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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VI
39.
Martedì 8 novembre 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 3

Audizione del Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Raffaele Ferrara, sulle tematiche relative all'attuazione delle previsioni di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Conte Gianfranco, Presidente ... 3 5 8 9 15 16 17
Barbato Francesco (IdV) ... 7
Causi Marco (PD) ... 5
Fanelli Roberto, Direttore della direzione attività normative, legali e contenziose dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ... 19
Ferrara Raffaele, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ... 3 8 9 10 15 16 17 19 20 21
Fluvi Alberto (PD) ... 18 19
Ventucci Cosimo (PdL) ... 6 17 21

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Raffaele Ferrara ... 22
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud): Misto-NPSud.

[Avanti]
COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 8 novembre 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 11.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Raffaele Ferrara, sulle tematiche relative all'attuazione delle previsioni di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Raffaele Ferrara, sulle tematiche relative all'attuazione delle previsioni di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011.
Sono presenti, oltre al dottor Raffaele Ferrara, che ringrazio per la sua disponibilità, il dottor Antonio Tagliaferri, direttore della direzione giochi, il dottor Salvatore Lampone, direttore della direzione audit e sicurezza, il dottor Fabio Carducci, direttore della direzione organizzazione e gestione delle risorse, il dottor Roberto Fanelli, direttore della direzione attività normative, legali e contenziose, e il dottor Michele Giannarelli, capo dell'ufficio stampa.
Direttore Ferrara, come forse saprà, la Commissione ha avviato, nei giorni scorsi, l'esame dello schema di decreto ministeriale concernente l'istituzione dell'Agenzia fiscale dei monopoli di Stato. Poiché sono stati sollevati, nel corso della discussione, alcuni problemi, vorremmo approfittare della sua presenza per conoscere, innanzitutto, la posizione dell'Amministrazione in ordine al disegno organizzativo dell'istituenda Agenzia, come risultante dallo Statuto e dal Regolamento di amministrazione provvisori, nonché le ragioni che hanno portato all'elaborazione del testo sul quale la Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere.

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Signor presidente, ringrazio la Commissione per averci offerto l'occasione di illustrare il punto di vista dell'Amministrazione in merito all'organizzazione della nuova Agenzia fiscale dei monopoli di Stato e alla filosofia che ha ispirato tale innovazione.
Lo schema di decreto ministeriale all'esame della Commissione mira essenzialmente ad assicurare coerenza e omogeneità rispetto agli assetti organizzativi che già contraddistinguono le altre amministrazioni finanziarie. Abbiamo privilegiato, almeno tendenzialmente, un approccio che fosse il più possibile prossimo a quello sotteso alla strutturazione delle agenzie fiscali già operanti (quella delle entrate, in particolare, ma non solo).
La filosofia di fondo prevede una presenza forte in sede centrale, a livello di strutture di vertice (direzioni centrali), ma anche una presenza diffusa sul territorio,


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invocata da più parti in considerazione delle sempre maggiori competenze attribuite all'Amministrazione dei monopoli, soprattutto nell'ultimo triennio, in materia di regolamentazione e di controllo dei giochi, per le implicazioni di questi ultimi sui piani sociale, dell'ordine pubblico e della tutela degli interessi erariali.
La configurazione dell'Agenzia fiscale dei monopoli di Stato non ricalca in modo pedissequo la struttura attuale delle altre Agenzie fiscali. Queste ultime, come sapete, si articolano in direzioni centrali, in cui sono presenti dirigenti di prima fascia, direzioni regionali, a capo delle quali sono collocati altri dirigenti di prima fascia, e direzioni provinciali, gerarchicamente e funzionalmente dipendenti dalle direzioni regionali. Nel nostro caso, invece, essendoci apparsa sovrabbondante la presenza di una direzione in ciascuna regione, abbiamo ritenuto di privilegiare una struttura più snella, cercando comunque di garantire, laddove possibile, la copertura del territorio.
Il modello organizzativo di cui stiamo discorrendo è ancora provvisorio. Siamo consapevoli che si renderanno necessari, nel tempo, adeguamenti successivi, i quali si tradurranno, secondo le diverse esigenze che man mano emergeranno, in ampliamenti, ovvero in ridimensionamenti delle dotazioni.
Abbiamo previsto, pertanto, un organo di coordinamento delle attività sul territorio: in questo momento, uno soltanto, per ragioni legate all'attuale consistenza della dotazione organica, ma l'idea è di avere, a regime, due direzioni interregionali - una per il Centro-nord e una per il Centro-sud, comprese le isole -, che fungano da filtro, coordinamento e indirizzo delle attività delle direzioni provinciali, delle sezioni staccate o delle direzioni interprovinciali.
Non tutte le direzioni provinciali saranno rette da un dirigente. Del resto, già oggi vi sono alcune sezioni staccate che dipendono da uffici regionali. Al centro opereranno le direzioni centrali. Rispetto alle altre agenzie fiscali, la struttura organizzativa dell'istituenda Agenzia dei monopoli di Stato sarà molto più contenuta.
Vorrei ricordare - ripropongo l'argomento non soltanto per memoria, ma anche affinché si possa fare un confronto con le altre realtà - che l'AAMS ha, in questo momento, sei dirigenti di prima fascia e più o meno quaranta dirigenti di seconda fascia, distribuiti tra gli uffici centrali e periferici, mentre il restante personale, inquadrato in tre aree, si aggira intorno alle 2.500-2.600 unità.
Come si può agevolmente rilevare, il rapporto tra personale dirigente e dipendenti inquadrati nelle tre aree è assolutamente sproporzionato. Se abbiamo riguardo alle dotazioni organiche delle altre agenzie fiscali - soltanto per effettuare un confronto, in linea di massima, di certo non per affermare che le altre agenzie debbano costituire un modello di riferimento necessario -, è sotto gli occhi di tutti il sottodimensionamento, sul piano delle risorse, della struttura.
Ciò nonostante, abbiamo cercato di contenere, per quanto possibile, le dimensioni del nuovo soggetto, perché in tal senso sono gli indirizzi politico-istituzionali, che naturalmente condivido (avendo letto i resoconti, conosco anche le considerazioni svolte in merito nel corso della discussione sviluppatasi presso codesta Commissione). Abbiamo previsto, quindi, la presenza sul territorio di circa sessanta uffici provinciali retti da dirigenti, nonché di venti sezioni distaccate aggregate agli uffici regionali. In molti casi, saranno effettuati accorpamenti in ragione delle necessità operative.
Ricordo che l'Amministrazione dei monopoli, in occasione della soppressione delle direzioni territoriali dell'economia e delle finanze, si è vista attribuire - e ci ha fatto senz'altro piacere - il personale già in servizio presso tali sedi periferiche del Ministero. In altre parole, è come se le predette direzioni territoriali fossero state in gran parte convertite, per così dire, in direzioni provinciali dell'Amministrazione dei Monopoli, ovvero in sezioni distaccate aggregate ai nostri uffici regionali. In tale contesto le nuove risorse umane sono


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andate a costituire la nuova dotazione organica, sovrapponendosi alle strutture preesistenti. Non potevamo agire diversamente, perché così prevedeva l'articolo 2, comma 1-ter, del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40.
Ho già avuto modo di precisare le ragioni alla base di tale trasformazione, ma mi piace ripeterle. Francamente, in un momento in cui il mondo dei giochi - esso, in particolare - è chiamato ripetutamente in causa, con motivazioni più che fondate sotto tutti i profili, penso non si possa rinunciare a una presenza anche fisica sul territorio. Invero, un conto è avere una direzione provinciale o una sezione distaccata di un ufficio regionale, un altro è assegnare una porzione di territorio alla competenza di realtà operative spesso lontane: scegliendo questa seconda modalità operativa, si creano problemi non soltanto logistici, ma anche di carattere gestionale ed economico, difficilmente superabili con le scarse risorse disponibili.
A proposito di risorse, mi corre l'obbligo di rimarcare che l'articolo 4, comma 39, del disegno di legge di stabilità 2012, all'esame del Senato, prevede una riduzione, in misura non inferiore a 50 milioni di euro annui, a decorrere dall'esercizio 2012, delle effettive spese di funzionamento dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Ebbene, posso affermare in assoluta serenità che tale riduzione potrebbe rendere addirittura impossibile la gestione di un apparato amministrativo cui sono attribuite funzioni sempre più complesse e delicate. L'importanza del ruolo dell'Amministrazione dei monopoli è testimoniata, del resto, dall'ampia delega ad essa conferita dall'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011, sul quale ci soffermeremo più avanti.
Per svolgere le predette funzioni occorrono risorse sufficienti. Invece, già oggi abbiamo un deficit di personale che va ben oltre le 200 unità e, inoltre, non abbiamo dirigenti. Avevamo pensato di superare tale situazione ricorrendo, nei limiti in cui ciò fosse ovviamente possibile, all'istituto della mobilità. Tuttavia, interpretando le norme che, nel corso degli anni, hanno posto limiti più rigorosi alle assunzioni da parte delle pubbliche amministrazioni, alcuni organi istituzionali hanno precisato come anche la mobilità possa essere configurata come assunzione, e quindi essere soggetta agli anzidetti limiti.
Noi abbiamo l'esigenza oggettiva di gestire una macchina complessa. La trasformazione in agenzia non sarà la soluzione di tutti i problemi, ma l'inizio di un percorso che dovrebbe portare a una maggiore efficienza dell'Amministrazione, per porla nella condizione di svolgere meglio i diversi compiti ad essa attribuiti.
Ispirandoci a questa logica, abbiamo tenuto conto del buon funzionamento delle agenzie fiscali esistenti (ne sono stato testimone diretto all'interno dell'Agenzia delle entrate). Ci sembra che il modello dell'agenzia possa essere utilizzato proficuamente anche per sovrintendere al complesso mondo dei giochi e dei tabacchi.

