Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

24/11/2010

Montecitorio, Sala del Mappamondo - Presentazione del libro "Ben Gurion e la nascita dello Stato di Israele" di Giancarlo Elia Valori

Albert Camus scrisse che la «storia non è che lo sforzo degli uomini per dar corpo ai più chiaroveggenti dei loro sogni». Il sogno di David Ben Gurion era «aggregare un popolo, far fiorire il deserto e costituire uno Stato», come scrive il Presidente Shimon Peres nella prefazione al bel libro di Giancarlo Elia Valori sulla figura del padre dello Stato di Israele.

Che quello di fondare uno Stato ebraico si è rivelato un sogno chiaroveggente è evidente da molti anni alla comunità internazionale. Il deserto fiorì. Fiorì sotto la guida forte, lucida, lungimirante dello statista e grazie alla tenacia, all'entusiasmo, al coraggio di centinaia di migliaia di ebrei che seppero costruire la loro Patria, affermandola e difendendola, fin dal suo sorgere, in mezzo a un mare di ostilità.

Quel sogno vive ancora oggi e si è realizzato nella realtà di uno Stato che continua a rappresentare l'avamposto della democrazia e della difesa dei diritti umani in Medio Oriente.

Sono lieto di approfondire i temi sollevati dal libro di Valori. Saluto l'autore unitamente all'On. Gianni De Michelis, al Sen. Lamberto Dini, al Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, all'On. Alessandro Ruben e a tutti i presenti.

E' di notevole significato culturale e civile il riproporre all'attenzione del pubblico italiano la figura di Ben Gurion. E' necessario infatti promuovere, soprattutto presso i più giovani, la conoscenza ampia e approfondita della storia dello Stato di Israele, a cui l'Italia è da sempre legata da solidi vincoli di amicizia.

In tal senso, come scrive Valori, «la storia di Israele è indissolubilmente legata a quella di questo suo leader, cui il destino ha concesso la sorte di Mosé e il privilegio di vedere realizzarsi in concreto l'edificazione della sua Patria».

Conoscere questa storia significa entrare nel vissuto -fatto di ideali, passioni e memorie - di un Paese fondamentale per realizzare un'integrazione sempre più stretta nell'area del Mediterraneo, una delle grandi proiezioni strategiche italiane. E' significativo che ne parlino qui oggi due uomini politici come Gianni De Michelis e Lamberto Dini, già ministri degli esteri, che hanno sempre marcato la posizione dell'Italia nell'area mediterranea.

L'autore esprime la convinzione che la «posizione dell'Italia nel Mediterraneo - mare che sta diventando punto di integrazione di culture diverse ma nella sostanza affini - non ci consente di ignorare problematiche che costituiscono invece la vera sfida del nostro futuro». Non deve mai venir meno il nostro interesse per l'evoluzione sociale e politica che si svolge in quest'area del mondo.

Il Mediterraneo, dunque, come mare di pace e di incontro tra popoli. Un ideale e un progetto di cooperazione da realizzare in una grande prospettiva di progresso e di prosperità, e nella smentita delle cupe teorie dello scontro delle civiltà, fatte proprie da coloro che hanno per fortuna erroneamente individuato nel nostro bacino le linee di irrisolvibili divisioni e di insanabili conflitti tra culture.

La biografia politica di Ben Gurion offre, da questo punto di vista, insegnamenti notevoli. Egli seppe guidare il suo popolo, con grande decisione e fermezza, a vittorie militari che risultarono decisive per la sopravvivenza stessa dello Stato d'Israele.

Ma il suo orizzonte, anche quando si era in armi, rimaneva la pace.

Quella perseguita dal leader israeliano era innanzi tutto la pace a cui aspira naturalmente un popolo che si trova costantemente minacciato ai propri confini. «Misericordia e pace - disse Ben Gurion citando il Libro dei Salmi - camminano insieme. Giustizia e pace si uniscono in un abbraccio. Una nazione che non protegga attivamente la propria sovranità, la propria sicurezza, i propri diritti non potrà certo conservarli a lungo».

In quella visione c'era però anche una prospettiva più ampia e per molti versi anticipatrice. Era la coscienza dell'interdipendenza tra Paesi in un mondo caratterizzato dalla velocità delle informazioni, dallo sviluppo delle relazioni internazionali e degli scambi commerciali.

