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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione IV
5.
Mercoledì 20 ottobre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Cirielli Edmondo, Presidente ... 3

Audizione del segretario generale della difesa, Biagio Abrate, sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modifiche al Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Cirielli Edmondo, Presidente ... 3 9 10 11
Abrate Biagio, Segretario generale della Difesa ... 3 10
Cicu Salvatore (PdL) ... 9
Gidoni Franco (LNP) ... 10
Recchia Pier Fausto (PD) ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano: Misto-Noi Sud LA-PLI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.

COMMISSIONE IV
DIFESA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 20 ottobre 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE EDMONDO CIRIELLI

La seduta comincia alle 8,50.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione del segretario generale della difesa, Biagio Abrate, sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modifiche al Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del segretario generale della Difesa, generale di corpo d'armata Biagio Abrate, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modifiche al Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare.
Do la parola al generale di corpo d'armata Biagio Abrate, che ringrazio per la sua presenza.

BIAGIO ABRATE, Segretario generale della Difesa. Onorevole presidente Cirielli, onorevoli deputati, sono molto orgoglioso di essere stato convocato in questa sede così prestigiosa per riferire in merito a modifiche che ritengo - lo spiegherò meglio dopo - importanti per il funzionamento della Difesa, in particolare per il settore del procurement.
Nell'affrontare l'argomento della ristrutturazione dell'area tecnico-amministrativa, vorrei ricordare come, al di là di quanto fatto nel passato e di quanto indicato da precedenti Governi, essa discenda in primis dalla necessità - comune, peraltro, a tutti i paesi della NATO - di ridurre la spesa pubblica, e quindi anche i costi della Difesa.
Tuttavia, in una sede così prestigiosa come questa, voglio sottolineare come la prima vera ristrutturazione dell'area tecnico-amministrativa sia stata attuata negli anni 1996-1998 con il Ministro Andreatta. All'epoca io ero un colonnello, capo del primo ufficio del Gabinetto del ministro, ed ero chiamato in prima persona a collaborare direttamente alla definizione di quelle norme che sono, appunto, la legge 18 febbraio 1997, n. 25 sui vertici delle Forze armate, e il decreto legislativo 16 luglio 1997, n. 264, che consentirono di ridurre da 19 a 11 le direzioni generali. In particolare, esse diedero vita a direzioni generali - questo è importante - che erano tutte, eccetto quelle del procurement, a connotazione interforze. Se vogliamo, quindi, si tratta di un'opera incompiuta, all'epoca ritenuta molto complessa; è vero, però, e questo va osservato, che con la citata legge n. 25 erano già state poste solide fondamenta affinché l'opera di razionalizzazione in senso interforze potesse realizzarsi compiutamente.
Più specificamente, in ragione proprio della stretta connessione tra le caratteristiche tecniche dei mezzi e dei sistemi d'arma da approvvigionare e dei requisiti


