Montecitorio, Sala della Lupa - "L'eredità di Francesco De Sanctis. Un viaggio tra i capolavori della letteratura italiana" e lettura di Francesco Petrarca da parte di Anna Galiena
Oggi la Camera dei deputati rende omaggio alla tradizione letteraria italiana. Sono lieto di dare avvio al secondo incontro del ciclo di manifestazioni in onore di Francesco De Sanctis promosso dalla Fondazione a lui intitolata e che ha visto il suo incontro inaugurale la settimana scorsa al Quirinale. L'iniziativa proseguirà in altre importanti sedi istituzionali.
Questa serie di eventi nasce da una ispirazione che considero felice e originale: quella di promuovere l'interesse dei cittadini per i grandi scrittori e i grandi poeti del patrimonio culturale nazionale riproponendo l'opera dell'insigne critico e storico del XIX secolo insieme con la lettura di pagine letterarie il cui splendore è rimasto intatto nei secoli. La scelta dei luoghi in cui svolgono tali manifestazioni testimonia la volontà delle Istituzioni di accrescere nella nostra società la consapevolezza del patrimonio culturale comune. Penso in particolare ai giovani, che devono trovare nella tradizione letteraria motivi e stimoli per approfondire il senso dell'identità nazionale. E' mia convinzione che l'amore per la cultura alimenti la passione civile e favorisca l'affermazione di una cittadinanza matura e consapevole.
Ringrazio per l'iniziativa il presidente della Fondazione Francesco De Sanctis, che è discendente dell'insigne studioso e che porta lo stesso nome del suo illustre progenitore. Colgo l'occasione per sottolineare la sua generosità e il suo alto senso civico nell'aver messo a disposizione della ricerca l'archivio della Fondazione, una ricca raccolta di manoscritti originali, testi autografi, volumi antichi e documenti fino a oggi inaccessibili. Lo saluto unitamente all'attrice Anna Galiena, che tra breve leggerà un passo di Petrarca e al critico letterario Antonio Debenedetti, che ci parlerà dell'opera del grande studioso.
Il valore civile della cultura trova nella vita di De Sanctis una testimonianza densa di insegnamenti. Non era un intellettuale confinato nella torre d'avorio. Fu un protagonista del Risorgimento e si impegnò attivamente alla costruzione delle Stato, sia in Parlamento sia nel Governo. Fu il primo ministro della Pubblica Istruzione dell'Italia unita.
Fu anche tra i primi a parlare , un secolo e mezzo fa, di unità europea, valore che per lui si coniugava con il concetto di identità artistica, filosofica e culturale.
Ricordare oggi la sua figura non può che assumere quindi un significato particolare in vista del centocinquantesimo anniversario dell'unità italiana e nel quadro dell'impegno svolto dal nostro Paese per la costruzione delle nuove istituzioni europee.
Uno dei tratti di notevole attualità del suo pensiero è l'idea che il patrimonio culturale fosse una base solida per l'affermazione della coscienza nazionale. Di qui la sua lettura attenta e la sua interpretazione profonda dei nostri autori più importanti.
Di qui anche l'idea del ruolo decisivo della scuola nella promozione del sentimento morale nelle nuove generazioni di italiani . "Una scuola - disse in un suo intervento - non mi par cosa viva, se non a questo patto, che accanto all'insegnamento ci stia la parte educativa, una ginnastica intellettuale e morale".
Nella sua concezione doveva essere la "scuola di tutti". Educazione morale voleva dire soprattutto educazione alla cittadinanza.
L'evoluzione politica italiana e l'affermazione della coscienza nazionale si sono certo rivelati processi più complessi e sofferti di quanto De Sanctis potesse immaginare e prevedere.
Però dalla sua esperienza arriva una lezione ideale e morale che l'Italia odierna ha il dovere di riscoprire e rilanciare : la partecipazione popolare alla politica si fonda sul possesso solido degli strumenti culturali, che rappresenta anche la base per l'esercizio consapevole dei diritti e dei doveri del cittadino.
In questo insegnamento c'è inoltre il richiamo all'etica pubblica come requisito indispensabile per un Paese che intenda progredire nella modernità e nella civiltà.
De Sanctis aveva studiato, interpretato e fatti propri gli ideali e i sogni scaturiti dall'immaginazione creativa dei letterati dei secoli precedenti e di quelli a lui contemporanei.
Ritengo che anche per questo fosse un patriota convinto e coerente. Aveva compreso la sublime bellezza di un ideale politico che scaturiva dal cuore. Possedeva la visione dell'Italia come luogo dell'anima, la visione che veniva da Dante, Petrarca, Machiavelli e che si era rinnovata negli scrittori dei secoli successivi.
Quella visione giunge fino a noi, rafforzandoci nella convinzione che la nazione vive innanzi tutto nei cuori dei cittadini. Ed è a quei cuori che devono saper sempre parlare le Istituzioni.