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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di lunedì 14 giugno 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 14 giugno 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Delfino, Dozzo, Gianni Farina, Renato Farina, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lupi, Malgieri, Mantovano, Maroni, Martini, Menia, Miccichè, Migliori, Leoluca Orlando, Pianetta, Picchi, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas, Vito, Zacchera.

Annunzio di proposte di legge.

In data 10 giugno 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
CATANOSO GENOESE: «Disposizioni per l'estensione al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco delle indennità di imbarco, di navigazione, di immersione, di aeronavigazione e di volo previste per il personale delle Forze armate e di polizia» (3536);
CATANOSO GENOESE: «Riordino delle competenze del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agro-alimentari e disposizioni per la razionalizzazione e il potenziamento dei controlli nel settore agroalimentare» (3537);
DI VIRGILIO: «Istituzione della Commissione parlamentare per la promozione e la tutela dei diritti umani» (3538);
CONTENTO: «Modifiche agli articoli 8 e 16 del decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, in materia di competenze dei componenti non togati nel Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nei consigli giudiziari, nonché agli articoli 11 e 13 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, in materia di osservazioni del consiglio dell'ordine degli avvocati nelle procedure di valutazione della professionalità dei magistrati e di passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa» (3539);
MARINELLO: «Disposizioni per il censimento e la riemersione dei beni archeologici in possesso di privati» (3540);
FEDRIGA ed altri: «Disposizioni concernenti la sospensione e la revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata» (3541).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge BERSANI ed altri: «Disposizioni per la semplificazione dei procedimenti riguardanti l'avvio di attività economiche e la realizzazione di insediamenti produttivi, nonché in materia di disciplina dello sportello unico per le attività produttive, per l'attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno. Delega al Governo per il riordino delle disposizioni in materia di attività economiche e di autocertificazione» (1225) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Marco Carra.

La proposta di legge VIGNALI ed altri: «Disposizioni per la liberalizzazione dell'attività d'impresa» (1325) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Marco Carra.

La proposta di legge POLLEDRI e GRIMOLDI: «Disposizioni in favore delle attività musicali e istituzione del Dipartimento per la musica presso il Ministero per i beni e le attività culturali» (1432) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

La proposta di legge RONDINI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, per la tutela e la valorizzazione dei vivai sportivi e delle attività sportive giovanili» (1962) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

La proposta di legge RONDINI ed altri: «Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, concernenti l'espropriazione di aree industriali o destinate ad aziende agricole dismesse nonché di edifici di valore storico-artistico in stato di degrado o di abbandono» (2063) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stucchi.

Trasmissione dal Senato.

In data 11 giugno 2010 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
S. 1611. - «Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche» (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1415-B).
Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

II Commissione (Giustizia):
S. 1611. - «Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1415-B) Parere delle Commissioni I, V, VII, IX e XII;
NACCARATO e MIOTTO: «Modifica all'articolo 1 e introduzione dell'articolo 217-bis del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, in materia di dispositivi per l'abbattimento di campo» (3485) Parere delle Commissioni I, IX (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e XIV.
V Commissione (Bilancio):
MADIA: «Disposizioni per l'istituzione dell'Indicatore nazionale di impatto ambientale» (3444) Parere delle Commissioni I, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), IX, X, XIII e XIV.
VII Commissione (Cultura):
MAURIZIO TURCO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla vendita del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera» (3535) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V e VI.
XI Commissione (Lavoro):
PETRENGA ed altri: «Disposizioni in materia di pagamenti da parte delle aziende sanitarie locali e degli enti locali, di garanzia dei crediti, di versamenti al Fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e di esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive in favore delle cooperative sociali e dei loro consorzi» (3460) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite II (Giustizia) e XIII (Agricoltura):
SCILIPOTI ed altri: «Norme in materia di conferimento delle funzioni di polizia giudiziaria, di porto d'armi e altre disposizioni in favore delle guardie venatorie volontarie» (3256) Parere delle Commissioni I, IV, V, VII, VIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive):
MARCHIONI ed altri: «Interventi per l'ammodernamento e la riqualificazione delle imprese turistiche e per il recupero del patrimonio edilizio delle strutture turistico-ricettive» (3353) Parere delle Commissioni I, II, III, V, VIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di una domanda di autorizzazione a eseguire l'accompagnamento coattivo.

Con lettera pervenuta l'11 giugno 2010, il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano ha trasmesso una domanda di autorizzazione a eseguire l'accompagnamento coattivo nei confronti del deputato Niccolò Ghedini, in qualità di persona informata sui fatti nell'ambito del procedimento penale n. 41895/09 RGNR. La domanda è stata assegnata alla competente Giunta per le autorizzazioni.

Copia della domanda sarà stampata e distribuita (doc. IV, n. 9).

Trasmissione dal ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera del 26 maggio 2010, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno MONDELLO ed altri n. 9/3210/40, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 24 febbraio 2010, concernente le modalità di certificazione dell'esposizione all'amianto dei lavoratori.
La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro) competente per materia.

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettere del 27 maggio e del 3 giugno 2010, ha trasmesso tre note relative all'attuazione data agli ordini del giorno GAGLIONE n. 9/1857/1, accolto dal Governo limitatamente al dispositivo nella seduta dell'Assemblea del 26 novembre 2008, concernente le esigenze di organico e di mezzi del commissariato di Polizia di Stato di Pisticci (Matera), CIRIELLI ed altri n. 9/3097-A/4, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 9 febbraio 2010, riguardante il riconoscimento per i congiunti del personale delle Forze armate delle medesime quote di riserva nei concorsi per l'accesso ai ruoli ufficiali già riconosciute alle Forze di polizia, nonché, per la parte di propria competenza, all'ordine del giorno DONADI n. 9/2105-A/23, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 24 marzo 2009, concernente la previsione dell'incandidabilità degli amministratori di enti locali che non abbiano rispettato, in maniera significativa, le regole del Patto di stabilità interno.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