PRESIDENTE. Se i colleghi sono d'accordo, poiché l'audizione odierna verte sulle facoltà attribuite all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato dall'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011, al dichiarato fine di assicurare maggiori entrate nel settore dei giochi pubblici, proporrei di concludere la discussione relativa alla trasformazione dell'AAMS in agenzia, e di passare, successivamente, all'argomento principale, anche in considerazione del fatto che il decreto dirigenziale di attuazione della predetta disposizione è stato emanato e inviato alla Corte dei conti.
Do quindi la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni con riferimento al tema fin qui trattato dal nostro ospite.

MARCO CAUSI. Signor presidente, vorrei innanzitutto sapere se il direttore - che ringrazio - abbia informazioni in merito alle azioni da intraprendere, insieme ai vertici del Ministero dell'economia e delle finanze, per dare concretezza a quanto dichiarato dall'Esecutivo nella


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lettera inviata ai Presidenti del Consiglio europeo e della Commissione europea.
Com'è noto, il Governo italiano ha ribadito, in tale missiva, l'impegno a definire, entro il 31 dicembre 2011, il programma per la riorganizzazione della spesa previsto dalla legge n. 148 del 2011, in particolare per quanto riguarda l'integrazione operativa delle agenzie fiscali e la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell'amministrazione dello Stato e degli enti della previdenza pubblica, in modo da creare sinergie e ottimizzare l'uso delle risorse.
Il riferimento è all'articolo 01 del decreto-legge n. 138 del 2011, nel testo approvato in via definitiva dalla Camera lo scorso 14 settembre.
Quando la Commissione ha esaminato, qualche giorno fa, lo schema di decreto ministeriale concernente l'istituzione dell'Agenzia fiscale dei monopoli di Stato, è stata posta la questione attinente alla scelta del modello organizzativo. Pur essendo molti di noi legati al modello delle agenzie fiscali - noi, come opposizioni, sosteniamo fortemente la scelta in tal senso compiuta dal centrosinistra fin dal 1999 -, siamo anche costretti a prendere atto, dodici anni dopo, della necessità di razionalizzare la spesa pubblica.
Vorremmo sapere, quindi, se sia stata aperta una riflessione, da parte vostra e del Governo, sul modo in cui è possibile reinterpretare, per così dire, il modello dell'agenzia, anche alla luce dei nuovi obiettivi, peraltro molto stringenti, di integrazione operativa. Ad esempio, le agenzie fiscali previste nel 1999 erano troppe? Dobbiamo ridurne il numero? Si possono accorpare? L'Agenzia dei monopoli di Stato potrebbe integrarsi con altre? Il citato schema di decreto ministeriale, che rafforza la vostra presenza territoriale, non sembra in rotta di collisione con la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell'amministrazione dello Stato?
Capisco che la questione non riguardi soltanto i Monopoli di Stato, ma ci piacerebbe sapere se sia stata avviata una riflessione in merito. A qualcuno di noi sembra che il provvedimento ministeriale concernente l'istituzione dell'Agenzia dei monopoli di Stato, in controtendenza rispetto al dettato dell'articolo 01 del decreto-legge n. 138 del 2011, sia arrivato un po' tardi e si profili, pertanto, come un passo troppo lungo - diciamo così - nell'attuale contesto.

COSIMO VENTUCCI. Anch'io desidero ringraziare il direttore Ferrara per gli sforzi che sta compiendo. Poiché ha fatto bene da direttore generale dell'Agenzia delle entrate, farà altrettanto - non ho dubbi - anche da direttore dell'Agenzia dei monopoli di Stato.
Il settore dei giochi ha assunto una dimensione industriale molto rilevante. Inoltre, in circa dieci anni, con una rapidità eccezionale, è stato compiuto un passaggio che ritengo epocale: si è passati da una situazione caratterizzata dalla presenza di figure quasi delinquenziali - lo affermo in maniera forse rozza, ma senza peli sulla lingua, come si suole dire - a una gestione di eccellenza. Ciò va sicuramente a vanto dell'Amministrazione.
La comprendo, direttore, quando lamenta il deficit di organico, soprattutto con riferimento al personale di livello dirigenziale. È importante che vi siano dirigenti ai quali competano determinate responsabilità: senza buoni dirigenti, neanche un buon capo può portare a compimento l'incarico che lo Stato gli ha affidato e dare ai cittadini le risposte che essi chiedono.
Mi auguro che il Governo e, nel caso specifico, il Ministero dell'economia e delle finanze, realizzino interventi legislativi appropriati - non dimentichiamo che i tagli lineari hanno costretto il nostro Paese a subire un rallentamento, per ottenere risultati di bilancio in linea con i dettami dell'Unione europea -, in modo che l'istituenda Agenzia dei monopoli di Stato possa procedere ad assunzioni di personale qualificato. Occorrerebbe finalmente uno scatto di intelligenza. In particolare, lasciando da parte il pregiudizio secondo il quale siamo tutti uguali, bisognerebbe prendere atto che alcuni ambiti, soprattutto se nuovi e a rilevanza non soltanto


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fiscale, ma anche industriale, devono essere presidiati da personale con preparazione e motivazione adeguate, non da chi, magari scontento di svolgere una determinata attività, chiede di transitare presso un'altra amministrazione per svolgervi attività diverse, ma in maniera ugualmente svogliata.
Come ha accennato anche lei, direttore, nessuna amministrazione cede i propri dipendenti ad altre, anche perché, così facendo, darebbe l'impressione - lo dico per esperienza personale - di avere un'eccedenza di personale. Anche se i dipendenti non le servono, qualsiasi amministrazione non si mostra mai propensa a privarsene. La questione sembra banale; invece, dovrebbe essere in bella evidenza sul tavolo di chi ha la competenza per risolverla.
Per quanto riguarda l'Agenzia dei monopoli di Stato, porgo i miei auguri più sinceri a lei, direttore, e ai suoi collaboratori, sperando che chi deve decidere - sopra di lei - si renda conto di ciò che sta accadendo. In caso contrario, useremo le nostre armi parlamentari - e sono convinto che il presidente Conte e i colleghi la pensino allo stesso modo - per correggere eventuali imperfezioni o carenze. Ho volutamente adoperato la locuzione «armi parlamentari» perché, a questo punto, se c'è qualcuno che non vuole capire, faremo in modo che capisca.
Mi riservo di porre una domanda, nel prosieguo, in relazione all'altro tema oggetto dell'audizione.

FRANCESCO BARBATO. Desidero innanzitutto ringraziare, anche a nome del gruppo parlamentare Italia dei Valori, il direttore generale Ferrara e tutta la delegazione che lo accompagna, per gli interessanti spunti di riflessione offerti alla Commissione in merito all'organizzazione dell'istituenda Agenzia dei monopoli di Stato.
Ciò premesso, bisogna riconoscere al direttore di aver saputo imprimere un cambio di marcia all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Le vertenze giudiziarie nelle quali erano coinvolti i concessionari - argomento che da tempo sto cercando di mettere a fuoco - lasciavano presagire scenari inquietanti e, soprattutto, davano l'impressione che l'attività di controllo, in genere non improntata alla trasparenza, si fosse trasformata troppo spesso in condivisione, per non dire in complicità.
Nel riconoscere all'attuale direzione dei Monopoli il merito di questo cambio di marcia - noi di Italia dei Valori, è noto, siamo costantemente alla ricerca di una pubblica amministrazione perfetta, cristallina ed efficiente -, chiedo al direttore Ferrara quanto tempo occorra per l'attivazione dell'Agenzia, che segnerà il passaggio da un'organizzazione statale elefantiaca (e inefficiente, per dirla tutta) a una struttura completamente diversa, più compatibile con la società moderna, con dinamiche sempre più veloci e imprevedibili, con l'economia attuale e con gli interessi della nostra società. Il settore dei giochi e delle scommesse è diventato la prima industria italiana: non si può fare la guerra con i moschetti a chi è dotato di bombe atomiche! Gradirei avere una risposta precisa, direttore.
Inoltre, mi interessa sapere se la nuova Agenzia possa già andare bene così com'è stata congegnata; infatti, come segnalavo in precedenza, c'è bisogno di risposte pressoché immediate, di una struttura al passo con i tempi.
L'ultima domanda consente di procedere a una sintesi, congiungendo la discussione odierna, nell'attuale contesto di crisi internazionale, al tema generale della situazione economico-finanziaria del Paese.
Siamo, si sa, alla ricerca di soldi. Ebbene, per quanto mi riguarda, ritengo necessario invertire, in un modo o nell'altro, una tendenza iniqua: non è giusto chiedere sacrifici a chi ne ha sempre fatti, a chi ha di meno, permettendo ogni volta che la facciano franca i più potenti, i più furbi, i più prepotenti.
Alcuni giorni fa abbiamo discusso una risoluzione, a mia prima firma, riguardante i giudizi di responsabilità promossi dal Procuratore regionale della Corte dei


