Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

14/05/2010

Stoccolma - Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione Europea

Il ruolo dei Parlamenti nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia e´ una delle novità più significative del Trattato di Lisbona.

Sono in gioco argomenti importanti come i diritti di cittadinanza, la lotta alla criminalità e al terrorismo, i controlli alle frontiere, il sistema dei visti, l'asilo, la cooperazione giudiziaria e di polizia.

E' innegabile che la centralità che, nella politica della UE, sta assumendo la materia dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia discende da fenomeni, quali l'immigrazione, lo sfruttamento e la tratta di esseri umani che, in assenza di risposte a livello europeo, rischiano di creare vere emergenze democratiche nei nostri Paesi.

Sarebbe grave ignorare la preoccupazione che cresce tra i cittadini europei dalla crescita costante della immigrazione clandestina e dai suoi riflessi sull'ordine pubblico, per il peso che in questo fenomeno assumono le organizzazioni criminali. Allo stesso tempo, con altrettanta forza, occorre considerare che siamo in presenza di situazioni di emergenza umanitaria e sanitaria per le condizioni inumane e umilianti che tanti immigrati sono costretti a subire, per lo sfruttamento di cui sono vittime ad opera di datori di lavoro senza scrupoli e per le precarie sistemazioni abitative in cui molti immigrati vivono.

Dobbiamo domandarci se è tollerabile che nelle nostre città si registrino, per indifferenza o inerzia, situazioni di degrado che negano in modo clamoroso la dignità delle persone e ne violano i diritti fondamentali.

Una risposta europea è quindi indispensabile, per combattere efficacemente le nuove forme di criminalità, e anche per garantire in concreto il rispetto dei diritti fondamentali della persona umana-

L'Europa ha dimostrato consapevolezza dei problemi con il Programma di Stoccolma, che rappresenta un accettabile punto di equilibrio tra la richiesta di maggiore sicurezza e la necessità di non arretrare nella tutela integrale dei diritti dell´uomo.

Il Programma di Stoccolma reca infatti la previsione di un regime uniforme in diverse materie: l'asilo; il potenziamento delle politiche comuni e degli strumenti di intervento condivisi, a partire da Frontex, per la protezione delle frontiere e il contrasto all'immigrazione clandestina; l'integrazione degli immigrati regolari; il rafforzamento della cooperazione tra la polizia e le diverse autorità giurisdizionali di Stati membri.

Le tematiche comprese nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia investono direttamente i fondamenti costituzionali dei nostri ordinamenti. E' il motivo per cui giustamente il Trattato di Lisbona ha attribuito ai Parlamenti, in questa materia, competenze e strumenti rafforzati rispetto a quelli ordinari.

Infatti, il Protocollo sull'applicazione del principio di sussidiarietà, allegato al Trattato, prevede una soglia più bassa rispetto a quella ordinaria (un quarto anziché un terzo dei voti attribuiti ai parlamenti nazionali) perché scatti l'obbligo, per la Commissione europea, di riesaminare le proposte nei cui confronti i Parlamenti nazionali abbiano sollevato obiezioni, sotto forma di pareri motivati, per il mancato rispetto del principio di sussidiarietà.

Il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nei meccanismi di valutazione sull'attuazione delle politiche dell'Unione in tale settore, così come nella valutazione della attività di Eurojust e nel controllo di Europol e quindi pienamente condivisibile.

Si tratta di garantire, attraverso la partecipazione dei nostri Parlamenti, il più ampio confronto su problematiche che investono interessi e diritti essenziali e che non possono essere interamente demandate alla valutazione dei Governi e delle maggioranze che li sostengono. Inoltre, i Parlamenti possono svolgere un ruolo guida per consolidare nella coscienza collettiva la consapevolezza dei vantaggi di una integrazione ragionevole e governata.

Occorrerà quindi adoperarsi per consentire ai Parlamenti di svolgere un ruolo incisivo, soprattutto per quanto concerne la verifica dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi. A tal fine si dovranno responsabilizzare le agenzie competenti in materia (Frontex, Europol, Eurojust e l'Ufficio europeo per l'asilo) in modo da indurle a svolgere compiutamente le funzioni attribuite loro, anche alla luce delle risorse assegnate.

Sul piano procedurale, l'esigenza di un ampio coinvolgimento potrebbe essere garantita con la presentazione, da parte della Commissione europea, di uno specifico documento di consultazione prima della predisposizione dei provvedimenti attuativi delle disposizioni previste in materia dal Trattato di Lisbona.

Peraltro, ove il confronto tra i nostri Parlamenti facesse emergere, in un arco temporale ragionevole, significativi punti di convergenza, si potrebbe ipotizzare l'adozione di una iniziativa comune - anche senza attendere la predisposizione di un documento della Commissione - in cui puntualizzare i profili che rivestono carattere prioritario e irrinunciabile.

Occorre, in particolare, stabilire quale sia il livello di dettaglio utile delle informazioni e con quali modalità garantirne l'afflusso ai Parlamenti. La previsione di una periodicità prestabilita nella trasmissione delle informazioni e la loro standardizzazione sembrerebbero consentire una gestione delle stesse da parte dei Parlamenti più efficace rispetto all'ipotesi di un flusso continuo di notizie non elaborate e aggregate.

Quanto infine alle sedi e alle modalità di dialogo e confronto tra Parlamenti (europeo e nazionali), piuttosto che ipotizzare la creazione di sedi ad hoc, sembra di gran lunga preferibile attivare il circuito delle riunioni interparlamentari delle Commissioni competenti in materia di giustizia e affari interni, da stabilizzare con cadenza semestrale. Prevedendo in esse il sistematico intervento dei responsabili della Commissione, del Consiglio e delle agenzie competenti, le riunioni potrebbero fornire ai nostri Parlamenti la cornice più adeguata per scambiarsi opinioni e per definire orientamenti comuni.

Un metodo analogo potrebbe impiegarsi - una volta cessata l'Assemblea parlamentare della UEO - per il controllo parlamentare della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della politica europea di sicurezza e difesa (PESD). Le Camere italiane sono infatti contrarie alla creazione di strutture permanenti, preferendo affidarsi al sistema sperimentato della cooperazione interparlamentare, che dovrebbe coinvolgere le Commissioni competenti in materia di affari esteri e di difesa dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Le modalità operative di tale cooperazione potranno essere definite nel corso dei prossimi mesi attraverso il metodo della open deliberation, già adottato con successo proprio dalla Presidenza svedese. Ritengo peraltro di dover sottolineare fin d'ora l'esigenza di dare alle riunioni - da tenersi alternativamente presso il Parlamento europeo e presso il Parlamento del Paese che detiene la presidenza di turno - un formato che consenta alle singole Assemblee di far partecipare ai dibattiti rappresentanti sia della maggioranza sia delle opposizioni.