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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
2.
Mercoledì 20 giugno 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Tortoli Roberto, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO DELLA SICUREZZA SISMICA IN ITALIA

Audizione del professor Luciano Maiani, Presidente della Commissione nazionale grandi rischi:

Tortoli Roberto, Presidente ... 2 5 7 9
Benamati Gianluca (PD) ... 6
Iannuzzi Tino (PD) ... 7
Maiani Luciano, Presidente della Commissione nazionale grandi rischi ... 2 9
Manfredi Gaetano, Componente della Commissione nazionale grandi rischi per il settore rischio sismico ... 7
Mariani Raffaella (PD) ... 7
Misiti Aurelio Salvatore (Misto-G.Sud-PPA) ... 5

Audizione del professor Stefano Gresta, Presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia:

Tortoli Roberto, Presidente ... 9 12
Gresta Stefano, Presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ... 9

ALLEGATI:
Allegato 1: Documentazione consegnata dal professor Luciano Maiani, Presidente della Commissione nazionale grandi rischi ... 13
Allegato 2: Documentazione consegnata dal professor Stefano Gresta, Presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia
... 19
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

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COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 20 giugno 2012


Pag. 9


...
Audizione del professor Stefano Gresta, Presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia, l'audizione del professor Stefano Gresta, Presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
Salutiamo anche il dottor Warner Marzocchi, geofisico e ricercatore dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
Ringrazio tutti per la presenza e do subito la parola al professor Gresta.

STEFANO GRESTA, Presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Ringrazio il presidente e tutti i membri della Commissione. La presentazione che abbiamo preparato riguarda anche lo stato dell'arte della sequenza sismica in Emilia-Romagna, certamente facendo riferimento anche al contesto più generale della pericolosità sismica del nostro Paese, l'oggetto sul quale siamo stati convocati.
Quello che vedete è un quadro delle registrazioni e delle localizzazioni dei terremoti ottenuto dalla rete dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) nel corso di otto anni. Circa 85.000 terremoti in otto anni fa una media di 10.000 terremoti localizzati all'anno. Pesa nella


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media la lunga sequenza dell'Aquila e pesa la sequenza attuale, che consta a oggi di circa 2.000 terremoti localizzati a partire dal 20 maggio fino a oggi.
Vi rendete conto immediatamente che si tratta di numeri importanti e tengo a dire, subito, che tutti i ricercatori del nostro istituto contribuiscono alla localizzazione dei terremoti, al loro studio e alla caratterizzazione sismica del territorio nazionale. La maggior parte dei ricercatori che si occupa di sismologia lavora nelle sezioni più settentrionali del nostro ente, come Roma, Bologna e Milano. Le sezioni più a Sud, Napoli, Catania e Palermo, sono dedicate allo studio della vulcanologia. Nel complesso, se teniamo conto anche del nostro personale precario, l'istituto è ben dimensionato. Tutto il personale, comunque, compresi i precari, è necessario per le attività che svolgiamo.
Le frecce sulla tavola che vedete indicano i vettori della deformazione o meglio la velocità con cui l'Italia si sposta verso nord spinta dalla placca africana. Questi dati derivano da rilievi delle nostre stazioni GPS, A livello nazionale non opera soltanto una rete sismica, ma anche una seconda rete di stazioni GPS.
Il fenomeno che stiamo osservando in questi giorni è la spinta della placca africana che fa muovere l'intera penisola italiana. La placca adriatica, che fa parte di quella africana, si infila sotto la Pianura padana. Lo scontro di queste due zolle provoca deformazioni nel corso del tempo e ogni tanto rottura: rottura significa terremoto.
Questo è l'insieme delle scosse a tutt'oggi registrate. Le stelle indicano i sei terremoti di magnitudo maggiore di 5 e i quadrati quelli di magnitudo maggiore di 4. L'attività sismica copre una fascia di circa 50 chilometri. Inserendo in un contesto geologico questa attività, distinguiamo gli epicentri, colorati in giallo, dell'attività sismica conseguente al terremoto del 20 maggio, attività compresa quindi tra il 20 e il 28 maggio. I cerchi rossi identificano invece l'attività successiva alla seconda scossa principale del 29 maggio, quella più a occidente.
Ci concentreremo ora sul fatto che possiamo definire due sequenze sismiche ravvicinate nel tempo, con l'attivazione di due sorgenti. I terremoti si sono verificati in un contesto abbastanza ben conosciuto dal punto di vista geologico. Le cosiddette «pieghe ferraresi», le strutture attive nell'area, erano note. Quelle che vedete riportate in nero sono, ad esempio, le faglie che si identificano lungo queste strutture e che fanno parte del database delle faglie ritenute potenzialmente attive sul nostro territorio nazionale.
I quadrati che vedete riportati in aggiunta sono i terremoti storici avvenuti in quell'area. Ovviamente non abbiamo strumenti per localizzare i terremoti storici, ma abbiamo le informazioni delle cronache coeve. Mettendo assieme i dati che ci derivano dalla lettura delle cronache coeve è possibile ricostruire la localizzazione dei terremoti e la loro intensità sulla base dei danni che hanno prodotto.
Tornando alla nostra sequenza, questa che vedete ora è una immagine tecnica, ma mi preme farvi osservare quelli che con un termine confidenziale definiamo «palloni da spiaggia», ovvero i meccanismi focali del terremoto. Ci dicono come è avvenuta la rottura sulla faglia. Come vedete, hanno tutti la stessa forma e lo stesso andamento. Il nero al centro significa rotture di tipo compressivo: l'Appennino sale sulla placca e rompe. Tutti i nostri terremoti, quindi, indipendentemente dal fatto che si siano attivate due sorgenti, rientrano in questo contesto di compressione.
In verde sono indicati i due terremoti che si sono verificate nel frattempo, ma che non fanno parte della sequenza vera e propria, cioè i terremoti isolati di Pordenone, a Nord, e di Ravenna. Pur essendo due eventi isolati, che non fanno parte di questa sequenza, il meccanismo è però lo stesso. Rientrano cioè nello stesso chiaro contesto di attività compressiva.
Ora vedete la distribuzione nel tempo dei terremoti a partire dal 20 maggio fino a questa mattina. I diversi colori indicano i terremoti di magnitudo più elevata: quelli in rosso sono i terremoti di magnitudo 5