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operativi definiti dal vertice dell'area tecnico-operativa, ossia dal Capo di stato maggiore della Difesa, in base ad esigenze poste dalle Forze armate, la legge sui vertici delle Forze armate stabiliva che - questo è particolare - il procurement facesse capo direttamente al vertice dell'area tecnico-amministrativa, cioè al Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti, chiamandolo in causa quale responsabile delle attività di ricerca, sviluppo, produzione e approvvigionamento dei sistemi d'arma. È una peculiarità non prevista per le altre direzioni generali e per le altre funzioni o materie, ma sicuramente motivata e densa di potenziali prospettive proprio in ragione di quello stretto nesso tra requisiti tecnici e operativi.
Debbo, inoltre, ricordare come questa riorganizzazione del procurement sia stata indicata dal Ministro La Russa come una delle maggiori priorità e sia uno dei principali obiettivi rilevabili dai lavori della Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza. Nello specifico, la sottocommissione guidata dal sottosegretario alla Difesa, onorevole Cossiga, ha proceduto sin dall'inizio dell'insediamento a una capillare attività di verifica sul campo presso ognuna delle direzioni generali del procurement proprio per individuarne i possibili necessari margini di efficientamento e razionalizzazione. Questa priorità della riorganizzazione del procurement è stata richiamata ancora dal Ministro La Russa nell'ambito dello stesso Consiglio supremo di difesa anche nelle più recenti sedute del 10 marzo e 7 luglio 2010.
Dopo l'avvio della legislatura attuale, come è noto, è sopravvenuta la grave crisi economica, che ha investito tutto il mondo occidentale. Di conseguenza, è nata la necessità di ottemperare a precisi obblighi di legge, che hanno imposto una forte riduzione delle dotazioni organiche e della correlata spesa per il personale. In particolare, sintetizzando: l'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, la finanziaria per il 2007, ai commi dal 404 al 416 e al comma 897, ha previsto la riduzione del 10 per cento e del 5 per cento degli uffici delle relative posizioni dirigenziali di livello generale e non generale, il riassetto in riduzione dell'organizzazione periferica, la riorganizzazione delle strutture con funzioni ispettive e di controllo, la riorganizzazione e ridistribuzione del personale adibito all'espletamento delle funzioni di supporto nonché l'accorpamento, con connessa riduzione degli uffici e delle relative posizioni dirigenziali, generali e non, delle preesistenti direzioni generali di commissariato ai servizi generali.
L'articolo 74, comma 1, del famoso decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni nella legge 6 agosto 2008, n. 133, ha poi previsto una riduzione del 20 per cento delle posizioni dirigenziali generali, del 15 per cento degli uffici dirigenziali di livello non generale e una riduzione non inferiore al 10 per cento della spesa complessiva per il personale civile non dirigenziale, con l'esclusione, naturalmente, del personale delle Forze armate, misura prevista dal comma 6-bis.
L'articolo 2 del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito nella legge 26 febbraio 2010, n. 25, ha previsto ancora una ulteriore riduzione del 10 per cento degli uffici dirigenziali di livello non generale e delle relative dotazioni organiche e un'ulteriore riduzione del 10 per cento della spesa per il personale civile non dirigenziale, con esclusione del personale delle Forze armate.
A questi obblighi generali si è, tuttavia, associata una precisa volontà politica del signor Ministro, sin dall'inizio della legislatura, di rendere più efficace ed efficiente tutta la Difesa e, segnatamente, il processo di acquisizione dei mezzi della Difesa, cioè il procurement, che presentava e presenta allo stato alcune evidenti criticità e lacune dovute principalmente a una frammentazione di responsabilità e di linee d'azione.
Quella oggi in argomento è dunque una riforma che si pone quasi come una scelta obbligata: sarebbe stato, infatti, impensabile cercare di applicare le riduzioni di


