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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 1 giugno 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 1o giugno 2010.

Albonetti, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bonaiuti, Bosi, Bossi, Brambilla, Brancher, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Consiglio, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Alema, De Torre, Duilio, Renato Farina, Farinone, Fassino, Fitto, Formichella, Franceschini, Frattini, Ghizzoni, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Goisis, La Russa, Leone, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Nirenstein, Leoluca Orlando, Pianetta, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Stefani, Stucchi, Tempestini, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bonaiuti, Bosi, Bossi, Brambilla, Brancher, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Consiglio, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Alema, De Torre, Duilio, Farinone, Fassino, Fitto, Formichella, Franceschini, Frattini, Ghizzoni, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Goisis, La Russa, Leone, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Nirenstein, Leoluca Orlando, Pianetta, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Stefani, Stucchi, Tempestini, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

In data 27 maggio 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
TOCCAFONDI: «Disposizioni per il finanziamento di progetti relativi alla conservazione e allo sviluppo delle istituzioni culturali esistenti nelle città capoluogo di regione» (3515);
CAPANO e FERRANTI: «Introduzione del capo I-bis del titolo II del libro quarto del codice di procedura civile, in materia di procedimenti di affidamento dei figli di genitori non coniugati» (3516);
CIRIELLI: «Modifica all'articolo 138 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, in materia di requisiti delle guardie particolari giurate» (3517);
FRANCESCHINI ed altri: «Norme in materia di incompatibilità tra le cariche elettive e di governo appartenenti a diversi livelli territoriali» (3518).

In data 28 maggio 2010 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
CASINI ed altri: «Disposizioni in materia di nomina degli amministratori delle società e degli enti a partecipazione pubblica e di destinazione dei loro compensi» (3519).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge GRIMOLDI e ALLASIA: «Disposizioni per la stabilizzazione degli insegnanti di sostegno e in materia di valutazione del servizio prestato quale insegnante di sostegno» (1339) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

La proposta di legge PINI ed altri: «Modifiche agli articoli 51 e 164 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di agevolazioni fiscali per l'acquisto e la locazione di automezzi a bassa emissione di anidride carbonica» (2151) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

La proposta di legge FAVA e ALESSANDRI: «Modifiche al decreto legislativo 25 luglio 2005, n. 151, in materia di raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche» (2517) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

La proposta di legge GRIMOLDI ed altri: «Delega al Governo per l'adozione di norme in materia di tutela previdenziale e antinfortunistica in favore del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (2691) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

La proposta di legge BUTTIGLIONE ed altri: «Istituzione della Fondazione nazionale per il sistema delle orchestre giovanili e infantili in Italia» (3126) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Pasquale.

La proposta di legge ALESSANDRI e FAVA: «Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza dei bancali in legno (pallets) adibiti alle attività di gestione e di trasporto delle merci» (3378) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

La proposta di legge NICOLA MOLTENI ed altri: «Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro» (3391) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
VACCARO ed altri: «Modifica dell'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, concernente il divieto dell'uso di indumenti o altri oggetti che impediscano l'identificazione nei luoghi pubblici o aperti al pubblico» (3368) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), VII, IX, XI e XII;
BERTOLINI: «Modifiche agli articoli 115 e 134 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, in materia di intermediazione nel settore della vigilanza e dell'investigazione privata» (3473) Parere delle Commissioni II e X.
III Commissione (Affari esteri):
MIGLIOLI: «Disposizioni concernenti il procedimento per la ratifica dei trattati internazionali» (3455) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IV Commissione (Difesa):

BARANI: «Istituzione dell'Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra» (3410) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XII.
V Commissione (Bilancio):
DONADI ed altri: «Norme per l'indennizzo in favore dei cittadini italiani titolari di beni, diritti e interessi abbandonati nei territori ceduti all'ex Jugoslavia» (2182) Parere delle Commissioni I, III e VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria).
VI Commissione (Finanze):
NASTRI: «Concessione di un credito d'imposta per gli investimenti volti alla produzione di agroenergie» (3416) Parere delle Commissioni I, V, X, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e XIV;
MIGLIOLI: «Disposizioni in materia di rapporti tra l'amministrazione finanziaria e i contribuenti» (3457) Parere delle Commissioni I, II, V e XIV.
VII Commissione (Cultura):
SARDELLI ed altri: «Modifica all'articolo 15 della legge 22 aprile 1941, n. 633, in materia di esenzione dal pagamento dei diritti d'autore per le opere utilizzate nel corso di iniziative organizzate dagli enti per la promozione del turismo e nel caso di manifestazioni musicali destinate agli ultrasessantenni» (3398) Parere delle Commissioni I, V, VI, X, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
APREA: «Modifiche alla legge 18 marzo 1968, n. 337, e all'articolo 7 della legge 29 marzo 2001, n. 135, in materia di spettacolo viaggiante e di parchi di divertimento, nonché alla legge 27 luglio 1978, n. 392, per la tutela delle attività alberghiere, teatrali e cinematografiche» (3428) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), V, VI, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VIII Commissione (Ambiente):

SCHIRRU ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati» (3441) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.
XII Commissione (Affari sociali):

ANTONINO FOTI ed altri: «Istituzione della figura professionale dello psicologo di base» (3215) Parere delle Commissioni I, II, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
DAL LAGO ed altri: «Piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale per l'adozione dei protocolli di presa in carico delle famiglie con persone affette da disabilità grave che restano prive di adeguato sostegno familiare» (3463) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XIII Commissione (Agricoltura):
NASTRI: «Disposizioni in favore delle aziende agricole danneggiate da eventi naturali, per la ristrutturazione delle imprese agricole in difficoltà e in materia di agevolazioni per l'acquisto di terreni agricoli, nonché interventi in materia di bonifica, di irrigazione e per il recupero di risorse idriche» (3413) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), VIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite II (Giustizia) e X (Attività produttive):

DELLA VEDOVA e CAZZOLA: «Disposizioni concernenti il riconoscimento delle professioni non regolamentate e delle loro associazioni professionali» (3488) Parere delle Commissioni I, V, VII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio della pendenza di un procedimento amministrativo sanzionatorio ai fini di una deliberazione in materia d'insindacabilità.

Con lettera pervenuta in data 26 maggio 2010, i deputati Antonio Boccuzzi, Stefano Esposito e Ludovico Vico hanno rappresentato alla Presidenza - allegando documentazione - che risulta pendente nei loro confronti un procedimento amministrativo sanzionatorio presso l'autorità di pubblica sicurezza di Roma per fatti che, a loro avviso, rientrano nell'esercizio delle loro funzioni parlamentari, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

Tali atti sono stati assegnati alla competente Giunta per le autorizzazioni.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 26 maggio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Agenzia nazionale per l'attuazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa (INVITALIA), per l'esercizio 2008. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 203).

Questo documento che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal ministro per la pari opportunità.

Il ministro per le pari opportunità, con lettera in data 25 maggio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 3 agosto 1998, n. 269, la relazione sullo stato di attuazione della citata legge n. 269 del 1998, recante «Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno ai minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù», aggiornata al mese di maggio del 2010 (doc. CX, n. 1).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla II Commissione (Giustizia).

