assemblea.
Pertanto, era ed è compito specifico e responsabilità esclusiva della gestione commissariale adottare, nel rispetto delle linee direttrici contenute nel precitato decreto del Presidente della Repubblica del 2011 e ferma, ovviamente, la successiva approvazione delle autorità di vigilanza, il nuovo testo di statuto della società. Tale adozione del nuovo schema di statuto è tempestivamente e puntualmente intervenuto con delibera del 7 marzo 2012, e quindi nei termini originariamente fissati dal decreto del Presidente della Repubblica 9 marzo 2011 (termini, peraltro, oggi nemmeno da considerarsi trascorsi tenuto conto della già citata proroga di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 aprile 2012).
Ciò posto, è vero che proprio la gestione commissariale ha ripetutamente consultato tutte le associazioni rappresentative delle diverse componenti della base associativa della SIAE. Quanto precede, dovendosi rappresentare, per un verso, che, tenuto conto di quanto già detto a proposito della funzione propria e autonoma della gestione commissariale stessa, si è sempre trattato di consultazioni, seppure in nessun modo necessitate o imposte, attuate nello spirito di massima trasparenza e collaborazione, che ha in generale improntato l'intera attività della gestione commissariale e, per altro verso, che le medesime consultazioni sono state costantemente improntate a parità di trattamento nei confronti di tutte le associazioni senza consentire trattamenti preferenziali nei confronti di alcune di esse. Come è ovvio, la gestione commissariale ha recepito - per quanto possibile, anche con riguardo al rispetto delle linee direttrici previste dal decreto del Presidente della Repubblica di commissariamento - le, per vero diversissime (e quasi sempre non conciliabili), indicazioni pervenute all'esito delle predette consultazioni; il tutto senza, tuttavia, ovviamente abdicare da parte della gestione commissariale alla propria doverosa e necessaria autonomia funzionale, e quindi operando (di nuovo e sempre nel rispetto dei canoni di istituzioni indicati


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dalle autorità di vigilanza e dal decreto del Presidente della Repubblica 9 marzo 2011), le scelte ritenute maggiormente congrue, efficienti ed efficaci per i futuri assetti di governabilità della società.
In un simile quadro, è poi sin troppo ovvio che la gestione commissariale ha ritenuto impossibile diffondere il testo di statuto definitivamente approvato sino a che lo stesso non fosse oggetto del provvedimento di approvazione ad opera delle Signorie Vostre e per tale ragione ha ritenuto e ritiene tuttora che detto statuto possa essere reso pubblico solo all'esito di tale approvazione. Cordiali saluti».
In riferimento alla richiesta pervenuta dall'onorevole De Biasi di un momento di approfondimento sul diritto d'autore, rinvierei la questione all'ufficio di presidenza: è opportuno che i gruppi concordino sugli strumenti adeguati ed idonei da utilizzare.
La informo anche che la necessità di concludere rapidamente l'indagine conoscitiva per passare alla fase della Commissione d'inchiesta è stata oggetto del primo ufficio di presidenza.
Do la parola ai colleghi che desiderino intervenire.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Intervengo solo brevemente per rimarcare ancora una volta un atteggiamento, che arrogante è dir poco, contenuto in questa bella letterina mandata dai due subcommissari. Noi non siamo dipendenti della SIAE, non siamo persone che hanno bisogno di essere intimorite e intimidite da alcune affermazioni. La considero una lettera volgare, per di più in contraddizione con tutto ciò che è stato affermato nelle altre audizioni svolte, in cui sostanzialmente il commissario straordinario ed i subcommissari ci dicono che hanno fatto le consultazioni, deciso quello che loro pareva e che nemmeno lo sapremo. Credo che così non si possa procedere e che il Parlamento vada trattato con il rispetto che i due subcommissari, sottolineo ancora una volta, dimostrano di non avere.
Del resto, quella che si sta creando in SIAE - lo dico con un grande allarme - è una situazione di epurazioni, di terrorismi e di situazioni quanto meno poco chiare rispetto al rapporto con i lavoratori, oltre che con le categorie associative. Poiché abbiamo audito molte categorie associative e da tutte, tranne evidentemente solo alcune - non voglio, ovviamente, dare giudizi - abbiamo avuto un rilievo relativo alla mancanza di consultazione, risulta stravagante che ci venga inviata questa lettera.
La prego, quindi, presidente, al di là delle opinioni di ciascuno - ognuno si muoverà come meglio crede - di chiedere che si assumano toni più rispettosi nei confronti del Parlamento, perché noi non siamo alla mercé di queste persone.