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e così via a scalare in termini di energia, di potenza dei terremoti. Questi sono gli eventi che si sono verificati il 20 maggio. Vediamo poi una diminuzione del numero delle scosse fino al 29 maggio, con l'altra scossa principale e tutte le repliche verificatesi in giornata.
Ora, invece, il quadro che ci si mostra è di diminuzione. Nel tempo dunque ci si attende un andamento in diminuzione sia nel numero sia nell'energia delle singole scosse. Questo non significa che la sequenza sia finita, ma che sta seguendo la legge di esaurimento di energia disponibile nella crosta per la rottura. Tuttavia, non possiamo escludere il verificarsi di eventi isolati, anche di energia confrontabile.
Le cronache del passato, ad esempio, ci dicono che dal 1570 le sequenze sismiche nella stessa area sono durate diversi anni. Questo non significa, stando alla fonte coeva, continuità nel tempo. Significa che molto probabilmente ci sono state scosse, periodi di relativa calma e successivamente altre scosse. Un solo caso non può fare la regola, ma dobbiamo tenere conto anche dell'informazione storica.
Comunque, dal punto di vista strumentale, la sequenza si sta esaurendo.
Questo spaccato ci mostra come i due terremoti principali cadano lungo strutture in salita e ben note, come dicevamo prima. Essendo caratterizzata da estrazione di petrolio e gas naturale, l'area è stata molto ben studiata dalle compagnie petrolifere con indagini geofisiche fin dal dopoguerra e i dati sono a disposizione della comunità scientifica.
Quello che vedete ora è, invece, il campo della deformazione ottenuta attraverso dati di tipo satellitare. Complessivamente questo è il campo della deformazione. Lo vediamo meglio in quest'altra foto che ci mostra come, a seguito dei due terremoti, la parte più orientale si sia sollevata in maniera permanente (è ancora oggi sollevata di circa 15 centimetri). L'effetto del terremoto si è prodotto dunque non soltanto con la propagazione delle onde, che hanno dato luogo allo scuotimento del suolo e al danneggiamento osservato, ma anche con una deformazione permanente.
Dall'analisi dell'intero campo è possibile modellare il comportamento delle due differenti strutture interessate dal terremoto del 20 e del 29 maggio. Poiché sono più di uno i satelliti che passano su quest'area, è possibile utilizzare, con la tecnica di interferometria satellitare, dati di diversi satelliti. I pallini rappresentano la distribuzione degli epicentri delle scosse. La deformazione si è ovviamente verificata là dove si sta manifestando la sequenza sismica.
Questa tavola mostra l'interpretazione dei dati nelle tre dimensioni. Il campo delle deformazioni - con una scala esagerata - ci dice dove si sono prodotti i sollevamenti e di quanti centimetri. Sotto trovate il risultato della modellazione, ovvero ciò che riusciamo a ricavare, invertendo questi dati, in termini di estensione della frattura e orientamento del piano della frattura del terremoto del 20 e del terremoto del 29 maggio.
Ovviamente, le nostre ricerche si basano su dati di tipo strumentale, ma anche sulla raccolta delle informazioni che provengono dai cittadini. Sul nostro sito web è presente uno questionario a cui rispondono le migliaia di cittadini iscritti al sito nel momento in cui avvertono un terremoto. Questo che vedere ora è il cosiddetto «campo macro sismico», cioè come la gente ha risentito dell'evento. Spalmata sul territorio, questa rilevazione ci indica l'area epicentrale attorno al settimo grado, al sesto grado, al quinto grado e così via. C'è da rilevare la grande estensione dell'area di quarto grado. Quarto grado significa che il terremoto viene percepito dalla popolazione anche con spavento, ed è un'area vasta, arrivata per questo terremoto anche in Austria. Questo dipende da come si propagano le onde. Evidentemente, nel loro percorso in Italia settentrionale, le onde non sono così attenuate come in altre aree e quindi la percezione dello scuotimento investe ampie zone.