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conti nei confronti dei concessionari dei giochi. All'esito della discussione, il 25 ottobre, ho ritirato l'atto di indirizzo, ma mi accingo a presentarne uno che inquadrerà l'argomento della definizione del predetto contenzioso nel più vasto ambito delle iniziative da intraprendere per fronteggiare la crisi economica.
Riconosco di nutrire una sorta di pregiudizio ideologico nei confronti dei concessionari dei giochi: essi rappresentano, per me, un mondo immorale, che si ispira a valori anti-sociali. Ciò premesso, le chiedo, direttore Ferrara, di esprimere un punto di vista tecnico in merito a uno degli impegni che figurerà nella mia nuova risoluzione, anche ai fini di un'eventuale integrazione del testo dell'atto.
In un momento in cui bisogna fare cassa, perché il Paese ha bisogno di risorse da mettere in campo per favorire la crescita e lo sviluppo, si potrebbe consentire la partecipazione a gare o a procedure ad evidenza pubblica nel settore dei giochi a chi, come gli attuali concessionari, abbia un contenzioso pendente, davanti a qualsiasi autorità giudiziaria, per fatti o atti inerenti a tale materia, previo pagamento di una forma di ticket e senza pregiudizio dei procedimenti, che proseguirebbero fino alla loro conclusione secondo le regole ordinarie.
Avendo riguardo ai giudizi di responsabilità pendenti davanti alla Corte dei conti, il ticket sarebbe versato unicamente per accedere alle procedure di gara e, nell'ipotesi in cui sopraggiungesse una sentenza di condanna, potrebbe essere trattenuto a titolo di acconto per il danno da risarcire all'erario.

PRESIDENTE. La sua domanda, onorevole Barbato, esula dall'argomento oggetto della prima serie di domande. Il direttore Ferrara potrà risponderle nella fase successiva.
Se non vi sono altre domande sul punto in discussione, porrei un quesito relativo all'articolo 7 del Regolamento di amministrazione provvisorio, in tema di dotazioni organiche. Nella relazione annessa allo schema di decreto ministeriale è specificato - poi entreremo nel merito dell'organizzazione interna delle direzioni generali - che le unità con qualifica dirigenziale non generale sarebbero 40 più 20, di cui 20 periferiche. È disponibile uno schema del personale alle dipendenze dell'Amministrazione da cui sia possibile ricostruire in maniera dettagliata la situazione attuale?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Ho con me alcuni prospetti che le consegno molto volentieri, signor presidente.

PRESIDENTE. Grazie. Da uno dei documenti si evince che mancherebbero 66 dirigenti di seconda fascia.

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Devo chiarire che l'organico dei dirigenti di seconda fascia è, già oggi, pari a cento unità, mentre i dirigenti in servizio, sommando quelli di prima e di seconda fascia, sono quaranta.

PRESIDENTE. In merito all'organizzazione, l'articolo 7 prevede che le dotazioni organiche complessive del personale dipendente dell'Agenzia sono determinate nel modo seguente: cinque dirigenti con qualifica dirigenziale generale; cento dirigenti con qualifica dirigenziale non generale; 2.786 unità di personale con qualifiche diverse da quella dirigenziale. Confrontando tale disposizione con il prospetto da lei consegnato, direttore, se ne deduce che mancano, al momento, 216 unità di personale non dirigenziale e 66 di personale dirigenziale non generale.
Se ricordo bene, la diffusione sul territorio degli uffici dell'AAMS era, fino a poco tempo fa, più modesta: c'erano alcuni uffici regionali e alcune sezioni distaccate; adesso, invece, si passerà a un'organizzazione molto più articolata. Si potrebbe sapere quali sono le province e le regioni coperte, quali sono gli uffici e com'è distribuito il personale? Anche in questo caso un prospetto ci aiuterebbe a ragionare con maggiore consapevolezza.


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L'articolo 17 del Regolamento di amministrazione provvisorio, avente ad oggetto la mobilità e i trasferimenti d'ufficio, stabilisce, al comma 3, che l'Agenzia può ricoprire posti vacanti in organico mediante il passaggio diretto del personale appartenente a livelli equivalenti in servizio presso le altre agenzie fiscali e il Ministero dell'economia e delle finanze, anche attraverso la stipula di apposite convenzioni. Per colmare il gap relativo alle dotazioni organiche, l'Agenzia avrà bisogno di personale qualificato (peraltro, quello transitato all'AAMS dalle direzioni provinciali dell'economia e delle finanze dovrà essere formato); tuttavia, poiché uno degli impegni contenuti nella lettera inviata dal Presidente del Consiglio all'UE è relativo alla mobilità obbligatoria del personale delle amministrazioni pubbliche, che sarà resa effettiva con meccanismi cogenti/sanzionatori, l'esclusività del rapporto tra l'Agenzia fiscale dei monopoli e il Ministero dell'economia e delle finanze, come prefigurata dalla disposizione citata, non rappresenta una compressione della mobilità?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Il comma 1 dell'articolo 17 del Regolamento provvisorio di amministrazione rinvia a quanto stabilito nell'articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che prevede la mobilità fra pubbliche amministrazioni. Il comma 3, invece, tiene conto delle peculiari esigenze dell'amministrazione finanziaria. Ho provato a fare «campagna acquisti» presso le altre agenzie fiscali, con tutte le difficoltà che ciò ha comportato.
Il primo e il terzo comma dell'articolo 17 del Regolamento provvisorio di amministrazione vanno letti in combinazione.
Hanno chiesto di essere trasferiti presso l'AAMS, di recente, anche dipendenti di enti locali e di altri ministeri. Quando il personale ha le basi per essere riconvertito professionalmente, una preparazione professionale che può essere migliorata mediante la formazione, noi lo prendiamo.

PRESIDENTE. È necessaria la specificazione di cui al comma 3 o è sufficiente il rinvio al decreto legislativo n. 165 del 2001 contenuto nel comma 1?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Teoricamente, la disposizione recata dal comma 3, che ricalca quelle analoghe vigenti per le altre agenzie fiscali, potrebbe essere assorbita dal rinvio di cui al comma 1, poiché non ha una valenza specifica.

PRESIDENTE. Desideravo avere un chiarimento, perché sembrava che si volesse costituire una sorta di riserva, incompatibile con le disposizioni vigenti.

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Occorre considerare, inoltre, che le altre agenzie fiscali sono particolarmente restie a liberarsi del proprio personale.

PRESIDENTE. Con riferimento alle strutture di vertice, dalla sua relazione, direttore, si evince che le necessità organizzative dell'Agenzia potrebbero essere valutate in termini diversi, nel senso di prevedere che le funzioni di filtro, coordinamento e indirizzo delle attività delle direzioni provinciali, delle sezioni staccate o delle direzioni interprovinciali siano esercitate, a regime, non da un'unica direzione centrale uffici periferici, ma da due direzioni interregionali. Questo secondo schema organizzativo mi sembra preferibile, in considerazione del fatto che la creazione di una direzione centrale per gli uffici periferici potrebbe generare problemi di sovrapposizione.
Un'altra questione di dettaglio riguarda le funzioni degli uffici periferici, ai quali competerà, in base all'articolo 4, comma 2, del Regolamento provvisorio di amministrazione, la custodia dei materiali sottoposti a sequestro dall'autorità giudiziaria, con riferimento ai reperti di contrabbando, ai tabacchi nazionali venduti illecitamente ed ai veicoli sequestrati per fatti


