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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite (I-XIV Camera e 1a-14a Senato)
1.
Giovedì 24 febbraio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Bruno Donato, Presidente ... 3

Audizione dei parlamentari europei Carlo Casini e Andrew Duff sulle questioni connesse con le modifiche della procedura elettorale uniforme per le elezioni dei deputati del Parlamento europeo (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):

Bruno Donato, Presidente ... 3 4
Pescante Mario, Presidente ... 5 6 8 10
Bressa Gianclaudio (PD) ... 5
Casini Carlo, Parlamentare europeo ... 3 8
Duff Andrew, Parlamentare europeo ... 4 5 9 10
Gozi Sandro (PD) ... 7
Santini Giacomo (PdL) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONI RIUNITE (I-XIV CAMERA E 1a-14a SENATO)
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) - XIV (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) - 14a (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 24 febbraio 2011


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA I COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
DONATO BRUNO

La seduta comincia alle 8,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dei parlamentari europei Carlo Casini e Andrew Duff sulle questioni connesse con le modifiche della procedura elettorale uniforme per le elezioni dei deputati del Parlamento europeo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, dei parlamentari europei Carlo Casini e Andrew Duff sulle questioni connesse con le modifiche della procedura elettorale uniforme per le elezioni dei deputati del Parlamento europeo.
L'onorevole Casini è presidente della Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo, mentre l'onorevole Duff è membro della medesima Commissione, nonché relatore sulla proposta di modifica della legge del 20 settembre 1976 relativa all'elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto.
Ringrazio, anche a nome dei presidenti delle altre Commissioni, i colleghi Casini e Duff per la loro presenza, e mi scuso sin d'ora perché poco dopo le ore 9 dovremo sospendere la seduta per l'inizio dei lavori in Assemblea con l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante proroga dei termini.
Do la parola al presidente Casini.

CARLO CASINI, Parlamentare europeo. Signor presidente, visto il tempo limitato a nostra disposizione, ritengo più opportuno che intervenga il collega Duff, che è relatore della proposta di modifica. Io mi limiterò a fare qualche osservazione di carattere introduttivo, sostanzialmente di cornice, rispetto a ciò che illustrerà il collega Duff.
Nei trattati che riguardano l'Unione europea le norme che specificamente si riferiscono al progetto di legge elettorale uniforme sono diverse. La prima è l'articolo 223, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che recita così: «Il Parlamento europeo elabora un progetto» - ciò vuol dire che ha il dovere di farlo, anche se fosse contrario - «volto a stabilire le disposizioni necessarie per permettere l'elezione dei suoi membri a suffragio universale diretto, secondo una procedura uniforme in tutti gli Stati membri o secondo princìpi comuni a tutti gli Stati membri». La decisione è presa dal Consiglio con procedura speciale - quindi all'unanimità - ma richiede, dopo l'iniziativa, anche l'approvazione da parte del Parlamento. Inoltre, l'aspetto importante è che le disposizioni entrano in vigore previa approvazione da parte degli Stati membri secondo le relative procedure, ovvero attraverso procedure di ratifica. Da qui l'importanza di un dibattito preliminare che renda chiaro come si


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intende agire, in modo che possiamo recepire le indicazioni e rendere più rapida la procedura di successiva approvazione da parte degli Stati membri.
Le altre norme da ricordare sono l'articolo 48 del Trattato sull'Unione europea, che consente al Parlamento europeo di proporre una modifica dei trattati, e l'articolo 14 dello stesso Trattato, che stabilisce che il Consiglio europeo adotta all'unanimità, su iniziativa del Parlamento europeo e con l'approvazione di quest'ultimo, una decisione che stabilisce la composizione del Parlamento stesso. A questo proposito, è noto alle Commissioni che attualmente il Trattato di Lisbona prevede un numero complessivo di 751 parlamentari, compreso il presidente, mentre la proposta che illustrerà il collega Duff prevede un aumento per consentire una circoscrizione unica europea. Ciò, infatti, implica un incremento ulteriore del numero dei parlamentari europei e, di conseguenza, una modifica del Trattato anche sotto questo profilo.
Concludo ricordando che un atto del 20 settembre del 1976 ha già previsto che le elezioni avvengano in un certo modo, ed è questo atto che la legge elettorale uniforme dovrebbe modificare.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Casini. Do la parola all'onorevole Duff.