EMERENZIO BARBIERI. Quella dell'onorevole De Biasi è stata anche la mia prima reazione, ma per evitare di bastonare, che sarebbe la risposta più facile in un momento come questo, ritengo che qui ci sia un problema molto più serio di quello serissimo posto dalla collega. La lettera è del 17 aprile e io vorrei sapere cosa ha risposto il Ministro vigilante in questi due mesi. Collega De Biasi, quanto dice è vero, bisogna però che entriamo nell'ordine di idee che non siamo noi l'organo vigilante della SIAE, ma Palazzo Chigi, la Presidenza del Consiglio. In due mesi cosa hanno risposto il Presidente Monti ed il Ministro Ornaghi?
Chiederei, quindi, alla presidente di acquisire in via formale, non informale, quindi con una lettera scritta in qualità di presidente, al Presidente Monti ed al Ministro Ornaghi cosa hanno risposto. La questione significa, nella sostanza, che hanno fatto quello che volevano, che rispondono soltanto a chi li vigila: bene, cosa ha detto chi li vigila? Chi li vigila è convinto del fatto che abbiano proceduto come ritenevano opportuno, fregandosene di una serie di suggerimenti che potevano arrivare? Questa è la questione politica. Tutto il resto non serve a niente. Vorrei che evitassimo, presidente Ghizzoni, di pensare che siamo diventati noi, la Commissione cultura, l'organo vigilante della SIAE.

GIUSEPPE GIULIETTI. Sottoscrivo integralmente anche nelle pause l'intervento dell'onorevole De Biasi.


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Io capisco che in questa fase ciascuno ritenga di potersi rivolgere come crede al Parlamento e alle istituzioni, ma è un po' eccessivo. Trasmettiamo copia della lettera anche alla Presidenza della Camera, perché sia messa a conoscenza dei modi e dei toni di signori che siedono nella SIAE, che peraltro hanno ereditato dai loro predecessori, come ho sentito poco fa. C'è quindi una continuità di questa arroganza eccessiva, anche nei confronti delle istituzioni. Credo che non si possa più accettare, comunque la si pensi.
In secondo luogo, sono d'accordo con la richiesta del collega Barbieri. So che al Ministero per i beni e le attività culturali ultimamente hanno ritmi molto lenti: con delicatezza potremmo chiedere se dopo due mesi hanno letto la posta e se possono rispondere. Ho capito, infatti, che bisogna anche usare toni molto soft per non disturbare ma, se fosse possibile, bisognerebbe chiedere.
Infine, presidente, io sono sempre stato molto cauto sul tema relativo all'istituzione di una Commissione d'inchiesta e, tuttavia, in seguito a questa lettera - mi permetto di dirlo e ne discuteremo nelle sedi proprie - questo rafforza la tesi. L'onorevole Barbieri ha ragione quando ricorda che non siamo un organo vigilante, ma, se siamo a questo punto, allora bisogna andare a vedere e farlo con tutti gli strumenti possibili, con grande correttezza, con grande cautela. Nessuno, però, può pensare di intimidire in nessun modo una qualsiasi Commissione, che si dà il suo ritmo di lavoro, decide da sola e non ha bisogno di nessun tutore e di nessun garante esterno. Questo tipo di atteggiamenti rafforza la tesi, che peraltro mi pareva fosse unanime, che, una volta conclusa l'indagine conoscitiva, si proceda in una fase successiva, in cui potremmo avere anche poteri ulteriori.