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di contrabbando. Ciò mi sembra contrastare, francamente, con la logica di accorpamento che è stata finora seguita. Anche questo aspetto desta, quindi, qualche perplessità.
Ho un timore aggiuntivo: se, in una prima fase, il gap relativo alle dotazioni organiche costringesse a istituire uffici periferici interprovinciali e ad avere, di conseguenza, una copertura non completa del territorio, si porrebbe la questione dei controlli. Da questo punto di vista, in un mondo che cambia velocemente, e in cui un numero sempre maggiore di attività può essere eseguito in via telematica, credo che l'Agenzia, più che di una diffusione capillare di meri punti di contatto sul territorio, difficilmente compatibile con la politica di riduzione della spesa pubblica che è necessario attuare, abbia bisogno di risorse che le consentano di effettuare controlli efficaci.
Per quanto riguarda l'avanzo annuale di gestione nel bilancio dell'Amministrazione, pari a 50 milioni di euro, sarebbe interessante conoscere la destinazione di tale somma.
Infine, c'è la questione aperta con l'Unire: sarà risolta prima dell'istituzione dell'Agenzia?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Procedendo con ordine, l'onorevole Causi ha fatto riferimento all'articolo 01 del decreto-legge n. 138 del 2011 (dovuto all'approvazione, nel corso dell'esame del provvedimento presso il Senato, di un emendamento presentato dal gruppo del Partito Democratico), il quale prevede l'integrazione operativa delle agenzie fiscali, nell'ambito di un processo di razionalizzazione e riorganizzazione della spesa pubblica affidato alla programmazione annuale del Ministero dell'economia e delle finanze.
In realtà, forme di integrazione operativa tra le agenzie fiscali sono già previste da altre disposizioni di legge. Ad esempio, per ridurre il costo economico-sociale dell'attività di controllo, gravante sulle imprese e sui contribuenti, abbiamo costituito un tavolo di lavoro con le altre agenzie per coordinare la nostra azione e per evitare accessi in ordine sparso (un giorno i Monopoli, un altro l'Agenzia delle entrate, poi la Guardia di finanza e via dicendo). La programmazione e il coordinamento degli accessi con le altre componenti dell'amministrazione finanziaria dovrebbe consentire di avere in sede di controllo un unico impatto, a 360 gradi, e di ridurre il disagio per imprese e contribuenti.
Tuttavia, onorevole Causi, vanno rispettate, secondo me, le specificità di ogni amministrazione.
Ricordo quando, nel 2003, le funzioni in materia di amministrazione, riscossione e contenzioso delle entrate tributarie riferite ai giochi, anche di abilità, ai concorsi pronostici, alle scommesse e agli apparecchi da divertimento e intrattenimento, furono trasferite all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.
All'epoca, in qualità di direttore generale dell'Agenzia delle entrate, mi adoperai per dare attuazione all'articolo 4 del decreto-legge n. 138 del 2002, che prevedeva l'unificazione delle competenze in materia di giochi in capo all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, nonché all'articolo 8 del decreto-legge n. 282 del 2002, che disponeva il trasferimento delle predette funzioni a decorrere dal 1o aprile 2003. Poiché il mondo dei giochi sarebbe stato interessato, in prospettiva, da un'evoluzione che richiedeva un'accentuata specificità operativa - ciò appariva evidente già allora -, i complessi adempimenti ad esso relativi non potevano essere cumulati con le innumerevoli altre incombenze dell'Agenzia.
Del resto, ricorderà, onorevole Causi, le iniziative di collaborazione cui demmo vita, anche con l'amico Attilio Befera, quando lei era assessore alle politiche economiche, finanziarie e di bilancio del Comune di Roma. Già in quegli anni, quindi, si dava concreta attuazione a modelli di cooperazione tra enti locali e amministrazioni centrali.
In certe situazioni, non vedo, tuttavia, la possibilità di accorpare oltre una data


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misura. Ad esempio, il settore dei giochi è uno di quelli che, come ricordavano gli onorevoli Barbato e Ventucci, hanno una propria ineludibile specificità.
Non possiamo nasconderci dietro un dito: la futura Agenzia dei monopoli di Stato sarà, in realtà, qualcosa di più di un'agenzia fiscale. Infatti, rispetto all'Agenzia delle entrate, all'Agenzia delle dogane, all'Agenzia del territorio e all'Agenzia del demanio, alle quali sono attribuite competenze di tipo più o meno monotematico, l'attività dell'Agenzia dei monopoli di Stato continuerà ad essere caratterizzata, come quella dell'Amministrazione autonoma, da un'importante componente industriale.
Ho già posto in risalto in altre occasioni - scusate se sono ripetitivo, ma mi piace rimarcarlo - come la nostra amministrazione sia chiamata a svolgere, accanto a quelle amministrative tradizionali, di regolazione del settore, anche funzioni di pianificazione imprenditoriale. Ho anche rilevato come, a fronte della concentrazione, in capo all'Amministrazione, di funzioni riconducibili a ruoli tanto diversi, appaia finanche eccessiva la proliferazione di provvedimenti amministrativi alla quale assistiamo.
In particolare, l'Amministrazione è: autorità amministrativa, e in tale veste emana provvedimenti amministrativi; controparte dei concessionari, nell'ambito di rapporti giuridici, disciplinati da convenzioni, che richiedono la soluzione di problemi di natura contrattuale; autorità fiscale, in quanto svolge tutte le funzioni, in precedenza elencate, concernenti le entrate tributarie riferite ai giochi, ai concorsi pronostici, alle scommesse e agli apparecchi da divertimento e intrattenimento. Si tratta, com'è evidente, di una pluralità di competenze che fa dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, all'interno di un sistema dell'amministrazione finanziaria già piuttosto complesso, una struttura contraddistinta da una specificità molto marcata.
Sono sicuramente favorevole all'attivazione, per quanto possibile, di forme di integrazione. Nel 2003-2004, ad esempio, avevo preso contatti con l'INPS e con l'INAIL per trovare soluzioni logistiche comuni, in modo da eliminare il disagio che deriva ai contribuenti dalla collocazione sparpagliata delle sedi degli uffici pubblici. In questi mesi abbiamo avviato iniziative analoghe, che tuttavia non è facile tradurre in concreto, anche perché è necessario affrontare le complesse questioni riguardanti la gestione del patrimonio pubblico (finalità, destinazione e via discorrendo). Un'integrazione operativa reale può essere attuata ricorrendo a formule organizzative atte ad alleviare i disagi sia per i soggetti che devono «subire» i giusti controlli, sia per coloro che si rivolgono alle diverse amministrazioni per avere consulenza e un'adeguata assistenza.
Come ebbi a rilevare quando ero ancora direttore generale dell'Agenzia delle entrate, in occasione di un convegno svoltosi in Campidoglio - era presente anche il Vice Ministro Visco -, le altre pubbliche amministrazioni hanno un problema di cui quelle finanziarie risentono in misura molto minore: la misurabilità dei risultati dell'azione amministrativa.
Quando pensiamo alle possibili forme di razionalizzazione degli enti e degli apparati pubblici (è di attualità il dibattito sulla soppressione delle province), dobbiamo tenere conto del fatto che le scelte organizzative si ripercuotono sulle persone. Guardando alle trasformazioni che stanno ancora interessando il nostro settore, e l'amministrazione finanziaria in generale, la chiusura degli uffici o il diverso dislocamento degli stessi sul territorio comporta disagi ai dipendenti, i quali, dopo aver prodotto risultati di rilievo nei settori di provenienza, sono costretti, oggi come in passato, ad affrontare i problemi connessi alla trasformazione dell'AAMS in Agenzia.
L'amministrazione finanziaria è tra le poche che consentono una misurazione dell'efficacia della loro azione sulla base dei risultati. Ricordo che, sempre quando ero alla guida dell'Agenzia delle entrate, analizzammo il tasso di produttività del singolo dipendente. Sono pronto a ripetere l'esperienza con il personale dell'Agenzia


