A causa di sopraggiunti impegni istituzionali, il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, non ha potuto prendere parte alla presentazione del libro di Massimo Scioscioli "Goffredo Mameli - una vita per l'Italia". Pertanto il testo del suo discorso è stato letto dal dottor Aldo Di Lello, collaboratore del Presidente per le iniziative culturali.
Oggi la Camera dei deputati rende omaggio alla figura di Goffredo Mameli. La felice occasione è la presentazione dell'interessante libro di Massimo Scioscioli sul poeta patriota che ha dato i suoi versi e il suo nome all'Inno nazionale.
Saluto e ringrazio l'autore unitamente ai relatori: Luigi Lotti, Giuseppe Parlato, Italico Santoro, Lucio Villari.
Desidero ricordare che Scioscioli, oltre a essere uno studioso del Risorgimento e della storia politica italiana, ha ricoperto importanti incarichi nell'Amministrazione della Camera, di cui è stato Tesoriere.
Il volume che presentiamo oggi è un'opera di indubbio valore storiografico per l'accuratezza della ricerca e la ricchezza della ricostruzione, rappresentando una significativa proposta culturale nell'ambito delle celebrazioni per il Centocinquantenario dell'Unità d'Italia.
Nella vasta e illustre galleria di figure rievocate in questa grande ricorrenza, a Mameli spetta un posto di sicuro rilievo. E non solo perché è doveroso conoscere la biografia dell'uomo entrato nella memoria della Nazione per le parole forti, intense ed emozionanti del "Canto degli Italiani", universalmente conosciuto come "Fratelli d'Italia". Ma anche perché, quella di Mameli, rappresenta in un certo senso una vita-simbolo della generazione più appassionata e ardente del Risorgimento.
Era la generazione che aveva vent'anni nel biennio 1848-1849, quando il Piemonte di Carlo Alberto sfidòla potenza militare dell'impero asburgico e quando,da Palermo a Roma, a Milano, Brescia e Venezia, le città d'Italia insorsero sulla spinta del movimento repubblicano e mazziniano.
Fu una grande fiammata patriottica, democratica e liberale che seppure non conobbe un esito felice, rivelò comunque agli italiani e agli europei la potenza, la profondità e l'ampia diffusione raggiunte dall'ideale nazionale nel nostro Paese. L'Italia unita dovette attendere ancora dodici anni prima di realizzarsi in uno Stato nazionale, ma l'impetuosa stagione della Prima guerra d'Indipendenza e delle insurrezioni popolari nelle città dimostrò che l'Italia unita già esisteva, da Nord a Sud, nei cuori e nelle menti degli italiani politicamente più attivi e idealmente più motivati.
Di quel movimento, i ventenni come Mameli costituivano il nerbo e la grande riserva di entusiasmo. Il poeta ne espresse lo spirito e le aspirazioni ideali nei suoi versi, nei suoi scritti, nel suo febbrile apostolato patriottico.
Spiccata era la sua vocazione per la comunicazione politica, che al tempo era prevalentemente affidata alla stampa o agli inni composti in occasione di manifestazioni di particolare rilievo. Erano strumenti che il giovane poeta sapeva utilizzare con notevole efficacia attraverso un linguaggio altamente coinvolgente e appassionante.
Erano inni che recavano veri e propri manifesti politici e culturali. Come, appunto, "Fratelli d'Italia", che conobbe subito uno straordinario successo e si diffuse rapidamente da Genova a tutte le altre città del Regno di Sardegna.
Questo canto - osserva Scioscioli - "fu capace di scuotere a fondo l'anima degli italiani nel biennio rivoluzionario 1848-1849, fissandosi stabilmente nella memoria collettiva dell'Italia". E tutto ciò "per la forza dei concetti, l'energia dell'espressione e l'immediatezza delle immagini".
Il linguaggio di Mameli aveva conosciuto proprio in quel periodo una grande crescita qualitativa (vale la pena ricordare che, quando compose il canto che lo avrebbe reso celebre, aveva da poco compiuto vent'anni). "I suoi versi -annota sempre l'autore - acquistano così una incisività e una capacità di coinvolgimento che è difficile trovare nei canti prodotti dai poeti suoi contemporanei".
