Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

13/03/2010

Amman - Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea


Sono lieto di porgere a tutti i presenti, anche a nome del collega Renato Schifani, Presidente del Senato, il saluto del Parlamento italiano, che sta per assumere il turno annuale di presidenza di questa Assemblea, sulla base della rotazione prevista dal Regolamento.
Mi complimento innanzitutto con la presidenza esercitata dal Parlamento del Regno Hashemita di Giordania per il successo dell'odierna riunione e, nel ringraziare di cuore il nostro ospite, presidente Abdulhadi Majali, mi riprometto di svilupparne i positivi risultati conseguiti in tutti i settori del Partenariato euromediterraneo.
L'Italia ha tenuto a battesimo l'Assemblea parlamentare euromediterranea, che è stata riconosciuta quale istituzione del "processo di Barcellona" nella Conferenza ministeriale svoltasi a Napoli a conclusione dell'ultimo semestre di presidenza italiano dell'Unione europea, nel dicembre 2003.
Il Parlamento italiano aveva peraltro avviato sin dal 1996, parallelamente al Parlamento europeo, una serie di iniziative volte a sviluppare la cooperazione tra i Parlamenti degli Stati interessati - menziono ad esempio il Forum euromediterraneo delle donne parlamentari - che sono tutte opportunamente confluite nell'Assemblea parlamentare euromediterranea.
Per queste ragioni, nel mio discorso di insediamento alla Presidenza della Camera dei deputati il 30 aprile 2008, ho indicato all'Assemblea tra le priorità internazionali del mio mandato la presidenza di turno dell'APEM, nella convinzione che il Mediterraneo sia un asse sempre più strategico per la pace e la stabilità.
Considero, pertanto, una grande responsabilità per il Parlamento e per il Paese che rappresento la guida di questa Assemblea, che si è ormai affermata come la realtà istituzionale più viva ed operante della neonata Unione per il Mediterraneo, dando prova di riuscire ad unire coraggio e concretezza.
Mi conforta tuttavia, nell'assunzione del nuovo incarico, non solo la solidità del lavoro svolto dalle precedenti presidenze, ma anche la simpatia che i colleghi parlamentari hanno sempre manifestato verso la delegazione italiana. So altresì di poter contare sull'unanime consenso di tutte le forze politiche del mio Paese che, al di là dei rispettivi schieramenti di appartenenza, sostengono con convinzione lo sviluppo del Partenariato euromediterraneo.
Mi ritengo perciò impegnato in primo luogo a rafforzare il profilo istituzionale dell'APEM nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo, al fine di configurare un meccanismo di collegamento regolare tra la dimensione governativa e quella parlamentare. E' l'istanza principale di cui mi farò interprete presso il secondo vertice dell'UpM, che la presidenza spagnola ospiterà a Barcellona all'inizio del prossimo mese di giugno e da cui tutti auspichiamo possa venire un decisivo rilancio dell'Unione stessa.
Intendo inoltre portare avanti le importanti iniziative già avviate dalla presidenza giordana ed in questa sede ulteriormente approfondite, come ad esempio la creazione della Banca euromediterranea di sviluppo ed investimento. Solo una vera e propria istituzione finanziaria internazionale può infatti fare da volano per le attività economiche dell'area e sostenere in particolare le piccole e medie imprese che hanno bisogno di un ricorso agevolato al credito per essere messe nelle condizioni di interagire dall'una e dall'altra sponda del Mediterraneo.
La presidenza italiana assicurerà naturalmente il massimo appoggio alle commissioni ed ai gruppi di lavoro in cui si articolano le attività dell'APEM, anche in virtù della collaborazione degli altri componenti del Bureau ai quali rinnovo un cordiale saluto, ringraziandoli anticipatamente.
Confido poi che il contributo italiano possa consentire di conseguire ulteriori risultati in tre ambiti della cooperazione euromediterranea molto significativi rispettivamente sotto il profilo politico, economico e sociale.
Mi riferisco innanzitutto alla promozione dello stato di diritto, della democrazia, del rispetto dei diritti dell'uomo e del pluralismo politico. In questo campo, abbiamo troppo a lungo scontato negativamente sia la pretesa di esportare i propri modelli, sia la rivendicazione isolazionista della propria specificità. C'è invece un terreno comune su cui lavorare ed è quello della partecipazione democratica dei cittadini. Essa non si esaurisce nella fase elettorale, ma deve accompagnare quotidianamente l'esercizio della rappresentanza parlamentare ed oggi può essere eccezionalmente facilitata dalle nuove tecnologie della comunicazione.