ANDREW DUFF, Parlamentare europeo. Signor presidente, parlerò nella mia lingua madre per cercare di essere il più chiaro possibile. Sono consapevole che oggi l'ordine dei lavori della Camera dei deputati è molto intenso, quindi cercherò di essere conciso e succinto.
Il Trattato di Lisbona ha fissato l'autorità legale del Parlamento, radicandola bene; tuttavia, non è riuscito, anche nella fase di entrata in vigore, a migliorare la legittimità popolare del Parlamento europeo.
Mi è toccato in sorte il privilegio di essere relatore su un ampio pacchetto di proposte di riforme che hanno la finalità di affrontare la questione complessiva della legittimità popolare. Tali proposte in parte tendono a razionalizzare e a snellire il Parlamento, ma il fiore all'occhiello di questo pacchetto è proprio la proposta illustrata dal presidente Casini, ovvero l'istituzione di una circoscrizione elettorale che potremmo definire «paneuropea» per l'elezione di venticinque membri supplementari del Parlamento europeo, eletti su liste transnazionali. Tali liste debbono garantire un equilibrio nella rappresentanza di genere, con candidati che provengono da almeno un terzo degli Stati membri. Ciò al fine di garantirne l'effettivo carattere federale.
Inoltre, la costituzione di questa circoscrizione transnazionale prevede anche l'istituzione di un'autorità elettorale europea, che deve essere ancora individuata e che rientra nella nostra proposta.
Questo sistema deve essere operativo per la prossima campagna elettorale del 2014. Questa riforma servirà a rendere più personale e a politicizzare la campagna elettorale; ciò è importante per dare una risonanza alla vitalità della politica e dei diversi gruppi del Parlamento europeo, tale che possa raggiungere il più ampio contesto politico europeo. Secondo noi, se questa proposta fosse approvata, attrarrebbe un interesse più vivace dei media, immettendo una dimensione europea nella campagna elettorale, dimensione che attualmente è poco percettibile. In realtà, oggi abbiamo ventisette campagne elettorali nazionali separate. Pertanto, credo che la riforma darebbe un'iniezione di vitalità e galvanizzerebbe i partiti politici europei, che si troverebbero di fronte alla responsabilità di stilare la lista di candidati.
Certo, oggi esistono i partiti politici europei, come il Partito popolare europeo, il Partito socialista europeo, i liberali, i verdi e così via, ma soltanto come soggetti virtuali, sulla carta, non sono soggetti con un'organizzazione di partito e una campagna elettorale reali. Se dessimo a questi partiti europei il compito di selezionare una lista di candidati - a quel punto dovrebbero fare campagna per ottenere


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consenso - credo che, in questo modo, riusciremmo a incidere sulla scena politica europea.
Come affermo nella mia relazione, in questa maniera arriveremmo a un tipo di politica democratica post-nazionale e ciò aumenterebbe anche l'affluenza alle urne, perché il cittadino sarebbe stimolato in quanto voterebbe per persone la cui campagna trascende il confine angusto degli Stati nazionali. Spero che da questa lista di venticinque candidati possiamo individuare, per esempio, il successore di Barroso come presidente della Commissione europea. Ovviamente questo non deve essere oggetto di una disposizione del Trattato, ma potrebbe essere un effetto naturale della riforma. Si attingerebbe maggiormente dalle fila dei parlamentari europei anche per l'individuazione dei commissari.
Vi sono, poi, tante altre questioni, che riguardano ad esempio la formula matematica per la distribuzione dei 751 seggi, la riforma del protocollo sui privilegi e le immunità (la normativa attuale al riguardo risale al 1965), lo spostamento delle elezioni dal mese di giugno al mese di maggio e, infine, il miglioramento della posizione dei cittadini dell'Unione che vivono in un altro Stato membro e desiderano avere un coinvolgimento attivo nelle campagne elettorali nel Paese di residenza. Tuttavia, l'elemento fondamentale del pacchetto di riforme è proprio questa lista transnazionale.
Per quanto attiene alle procedure e ai tempi, come ha accennato l'onorevole Casini, il pacchetto di riforma richiede una modifica del Trattato, una modifica dell'atto del 1976 relativo all'elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, e, infine, alcune norme derivate. Sarà necessario emanare norme di attuazione a livello sia europeo che nazionale.
Spero che i britannici e gli irlandesi si renderanno conto che questa riforma non comporta alcuna cessione di sovranità perché, se questa fosse la loro convinzione, dovremmo affrontare anche un referendum nel Regno Unito e in Irlanda, ma io mi sto adoperando al massimo per risolvere questo aspetto.
Dovremmo varare questo provvedimento in plenaria nel mese di maggio e, dato che non il Parlamento bensì la Commissione ha il diritto di iniziativa in questo senso, il documento verrebbe trasmesso immediatamente all'esame dei Parlamenti nazionali per la verifica di sussidiarietà, ma anche nel merito.
Sarei veramente felice se il Parlamento italiano potesse sostenere gli sforzi del Parlamento europeo volti a migliorare la qualità, l'ampiezza e le aspirazioni di una politica parlamentare post-nazionale.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI MARIO PESCANTE