ENZO CARRA. Sottoscrivo quanto affermato dall'onorevole Barbieri. Proporrei che ci si metta in contatto con il Ministero per i beni e le attività culturali. A me pare che una risposta a questi signori vada fornita.
Per quanto mi riguarda, ritengo che questo - ripeto quello che ha affermato poco fa l'onorevole Giulietti - sia il sintomo che il Parlamento deve fare qualcosa e non può farlo che istituendo una Commissione parlamentare d'inchiesta.
A questo vorrei aggiungere che pressioni affinché ciò non avvenga non sono soltanto contenute in questa lettera, ma in molto altro che io conosco, ahimè, e che vorrei fosse smentito presto dalla nostra Commissione, appunto attraverso l'istituzione della Commissione d'inchiesta.

GIORGIO LAINATI. Sinceramente, ne avevo viste tante, ma una mancanza di riguardo come quella contenuta nell'intestazione della lettera mi mancava. È vero che il dottor Catricalà è Segretario del Consiglio dei Ministri, ma lo è in quanto Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Dalla lettera, invece, leggo che non è così. C'è veramente da essere preoccupati del fatto che la Segreteria della Presidenza di una società importante, come diceva l'avvocato Assumma, che ha citato Gabriele D'Annunzio e non solo, cento anni dopo ha uno staff di segreteria che confonde la Commissione cultura della Camera dei deputati con una boîte postale, una buca dove infilare una lettera. Io non ho mai visto scrivere alla VII Commissione della Camera in modo impersonale, indefinito, come ha sottolineato l'onorevole De Biasi.
Siccome credo che ancora la forma abbia la sua sostanza, la sua consistenza, il problema parte proprio dall'inizio, se si vuole essere garbati e cortesi. Credo di avere assistito a quasi tutte le audizioni dei personaggi che si sono succeduti in questa sala, ma siamo sempre stati cortesissimi e questo è assolutamente inaccettabile, per cui sono d'accordo con tutti i colleghi intervenuti che bisognerebbe farlo presente. Mi stupisco del dottor Rondi, un uomo di una certa età e conoscenza del mondo e dei rapporti istituzionali, ma probabilmente questo sarà dovuto ad incapacità strutturali dello staff della presidenza. È assolutamente incredibile l'elencazione delle persone a cui è stata inviata questa lettera e la forma in cui ciò è


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avvenuto. Penso, quindi, che la presidente saprà trovare il modo per significare a costoro il nostro forte disagio e imbarazzo.

RICARDO FRANCO LEVI. Intervengo anch'io per associarmi alla richiesta di una risposta della Commissione a questa lettera, che credo meriti da tutti i punti di vista una risposta formale e non per le vie brevi, che tra l'altro rileva anche, al di là della plateale ignoranza delle regole dell'educazione, anche l'ignoranza della posizione istituzionale.
Vorrei rilevare che questa lettera non è inviata ai covigilanti della SIAE. I covigilanti della SIAE sono il Ministero per i beni e le attività culturali e, all'interno della Presidenza del Consiglio, il Sottosegretario con delega all'informazione e all'editoria. Il «segretario del Consiglio dei Ministri», come qui lo definiscono, è il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che, in quanto tale, è segretario del Consiglio dei Ministri, che non ha alcuna competenza sulla SIAE, attribuita invece all'altro sottosegretario, che non è segretario del Consiglio dei Ministri e ha la delega specifica del Dipartimento dell'editoria e dell'informazione.

EMERENZIO BARBIERI. Tre giorni fa le agenzie hanno battuto la notizia che i vertici SIAE sono stati ricevuti dal Sottosegretario Catricalà.

RICARDO FRANCO LEVI. Può anche darsi che all'interno della Presidenza del Consiglio ci sia una sovrapposizione di attività che dà luogo a questa confusione, ma resta il fatto che le attribuzioni istituzionali sono definite in modo molto chiaro ed è assolutamente inaccettabile e inconcepibile che commissari straordinari non conoscano le regole base dell'organizzazione che ha affidato loro il mandato.
Detto questo, interpreto e immagino che, in ogni caso, la decisione di concludere l'indagine conoscitiva e passare a una successiva fase, con l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta, sarà oggetto di discussione in Commissione. Da questo punto di vista, anticipo che ho un'opinione diversa rispetto a quella che ho sentito pronunciare dalla maggioranza.