Annunzio della trasmissione di atti alla Corte costituzionale.

Nel mese di maggio 2010 sono pervenute ordinanze emesse da autorità giurisdizionali per la trasmissione alla Corte costituzionale di atti relativi a giudizi di legittimità costituzionale.

Questi documenti sono trasmessi alla Commissione competente.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 27, 28 e 31 maggio 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Relazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Attuazione della direttiva 2004/109/CE sull'armonizzazione degli obblighi di trasparenza riguardanti le informazioni sugli emittenti i cui valori mobiliari sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato (COM(2010)243 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Proposta di regolamento (UE) del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 732/2008 del Consiglio relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate per il periodo dal 1o gennaio 2009 al 31 dicembre 2011 (COM(2010)142 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e X (Attività produttive);
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa alle prossime misure in materia di gestione dei rifiuti organici nell'Unione europea (COM(2010)235 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Relazione della Commissione - Relazione sulla convergenza 2010 (COM(2010) 238 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
Proposta di decisione del Consiglio relativa all'adozione dell'euro da parte dell'Estonia il 1o gennaio 2011 (COM(2010) 239 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
Proposta di Regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 974/98 per quanto concerne l'introduzione dell'euro in Estonia (COM(2010)240 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche (COM(2010)250 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Relazione sui mercati europei delle comunicazioni elettroniche 2009 (Quindicesima relazione (COM(2010)253 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
Proposta di decisione del Consiglio sulla conclusione dell'accordo fra l'Unione europea e la Nuova Zelanda che modifica l'accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità tra la Comunità europea e la Nuova Zelanda (COM(2010)258 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Il Previsto impatto dell'articolato 122-bis della direttiva 2006/48/CE (COM(2010)262 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sull'applicazione degli articoli 105 e seguenti del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio concernenti le azioni intese a migliorare le condizioni di produzione e di commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura 2006/48/E (COM(2010)267 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Proposta di decisione del Consiglio sulla conclusione dell'accordo fra l'Unione europea e l'Australia che modifica l'accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità, certificati e marchi di conformità tra la Comunità europea e l'Australia (COM(2010)270 definitivo) e il relativo documento di lavoro dei Servizi della Commissione - Sintesi della valutazione di impatto (SEC(2010)663 definitivo), che sono assegnati in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Proposta di regolamento (UE) n..../...del Parlamento europeo e del Consiglio che attua l'articolo 10 del protocollo delle Nazioni Unite sulle armi da fuoco e dispone autorizzazioni di esportazione e misure di importazione e transito per le armi da fuoco, loro parti e componenti e munizioni (COM(2010)273 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 663/2009 che istituisce un programma per favorire la ripresa economica tramite la concessione di un sostegno finanziario comunitario a favore di progetti nel settore dell'energia (COM(2010)283 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 25 maggio 2010, ha dato comunicazione, ai sensi della legge 9 gennaio 2006, n. 12, delle seguenti sentenze pronunciate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano, passate in giudicato nel mese di marzo 2010, che sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia nonché alla III Commissione (Affari esteri):
sentenza 1o dicembre 2009: Hokic e Hrustic n. 3449/05, in materia di ritardata esecuzione di un provvedimento di rimessione in libertà. Costituisce violazione del diritto alla libertà e alla sicurezza, garantito dall'articolo 5, comma 1, CEDU, inottemperanza ad una decisione giudiziaria favorevole alla liberazione dei ricorrenti da un centro di permanenza temporanea (doc. CLXXIV, n. 175) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
sentenza 8 dicembre 2009: Bortesi ed altri n. 71399/01, revisione della sentenza del 10 giugno 2008, in materia di espropriazione (doc. CLXXIV, n. 176) - alla VIII Commissione (Ambiente);
sentenza 1o dicembre 2009: G.N. ed altri n. 43134/05, in materia di diritto alla vita. Gli obblighi positivi discendenti dall'articolo 2 implicano che lo Stato debba apprestare un quadro regolamentare che imponga agli ospedali pubblici e privati di adottare misure idonee ad assicurare la protezione della vita dei malati, nonché di predisporre un sistema giudiziario efficace ed indipendente che consenta di accertare le cause del decesso di un individuo che si trovi sotto la responsabilità degli operatori sanitari e, se necessario, di obbligare questi ultimi a rispondere dei loro atti. Nel caso di specie, la Corte ha dichiarato non sussistente la violazione dell'articolo 2 CEDU, relativo al diritto alla vita, sotto il profilo della causazione diretta della morte dei cittadini interessati, risultando, altresì, esclusa la violazione degli obblighi di protezione della vita, non potendo la Corte verificare omissioni di controlli da parte del Ministero della sanità. Nei casi in cui il pregiudizio alla vita o all'integrità fisica non sia volontario, è sufficiente che il sistema giudiziario offra agli interessati degli strumenti di tutela giurisdizionale, da azionare anche davanti alla giurisdizione civile, per accertare l'eventuale responsabilità dei medici ed ottenere ristoro per i danni subiti. Nel caso di specie, sebbene il sistema giudiziario italiano abbia offerto ai ricorrenti strumenti di tutela giurisdizionale che, sul piano teorico, rispondevano ai requisiti prescritti dall'articolo 2, sul piano pratico essi si sono rivelati del tutto inidonei ed inefficaci, in quanto i giudizi volti all'accertamento delle responsabilità non avevano dato esiti tempestivi e soddisfacenti, avendo il processo maturato enormi ritardi tali da superare i termini della ragionevole durata. La decisione del ministro della sanità di stipulare accordi transattivi unicamente con alcune categorie di contagiati costituisce trattamento discriminatorio vietato dalla Convenzione, per violazione del combinato disposto degli articoli 14 e 2 CEDU (doc. CLXXIV, n. 177) - alla XII Commissione (Affari sociali);
sentenza 15 dicembre 2009: Maiorano ed altri n. 28634/06, in materia di diritto alla vita. L'articolo 2 CEDU impone agli Stati membri non solo di astenersi dal provocare la morte in modo intenzionale e illecito, ma anche di adottare tutte le misure necessarie alla protezione della vita delle persone sottoposte alla sua giurisdizione; in particolare, incombe sullo Stato l'obbligo di garantire una protezione generale della società contro gli eventuali comportamenti criminosi di individui condannati per crimini violenti. Pertanto, la decisione di concedere il regime di semilibertà ad un individuo condannato in precedenza per delitti di eccezionale gravità, adottata senza la dovuta ponderazione, unitamente alla omessa comunicazione al tribunale di sorveglianza della ripresa delle attività criminali del detenuto, costituisce violazione dell'articolo 2 CEDU, avendo lo Stato inadempiuto al dovere di diligenza che discende dalla medesima disposizione. Gli obblighi positivi discendenti dall'articolo 2 della Convenzione implicano che lo Stato debba altresì apprestare un sistema giudiziario efficace ed indipendente che consenta di stabilire la causa della morte di un individuo e di punire i colpevoli, allo scopo di assicurare l'effettiva attuazione delle disposizioni normative interne che proteggono il diritto alla vita e, nei casi in cui sia messo in discussione il comportamento di agenti o di autorità dello Stato, quello di assicurare che essi rispondano per le morti da essi causate. Nel caso di specie, vi è stata violazione dell'articolo 2 CEDU, sotto il profilo procedurale, in quanto l'azione disciplinare promossa nei confronti dei giudici del tribunale di sorveglianza, essendo rimasta circoscritta solo ad alcuni profili disciplinari, non ha interamente adempiuto l'obbligo positivo dello Stato di accertare l'eventuale responsabilità dei suoi agenti coinvolti nei fatti (doc. CLXXIV, n. 178) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 8 dicembre 2009: Gennari n. 32550/03, in materia di espropriazione. Constata la violazione dell'articolo 1 del Protocollo n. 1 CEDU, relativo alla protezione della proprietà, poiché nei casi di espropriazione per pubblica utilità solo il perseguimento di uno scopo legittimo può giustificare un'indennità notevolmente inferiore al valore venale del bene (doc. CLXXIV, n. 179) - alla VIII Commissione (Ambiente);
sentenza 8 dicembre 2009: Vacca n. 8061/05, in materia di espropriazione. Constata la violazione dell'articolo 1 del Protocollo n. 1 CEDU, relativo alla protezione della proprietà, poiché nei casi di espropriazione per pubblica utilità solo il perseguimento di uno scopo legittimo può giustificare un'indennità notevolmente inferiore al valore venale del bene. Constata altresì la violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, CEDU, relativo al diritto ad un equo processo, sotto il profilo della iniquità della procedura per mancanza di un interesse generale tale da giustificare la retroattività della legge contenente i nuovi criteri di calcolo dell'indennizzo (doc. CLXXIV, n. 180) - alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI MOGHERINI REBESANI ED ALTRI N. 1-00359, BOSI ED ALTRI N. 1-00369, BONIVER, DOZZO, IANNACCONE ED ALTRI N. 1-00370 E MISITI ED ALTRI N. 1-00372 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL DISARMO E LA NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE