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Duff.
Do il benvenuto ai presidenti Boldi e Vizzini e ai senatori presenti.
Do la parola ai colleghi che intendono porre quesiti o formulare osservazioni, iniziando dai colleghi della I Commissione della Camera, che devono essere in Aula alle 9.

GIANCLAUDIO BRESSA. Innanzitutto esprimo la totale adesione del Partito Democratico alla proposta riferita da Andrew Duff. Vorrei solo formulare una brevissima domanda. Il numero di venticinque non rischia di essere troppo simbolico rispetto all'effetto che lei ha cercato di illustrare?

PRESIDENTE. Credo che sia opportuno lasciar rispondere subito l'onorevole Duff, dal momento che l'onorevole Bressa deve allontanarsi.

ANDREW DUFF, Parlamentare europeo. Credo che il numero di venticinque sia sufficiente per galvanizzare, stimolare i partiti politici europei e per indurli a crescere. Certo, il numero potrebbe essere


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superiore o inferiore, ma la scelta è dettata anche da criteri molto concreti. Infatti, da un lato, venticinque nomi rientrano molto bene in una scheda elettorale e, dall'altro, è un numero abbastanza ristretto da evitare al Parlamento europeo di dover costruire nuove aule a Bruxelles o Strasburgo. Le strutture attuali ci consentono di accogliere i nuovi membri.
Inoltre, dovendo parlare alla stampa britannica, caratterizzata da una certa eurofobia, un numero maggiore significherebbe una spesa eccessiva. Occorre, dunque, considerare anche l'aspetto del contenimento dei costi.

PRESIDENTE. Non essendovi altri colleghi della I Commissione che intendono intervenire, do la parola agli altri colleghi che hanno chiesto di intervenire.