Il ministro degli affari esteri, con lettere del 3 giugno 2010, ha trasmesso quattro note relative all'attuazione data, per la parte di propria competenza, alla mozione PEZZOTTA ed altri n. 1/00354, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta dell'8 aprile 2010, concernente iniziative in materia di politiche migratorie e di integrazione, nonché per il contrasto al lavoro irregolare, ed agli ordini del giorno FEDI ed altri n. 9/1441-ter-A/33, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 4 novembre 2008, riguardante iniziative volte a favorire l'integrazione delle attività economiche degli imprenditori italiani all'estero, DI BIAGIO ed altri n. 9/2724-A/10, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 21 ottobre 2009, concernente misure a sostegno degli insegnanti in servizio nella rete scolastica italiana all'estero, EVANGELISTI ed altri n. 9/3016/14, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 17 dicembre 2009, riguardante la partecipazione dell'Italia al processo di stabilizzazione in Afghanistan.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il Consiglio dell'Unione europea, in data 8 e 10 giugno 2010, ha trasmesso, in attuazione del Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici (6106/1/10 REV 1) e la relativa motivazione (6106/1/10 REV 1 ADD 1), che sono assegnate in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
Relazione sull'iniziativa del Regno del Belgio, della Repubblica di Bulgaria, della Repubblica di Estonia, del Regno del di Spagna, della Repubblica d'Austria, della Repubblica di Slovenia e del Regno di Svezia per una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'ordine europeo di indagine penale (9288/10 ADD 1), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia).

La Commissione europea, in data 10 e 11 giugno 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e alla Banca centrale europea - Regolamentare i servizi finanziari per garantire una crescita sostenibile (COM(2010)301 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Allegato alla proposta di decisione del Consiglio relativa all'approvazione, a nome dell'Unione europea, delle modifiche della Convenzione sulla futura cooperazione multilaterale per la pesca nell'Atlantico Nord-Occidentale (COM(2010)75 definitivo - Allegato), che è assegnato in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 10 giugno 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.

Il presidente della Commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, con lettera in data 10 giugno 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, copia dei verbali delle sedute della Commissione relative al mese di marzo 2010.
Questa documentazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 10 giugno 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione concernente ulteriori osservazioni in merito a distorsioni concorrenziali nel mercato della fornitura dei servizi aggiuntivi per musei.

Questa documentazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal difensore civico della Provincia autonoma di Bolzano.

Il difensore civico della Provincia autonoma di Bolzano, con lettera in data 31 maggio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2009 (doc. CXXVIII, n. 23).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI OLIVERIO ED ALTRI N. 1-00366, DI GIUSEPPE ED ALTRI N. 1-00385, RUVOLO ED ALTRI N. 1-00386, REGUZZONI ED ALTRI N. 1-00387, MOSELLA ED ALTRI N. 1-00388, BECCALOSSI ED ALTRI N. 1-00389 E MISITI ED ALTRI N. 1-00390 CONCERNENTI MISURE DI SOSTEGNO PER I SETTORI AGRICOLO ED AGROALIMENTARE

