Autorità, signore, signori!
La Camera dei deputati è lieta di ospitare la presentazione del libro "Gesù è più forte della Camorra", scritto da don Aniello Manganiello con il giornalista Andrea Manzi.
Saluto don Aniello e Manzi unitamente a Franco Roberti, Procuratore della Repubblica di Salerno.
Il libro è la testimonianza alta e intensa di un impegno esemplare per affermare la civiltà dei diritti e della legalità sfidando apertamente e risolutamente il potere di intimidazione della criminalità organizzata.
E' un invito alla chiarezza e alla speranza e, per certi aspetti, un incitamento al coraggio. Nel volume si indica con chiarezza che un decisivo terreno di contrasto alla camorra è costituito dalla capacità di reazione civile nelle aree metropolitane oppresse dai clan criminali.
Don Aniello racconta i sedici anni - dal 1994 al 2010- del suo umanesimo di prima linea a Scampia, quartiere della periferia Nord di Napoli assurto a doloroso paradigma dei profondi guasti provocati dalla prepotenza camorristica. "Io vi trovai -racconta - una realtà che toglie il respiro, blocca la voglia di agire, operare, costruire, ridare speranza a se stessi e agli altri".
Ma don Aniello non si fece vincere né dalla sfiducia né dalla paura. Il suo primo pensiero non fu quello di difendersi, di erigere le barriere della diffidenza e del distacco. Al contrario, diede subito un segnale, anche simbolico, di apertura e di fiducia facendo abbattere il muro di cinta del Centro Don Guanella. "Fu un gesto forte, molto apprezzato dalla popolazione", ricorda nel libro.
E qui troviamo un primo, prezioso insegnamento: il tessuto civile può essere ricostruito innanzi tutto con la forza dell'esempio, che ha un valore intrinseco che va molto al di là di quel che si può pensare.
E' il gesto della fiducia che genera fiducia. E' il gesto della solidarietà che genera solidarietà. E' il gesto del coraggio che infonde coraggio.
La forza straordinaria della testimonianza di don Aniello sta naturalmente nella potenza della sua fede e nella profondità del suo cristianesimo vissuto giorno per giorno.
Come parroco tra il popolo, ha condiviso i drammi, le sofferenze, ma anche le aspirazioni e le speranze degli uomini, delle donne, delle famiglie in mezzo a cui ha vissuto per sedici anni. La sua testimonianza evangelica è certamente una testimonianza religiosa - porta orgogliosamente l'abito talare- e, nello stesso tempo, una fortissima testimonianza civile.
Le parrocchie del quartiere, come si legge nel volume, "formano un presidio contro i poteri criminali". E credo che questa sia già una definizione che non merita commenti.
Quella presenza attiva e partecipe rafforza i legami comunitari, affermando quel principio di collaborazione sociale che rappresenta ovunque, in qualsiasi contesto urbano o territoriale, un argine naturale all'affermazione del dominio criminale. E' noto che la forza dell'intimidazione, del ricatto e dell'illegalità può esprimersi in tutta la sua potenzialità corruttrice proprio nelle realtà locali caratterizzate dalla dispersione dei vincoli sociali, dall'individualismo estremo, dalla sfiducia tra persone, famiglie e gruppi.
Camorra, mafia e 'ndrangheta prosperano non solo quando la presenza dello Stato è insufficiente, ma anche quando le persone si barricano in casa e fingono di non vedere quello che accade per strada. "Ho tentato ogni giorno - dice don Aniello - di trasmettere alla comunità parrocchiale l'importanza del senso civico, l'esercizio del diritto di cittadinanza e la costruzione della coscienza civile. Modi di essere che sono assolutamente incompatibili con il silenzio e il rifugio nel privato".
Non è una battaglia facile. Non lo è in qualsiasi comunità civica minacciata dai clan criminali. Non lo è in modo particolare a Scampia, dove il tasso ufficiale di disoccupazione raggiunge il 60-65 per cento e dove la camorra cattura migliaia di persone nella rete dell'illegalità esercitando una aberrante quanto pervasiva forma di controllo sociale, e, per certi aspetti, di attrazione.
La maggioranza della popolazione vive onestamente e non è coinvolta negli affari dei clan. Però, come avverte don Aniello, finisce egualmente per essere ostaggio della camorra.
E' una situazione di oppressione e di degrado che deve suscitare dolore e indignazione, e deve turbare profondamente la coscienza civile e democratica dell'Italia, in particolar modo dei napoletani. Non è tollerabile che nella periferia Nord di Napoli, come in tutte le altre parti d'Italia sottoposte al ricatto criminale, si continui ad assistere ad una regressione civile che, unita alla piaga della miseria, sottrae tanti cittadini alla civiltà dei diritti, delle opportunità e della democrazia.