Mozioni

La Camera,
premesso che:
il 4 gennaio 2007 è stato pubblicato sul Wall Street Journal un importante appello bipartisan di autorevoli statisti americani, sottoscritto da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza. La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta. La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle armi nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;
nello stesso appello si sollecitava ad «abbandonare la logica ereditata dalla Guerra Fredda che vedeva il dispiegamento di armi nucleari quale mezzo per aumentare il tempo di avvertimento e perciò per ridurre il pericolo di un accidentale o non autorizzato uso di un'arma nucleare»;
anche l'Italia ha offerto un suo contributo sui temi del disarmo e della non proliferazione, con la pubblicazione il 24 luglio 2008 di un appello firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex Ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e dal professor Francesco Calogero in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;
il 6 aprile 2010 il dipartimento della difesa Usa ha presentato la Nuclear posture review, che, in coerenza con l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari enunciato dal Presidente Barack Obama nel suo discorso del 5 aprile 2009 a Praga, ridefinisce la politica statunitense in materia, a partire da una riduzione del ruolo e del numero delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale e dalla decisione di non usare né minacciare l'uso di armi nucleari contro Paesi non nucleari, membri del trattato di non proliferazione ed in regola con l'impegno per la non proliferazione;
l'8 aprile 2010 a Praga è stato sottoscritto dal Presidente americano Obama e dal Presidente russo Medvedev il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato Start, scaduto nel dicembre 2009, e che consentirà di compiere un ulteriore significativo passo nella prospettiva di un completo disarmo nucleare;
in questi mesi sono previsti importanti appuntamenti internazionali sui temi del disarmo e della non proliferazione nucleare, dalla conferenza sulla sicurezza nucleare tenutasi a Washington il 12 e 13 aprile 2010 alla conferenza di riesame del trattato di non proliferazione di maggio 2010 a New York, fino all'approvazione del nuovo concetto strategico della Nato, prevista per il vertice di Lisbona di novembre 2010;
il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan il 10 marzo 2010 una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari, che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal Governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle armi nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai Ministri degli esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della Nato, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari»;
nella stessa risoluzione del Parlamento europeo si ribadisce come «nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate in cinque Paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia)»;
Hans Blix, già direttore generale dell'Aiea e presidente della Commissione sulle armi di distruzione di massa, nel corso della conferenza «La sicurezza ha bisogno delle armi nucleari?», che ha avuto luogo alla Camera dei deputati il 25 marzo 2010, in relazione alle armi nucleari tattiche statunitensi, tutt'oggi presenti in Europa, ha dichiarato che: «si tratta di armi che possono essere sganciate da aerei secondo procedure così complesse da essere considerate attuabili non in pochi minuti, ma in mesi. Sono state impiegate durante la Guerra fredda e la maggior parte degli esperti concordano sul fatto che oramai oggi non hanno più una funzione reale nelle relazioni tra Est ed Ovest - tanto più che l'Alleanza può essere protetta dalle armi nucleari strategiche statunitensi»;
Hans Blix, nella stessa occasione, ha anche sottolineato come una possibile decisione di ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi dall'Europa rappresenterebbe un contributo importante e unilaterale alla distensione internazionale, che potrebbe favorire una decisione speculare da parte della Federazione russa, volta a rivedere l'attuale dislocazione delle armi nucleari tattiche russe, indietreggiandole rispetto al suo confine occidentale;
inoltre, il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato mozioni parlamentari, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie e, in particolare, nel processo di revisione del concetto strategico della Nato;
a sostenere ed incoraggiare la richiesta dell'apertura di un dibattito in sede Nato sulla presenza di armi nucleari sul territorio europeo, sulla loro attuale funzionalità ed efficacia reale in termini di sicurezza collettiva e sull'opportunità di giungere, per consenso multilaterale, alla decisione di una loro riduzione ed eliminazione nel contesto di un dialogo e di una cooperazione di più ampio respiro con la Russia.
(1-00359)
(Nuova formulazione) «Mogherini Rebesani, La Malfa, Arturo Mario Luigi Parisi, D'Alema, Pezzotta, Di Stanislao, Fassino, Villecco Calipari, Tempestini, Sereni».