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la recessione economica in Italia ha causato una perdita del prodotto interno lordo del 5 per cento e non sembra essersi arrestata, visto che il quarto trimestre del 2009 si è chiuso con un altro segno negativo;
l'agricoltura è stata pesantemente interessata dalla crisi, con quattro effetti principali: diminuzione dei prezzi agricoli e del fatturato delle imprese, peggioramento del margine di filiera, allargamento della forbice tra prezzi al consumo e prezzi agricoli alla produzione e diminuzione dei redditi;
il valore aggiunto del settore è diminuito del 5 per cento, frutto di una contrazione della produzione agricola e di una riduzione dei prezzi all'origine, a fronte di una riduzione meno marcata dei costi dei mezzi produttivi;
il settore del frumento è in forte contrazione, sia sul fronte dei prezzi sia su quello delle produzioni, per effetto dei minori investimenti;
tra le altre produzioni mediterranee, consistenti flessioni dei listini si sono registrate per il vino, la frutta e l'olio, che segna anche un calo accentuato in termini di produzione;
i prezzi agricoli sono diminuiti del 16,3 per cento nel 2008 e del 6,1 per cento nel 2009, con punte del 200 per cento per il grano duro;
la diminuzione dei prezzi agricoli, del fatturato e dei redditi è stata aggravata dallo sgonfiamento della «bolla» agricola del 2008 e la crisi economica ha appesantito la situazione economica delle imprese agricole;
la diminuzione dei prezzi nel 2009 è stata causata anche da fattori strutturali, indipendenti dalla crisi; ad esempio, nel settore vitivinicolo lo squilibrio tra domanda e offerta persiste da anni. A ciò si aggiunge una crescente competizione a livello europeo e mondiale, frutto della liberalizzazione degli scambi e della diminuzione dei costi di trasporto, che hanno avuto un ruolo considerevole nella diminuzione dei prezzi agricoli;
il margine di filiera, cioè della differenza tra i prezzi al consumo e quelli all'azienda, è aumentato del 13,9 per cento per l'insieme dei prodotti agricoli, con punte del 60,1 per cento per cereali e derivati, del 27,2 per cento per frutta ed agrumi e del 25,7 per cento per vini e spumanti, mentre gli aumenti sono generalmente più contenuti per i comparti zootecnici;
il reddito agricolo reale per lavoratore (dati Eurostat) ha subito una notevole diminuzione: nel 2009 si è contratto di oltre un quarto (-25,3 per cento) rispetto al 2008, anno in cui invece era cresciuto, seppur di poco. La contrazione dei redditi in Italia è più del doppio di quella media europea (-12,2 per cento);
la situazione del credito in agricoltura è peggiorata: il tasso di crescita tendenziale del credito nel settore agricolo si è più che dimezzato, passando dal 5,9 per cento del 2007 al 2,7 per cento dei primi nove mesi del 2009;
la crisi ha colpito tutta l'agricoltura, ma, in particolare, i settori cerealicolo, oleicolo, frutticolo, lattiero-caseario, tabacchicolo, bieticolo-saccarifero e della pesca;
la situazione di difficoltà delle imprese è generalizzata in tutta l'Italia, ma colpisce più pesantemente il Sud Italia, dove si concentrano i settori più colpiti dalla diminuzione dei prezzi: grano duro, vino, ortofrutta, olio di oliva;
l'agricoltura italiana necessita di politiche strutturali e di imprese che facciano scelte strategiche e coraggiose, in grado di rilanciare la competitività e la produttività del comparto con scelte imprenditoriali basate su nuove strategie che mettano al centro la ricerca e l'innovazione;
l'agricoltura oggi ha bisogno di un approccio multifunzionale e intersettoriale che tenga conto delle interconnessioni che esistono con la tutela dell'ambiente e la salvaguardia del territorio, con la sicurezza alimentare e la tutela della salute dei cittadini;
il settore agroalimentare del nostro Paese sta sperimentando, in modo sempre più pervasivo, la presenza di fenomeni di illegalità e di criminalità, che alterano la libera e leale competizione tra le imprese del settore e determinano forme di lavoro irregolari, spesso gestite da organizzazioni malavitose; tale situazione, particolarmente grave nelle regioni meridionali, si manifesta con pesanti elementi di condizionamento dell'attività economica, del controllo delle filiere di produzione e di commercializzazione dei prodotti agroalimentari;
è iniziato in sede comunitaria il processo di revisione della politica agricola comune, che avrà delle ripercussioni sul sistema agroalimentare italiano: è necessario che il Parlamento avvii al più presto una comune riflessione, al fine di creare le condizioni per tutelare l'agricoltura italiana, per rilanciare il settore agroalimentare e per accompagnare le imprese in un percorso di innovazione che favorisca il ricambio generazionale e incrementi la redditività delle aziende agricole;
il Governo ha scelto una linea minimalista per intervenire sulla crisi, senza una vera politica anticiclica, lasciando andare naturalmente il corso delle cose, senza correzioni rilevanti dal punto di vista delle tendenze che si stanno manifestando;
secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, il Governo non ha adottato alcun provvedimento per contrastare la crisi del settore agricolo, mancando una strategia di politica agraria e di indirizzi per l'imprenditoria agricola; non solo, il Governo manifesta continue difficoltà a mantenere gli impegni consolidati di finanza pubblica per l'agricoltura, come documentano le incertezze generate sul fondo di solidarietà nazionale, sugli sgravi degli oneri sociali per i territori svantaggiati e di montagna e sugli interventi programmati nel settore bieticolo-saccarifero;
