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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 76 di venerdì 31 ottobre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,05.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Caparini, Cota, D'Amico, Gibelli, Lo Monte, Miccichè, Molgora, Roccella, Scajola, Soro, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sugli incidenti verificatisi a Roma, in piazza Navona, il 29 ottobre 2008 (ore 9,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli incidenti verificatisi a Roma, in piazza Navona, il 29 ottobre 2008.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per l'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Nitto Francesco Palma.

NITTO FRANCESCO PALMA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, preliminarmente desidero ringraziare per l'opportunità datami di ricostruire, in modo dettagliato, gli avvenimenti accaduti nella giornata del 29 ottobre a Roma, in piazza Navona.
Come è noto, nella stessa giornata, l'Aula del Senato ha convertito in legge il cosiddetto decreto Gelmini. Tale approvazione ha suscitato proteste di appartenenti al mondo della scuola. In particolare, a Roma, attorno alle ore 9, in piazza Navona, dinanzi all'ingresso del Senato alla Repubblica, sono convenute circa 6 mila persone, per lo più delle scuole medie superiori e dell'università «La Sapienza» di Roma, nonché un centinaio di aderenti ai Cobas della scuola, che avevano regolarmente preavvisato di un presidio. Preciso che le altre persone sono convenute spontaneamente e cioè senza che fosse stato presentato alcun regolare preavviso all'autorità di pubblica sicurezza.
Scopo dichiarato dell'iniziativa, come pubblicamente detto con slogan e megafoni la sera precedente, era quello diPag. 2assediare il Senato, dove ci sarebbe stata la votazione del cosiddetto decreto Gelmini. La forza pubblica, pertanto, è stata disposta a tutela della citata sede istituzionale per garantire il regolare svolgimento dei lavori dell'Assemblea.
In particolare, un presidio di polizia, interessava, oltre alla corsia Agonale, anche le due estremità di corso Rinascimento e le due piccole strade che collegano il corso con piazza Navona. Ciò si è reso necessario anche perché, nei giorni precedenti, si erano registrati tentativi di aggiramento degli sbarramenti, per avvicinarsi all'entrata del Senato.
Tra gli studenti convenuti in piazza Navona erano presenti anche un centinaio di ragazzi di Blocco studentesco, partecipanti alla manifestazione spontanea, arrivati tra gli altri studenti con un camioncino che si è posizionato nei pressi della corsia Agonale, dove vi era un altro camion munito di altoparlanti che scandivano slogan contro l'attuale Governo e il Ministro dell'istruzione.
Il mezzo degli studenti di Blocco studentesco è quindi arrivato in piazza durante l'afflusso dei partecipanti all'iniziativa. Ricordo che è usuale che, durante le manifestazioni, i mezzi per l'amplificazione raggiungano piazza Navona.
Tornando alla ricostruzione degli eventi, intorno alle 11, si sono verificati momenti di tensione tra gli studenti di Blocco studentesco e altri di diversa fazione politica, che si lanciavano reciproche accuse di aggressione. Infatti, gli studenti di Blocco studentesco asserivano di essere stati circondati e fronteggiati per essere estromessi dalla manifestazione, mentre i giovani di estrema sinistra lamentavano un'aggressione ad un ragazzo, che sarebbe stato colpito alla testa da una cinghiata.
Risulta che all'ospedale Santo Spirito di Roma sono stati soccorsi un esponente della Sinistra Antagonista di 37 anni e un giovane di 25 anni, giudicati guaribili rispettivamente in dieci e sette giorni. I due hanno genericamente riferito di avere subito un'aggressione da parte di appartenenti a Blocco studentesco e hanno rifiutato di sporgere denuncia. Ad oggi, non risultano presentate altre denunce o querele per questo episodio.
Altri momenti di tensione si sono verificati più tardi, quando gli studenti, per lo più delle scuole superiori, si sono fronteggiati. In questa fase l'interposizione di personale di polizia in abiti civili ha evitato possibili tafferugli. Sottolineo che in questo frangente il personale di polizia non ha udito cori apologetici del fascismo, ma slogan contrapposti.
L'atteggiamento dei partecipanti alle proteste, che più volte hanno scandito slogan critici contro le forze dell'ordine, ha indotto a non impiegare direttamente queste ultime a piazza Navona, tra i numerosissimi e giovanissimi manifestanti, per evitare di acuire ulteriormente la tensione. Preciso che dopo queste tensioni, ridimensionate dell'intervento di polizia, molti studenti hanno iniziato ad allontanarsi da piazza Navona, in parte intenzionati a rientrare all'università, in parte, soprattutto gli studenti medi, a terminare la protesta.