L'inammissibilità di tali situazioni va evidenziata senza assolutamente dimenticare la dedizione, la professionalità, il senso del dovere di cui danno quotidianamente prova le forze dell'ordine e la magistratura nella loro preziosa opera di contrasto alle organizzazioni criminali che tanti risultati ha conseguito negli ultimi anni.
Ma, allo stesso modo, non si può ignorare che dolorose ferite come quelle di Scampia sono rese possibili anche dai troppi casi di insufficienza delle Istituzioni e della politica.
Ed è proprio su questo aspetto che il libro di don Aniello presenta toni particolarmente incisivi di denuncia e di coraggio civile, evidenziando l'assenza di una "vera politica di contrasto al disagio sociale" e di recupero civile delle aree urbane oppresse e avvilite.
Voglio però sottolineare la capacità di don Aniello di non darsi mai per vinto. Questo coraggioso sacerdote ha continuato con fiducia e tenacia la sua opera di sensibilizzazione delle Istituzioni, dei cittadini e dei mass media senza mai lasciarsi intimorire dalle minacce dei clan e senza nemmeno cedere alla rassegnazione nei casi in cui dolorosamente ha constatato che la sua battaglia civile e morale non ha incontrato nelle autorità quell'appoggio, quella condivisione e quella solidarietà che egli legittimamente si attendeva.
La sua energica azione di denuncia e il suo esempio hanno spinto molti cittadini alla mobilitazione civile e hanno contribuito in modo decisivo a imporre, in tutta la sua drammaticità, il caso di Scampia all'attenzione dell'opinione pubblica nazionale. Ed è questa la ragione per cui, al di là della stima di cui don Aniello mi gratifica, ho pensato fosse doveroso e opportuno che la Camera dei deputati, in sede istituzionale, presentasse questo libro.
Allo stesso modo, la sua instancabile opera di recupero sociale ha permesso a tanti giovani di sottrarsi ai tentacoli della camorra e di intraprendere un percorso di crescita civile che rafforza la speranza dei cittadini di Scampia in una vita affrancata dall'atroce tirannia della camorra.
Le Istituzioni hanno dunque il dovere di essere sempre vicine a protagonisti della vita sociale come don Aniello, valorizzandone l'esemplarità morale e sostenendoli in modo fattivo e concreto nella loro quotidiana battaglia di libertà e civiltà.
La testimonianza contenuta nel suo libro è un invito a proseguire con convinzione sulla strada dell'azione coordinata di Istituzioni e società civile come arma decisiva contro la criminalità organizzata e come strumento indispensabile di rigenerazione sociale.
Un elemento su cui desidero in conclusione porre l'accento è che il principio di legalità affermato da don Aniello vive nella concretezza della quotidianità; la legalità è un abito mentale, non e' soltanto il doveroso rispetto delle leggi, e' la fiducia che dobbiamo avere per i magistrati e le forze dell'ordine impegnati in prima linea per garantirne la difesa.
La sua è la forza spirituale e umana che si manifesta in tante storie di vita vissuta. E' la forza della testimonianza degli uomini e delle donne che hanno ritrovato la fiducia in una vita libera e dignitosa dopo aver ricevuto il suo aiuto e il suo incoraggiamento perseverante e persuasivo.
Tra le tante figure raccontate nel libro, particolarmente significativa è quella di Davide, un ex spacciatore che la comunità religiosa di don Guanella è riuscita a recuperare alla vita civile e alla dimensione religiosa.
"L'incontro con Davide - ricorda don Aniello- segnò in maniera molto forte i miei primi anni come parroco a Scampia e pure la vita della mia comunità. Il suo recupero colpì tantissimo, perché indicò agli abitanti del rione che era possibile un cambiamento di vita anche nei delinquenti ritenuti più irrecuperabili".
E' da queste storie vere di affrancamento dalla schiavitù della camorra che passa la strada per la rinascita civile di Scampia, e di tutte le zone oppresse da questa piovra.
Da questo libro viene un vigoroso invito a moltiplicare gli sforzi contro il crimine organizzato. E' un invito che deve essere raccolto con decisione e convinzione dalle Istituzioni, dal mondo della politica e dall'opinione pubblica del nostro Paese .
La battaglia per la legalità è una battaglia di civiltà che impone all'intera comunità nazionale di fare proprie e sostenere sempre esperienze, anche se apparentemente a volte controcorrente, come quelle di don Aniello e dei suoi ragazzi restituiti alla società civile e pienamente integrati nella nostra democrazia.