Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

29/03/2012

Montecitorio, Sala della Lupa – Convegno sul tema “Dalla esclusione alla inclusione. Strategia europea e azione italiana sul caso dei Rom” con Viviane Reding, Andrea Riccardi, Pietro Marcenaro

Autorità, Onorevoli Colleghi, Signore, Signori!

Desidero in primo luogo salutare e ringraziare gli illustri relatori: l'On. Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione europea, il Ministro della Cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi e il Sen. Pietro Mercenaro, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica.

La presenza della Vicepresidente della Commissione europea, Viviane Reding assume un'importanza particolare sia per la questione specifica che è oggetto dei nostri lavori sia alla luce dell'attuale situazione dell'Unione europea.

La Vicepresidente Reding ha infatti il merito di avere posto come priorità del suo mandato relativo alla giustizia ed agli affari interni la protezione e l'integrazione dei Rom, obiettivi che ha indicato come "imperativo sociale ed economico per l'Unione e i suoi Stati membri".

Il suo impegno non si è limitato alle parole, ma si è tradotto in fatti concreti, mediante la definizione di una strategia europea, l'istituzione di una task- force e la mobilitazione dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali.

La condizione dei Rom è un banco di prova imprescindibile del reale rispetto del divieto di ogni discriminazione etnica, razziale o religiosa che costituisce un principio fondamentale dell'Unione europea, espressamente richiamato nella Carta europea dei diritti fondamentali.

L'iniziativa politica di Viviane Reding sta dimostrando come le politiche di inclusione nei confronti dei Rom possano contribuire alla coesione sociale ed al rispetto reciproco tra tutti i popoli dell'Unione europea.

Quanto ce ne sia bisogno è attestato, al di là di ogni ragionevole dubbio, dalla crisi che l'Europa sta vivendo, che ha senz'altro natura finanziaria, ma che investe la fiducia dei cittadini.

Quindi, rispondere alla crisi con "più Europa", è un'altra convinzione della Vicepresidente Reding che trova ampio consenso nel Parlamento italiano. Il suo recente appello per un nuovo Piano Schuman è di grande interesse perché riporta la politica alle sue responsabilità.

In tale ottica, anche a proposito della questione dei Rom, occorre mettere in guardia da una pericolosa tendenza che si sta diffondendo sia nelle istituzioni europee sia nei governi nazionali; sempre più spesso si afferma che la crisi economica giustifica l'impossibilità di affrontare qualunque altra questione.

Ebbene, questa pseudo giustificazione non può essere accolta soprattutto quando sono in gioco i diritti fondamentali e quindi la credibilità dell'Europa come comunità civile e democratica.

Uno dei principi-cardine del diritto comunitario - vale a dire la libertà di circolazione delle persone - trova nei Rom, per il loro modo di vita, una particolare e significativa applicazione. Ne consegue che il raccordo tra il livello europeo ed il livello nazionale è il punto-chiave per il successo dei programmi di integrazione.

La Comunicazione adottata dalla Commissione europea lo scorso anno, è un grande passo avanti in questa direzione perché delinea il quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020. Una settimana fa, a Bruxelles, si è svolta una riunione straordinaria della Piattaforma europea per i Rom proprio per fare il punto sulla relativa attuazione.

Come si afferma in tale documento, "la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva non lascia spazio alla persistente emarginazione economica e sociale di quella che è la principale minoranza in Europa".

Da parte dell'Italia c'è una rinnovata volontà di collaborare strettamente non solo con l'UE, ma anche con le altre organizzazioni internazionali da tempo impegnate a tutela dei Rom, come il Consiglio d'Europa e l'OSCE.

Ricordo che lo scorso anno l'Italia ha prestato particolare attenzione alle raccomandazioni ricevute a questo proposito nell'ambito della procedura di revisione periodica universale effettuata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Otto delle dieci raccomandazioni sono state infatti accettate.

Il nostro Parlamento è stato al centro di tale attività, manifestando al più alto livello l'esigenza di dare risposte nuove ed incisive. Presso il Senato della Repubblica, la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani - presieduta dal senatore Pietro Marcenaro - ha condotto in questa legislatura un'indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia, le cui conclusioni sono state approvate all'unanimità.

Presso la Camera dei deputati, il Comitato permanente sui diritti umani - presieduto dall'onorevole Furio Colombo - ha ripetutamente trattato il tema, anche confrontandosi con l'Alto Commissario dell'ONU, Navanathem Pillay, che io stesso ho ricevuto per attestare pubblicamente la considerazione della nostra Istituzione circa le sue osservazioni critiche.

Le delegazioni italiane presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'OSCE, presiedute rispettivamente dagli onorevoli Luigi Vitali e Riccardo Migliori, seguono regolarmente in tali sedi gli aspetti internazionali del tema.

L'Osservatorio sui fenomeni di xenofobia e razzismo, coordinato dai vicepresidenti della Camera Bindi e Lupi, ha invece approfondito gli aspetti relativi all'opinione pubblica ancora molto preoccupanti se si pensa che le ricerche promosse al riguardo hanno evidenziato anche nei giovani un atteggiamento negativo superiore ai due terzi del campione.

Un ulteriore contributo parlamentare è costituito dall'iniziativa legislativa per l'istituzione della Commissione nazionale in materia di diritti umani, la cui approvazione ci consentirà di adempiere ad un impegno assunto con le Nazioni Unite e di avere a disposizione un meccanismo indipendente di verifica dell'attuazione delle politiche antidiscriminatorie.

Infine, la nomina nell'attuale compagine governativa, di un ministro per l'integrazione e la cooperazione internazionale, nella persona del professor Andrea Riccardi, rafforza certamente, anche in virtù dell'esperienza e della competenza del ministro, la responsabilizzazione della politica nel promuovere il passaggio dall'esclusione all'inclusione.

L'Italia è consapevole che lo sviluppo delle politiche di integrazione sociale ed economica dei Rom non può prescindere da una campagna di informazione e di educazione. Il pregiudizio è infatti sempre figlio dell'ignoranza.

Parallelamente, occorre coinvolgere maggiormente a livello istituzionale la popolazione Rom e far emergere nel suo interno interlocutori ed operatori validi.

Come è osservato nella menzionata Comunicazione della Commissione europea, "l'integrazione sociale ed economica dei Rom è un processo su due binari, che richiede un cambiamento di mentalità sia da parte della maggioranza della popolazione, che da parte dei membri della comunità Rom".

In conclusione, desidero ricordare, che l'Unione ha proclamato, per il 2013, l'Anno dei Cittadini europei, e lo ha fatto, nel ventesimo anniversario dell'entrata in vigore del Trattato di Maastricht che per la prima volta ha introdotto nell'ordinamento comunitario il principio della cittadinanza europea. Uno dei modi migliori per rendere non meramente retorica tale ricorrenza è proprio quello di far crescere effettivamente la tutela dei diritti dei Rom. Sono certo che Viviane Reding si prodigherà con tutte le sue forze per questo obiettivo ed è importante che sappia di poter contare sulla più convinta collaborazione da parte del Parlamento italiano.