Anche il gruppo di Blocco studentesco, raggruppato intorno al camioncino, e più volte invitato ad allontanarsi dalla piazza da parte della polizia, aveva iniziato lo spostamento, portandosi, sempre all'interno di piazza Navona, dallo spazio antistante corsia Agonale sino allo sbocco a piazza delle Cinque Lune, con l'intenzione di uscire, di raggiungere il lungotevere e da qui recarsi al Ministero dell'istruzione. Solo quando è giunto all'altezza di piazza delle Cinque Lune il gruppo ha deciso di fermarsi e, nonostante le ripetute sollecitazioni di personale di polizia, non ha abbandonato la piazza dove, comunque, erano ancora presenti altri studenti, circa 4 mila.
Nel frattempo, come è noto, da corso Vittorio, attraverso via della Cuccagna, sono giunte in piazza Navona circa 400-500 persone appartenenti ai Collettivi universitari e alla Sinistra antagonista, che si sono unite agli altri studenti. Questi 400-500 individui, però, alcuni dei quali indossanti caschi da motociclista, invece di attestarsi nella piazza a manifestare, siPag. 3sono fatti largo tra i ragazzi e, arrivati alla fine di piazza Navona, all'altezza di piazza delle Cinque Lune, si sono dapprima schierati, urlando slogan contro i fascisti, e poi hanno iniziato un fitto lancio di oggetti, tra cui sedie, tavolini, bottiglie e bicchieri reperiti dai bar sulla piazza.
Alcuni aderenti a Blocco studentesco, in numero molto minore, si sono schierati e hanno preso dei bastoni dal camioncino, dove evidentemente erano occultati. Altri sono fuggiti in piazza delle Cinque Lune, mentre gli aderenti ai Collettivi universitari sono avanzati venendo a contatto. L'intervento delle forze dell'ordine, confluite in piazza Navona da corso Rinascimento, ha separato i contendenti.
Ricordo che nella circostanza il dispositivo di ordine pubblico ha previsto l'impiego di 334 appartenenti alle forze dell'ordine, di cui 200 della Polizia di Stato, 104 carabinieri e 30 appartenenti alla guardia di finanza.
Informo che sono state arrestate due persone, un uomo di 34 anni che ha dichiarato di essere un dipendente del partito della Rifondazione Comunista e un ragazzo di 19, appartenente al gruppo del Blocco studentesco, che ha asserito di passare per caso nel luogo degli incidenti e di essere uno studente universitario. Nella giornata di ieri i loro arresti sono stati convalidati dall'autorità giudiziaria, che ne ha poi disposto la remissione in libertà, fissando l'udienza del processo a loro carico il 17 novembre prossimo venturo. Sono in corso indagini per accertare le responsabilità degli altri partecipanti agli scontri.
Soggiungo che, sempre ieri, è stato diffuso in rete un filmato degli scontri, che indica un giovane con in mano un bastone tra gli elementi di destra, successivamente ripreso a bordo di un mezzo della polizia, avanzandosi il sospetto che lo stesso fosse un infiltrato della polizia. In realtà, lo stesso è un giovane di Blocco studentesco, fermato e accompagnato in questura, dove è stato identificato e rilasciato. La sua posizione è tuttora al vaglio degli inquirenti.
Signor presidente, onorevoli colleghi, in conclusione desidero sottolineare che dalla oggettiva ricostruzione dei fatti emerge come, anche in questa circostanza, l'operato delle forze dell'ordine sia stato ispirato a criteri di equilibrio e di prudenza, cercando di contemperare, da un lato, i diritti costituzionalmente garantiti di riunione e di libera espressione del pensiero e, dall'altro, quelli, ugualmente riconosciuti, della tutela della sicurezza e della pubblica e privata incolumità.

(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la tempestiva informativa, anche perché la ricostruzione minuziosa degli avvenimenti a piazza Navona (che alcuni di noi hanno anche potuto vedere dalle riprese televisive, anche complete in alcuni casi), spazzano via tutta una serie di interpretazioni e di illazioni che sono state fatte nei momenti successivi agli scontri. Credo che la ricostruzione - che ormai, per quanto abbiamo potuto vedere, è abbastanza chiara - possa sgombrare finalmente il campo oggi da polemiche inutili.