La Camera,
premesso che:
la conferenza per la revisione quinquennale del trattato di non proliferazione nucleare si è conclusa a New York nei giorni scorsi, con la votazione di un documento che sollecita il raggiungimento dell'obiettivo di un Medio Oriente senza armi atomiche e con l'auspicio che anche Israele aderisca al trattato, mettendo le sue testate sotto il controllo dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica;
l'intesa, la prima in dieci anni, ha registrato alcune riserve da parte degli Stati Uniti e di Israele, che lamentano l'assenza di riferimenti alle probabili violazioni del trattato messe in atto dall'Iran e al fatto che altri Paesi, come India, Pakistan e Corea del Nord, dispongono già di armi nucleari, ma non vengono menzionate nel documento;
per l'Iran, invece, la dichiarazione finale «non punta all'abolizione dell'arma nucleare e non interviene sulla posizione delle potenze atomiche», cioè Usa, Regno Unito, Francia, Russia e Cina, alle quali il trattato permette di mantenere i propri arsenali atomici a fronte di un generico impegno al loro smantellamento;
ancora oggi, gli Stati Uniti possiedono 5.113 testate nucleari funzionanti - come ha ufficialmente rivelato il Pentagono proprio nel corso della citata conferenza - mentre del numero di testate della Russia non si ha contezza ed altre potenze, come, ad esempio, la Francia, hanno fatto capire di non essere disposte a rinunciare al proprio arsenale atomico;
il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato Start I scaduto nel dicembre 2009, siglato da Obama e Medvedev a Praga l'8 aprile 2010, rappresenta lo strumento indispensabile per procedere ad un completo disarmo nucleare;
nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate, in cinque Paesi membri militarmente non nucleari dell'Alleanza (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia), 150-200 armi nucleari tattiche;
tuttavia, gli arsenali nucleari statunitensi in Europa sono stati progressivamente ridotti del 90 per cento, mentre non altrettanto rilevanti appaiono le riduzioni in territorio russo;
l'Alleanza atlantica è anche - come unanimemente riaffermato in ogni sede - un'alleanza nucleare a responsabilità condivisa;
il 10 marzo 2010 è stata approvata dal Parlamento europeo, con voto bipartisan, una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia»;
ciò nonostante, se ad oltre venti anni dalla fine della guerra fredda il rischio di un conflitto nucleare fra nazioni è diminuito, si deve registrare l'aumento del rischio di attacchi atomici da parte di nuove potenze e di organizzazioni terroristiche, come dimostrano i numerosi casi di sequestro di materiali radioattivi destinati al mercato nero,

impegna il Governo:

a sostenere, solidalmente con gli Stati Uniti e con i partner dell'Alleanza atlantica, il processo in corso per l'elaborazione di un nuovo concetto strategico della Nato, a cominciare dal vertice di Lisbona del mese di novembre 2010;
ad interagire per una positiva conclusione del trattato Start fra Usa e Russia, in tema di armi nucleari in Europa, ispirato al concetto della deterrenza anche nei confronti di potenziali minacce provenienti dall'area mediorientale.
(1-00369)
«Bosi, Vietti, Volontè, Adornato, Pisacane, Compagnon, Ciccanti, Naro, Rao, Galletti, Libè, Occhiuto».