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legge imposte dalle norme appena citate all'organizzazione esistente con una sistematica a pioggia senza significative modifiche strutturali. La riforma ha, invece, seguito un preciso indirizzo politico improntato a criteri di unificazione e semplificazioni tempestive, di cui dirò più avanti.
In concreto, le scadenze temporali che sono state imposte dalle norme citate hanno indirizzato la nostra attenzione verso quelle aree in cui le modifiche apparivano più urgenti e indispensabili. L'area del procurement, anche a seguito di un'accurata attività di verifica condotta, come ho accennato, personalmente dall'onorevole Cossiga, è immediatamente apparsa una di queste. In particolare, la frammentazione dell'attività del procurement su più direzioni generali è una delle realtà che è apparsa, sin dall'inizio, più in contraddizione sia con lo spirito delle norme esistenti, in particolare la legge sui vertici, sia con le reali necessità della Difesa, una guida gestionale unica e interforze.
Non posso qui non mettere in evidenza, ad esempio, come la complicazione e l'evoluzione delle norme sui contratti pubblici abbia portato in quest'ultimo periodo a continui rilievi della Ragioneria dello Stato sull'operato talvolta difforme delle direzioni generali, sulla documentazione prodotta, sulle risposte ai rilievi. Non si pensi che a questi fenomeni si possa ovviare facilmente: la specializzazione della materia è tale che l'assenza di unitarietà di indirizzo, di guida e di precisa individuazione di responsabilità può portare solo a defatiganti fasi dialettiche tra esperti che si ritengono dello stesso livello.
Sappiamo anche che l'autonomia di fatto dei direttori generali scaturisce da una interpretazione del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 all'articolo 3, che ha definito l'organizzazione dei ministeri dando alle direzioni generali caratteristiche di strutture di primo livello. Ciò, però, non realizza le attribuzioni previste dalla legge sui vertici, specificamente per il Segretario generale della Difesa che, nella veste di Direttore nazionale degli armamenti è, come già detto, direttamente responsabile, tra l'altro, dell'attività di approvvigionamento dei sistemi d'arma, come previsto dall'articolo 5, comma 2. Ricordo, inoltre, che l'articolo 5 è stato riprodotto all'articolo 41, comma 1, del Codice dell'ordinamento militare, entrato in vigore il 9 ottobre scorso.
Si tratta, al riguardo, di riconoscere come il provvedimento oggi in discussione abbia ben colto, come d'altronde il citato Codice appena adottato, l'obiettivo di realizzare senza ambiguità lo spirito della predetta legge sui vertici, dando a un unico soggetto qualificato tutta la responsabilità nel campo del procurement, semplificandone la struttura stessa, accorpando ogni funzione comune e prevedendo un'unica e più funzionale organizzazione di primo livello. Peraltro, legislativamente era già prevista quale Direzione nazionale degli armamenti, che è il titolo stesso del Segretariato generale.
Questo obiettivo si può ottenere concretamente solo con l'inserimento delle singole direzioni quali articolazioni «in line» del Segretariato generale, che può così esprimere la propria funzione di Direzione nazionale degli armamenti come organo unico di acquisizione dei beni della Difesa sui capitoli di investimento e, come è noto - solo su richiesta degli stati maggiori, come prescrive la legge - su quelli di esercizio.
Questo è un cambiamento sostanziale, ma assolutamente necessario. A fronte di tale pressante esigenza, il Segretariato generale della Difesa aveva già dato una prima risposta, ottemperando a quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 3 agosto 2009, n. 145, attuativo della legge finanziaria del 2007, e del decreto-legge n. 112 del 2008. In questo contesto la soppressione della Direzione generale delle telecomunicazioni e delle tecnologie avanzate, cosiddetta Teledife, e la sua riconfigurazione all'interno del Segretariato generale è stata la prima chiara manifestazione degli indirizzi dell'autorità politica, che all'epoca aveva già avuto modo di valutare il funzionamento delle singole direzioni generali tecniche. Ricordo


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che si è trattato di una ricognizione condotta personalmente dal sottosegretario Cossiga.
L'operazione di soppressione può essere considerata il primo passo della trasformazione, quasi un «case study» per l'inserimento nella struttura del Segretariato delle attività connesse con il procurement. A distanza di oltre sei mesi dall'inizio dell'esperimento, posso affermare che i risultati appaiono in linea con le aspettative. Vorrei citare soltanto la recente risoluzione delle complesse e delicate problematiche interministeriali e intergovernative legate alla gestione del contratto SICRAL 2, un sistema satellitare di telecomunicazione, dove attività meramente tecnico-contrattuali dovevano essere risolte assieme a complesse problematiche interministeriali e a delicati rapporti internazionali per gli accordi con la Francia su questo programma.
L'unitarietà d'azione e il taglio di ogni passaggio burocratico interno introdotti da questa nuova organizzazione in via ancora sperimentale hanno consentito di risolvere ogni circostanza avversa e hanno dimostrato la bontà della soluzione, la quale, mantenendo la medesima piena capacità tecnico-contrattuale - questo va detto - ha rafforzato l'efficacia dell'azione. Infatti, in uno scenario caratterizzato da sempre maggiori interazioni e interconnessioni tra attori istituzionali nazionali ed esteri, solo lo sforzo unitario del Segretariato generale in stretto accordo con gli stati maggiori e sostenuto dall'autorità politica può garantire, in tempi ridotti, il raggiungimento di questi obiettivi.
Voglio, inoltre, cogliere l'occasione per ricordare come procurement e sostegno all'industria, compiti individuati ancora dalla legge come assegnati al segretario generale e direttore nazionale degli armamenti - peraltro, l'articolo 8 è stato riprodotto nell'articolo 43 del Codice dell'ordinamento militare - specie in attività di export, appaiano due responsabilità distinte del Segretariato. In realtà, se appropriatamente e unitariamente gestite, come peraltro già previsto dall'articolo 7 dello stesso decreto del Presidente della Repubblica 25 ottobre 1999, n. 556, attuativo dell'articolo 10 della legge sui vertici, inserito anche esso nel Codice dell'ordinamento militare, potrebbe portare a forti risparmi e a grandi vantaggi sia per la Difesa sia per il paese. È chiaro che solo un unico organismo esperto di procurement, cioè che abbia in sé sia le conoscenze tecniche specialistiche sui mezzi di difesa, sia la capacità di intendersi con analoghi organismi internazionali e di altri paesi, sia la capacità di guidare l'industria verso comportamenti credibili, può operare in questo senso. Ecco perché si è ritenuto che fosse il momento di estendere l'esperienza di Teledife alle altre direzioni generali, con una graduale e ponderata transizione.
Vi sono già numerosi esempi di queste attività internazionali del Segretariato, ma vorrei citare il Brasile come molto significativo. A fronte del successo nel raggiungere accordi intergovernativi per il rinnovo della flotta di quel paese, superando sul filo di lana altre nazioni, quali la Francia, ci siamo trovati a sorpresa ad affrontare lamentele sui costi inaspettatamente elevati dell'offerta industriale. È stato indispensabile un intervento del Segretariato per salvaguardare la credibilità italiana e cercare di portare al successo l'operazione.
Lo abbiamo fatto convocando una riunione ad hoc presso Segredifesa alla presenza anche del sottosegretario di Stato, onorevole Crosetto, a cui hanno preso parte Navarm, cioè la Direzione per gli armamenti navali, e le industrie interessate. Siamo riusciti ad arrivare a un accordo, anche se siamo ancora lontani, naturalmente, da un traguardo complessivo, cioè dal rendere sistematica e snella questa procedura di lavoro sotto il coordinamento stretto del Segretariato. Vanno immaginati, tuttavia, i vantaggi strategici anche per la difesa italiana di un contratto che permetta a Fincantieri e Finmeccanica, per esempio, di trovare fuori dai confini nazionali risposta alle proprie esigenze produttive e di sviluppo tecnologico non sostenibili attualmente in campo nazionale.