Qualsiasi manifestazione di piazza viene accompagnata, inevitabilmente, da momenti di tensione o, per lo meno, dalla preoccupazione di momenti di tensione; quando si tratta di ragazzi che vanno in piazza la preoccupazione cresce maggiormente, ovviamente anche per la loro incolumità.
Credo che in questa fase le forze politiche rappresentate in Parlamento abbiano grandi doveri istituzionali da rispettare. Il primo è quello di condannare unanimemente la violenza e i violenti a chiunque appartengano, senza strizzare gli occhi con simpatia particolare o cedere alla tentazione di provare una umana simpatia verso chi rappresenta le proprie opinioni. La violenza va in ogni caso condannata, soprattutto perché, condannandoPag. 4i violenti, si dà un maggiore peso e sottolineatura a chi, al contrario, protesta civilmente.
Il secondo dovere, se impariamo qualcosa dalla storia di questo Paese, è che almeno le forze parlamentari evitino di trascinare le forze dell'ordine in una polemica tutta e solo politica, attraverso tentativi di utilizzarle come capro espiatorio di una situazione (purtroppo ne abbiamo sentite troppe e, grazie a Dio, non da esponenti di questo Parlamento, ma da fuori) e di intorbidire l'aria, attribuendo particolari funzioni o missioni alle forze dell'ordine.
In coerenza con quanto troppo spesso diciamo in queste aule, il rispetto nei confronti degli appartenenti alle forze dell'ordine e di questa istituzione ci devono portare ad avere fiducia nelle stesse, indipendentemente dal Governo pro tempore. D'altronde, grazie a Dio, con il sistema dell'alternanza, ciascuno sta nei banchi del Governo e nei banchi dell'opposizione e ciascuno di noi sa che la cosa più difficile sarebbe guidare o indirizzare in qualche modo le forze di polizia.
Tutte le manifestazioni sono state accompagnate dalla preoccupazione, espressa da molti esponenti, che le forze dell'ordine evitassero «interventi» che potessero essere sentiti dai manifestanti come provocatori. Siamo consapevoli che, in una manifestazione così massiccia, qualsiasi intervento di dimensioni massicce avrebbe potuto costituire una miccia per accendere disordini ulteriori.
Riteniamo, da quello che si vede, che il comportamento delle forze dell'ordine è stato assolutamente indirizzato verso il mantenimento e il contenimento degli incidenti. Lo ribadisco: credo che in questo momento storico vi sia bisogno di responsabilità e mi auguro che da questa Aula oggi esca una parola chiara, da parte di tutti, di condanna dei violenti e anche di fiducia e gratitudine nei confronti delle forze dell'ordine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Signor Presidente, a nostro parere, l'informativa che il sottosegretario ha dato alla Camera non è adeguata alle esigenze, alla gravità dei fatti accaduti l'altro ieri a piazza Navona e alla gravità di ciò che sta succedendo in questo Paese.
I quotidiani e i mezzi di informazione hanno documentato quanto è avvenuto l'altro ieri nel centro di Roma davanti al Senato, non assediato, ma presidiato democraticamente da tanti studenti: decine di teppisti - così si debbono definire -, appartenenti alla sigla di estrema destra Blocco studentesco, hanno aggredito, armati di mazze, bastoni e altri oggetti contundenti, dei ragazzini poco più che adolescenti, scesi pacificamente in piazza per protestare con le sole armi della democrazia e della non violenza contro i provvedimenti del Governo, che colpiscono la scuola italiana.
Questi sono i fatti, documentati anche da testimoni e dalle cronache, che hanno raccontato come ci sia stata anche una reazione aggressiva da parte di gruppi e di persone - non di studenti, che manifestavano pacificamente - appartenenti all'area dell'antagonismo di sinistra.
Per questo credo che occorrano risposte e ricostruzioni più convincenti. È doveroso dare ricostruzioni più convincenti di quelle da lei fornite al Parlamento.
Questi bastoni e questi oggetti contundenti sono stati prelevati da un camioncino introdotto a piazza Navona.
Sono state poste domande di questo tipo: c'è stata una sottovalutazione della potenzialità aggressiva di questa area e di questo gruppo chiaramente ispirato all'apologia del fascismo? È una domanda legittima. E ancora: si poteva prevenire, si poteva intervenire prima? A questi interrogativi, che attengono alla possibilità e all'agibilità democratica in questo Paese, si debbono dare davvero delle risposte, che non sono ancora state date completamente.