La Camera,
premesso che:
le convenzioni internazionali in materia di disarmo e di non proliferazione riflettono - più di ogni altro settore del diritto internazionale pattizio - le particolari condizioni geopolitiche esistenti al momento della loro conclusione. Se da un lato codificano in essenza la sfiducia reciproca alla base dei rapporti tra gli Stati contraenti, dall'altro sono il risultato di un processo di distensione che esse stesse concorrono ad alimentare;
in questo scenario va ricordato che la necessità di impedire o, quanto meno, di ridurre drasticamente la diffusione delle armi atomiche è stata ben presente sin dall'inizio dell'era nucleare. Nel gennaio del 1946, a pochi mesi dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che impegnava gli Stati membri a non dotarsi di ordigni nucleari ed a limitare l'uso dell'energia nucleare a scopi esclusivamente pacifici. Sempre nel 1946, il Governo degli Stati Uniti, che all'epoca era l'unico Paese ad avere realizzato ed usato la bomba atomica, propose la costituzione di un'autorità internazionale con poteri di controllo ed ispezione su tutte le attività connesse con l'energia nucleare. Tale iniziativa, comunemente indicata come «piano Baruch», non ebbe successo, così come quella, quasi contemporanea, dell'Unione sovietica, che proponeva il bando delle armi nucleari e la distruzione di quelle già realizzate. Nei fatti, la logica dell'equilibrio strategico tra blocchi contrapposti ebbe il sopravvento;
dopo un periodo di costante aumento degli armamenti nucleari, scelta strategica nel mondo dei due blocchi, si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata da una serie di accordi che hanno determinato un'importante riduzione delle armi di distruzione di massa esistenti sul nostro pianeta;
nella seconda metà degli anni '60 Stati Uniti, Unione sovietica e Regno Unito posero, infatti, le basi di un trattato internazionale, che, prendendo atto della presenza sulla scena internazionale di Stati «militarmente nucleari» (NWS) e Stati «militarmente non nucleari» (NNWS), avrebbe dovuto impedire l'ulteriore diffusione degli ordigni atomici e perseguire, nel lungo termine, l'obiettivo di un disarmo nucleare generale e completo, garantito da un efficace controllo internazionale. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), attiva già dal 1957, fu incaricata sia di condurre le necessarie verifiche mirate ad evitare usi impropri dei materiali e delle tecnologie nucleari, sia di facilitare le applicazioni pacifiche di questa fonte energetica. Prese in tal modo corpo il trattato di non proliferazione, il cui testo definitivo, nel luglio 1968, fu aperto alla firma di tutti gli Stati, compresi quelli rimasti esclusi dal negoziato preparatorio. L'accordo, firmato a distanza di sei anni dalla «crisi di Cuba», fu concluso per una durata di 25 anni, allo scadere dei quali la maggioranza dei Paesi aderenti avrebbe deciso se prorogarne la validità indefinitamente, oppure per uno o più periodi di durata limitata;
oggi, inevitabilmente, l'attuale evoluzione verso un mondo multipolare, con futuri equilibri strategici essenzialmente regionali, non può non suggerire la necessità di un esame critico della materia, per garantire un processo di costante smilitarizzazione nucleare su scala mondiale;
in primo luogo, bisogna sottolineare che se moltissimi Paesi hanno nel tempo aderito al trattato di non proliferazione, alcuni continuano a restarne fuori: sono in realtà pochi, ma dotati di grande peso politico e militare a livello regionale. L'assenza di Israele, India e Pakistan dal novero degli Stati contraenti rischia, infatti, di minare alla base il trattato e focalizza le lacune attuali del regime di non proliferazione;
inoltre, i casi recenti dell'Iraq e della Corea del Nord hanno evidenziato alcuni punti deboli del sistema, in particolare in relazione ai controlli previsti, costituiti essenzialmente dall'obbligo dell'Aiea, l'agenzia incaricata dei controlli, di effettuare le ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. A ciò si aggiunge il problema delle cosiddette «ispezioni non dichiarate», che, spesso avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile» nel suo complesso;
è, pertanto, auspicabile attribuire maggiori poteri e prerogative all'Aiea. In particolare, sul piano istituzionale, è necessario che l'agenzia operi in presa diretta con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenziando i meccanismi la cui efficacia è stata dimostrata dagli eventi connessi alla guerra del Golfo. Sul piano operativo, è, inoltre, indispensabile che siano conferiti ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. A tal fine, presso la stessa Aiea sono tuttora in corso i negoziati per la messa a punto del cosiddetto programma 93+2, che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni iniziali avrebbe dovuto essere formalizzato entro i due anni successivi. I ritardi registratisi sono imputabili alla consueta riluttanza degli Stati ad accettare limitazioni della propria sovranità ed alla presunta preoccupazione che un regime di controllo più stringente possa creare ostacoli allo sviluppo dei programmi nucleari nazionali;
il disarmo generale rimane un obiettivo fondamentale, il cui conseguimento passa attraverso il raggiungimento di obiettivi intermedi. Sotto questo profilo assume, pertanto, grande rilevanza il trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, il Ctbt (Comprehensive test ban treaty), il cui testo definitivo, negoziato in seno alla conferenza per il disarmo di Ginevra, è stato siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 nazioni, tra cui i 5 Stati «militarmente nucleari» e l'Italia, dopo essere stato approvato dall'Assemblea generale dell'Onu con la risoluzione 50/245 del 17 settembre 1996, presentata dall'Australia;
negli anni più recenti si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari delle due superpotenze. I risultati raggiunti non devono, però, indurre ad abbassare la guardia ed a sottovalutare la reale entità del rischio nucleare per la sicurezza mondiale, che ancora oggi continua ad essere una minaccia reale. Il mondo non è ancora libero da armi nucleari e, accanto alle testate ancora operative, ne rimangono altre migliaia che potrebbero essere facilmente reimpiegate in futuro. Sebbene i progressi in atto siano di portata certamente epocale, i compiti della comunità internazionale sul fronte in esame sono lungi dall'essere esauriti;
sicuramente una potentissima spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuta anche dalle iniziative di disarmo delle due superpotenze nucleari. Un elemento questo di fondamentale importanza. La tendenza più o meno manifesta a violare il regime di non proliferazione nucleare sarà senza dubbio condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze e dalla loro volontà, in particolare, di proseguire verso un disarmo nucleare generale e completo. Se il processo di disarmo procederà speditamente, la comunità internazionale sarà sempre meno disposta a condonare l'eventuale accesso da parte di nuovi Stati all'opzione nucleare;
in questo quadro, i trattati Start I e II sulla riduzione delle armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del trattato di non proliferazione e la messa a punto del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari sono tutti elementi che contribuiscono a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare. Tuttavia, la frammentazione successiva alla fine della guerra fredda ha moltiplicato gli scenari particolarmente «critici», facendo emergere le aspirazioni egemoniche di varie potenze medie;
il mutato contesto internazionale richiede, pertanto, la rapida adozione di adeguate innovazioni procedurali, dirette a far operare l'Aiea in presa diretta con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed a fornire ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora considerati troppo intrusivi;
il moltiplicarsi delle aree del globo dotate di una valenza strategica non solo regionale, ma mondiale, richiede il rafforzamento e l'espansione del sistema di accordi, che, nel quadro del trattato di non proliferazione, attuino il disarmo e il regime di proliferazione a livello regionale. Sotto tale aspetto, merita particolare attenzione il sempre più rapido processo di integrazione europea e la nuova dimensione aperta con il trattato di Maastricht, con l'introduzione della politica estera e di sicurezza comune (pesc);
negli ultimi mesi si sono registrate novità importanti. Il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno chiesto al Segretario generale della Nato l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del successivo 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il 10 marzo 2010 il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari;
ad aprile 2010 è stato varato negli Stati Uniti il Nuclear posture review, atteso da diverso tempo, che presenta alcune novità interessanti: in primo luogo la dottrina nucleare Usa viene inquadrata all'interno dell'obiettivo globale di un mondo libero da armi nucleari, secondo il discorso di Obama a Praga del 5 aprile 2009. Gli Usa si impegnano a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare, a non costruire nuove armi nucleari (accettando, quindi, il divieto alla proliferazione verticale), né a effettuare sperimentazioni, si impegnano a far ratificare e entrare in vigore il trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, «mandano in pensione» un'intera categoria di armi nucleari (i tlam-n, cruise a testata nucleare) e offrono finalmente le «garanzie negative» a tutti gli Stati non nucleari del trattato di non proliferazione. Nello stesso tempo però gli Usa hanno ribadito che fintanto che esisteranno ancora armi nucleari nel mondo manterranno il loro potenziale deterrente;
l'8 aprile 2010 è stato firmato a Praga dal Presidente americano Obama a da quello russo Dmitry Medvedev l'accordo Start II. L'Accordo è il risultato di un lungo processo di avvicinamento della Russia all'Occidente, che anche l'Italia ha contributo con costanza a realizzare. In particolare, bisogna ricordare la nascita, nel 2002 a Pratica di Mare, del Consiglio Nato-Russia, fortemente voluto dal Governo italiano, mentre l'avvio della fase finale del processo di integrazione della Russia in Occidente è da ricondurre al 2001, cioè al vertice G8 di Genova, quando si svolse l'incontro bilaterale tra il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi ed il Presidente russo Putin. La tappa successiva fu la visita di Berlusconi a Mosca nell'ottobre 2001, in occasione della quale osservatori e stampa parlarono esplicitamente di relazioni «privilegiate» instauratosi tra i due leader. Poi l'altra tappa fondamentale: la visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Russia e l'annuncio a Roma, pochi giorni dopo, da parte di Berlusconi, del raggiungimento di un accordo tra la Nato e la Russia per una maggiore integrazione di Mosca nell'Alleanza atlantica attraverso la creazione di un Consiglio a 20. Accordo, poi, ratificato il 28 maggio 2002 in occasione del vertice di Pratica di Mare. Tale accordo è stato fatto precedere dalla dichiarazione di Roma firmata dai 19 leader dell'Alleanza atlantica e dal Presidente russo Putin. Il preambolo della dichiarazione, dove si afferma che «all'inizio del ventunesimo secolo viviamo in un mondo nuovo, strettamente correlato come non mai nel passato, dove minacce e sfide nuove e senza precedenti esigono risposte sempre più unite», si accompagna ai «settori» di «comune interesse», nei quali Nato e Russia collaboreranno insieme. Tra di essi spicca quello della «non proliferazione». Un percorso, questo, confermato dai leader del G8 nel 2009 all'Aquila;
il 13 aprile 2010 si è tenuto a Washington il Vertice sulla sicurezza nucleare, a cui hanno partecipato 47 Stati. L'obiettivo era quello di portare avanti, con determinazione ed in un consesso multilaterale, e di realizzare entro quattro anni un regime di messa in sicurezza di tutto il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali interessantissimi (e nuovi), sebbene l'accordo più generale tra tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante a tutti gli effetti;
l'Italia ha svolto, dunque, un ruolo di primo piano nel processo di riavvicinamento tra le due grandi potenze, in particolare anche con riferimento al processo di smilitarizzazione nucleare. Si ricorda in questo senso che il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato delle mozioni, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo che confermi e rafforzi la visione sancita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo in avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire nuovi processi di disarmo, che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche da parte dei Paesi che le possiedono;
a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta tuttora la pietra angolare, per l'entrata in vigore del trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e, infine, per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia viennese;
a sviluppare ulteriormente il dibattito già avviato in seno all'Alleanza atlantica sul futuro del deterrente nucleare all'interno dei confini europei, anche nel quadro di un processo negoziale con la Federazione russa sul controllo degli armamenti;
ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, a garanzia della sicurezza collettiva nello spazio euro-atlantico, e l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, in aderenza all'obiettivo di assicurare un equilibrio degli armamenti nucleari al più basso livello possibile nella prospettiva della loro eliminazione.
(1-00370)
«Boniver, Dozzo, Iannaccone, Baldelli, Antonione, Pianetta, Sardelli».