GIACOMO SANTINI. Saluto i colleghi Duff e Casini, con i quali ho condiviso, fortunatamente, un periodo europeo che mi consente di comprendere meglio la proposta che stiamo discutendo. Del resto, non è la prima volta e credo che non sarà nemmeno l'ultima che se ne dibatte, in quanto difficilmente si raggiungerà un'intesa su questo tema. Tuttavia, è bello che se ne parli.
Onorevole Duff, lei forse non sa che in Italia per essere eletti al Parlamento europeo occorre avere due requisiti: tantissimi soldi da investire in campagna elettorale oppure una notorietà personale diversa da quella politica, che aiuti a raccogliere voti non solo nella zona d'origine, ma anche fuori. Questo è vero soprattutto se si parte, come accadeva a me, da una zona sfortunata. La mia regione ha 500.000 abitanti e io ero costretto a confrontarmi con una macroregione, composta praticamente da cinque regioni, ognuna delle quali aveva da 3 a 4,5 milioni di abitanti.
Questo è un sistema iniquo per chi intende portare avanti anche una rappresentanza regionale nel Parlamento europeo. Non mi riferisco a quello che viene banalmente rappresentato, ossia che ognuno in quella sede fa gli interessi della propria regione, ma alla possibilità, a livello di popolo, di sapersi rappresentati. Per esempio, come lei sa, in Trentino-Alto Adige è garantito sempre un parlamentare di lingua tedesca, mentre per noi di lingua italiana ogni volta è un'avventura, e infatti in questo momento non c'è nessun parlamentare trentino di lingua italiana.
Per questa ragione le chiedo perché la proposta di una lista unica bloccata, come esiste in altri Paesi, non si riesce a realizzare anche in Italia. Mi rivolgo al presidente Vizzini perché mi rendo conto che la risposta deve venire prima dal Parlamento italiano. Parlo di una lista unica bloccata - alla quale sono contrario in via di principio per altre elezioni, ma se c'è un ambito in cui sarebbe giustificabile è proprio quello delle elezioni europee - per regione che consentirebbe ad ogni regione di esprimere un proprio rappresentante. Per esempio, la quinta circoscrizione, quella delle isole, vede regolarmente eletti siciliani e mai, purtroppo, sardi perché sono di meno e anche meno organizzati.
Infine, credo che la lista unica bloccata consenta di eliminare un'altra iniquità - oltre a quelle già cancellate dal Parlamento europeo, come il doppio incarico parlamentare nazionale ed europeo e la differenza di indennità, per cui finalmente nessuno potrà più dire che gli italiani sono i più ricchi e gli spagnoli i più poveri - ovvero quella che ha visto nell'ultimo anno di legislatura l'evaporazione dei deputati italiani, i quali devono correre in patria nel loro collegio non solo a difendere la candidatura, ma a fare campagna elettorale.
Tutti gli altri parlamentari che hanno la lista bloccata - come in Germania, Spagna e Francia - rimangono tranquillamente fino all'ultimo giorno. Non solo, ma cominciano a spartirsi i posti istituzionali, come quello di presidente, vicepresidente di Commissione e via dicendo, e così quando arrivano gli italiani e i deputati di altri Paesi che hanno un sistema elettorale diverso, i giochi sono praticamente fatti. Questa è l'ultima iniquità sulla quale vi invito a riflettere.


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Onorevole Duff, in quanto relatore, le affiderei anche questa analisi.

SANDRO GOZI. Anch'io saluto i due colleghi del Parlamento europeo che stanno lavorando su un tema che considero di grande rilevanza. Mi collego a quanto ha appena affermato il senatore Santini, quindi parto dall'Italia e salgo fino a Strasburgo.
Sul versante italiano credo che abbiamo ritoccato in parte, in maniera incompleta, la legge elettorale che usiamo per eleggere i nostri candidati europei. Ricordo che diversi di noi hanno presentato progetti di legge molto più ambiziosi, sia nella passata legislatura che in questa. Io stesso avevo preparato una proposta che restringeva la dimensione dei collegi a livello regionale. Infatti, in Italia abbiamo un problema paradossale, che il presidente Casini conosce bene e del quale credo sia utile informare anche l'onorevole Duff. Dico paradossale perché noi abbiamo il sistema in cui c'è la più ampia libera scelta da parte dei cittadini e, al contempo, siamo il Paese in cui i parlamentari europei sono i più sconosciuti al grande pubblico in Europa. Questo è un paradosso perché l'utilizzo del sistema delle preferenze, in teoria, dovrebbe garantire una conoscenza molto approfondita, da parte dei cittadini, dei loro parlamentari europei e anche un legame diretto tra cittadini ed eletti.
A mio parere, ciò in Italia non avviene in particolare per il motivo di cui parlava il senatore Santini, ovvero perché abbiamo delle circoscrizioni elettorali troppo grandi per garantire questo legame diretto. D'altra parte, questo è uno dei problemi della percezione politica del Parlamento europeo in Italia. Infatti, se nel nostro Paese il Parlamento europeo non è percepito per quello che è, ma per quello si pensa che sia o non sia, questo è anche dovuto al fatto che un contatto diretto, e quindi una responsabilità politica - accountability, come si dice nel Regno Unito - in Italia non esiste (o esiste solo in parte) per quanto riguarda il rapporto tra i parlamentari europei e gli elettori.
Vengo al secondo punto, più legato alla vostra proposta, che riguarda il tema della legittimità reale delle elezioni europee e del Parlamento europeo. Infatti, è evidente che oggi non abbiamo un'elezione europea, bensì ventisette elezioni nazionali che individuano dei rappresentanti a livello europeo. Pertanto, è chiaro che manca, al di là dei meccanismi formali, la legittimità reale necessaria se vogliamo compiere, come credo si debba fare, quel salto politico di cui il Parlamento europeo deve essere il protagonista, in un'ottica che definirei federale (non ho assolutamente paura di usare questo termine). In una logica federale, credo che il Parlamento europeo debba avere la stessa legittimità politica degli altri livelli parlamentari, dal consiglio comunale fino al Parlamento europeo, passando attraverso la Camera dei deputati.
Dal punto di vista della legittimità popolare, mi sembra che questo progetto vada nella giusta direzione, poiché abbiamo, da un lato, il problema di un'insufficiente europeizzazione della politica italiana e, dall'altro, il problema di un'insufficiente politicizzazione della politica europea. Questo è forse il nodo fondamentale che dovremmo affrontare, come parlamentari europei e italiani, se vogliamo risolvere la questione europea, in un periodo in cui l'Europa non fa molto per essere popolare, anche in Italia. Non mi riferisco solo alla cronaca di questi giorni, ma a diversi episodi che, anche in un Paese europeista come il nostro, non hanno reso l'Europa particolarmente popolare.
Ad ogni modo, se dobbiamo politicizzare la politica europea, credo che abbiamo bisogno di liste transnazionali, che obbligheranno i partiti politici europei a prendersi più sul serio e a non operare come delle confederazioni di partiti politici nazionali, bensì a interpretare maggiormente il loro ruolo come partito. Il Trattato stesso riconosce i partiti politici europei; siamo ancora, però, a livello di programma e non possiamo dire che i partiti politici europei esistono. Sappiamo che creare dei partiti politici europei è un