Comunque valutiamo molto positivamente che ci sia in corso un'inchiesta da parte della procura della Repubblica, che siamo fiduciosi possa al più presto portarePag. 5a provvedimenti esemplari nei confronti di questi responsabili. Tale provocazione avrebbe potuto - e in parte è avvenuto, come si è visto - innescare un clima di ritorsione e di conseguenze anche drammatiche. È un clima buio, che può assomigliare a quello degli anni Settanta, dove l'odio e la violenza la facevano da padrone e dove, per il solo fatto di pensarla diversamente, dei giovani venivano aggrediti fino alle estreme conseguenze.
Si tratta di un clima che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Non può essere a nessuno consentito di ricreare tale clima. Su questo ci saremmo attesi e attenderemmo non esibizioni muscolari da parte del Governo, ma un impegno rigoroso a tutelare la libertà costituzionale di manifestare democraticamente il dissenso, così come è avvenuto in queste settimane.
L'onorevole Santelli parla di rischi insiti nelle manifestazioni. Non so, onorevole Santelli, quali manifestazione lei frequenti. Quello che so è che in questa città lo scorso 25 ottobre e ieri si sono svolte due grandi manifestazioni...

JOLE SANTELLI. Erano di partito!

WALTER VERINI. ...due straordinarie manifestazioni che hanno riguardato centinaia e centinaia di migliaia di persone che sono sfilate democraticamente, serenamente e pacificamente per esprimere la propria contrarietà ai provvedimenti del Governo contro la scuola italiana e le proprie proposte positive di innovazione e di riforma della scuola stessa.
Tra l'altro, di grandissimo valore noi consideriamo le condanne inequivocabili pronunciate dalla Rete degli studenti e dall'Unione degli studenti contro ogni forma di provocazione. Non è in discussione la difesa delle forze di polizia e della sicurezza. Sappiamo che le forze dell'ordine e della sicurezza in questo Paese svolgono sul campo un compito in condizioni difficili per prevenire e reprimere la criminalità e per tutelare la sicurezza delle città e dei cittadini.
Noi del Partito Democratico siamo particolarmente vicini a tutti i lavoratori delle forze dell'ordine e della sicurezza...

PRESIDENTE. Onorevole Verini, la prego di concludere.

WALTER VERINI. ...anche quando queste - sto concludendo, signor Presidente - vengono colpite proprio nella possibilità di esercitare il loro lavoro dai tagli alle risorse e ai mezzi per lavorare.
Credo, più in generale - e davvero sto chiudendo - che l'impegno che noi chiediamo a questo Governo è quello di garantire la libertà di manifestare e di non colpire una speranza: quei giovani, quegli insegnanti, quei precari di tutte le scuole e le università non sono violenti, ma sono persone che lottano per il futuro, non solo di se stessi ma anche di questo Paese, anche della scuola che è un cardine del futuro. Su questo il Governo sbaglia a non ascoltare la voce dell'Italia, a chiudersi nel bunker, ad avere con colpi di decreto ostacolato ogni confronto in questo Parlamento e ogni possibilità di migliorare. Credo che la grande mobilitazione di questi giorni debba servire a far riflettere, perché quelle manifestazioni sono una garanzia per questo nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio per il suo esaustivo intervento. La realtà è che quello che è successo due giorni fa in piazza Navona non ha minimamente a che fare con la riforma Gelmini. Quattro poliziotti feriti, decine di ragazzi contusi, due ragazzi arrestati, quattro denunciati, ventuno identificati e poi rilasciati: un bilancio da guerriglia urbana, non da pacifica manifestazione studentesca su un decreto che, a dire la verità, ha inciso sulla scuola elementare con il maestro unico, che ha finalmente inserito il voto di condotta alle medie e alle superiori, che ha imposto l'educazione civica in tutti gli ordini di scuola, con lo studio della Costituzione repubblicana e degli statuti regionali, ma che poco o niente ha a che fare con quegliPag. 6esaltati che si sono riversati in piazza Navona e che hanno dato sfogo alla loro violenza gratuita. Perché di violenza gratuita e organizzata si è trattato, non di manifestazione pacifica.