In quella straordinaria capacità comunicativa non c'è solo la qualità dello stile letterario, c'è anche l'impeto dell'ideale vissuto. Mameli viveva fino in fondo le idee che affermava e divulgava. L'energia ideale, associata allo slancio poetico, diventava in tal modo una intensa e coerente testimonianza politica.
Tra il 1848 e il 1849, l' "ultima fase della breve vita di Goffredo è caratterizzata - come scrive Scioscioli- da un impegno senza respiro, nel quale getta ogni energia fisica e morale".
Non c'è momento significativo di quella tumultuosa fase storica che non veda la sua presenza attiva e risoluta. Parte per Milano, insieme con altri volontari, non appena giunge la notizia dell'insurrezione contro Radetzky.
La sconfitta di Custoza e il successivo armistizio con l'Austria non ne fiaccano la fiducia nella causa nazionale né la volontà di combattere per la libertà dell'Italia. Organizza a Genova una grande manifestazione per raccogliere fondi per Venezia che continua a resistere alle truppe di Radetzky e poi parte alla volta di Ancona per consegnare un proclama alla flotta sarda perché vada in aiuto dell'indomita città lagunare.
La sua breve ma intensa e generosa vita si concluderà nella difesa della Repubblica Romana. Il poeta patriota morì che non aveva ancora compiuto ventidue anni.
Dalla ricchezza della testimonianza umana e ideale di Mameli si possono trarre molteplici insegnamenti storici e civili.
Rievocare la sua figura consente innanzi tutto di far emergere gli ideali risorgimentali - e in particolare quelli d'ispirazione democratica e repubblicana - nella loro genuinità e nella loro potenzialità emancipatrice.
Mameli si presenta come l'interprete lucido e consapevole di un patriottismo moderno quanto immune da ogni contaminazione nazionalistica.
E' un patriottismo che fa tutt'uno con i sentimenti di fratellanza verso gli altri popoli, con i quali condivide l'ansia di libertà. "Ora noi crediamo - afferma il giovane letterato in uno scritto del 1847 - che l'umanità abbia un corso prefisso verso una meta, il suo corso è il miglioramento, la meta il perfezionamento. Il suo miglioramento politicamente risulta dalla maggiore armonia delle sue parti, cioè dalla maggiore unione tra le nazioni".
Letta alla luce dei nazionalismi che avrebbero di lì a qualche decennio imperversato in Europa, quell'aspirazione del giovane patriota potrà apparire ingenua e idealistica. Ma osservata oggi, nel tempo in cui la collaborazione tra i popoli è un principio universalmente riconosciuto (ancorché non ovunque rispettato), il patriottismo aperto di Mameli appare quanto mai attuale e vitale. Anche perché, in quell'ideale nazionale, è compreso il desiderio di affrancamento dalla povertà dei ceti popolari. "L'unità politica delle nazioni va di pari passo col loro miglioramento sociale", afferma il poeta nel medesimo scritto.
La Patria di Mameli è una Patria giovane e una Patria costruita sull'impulso ideale dei giovani. Questa idea rimanda certamente alle culture politiche più feconde espresse dall'Ottocento europeo, ma presenta anche un insegnamento di perenne attualità.
Possiamo in tal senso scorgere una indubbia affinità ideale tra l'ansia di libertà del ventenne Mameli e le aspirazioni di emancipazione civile dei giovani che reclamano oggi, nel XXI secolo, il diritto di essere protagonisti del loro futuro attraverso il loro impegno sociale e politico, attraverso la loro battaglia per la legalità, attraverso la loro aspirazione a costruire una nuova Italia di opportunità e di diritti.
Come scrisse Alexis de Tocqueville, "le Nazioni non invecchiano allo stesso modo degli uomini. Ogni generazione che si forma nel loro seno è come un popolo nuovo".
E' con questo spirito di fiducia nell'avvenire che invito a ricordare oggi la vicenda umana, culturale e politica di Goffredo Mameli, così bene ripercorsa e descritta nel libro di Massimo Scioscioli.