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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
12.
Giovedì 14 luglio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEI MERCATI DELLE SEMENTI E DEGLI AGROFARMACI

Audizione dei rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome:

Russo Paolo, Presidente ... 3 6 7 8
Stefano Dario, Coordinatore della commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome ... 3 7
Cenni Susanna (PD) ... 6
Delfino Teresio (UdCpTP) ... 6
Zucchi Angelo (PD) ... 6

ALLEGATO: Documento depositato dai rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.

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COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 14 luglio 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14,50.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione dei mercati delle sementi e degli agrofarmaci, l'audizione dei rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome.
Sono presenti il dottor Dario Stefano, assessore alle risorse agroalimentari della regione Puglia e coordinatore della commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome, il dottor Paolo Alessandrini, dirigente responsabile dei rapporti con il Parlamento, il dottor Alessandro Palmacci, dirigente referente per la materia agricoltura e il dottor Stefano Mirabelli, capo ufficio stampa della Conferenza delle regioni e delle province autonome, che ringrazio per essere intervenuti.
Ringrazio i nostri graditi ospiti e do la parola all'assessore Stefano, al cui intervento faranno seguito eventuali domande dei colleghi.

DARIO STEFANO, Coordinatore della commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Evidenzio di aver condiviso con i miei colleghi un documento che ho messo nella vostra disponibilità, del quale mi accingo a svolgere una sintesi, spero significativa.
Il tema del mercato delle sementi e dei prodotti fitosanitari è piuttosto complesso. Provo, pertanto, a scinderlo in due parti, quella delle sementi e quella dei prodotti.
Rispetto al tema delle sementi sappiamo tutti che la materia è disciplinata dal 1993 dalla direttiva 91/414/CE, nella quale sono indicate le modalità per ottenere l'autorizzazione all'immissione in commercio di nuovi prodotti fitosanitari e nella quale si dà avvio al cosiddetto Programma di revisione europea, il programma che inquadra la verifica dell'obbligo di inclusione nell'allegato I) dei prodotti fitosanitari messi in commercio dai diversi Paesi membri prima del 1993 - ricordo che erano quasi mille - al fine di consentirne una libera circolazione all'interno dei Paesi europei, evitare che si determinino vantaggi competitivi di alcuni Stati rispetto ad altri e garantire standard di salute e di sicurezza per l'uomo e per l'ambiente uniformi su tutto il territorio europeo.
L'esito attuale di questo Programma di revisione europea ci parla del 7 per cento di sostanze attive valutato negativamente, di un 26 per cento valutato positivamente e di un 67 per cento di sostanze attive che sono state revocate. Per esse non è stato possibile effettuare una valutazione ai fini