Quello che dobbiamo chiederci allora, interrogando il Ministro, non è perché sono stati elusi i controlli, ma a chi giova questo clima di scontro, a chi serve cavalcare la protesta studentesca, a chi serve confondere i temi politici, esasperando i temi di confronto. Cosa c'entrano il grembiule in classe e la necessità di razionalizzare la spesa scolastica con i cori da stadio, con le violenti offese al Ministro Gelmini, con i lanci di sedie, di bottiglie e di posacenere? Perché questi ragazzotti non se la sono presa con la vera piaga della scuola e dell'università che sono gli stessi professori, gli stessi presidi, i baroni universitari che affollano le nostre università; baroni strapagati, che lavorano alcune ore alla settimana, che risultano inamovibili e non lasciano spazio ai giovani ricercatori che vanno a fare ricerca all'estero; professori che insegnano nei corsi universitari con pochi studenti, con improbabili sedi secondarie che servono solo ad investire risorse pubbliche per garantire pochi eletti; università pubbliche dove il rettore e i professori insegnano casualmente assieme ai figli, alle mogli e ai parenti più stretti.
Allora, perché la protesta non si rivolge verso di loro? Perché gli studenti, vere vittime di una scuola pubblica che non funziona, sfilano in piazza per difendere lo status quo che garantisce non loro, ma solo sprechi e nepotismi? La risposta sta nella convenienza politica del centrosinistra e del sindacato che vuole cavalcare la contestazione, avvelenare la protesta, riappropriarsi del populismo più becero, sfruttando il particolare e delicato periodo di crisi economica in cui versa la nostra nazione nel contesto internazionale.
Quanto tempo è passato, erano anni e anni, che non si vedevano scontri tra studenti di destra e di sinistra; sembrava di essere tornati indietro di quarant'anni. Per fortuna che le ideologie del tempo sono andate perse nella notte dei tempi, anche se questi scontri sono un segnale di allarme. Stiamo attenti ad evocare i tempi passati, autunni caldi di contestazioni ad oltranza. Chi accende il fuoco non sa se poi riuscirà a controllarlo. Attenti, cari amici del centrosinistra e dipietristi, a sollecitare l'odio, a illudere gli studenti, a provocare la violenza, a sfidare il Governo in una commedia senza senso.
Attenti a strizzare l'occhio alle ideologie, ad evocare regimi fascisti e cambogiani di altri tempi: è una grave offesa verso chi si è veramente battuto e ha pagato con la vita per guadagnare la libertà della propria gente. La scuola, l'università è già una tragedia documentata che ha bisogno di altro, di professori preparati, attenti alle sfide del futuro, di corsi di insegnamento e di lauree più vicine al mondo del lavoro e dell'impresa, meno ideologia e più pragmatismo.
Grazie al sottosegretario e al Ministro Maroni per la fermezza nel dichiarare che si farà rispettare il diritto sacrosanto di chi vuole studiare. Grazie per il contributo delle forze dell'ordine che hanno fatto sì che questi episodi non si tramutassero in tragedia; grazie per l'abnegazione nello svolgere il loro dovere e nel far rispettare le regole: esse dovrebbero essere da esempio per questi ragazzi e non, come spesso è accaduto, oggetto di scherno, provocazione, insulti e linciaggi mediatici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione non soltanto gli interventi dei colleghi, ma anche la ricostruzione che ci ha rassegnato questa mattina il sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Palma.
Già ieri avevo affermato che queste occasioni dovrebbero essere colte nel significato più profondo e più vero per tentare di dare delle risposte e, quindi, per evitare che il tutto possa tradursi in un rituale certamente inutile e insoddisfacente. Ci troviamo di fronte ad un'ennesima manifestazione studentesca che, per alcuni versi, fa ricordare epoche antiche e,Pag. 7soprattutto, vecchie manifestazioni (ovviamente non scevre da violenza), che si ripropone oggi in occasione dell'approvazione da parte del Senato del provvedimento che porta il nome del Ministro dell'istruzione, e che ha portato a processi degenerativi.
Riguardo al provvedimento sulla scuola noi abbiamo assunto un atteggiamento anche critico, con qualche preoccupazione e qualche venatura di insofferenza rispetto ai risultati che in esso venivano evidenziati, atteggiamento che è stato comunque di grande preoccupazione e legato ad una grande responsabilità.