il fondo di solidarietà nazionale è rimasto senza risorse pubbliche per tutto il 2009, con grave incertezza per le imprese agricole; gli stanziamenti triennali previsti dalla legge finanziaria per il 2010, ampiamente propagandati dal Governo, dovranno servire a coprire la totale assenza di risorse del 2009 e saranno, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, del tutto insufficienti a soddisfare i fabbisogni del triennio 2010-2012; infatti, a fronte di un fabbisogno annuo di circa 230 milioni di euro, lo stanziamento ammonta a 165 milioni di euro per il 2010 e di 131 milioni di euro per il 2011 e il 2012;
nel settore bieticolo-saccarifero non sono stati mantenuti gli impegni del Governo relativamente agli aiuti nazionali al settore derivanti dall'attuazione dell'organizzazione comune di mercato dello zucchero e, ad oggi, al settore mancano 65 milioni di euro per finanziare le ultime due campagne produttive;
l'applicazione nazionale dell'health check della politica agricola comune, in particolare l'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, è stata attuata in totale assenza di un quadro strategico, con dieci tipologie di misure e una distribuzione a pioggia delle risorse; l'articolo 68 andrà ad erogare pagamenti esigui, con grandi difficoltà burocratiche per le imprese, per Agea e gli organismi pagatori; inoltre, il Governo è stato costretto a modificare l'applicazione dell'articolo 68 a febbraio 2010, quando gli agricoltori avevano già operato le scelte colturali, creando ulteriori difficoltà alle imprese agricole;
nel settore lattiero-caseario, sempre ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, il Governo si è limitato ad interventi ad personam, con una distribuzione dell'aumento di quote-latte ai produttori «irregolari», anziché alle imprese più virtuose, determinandone la caduta del prezzo; alcuni provvedimenti, in attuazione del decreto-legge n. 5 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 33 del 2009, non hanno trovato concreta applicazione, a cominciare dalla conclusione dell'iter delle istanze di rateizzazione;
nel settore lattiero-caseario il Governo non ha adottato alcuna politica di contrasto alla crisi, ad eccezione della distribuzione a pioggia di 23 milioni di euro messi a disposizione dall'Unione europea, che andrà ad erogare ai produttori di latte un contributo insignificante di 0,002 euro per chilo, a dimostrazione della mancanza di un disegno strategico e dell'incapacità di andare oltre ad una politica, che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, appare esclusivamente «populista»;
nel settore suinicolo il Governo non ha adottato alcuna iniziativa per fronteggiare la crisi dei prezzi;
nel settore cerealicolo il Governo non ha adottato alcuna iniziativa a fronte del crollo dei prezzi, soprattutto nel grano duro, settore che ha toccato il minimo storico dei prezzi, addirittura al di sotto del prezzo del grano tenero;
nel settore tabacchicolo il Governo non è riuscito ad ottenere dalla Commissione europea quanto aveva promesso in merito alla misura agroambientale, lasciando il settore nella totale incertezza; la campagna 2010 del tabacco si apre con il rischio del totale smantellamento della filiera;
nel settore ortofrutticolo il Governo non è intervento per contrastare la caduta dei prezzi alla produzione: nessun intervento è stato posto in essere per ottenere dalla Commissione europea misure di gestione della crisi di mercato;
nel settore vitivinicolo il Governo mostra, sempre ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'assenza di qualsiasi politica strategica di contrasto al calo dei consumi, alle difficoltà nelle esportazioni e allo squilibrio strutturale tra domanda e offerta, ad eccezione della mera applicazione degli strumenti messi a disposizione dell'organizzazione comune di mercato del vino; in molte zone d'Italia le cooperative vitivinicole sono sull'orlo del fallimento e non remunerano le uve conferite dai soci;
negli altri settori il Governo si è limitato ad attuare le decisioni comunitarie, con grande enfasi propagandistica, ma senza una strategia che possa contribuire a contrastare la crisi;
a tutt'oggi manca un disegno organico di rilancio e sviluppo del settore agroindustriale, a differenza degli altri Paesi europei, in particolare la Francia, la Spagna e la Germania, che hanno predisposto una pianificazione strategica nazionale e hanno stanziato ingenti risorse per sostenere il settore agricolo;
il Governo continua ad ignorare il settore agricolo anche nella manovra presentata con il decreto-legge n. 78 del 2010, che non dispone nessuna misura di sviluppo per il comparto, prevedendo solo riduzioni di spesa;
tali carenze sono ancora più pesanti alla luce della grave emergenza che sta vivendo il comparto della pesca, che la normativa europea inchioda al rispetto di nuove e più rigide regole; se tale processo non sarà adeguatamente governato, guidando il settore verso nuove modalità di gestione dell'attività produttiva e definendo un nuovo ruolo delle imprese ittiche nella filiera, i contraccolpi socioeconomici e occupazionali derivanti da tale cambiamento saranno devastanti,