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della loro inclusione nell'allegato I), in quanto le multinazionali proprietarie dei brevetti non hanno presentato la documentazione necessaria.
La conclusione del Programma di revisione europea, prevista entro la metà del 2011, potrebbe condurre alla inclusione di tutte o parte delle sostanze revocate.
Qual è, a nostro avviso, l'elemento positivo del Programma di revisione europea? È quello di un miglioramento delle caratteristiche tossicologiche e ambientali dei prodotti fitosanitari.
A fronte di questo elemento positivo, evidenziamo, però, anche alcune criticità. La prima è quella di una carenza sostanziale di sostanze attive registrate per le colture minori, a cui si è cercato di porre rimedio con un programma finanziato dal MIPAAF e attuato dal CRA, unitamente alle regioni, e finalizzato a impostare in accordo con il Ministero della salute un percorso semplificato per la registrazione delle sostanze attive rilevanti per le colture minori.
Un'altra criticità è quella che attiene agli elevati costi connessi alla revisione delle sostanze, sostenibili solo dalle multinazionali. Gli effetti di questa criticità sono la concentrazione delle società titolari dei brevetti, la repentina riduzione della gamma di sostanze utili al controllo degli organismi nocivi, la necessità del ricorso a mezzi o a soluzioni più costose o che richiedono maggiore professionalità, la riduzione delle possibilità di controllo delle avversità, con conseguenti effetti sul reddito delle imprese agricole, come pure un possibile comportamento illegale connesso all'utilizzo delle sostanze non ammesse e un sensibile aumento dei prezzi dei prodotti fitosanitari, stimato nel 5-10 per cento in orticultura e del 15 per cento in frutticoltura, accentuato anche dall'eliminazione dal mercato delle cosiddette commodity.
È utile in questo senso guardare velocemente all'evoluzione normativa europea, che passa dall'adozione del regolamento n. 1272/2008, che riclassifica e rietichetta tutti i prodotti fitosanitari secondo quanto previsto dal sistema mondiale di classificazione e di etichettatura delle sostanze chimiche, all'adozione della direttiva n. 2009/128/CE sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, che introduce il Piano di azione nazionale nel quale devono essere riportate tutte le indicazioni per la pubblica amministrazione, i distributori di fitofarmaci e gli utilizzatori che devono adottare il raggiungimento degli obiettivi indicati dalla direttiva. Ancora, vi sono la direttiva n. 2009/127/CE, che regolamenta le metodiche di taratura delle macchine per la distribuzione dei prodotti fitosanitari, e l'adozione del regolamento n. 1185/2009, che definisce i criteri relativi alle statistiche comunitarie sull'immissione in commercio e sull'uso dei prodotti fitosanitari. Cito, ancora, l'adozione del regolamento n. 1107/2009, entrato in vigore recentissimamente, nel giugno del 2011, che abroga la direttiva n. 91/414/CE e che ha consentito di armonizzare definitivamente i limiti massimi di residuo dei prodotti fitosanitari, ha istituito il riconoscimento reciproco e ha introdotto la valutazione comparativa. Infine, vi è l'avvio del VI Piano di azione per l'ambiente (2002-2012) dell'Unione europea, che andrà a regime entro la fine del 2011.
Quali sono le principali criticità del settore? Provo a esplicitarle rapidamente. Esse sono conseguenti alle analisi cosiddette «SWOT» (acronimo di strenghts, weaknesses, opportunities e threats, cioè forza, debolezza, opportunità e minacce): l'elevato costo connesso ai processi di adeguamento alle nuove normative comunitarie, che induce le società produttrici di fitofarmaci di minori dimensioni a vendere o a trasferire il settore ad altre società di dimensioni più grandi, in un mercato ormai rappresentato da 11 multinazionali, molte delle quali, come Syngenta, BASF, Bayer, DuPont, controllano anche il mercato delle sementi; la concentrazione della ricerca di nuove molecole in poche società, con un'ulteriore alterazione dei prezzi al dettaglio; la debolezza del sistema organizzativo e distributivo dei fitofarmaci, carenza che soprattutto nel Centro-Sud si manifesta in cooperative di acquisto che tendono a ridurre gli effetti