Non voglio parlare della scuola, ma dare atto alle forze dell'ordine del lavoro svolto ed esprimere la mia preoccupazione per gli interventi che ho ascoltato questa mattina, per il tentativo di giustificare le violenze avvenute davanti al Senato che hanno il sapore antico di un vecchio retaggio di ideologie e che, certamente, non favoriscono questo Paese nel trovare un suo riferimento, una sua dimensione ma, soprattutto, un suo percorso che rafforzi la democrazia.
Se, in questa occasione, diciamo le cose tanto per recitare un copione, certamente non credo che ciò possa aiutare, in questo momento, il Paese a trovare degli obiettivi ed a raggiungere dei traguardi di civiltà: le strumentalizzazioni non ci aiutano a dare all'Italia dignità e forza per poter perscrutare con grande forza e disinvoltura anche il futuro. C'è stato uno sforzo di strumentalizzare i bambini e i ragazzi nelle scuole. Si può essere d'accordo con il Ministro così come si può non esserlo (io, ad esempio, non ero d'accordo con Berlinguer quando era in quest'Aula, ma non per questo usavo parole violente nei confronti del Ministro della pubblica istruzione del tempo), ma strumentalizzare tutto, oppure indicare soltanto un Ministro, un Governo o una maggioranza come la causa di tutti i mali, certamente è una cultura che crea un clima molto preoccupante fatto di tensione, ma anche di provocatori. Perché c'è una task force, cari colleghi, signor Presidente, signor sottosegretario, che si muove prontamente all'occorrenza: c'è violenza negli stadi, allora c'è quella task force; c'è un G7, allora c'è quella task force; c'è la manifestazione per una squadra, allora c'è una task force. C'è un sindacato che - vivaddio! - in questi giorni sta rompendo l'unità sindacale, soprattutto, c'è anche qualcuno che propone il referendum sulla scuola, anche se credo che non ci porterà da nessuna parte.
Ritengo che dobbiamo riflettere con estrema serenità e, in questo momento, chiedere, soprattutto al Presidente della Camera dei deputati, che vi sia uno sforzo da parte del Parlamento e del Governo per capire e per comprendere. Per chi ricorda le vicende del 1976 e del 1978, ma prima ancora quelle del 1968, qualche preoccupazione c'è...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. Soprattutto, devo chiedere al sottosegretario per l'interno - perciò sono intervenuto - che tutto ciò venga ad essere inquadrato in uno sforzo di prevenzione e di comprensione, perché altrimenti ci raccontiamo i fatti. Abbiamo visto studenti di 37 anni che con la scuola non avevano nulla a che fare e abbiamo assistito a vicende e storie che con la scuola - vedendo i manifestanti - non avevano nulla a che fare. Ci sono stati, ovviamente, i soliti contusi tra le forze dell'ordine e feriti e contusi fra gli scioperanti.
Se questo Parlamento si vuole ritrovare unito in questa dimensione, va bene, altrimenti vi è chi giustifica e chi non giustifica. Io non giustifico la violenza, ma giustifico certamente le proteste civili e l'adempimento e, soprattutto, l'esercizio di un diritto democratico costituzionalmente garantito. Su tutto questo, però, dobbiamo essere d'accordo, altrimenti cadiamo nelle piccolezze tra maggioranza e opposizione. Signor Presidente, signor sottosegretario, io appartengo all'opposizione, ma a un'opposizione che pensa, perché, al di là dell'opposizione, vi sono gli interessi del Paese, che vanno al di là dei colori politici e delle collocazioni politiche in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 8

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, innanzitutto esprimo, a nome del gruppo Italia dei Valori, totale condanna per i gesti di violenza che si sono verificati a piazza Navona e che nulla hanno a che fare con la contestazione e con il sacrosanto diritto che gli studenti, gli insegnanti e i genitori italiani stanno esercitando per contestare un provvedimento del Governo, ossia la riforma della scuola. Credo che in ogni Paese civile questo diritto debba essere esercitato e garantito. Esprimiamo piena solidarietà anche alle forze dell'ordine che, per la strada, sono poste a tutela dell'incolumità dei cittadini.
Fatta questa premessa, però, ho seguito con grande attenzione la ricostruzione del sottosegretario. Ci saremmo aspettati un intervento più corretto, che risolvesse il problema frontalmente e facesse capire ciò che a piazza Navona è accaduto e, soprattutto, con serietà ed onestà, ciò che a piazza Navona non ha funzionato. Non è assolvendo tutti, infatti, che si risolvono i problemi, ma coloro i quali sono responsabili vanno certamente puniti e condannati. Questo è fondamentale.