impegna il Governo:

ad adottare, nell'immediato, un pacchetto di politiche di intervento pubbliche per l'agricoltura e l'agroalimentare, finalizzate ad assicurare un nuovo quadro di regole condiviso che consenta a tutti gli agenti della filiera agroindustriale di operare in maniera competitiva, attraverso:
a) il potenziamento dei controlli per il miglioramento del funzionamento dei mercati e una maggiore trasparenza, sanzionando gli abusi di posizione dominante, al fine di evitare posizioni speculative, a partire da un deciso intervento del Governo, come avvenuto in Francia con l'autorevole mediazione del Presidente della Repubblica francese, finalizzato alla definizione di un patto interprofessionale che coinvolga per intero le filiere agroalimentari, al fine di stabilizzare i rapporti dal produttore alla grande distribuzione organizzata, sulla base della proposta approvata dalla Conferenza Stato-regioni per fronteggiare la crisi dei prezzi della frutta fresca;
b) la previsione, con la massima urgenza, di un piano di gestione per il settore della pesca che consenta alle imprese ed agli operatori del comparto di far fronte ai nuovi obblighi comunitari, tutelando allo stesso tempo le specificità e le tradizioni del nostro Paese attraverso investimenti mirati per piani di ristrutturazione, l'ammodernamento delle flotte, l'organizzazione di piani di gestione locale, la diversificazione delle attività e la concessione di ammortizzatori sociali anche agli imbarcati a seguito delle misure relative al fermo pesca;
c) l'adozione di aiuti di Stato, recentemente autorizzati dall'Unione europea, fino a 15.000 euro per impresa agricola, per sostenere le imprese agricole maggiormente colpite dalla crisi economica in agricoltura;
d) iniziative volte alla proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali per le aziende che operano in territori svantaggiati e di montagna e dell'«accisa zero» sul gasolio per tutte le imprese e non solo per le serre, allo scopo di garantire una riduzione dei costi;
e) il credito d'imposta per nuovi investimenti produttivi in agricoltura a tutto il territorio nazionale, con priorità agli investimenti che mirano all'aggregazione ed alla concentrazione dell'offerta ed alla stipula di accordi interprofessionali;
f) l'individuazione immediata delle risorse necessarie alla sopravvivenza dei settori bieticolo-saccarifero e tabacchicolo;
g) una modifica urgente delle misure di gestione e di prevenzione delle crisi nel settore europeo degli ortofrutticoli, al fine di rendere più flessibili gli interventi, anche attraverso un adeguamento dei prezzi di ritiro dei prodotti, senza che ciò comporti un aumento dei costi;
h) un programma speciale per affrontare lo squilibrio di mercato nel settore vitivinicolo, per promuovere il consumo responsabile di vino, per contrastare la crisi delle imprese viticole con aiuti di Stato e per stimolare la riorganizzazione delle imprese cooperative di trasformazione;
i) l'attivazione in Europa del processo negoziale necessario per individuare, così come accaduto per la crisi del settore lattiero nell'autunno 2009 sotto la spinta dei Paesi del Nord Europa, un pacchetto di misure e aiuti a sostegno delle produzioni mediterranee (frumento, olio, ortofrutta) fortemente colpite dalla crisi economica;
l) l'adozione immediata di tutti i provvedimenti attuativi a sostegno dei produttori lattiero-caseari previsti dall'articolo 8-septies (disposizioni finanziarie) del decreto-legge n. 5 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 33 del 2009, ossia:
1) l'istituzione di un apposito conto di tesoreria destinato anche ad interventi nel settore lattiero-caseario, rivolti alle operazioni di ristrutturazione del debito e all'accesso al credito;
2) l'emanazione del decreto del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali recante criteri e modalità per l'utilizzo delle risorse precedenti;
3) l'emanazione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze per l'assegnazione dei 45 milioni di euro a favore dei produttori che hanno acquistato quote latte successivamente al periodo di applicazione della legge n. 119 del 2003;
m) l'adozione di un provvedimento che abbia l'obiettivo di rendere trasparente il mercato dei prodotti suinicoli mediante l'etichettatura all'origine per contrastare la concorrenza sleale che oggi determina una grave crisi del settore;
n) un programma di sostegno al processo di internazionalizzazione delle imprese agroalimentari italiane per migliorare la loro capacità di inserimento nei mercati esteri, attraverso nuove partnership commerciali, nuove relazioni bilaterali, assetti societari volti al radicamento e al controllo del prodotto italiano sui mercati esteri;
o) l'accesso al credito e la ristrutturazione finanziaria delle imprese agricole con la trasformazione del debito con gli istituti bancari dal breve a medio e lungo termine e con agevolazioni sui finanziamenti destinati alla trasformazione di esposizioni debitorie contratte con istituti di credito con l'assistenza del fondo riassicurativo presso l'Ismea, per una seria ed efficace politica del credito, che consenta di utilizzare tale strumento come antidoto contro necessità di tipo congiunturale e per fronteggiare la volatilità dei prezzi;
p) una maggiore efficienza dei sistemi di certificazione, etichettatura e controllo della qualità e dell'origine dei prodotti;
q) opportune iniziative normative per il ripristino dello stanziamento del fondo di solidarietà nazionale, al livello di 230 milioni di euro annui, allo stesso livello di quello degli anni 2006-2008;
r) la creazione di un quadro istituzionale che consenta lo sviluppo di un sistema efficiente ed efficace di assicurazione dell'impresa contro i rischi economici e ambientali;
s) una maggiore efficienza e razionalizzazione delle istituzioni della pubblica amministrazione e degli enti collegati al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, in particolare di Buonitalia per la promozione delle produzioni nazionali nel mondo, del Centro di ricerca agroalimentare (Cra), da lungo tempo in attesa di un effettivo rilancio, e di Agea, per velocizzare e anticipare i pagamenti dei fondi europei (politica agricola comune, programma di sviluppo rurale ed altri), nonché un significativo snellimento degli adempimenti burocratici a carico delle aziende;
t) la realizzazione di una politica nazionale che, nell'ambito del piano nazionale d'azione sulle energie rinnovabili, fornisca regole, condizioni e tempi certi per lo sviluppo delle risorse di biomassa, l'applicazione di dispositivi per la sostenibilità di biocarburanti e delle filiere di biometano, anche nell'ottica di incrementare le fonti di reddito degli agricoltori, facendo sì che l'insieme delle energie alternative realizzabili sul territorio aperto tenga conto della compatibilità e della salvaguardia del sistema agricolo nazionale e che il reddito derivante da tali attività sia inteso prevalentemente ad integrazione e non a sostituzione delle attività agricole.
(1-00366)
(Nuova formulazione) «Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Boccia, Laganà Fortugno».
(12 maggio 2010)