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distorsivi del mercato dei prezzi attraverso contrattazioni dirette con le multinazionali; la limitata possibilità di intervento delle regioni, che può manifestarsi solo con la promozione di accordi di filiera; un mercato parallelo gestito dalla criminalità organizzata, con casi di furti o falsificazioni di prodotti fitosanitari; infine, limitate possibilità di intervento da parte delle regioni nel campo dei controlli aziendali sull'impiego dei prodotti fitosanitari, che sono possibili solo a seguito di concessione di finanziamenti comunitari, dell'applicazione dei programmi operativi previsti dal regolamento n. 2200/1996 in tema di organizzazione comune di mercato (OCM) ortofrutta e dell'adesione delle aziende ai marchi regionali di qualità o alle certificazioni di prodotto.
A questo proposito, sottolineo che la verifica di controllo sull'uso dei fitofarmaci in ambito regionale viene effettuata specificatamente dagli assessorati alla salute, in ottemperanza al decreto ministeriale del 9 agosto 2002 avente a oggetto l'adozione del Piano di controllo ufficiale sul commercio e l'impiego dei prodotti fitosanitari per il quinquennio 2002-2006, che in ambito regionale si traduce nel Piano regionale annuale di controllo sul commercio e l'impiego dei prodotti fitosanitari.
Recentemente, sulla base dell'accordo stipulato in Conferenza Stato-regioni nel 2009, è stato attuato il Piano di adozione del controllo sull'immissione in commercio e l'utilizzazione dei prodotti fitosanitari per il quinquennio 2009-2013.
Con lo stesso obiettivo di sintesi provo a inquadrare il tema delle sementi. Anche in questo caso ci sono normative nazionali di significato più rilevante ai fini della commercializzazione delle sementi, che partono dal decreto del Presidente della Repubblica del 1973 fino ad arrivare al decreto legislativo del 30 dicembre 2010, n. 267 sull'attuazione della direttiva n. 2009/145/CE recante talune deroghe per l'ammissione di ecotipi e varietà orticole tradizionalmente coltivate in particolari località e regioni e minacciate da erosione genetica.
Questo ampio raggio di normative nazionali ci consente di affermare che il settore delle sementi è caratterizzato dal diritto della proprietà intellettuale, che consente di acquisire risorse da parte delle società sementiere per sviluppare la ricerca e assicurare l'innovazione varietale.
Il regolamento CEE n. 2100/1994 e il decreto del Presidente della Repubblica n. 974 del 1975 prevedono, così come la convenzione, la possibilità per il costitutore della varietà, ma anche per altre aziende, di utilizzare una varietà tutelata al fine di ottenere altre varietà, nonché il diritto per l'agricoltore di reimpiegare esclusivamente all'interno della propria azienda il prodotto seme ottenuto.
La convenzione esclude di fatto, quindi, la brevettabilità delle piante quando la produzione di esse implichi l'incrocio sessuale tra interi genomi, seguita dalla selezione delle piante.
Anche in questo caso, provo a esplicitare rapidamente le criticità, suddivise tra quelle del comparto delle sementi orticole e oleaginose e quelle delle sementi cerealicole.
Rispetto alle prime, vi è una concentrazione in poche società della leadership del settore, una ricerca volta a sviluppare i cosiddetti ibridi, i brevetti dei quali sono in possesso di poche o di un'unica società, l'introduzione di particolari caratteristiche genetiche, quali per esempio la resistenza ad alcune patologie, che rendono tali varietà insostituibili e i cui caratteri difficilmente possono essere mantenuti in seconda riproduzione, precludendo anche la possibilità di effettuare processi di autoproduzione aziendale, come pure l'incidenza del costo della trasformazione del seme in piantina da trapianto nelle aziende vivaistiche, importante tassello della filiera produttiva. Infine i prezzi in molti casi sono particolarmente alti, tanto da non essere sostenibili dalle aziende agricole, soprattutto da quelle piccole.
La criticità del comparto delle sementi cerealicole è, invece, sostanzialmente quella di un mercato più ampio, nel quale l'eliminazione degli aiuti alle sementi certificate ha favorito la commercializzazione


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di semi di cereali non ben identificati geneticamente e dal valore commerciale e qualitativo inferiore.
Da questo punto di vista, noi stiamo tentando di introdurre nell'ex articolo 68, in un decreto che andrà ora - speriamo - alla Conferenza Stato-regioni prevista per il 28 luglio prossimo, alcuni elementi di innovazione su questo tema.
Quali sono, invece, le indicazioni che ci permettiamo di segnalare? Sostanzialmente sono quelle di esperire ogni modalità per calmierare la politica dei prezzi attraverso la costituzione di strutture associative per l'acquisto di mezzi tecnici in agricoltura, come cooperative o consorzi agrari nel settore delle sementi, attualmente più numerose ed attive nel Nord rispetto al Centro-Sud; la stipula da parte delle strutture associative di protocolli di intesa con le multinazionali del settore al fine di aprire canali a prezzo concordato; o ancora la stipula di accordi di filiera tra le organizzazioni dei produttori e l'industria di trasformazione, con la definizione del prezzo indicativo di riferimento; infine, la sottoscrizione di contratti quadro di filiera.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SUSANNA CENNI. Pongo una sola domanda su un aspetto particolare che l'assessore Stefano ha toccato parzialmente e che in parte si ricollega anche all'audizione che abbiamo tenuto ieri con i produttori di sementi. Essa riguarda la novità che si è manifestata con la sentenza del TAR del Lazio, in conseguenza alle vicende note del Friuli e del provvedimento che il Ministro Zaia aveva assunto e che viene di fatto annullato.
Ho visto i pronunciamenti che la Conferenza delle regioni ha ripetutamente esplicitato circa la richiesta della clausola di salvaguardia e ho letto anche alcune dichiarazioni del Ministro. Non ho avuto ancora risposte a numerose interrogazioni che ho presentato sul tema. Vorrei sapere dall'assessore se le regioni hanno avuto modo di incontrare recentemente il Ministro Romano per comprendere quali iniziative in questo senso si intendano assumere.