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dei monopoli, con la convinzione che i benefici per l'erario risulteranno sicuramente prevalenti, anche in questo caso, rispetto ai costi.
All'interno di un contesto che miri a evitare disagi alla cittadinanza, l'integrazione operativa tra le agenzie fiscali va esaltata, mantenendo tuttavia la distinzione dei ruoli (su alcuni profili in tema di dogane e di accise si può discutere). Non a caso l'articolo 40, comma 5, del decreto-legge n. 159 del 2007, il quale disponeva, al comma 2, il trasferimento a un'agenzia fiscale, a decorrere dal 1o marzo 2008, dei rapporti giuridici, poteri e competenze dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, stabiliva altresì che, con il regolamento di organizzazione di cui all'articolo 1, comma 15, del decreto-legge n. 262 del 2006, mediante il quale si sarebbe dovuto procedere anche al riordino delle agenzie fiscali e dell'AAMS, alcune funzioni di quest'ultima potessero essere assegnate ad altre agenzie fiscali.
Concordo, quindi, sull'opportunità di procedere, se necessario a tappe forzate, sulla strada dell'interscambiabilità delle capacità operative tra le diverse anime dell'amministrazione finanziaria, a vantaggio dei cittadini. Al tempo stesso, tuttavia, sono per il mantenimento delle specificità (e non mi riferisco necessariamente a quelle dell'Amministrazione che dirigo).
Il tema esige una valutazione di carattere politico, alla quale mi rimetto. Devo aggiungere, però, che l'idea di istituire le agenzie fiscali ha funzionato - lo provano i risultati di questi ultimi anni -, soprattutto perché è stato introdotto, in tal modo, un principio di moralizzazione delle pubbliche amministrazioni: il principio della responsabilità, in base al quale, attribuito un compito e assegnate le risorse per svolgerlo, il soggetto incaricato deve, a un certo punto, rendere conto del proprio operato.
È per queste ragioni che ho sempre rivendicato la specificità dell'Amministrazione finanziaria, nel suo complesso, rispetto alle altre amministrazioni pubbliche. Non possiamo essere trattati tutti allo stesso modo: bisogna tagliare soltanto i rami secchi, dopo averli valutati come tali secondo criteri oggettivi. Perciò, quando qualcuno dimostrerà che le valutazioni relative alle agenzie fiscali sono negative, sarò pronto a riconoscere i miei errori e a discutere di un'inversione di rotta. Mi sembra, tuttavia, che i fatti abbiano dimostrato, finora, esattamente il contrario.
Ben venga, pertanto, una maggiore integrazione, ma accompagnata da un'esaltazione delle specificità del nostro personale, sicuramente uno dei migliori con i quali abbia avuto a che fare in quarant'anni di attività professionale, nel privato e nel pubblico. Dirò di più: se dovessi fare un confronto, direi che ho trovato migliori professionalità nel pubblico rispetto al privato.
L'onorevole Barbato ha chiesto di sapere quanto tempo occorrerà per l'attivazione dell'Agenzia dei monopoli di Stato e di cosa avremo bisogno.
Come hanno riconosciuto l'onorevole Barbato e l'onorevole Ventucci - di ciò li ringrazio -, ci siamo spesi molto per l'introduzione di maggiori controlli. So che alcuni concessionari hanno lamentato una scarsa attenzione dell'Amministrazione nei loro confronti, sotto i profili della consultazione e della concertazione. Al riguardo ho già rappresentato al presidente Conte, in separata sede, il mio sconcerto e il mio stupore. Mi pare di aver capito che è oggetto di lamentela lo spostamento dell'asse della nostra attività dalla regolamentazione ai controlli.
Orbene, penso che la fase della regolamentazione, pur essendo stata amplissima, debba proseguire, attraverso un'attività di manutenzione che consenta di migliorare taluni profili di attività, di proporre nuovi prodotti e di innovare il mercato, producendo ulteriori vantaggi non soltanto per la filiera industriale, ma anche e soprattutto per l'erario.
Abbiamo ritenuto che fosse anche il tempo di rivedere le norme in materia di controlli, e Governo e Parlamento hanno dato ampio seguito alle nostre richieste in tal senso. Oggettivamente, erano troppi gli ambiti nei quali non si capiva bene quale fosse la norma applicabile. Per quanto


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riguarda i tributi, vi era troppa asimmetria fra quanto previsto ai fini dell'IRAP, dell'IVA e delle imposte sui redditi e quanto contemplato, invece, per il PREU. Sotto questo profilo, abbiamo cercato, quindi, di riordinare la normativa.
A proposito dell'integrazione operativa, cui faceva giustamente riferimento l'onorevole Causi, ricordo che è attivo, presso l'AAMS, il Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori, una struttura interforze della quale fanno parte, oltre ai nostri, esponenti di vertice della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della Guardia di finanza. Inoltre, sono state istituite - ad esempio per valutare alcuni aspetti relativi alla convenzione per il pubblico servizio di attivazione e conduzione operativa della rete telematica del gioco lecito tramite apparecchi da divertimento e intrattenimento - commissioni affidate ad alti magistrati in pensione o in servizio, ad alti ufficiali in pensione o in servizio e ad alti dirigenti dello Stato.
Riprendendo il discorso concernente la regolamentazione, occorre dare risalto ad alcune norme che rappresentano una grande novità per il settore delle concessioni. In particolare, la legge n. 220 del 2010 (legge di stabilità 2011) ha prescritto, per le nuove procedure di selezione, il possesso di una serie requisiti, la cui verifica richiede competenze specialistiche che, lo ammetto con molta franchezza, l'Amministrazione in questo momento non ha.
La legge prevede - è vero - che l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato possa avvalersi, mediante convenzioni non onerose, di soggetti qualificati individuati nell'ambito delle pubbliche amministrazioni in possesso di adeguate competenze tecnico-professionali; quando, però, ci siamo rivolti ad altri organi che avrebbero dovuto avere competenze specifiche in materia di bilanci, di valutazione dei requisiti patrimoniali, di partecipazioni azionarie, di fusioni di società (tutte attività che esulano, in astratto, dalle competenze tradizionali dell'AAMS), abbiamo incontrato serie difficoltà nell'affrontare tali temi.
Abbiamo bisogno, quindi, di un'implementazione dal punto di vista delle professionalità. Non abbiamo bisogno di assumere migliaia di dipendenti: sono sufficienti 100-150 persone, da selezionare con criteri rigorosi, come accadde quando ero all'Agenzia delle entrate. Ci sono tanti giovani capaci e preparati, dotati di competenze economico-finanziarie e informatiche, i quali potrebbero aiutarci ad affrontare - subito, non tra dieci anni - le nuove frontiere operative tracciate dal legislatore.
Tutto quanto è stato realizzato finora è dovuto all'impegno straordinario delle tante persone di valore che lavorano per l'Amministrazione, ma adesso abbiamo bisogno di un'immissione di linfa nuova. A questo proposito, mi fa veramente specie che si parli dei dipendenti della pubblica amministrazione con il sorriso sulla bocca: poiché si tratta di personale che lavora, bisogna riconoscere i meriti che esso si è guadagnato sul campo.
Abbiamo bisogno di forze fresche, che ci rinvigoriscano e ci rendano capaci di progettare e di attuare nuovi cambiamenti.
A tale proposito, voglio raccontarvi un episodio. Quando ero all'Agenzia delle entrate, mi recai in visita presso l'ufficio locale di Udine. Qui incontrai, in una stanza, un gruppo di dipendenti intenti ad approfondire alcune questioni in materia di ammortamenti anticipati. A un certo punto, chiesi al funzionario più anziano, un uomo che era in servizio da venticinque anni, alcuni chiarimenti in merito a una soluzione interpretativa che aveva suscitato il mio interesse e che meritò anche i miei complimenti, in quanto innovativa. Ebbene, il funzionario mi disse di rivolgermi a un giovane collega in servizio da appena una settimana, perché era lui che aveva elaborato quella soluzione. È proprio questa la grande forza delle nuove leve: possono ridare vitalità e imprimere una nuova spinta anche ad apparati divenuti autoreferenziali.


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Per quanto riguarda i tempi, non abbiamo bisogno di tempi lunghi.
L'Agenzia delle entrate ha riconvertito il personale in un arco temporale di circa due anni e mezzo, dal 2001 al 2003. Si può immaginare cos'abbia significato adibire chi si era sempre occupato dell'imposta di registro, da un giorno all'altro, alla trattazione di pratiche relative all'IVA o alle imposte sui redditi: sono mondi completamente diversi, ma il personale si è adeguato, perché ne aveva le capacità.
Il personale dell'Amministrazione finanziaria possiede, dunque, le potenzialità, ma noi dobbiamo essere capaci di svilupparle, aggiungendo gli ingredienti della formazione, degli incentivi e della spinta propulsiva in termini di motivazione, che spesso e volentieri nelle pubbliche amministrazioni manca (una delle più gravi colpe della dirigenza, me compreso ovviamente, può essere proprio quella di non saper motivare i dipendenti).
I tempi non sono lunghi, anche perché il modello dell'agenzia è, quasi per definizione, flessibile ed elastico e, di conseguenza, può adeguarsi rapidamente ai processi evolutivi, anche tecnologici, in atto in un settore che più di ogni altro costringe a spaziare in ambiti diversi.
Per quanto riguarda la possibilità di configurare l'esistenza di un contenzioso in corso come motivo di esclusione dalle gare, abbiamo già sperimentato, in passato, l'introduzione di una disposizione in tal senso (se non erro, il settore interessato era quello delle scommesse ippiche), la quale, tuttavia, fu ritenuta illegittima dall'autorità giurisdizionale amministrativa (probabilmente, la questione presenta profili di costituzionalità).
Si propone di introdurre, in simili casi, un ticket di ammissione. Si potrebbe anche immaginare una sorta di fideiussione, di garanzia, in attesa che i processi in corso si concludano. Potrebbe essere un'alternativa: se può aiutare a ristabilire una pace sociale, per così dire, tra l'Amministrazione e i concessionari, ben venga qualsiasi iniziativa, che si tratti di ticket, di fideiussione o di altro.
Signor presidente, abbiamo da poco aggiornato la situazione delle sedi periferiche dell'Amministrazione, le quali si sovrappongono, in larga parte, alle soppresse direzioni territoriali dell'economia e delle finanze. Siamo in una fase transitoria. L'idea, come ho affermato in precedenza, è quella di avere, in prospettiva, almeno due strutture interregionali di coordinamento.
Naturalmente, la presenza sul territorio provinciale è finalizzata ad assicurare non una mera rappresentanza, ma lo svolgimento di un'efficace azione di controllo. A proposito di economie di gestione, come si potrebbe garantire un controllo costante, ad esempio, nelle province di Pavia, Varese o Viterbo se gli uffici periferici fossero presenti soltanto a Milano o a Roma? A parte il fatto che, se non ricordo male, vigono norme che impediscono l'uso di mezzi privati, è tutta un'altra cosa, ai fini dei controlli, avere una presenza diffusa sul territorio.
La pianificazione dei controlli si effettua avendo riferimenti precisi sul territorio: è ciò che stiamo facendo e che vorremmo fare. Non siamo, pertanto, di fronte a una proliferazione burocratica di uffici sul territorio: le nostre nuove sedi avranno esattamente, ma riferite a un ambito provinciale o interprovinciale, le competenze in materia di controllo che hanno i nostri uffici centrali.
Venendo alle perplessità da lei espresse, signor presidente, in merito alla funzione di custodia dei materiali sottoposti a sequestro dall'autorità giudiziaria, con riferimento ai reperti di contrabbando, ai tabacchi nazionali venduti illecitamente ed ai veicoli sequestrati per fatti di contrabbando - attribuita ai nostri uffici provinciali dall'articolo 4, comma 2, lettera n), del regolamento provvisorio di amministrazione -, stiamo rivedendo, al fine di snellire il sistema, tutte le circolari e le istruzioni operative in materia.
Il fatto è che ci sono alcune attività di cui non vorremmo occuparci, ma che qualcuno deve pur svolgere. Se ne fossimo sgravati, si farebbe cosa gradita anche a noi, perché potremmo dedicarci di più ai