Il sottosegretario ha affermato che le forze di polizia, in abiti civili, non sono state impegnate, per evitare di acuire la tensione. Ma, scusatemi, c'è stato uno scontro di soggetti armati di caschi e bastoni, che sono stati presi da un pulmino che si è introdotto serenamente e tranquillamente in una piazza dove si svolgeva una manifestazione e dove anche i turisti non potevano accedere, perché venivano bloccati per la manifestazione: è entrato un pulmino, perché, come il sottosegretario ha affermato nel suo intervento, è usuale che i pulmini che portano l'amplificazione possano tranquillamente entrare nelle piazze. Ma siamo seri: il pulmino chiuso conteneva al suo interno - lo ha affermato il sottosegretario, che non ha potuto fare altro che ammetterlo - i bastoni e le armi che poi sono stati utilizzati. Un controllo, quindi, doveva essere fatto e, dal momento che esso non è stato effettuato preventivamente, certamente un intervento doveva esserci, anziché guardare dall'esterno lo scontro (c'erano tavoli e sedie che volavano: i video, da questo punto di vista, attestano chiaramente ciò che accaduto). Credo che ciò meriti una profonda riflessione.
Vede, signor sottosegretario, noi vogliamo tutelare l'operato delle forze dell'ordine. D'altronde, solo l'Italia dei Valori è stato il partito che ha cercato di far in modo che i provvedimenti finanziari del Governo stanziassero di nuovo le risorse per le forze dell'ordine, perché, a fronte di proclami su città sicure, dall'altra parte questo Governo ha tolto i fondi alle forze di polizia.
Siamo stati noi a chiedere di reintrodurli, anche se, purtroppo, questa attenzione il Governo non ce l'ha avuta. Possiamo dire che le forze dell'ordine hanno fatto il proprio dovere e vanno tutelate, ma dobbiamo anche dire chi erano i responsabili.
Tra l'altro, signor sottosegretario, quello che è più grave è che stiamo vivendo una sorta di deja vu; stiamo vedendo un film già visto, perché il 23 ottobre un politico italiano, tanto autorevole quanto irresponsabile - non so quanto l'uno e quanto l'altro - ha esattamente riportato ciò che sarebbe accaduto, consigliando al Ministro dell'interno in carica quello che doveva fare in caso di manifestazione.
È scritto sui giornali: c'è una dichiarazione del 23 ottobre, quindi è pubblica. Sta accadendo esattamente questo. Alla fine, c'è uno scontro di soggetti che, con la manifestazione degli studenti, non c'entrano niente. Lo ha detto e confermato lei che c'era uno studente di 37 anni. Sarà un po' fuori corso, ma a 37 anni che c'entra
In effetti, erano gruppi di facinorosi pilotati da casa, a tavolino, che hanno portato scompiglio, mettendo a repentaglio l'incolumità pubblica. Questo è quello che è accaduto a piazza Navona e ora sta proseguendo, perché, a fronte di tutto questo, se si legge un articolo di giornale, la dichiarazione di oggi del Ministro MaroniPag. 9non fa altro che dire la stessa cosa, e cioè la linea dura come conseguenza.

NITTO FRANCESCO PALMA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Non è vero!

IGNAZIO MESSINA. Mi avvio alle conclusioni: credo che ciò che è accaduto a piazza Navona sia un fatto gravissimo, che va condannato, ma vanno condannati certamente, con molta forza, coloro i quali hanno commesso questi reati.
Però, signor sottosegretario, proprio per rispetto alle forze di polizia, per i poliziotti, che per mille euro stanno per le strade a tutelare la nostra incolumità, vanno anche ricercate le responsabilità operative e politiche di quello che è accaduto a piazza Navona.
Chi mi ha preceduto della Lega Nord Padania si chiedeva a chi giova tutto ciò. Certamente questi disordini di piazza Navona non giovano all'opposizione, ma al Governo, perché lo legittimano a tutelare una riforma della scuola che, invece, il Paese non intende condividere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 3 novembre 2008, alle 16,30:

Discussione del disegno di legge:
S. 1018 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario (Approvato dal Senato) (1772).
- Relatore: Torrisi.

La seduta termina alle 9,45.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 30 ottobre 2008, a pagina 14, seconda colonna, settima riga, la parola: «respinge», si intende sostituita dalla seguente: «approva».