ANGELO ZUCCHI. Ho una semplice domanda, molto breve. Questa indagine conoscitiva nasce da due esigenze. La prima è di verificare che non ci sia, vista l'esigua presenza di società che se ne occupano e che commercializzato soprattutto i prodotti fitosanitari, una situazione di oligopolio che alla fine determina il prezzo elevato, che incide drammaticamente sui costi di produzione delle aziende.
L'altra ragione è perché di fatto non esiste una figura terza che si occupi della commercializzazione dei prodotti e che, quindi, garantisca il produttore come acquirente rispetto alle società che vendono. Si rischia, quindi, forse - questa era l'ipotesi che stiamo cercando di approfondire - un eccesso di consumo di prodotti fitosanitari.
Nel ciclo delle audizioni è emerso che il controllo sull'utilizzo di questi prodotti e sulle quantità impiegate, che dovrebbero trovare adeguata risposta all'interno dei Piani regionali che si occupano di conoscere la commercializzazione e la quantità di tali prodotti, di fatto mostra alcune lacune.
Vorrei sapere dall'assessore regionale se questi Piani che si occupano di controllare il commercio dei prodotti fitosanitari sono strumenti adeguati che oggi rispondono veramente all'esigenza di conoscenza della quantità dei prodotti che circolano nel nostro Paese.

TERESIO DELFINO. Sulla questione dei prodotti fitosanitari volevo capire una questione rispetto a una valutazione positiva, se ho inteso bene, del Programma di revisione europea, perché induce comunque una maggiore sicurezza per la salute umana e una maggiore attenzione all'ambiente.
A un dato punto si afferma nella relazione, ma anche nella sua esposizione, che le possibilità di intervento da parte


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delle regioni sarebbero piuttosto limitate. Non condivido francamente questo orientamento, questa sottovalutazione. Se noi pensiamo che le maggiori risorse disponibili all'agricoltura sono le risorse comunitarie, che hanno nella gestione del sistema regionale la massima possibilità di intervento, mi domando se, rispetto ai temi che sono messi in campo correttamente nella sua esposizione e nel documento di accompagno, non si possa compiere un'azione più penetrante e più incisiva, come per l'altro settore delle sementi.
Per esempio, nell'audizione dell'ASSEME, che abbiamo tenuto in questa settimana, è stato sottolineato un indirizzo forte rispetto al sostegno per quanto riguarda la ricerca e l'utilizzo e la salvaguardia di determinate sementi e di sviluppo di una ricerca che non può essere, come viene anche rilevato, interamente limitata solo all'operato delle multinazionali.
Vorrei più coraggio da parte del sistema regionale nel mettersi anche in coordinamento con il Governo e con il Ministero perché noi tuteliamo sia le colture minori, andando incontro a una sollecitazione che ho sentito anche in altre audizioni, a sostegno della ricerca che va a dare una risposta in questa direzione, sia le iniziative aziendali dei semi certificati. Era questo il tema che vorrei che lei approfondisse brevemente nella sua risposta.

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Stefano per la replica.