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controlli relativi ai giochi. In astratto, tali competenze potrebbero essere attribuite ad altri. Per ora, poiché qualcuno le deve curare, dobbiamo occuparcene noi.
Inoltre, non bisogna dimenticare che, quando si è cominciato a discutere della soppressione delle direzioni territoriali dell'economia e delle finanze, una delle preoccupazioni forti di molte organizzazioni sindacali, peraltro da me condivisa, atteneva all'esigenza del mantenimento del personale nella medesima area geografica in cui esso aveva sempre operato. Tenendo conto di ciò, una redistribuzione della presenza sul territorio della futura Agenzia incontrerebbe non pochi problemi.

PRESIDENTE. Passiamo alle iniziative che l'Amministrazione ha intrapreso in attuazione dell'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011.
Può riferirci in proposito, direttore?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Su questo punto vorrei osservare, prima di tutto, che il compito affidatoci è così rilevante che siamo rimasti stupiti anche noi. Peraltro, l'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011 ha stabilito un termine di sessanta giorni dall'entrata in vigore del provvedimento per l'emanazione dei decreti dirigenziali volti ad assicurare maggiori entrate nel settore dei giochi. La delega, se così la possiamo definire, è molto ampia e, forse per la prima volta (non ho ricordo di precedenti analoghi), ha ad oggetto anche la variazione della misura del prelievo erariale unico.
Abbiamo provato ad assumere decisioni il più possibile equilibrate, evitando sia di debordare, sia di comprimere, e tenendo conto, oltre che degli interessi dell'erario, di quelli degli altri attori in campo, dai giocatori alla filiera. Com'e stato rilevato anche in questa sede, il settore dei giochi costituisce attualmente il comparto più importante dell'industria italiana: la raccolta si aggirerà, nel 2011, intorno ai 71 miliardi di euro, pari a non pochi punti di PIL.
Un primo provvedimento, riguardante i settori del Lotto, delle lotterie e dei giochi numerici a totalizzatore nazionale (Superenalotto e Vinci per la vita-Win for life), reca norme di carattere programmatico, la cui concreta applicazione sarà assicurata dalle disposizioni di dettaglio previste da provvedimenti successivi.
In materia di Superenalotto, la novità sarà un'estrazione settimanale autonoma, distinta da quelle nazionali, condivisa con altri Paesi europei. Il concessionario si sta muovendo per avviare i necessari contatti a livello comunitario.
Per quanto riguarda il Lotto e il 10&Lotto, saranno rimodulati l'orario di raccolta e l'importo delle giocate, introdotte nuove sorti, incrementato il payout e indetti concorsi a tema in concomitanza con particolari eventi o festività di rilievo nazionale.
La parte del provvedimento che credo interessi maggiormente riguarda la variazione della misura del prelievo erariale unico e le altre disposizioni utili al fine di assicurare maggiori entrate.
Poiché l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011, dovrà assicurare, a decorrere dal 2012, maggiori entrate in misura non inferiore a 1.500 milioni di euro annui, i provvedimenti attuativi dovranno recare norme strutturali, a regime.
Abbiamo individuato, quindi, le seguenti linee di intervento.
Per quanto attiene alle VLT, o videolottery - caratterizzate da un regime fiscale diverso rispetto agli apparecchi da divertimento e intrattenimento di cui all'articolo 110, comma 6, lettera a), del TULPS -, è prevista l'applicazione del prelievo erariale unico con l'aliquota del 3 per cento e, con decorrenza dal 1o gennaio 2012, del 4 per cento. Abbiamo previsto, invece, che l'applicazione dell'aliquota del 4 per cento sarà anticipata al 2012 e che, a decorrere dal 1o gennaio 2013, l'aliquota salirà al 4,5 per cento. Inoltre, sulla parte delle vincite eccedente i 500 euro sarà applicata, a decorrere dal 1o gennaio 2012, un'addizionale del 6 per cento.


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Ricordo che esiste già un caso di tassazione delle vincite, finito probabilmente nel dimenticatoio: alle somme vinte al Lotto e al 10&Lotto è applicata da sempre una tassazione del 6 per cento, senza limiti di importo.
Quanto alle new slot, che portano circa il 50 per cento del gettito, abbiamo tenuto conto dei primi segnali di leggera controtendenza registrati negli ultimi mesi e del rischio di uno spostamento della raccolta dalle new slot alle VLT (le new slot e le videolottery dovrebbero raccogliere, quest'anno, intorno ai 34-35 miliardi di euro sui 71 complessivi).
Abbiamo cercato di distribuire in modo equilibrato il carico, evitando di penalizzare la filiera produttiva. In particolare, abbiamo cercato di accorciare, per quanto possibile, la distanza esistente tra new slot e videolottery, agendo innanzitutto sulle vincite, attualmente esenti da ogni tassazione. Per evitare brusche variazioni del prelievo, abbiamo portato il payout dal 75 al 74 per cento, a decorrere, però, dal 1o gennaio 2013. Inoltre, la misura del prelievo erariale unico si ridurrà, per tutto il 2012, all'11,8 per cento, in modo che la filiera possa effettuare gli investimenti necessari per l'adeguamento tecnologico degli apparecchi. Attualmente, le new slot scontano un'aliquota media del 12,1-12,2 per cento: la differenza dovrebbe consentire di affrontare l'investimento finanziario che il comparto dovrà sostenere.
La riduzione del payout opererà per il biennio 2013-2014 (tecnicamente, si parte dalla base della raccolta, si toglie il payout, detratto il prelievo erariale unico, e il resto va a remunerare la filiera). A fronte della predetta riduzione del payout dal 75 al 74 per cento, il prelievo erariale unico sarà incrementato, nel medesimo biennio, soltanto dello 0,5 per cento e passerà, quindi, al 12,7 per cento, sempre per consentire alla filiera di sostenere il peso finanziario dell'adeguamento tecnologico degli apparecchi.
Il sollievo finanziario per la filiera, derivante da tali interventi, dovrebbe rimettere in moto il sistema. Le associazioni dei gestori e dei produttori degli apparecchi lamentano, infatti, una situazione di stasi, i cui effetti si stanno avvertendo in maniera sempre più forte (penso che delle loro lagnanze sia a conoscenza anche la Commissione). Ebbene, la soluzione da noi adottata dovrebbe dare nuova linfa al comparto.
Dal 1o gennaio 2015, una volta recuperato l'investimento, il prelievo erariale unico sarà portato al 13 per cento. Ci rendiamo conto, signor presidente, che l'incremento può far storcere la bocca, ma bisogna considerare che avremmo dovuto innalzare l'aliquota del PREU fino al 13,2 per cento: lo 0,2 in meno va a vantaggio della filiera.
Il «pacchetto» di interventi che ho illustrato è completato dalla disposizione che prevede, a decorrere dal 1o gennaio 2012, un diritto pari al 6 per cento sulle vincite eccedenti 500 euro conseguite sui seguenti giochi, anche se a distanza: Vinci per la vita-Win for life, Vinci per la vita-Win for Life Gold, SiVinceTutto SuperEnalotto, lotterie nazionali ad estrazione istantanea, Enalotto e Superstar. Per evitare sperequazioni, bisognava omogeneizzare.
Peraltro, il diritto sulle vincite realizzate all'Enalotto e al Superstar sarà versato all'erario nella misura del 90 per cento, mentre il restante 10 per cento sarà destinato a un fondo utilizzato per integrare il montepremi relativo alle vincite di quarta e quinta categoria dell'Enalotto, cioè le vincite minori.
Secondo le nostre stime prudenziali, l'intero «pacchetto» dovrebbe assicurare, per il momento, intorno ai due terzi delle maggiori entrate previste dall'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011.

