Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

10/12/2012

Aula dei Gruppi parlamentari – Settima Sessione dell’Assemblea Parlamentare consultiva sulla Corte Penale Internazionale e lo Stato di diritto

Autorità, Signore e Signori!

Sono particolarmente lieto di aprire i lavori della Settima Assemblea parlamentare consultiva sulla Corte penale internazionale e lo Stato di diritto, che la Camera dei deputati ha l'onore di ospitare nel decimo anniversario dell'entrata in vigore dello Statuto di Roma.

Rivolgo un cordiale benvenuto al Presidente della Corte penale internazionale, Sang Hyun Song, e al Presidente dei parlamentari per l'azione globale, Ross Robertson.

Ringrazio, inoltre, per la loro autorevole presenza, la senatrice Emma Bonino, Vice Presidente del Senato della Repubblica, e il Ministro della Giustizia, Paola Severino, il Segretario generale del Ministero degli Affari esteri, Michele Valensise.

Oggi, nella simbolica ricorrenza della Giornata mondiale dei Diritti dell'Uomo, Roma torna ad essere la capitale della coscienza giuridica, come lo fu nei mesi di giugno e luglio del 1998 quando si svolse, presso la FAO, la Conferenza diplomatica delle Nazioni Unite che adottò l'atto costitutivo della Corte penale internazionale.

Ringrazio i tanti colleghi parlamentari che, in rappresentanza di circa settanta Paesi, hanno scelto di riunirsi nella capitale della Repubblica italiana per riaffermare quei valori universali che sono alla base dell'ordinamento giuridico internazionale.

Al riguardo, ricordo, con grande soddisfazione, che l'Italia, oltre ad essere stata il primo Stato membro dell'Unione Europea a ratificare, a soltanto un anno dalla sua adozione, lo Statuto della Corte penale internazionale, è anche il primo Paese europeo ad essere stato scelto come sede di questa Assemblea consultiva.

Si tratta di un evento, quello che celebriamo oggi, che esalta la tradizione della civiltà giuridica italiana, la quale, grazie alla figura di un grande maestro del diritto, Antonio Cassese, ha contribuito, in modo significativo, a diffondere una maggiore consapevolezza sulla necessità di porre fine all'impunità dei crimini contro l'umanità.

Nei dieci anni trascorsi dalla sua fondazione, la Corte penale internazionale ha notevolmente consolidato le sue strutture e la sua giurisprudenza, conseguendo risultati importanti, come quello relativo alla prima condanna inflitta per l'odioso crimine dello sfruttamento dei bambini nei conflitti armati.

Molta strada, dunque, è stata fatta, ma molta ne resta ancora da fare sul piano della piena effettività del diritto penale internazionale, anche se è di enorme conforto la constatazione che il numero degli Stati aderenti è raddoppiato, passando dai sessanta, che rappresentavano il requisito minimo per l'entrata in vigore, agli attuali centoventuno.

In questo quadro, fondamentale è l'impegno profuso dalle Assemblee parlamentari che sono titolari del potere di ratifica degli Accordi internazionali e che, sulla base della condivisione di un'etica diventata pressoché universale, si dimostrano sempre di più capaci di denunciare con forza le violazioni dei diritti umani a qualsiasi latitudine esse siano commesse.

Il dialogo interparlamentare sui Diritti dell'Uomo e sullo Stato di diritto costituisce uno degli strumenti più utili per aumentare la vigile attenzione soprattutto ai fini della prevenzione dei più gravi crimini di rilevanza internazionale, quali il genocidio, i crimini contro l'Umanità, i crimini di guerra, il crimine di aggressione, sulla cui definizione sono recentemente intervenuti gli emendamenti allo Statuto di Roma adottati dalla Conferenza di revisione di Kampala.

Da questo punto di vista, encomiabile è l'impegno dell'Associazione parlamentare per l'azione globale (Parliamentarians for Global Action), che ha certamente il merito di aver contribuito alla ratifica dello Statuto di Roma in molti Paesi e che ha promosso quest'Assemblea.

Per quanto attiene all'Italia, occorre dare atto al Parlamento e al Governo, per il tramite del Ministro della Giustizia, dell'importante risultato conseguito la scorsa settimana con l'approvazione definitiva della legge che disciplina, in modo dettagliato, le modalità di cooperazione tra la nostra magistratura e la Corte penale internazionale.

Un prossimo traguardo, non solo per il Parlamento italiano, sarà la ratifica degli emendamenti adottati a Kampala. Il processo di ratifica è ancora agli inizi, e ritengo che la futura Legislatura potrà "giovarsi" del recente esempio della votazione unanime del Bundestag.

Non sfugge certamente a nessuno quale rilievo possa avere per la pace mondiale l'applicazione della sanzione penale nei confronti degli atti di aggressione, rappresentati, in primo luogo, dall'uso della forza armata di uno Stato contro la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza politica di un altro Stato, in violazione della Carta delle Nazioni Unite.

Altrettanto rilevante, nell'elaborazione della giurisprudenza della Corte, è l'equiparazione a crimine contro l'Umanità delle violenze perpetrate contro la popolazione civile.

Non è un caso che il Consiglio di sicurezza abbia deferito su questa base alla Corte stessa l'ex dittatore libico Gheddafi.

Mi auguro che ciò possa costituire un valido precedente anche con riferimento alla drammatica crisi della Siria, il cui popolo sta pagando un alto tributo di sangue.

Il positivo lavoro dei giudici dell'Aia è, quindi, senza dubbio, largamente apprezzato, come dimostrano le numerose inchieste ed istruttorie preliminari avviate già da tempo e sui cui riferisce l'ultimo Rapporto annuale presentato all'ONU.

A questo proposito, è assai significativo che tali indagini non riguardino più soltanto Paesi africani, ma si stiano indirizzando anche verso altri continenti.

Inoltre, desidero dare atto all'Assemblea degli "Stati-parte", la cui sessione annuale si è svolta nel mese scorso, di aver adottato otto importanti risoluzioni e di aver continuato ad assicurare alla Corte penale internazionale la necessaria copertura finanziaria e logistica, nonostante i difficili tempi di crisi economico-finanziaria.

Vorrei, infine, evidenziare alcuni temi che credo saranno senz'altro sviluppati nel corso del serrato ciclo dei lavori di oggi e di domani. Mi riferisco innanzitutto all'opera di sostegno alla Corte penale internazionale che può essere promossa dall'Unione Europea e, in genere, dalle Organizzazioni regionali, i cui margini di cooperazione con la Corte stessa possono essere certamente ampliati.

Altri temi che non si possono ignorare, e che andrebbero approfonditi, sono quelli relativi alla protezione delle vittime e dei testimoni e alla necessità di incrementare i meccanismi di monitoraggio, anche in chiave di prevenzione.

Sono convinto che il decimo anniversario della nascita della Corte penale internazionale rappresenti un'opportunità storica per diffondere ancor di più nel mondo la consapevolezza dell'importanza del ruolo che riveste questo organismo sovranazionale, autentico baluardo nella difesa del principio della legalità internazionale e della pace tra tutti i popoli.