La Camera,
premesso che:
a pochi mesi dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, nel gennaio del 1946, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione con la quale si impegnavano gli Stati membri a non dotarsi di ordigni nucleari ed a limitare l'uso dell'energia nucleare a scopi esclusivamente pacifici;
nel 1946 il Governo degli Stati Uniti, all'epoca l'unico Paese ad avere realizzato ed usato la bomba atomica, propose la costituzione di un'autorità internazionale con poteri di controllo ed ispezione su tutte le attività connesse con l'energia nucleare. L'iniziativa, denominata «piano Baruch», non ebbe successo, così come quella dell'Unione sovietica che nello stesso periodo aveva proposto il bando delle armi nucleari e la distruzione di quelle già realizzate. La logica dell'equilibrio strategico, basato sulla forza di deterrenza nucleare, tra blocchi contrapposti ebbe il sopravvento;
negli ultimi anni si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata da una serie di accordi, che ha determinato un'importante riduzione delle armi di distruzione di massa esistenti sul nostro pianeta;
il trattato di non proliferazione fu uno dei primi importanti passi nella direzione del disarmo; il testo definitivo, nel luglio 1968, fu aperto alla firma di tutti gli Stati, compresi quelli rimasti esclusi dal negoziato preparatorio. L'accordo, firmato a 6 anni dalla «crisi di Cuba», fu concluso per una durata di 25 anni, allo scadere dei quali la maggioranza dei Paesi aderenti avrebbe deciso se prorogarne la validità indefinitamente oppure per uno o più periodi di durata limitata; appare oggi inevitabile, tenuto conto dell'evoluzione verso un mondo multipolare, che presenterà equilibri strategici essenzialmente regionali, la necessità di un esame critico della materia per garantire un processo costante di smilitarizzazione nucleare su scala mondiale;
è necessario sottolineare che, seppure moltissimi Paesi hanno nel tempo aderito trattato di non proliferazione, alcuni continuano a restarne fuori: sono pochi, ma dotati di grande peso politico e militare a livello regionale. L'assenza di Israele, India e Pakistan dal novero degli Stati contraenti rischia, infatti, di minare alla base il trattato e segnala le lacune del regime di non proliferazione;
inoltre, i casi recenti dell'Iran e della Corea del Nord hanno evidenziato punti deboli del sistema, in particolare in relazione al sistema dei controlli previsti costituiti essenzialmente dall'obbligo dell'Aiea, l'agenzia incaricata dei controlli, di effettuare le ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. A ciò si aggiunge il problema delle cosiddette ispezioni non dichiarate, che, spesso avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile» nel suo complesso;
è auspicabile attribuire maggiori poteri e prerogative all'Aiea. In particolare, sul piano istituzionale è necessario che l'agenzia operi in presa diretta con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenziando i meccanismi la cui efficacia è stata dimostrata dagli eventi connessi alla guerra del Golfo. Sul piano operativo è indispensabile che siano conferiti ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. A tal fine, presso la stessa Aiea sono tuttora in corso i negoziati per la messa a punto del cosiddetto programma 93+2, che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni iniziali avrebbe dovuto essere formalizzato entro i due anni successivi. I ritardi registratisi sono imputabili alla consueta riluttanza degli Stati ad accettare limitazioni della propria sovranità ed alla presunta preoccupazione che un regime di controllo più stringente possa creare ostacoli allo sviluppo dei programmi nucleari nazionali;
il disarmo generale è un obiettivo fondamentale, il cui conseguimento passa attraverso il raggiungimento di obiettivi intermedi. Sotto questo profilo assume, pertanto, grande rilevanza trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, il Ctbt (Comprehensive test ban treaty), il cui testo definitivo, negoziato in seno alla conferenza per il disarmo di Ginevra, è stato siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 nazioni, tra cui i 5 Stati «militarmente nucleari» e l'Italia, dopo essere stato approvato dall'Assemblea generale dell'Onu con la risoluzione 50/245 del 17 settembre 1996, presentata dall'Australia;
negli anni più recenti si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari delle due superpotenze. I risultati raggiunti non devono, però, indurre ad abbassare la guardia ed a sottovalutare la reale entità del rischio nucleare per la sicurezza mondiale, che ancora oggi rappresenta una minaccia reale: accanto alle testate ancora operative, ne rimangono altre migliaia che potrebbero essere facilmente reimpiegate in futuro. Sebbene i progressi in atto siano di portata certamente epocale, i compiti della comunità internazionale sul fronte in esame sono lungi dall'essere esauriti;
una potentissima spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuta, inoltre, dalle iniziative di disarmo delle due superpotenze nucleari. Un elemento questo di fondamentale importanza. La tendenza più o meno manifesta a violare il regime di non proliferazione nucleare sarà senza dubbio condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze e dalla loro volontà di proseguire verso un disarmo nucleare generale e completo. Se il processo di disarmo procederà speditamente, la comunità internazionale sarà sempre meno disposta a condonare l'eventuale accesso da parte di nuovi Stati all'opzione nucleare;
in questo quadro i trattati Start I e II sulla riduzione delle armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del trattato di non proliferazione e la messa a punto del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari sono tutti elementi che contribuiscono a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare: tuttavia, la frammentazione successiva alla fine della guerra fredda ha moltiplicato gli scenari particolarmente «critici»;
il mutato contesto internazionale richiede, pertanto, la rapida adozione di adeguate innovazioni procedurali, dirette a far operare l'Aiea in presa diretta con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed a fornire ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora considerati troppo intrusivi;
il moltiplicarsi delle aree del globo dotate di una valenza strategica non solo regionale, ma mondiale, richiede il rafforzamento e l'espansione del sistema di accordi, che, nel quadro del trattato di non proliferazione, attuino il disarmo e il regime di proliferazione a livello regionale. Sotto tale aspetto merita particolare attenzione il sempre più rapido processo di integrazione europea e la nuova dimensione aperta con il trattato di Maastricht con l'introduzione della politica estera e di sicurezza comune (pesc);
negli ultimi mesi si sono registrate novità importanti. Il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno chiesto al Segretario generale della Nato l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del successivo 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il 10 marzo 2010 il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari;
ad aprile 2010 è stato varato negli Stati Uniti il Nuclear posture review, atteso da diverso tempo, che presenta alcune novità interessanti: in primo luogo la dottrina nucleare Usa viene inquadrata all'interno dell'obiettivo globale di un mondo libero da armi nucleari, secondo il discorso di Obama a Praga del 5 aprile 2009. Gli Usa si impegnano a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare, a non costruire nuove armi nucleari (accettando, quindi, il divieto alla proliferazione verticale), né a effettuare sperimentazioni e si impegnano a far ratificare e entrare in vigore il trattato per la messa al bando delle sperimentazioni; «mandano in pensione» un'intera categoria di armi nucleari (i tlam-n, cruise a testata nucleare), offrono finalmente le «garanzie negative» a tutti gli Stati non-nucleari del trattato di non proliferazione. Nello stesso tempo, però, gli Usa hanno ribadito che fintanto che esisteranno ancora armi nucleari nel mondo manterranno il loro potenziale deterrente;
l'8 aprile 2010 è stato firmato a Praga dal Presidente americano Obama a da quello russo Dmitry Medvedev l'accordo Start II. Un accordo favorito dalla nascita nel 2002 a Pratica di Mare del Consiglio Nato-Russia, preparato da incontri bilaterali al massimo livello tra Italia e Russia, i cui risultati sono stati confermati dai leader del G8 riuniti nel 2009 all'Aquila;
il 4 gennaio 2007 è stato pubblicato sul Wall Street Journal un importante appello bipartisan di autorevoli statisti americani, sottoscritto da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza. La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta. La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle armi nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;
nello stesso appello si sollecitava ad «abbandonare la logica ereditata dalla Guerra Fredda che vedeva il dispiegamento di armi nucleari quale mezzo per aumentare il tempo di avvertimento e perciò per ridurre il pericolo di un accidentale o non autorizzato uso di un'arma nucleare»;
l'Italia ha offerto un suo contributo sui temi del disarmo e della non proliferazione anche con la pubblicazione il 24 luglio 2008 di un appello firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex Ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e dal professor Francesco Calogero in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;
il 13 aprile 2010 si è tenuto a Washington il Vertice sulla sicurezza nucleare, a cui hanno partecipato 47 Stati, con l'obiettivo di portare avanti, con determinazione ed in un consesso multilaterale, la realizzazione entro 4 anni di un regime di messa in sicurezza di tutto il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali interessantissimi (e nuovi), sebbene l'accordo più generale tra tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante a tutti gli effetti;
l'Italia ha svolto, dunque, un ruolo di primo piano nel processo di riavvicinamento tra le due grandi potenze, in particolare anche con riferimento al processo di smilitarizzazione nucleare. Si ricorda in questo senso che il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato delle mozioni, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari;
ciò nonostante, se ad oltre venti anni dalla fine della guerra fredda, il rischio di un conflitto nucleare fra nazioni è diminuito, si deve registrare l'aumento del rischio di attacchi atomici da parte di nuove potenze e di organizzazioni terroristiche, come dimostrano i numerosi casi di sequestro di materiali radioattivi destinati al mercato nero,