PRESIDENTE. Come intendete assicurare il rimanente terzo?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. La norma da ultimo citata prevede che il direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato può proporre al Ministro


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dell'economia e delle finanze di disporre con propri decreti, entro il 31 dicembre 2011, tenuto anche conto dei provvedimenti di variazione delle tariffe dei prezzi di vendita al pubblico dei tabacchi lavorati eventualmente intervenuti, l'aumento dell'aliquota di base dell'imposta di consumo sulle sigarette.
Noi speriamo di realizzare tutte le maggiori entrate sull'altro fronte: potremmo avere alcune felici sorprese dal punto di vista del gettito erariale. Non sono certo entusiasta del fatto che si giochi di più. Ad ogni modo, le previsioni che abbiamo formulato sono prudenziali; speriamo, quindi, che le misure adottate portino al risultato avuto di mira dal legislatore. Se interpretate in maniera corretta, le disposizioni recate dall'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011 potranno dare un nuovo impulso al settore, potranno rigenerare l'ambiente, consentendoci di ricavare anche di più rispetto a quanto prudenzialmente preventivato.
Sull'altra componente, quella dell'imposta di consumo sulle sigarette, non abbiamo ancora ragionato, anche perché il termine per l'adozione dei decreti ministeriali scadrà il 30 giugno del 2012.

PRESIDENTE. Mi permetto di rilevare, direttore, che non sono chiari gli effetti degli incrementi al 4 e al 4,5 per cento del prelievo erariale unico sulle giocate raccolte con le videolottery. A chi saranno applicati?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Oltre agli incrementi cui lei fa riferimento, signor presidente - il 4 per cento dal 1o gennaio 2012 e il 4,5 per cento dal 1o gennaio 2013 -, che riguarderanno il concessionario, ricordo che sarà applicata, a carico dei vincitori, un'addizionale del 6 per cento sulla parte delle vincite eccedente i 500 euro. I sistemi lo consentono.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

COSIMO VENTUCCI. È chiaro, direttore, che ciò di cui ci ha parlato è in fieri. Ci auguriamo che tutto vada bene, e che anche i concessionari non abbiamo a lamentarsi.
Per parte mia, le rinnovo, benché sappia che è pleonastico farlo, l'invito a garantire un colloquio stretto con chi svolge attività industriale nel settore del gioco: senza interlocuzione con gli operatori non si riesce ad avere un'esatta cognizione delle dinamiche interne al comparto, che è necessaria sia per attuare una corretta gestione, sia per garantire i cittadini. Com'è noto, il settore dei giochi involge considerazioni che attengono ai profili non soltanto tributari - segnatamente, gettito e controlli -, ma anche sociologici.
Ciò premesso, rispetto agli altri Paesi, l'Italia è la cenerentola della situazione. Sono rimasto molto colpito nell'apprendere che in Francia ci sono 53 centrali nucleari, che non interessano certo l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, e ben 148 case da gioco (sono di più in Inghilterra e in numero più o meno uguale in Germania). Sconcerta anche constatare - basta leggere l'Allegato 3 al rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010, che la Camera dovrebbe approvare in via definitiva proprio oggi - che i cittadini hanno speso per il gioco, lo scorso anno, circa 61,5 miliardi di euro e che il settore ha assicurato, nel 2010, entrate erariali complessive pari a circa 9,9 miliardi di euro.
La domanda che desidero porle, direttore, riguarda un comparto che conosco da quando è nato e che, di conseguenza, so essere nato male. Mi riferisco al gioco del Bingo. È nato male, perché si pensava di dover realizzare non sale da gioco, ma salotti, tipo casinò: una scelta poco intelligente, dovuta all'inesperienza. Si voleva operare in grande, ma non ci si rendeva conto che i giocatori non indossano più il frac, né vanno nelle sale da gioco a sorseggiare champagne.
Attualmente il Bingo di sala sconta una tassazione del 12 per cento, in quanto


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l'articolo 12, comma 1, lettera p-bis), del decreto-legge n. 39 del 2009 ha disposto in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2010 - il termine è stato successivamente prorogato al 31 dicembre 2011 -, che le somme giocate vengano destinate per almeno il 70 per cento a montepremi, per l'11 per cento a prelievo erariale e per l'1 per cento a compenso dell'affidatario del controllo centralizzato del gioco. Ebbene, se il regime sperimentale non dovesse essere ulteriormente prorogato, si ripristinerebbe l'originaria tassazione del 23,8 per cento, con enormi danni per gli operatori del settore e per i loro dipendenti.
Non credo si possa obiettare che l'aggravio sarebbe compensato dalle videolottery installate nelle sale e dalle altre attività in esse svolte: sarebbe come affermare che tutti i bar sono come quello di Piazza Euclide, presso il quale giocano persone facoltose. Poiché non tutti i bar, direttore, sono ubicati ai Parioli, l'obiezione non reggerebbe.
Peraltro, la tassazione del Bingo a distanza è più favorevole di quella cui è assoggettato il Bingo di sala, o fisico. Precisato che non sono un esperto della materia, stamani sono stato avvicinato dal presidente di una delle associazioni dei concessionari, il quale mi ha rappresentato come la spesa gestionale del Bingo on-line sia di gran lunga inferiore rispetto a quella del Bingo di sala (ciò consente l'indizione di concorsi a premio che prevedono l'assegnazione ai vincitori di crociere, auto e altri prodotti). La gestione di una sala Bingo comporta l'assunzione di personale, che è estremamente importante tutelare.
Considerato che le è stata attribuita un'ampia delega, direttore, ritiene che debba essere ripristinata la tassazione originaria del 23,8 per cento, ovvero che si possa stabilizzare quella del 12 per cento, già applicata in via sperimentale dal 2009? Stando a quanto mi è stato riferito, un ritorno al passato avrebbe effetti disastrosi per il settore.

ALBERTO FLUVI. Ringrazio il direttore Ferrara per la cortesia e per la competenza con le quali ogni volta partecipa alle nostre audizioni, ma non vorrei soffermarmi sul provvedimento direttoriale di attuazione dell'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011, disposizione che abbiamo contestato in radice, in quanto affida al direttore generale dell'AAMS - e penso che egli stesso non ne sia entusiasta - una nuova responsabilità.
Poiché non credo che il Parlamento sia chiamato a esprimersi su un provvedimento del direttore dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, non vorrei, come ho detto, commentarlo. Vedremo come si evolverà la situazione. Certo, se l'obiettivo era quello di fare cassa, di reperire 1,5 miliardi di euro di maggiori entrate nel settore dei giochi, non si poteva fare altro che agire sulla misura del PREU e sulla tassazione delle vincite.
Ciò premesso, è mia opinione che dovremmo svolgere una riflessione di fondo, perché il settore dei giochi merita una maggiore considerazione: anche in un momento di difficoltà come quello che il nostro Paese sta attraversando, non possiamo limitarci a utilizzarlo come una cassa dalla quale prelevare le risorse finanziarie di cui abbiamo bisogno.
A margine dell'audizione, desidero porre una domanda che prende spunto dalla notizia, pubblicata da alcuni giornali in queste ultime settimane, di relativa a due new entry nel settore dei giochi: Glaming srl e Poste Mobile Spa, di Poste Italiane Spa.
A proposito di quest'ultima, non le sembra configurabile, direttore, una sorta di conflitto di interessi, dal momento che Poste italiane è interamente di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze? Probabilmente, sotto il profilo formale, la procedura di gara si è svolta correttamente. Tuttavia, l'aggiudicataria di cui stiamo discorrendo non soltanto fa capo a una società di cui è proprietario il Ministero dell'economia e delle finanze, ma può contare su una rete territoriale capillare, quella della società capogruppo, di cui gli altri competitor non dispongono. Una perplessità analoga abbiamo espresso,