La Camera,
premesso che:
la crisi che ormai da mesi sta gravemente interessando i principali settori dell'agricoltura sta colpendo duramente i nostri agricoltori, senza che all'orizzonte si intravedano vie di uscita. È una situazione che diventa ogni giorno sempre più difficile e complessa e, soprattutto davanti al disinteresse del Governo, che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non ha compreso la reale portata dei problemi delle imprese agricole, c'è bisogno di politiche e strategie economiche di ampio respiro che coinvolgono tutto il sistema produttivo del Paese;
in questa fase l'agricoltura è stata pesantemente interessata dalla crisi, il che ha causato tre effetti principali: la diminuzione del fatturato delle imprese, il peggioramento del margine di filiera e della forbice tra prezzo al consumo e prezzo agricolo alla produzione e la diminuzione dei redditi;
le imprese devono fronteggiare una situazione pesantissima: i costi produttivi sono arrivati a livelli insostenibili, gli oneri sociali sono sempre più gravosi, mentre i prezzi sui campi continuano a scendere in maniera preoccupante e gli adempimenti burocratici creano non poche difficoltà. I redditi, nonostante la crescita del 2008, scontano i crolli registrati negli ultimi anni. Le risposte del Governo sono state, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, parziali, riduttive o sbagliate;
la Confederazione italiana agricoltori rileva che il calo complessivo per i prezzi agricoli all'origine, ad aprile 2010, è stato del 4,5 per cento. E questo fa seguito ad una flessione del 9,6 per cento nel mese di marzo 2010 e del 13,4 per cento del 2009. Una caduta libera che, sommata all'aumento dei costi produttivi, contributivi e burocratici, ha determinato un taglio netto (meno 20,6 per cento solo nel 2009) dei redditi degli agricoltori, sempre più in grande affanno;
in Italia l'incremento dei prezzi nel settore agroalimentare è determinato, oltre che da fattori strutturali, quali l'eccessiva lunghezza delle filiere produttive, la scarsa propensione all'associazionismo tra produttori, l'inadeguatezza e arretratezza delle infrastrutture logistiche e di trasporto, la scarsa informazione dei consumatori, anche dalla proliferazione dei comportamenti speculativi;
l'incremento dei prezzi al consumo ha creato una ricchezza che si è dissipata nella filiera produttiva, senza arrivare al primo anello della catena, ovvero al produttore agricolo e zootecnico. Al contempo, a causa dell'aumento dei prezzi di acquisto dei fattori di produzione, sopportato dalle aziende agricole, la redditività delle stesse si è ridotta drasticamente. Gli attori che hanno subito maggiormente gli effetti del rialzo dei prezzi sono stati, quindi, gli estremi della filiera produttiva: il consumatore e il produttore;
bisogna dare un sostegno agli agricoltori e ai destinatari finali dei prodotti, ovvero ai consumatori: i primi devono poter vedere assicurate condizioni necessarie per poter competere sui mercati, a fronte di un adeguato investimento, mentre ai secondi è doveroso garantire il diritto ad una trasparente informazione, unitamente alla corretta formazione del prezzo;
è da sottolineare anche la carenza di efficaci meccanismi di monitoraggio e di controllo dei prezzi dei prodotti agroalimentari, nonché la fragilità dell'apparato ispettivo e sanzionatorio;
la fragilità dell'organizzazione della filiera distributiva e la scarsa propensione all'aggregazione in determinate aree regionali e subregionali meridionali, dove il contesto ambientale è fortemente influenzato dalla criminalità organizzata (ma ormai si registrano infiltrazioni criminali anche in alcuni importanti mercati del Centro-Nord), la quale ha assunto un ruolo centrale nel controllo dei mercati ortofrutticoli e florovivaistici, nella gestione delle fasi di intermediazione logistica e del trasporto, nella proprietà diretta di ipermercati e di diverse attività di ristorazione, con possibilità enormi di incidere sulla fissazione dei prezzi dei prodotti e di promuovere condotte monopolistiche;
oltre a un prezzo equo, la seconda condizione da garantire per il consumatore è un'adeguata informazione, tale da permettergli di compiere scelte consapevoli al momento dell'acquisto. A questo proposito la tracciabilità del prodotto risulta fondamentale nella sua funzione di garante della sicurezza alimentare e della qualificazione del prodotto stesso. Infatti, la possibilità di identificare, documentare e comunicare tutti i percorsi che un prodotto segue, dal primo momento fino all'acquisto da parte del consumatore, può portare alla realizzazione di un chiaro ed inequivocabile elemento identificativo (etichetta), che, oltre ad accompagnare il prodotto di qualità, deve anche saper giustificare le difformità tra i prezzi e lasciare la scelta finale e informata all'utente;
il reddito dei produttori agricoli italiani, secondo i dati 2009 resi noti dall'Eurostat, ha segnato un calo del 20,6 per cento rispetto al 2008. Il quadro risulta ancora più grave se si prende in esame il periodo 2000-2009: in dieci anni nelle campagne è stato bruciato quasi il 36 per cento dei redditi, a fronte di una crescita di oltre il 5 per cento della media europea;
l'attuale situazione economica ha influito negativamente sui redditi degli agricoltori, ma ha costituito un ulteriore ostacolo per i giovani imprenditori agricoli. In Italia il ricambio generazionale in agricoltura permane sempre ai livelli più bassi d'Europa. Il numero dei conduttori agricoli sotto i 40 anni rappresenta il 6,9 per cento, con un costante trend in diminuzione dagli anni 2000. Di contro quelli con età superiore a 65 anni sono oltre il 44 per cento del totale;
occorre, per questo motivo, sviluppare politiche ed interventi che diano impulso all'imprenditoria giovanile, affinché si favorisca sia il ricambio generazionale che la ristrutturazione fondiaria, per costituire nuove imprese agricole di più grandi dimensioni ed indirizzi produttivi, al fine di garantire una soddisfacente sostenibilità economica;
nel nostro Paese sussistono, infatti, molte difficoltà legate all'insediamento giovanile. Tra queste ci sono la scarsa mobilità fondiaria e l'accesso al bene terra, gli alti costi di avviamento, l'incertezza delle prospettive economiche, la scarsità di formazione e di servizi di consulenza adeguati. Ostacoli ai quali si aggiungono gli oneri amministrativi connessi all'esercizio dell'attività agricola, gli elevati prezzi di affitto e di acquisto dei terreni, gli alti costi dei macchinari e, in generale, degli investimenti;
nonostante l'impegno unanime svolto della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, per individuare le migliori soluzioni per affrontare la crisi e rafforzare tale settore, c'è sempre stato il problema di coprire le necessarie risorse finanziarie. Si possono elaborare i migliori progetti, ma, se sono insufficienti le risorse, il lavoro diventa inutile e le varie proposte si arrestano;
ogni manovra varata da parte del Governo non ha fatto altro che tagliare risorse vive all'agricoltura. La legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria per il 2010), ha tolto agli agricoltori risorse per oltre un miliardo di euro, tra cui 450 milioni di euro dei fondi per le aree sottoutilizzate, 550 milioni di euro per la cancellazione del «bonus gasolio» e la fine delle agevolazioni contributive a favore degli agricoltori nelle zone montane e svantaggiate a decorrere dal 1o agosto 2010. A questi si aggiungono il crollo dei prezzi sui campi (meno 13,4 per cento nel 2009), gli aumenti dei costi produttivi, contributivi e burocratici (oltre il 10 per cento) e la caduta verticale dei redditi (meno 20,6 per cento). Il quadro - confermato sia dall'Istat che dall'Ismea - è chiaro: il mondo agricolo è in piena emergenza;
con il fondo di solidarietà nazionale, così come sottofinanziato dalla legge finanziaria per il 2010, non si copre neanche il 30 per cento delle necessità;
in particolare, la filiera bieticolo-saccarifera in Italia è interessata da una gravissima crisi, che rischia definitivamente di compromettere il futuro del settore e di provocare il degrado di una consistente superficie di terreno agricolo di pregio e la perdita di posti di lavoro. Malgrado gli impegni assunti dal Governo, nulla è stato fatto in tal senso ed ancora mancano gli 86 milioni di euro che l'Esecutivo si era impegnato a reperire;
nel settore della pesca le limitazioni che l'Unione europea pone a salvaguardia di alcune specie in squilibrio biologico, unitamente ad uno spostamento significativo del mercato verso prodotti ittici semilavorati e sfilettati di importazione, stanno mettendo in crisi un comparto che invece dovrebbe trovarsi nelle migliori condizioni per soddisfare il consumo crescente di prodotti ittici;
come si stanno trovando i fondi per altri settori, anche per l'agricoltura occorre individuare le risorse indispensabili per un settore in tracollo, con la chiusura di migliaia di imprese, soprattutto quelle che operano nelle zone di montagna e nei terrori svantaggiati;
sono necessarie politiche e strategie economiche di ampio respiro, che rimuovano gli eccessi burocratici di cui sono vittime le imprese agricole, che aiutino l'agricoltura italiana a gestire il cambiamento e a cogliere le opportunità offerte dalla politica agricola comune, ancora pochissimo esplorata, e che coinvolgano tutto il sistema produttivo del Paese,