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Partecipare attivamente a queste operazioni ha veramente un'importanza strategica ed è anche uno dei miei compiti, ma naturalmente posso procedere solo con un'efficiente e unitaria organizzazione. A questo fine voglio rassicurare che sarà effettuata anche una profonda modifica delle strutture di staff del Segretariato, cioè delle mie strutture, degli attuali reparti. In particolare, il III Reparto, «Politica industriale», dovrà essere in grado di realizzare una più stretta monitorizzazione delle attività delle industrie della difesa anche per fornire le adeguate indicazioni sulle priorità ed elementi di pianificazione in linea con gli interessi della Difesa così come è previsto dalla legge sui vertici, mai in realtà concretamente attuata.
Qualcuno ha poi rilevato che in questa modifica nulla è stato fatto per le altre direzioni generali, che permarranno tali. Va, però, anche detto che in concreto tutte le altre direzioni generali sono già a connotazione interforze e, d'altra parte, la riorganizzazione del settore del procurement era stata indicata dal Ministro stesso, come ho detto, quale una delle massime priorità. Sulla base di tali indicazioni, e con riferimento all'area tecnico-amministrativa, il segretario generale della Difesa pro tempore - non ero ancora io - e il Capo di stato maggiore della Difesa avevano già concordato sulla necessità di agire sulle direzioni generali tecniche al fine di eliminare le ridondanze e assicurare unicità di indirizzo e guida all'attività del procurement.
Ribadisco anche che questa opzione, esplicitata dal Ministro La Russa nel corso dell'intervento presso le Commissioni riunite Difesa della Camera e del Senato il 20 gennaio 2010, consentirà finalmente di conferire pienezza di contenuti al disposto dell'articolo 5 della citata legge n. 25 sui vertici, secondo cui il Direttore nazionale degli armamenti è responsabile dell'attività di ricerca, sviluppo, produzione e approvvigionamento dei sistemi d'arma.
Snellire, quindi, le procedure e aumentare la capacità di direzione e controllo sono le pietre miliari del processo di riordino in corso e, come detto, la positiva transizione dell'ex direzione generale di Teledife all'interno del Segretariato generale mi ha convinto della piena fattibilità dell'estensione di questo modello alle altre direzioni generali tecniche, quindi Terrarm, Navarm e Armaereo.
Nondimeno, prendendo atto delle preoccupazioni degli addetti ai lavori dell'area tecnico-operativa, porrò particolare cura alla fase di transizione: i tecnici esperti dei materiali peculiari continueranno a occuparsene, dando la giusta sostanza specialistica ai contratti, mentre l'accorpamento punterà ad alleggerire le direzioni di alcuni compiti e riguarderà soprattutto le attività formali tecnico-amministrative, la metodologia contrattuale, la presentazione degli atti agli organi di controllo.
Su preciso indirizzo politico sarà effettuato un particolare sforzo per elaborare una metodologia unitaria della stipula dei contratti a trattativa diretta, che presentano al momento alcune criticità nelle operazioni di verifica della congruità dei costi.
Un secondo accorgimento sarà quello di garantire il giusto essenziale rapporto tra i tecnici delle Forze armate e le articolazioni contrattuali, codificando - ed è un argomento a cui tengo molto - le procedure in stretto coordinamento e accordo con gli stati maggiori per migliorare quanto già oggi avviene, a garanzia del pieno recepimento dei requisiti da porre a base contrattuale e del loro soddisfacimento in corso d'opera.
Le tabelle organiche delle direzioni verranno elaborate, al pari dell'ex Teledife, dopo l'approvazione definitiva dello schema di decreto del Presidente della Repubblica. Tengo a ricordare che il parere espresso in merito a questo provvedimento dal Consiglio di Stato è stato definito dal sottosegretario di Stato, onorevole Crosetto, più che favorevole ed elogiativo, e questo è per me e per tutti coloro che, come me, si sono adoperati in quest'operazione motivo di soddisfazione. Qualora approvato, il decreto del Presidente della Repubblica porterà all'emanazione