impegna il Governo:

a sostenere ed incoraggiare la richiesta dell'apertura di un dibattito in sede Nato sulla presenza di armi nucleari sul territorio europeo, sulla loro attuale funzionalità ed efficacia reale in termini di sicurezza collettiva e sull'opportunità di giungere, per consenso multilaterale, alla decisione di una loro riduzione ed eliminazione nel contesto di un dialogo e di una cooperazione di più ampio respiro con la Russia;
a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta tuttora la pietra miliare, per l'entrata in vigore del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e, infine, per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia viennese;
a svolgere un ruolo attivo che confermi e rafforzi la visione uscita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire processi di disarmo che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche.
(1-00372)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».

(Mozione non iscritta all'ordine del giorno, ma vertente su materia analoga)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Chiarimenti in merito ad un'operazione condotta da militari italiani nella zona di Bala Murghab in Afghanistan - 3-01096

EVANGELISTI, DI STANISLAO, BORGHESI e DONADI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno successivo all'uccisione di nostri due militari, avvenuta il 17 maggio 2010 in Afghanistan, risulta, a quanto si apprende da fonti giornalistiche, che ci sarebbe stata una ritorsione, condotta dai nostri alpini paracadutisti, affiancati da marine americani e commando afgani, contro un accampamento talebano non lontano dalla zona dove si è concretizzata la tragica trappola contro il nostro convoglio militare, a Bala Murghab;
secondo una ricostruzione del settimanale L'Espresso, l'operazione sarebbe stata condotta in gran segreto, preparata dettagliatamente seguendo una tattica standard e affidata a elementi della task force 45, un'unità formata dagli uomini migliori delle nostre forze speciali, quali sono appunto gli alpini paracadutisti del battaglione Monte Cervino;
a quanto risulta, sempre da notizie riportate dal settimanale in questione, ci sarebbe stato l'avallo del ministero della difesa a tale operazione;
il Ministro interrogato ha tenuto a precisare che si tratta di operazioni che «vengono fatte tutte le settimane (...) in linea con i compiti che sono affidati al nostro contingente Isaf dall'Onu»;
tuttavia, se i fatti citati rispondessero al vero, ciò svelerebbe in modo inequivocabile che quella in Afghanistan non si configurerebbe come una missione di pace, ma un'attività militare di controinsorgenza in uno scenario di guerra, senza esclusione di colpi, con il rischio di creare un vulnus costituzionale, con evidente riferimento all'articolo 11 della Costituzione;
inoltre, sembra inserirsi perfettamente nella più complessiva e annunciata offensiva contro le roccaforti talebane, secondo precise indicazioni disposte dai generali McChrystal e Petraeus (quest'ultimo, tra l'altro, ha affermato che i combattimenti saranno «difficili e duri, ma sono necessari»);
a tale offensiva programmata dovrebbero partecipare circa 23 mila soldati della Nato, in gran parte americani, e delle forze governative -:
cosa sia realmente accaduto nel corso dell'operazione citata in premessa e quale sia stato il ruolo del Ministro interrogato in tale operazione. (3-01096)

Iniziative per la revisione della qualità della spesa del Ministero della difesa, anche al fine di valorizzare il ruolo internazionale dell'Italia - 3-01097