Nel libro è riportato un significativo passo tratto da un discorso dello statista che merita riflessione. «Oggi - afferma Ben Gurion - esiste un solo mondo, interdipendente per quanto disunito, forse anche più turbolento di quanto sia mai stato in precedenza, ma non più formato da entità separate». E il Medio Oriente - continua il leader israeliano - è parte di «un unico mondo e i suoi problemi non sono indipendenti da quelli del mondo».

E' superfluo sottolineare l'attualità di queste parole pronunciate tanti anni addietro. Viviamo in un'epoca nella quale le relazioni sempre più strette tra Paesi impongono alla comunità internazionale di perseguire la pace e la tutela dei diritti di uomini e popoli come unica via per assicurare il progresso civile ed economico in tutte le aree della Terra.

E non c'è dubbio che l'obiettivo della pace nella regione mediorientale rimanga centrale nel contesto politico internazionale.

Dal libro di Giancarlo Elia Valori emerge - grazie a una scrittura accurata nei riferimenti quanto piacevole nella lettura - la straordinaria statura umana e politica di Ben Gurion.

Il punto di forza ideale del leader israeliano viene da una consapevolezza storica nutrita dall'ispirazione religiosa. E' la consapevolezza, come scrive l'autore, che «non esiste nella storia del mondo un'altra storia che sia paragonabile a quella del popolo ebraico che, disperso e perseguitato, per quasi duemila anni ha saputo tuttavia preservare la sua identità di cultura, senza farsi cancellare,né perdere consapevolezza e memoria». In tale prospettiva, osserva sempre Valori, Ben Gurion, rappresenta una «figura ponte fra lo spirito pragmatico della laicità e l'universo ricco di simboli della Bibbia».

Qui risiedeva probabilmente uno dei motivi principali del suo carisma. Esso si rivelava nella capacità di affermare con autorevolezza le soluzioni più innovative e realistiche, imponendosi all'occorrenza con fermezza sulle divisioni che potevano manifestarsi nel suo popolo: come quando, nel 1949, riuscì, vincendo notevoli resistenze, a ottenere una legge che permettesse la creazione di un esercito subordinato all'autorità dello Stato, superando il modello dell'esercito volontario dei pionieri.

Le scelte di Ben Gurion devono essere naturalmente collocate nel difficile contesto storico in cui egli svolse la sua azione, il contesto di un popolo, come quello ebraico, che aveva da poco conosciuto la pagine orribile della Shoah e che cercava di costruire il suo Stato tra l'aperta ostilità dei vicini arabi e l'indifferanza, se non addirittura la diffidenza, delle maggiori potenze mondiali. In tal senso, nel libro è opportunamente sottolineata la grande intuizione di Ben Gurion di compiere una scelta di campo in favore dell'Occidente già nei primi anni della guerra fredda.

Ma i motivi di interesse offerti dalla sua biografia vanno anche al di là del profilo srettamente storiografico.

Nella vicenda di Ben Gurion sono infatti rintracciabili i connotati che sono propri di tutti i veri costruttori di storia.

Egli fu vero statista perché non si limitò a governare il suo Paese avendo solo riguardo ai problemi immediati , ma a condurlo verso grandi traguardi di civiltà e di benessere riuscendo sempre a mobilitare le energie dell'idealità, dell'entusiasmo e della dedizione presenti nel suo popolo. E fu grazie a quelle energie se nacquero terre coltivabili, giardini e tante rilevanti costruzioni civili là dove prima era il deserto.

La sua testimonianza offre quindi insegnamenti di perenne validità anche alla politica di altri Paesi. Perché, sempre e in ogni latitudine c'è un deserto, spesso morale e ideale, da far fiorire.

Il libro di Valori ha il grande pregio di riportarci con intensità al clima di forte passione spirituale e civile nel quale fu edificato lo Stato d'Israele.

E' la grande storia di un popolo che costruisce il suo focolare in anni drammatici recando nella memoria il dolore della persecuzione.

E' la storia di un sogno che si è realizzato. E' la storia di un uomo che merita a pieno titolo di essere ricordato come uno dei grandi protagonisti del Novecento.