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di un nuovo decreto ministeriale di struttura, che definirà, tra l'altro, le tre direzioni per gli armamenti (terrestri, navali e aeronautici) interne al Segretariato quale riconfigurazione delle soppresse direzioni generali tecniche.
L'ex Teledife, già confluita nel VI Reparto, diverrà altresì, a seguito di ulteriori ottimizzazioni interne e similmente alle suindicate unità organizzative, Direzione informatica, telematica e tecnologie avanzate.
Il medesimo provvedimento prevede, inoltre, la soppressione della Direzione generale della sanità militare. Mi preme sottolineare a questo riguardo che l'unità organizzativa è stata comunque oggetto recentissimamente di una revisione delle tabelle ordinative organiche in via sperimentale ai sensi del decreto ministeriale 1o febbraio 2010, che già dava delle indicazioni sulle soppressioni da attuare, ciò in piena condivisione con lo Stato maggiore della Difesa, essendo questa attività prodromica alla ripartizione di competenze tra le unità organizzative che le subentreranno nelle funzioni, in particolare l'Ufficio generale per la sanità militare, cosiddetto Ugesan, e le direzioni generali di Persomil, Persociv e Commiservizi.
Con particolare riferimento a quest'ultima misura, si sottolinea che alla soppressione della Direzione generale di sanità non conseguono né l'indebolimento né, tanto meno, la soppressione del Servizio sanitario militare, soprattutto con riguardo alle sue attribuzioni poste a favore delle Forze armate sia in patria sia, soprattutto, all'estero. L'obiettivo qualificante della riorganizzazione è stato, infatti, la salvaguardia delle attribuzioni in materia di sanità militare attraverso la conseguente più razionale riallocazione delle relative attribuzioni. In tale ottica si è, pertanto, previsto che le competenze della soppressa Direzione generale di tipo amministrativo e gestionali fossero ridistribuite nell'ambito dell'area del Segretariato generale e delle direzioni generali: in particolare, in materia di approvvigionamento di materiali sanitari e farmaceutici, alla Direzione generale di commissariato e servizi generali; in materia operativa, addestrativa e di formazione - anche ai fini dell'apprestamento dei servizi sanitari militari negli scenari internazionali e, quindi, nelle missioni - all'ambito dell'area tecnico-operativa, in particolare delle strutture dipendenti dallo Stato maggiore della Difesa quale organo tecnico-operativo interforze di vertice.
Alla sopraesposta ridistribuzione delle competenze è fatta, altresì, conseguire la necessaria riallocazione delle strutture e del personale già operante presso la soppressa Direzione generale. Questa scelta organizzativa è supportata dal convincimento che, al di là delle imposte riduzioni, essa consentirà di allocare le specifiche attribuzioni e attività nell'ambito delle naturali aree: quelle amministrative all'area amministrativa del Segretariato e delle direzioni generali, quelle operative all'area operativa dello Stato maggiore della Difesa, con ciò ponendo fine a spesso non proficue forme di commistione.
Per le altre direzioni generali, invece, che non verranno interessate al riordino previsto in questo schema di decreto del Presidente della Repubblica - ossia Persomil, Persociv, Previmil e Commiservizi - sono già state diramate, anche se in via sperimentale, le nuove tabelle ordinative organiche, accorpando funzioni in modo omogeneo e ridistribuendo opportunamente il personale a garanzia di una maggiore funzionalità delle correlate unità organizzative. Anche quest'operazione avviene in pieno accordo con lo Stato maggiore della Difesa ed è stata imposta, come ho detto, dalle riduzioni di norme di legge.
In conclusione, sono fiducioso che dai provvedimenti di riordino adottati o in via di definizione potrà nascere un'area tecnico-amministrativa più pronta, più efficace, più snella e flessibile, in grado di poter soddisfare al meglio le molteplici e diversificate esigenze prospettate dall'area tecnico-operativa. Per questa trasformazione spero - ma ne sono certo - di poter contare sul pieno supporto, oltre che dei miei direttori, anche dei vertici dell'area tecnico-operativa, sia per l'elaborazione delle procedure che garantiscano un efficace