PIERFELICE ZAZZERA. Vorrei esprimere anch'io il mio pensiero riguardo a questa nota giunta dal commissario straordinario e dai subcommissari della SIAE, benché non abbia seguìto il dibattito. Vorrei, innanzitutto, associarmi alla richiesta di una formale risposta da parte della Commissione anche netta e chiara sui ruoli. Credo che debbano essere coinvolti anche gli organi che vigilano sulla SIAE e che il rapporto di fiducia tra chi oggi è commissario della SIAE e gli organi preposti alla vigilanza e tra questi e la Commissione parlamentare sia rotto.
Leggo, inoltre, nell'ultimo capoverso qualcosa di estremamente grave: di fatto, la SIAE è un ente che impedisce la lettura di atti ufficiali, non ci permette di svolgere il ruolo che è nostro, delle istituzioni, quello di poter conoscere che tipo di lavoro tali enti svolgono e che tipo di statuto producono.
Oggi entriamo in possesso di questa lettera, non indirizzata alla presidente, non indirizzata ai singoli capigruppo, ai singoli commissari della Commissione cultura. Arriva il 17 aprile e noi ne veniamo a conoscenza a giugno: dov'era? Le Poste Italiane hanno fatto grandi progressi nella trasmissione degli atti ed è facile anche controllarne su Internet i passaggi: mi chiedo come sia possibile che la Commissione venga a conoscenza di questa lettera del 17 aprile solo a metà giugno.

RICARDO FRANCO LEVI. Da questo punto di vista, però, mi corre l'obbligo di chiedere, essendo datata 17 aprile, con questi intestatari, se era arrivata alla Commissione. Questo è un punto importante.

PRESIDENTE. Sapete che siamo stati in assenza di un presidente e ritengo che questo abbia causato - non sto dando assolutamente giustificazione a una lettera inaccettabile nei toni e nei contenuti - un'indicazione di destinatario così generica. È ben vero che, nel frattempo, chi ha voluto contattare


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il presidente di questa Commissione, ancorché dimissionario e non ancora nominato, ha utilizzato strumenti diversi o ha indirizzato alla vicepresidente, la collega Paola Frassinetti, che continueremo a ringraziare, o al presidente, senza l'indicazione del nome, quindi è chiaro che qui c'è una volontà determinata.
La lettera mi è stata sottoposta la scorsa settimana, nel corso della nostra ultima audizione, che si è protratta oltre il tempo massimo, e quindi non c'è stato il tempo necessario per darne lettura. Le sedute delle indagini conoscitive sono integralmente resocontate: non c'è stato il tempo di farlo prima e lo abbiamo fatto oggi. Il contenuto della lettera era tale che avrebbe, ovviamente, animato una certa discussione.
Mi informano che la lettera è arrivata durante il periodo di vacanza del ruolo. Al di là di questo, credo che l'ufficio di presidenza dovrà trovare e troverà i modi per rappresentare a coloro che ci hanno indirizzato una lettera, non condivisibile nei toni e nei contenuti, tutto il nostro disappunto, così come, onorevole Levi, anche la chiusura di una fase e il passaggio ad altra fase sarà, ovviamente, disciplinata e determinata nell'ambito dell'ufficio di presidenza.

RICARDO FRANCO LEVI. Quella di passare alla istituzione di una Commissione d'inchiesta è una decisione dell'ufficio di presidenza o della Commissione?

PRESIDENTE. Come sapete, la proposta di legge per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta è già stata assegnata alla nostra Commissione, quindi spetta ai gruppi decidere come procedere. È chiaro, quindi, che i componenti della Commissione avranno gli strumenti per dichiarare la propria adesione o meno.
Vorrei, però, rappresentarvi che siamo nello scorcio di quest'indagine conoscitiva: rimane da svolgere l'audizione di alcuni ex commissari ed ex direttori SIAE e poi occorre concludere l'audizione dei rappresentanti del Governo. Credo sia il caso, anche per raccogliere la sollecitazione provenuta dall'onorevole Barbieri, dall'onorevole Carra e da molti altri, di anticipare l'audizione dei rappresentanti del Governo anche per rispondere al quesito posto dal collega Barbieri. C'è un problema nell'ufficio di presidenza e si è condivisa l'idea di slittare di due settimane la prosecuzione di quest'indagine conoscitiva: vi chiedo di riconvocare immediatamente un ufficio di presidenza, in modo da valutare come procedere.