MOSELLA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la politica di difesa italiana risente pesantemente di un prolungato periodo di decurtazione sistematica del bilancio, fatta eccezione per il rifinanziamento delle missioni internazionali di peacekeeping, cui anche l'opposizione ha sempre contribuito con senso di responsabilità;
il deterioramento della quantità e della qualità della spesa rischia, però, oggi, in uno scenario mondiale sempre più complesso, di compromettere il rango del Paese e la sua capacità di proiezione internazionale;
da notizie apparse sulla stampa, risulterebbe che il Governo italiano sarà costretto a declinare l'invito ad assumere il comando della missione di stabilizzazione nei Balcani, con particolare riguardo al Kosovo, dove sarà la Germania a sostituirci e l'Italia ad assumere un comando provinciale;
l'area di prossimità dei Balcani riveste per ovvie ragioni un'importanza strategica primaria per l'Italia e, da analisi concordi dei maggiori esperti internazionali e delle nostre forze di sicurezza, la pacificazione interetnica è lontana dall'essere raggiunta. Il ritiro parziale dai Balcani, annunciato dal Ministro interrogato in alcune occasioni pubbliche, sarebbe dettato esattamente dalla mancanza di risorse, più che da obiettivi di politica estera, magari condivisi con gli alleati -:
se il Ministro interrogato non intenda avviare con il Parlamento una revisione della qualità della spesa relativa al suo dicastero, con particolare riguardo alla redistribuzione delle risorse tra personale (che assorbe il 75 per cento dei pochi fondi a disposizione) e spese per equipaggiamento e innovazione tecnologica, i cui livelli ci conducono lontanissimi dagli standard degli altri Paesi della Nato e ci rendono incapaci di svolgere un ruolo propositivo nel percorso di costruzione di un'identità di difesa europea. (3-01097)

Iniziative del Ministero della difesa in occasione della Festa nazionale della Repubblica italiana - 3-01098

BALDELLI e MOLES. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 2 giugno 2010 le forze armate italiane celebreranno l'anniversario della fondazione della Repubblica -:
quale sia l'impegno organizzativo del ministero della difesa in occasione della celebrazione di questa importante festa nazionale. (3-01098)

Iniziative di competenza del Ministero della difesa in relazione alla presenza di sostanze inquinanti nelle acque del lago di Vico - 3-01099

RAO, BOSI, VIETTI, CIOCCHETTI, DIONISI e COMPAGNON. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le acque del lago di Vico sono ricche di arsenico, un elemento classificato come cancerogeno dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (Iarc);
per via di questa situazione, le acque del lago da qualche anno sono interessate da periodiche fioriture di una pericolosa alga, denominata planktothrix rubescens (alga rossa);
le rilevazioni dell'Arpa Lazio di Viterbo dimostrano una rilevante presenza di tale alga;
l'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International society of doctors for the environment - Italia) di Viterbo da tempo segnala la pericolosità della situazione in cui si trova l'area del lago di Vico;
l'acqua del lago di Vico fornisce la maggior parte dell'approvvigionamento idrico potabile per la popolazione dei comuni di Ronciglione e Caprarola;

la presenza di arsenico nell'acqua superiore a quanto previsto dalla normativa vigente potrebbe non derivare esclusivamente dall'origine vulcanica del lago;
tra le cause che potrebbero essere all'origine dello sviluppo dell'alga rossa, infatti, non si possono escludere la presenza di scarichi abusivi o l'eccessivo utilizzo di fertilizzanti, circostanza quest'ultima compatibile con le intensive coltivazioni di noccioleti che occupano larga parte della zone circostante il lago;
l'eccessiva presenza di arsenico nella zona del lago di Vico risulterebbe anche da un'indagine geofisica commissionata dal ministero della difesa e riportata in un documento del centro tecnico logistico interforze Nbc del ministero della difesa con sede a Civitavecchia, inviato alla regione Lazio, alla provincia di Viterbo e al comune di Ronciglione;
secondo tale documento, i valori dell'arsenico sarebbero dovuti alla presenza di materiale interrato nei pressi del magazzino materiali di difesa Nbc di Ronciglione;
la situazione del lago di Vico costituisce un serio pericolo per quanti frequentano anche saltuariamente la zona -:
se sia a conoscenza della situazione, se vi siano responsabilità del ministero della difesa nell'anomala presenza di sostanze inquinanti nelle acque del lago e come intenda eventualmente procedere nell'ambito della sue competenze. (3-01099)

Iniziative per assicurare l'efficienza dei controlli fiscali sui proventi derivanti dall'utilizzo degli apparecchi per il gioco d'azzardo e per il recupero delle somme evase - 3-01100

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, COTA, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RIXI, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
un'indagine condotta nel 2007 da una commissione ministeriale guidata dall'allora Sottosegretario per l'economia e le finanze Alfiero Grandi e dal generale della guardia di finanza Castore Palmerini aveva evidenziato un'enorme truffa ai danni dello Stato per una cifra ammontante a 98 miliardi di euro;
la truffa deriverebbe dalla sottrazione alla rete di controllo statale di un elevato numero di apparecchi per il gioco d'azzardo non collegati, come invece richiederebbe la legge, al sistema informatico della Sogei, società di informatica che si occupa di controllo sul pagamento delle imposte;
l'indagine sopra citata avrebbe evidenziato che circa i due terzi delle macchinette per il gioco d'azzardo non risulterebbe collegata al cervellone della Sogei, sicché si evidenzierebbe uno scostamento tra le risultanze ufficiali della «raccolta di gioco» ed il volume di affari reale, con una conseguente massiccia evasione di imposte;
la truffa sarebbe stata resa possibile dall'inefficienza dei controlli: in particolare, dai dati forniti dagli stessi Monopoli di Stato, un elevato numero di apparecchi, stimato in 40 mila, risulterebbe collocato in magazzino ma in realtà sarebbe in esercizio senza connessione alla rete;
gli espedienti utilizzati per far risultare un volume di affari inferiore a quello reale da parte delle aziende concessionarie risulterebbero i più diversi: dall'applicazione di regimi fiscali forfettari alla retrodatazione delle autorizzazioni, al fine di eludere l'applicazione di normative più stringenti sopravvenute;
i fatti citati hanno determinato una rilevante evasione del prelievo erariale unico, cui è assoggettato il giro di affari derivante dalle slot-machine e dagli apparecchi simili -:
quali misure il Governo abbia adottato o intenda adottare per porre fine alle gravi anomalie denunciate in premessa e per procedere al recupero delle rilevanti somme evase. (3-01100)

Orientamenti del Governo in merito alla destinazione ai nuovi servizi di telecomunicazione di parte delle frequenze liberate dalla transizione dall'analogico al digitale delle trasmissioni televisive - 3-01101

GENTILONI SILVERI, META, MARAN, BOCCIA, LENZI, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in Germania si sta svolgendo la gara per assegnare alla telefonia mobile il «dividendo di spettro» liberato dal passaggio della tv dall'analogico al digitale, gara che sta superando il tetto di 3,5 miliardi di euro;
l'Italia è l'unico Paese europeo che non ha deciso di destinare ai nuovi servizi di telecomunicazioni una parte delle frequenze liberate nel passaggio dall'analogico al digitale;
il Governo italiano ha deciso che, nell'ambito televisivo, siano assegnate, non con una gara, ma attraverso un beauty contest, solo una piccola parte di frequenze, il 10 per cento, destinata ai nuovi entranti;
il Cipe non ha deliberato nemmeno una parte degli 800 milioni di investimenti pubblici per la banda larga previsti dal piano del Governo -:
se il Governo intenda considerare, sul modello tedesco, la possibilità di ricavare fondi dalla messa in gara delle frequenze, anche in considerazione dell'invito dell'Unione europea a destinare per nuovi servizi di telecomunicazioni una parte delle frequenze liberate dalla transizione alla tv digitale. (3-01101)