DARIO STEFANO, Coordinatore della commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Cercherò di essere molto sintetico e parto dalla sollecitazione dell'onorevole Cenni.
Nell'ultima occasione di incontro, abbiamo richiesto al ministro, con priorità, la soluzione dell'esercizio della clausola di salvaguardia, che peraltro si rafforza in ambito europeo di un'ulteriore presenza di documenti e di esperienze.
La scorsa settimana, in esito alla Commissione che abbiamo tenuto a Matera a margine della Conferenza della COPAGRI, ho scritto personalmente una lettera al ministro Romano, chiedendogli di far seguire alle dichiarazioni lette a mezzo stampa sul tema OGM ed esercizio della clausola di salvaguardia l'adozione di atti conseguenti e, quindi, di darci notizia di un'adozione avvenuta o che speriamo avvenga nelle prossime ore.
Rispetto ai Piani, onorevole Zucchi, probabilmente ho difettato nella comunicazione. Siamo assolutamente in sintonia sulla sua sollecitazione, nel senso che riteniamo quei Piani un primo passaggio assolutamente insufficiente, allo stato, per poter interpretare al meglio le necessità. Bisognerebbe, con il coinvolgimento del Ministero della salute, immaginare uno step successivo che tenga conto dell'esperienza vissuta e che ci consenta di migliorare l'applicabilità di un sistema che ci ha fatto compiere passi avanti, ma non si è dimostrato capace di rispondere in toto alle aspettative.
Infine, rispetto alle funzioni delle regioni, credo che le regioni abbiano l'opportunità dei PSR, delle distribuzioni in generale delle risorse comunitarie, ma noi riteniamo comunque limitante quel solo strumento, perché è l'unico che ci dà l'accesso a poter operare un'azione di monitoraggio e di controllo.
Per quanto mi riguarda, se dovessi monitorare il sistema della mia regione, le comunicherei che l'ISTAT indica che abbiamo 285 mila imprese agricole al 2010. Ho implementato i progetti integrati di filiera (PIF) e Pacchetto giovani negli ultimi mesi, facendoli esplodere in overbooking, ma questa interpretazione coinvolge una platea che tra giovani e PIF non supera le 4 mila unità. Tra 285 mila e 4 mila c'è una forbice troppo grande nella quale abbiamo la necessità di intervento.
Approfitto di questa sede, perché conosco la sensibilità di questa Commissione, per rilevare che la materia fitosanitaria è particolarmente complessa e che oggi espone le regioni a un atavico deficit strutturale. L'Unione europea ha più volte aperto la procedura di infrazione nei confronti dei sistemi regionali fitosanitari,


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osservando che non sono adeguati rispetto agli standard europei, ma noi viviamo difficoltà a doppia cifra: a una difficoltà strutturale che inquadra per molte regioni vincoli di stabilità, di patti di cassa che non ci consentono di incrementare le dotazioni organiche si aggiunge una nuova vicenda, che, senza venatura polemica, voglio sottolineare.
Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana ci troviamo ad aver soppresso il DPCM agricoltura, uno strumento attraverso il quale si finanziavano le funzioni costituzionalmente delegate alle regioni. Da quel DPCM le regioni assumevano le risorse finanziarie per sostenere anche i loro uffici fitosanitari.
Da quest'anno esso non c'è più, pur con un'emergenza fitosanitaria che investe tutto il Paese e che inquadra temi che la globalizzazione, insieme all'agropirateria, ha immesso in maniera violenta, dalla lebbra degli ulivi al problema dei kiwi, al problema più generale di una diffusione di alcune emergenze sanitarie, sulle quali va svolta una riflessione e va portata anche nella condivisione, assolutamente bipartisan, della necessità di scorporare materie come quella fitosanitaria da manovre di tagli orizzontali.
Noi, come regioni, ci troveremo a dover applicare la misura dei tagli alle missioni, come ci è stata prescritta dalla legge n. 122, in maniera assolutamente orizzontale, dove le missioni per ciò che riguarda l'agricoltura sono sostanzialmente quelle per effettuare le funzioni di controllo. Molte regioni mi rilevano che già da fine luglio avranno esaurito il budget del 50 per cento rispetto alle funzioni da adempiere. Un conto sono le missioni da tagliare del 50 per cento all'assessorato al bilancio, un altro le missioni da tagliare all'assessorato all'agricoltura, che deve sostenere l'ufficio fitosanitario, il quale inquadra nelle missioni l'unico strumento utile per poter operare una funzione di controllo.
Lo rilevo in maniera assolutamente costruttiva, perché nel 2011 noi viviamo di un abbrivio che ci deriva da una funzione avviata negli anni precedenti. A fine 2011, in esito già alla manovra precedente, avremo un sistema regionale completamente definanziato e sui controlli, anche in materia fitosanitaria, saremo nell'impossibilità di operare.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per il contributo offerto e per il documento consegnato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.

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