Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

23/06/2011

Montecitorio, Sala della Lupa - Presentazione della Relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali

Autorità, Signore e Signori!

La Camera dei Deputati è lieta di ospitare il tradizionale appuntamento con la relazione annuale dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali.

Anche quest'anno sono le tecnologie di ultima generazione, che coniugano il potere dei social network con quello delle piattaforme digitali, a richiamare la nostra attenzione sull'esigenza di tutelare, in modo ancora più adeguato, il diritto alla privacy di fronte ai rischi di una sua crescente violazione.

La nostra vita digitale, è stato detto e scritto in molte occasioni, è "in pericolo e in vendita". Del resto, nel XXI secolo, non solo la libertà di espressione e di stampa si declinano sostanzialmente online, ma anche tantissime informazioni personali che attengono alla sfera dell'individuo sono messe in rete e spesso conservate a lungo, tanto da renderne molto più incisivo l'effetto, positivo o dannoso, a seconda dei casi.

Anche se siamo solo all'inizio di un cambiamento epocale di cui è difficile comprendere fino in fondo tutte le possibili implicazioni, è necessario prendere atto che il concetto di privacy, così come è stato concepito in passato, non esiste più.

Si è passati, infatti, da un'esperienza giuridica fondata essenzialmente sul rapporto fra nuovi e vecchi media, tra privacy e diritto d'informazione, ed in cui il diritto alla riservatezza era considerato a tutti gli effetti come un diritto fondamentale, ad una fase storica in cui la tecnologia si va imponendo come forza ecumenica del villaggio globale, capace di attraversare, senza essere fermata, tutte le frontiere politiche, etniche e geografiche del pianeta.

E' soprattutto il difficile adeguamento del passaggio dalla carta al web che costringe ad interrogarci su quali debbano essere i limiti alla libertà di immettere, nel circuito globalizzato di internet, dati sensibili che non rivestono carattere di urgenza e di indifferibilità.

Da questo punto di vista, tuttavia, stiamo assistendo ad un completo rovesciamento di prospettiva: il concetto di "trasparenza" si sta infatti trasformando in un vero e proprio valore dominante e lo stesso diritto a conoscere sta sconfinando "nel diritto al controllo di tutti su tutti".

Questa generale tendenza a diffondere, attraverso ogni tipo di servizio online, informazioni sensibili, se, da un lato, può rispondere all'esigenza di soddisfare il "diritto a sapere" oppure di denunciare in modo permanente abusi veri o presunti, dall'altro, pone il problema della sicurezza dei dati, della privacy delle stesse informazioni disseminate sul web che possono diventare oggetto di manipolazione da parte non solo di veri e propri "crackers" ma anche di semplici operatori economici che intendono trarre profitto dai dati acquisiti abusivamente o, comunque, senza il consenso degli interessati.

Il recente caso della "Playstation Network" è certamente il più clamoroso ed ampio: un gruppo di pirati informatici ha saccheggiato i dati personali di decine di milioni di utenti di quella rete, tra cui nomi ed indirizzi e-mail, username e password, numeri di carte di credito e di altri mezzi di pagamento, per poi metterli in vendita on-line al migliore offerente.

Quale riflessione, dunque, si impone per evitare che la vita quotidiana di ogni persona, "profilata" (come si dice in gergo) e scrutata impunemente, venga messa a disposizione di poteri politici, economici e tecnologici?

Indubbiamente, da un punto di vista tecnico, va evidenziato che la stessa facilità di interferire, mediante mezzi telematici, con la riservatezza degli individui, consente altrettanto facilmente il controllo, anche a costo zero, ed attraverso mezzi della stessa natura, della cosiddetta "web reputation" delle persone fisiche e giuridiche, al fine di prevenire le possibili (e sempre più frequenti) ipotesi di diffamazione on-line.

Ma la vera questione, come da tempo, in Italia, l'Autorità garante per la protezione dei dati personali ha segnalato nelle sedi competenti, è quella che attiene all'esigenza di "ricalibrare" (normativamente parlando) l'intera materia per far convivere la libertà a informare e ad essere informati con il diritto alla tutela della riservatezza.

Sotto questo profilo, l'esercizio dei poteri sanzionatori, inibitori ed autorizzatori, secondo le singole fattispecie di volta in volta all'esame del Garante, continua a costituire la premessa indispensabile per realizzare la scelta ponderata tra due o più interessi contrapposti, alla luce di quella discrezionalità regolatoria dell'Autorità in mancanza della quale ogni isolata pronuncia (ad esempio, dell'Autorità giudiziaria) sopraggiungerebbe senza la previa adozione di validi criteri uniformi per casi identici o semplicemente analoghi, insuscettibili come tali di essere regolati per legge.

In tale ottica, ad esempio, è apprezzabile la tendenza a non aggravare inutilmente i vari procedimenti amministrativi di adempimenti non essenziali alla protezione dell'interesse alla riservatezza e ciò anche soltanto consentendo all'autodisciplina il compito di attuarla, come del resto sempre più spesso avviene nell'attuale esperienza professionale, commerciale ed industriale, ovviamente in prevenzione rispetto ai pur sempre possibili interventi del Garante.

Si tratta, quindi, di continuare su questa strada, forti soprattutto della convinzione che dall'attenta e costante giurisprudenza dell'Autorità per la protezione dei dati personali potranno discendere nuove ed utili indicazioni per il legislatore, il cui compito, in questo settore, rimane quello di saper "governare" intelligentemente il rapido processo di evoluzione della realtà tecnologica e sociale.

Ed è con questo auspicio che cedo la parola al Professor Pizzetti per la lettura della Relazione annuale del Garante per la privacy.