Indirizzo di benvenuto al seminario dello European Council On Foreign Relations - ECFR sul tema "Quale futuro per le relazioni tra UE e Cina?"
Sono particolarmente lieto di poter ospitare qui, alla Camera dei deputati, il Seminario "Quale futuro per le relazioni fra UE e Cina?"dell'European Council on Foreign Relations. Un'iniziativa nata da pochi anni ma che, grazie alla saggezza e all'autorevolezza dei suoi co-Presidenti, Martti Ahtisaari, Mabel van Oranje e Joscka Fischer; all'esperienza e alla competenza dei componenti del Consiglio e alle indubbie capacità del Segretario Esecutivo, Mark Leonard, si è distinto - come ho già detto stamani in conferenza stampa - per essere uno tra i più dinamici ed autorevoli think tanks.
Il tema del seminario di oggi è certamente di grandissimo interesse. Non c'è dubbio che la Cina, pur tra qualche contraddizione e incertezza, è oramai divenuta un attore globale con cui Paesi europei trovano a doversi confrontare sempre più spesso in tutti i settori. E con ogni probabilità il suo ruolo è destinato ad accrescersi ulteriormente.
Basti pensare, a titolo d'esempio, alla sfida dell'ambiente e dei cambiamenti climatici, quella della proliferazione nucleare, quella di grande attualità della crisi economica in corso. O ancora l'obiettivo della crescita delle relazioni economiche e degli scambi commerciali e l'interesse ad affrontare in modo costruttivo e risolvere le questioni politiche globali. In tutti questi settori la Cina è, o può divenire, un attore importante. In alcuni casi un interlocutore essenziale.
Ma i singoli Paesi europei - anche i più grandi - non hanno la forza né gli strumenti per attuare da soli una politica efficace - e mutualmente fruttuosa - nei confronti della Cina. Per essere rilevanti sullo scacchiere internazionale i Paesi europei devono necessariamente agire insieme, in seno all'Unione Europea.
Tuttavia perché la politica dell'Unione verso la Cina divenga sempre più efficace, sarà necessario da un lato che l'Unione Europea sia più coesa e capace di parlare con una voce sola. Anche a tal fine non si può che ribadire l'auspicio che il Trattato di Lisbona venga ratificato entro l'anno da tutti gli Stati membri. Il Trattato non è certamente perfetto né può essere considerato la panacea ad alcune difficoltà che incontra l'Unione, ad esempio a seguito dell'attuale preoccupante crisi economica mondiale o del recente importante allargamento ad Est, probabilmente non ancora metabolizzato del tutto, ma certamente contribuirebbe a far compiere notevoli passi avanti all'Unione e a dare maggiore efficacia alla sua azione esterna. E non v'è dubbio che, se l'UE negli ultimi anni ha ottenuto qualche successo nel dialogo con la Cina, e non solo, questo è avvenuto quando gli Stati membri hanno mostrato maggiore coesione
D'altra parte appare opportuno, anche alla luce delle novità introdotte dal Trattato di Lisbona, che all'interno dell'Unione Europea prosegua la riflessione sui metodi e sugli strumenti delle relazioni esterne, in particolare con riferimento ai grandi Paesi, alle grandi realtà internazionali, come la Cina, con cui il rapporto è stato fino ad oggi in buona parte basato su una diplomazia classica, talvolta "declaratoria" e basata ad esempio su un dialogo politico talvolta di facciata, sui comunicati congiunti e sui Memorandum of Understandings, che non sempre vanno al nocciolo delle questioni. Strumenti senz'altro validi, ma che a mio avviso non sempre si rivelano sufficientemente efficaci con una "controparte", come la Cina, fino ad oggi attenta a perseguire - facendo prova talvolta di scarsa flessibilità - i propri interessi nazionali, abile sopratutto a far leva su eventuali approcci differenziati da parte degli stessi membri dell'Unione Europea.
E' a mio avviso importante includere, per quanto possibile, la Cina nelle iniziative internazionali, piuttosto che limitarsi a confrontarsi con essa nei momenti di difficoltà. E' questa la linea, ad esempio, della presidenza italiana del G-8, che inviterà la Cina al così detto esercizio di "outreach" alla Maddalena. A mia volta, inviterò Wu Bangguo, Presidente dell`Assemblea Nazionale del Popolo Cinese, alla sessione del G-8 dei Presidenti della Camere basse, per un esercizio di "outreach"- senza precedenti per questo formato di riunioni - cui inviterò anche altri Presidenti delle Camere di economie emergenti, sul tema del ruolo dei Parlamenti nella crisi economica globale.
Consentitemi di limitarmi a queste poche considerazioni per dare l'avvio a un dibattito più approfondito, che - ne sono certo - sarà fruttuoso.