PAOLA FRASSINETTI. Vorrei solo precisare, considerato che ero io a gestire la presidenza in quel periodo, che non ricordo questa lettera. Mi associo comunque alle dichiarazioni di biasimo di tutti i colleghi verso le modalità di invio di questa missiva.

ENZO CARRA. Questa storia della lettera non può finire così. A che punto siamo arrivati? Presidente, la prego di verificare su questo episodio che ritengo molto grave.

PRESIDENTE. Onorevole Carra, naturalmente verificheremo. La collega Frassinetti ha retto questa Commissione per un tempo lunghissimo, perché ci siamo trovati in una situazione inedita, mai accaduta nella storia repubblicana, di assenza di un presidente eletto.
Verificheremo tutti i passaggi di questa lettera, letta nel primo momento utile in cui si discutessero argomenti attinenti alla materia, in modo da poterne discutere. Non volevo aprire questa discussione in un contesto completamente diverso perché ciò che ci siamo detti su questo aspetto deve rimanere agli atti.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Mi assumo la mia responsabilità. Evidentemente, ero distratta - mettiamola in questi termini - quando in ufficio di presidenza abbiamo deciso di aspettare due settimane. Mi rimangio il voto, dunque, e chiedo scusa: è un errore umano.
Chiedo a lei, presidente, di convocare immediatamente un ufficio di presidenza e che si proceda subito. In questo modo,


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non avremo più motivi, scuse né ragioni. Questa è la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso.

GIORGIO LAINATI. Per confermare quanto ha detto, presidente, come anche il collega Carra ricorderà, abbiamo avuto una lunghissima audizione la settimana scorsa durata tre ore, terminata alle 17. Il collega Carra era presente, ha posto varie domande anche all'avvocato Assumma, quindi è evidente che il presidente, forse proprio perché eravamo rimasti in due, giustamente non ha parlato di questa sgradevolissima lettera.
Suppongo che il presidente scriverà a costoro suggerendo, innanzitutto, di imparare l'educazione e, soprattutto, di assumere persone che sappiano scrivere le intestazioni delle lettere. Come sottolineava l'onorevole Levi, non si può citare prima il sottosegretario e dopo il Ministro. Manca veramente l'abbiccì della forma.

MANUELA DI CENTA. Mi permetta di aggiungere anche il fatto che, comunque, al di là del modo in cui la lettera è stata scritta ed è stata intestata, di solito chi firma è responsabile, e quindi credo che chi ha firmato sapesse a chi fosse destinata e come fosse stata preparata.
Presidente, le chiedo formalmente con forza un'audizione del Comitato olimpico nazionale italiano sullo sport e sull'indirizzo «Lo sport italiano verso il 2020»: non si tratta di un tema specifico, ma di un argomento concernente le proiezioni e le riforme sul punto.
Ricordo a me stessa e a questa Commissione che uno degli argomenti di nostra competenza è lo sport. Credo che, finalmente, grazie a questa nuova presidenza, che ci dà la possibilità di lavorare in modo anche un po' più snello e chiaro, potremmo svolgere audizioni su questo argomento ed essere in grado anche di capire in quale direzione va tutta questa parte del nostro sport italiano.

PRESIDENTE. Anche questo argomento sarà oggetto del prossimo ufficio di presidenza.

PAOLA GOISIS. Mi chiedo quale sia il numero di protocollo di arrivo al Consiglio dei ministri della e se ci sia anche un protocollo, una data di arrivo alla nostra Commissione, visto che nella lettera non compare assolutamente niente. Probabilmente, con questi due elementi saremmo in grado di capire di più rispetto alla storia di questa lettera, su come sia partita e arrivata.

PRESIDENTE. Gli uffici mi dicono che non abbiamo un protocollo come Commissione, ma lo chiederemo agli altri destinatari, che immagino abbiano un protocollo di arrivo.

PAOLA GOISIS. In merito ai contenuti, hanno già parlato in modo esauriente i nostri colleghi. Condividiamo tutto quanto è stato detto e siamo basiti per quanto scritto.

PRESIDENTE. Chiedo ai componenti dell'ufficio di presidenza di fermarsi per un breve aggiornamento.
Dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 10.

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