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e puntuale scambio di informazioni per la sicura e piena realizzazione di ogni programma, sia riguardo all'assegnazione di adeguato personale - pochi ma buoni - in considerazione dell'alta specializzazione delle professionalità necessarie all'attività di procurement, che, lo ricordo, è un'attività di vitale importanza per la funzionalità e l'operatività delle Forze armate e della Difesa nel suo insieme.

PRESIDENTE. La ringrazio, generale Abrate.
Do ora la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

PIER FAUSTO RECCHIA. Ringrazio il generale per la sua puntuale relazione. Relativamente al tema che lo riguarda più direttamente, e cioè alla riorganizzazione e riassetto dell'area del procurement, abbiamo espresso il nostro consenso. Peraltro, è una cosa che parte da lontano, che ci vede favorevoli e risponde certamente all'obiettivo di una maggiore efficienza, di una semplificazione e anche di una razionalizzazione dei costi.
In sede di discussione dello schema del decreto del Presidente della Repubblica avevamo, invece, espresso una riserva sul tema della soppressione della Direzione della sanità militare perché ci sembrava andasse un po' in controtendenza rispetto al riassetto operato sull'area del procurement. Abbiamo, infatti, immaginato che la scomposizione potesse produrre l'effetto inverso, cioè quello di indebolire e di rendere meno efficace la sanità militare.
In ogni caso, lei ha offerto degli elementi che ci inducono a fare un ulteriore approfondimento e per questo la ringraziamo.

