Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

26/05/2009

Montecitorio, Sala della Regina - Gli incontri della Fondazione della Camera dei deputati "Il lavoro che cambia"

Torniamo a discutere sui contenuti della ricerca sul lavoro che cambia svolta dal Consiglio Nazionale dell'economia e del lavoro, a distanza di qualche mese dalla solenne presentazione del Rapporto su questo tema, avvenuta il 2 febbraio scorso qui a Montecitorio, alla presenza del Capo dello Stato.

Ringrazio per avere organizzato questa nuova occasione di riflessione il Presidente della Fondazione Camera dei deputati, Fausto Bertinotti che, da Presidente della Camera, promosse la realizzazione del Rapporto, configurandolo come un'iniziativa interistituizionale fra il CNEL, la Camera e il Senato della Repubblica.

In questo saluto vorrei limitarmi ad alcune osservazioni preliminari. La prima, di metodo, riguarda la qualità delle analisi che sono state svolte e di cui ci daranno conto i relatori che interverranno di qui a poco.

Ritengo che il lavoro elaborato dal CNEL rappresenti un valido modello di riferimento per come mettere a disposizione del paese una base conoscitiva adeguata per affrontare problemi di grandissima portata come sono certamente quelli riguardanti le politiche pubbliche in tema di lavoro e sicurezza sociale. Assicurare un ampio pluralismo di orientamento politico-culturale e il massimo rigore di metodo scientifico costituisce oggi l'approccio più appropriato per fotografare una realtà in rapidissimo movimento, come appunto quella del lavoro.

Un altro pregio di questo metodo di analisi è quello di non irrigidire le conclusioni in ricette semplificatrici. Rispetto alle analisi che si producono, rimane naturalmente intatto il compito primario, il diritto-dovere della politica di assumersi la responsabilità delle decisioni più adeguate per intervenire sui difficili problemi che ci stanno di fronte. Ma è estremamente importante essere aiutati a guardare lontano e liberi da pregiudizi rispetto alle grandi trasformazioni in atto nel mondo del lavoro.

La seconda osservazione riguarda i temi che saranno discussi. L'incontro di oggi si propone di approfondire alcuni dei nodi più difficili fra quelli affrontati nella ricerca del CNEL: le dinamiche retributive, la sicurezza nel lavoro, lo stato sociale. Si entrerà così nel vivo del dibattito di questi mesi, su temi aperti ad un confronto ad altissima intensità politica e culturale.

Sulla base delle introduzioni dei relatori sono certo che si svolgerà in questa sede una discussione molto interessante nell'ambito del panel previsto per la seconda parte di questo incontro, che vedrà l'intervento di due autorevoli membri della Commissione Lavoro della Camera, del presidente di Confindustria, del Segretario generale della CGIL e di due dei massimi studiosi della realtà sociale del nostro paese.

Avremo modo di ascoltare punti di vista e proposte di soluzioni differenti. Il che è ovviamente più che comprensibile e legittimo. Credo tuttavia che l'urgenza di alcuni problemi sia avvertita da tutti: le comparazioni internazionali anche più recenti ci hanno confermato come l'Italia si collochi, purtroppo, nella fascia più bassa dei livelli retributivi fra i Paesi europei; la questione della sicurezza sui posti di lavoro rimane drammaticamente ancora aperta, soprattutto per determinate categorie maggiormente a rischio; condividiamo con altri grandi Paesi la necessità di orientare il nostro sistema di protezione sociale verso nuovi obiettivi facendo assegnamento su un insieme di risorse per molti versi radicalmente mutato e quantitativamente ridotto rispetto al passato.

Le idee sulle possibili azioni per affrontare questi difficili problemi possono essere anche notevolmente divergenti, ma alcuni punti di riferimento valoriale vanno condivisi. Sono quelli che ci offre la prima parte della Costituzione, quando detta un preciso insieme di diritti inderogabili a favore dei lavoratori. Ne ricordo due: il diritto ad una retribuzione proporzionale alla quantità e qualità del lavoro svolto e in ogni caso sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa; il diritto che siano assicurati ai lavoratori mezzi adeguati alle loro esigenze di vita, in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione volontaria.

Prescrizioni così impegnative scolpite nella nostra Carta fondamentale costituiscono altrettante conquiste di civiltà, alle quali non ci è possibile rinunciare. Richiamando una espressione di una grande pensatrice del Novecento che proprio al lavoro ha dedicato gran parte della sua riflessione, Simone Weil, la "prima radice" di tali principi è da riconoscere nella necessità di mettere la persona umana al centro delle pratiche di produzione e distribuzione della ricchezza. Questi medesimi principi ci pongono tuttavia oggi una sfida in termini di loro attuazione, forse ancora più difficile rispetto a quella affrontata nei primi anni della Repubblica. Allora si trattava di costruire un sistema di protezione sociale moderno e su basi universalistiche, partendo da una situazione di crescita sostenuta e da una relativa indipendenza dei sistemi nazionali di welfare. Oggi tutti sappiamo che le nostre imprese si debbono confrontare con una agguerritissima competizione internazionale che si gioca anche sui costi, sulla produttività e sull'innovazione, mentre gli indici generali della situazione economica continuano a registrare una situazione davvero pesante e rimangono deboli i segnali che pur vi sono di una possibile ripresa.

Non spetta al Presidente della Camera fornire soluzioni che spettano essenzialmente al Governo, alle forze politiche in Parlamento e fuori dal Parlamento al confronto tra le parti sociali. Il mio auspicio che si affermi la consapevolezza dell'interesse comune per la costruzione di un'Italia più competitiva e, nello stesso tempo, più giusta. Il grande tema della produttività, dell'efficienza del sistema-paese si deve accompagnare con la costruzione di un Welfare delle opportunità che realizzi un più moderno sistema di protezione del lavoro valorizzando il merito, l'intraprendenza e le capacità dei lavoratori.

Proprio le straordinarie difficoltà della situazione che stiamo vivendo ci devono tuttavia stimolare a cercare soluzioni nuove, impegnando tutto il nostro coraggio politico e intellettuale, per confrontare i rispettivi punti di partenza e cercare quegli elementi di argomentazione e persuasione che facciano da ponte fra le diverse posizioni. Mi auguro che occasioni come quella odierna possano essere utili per questa ricerca, svolta per il bene del Paese.