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obiettivo politico dei trattati, ma sappiamo benissimo che il PPE o il PSE non sono veri partiti politici. Basta partecipare alla vita di un partito a livello nazionale per capire la differenza.
Credo che non sia un problema di sovranità. Spero che i nostri colleghi a Westminster o a Dublino lo capiscano: non è una questione di conferire più poteri, bensì di esercitare meglio quelli che abbiamo, ad esempio quello che abbiamo, come cittadini, di sceglierci i nostri rappresentanti al Parlamento europeo. Credo che questa sia la chiave di lettura corretta.
Da questo punto di vista, in modo diametralmente opposto a quello che potrete ascoltare a Westminster, credo che non solo questa riforma sia necessaria, ma che venticinque nomi siano pochi. Capisco i problemi che Andrew Duff ha appena riferito, ma io ritengo che - faccio un salto oltre il 2014, anche se non chiedo di inserire la mia proposta in questa riforma - dovremmo avere, in prospettiva, un sistema in cui progressivamente diminuiamo il numero degli eletti nelle circoscrizioni nazionali e lo aumentiamo in quelle transnazionali.
Questa, a mio parere, dovrebbe essere la prospettiva auspicabile nella costruzione di un'Europa politica e federale compiuta. Per adesso ci accontentiamo di venticinque membri perché nei ventisette Paesi non la vediamo tutti allo stesso modo, dunque riuscire a fissare il principio delle liste transnazionali per il 2014 sarebbe un primo punto di partenza molto importante per costruire, come dobbiamo, un sistema più legittimo che ancora non c'è.

PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

CARLO CASINI, Parlamentare europeo. Al riguardo ritengo utile che risponda il collega Duff, che ha la possibilità tecnica di fornire elementi dettagliati. Mi limiterò solo ad alcune precisazioni. Il problema della riforma dell'atto del 1976, quindi della necessità di dare una dimensione europea alle elezioni è strettamente correlato al tema dei partiti. Nella mia stessa Commissione se ne sta discutendo in questi giorni. In realtà, esiste già un regolamento che riguarda i partiti, ma è sostanzialmente di tipo finanziario; stiamo cercando di riesaminarlo anche per introdurre elementi di carattere costituzionale, in particolare per quanto riguarda la definizione di uno statuto dei partiti politici. Dunque, i due aspetti sono estremamente collegati.
Proporrei anche io una domanda al collega Duff, facendo finta di trovarmi nella Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo. È stata posta la questione della distanza tra gli eletti e gli elettori, specialmente in Italia, dove i collegi sono vastissimi: 10 milioni di elettori in quello dell'Italia centrale, 11 milioni in quello dell'Italia meridionale. Probabilmente, la questione della vastità dei collegi è legata alla scelta del voto preferenziale e al fatto che i parlamentari europei non sono numerosissimi per ogni singolo Paese. Forse il collega Duff ci potrà riferire di un seminario di matematici, che si è tenuto a Cambridge, nel quale si è trovata - o dovrebbe essere stata trovata - una formula per stabilire un automatismo tra il numero dei parlamentari eletti in una nazione e il numero delle nazioni. D'altronde, presto entrerà in Europa probabilmente anche la Croazia, per cui bisognerà aumentare ancora il numero di parlamentari. E sarà sempre così, poiché nessuno vuole cedere parlamentari. Tuttavia, poiché speriamo in un'Europa sempre più allargata, non si può continuare ad aumentare, ma occorrerà stabilire anche un'eventuale riduzione dei parlamentari per nazione.
Abbiamo, poi, il problema della regola, stabilita nel Trattato, della cosiddetta «proporzionalità degressiva»: alcuni Paesi, per quanto grandi, non possono avere più di un certo numero di parlamentari, mentre altri, per quanto piccoli, tali che non potrebbero eleggere nemmeno un parlamentare, devono averne almeno sei. Dunque, ci sono diverse questioni che la formula di Cambridge dovrebbe consentire di risolvere, con grande soddisfazione del