SALVATORE CICU. Anch'io voglio ringraziare il generale per la sua esposizione completa e molto particolareggiata. Peraltro, questa audizione avviene a seguito di una mia istanza avendo presentato una proposta di legge su tale materia e posto, in qualità di relatore sullo schema di decreto, una serie di quesiti sulla necessità di procedere con questo tipo di atto. Uno dei problemi principali che si è posto durante l'esame dello schema di decreto in esame è, infatti, quello di valutare la sua conformità alla legge. In particolare, domando se sia possibile realizzare una così profonda riorganizzazione del Ministero della difesa in mancanza di una modifica legislativa. A me sembra in qualche modo anomalo procedere con un decreto rispetto a una materia così complessa - questo si rileva anche dalla sua relazione - con una serie di implicazioni che forse avrebbero bisogno di un approfondimento diverso.
Ricordo anche che lo stesso Ministro della difesa, nel corso della sua audizione presso le Commissioni Difesa di Camera e Senato il 20 gennaio scorso, aveva parlato, con riguardo a tale ristrutturazione, di interventi legislativi urgenti, ossia interventi normativi di rango primario che vedono il diretto coinvolgimento del Parlamento. Noi ci lamentiamo continuamente di essere superati, scavalcati e relegati a un ruolo che non ci consente più di attuare nessun tipo di valutazione rispetto a prospettive che, a mio giudizio, debbono essere ricondotte, anche e soprattutto nel prosieguo, nell'ambito della proposta di legge C. 3269-bis, a mia firma, che realizza un più articolato processo di riforma e vede nella separazione della figura del segretario generale da quella del direttore nazionale degli armamenti il necessario presupposto per giungere alla riorganizzazione prevista dallo schema di decreto in esame.
Come è stato evidenziato da lei, signor Segretario generale, lo schema di decreto è stato valutato positivamente dal Consiglio di Stato sotto il profilo della legittimità. Tuttavia, ritengo che non tutti i profili problematici siano stati risolti dal Consiglio di Stato, per una serie di ragioni che sono state già esposte nel corso dell'esame da parte di questa Commissione. Quindi, pur valutando positivamente i chiarimenti che lei ha fornito in maniera approfondita e particolareggiata, ritengo che tali profili debbano essere affrontati anche all'interno della Commissione affari


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costituzionali della Camera, anche in considerazione della specifica competenza in materia di tale Commissione. Abbiamo, cioè, necessità, prima di definire e avallare questo tipo di processo, di realizzare la condizione di avere anche una valutazione globale e complessiva rispetto a tutti i profili.

FRANCO GIDONI. Ringrazio il generale per la sua chiara relazione. Anche noi della Lega ci uniamo al plauso generale per questo passo avanti nella riorganizzazione del ministero: passo avanti dovuto, forse, anche a tutte le modifiche che si sono avute sul modello di difesa in quest'ultimo decennio.
Non entro nel merito delle osservazioni fatte dal collega Cicu, che sono probabilmente anche condivisibili a livello generale; noi apprezziamo soprattutto quanto da lei detto in tema di semplificazione e definizione delle aree e delle competenze, facilmente riscontrabile dagli schemi degli organigrammi che sono stati allegati e nei quali si rileva proprio il tentativo di dare un assetto più da impresa privata che non da ministero di vecchia concezione evitando sovrapposizioni e ottenendo risparmi grazie a questa semplificazione.
Sulla Sanità militare, anche noi avevamo presentato un progetto di legge e prendiamo atto che in questa revisione normativa si è cercato di mettere ordine anche in questo settore, che evidentemente richiedeva un intervento.
Ci restano alcune preoccupazioni - questo esula magari dallo schema di decreto - in merito a tutti gli stabilimenti militari, come l'Istituto geografico militare, strutture che a nostro avviso meriterebbero a loro volta una rivalutazione nell'ambito dello strumento militare.
Infine, vorremmo chiederle qualche dato sul modello di difesa. Noi dovremmo avere il cosiddetto modello a 190.000, anche se in realtà, con i tagli fatti, mi pare che ci stiamo assestando forse più verso le 180.000 che non verso le 190.000 unità previste: vorrei conoscere il peso, in termini di rapporto, della struttura ministeriale all'interno dell'intero modello e capire se questi rapporti sono in linea con quanto avviene nei nostri principali interlocutori europei nel campo della difesa, Francia, Germania e Spagna, per citarne solo alcuni.

PRESIDENTE. Do la parola al generale Abrate per la replica.

BIAGIO ABRATE, Segretario generale della Difesa. A proposito della sanità, argomento toccato dagli onorevoli Recchia e Gidoni, effettivamente si tratta di un argomento interessante perché di fatto si erano creati due vertici della struttura militare: uno tecnico-amministrativo, la Direzione generale della sanità, e uno nell'area tecnico-operativa. Ebbene, la sanità in questi anni - forse non tutti ce ne siamo accorti, parlo anche di noi militari - ha avuto un cambiamento straordinario, ma è stato un cambiamento riflesso più che voluto.
Noi abbiamo chiuso con i militari di leva. Determinate esigenze - come, ad esempio, visitare più di 300 mila giovani all'anno - erano enormi. Solo per il mio nucleo selettori ne visitavo a Firenze 130 al giorno ed era un lavoro, oltre che un'operazione di grande interesse per il paese se vogliamo, enorme. Le esigenze erano completamente diverse. Adesso abbiamo tutti ufficiali, sottufficiali o volontari. Questi si appoggiano, per norma di legge, alla sanità civile, non alla sanità militare, che quindi ha subìto di fatto una trasformazione riflessa: da attività che apparentemente era tecnico-amministrativa si è trasformata, acquisendo una connotazione operativa molto superiore e certamente preminente che è la sanità in operazioni, attività operativa come quella del combattente e del fante.
Ora, poiché i vertici erano due, si poteva scegliere: rafforzare la Direzione generale, attribuendole compiti e funzioni operativi oppure rafforzare il vertice esistente di Ugesan, l'Ufficio generale presso lo Stato maggiore della Difesa. È stata fatta questa seconda scelta, che io ritengo la più opportuna in questo momento perché, ripeto, il problema non è tanto la