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in altre occasioni, in merito ai servizi bancari e finanziari esercitabili da Bancoposta in concorrenza con le banche.
Per quanto riguarda Glaming srl, di chi è la proprietà della società? Mi risulta che il 70 per cento delle quote appartenga a Mondadori e il 30 per cento a Fun Gaming srl, le cui quote sembrano essere state attribuite in gestione, per il 51 per cento, a una fiduciaria riconducibile al dottor Bassetti e, per il restante 49 per cento, a un'altra fiduciaria. Le domando, quindi, direttore, se non vi sia un problema di trasparenza.
Poiché potrebbe rispondermi che, per quanto attiene al gioco on-line, è consentito anche non conoscere gli assetti proprietari delle società aggiudicatarie, le pongo, direttore, una domanda che non riguarda questo aspetto. Secondo lei, il Presidente del Consiglio e il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, che sono di fatto proprietari, rispettivamente, del 70 e del 30 per cento della Glaming srl, non sarebbero tenuti, come il Ministero dell'economia e delle finanze, a fare un'operazione di trasparenza e a mettere le carte in tavola?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Riguardo alla tassazione del Bingo, la riduzione cui lei ha fatto riferimento, onorevole Ventucci, fu proposta dall'Amministrazione proprio in seguito alla consultazione con gli operatori, i quali avevano manifestato alcune esigenze indiscutibili. Il Bingo tradizionale presenta oggettivamente, a differenza di altri settori, un'incidenza significativa di costi operativi e di costi fissi, in particolare per il personale.
Ritenemmo allora, e continuiamo a ritenere oggi, quindi, che esistano ragioni per le quali il regime sperimentale possa essere oggetto, se non altro, di un'ulteriore proroga. In tale contesto, nei limiti in cui sarà possibile farlo, proporremo che sia ridotta, ovvero eliminata, la differenza di trattamento tra il gioco fisico e quello on-line, applicando un'aliquota uniforme del 10 per cento.
L'onorevole Fluvi mi ha posto domande alle quali, come direttore generale dell'Amministrazione dei monopoli, non so e non posso rispondere. Esse implicano valutazioni di opportunità che esulano dalle competenze di natura amministrativa di un direttore che si deve occupare, fondamentalmente, di due cose: che la legge preveda alcune disposizioni, e che queste siano rispettate.
Di più non posso dire. Poste Mobile e Glaming hanno partecipato a una gara, perché le norme di legge non ne impedivano la partecipazione. Altra questione è la valutazione di opportunità, ma su questa, ripeto, non posso intervenire, perché deborderei dalle mie competenze.

ALBERTO FLUVI. È vero che la valutazione di opportunità non compete a lei, direttore; tuttavia, la società Glaming, che ha rapporti con l'A.C. Milan, può essere concessionaria del gioco on-line? Non esiste una norma che vieti rapporti con società che potrebbero influenzare le scommesse?
È vero che il gruppo Mondadori non partecipa direttamente al capitale del Milan, ma lei sa benissimo, come me, che Fininvest possiede il 50 per cento di Mondadori e il 100 per cento dell'A.C. Milan.

ROBERTO FANELLI, Direttore della direzione attività normative, legali e contenziose dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Abbiamo verificato, anche se non si trattava di un'ipotesi di esclusione, e non ci risulta che ci sia un controllo sull'A.C. Milan e su Mondadori.

PRESIDENTE. Credo che, se ci ponessimo su questa china, dovremmo chiederci anche chi partecipa a Mediobanca. Sarebbe molto interessante approfondire la questione delle partecipazioni incrociate...

ALBERTO FLUVI. Magari! Che non ci sia un rapporto diretto tra la Mondadori e l'A.C. Milan sembra una questione diversa.

PRESIDENTE. Direttore, lei conosce le mie perplessità in merito alla riduzione


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del payout: vedremo nel tempo se saranno confermate o meno dai fatti.
Le pongo una sola domanda: ritiene che le società concessionarie attueranno il suo provvedimento o lo impugneranno, lamentando il sostanziale trasferimento della potestà impositiva a un'autorità amministrativa?

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Signor presidente, mi sia consentito dire che questa domanda dovrei porla io a lei.
Il punto problematico, sul quale si può discutere, non riguarda il merito delle disposizioni, ma l'origine del potere. Per la verità, spero che il Parlamento, cioè l'organo legislativo, si riappropri di una competenza che deve essere esclusivamente sua. All'inizio del mio mandato, parlando anche con l'onorevole Fluvi, auspicai che nel successivo triennio - per la verità, speravo che il periodo fosse più breve, ma le mie aspettative sono state deluse - la gestione del mondo dei giochi potesse essere affidata sempre di più alle norme primarie e sempre di meno a quelle secondarie. I miei collaboratori, soprattutto Tagliaferri, che mi è stato vicino fin dall'inizio, hanno combattuto numerose battaglie, se così posso esprimermi, proprio su questo fronte.
Credo che l'amministrazione debba avere il compito di applicare le norme, non di emanarle. Spero, pertanto, che la materia ritorni ad essere oggetto della funzione primaria dell'organo legislativo: non può che essere così, ed io sono pronto ad applicare le norme, belle o brutte che siano.
Onorevole Fluvi, su proposta dell'Amministrazione - siamo stati criticati anche per questo -, l'articolo 24 del decreto-legge n. 98 del 2011 ha innovato la disciplina previgente, stabilendo, tra l'altro, al comma 26, che i soggetti, costituiti in forma di società di capitali o di società estere assimilabili alle società di capitali, che partecipano a gare o a procedure ad evidenza pubblica nel settore dei giochi pubblici, anche on-line, sono tenuti a dichiarare il nominativo e gli estremi identificativi di coloro che detengono, direttamente o indirettamente, una partecipazione al capitale o al patrimonio superiore al 2 per cento. La dichiarazione deve comprendere tutte le persone giuridiche o fisiche della catena societaria che detengano, anche indirettamente, una partecipazione superiore a tale soglia e, in caso di dichiarazione mendace, è disposta l'esclusione dalla gara in qualsiasi momento della procedura, ovvero la revoca della concessione.
La procedura di selezione avente ad oggetto l'affidamento di duecento concessioni per l'esercizio a distanza di uno o più dei giochi pubblici, ai sensi dell'articolo 24, commi da 11 a 26, della legge n. 88 del 2009, cui lei ha fatto riferimento, onorevole Fluvi, è precedente al suddetto intervento legislativo.
Noi facciamo tesoro di tutte le critiche, ma rivendichiamo il merito di avere proposto le modifiche di cui ho detto.
Ricordo, peraltro, come il citato articolo 24 disponga, al comma 25, che non può partecipare a gare o a procedure ad evidenza pubblica, né ottenere il rilascio o il rinnovo di concessioni in materia di giochi pubblici, il soggetto il cui titolare o rappresentante legale o negoziale, ovvero il direttore generale o il soggetto responsabile di sede secondaria o di stabili organizzazioni in Italia di soggetti non residenti, risulti anche soltanto indagato per uno dei delitti previsti dagli articoli 416, 416-bis, 648, 648-bis e 648-ter del codice penale, ovvero, se commesso all'estero, per un delitto di criminalità organizzata o di riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.
Nel corso dell'audizione del 27 luglio scorso il presidente Conte ha espresso le proprie perplessità al riguardo, ritenendo esagerata l'esclusione dalla partecipazione alle gare delle imprese i cui titolari, rappresentanti, direttori generali, responsabili di sedi secondarie ovvero di stabili organizzazioni in Italia siano semplicemente sottoposti a indagini preliminari.
L'Amministrazione deve applicare la norma, bella o brutta che sia. Come cittadino


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posso avere la mia opinione, ma come direttore generale dell'AAMS non posso pormi domande: devo soltanto sapere ciò che la norma consente o non consente, appartenendo ogni ulteriore valutazione ad altri contesti.

COSIMO VENTUCCI. La mia posizione è nettamente contraria a quella espressa dal collega e amico Fluvi. Sono infatti convinto, direttore, a maggior ragione dopo avere ascoltato le considerazioni da lei svolte in merito al nuovo modello organizzativo, che la gestione della cosa pubblica sia affidata a soggetti capaci di assumersi le proprie responsabilità.
Pur apparendo astrattamente giustificata, dal punto di vista della teoria generale delle fonti del diritto, una visione che esalta la funzione di applicazione, da parte dell'amministrazione, delle norme approvate dal Parlamento, occorre prendere atto che la realtà nella quale viviamo, profondamente mutata rispetto al secolo scorso, esige che ciascuno si assuma le proprie responsabilità.
Non c'è norma approvata dal Parlamento, e sfido chiunque a contraddirmi, che non sia stata oggetto di valutazione preventiva da parte dell'amministrazione interessata: se questa è contraria all'intervento legislativo, la norma non è approvata. Quanta fatica facciamo, anche noi parlamentari, quando veniamo a conoscenza, stando tra la gente, di problemi cui si può dare soluzione soltanto con la collaborazione fattiva di più amministrazioni!
Lei si assuma le sue responsabilità, direttore, perché è all'altezza: continui a farlo non soltanto per un triennio, ma anche dopo.

RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Mi consente una battuta, onorevole Ventucci? Evidentemente, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato non è sufficientemente forte, perché troppe norme sono passate nonostante il nostro parere negativo.

PRESIDENTE. Battuta per battuta, direttore, spero che le Poste non approfittino delle code davanti ai propri sportelli per dirottare i clienti sui giochi.
Ringrazio i nostri ospiti, anche per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,35.

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