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l'Italia, perché, in base a tale formula, credo si potrebbe aumentare il numero dei nostri parlamentari. Tuttavia, sarebbero sempre pochi, poiché il collegio regionale non garantisce una perfetta proporzionalità e, d'altra parte, nessuna regione è in grado di avere con sicurezza un suo parlamentare. Vi sono, quindi, tutti questi aspetti da considerare.
Onorevole Duff, lei intende proporre anche una revisione delle circoscrizioni, ovvero indicare dei criteri per definire le circoscrizioni a livello nazionale? In secondo luogo, il discorso della lontananza fra parlamentari europei e il territorio in cui sono eletti, dovuto - come giustamente è stato affermato - all'ampiezza delle circoscrizioni, non si ripeterà riguardo ai venticinque nuovi membri che, a maggior ragione, sono eletti in una circoscrizione enorme di 500.000 abitanti? Per rimediare a questo problema, non sarebbe il caso di immaginare - come ha fatto lei - non solo che tra i venticinque vi sia il presidente della Commissione, ma anche che ci sia un'elezione diretta del presidente stesso, che potrebbe essere, per esempio, l'eletto con il maggior numero di voti tra questi venticinque?

ANDREW DUFF, Parlamentare europeo. Vi ringrazio delle vostre considerazioni. Forse avrei dovuto dire sin dall'inizio che sono pienamente consapevole del dibattito sulla riforma delle procedure elettorali in corso in Italia. In realtà, seguo questo dibattito con grande interesse, anche se non rientra direttamente nelle proposte attualmente sul tappeto, che faranno parte del pacchetto del Parlamento europeo, che non intende ingerirsi in misura eccessiva nel dibattito interno.
Propongo, quindi, concretamente la previsione di un secondo voto: quando il cittadino entrerà nel seggio elettorale troverà la scheda regionale o nazionale, in conformità alla normativa nazionale, e quella per la lista transnazionale.
Ai sensi del Trattato, il presidente Casini ha perfettamente ragione nell'affermare che potremmo anche cercare di imporre una procedura elettorale uniforme agli Stati membri per garantire una maggiore coerenza e comparabilità tra i diversi Paesi per quanto attiene alle elezioni e alla legittimità dei parlamentari. Tuttavia, questo non è oggetto della mia proposta, non perché non ritenga che la maggiore uniformità sia un obiettivo auspicabile, ma per motivi che attengono alla politica concreta. Difatti, attualmente non ci sarebbe nessuna possibilità di riuscire a imporre una procedura uniforme da Bruxelles. Insomma, non sarebbe una proposta atta a raccogliere consensi.
Certamente, cerco anche di dare un impulso al dibattito nazionale per quanto riguarda la riforma delle procedure elettorali, sulla base delle proposte che ho illustrato.
Per quanto riguarda l'affluenza alle urne, è molto importante che gli elettori possano personalizzare la campagna, quindi votare per un candidato noto, riconoscibile, il che non avviene sempre nelle campagne europee, e neanche nelle campagne nazionali. Del resto, questo obiettivo non sarà sempre realizzato nemmeno con una campagna transnazionale, ma gradualmente, via via che procediamo con questa sperimentazione e che questo processo si concretizza, credo che arriveremo a ottenere un maggiore coinvolgimento dei cittadini in una politica che trascenda i confini nazionali. In parte, l'ispirazione per questo impegno proverrà da candidati riconoscibili. Ci sono parlamentari europei attualmente in carica che hanno una riconoscibilità post-nazionale: ad esempio, Cohn-Bendit è sicuramente un iconoclasta, ma anche una figura carismatica, nota in diversi Paesi. Credo che gradualmente aumenterà il numero di candidati in grado di ispirare e stimolare questo tipo di impegno politico. La distanza tra elettori ed eletti - una questione che costituisce un problema strutturale della democrazia elettorale - potrebbe essere, in qualche maniera, affrontata con queste misure.
L'onorevole Sandro Gozi ha ragione nel dire che, forse, il numero di venticinque nuovi membri è insufficiente e che dovrebbe crescere; tuttavia, se aumentassimo


