Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

18/04/2012

Montecitorio, Sala della Lupa – Relazione annuale dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza

Autorità, Signore e Signori!

La Camera dei deputati è particolarmente lieta di ospitare la presentazione della prima Relazione dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.

E' trascorso quasi un anno da quando il Parlamento ha approvato, con un ampio consenso delle forze politiche, la legge 112 del 2011, dando così attuazione ad una serie di Convenzioni internazionali in materia, prime fra tutte quella "sui diritti del fanciullo", approvata a New York nel 1989, e quella europea "sull'esercizio dei diritti dei fanciulli", fatta a Strasburgo nel 1996 e ratificata dall'Italia con legge n. 77 del 2003.

Anche l'Italia, dunque, si è dotata di un apposito organismo chiamato, per legge, a svolgere una pluralità di funzioni a difesa dei diritti delle persone di minore età.

Il nostro Paese non versava in una condizione di arretramento culturale prima dell'entrata in vigore della legge che ha istituito la figura del Garante per l'infanzia e l'adolescenza: la nostra legislazione, infatti, già da molto tempo è all'avanguardia sotto il profilo della tutela dei minori e la diffusa presenza sul territorio nazionale di numerose associazioni di volontariato (più di 250), che ogni giorno s'impegnano con dedizione sul fronte della difesa dei diritti dell'infanzia, dimostra come, da sempre, sia alta l'attenzione della nostra società verso le istanze dei più piccoli.

Tuttavia - per tornare all'istituzione del Garante -, occorreva compiere uno sforzo aggiuntivo non soltanto, come ho appena ricordato, per adeguarci, da un punto di vista normativo, al contesto internazionale, ma anche per convogliare in un'unica Autorità indipendente alcuni fondamentali poteri di iniziativa e di coordinamento.

Del resto, basta pensare all'esigenza di tenere in dovuta considerazione l'attuale ripartizione di competenze tra lo Stato e le Regioni rispetto ai compiti di promozione e assistenza all'infanzia.

A tale riguardo, solo la dimensione regionale può permettere al Garante di esercitare quelle funzioni di ascolto, monitoraggio e vigilanza attraverso le quali si pongono in essere concretamente le attività di tutela dei diritti e di intervento in favore del minore, anche in rete con gli altri servizi.

Da qui, ad esempio, la necessità, prevista dalla legge 112, di istituire la "Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza", quale organismo cui compete individuare, a tutti i livelli territoriali, forme di costante scambio di dati e informazioni sulla condizione delle persone di minore età.

E' sulla base dei bisogni specifici e delle prassi sperimentate in tutto il territorio che il Garante dovrà quindi formulare osservazioni e proposte per promuovere il rafforzamento delle politiche pubbliche soprattutto con riferimento alla prevenzione e al contrasto degli abusi sui soggetti più deboli della società.

Ciò che, comunque, ancora manca in Italia è un vero e proprio piano nazionale per l'infanzia in grado di investire, in primo luogo, sulle famiglie al cui interno vivono i minori.

Sotto questo profilo, lo stesso Garante deve essere considerato come parte integrante di un sistema avanzato di wellfare che deve, però, porre maggiore attenzione alle problematiche legate alla crescita e al benessere dei minori.

Nel corso del dibattito parlamentare sfociato nell'approvazione della legge 112 del 2011, sono stati numerosi gli interventi, di alto spessore, a sostegno della tesi secondo cui "farsi carico dei diritti del minore sin dal momento della nascita richiede la capacità di mediare contro interessi economici che hanno come obiettivo altre priorità e che coinvolgono, di conseguenza, investimenti di altra natura".

Riuscire ad invertire questa rotta di tipo "omertoso", perché i bambini non hanno voce diretta per farsi sentire, è un dovere morale, prima ancora che politico, che impone soprattutto alle istituzioni di alzare la soglia dell'attenzione verso un "mondo", quello dell'infanzia, che, come ha scritto il "padre" della moderna neuropsichiatria infantile recentemente scomparso, Andrea Bollea, "necessita di essere continuamente osservato, ascoltato, capito per garantire lo sviluppo armonioso delle nuove generazioni".

Con l'auspicio che l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza possa assolvere al meglio ai delicati compiti istituzionali che la legge le ha conferito - e dico volutamente "possa assolvere" nel senso che bisogna mettere l'Autorità nelle condizioni di assolvere ai suoi compiti - cedo ora la parola al dottor Vincenzo Spadafora, ringraziandolo per quello che già ha fatto, per la lettura della sua prima Relazione annuale.