La sfida ambientale costituisce in secondo luogo un ineludibile banco di prova: la tutela dell'habitat marino, lo sfruttamento sostenibile delle sue risorse, la difesa della biodiversità impongono l'elaborazione di strategie che solo se comuni potranno essere efficaci. Altrimenti, il rischio che corriamo è di avere un'Unione per il Mediterraneo, senza che il Mediterraneo esista più!
Una scommessa forse ancora più importante per il nostro futuro è rappresentata dai flussi migratori e dall'integrazione degli immigrati nel tessuto sociale dei Paesi che li accolgono. Dovremo essere capaci di intendere l'immigrazione come una risorsa, così da cogliere in essa una storica opportunità di miglioramento economico, di crescita civile e di osmosi culturale. Se ci riusciremo, ne risulterà innescato un fecondo processo di circolazione delle risorse e delle idee tra l'una e l'altra sponda del Mediterraneo.
Un ambizioso obiettivo di carattere generale che questa Assemblea deve prefiggersi è inoltre lo sviluppo, grazie alla formazione di una prassi parlamentare comune, di un dialogo politico a trecentosessanta gradi.
Il dialogo che vogliamo non è un rituale scambio di convenevoli politici, in cui ciascuno recita la sua parte a memoria, ma un reciproco riconoscimento della capacità di analisi, di proposta e di critica che si può attuare solo se alla base c'è la pari dignità e la piena fiducia.
E' un fatto inoppugnabile che, nonostante le alterne fortune del partenariato euromediterraneo, l'APEM abbia sempre assicurato il dialogo tra le parti in conflitto e sia stata esemplarmente, in molti casi, la sola sede istituzionale in cui parlamentari dello Stato di Israele e dell'Autorità palestinese non hanno mai cessato di incontrarsi e di confrontarsi.
E' questo un valore aggiunto della politica di cui la Presidenza italiana intende fare tesoro, orientando i lavori parlamentari sui "percorsi di pace", sull'educazione alla convivenza ed al riconoscimento di valori condivisi.
Molte, troppe volte abbiamo sentito ripetere che la cooperazione euromediterranea è stata bloccata dalla crisi del processo di pace mediorientale: talvolta un comodo alibi per la perpetuazione di antiche logiche di rivalità e di isolamento.
Al contrario, proprio l'intensificazione della cooperazione euromediterranea potrebbe motivare - mostrando risultati concreti - il sostanziale rilancio della pacificazione e dell'integrazione regionale.
Questa è la sfida che, a mio avviso, la dimensione parlamentare del partenariato euromediterraneo deve raccogliere: proporre un ribaltamento di prospettiva in un'Unione per il Mediterraneo che dà ogni tanto l'impressione di impantanarsi in questioni di dettaglio, rischiando in tal modo di attenuare l'entusiasmo che sin dall'inizio ha giustamente suscitato.
Il Mediterraneo non è più da alcuni secoli al centro dell'economia mondiale ed ha forse visto ridursi nel tempo il suo peso geopolitico, ma continua ad essere il cuore pulsante a cui guarda tanta parte dell'umanità alla ricerca delle sue radici storiche e spirituali. E' una responsabilità che grava sui popoli che lo abitano, sull'una e sull'altra sponda.
Acquisirne consapevolezza dovrebbe indurre tutti noi a farne un "mare di pace", nel quale non trovino spazio le minacce estremistiche, fonte di instabilità e di insicurezza, ma si consolidino i valori del dialogo, della tolleranza e della convivenza.
Conforta indiscutibilmente il fatto che si affaccino oggi sul Mediterraneo nuove generazioni che vanno maturando l'aspirazione di costruire uno spazio di sicurezza, pace e prosperità condivisa.
Questa Assemblea costituisce in tale direzione uno straordinario patrimonio umano e politico in cui si è fatta strada la conoscenza reciproca al di là degli stereotipi, si è cementata una volontà di cooperazione e di integrazione, si è radicata la convinzione della condivisione di un futuro, oltre che di un passato.
Mi sembra perciò che l'APEM sia la base migliore per dare nuova linfa all'Unione per il Mediterraneo e considero perciò un onore per me e per il mio Paese potervi contribuire nel prossimo anno, con il sostegno di tutti voi.