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questo numero, dovremmo scremare le delegazioni nazionali, ovvero ridurre il numero di seggi assegnati ai singoli Paesi, poiché il Parlamento europeo non deve crescere nelle sue dimensioni complessive al di là dei 775-776 membri. Diversamente, diventerebbe veramente difficile gestire questa Assemblea, alla cui espansione dobbiamo, quindi, prevedere dei limiti. I venticinque nomi rappresentano, comunque, un primo passo in un percorso di riforma che proseguirà.
Tornando all'aspetto della proporzionalità degressiva, attualmente il Parlamento opera in violazione del Trattato, perché l'attuale distribuzione dei seggi tra i Paesi membri non è totalmente conforme a tale principio. La formula di Cambridge cerca di risolvere - anzi, secondo me, lo risolve - questo problema, in quanto fa crescere le delegazioni nazionali di Francia, Regno Unito e Italia, riducendo le delegazioni dei Paesi di dimensioni medie, come Belgio, Finlandia e via dicendo.
Non sarà una passeggiata far passare in Consiglio questa proposta, che richiede l'approvazione dei ventisette Primi Ministri. Ci sarà, ovviamente, una procedura di conciliazione tra Parlamento e Consiglio, prima di giungere al verdetto finale di quest'ultimo. Tuttavia, lo ripeto, non sarà facilissimo ottenere un unanime consenso, perché alcuni Paesi ci guadagnano e altri più piccoli temono che i venticinque parlamentari europei «supplementari» eletti da una lista transnazionale proverranno tutti, ad esempio, dalla Germania. Ciò non avverrà, però, proprio in virtù dei requisiti normativi che imporremo ai partiti politici europei.
Per tornare all'intervento del presidente Casini, forse, alla fine del percorso, potremo arrivare all'elezione diretta del presidente della Commissione e dei Commissari stessi, ma credo che questo obiettivo potrà essere realizzato attraverso una parlamentarizzazione della Commissione. Partiamo, quindi, da questa lista transnazionale, da cui potrebbe scaturire il prossimo presidente della Commissione, e forse anche il presidente del Consiglio europeo, il successore di Van Rompuy, affinché queste due figure possano godere di una maggiore legittimità rispetto a quanto non avvenga oggi.
Cerchiamo, dunque, di imboccare la strada parlamentare prima di iniziare a pensare a investiture popolari più dirette per la Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Duff, è vero che sono state poste anche questioni che riguardano la politica nazionale, ma per le nostre Commissioni era molto importante conoscere al riguardo il punto di vista di una persona esperta, qual è lei.
Vorrei sottolineare che questa occasione di confronto ha un'importanza fondamentale nel contesto della collaborazione tra il Parlamento europeo e quello italiano, in quanto abbiamo avuto l'opportunità di discutere, una volta tanto, in una fase ancora precoce dell'iter della proposta, di disposizioni che spetterà ai Parlamenti nazionali ratificare, quando sarà stata formalizzata la proposta dal Consiglio.
Mi auguro, onorevoli Casini e Duff, che questa audizione non rimanga un'occasione isolata, ma che avremo modo di proseguire il nostro confronto con il procedere dell'iter della proposta.

ANDREW DUFF, Parlamentare europeo. Vorrei ringraziarvi dell'invito. Sarò lieto di tornare a riferire al Parlamento italiano via via che l'iter della proposta avanza.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,15.

VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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