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Questo è il campo macro sismico che abbiamo ricavato dalle interviste inviate via e-mail.
Si è parlato delle mappe di pericolosità. La sequenza cade, come vedete, in una fascia in cui, secondo la mappa della pericolosità sismica italiana, sono previste accelerazioni di picco da 0,25 a 0,15g, il che vuole dire che la sequenza si è verificata in una fascia classificata a bassa pericolosità. Ma fin dall'inizio abbiamo però detto che, per come è concepita la mappa, bassa pericolosità non significa soltanto piccoli terremoti di modesta entità. Significa che il maggiore evento atteso, un terremoto di magnitudo prossima a 6, si può verificare a distanza di cento, duecento o trecento anni dal precedente. È un evento raro, ma non impossibile.
Oltretutto, le istruzioni per l'uso della carta della pericolosità indicano che la componente orizzontale del moto del suolo è calcolata su suolo roccioso, mentre in quell'area i suoli sono di tipo sedimentario, che cioè amplificano il moto. Come sanno gli ingegneri sismici, se al valore di 0,15g si apporta un fattore correttivo dovuto alle caratteristiche dello strato sedimentario, si arriva ai valori di accelerazione che praticamente sono stati osservati.
Quella che vedete ora è la carta di pericolosità del contesto italiano che è stata realizzata dal nostro istituto nel 2003 ed è diventata legge dello Stato. Sul nostro sito web è possibile estrarre da tale carta tutte le informazioni possibili. La carta comunemente riportata prevede un picco di accelerazione con una probabilità di accadimento del 10 per cento in cinquant'anni. È una trattazione cioè di tipo probabilistico che, estrapolata, si traduce in un 100 per cento ogni 500 anni circa. È possibile disaggregare i dati di questa carta fino al livello di utilizzo dei singoli professionisti, di chi progetta l'edificato nelle diverse aree del territorio nazionale.
Si noti che i comuni definiti sismici per la prima volta dal 1984 in avanti coprono tutte le aree dove sono presenti le diverse classificazioni delle zone 1, 2, 3 e 4. Tutti gli edifici costruiti prima in queste aree sono stati costruiti senza tener conto di una qualsiasi normativa di tipo antisismico. Il vero problema è considerare la consistenza o la vetustà del nostro patrimonio edilizio.
Io vivo da trent'anni a Catania, un'area ad elevata pericolosità sismica, e conosco il patrimonio edilizio esistente a Catania. Del resto, questo è un problema che investe tutto il territorio nazionale e che non può essere affrontato con metodi di previsione dei terremoti. L'eventuale esistenza di un algoritmo in grado di avvertirci che da qui a sei mesi si verificherà un forte terremoto nella Sicilia orientale non aggiunge nulla, se non allarmismo, a una considerazione che stiamo facendo da trent'anni.
Il patrimonio edilizio privato e pubblico e i siti industriali devono essere ristrutturati e messi a norma rispetto alla carta della pericolosità, che è un prodotto ancora valido.
Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Ringrazio il professor Gresta e autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata (vedi allegato 2).
Devo, purtroppo, far presente che è imminente la ripresa dei lavori dell'Assemblea e che quindi dobbiamo concludere i nostri lavori. D'intesa con il professor Gresta, potremmo rinviare il seguito dell'audizione a una prossima seduta, da tenere in tempi brevi; nel frattempo i deputati farebbero pervenire alla presidenza quesiti ed osservazioni che la stessa avrebbe cura di trasmettere allo stesso professor Gresta.
Non essendovi obiezioni, rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.

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