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sanità in patria. Oggi che abbiamo tutti volontari il problema serio è la sanità in operazioni. Quindi, naturalmente, quelle funzioni tecnico-amministrative vengono assegnate specificamente, come si è detto, alle varie direzioni generali. Per esempio, il contenzioso e simili vengono tutti accorpati, e invece le funzioni tecnico-operative rimangono accentrate. Sulla sanità non vorrei dire altro.
Quanto ai quesiti posti dall'onorevole Cicu, naturalmente sulla legittimità, come lei ha detto, il Consiglio di Stato si è espresso. Io sono abbastanza tranquillo. È un problema che ci siamo posti anche noi a fondo. Con il consigliere Severini e il generale Del Sette ne abbiamo discusso e abbiamo raggiunto questo accordo. Tuttavia, collegato a questo, va anche individuato l'altro aspetto che lei ha toccato: serve modificare la legge sui vertici? Serve modificare altre norme, soprattutto con riferimento a quel provvedimento di separazione delle due cariche? Sarebbe un completamento, se vogliamo, di questa ristrutturazione. Questo è il motivo per cui non si è proceduto anche ad affrontare questo ulteriore problema: anche a mio avviso, infatti, benché non sia un fine giurista, sarà necessaria una modifica di legge. In fondo, si tratta ancora, quindi, di un atto incompiuto e la sua proposta rimane totalmente valida nella sostanza oltre che nella forma. Su questo passaggio ritengo che siano stati compiuti dalle persone che prima ho citato, e che lei conosce, i passi necessari e quindi sarei tranquillo sulla legittimità.
Quanto al modello a 190.000 o a 180.000 unità, non voglio sottrarmi a questa domanda: dico solo che la competenza su questi numeri non è del Segretario generale; in ogni caso, per quanto di mia competenza, posso dire che i tagli che già abbiamo operato con questa ristrutturazione, che rispondono alle norme citate all'inizio - non so se lei fosse già presente - e che comportano 3.800 unità in meno, di fatto non «cacciano» via personale. Noi abbiamo un blocco delle assunzioni che ci perseguita da anni, e quindi di fatto si tratta di posizioni che vengono cancellate da un punto di vista organico, ma non vanno a «cacciare» gente, quindi non facciamo danni alla società tramite i posti di lavoro.
Da un altro punto di vista questa ristrutturazione, come ha sottolineato anche l'onorevole Recchia, comporta dei risparmi. L'onorevole Recchia ha parlato di risparmi in termini economici e sicuramente una ottimizzazione della spesa ci sarà, come anche un risparmio di personale. Tuttavia, io punterei soprattutto sui benefici che ci saranno nella funzionalità, nella tempestività e anche nella vicinanza al Parlamento, a proposito del quale l'onorevole Cicu ha fatto un'osservazione che io voglio, se ho ben capito, esprimere nella sua interezza.
Effettivamente il Parlamento non riceve generalmente informazioni sufficienti o complete e, quindi, fa fatica. Questo è un cruccio - non è presente - del sottosegretario Cossiga: è dall'inizio del suo insediamento che ci e mi «tormenta». Ricordo che continuava a ripetermi che bisognava inventare qualcosa per rendere più partecipe e, soprattutto, per informare meglio e per dare al Parlamento veramente quel potere di controllo e di indirizzo che gli è proprio.

PRESIDENTE. Ringrazio il generale Biagio Abrate e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,30.

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