impegna il Governo:

ai fini di un rilancio del settore in termini di competitività, ad adottare gli opportuni interventi nel settore agroalimentare, tenendo conto delle seguenti priorità:
a) rafforzare ulteriormente le politiche di tutela e di controllo della qualità dei prodotti agricoli e di contrasto alla contraffazione ed all'«agropirateria» sui mercati interni ed esteri;
b) sostenere la filiera agricola e, in particolare, la competitività del settore agroalimentare e della pesca per i prodotti del made in Italy;
c) migliorare la competitività dei sistemi agricoli ed agroindustriali, in un contesto di filiera, attraverso l'introduzione di innovazioni, il rafforzamento delle funzioni commerciali, la gestione integrata in tema di qualità, sicurezza ed ambiente, anche al fine di ridurre il quantitativo di rifiuti da smaltire, il consumo delle risorse naturali e il potenziale inquinante;
d) emanare uno specifico provvedimento volto ad estendere l'obbligo dell'indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti agroalimentari, istituendo un sistema obbligatorio di tracciabilità della filiera, intendendosi per tale l'insieme di atti e di procedure diretto ad assicurare la conoscenza del luogo di origine e di provenienza di un prodotto, nonché a garantire la trasparenza;
e) assumere iniziative necessarie a definire una normativa penale adeguata per colpire i gravi fenomeni di criminalità organizzata che si registrano nel mercato del lavoro agricolo;
f) incentivare e motivare l'ingresso dei giovani nell'imprenditoria del settore e, quindi, favorire un auspicato ricambio generazionale e l'aumento delle dimensioni delle imprese agricole;
g) favorire l'aggregazione tra gli agricoltori come nuovo strumento di sviluppo, al fine di creare migliori condizioni di competitività, attraverso un maggiore e coordinato controllo dell'offerta, sia da un punto di vista logistico che di specializzazione del lavoro;
h) adottare le opportune iniziative normative al fine di stabilizzare le agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate e prevedere una loro estensione a tutte le piccole e medie imprese agricole;
i) prestare maggiore attenzione alla dimensione problematica degli infortuni in agricoltura, anche al fine di elevare la sicurezza dei lavoratori e la qualità del lavoro in questo settore;
l) attuare opportune iniziative per il ripristino dello stanziamento del fondo di solidarietà nazionale, al fine di dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura per far fronte ai sempre più frequenti e devastanti cambiamenti climatici;
m) individuare le risorse necessarie per consentire il rifinanziamento del fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera;
n) sostenere in via prioritaria alcuni settori strategici, soprattutto per lo sviluppo ed il rilancio dell'agricoltura del Mezzogiorno, tra cui i settori ortofrutticolo, vitivinicolo e cerealicolo, con l' obiettivo di sostenere alti standard di prodotto idonei a soddisfare i requisiti del mercato su tutto il territorio;
o) assumere iniziative per avviare un processo negoziale in Europa necessario per individuare misure e aiuti a sostegno delle produzioni mediterranee fortemente colpite dalla crisi economica;
ad adottare iniziative volte a risolvere i problemi del settore della pesca, come la ristrutturazione e il salvataggio delle imprese in crisi, nonché la rimodulazione degli investimenti strutturali del fondo europeo per la pesca, favorendo la possibilità di integrazione del reddito mediante lo sviluppo di attività di itticoltura.
(1-00385)
(Nuova formulazione) «Di Giuseppe, Rota, Borghesi, Donadi, Evangelisti».
(10 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
il settore agroalimentare rappresenta un tessuto produttivo di oltre un milione di imprese, che costituiscono il 16 per cento del totale delle imprese italiane;
vi è un comparto agroalimentare industriale con più di 70 mila imprese, che vale complessivamente oltre 220 miliardi di euro;
nel made in Italy è il secondo comparto, dopo il manifatturiero, in termini di contributo all'economia nazionale, con un'incidenza pari al 15 per cento del prodotto interno lordo;
la crisi economica internazionale ha avuto in Italia pesanti ripercussioni, soprattutto nel settore agricolo, con conseguenze ed effetti pesanti in alcuni settori, quali la diminuzione dei prezzi agricoli e del fatturato delle imprese e la diminuzione dei redditi;
l'economia e le imprese agricole e agroalimentari sono sottoposte, al pari di ciò che sta accadendo al sistema economico nazionale, in modo diretto e indiretto, alle gravissime conseguenze della crisi mondiale economico-finanziaria, i cui segnali sono ben manifesti;
le imprese agricole, costrette sempre più spesso all'indebitamento, stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali e di accesso al credito;
in Italia nel 2009 la diminuzione dei prezzi, della produzione e dei redditi è stata la conseguenza di altri fattori che prescindono dalla crisi: il settore vitivinicolo è caratterizzato ormai da anni da un forte squilibrio tra domanda ed offerta, senza considerare una sempre più forte competizione a livello sia europeo che mondiale dovuta al regime di liberalizzazione degli scambi e della riduzione dei costi di trasporto;
è soprattutto il Sud d'Italia a fare le spese di tale crisi, perché proprio lì si concentrano i settori maggiormente colpiti dalla recessione economica: olio d'oliva, vino, grano e generi ortofrutticoli;
secondo il rapporto del Fondo monetario internazionale, i prezzi delle materie prime alimentari sono destinati a restare sotto pressione e «giocare» adesso con l'inflazione dei prezzi delle materie prime significa innescare una nuova crisi, perché si va a stravolgere il sistema produttivo e la precaria stabilità sociale;
fino ad oggi la politica del Governo di intervento sulla crisi è stata, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, insufficiente e senza una strategia mirata al ripristino della competitività del settore agricolo e agroalimentare;
in particolare, gli agricoltori e le loro organizzazioni attendevano dal Governo un pronunciamento chiaro su temi come il rifinanziamento del fondo di solidarietà e le agevolazioni fiscali e previdenziali per le zone svantaggiate e per il settore bieticolo-saccarifero che si trova da tempo in notevole difficoltà,

impegna il Governo:

ad adottare tempestivamente provvedimenti per l'agricoltura e l'agroalimentare, al fine di stabilire un nuovo regime condiviso che permetta a tutta la filiera agroalimentare e agroindustriale di operare di nuovo in maniera competitiva;
ad individuare un disegno di rilancio e di sviluppo del settore in questione come è stato fatto in Paesi quali la Francia, la Spagna e la Germania, che hanno stanziato importanti risorse per il sostegno del settore agricolo, mediante:
a) maggiori controlli per migliorare il funzionamento dei mercati e una maggiore trasparenza;
b) iniziative volte alla proroga degli sgravi contributivi per i territori montani e le aree svantaggiate;
c) il reperimento delle risorse necessarie alla sopravvivenza del settore bieticolo-saccarifero;
d) provvedimenti mirati ad affrontare e contrastare la crisi delle aziende viticole, attraverso politiche di sostegno;
e) una maggiore efficienza dei sistemi di certificazione, etichettatura e controllo della qualità e dell'origine dei prodotti;
f) iniziative finalizzate al ripristino dello stanziamento del fondo di solidarietà nazionale al livello di 250 milioni di euro annui;
g) una maggiore efficienza e velocità relativamente ai pagamenti del programma di sviluppo rurale, i cui ritardi sono dovuti principalmente ad un'eccessiva burocrazia ed a problemi di carattere politico ed amministrativo.
(1-00386)
«Ruvolo, Vietti, Naro, Lusetti, Delfino, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Galletti, Libè, Rao, Mereu, Cera».
(10 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
lo stato di difficoltà in cui, da tempo, si trova la nostra agricoltura ha la sua più evidente rappresentazione nella squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agroalimentari, che, per ogni euro speso per il consumo di beni alimentari, vede 60 centesimi andare a retribuire la fase della distribuzione, 23 quella dell'industria alimentare e appena 17 la fase agricola;
l'attuale squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agroalimentari è, in parte, da considerare la diretta ed inevitabile espressione di processi fisiologici, conseguenti lo sviluppo economico che, nel corso del tempo, hanno determinato una sorta di «terziarizzazione» delle filiere medesime, evidenziando la differente evoluzione dell'organizzazione economica realizzata dalle imprese in esse operanti e, in specie, acuendo il contrasto tra il sostanziale mantenimento del modello produttivo agricolo, fondato su imprese di piccola dimensione a conduzione familiare, e la tendenza alla concentrazione delle componenti industriali e distributive, che, a monte e a valle, hanno stretto l'agricoltura in una morsa di progressivo peggioramento delle ragioni di scambio, che, a sua volta, ha dato luogo ad un crescente squilibrio di forza contrattuale, che è, poi, alla base della sfavorevole distribuzione del valore di cui sopra;
il carattere strutturale degli squilibri all'interno delle filiere agroalimentari è confermato dall'evoluzione di medio/lungo periodo dell'andamento dei redditi agricoli, che, nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2009, ha mostrato pesanti segni di cedimento;
il superamento, o almeno l'attenuazione, delle già evidenti, nonché crescenti, difficoltà dell'agricoltura ad ottenere livelli di reddito sufficienti per remunerare adeguatamente la propria fase produttiva è strettamente legato alla possibilità che la stessa agricoltura riesca ad accrescere il proprio peso contrattuale e, quindi, riesca a migliorare la propria organizzazione economica, all'interno delle filiere agroalimentari;
il rafforzamento della componente agricola all'interno delle filiere agroalimentari è da considerare una priorità di politica economica generale, in quanto l'agricoltura è la componente centrale di un sistema socioeconomico complesso, che include l'insieme delle attività economiche, che vanno dalla fornitura dei fattori produttivi agricoli al consumo finale dei prodotti agroalimentari e che vale circa 240 miliardi di euro, pari al 15 per cento del prodotto interno lordo;
l'accordo sull'health check ha costituito l'atto conclusivo del lungo processo di revisione della politica agricola comune, che era stato avviato, nel 1992, con la «riforma Mac Sharry» e che ha condotto ad un nuovo assetto della stessa politica agricola comune, nella quale sono state, di fatto, smantellate tutte le tradizionali misure a sostegno dei mercati ed è stata, per contro, realizzata una nuova articolazione fondata su due sole linee di intervento destinate, rispettivamente, al pagamento di aiuti diretti al reddito degli agricoltori ed alle cosiddette politiche di sviluppo rurale;
nonostante la lunga fase di riforma della politica agricola comune possa ritenersi conclusa, resta, comunque, viva l'attenzione rispetto al ruolo ed al peso che le politiche agricole dovranno avere nel futuro contesto comunitario, tanto è vero che, a livello europeo, è attualmente in corso una consultazione popolare sulla politica agricola comune, i cui risultati saranno utilizzati dalla Commissione europea per mettere a punto un documento di riflessione e di proposte sulla politica agricola comune del futuro, del quale è stata già annunciata la presentazione entro il 2010;
nell'attuale contesto, caratterizzato dalle difficoltà economiche generali, il Governo ha fornito le risposte necessarie, non solo per fare fronte alle emergenze, ma anche per impostare una politica di sviluppo di lungo periodo, realizzando importanti accordi in sede europea ed internazionale (accordo sull'health check, G8 agricolo) e rafforzando e conferendo stabilità ad importanti strumenti di politica agraria nazionale (il potenziamento dei controlli sulla sicurezza alimentare, la stabilizzazione dell'aliquota irap, il rifinanziamento, per tre anni, del fondo di solidarietà nazionale);
nel quadro del nuovo assetto dell'intervento comunitario a sostegno dell'agricoltura, raggiunto con l'health check, nonché nella prospettiva dei futuri adeguamenti che si potranno rendere necessari dopo il 2013, appare necessario rafforzare il già rilevante impegno di questa prima parte di legislatura ed avviare un profondo ripensamento delle politiche agrarie nazionali e regionali, che, ancor più che in passato, dovranno essere particolarmente attente a modulare i loro interventi, in funzione della necessità di cogliere la dimensione territoriale dell'agricoltura e di creare le condizioni necessarie, affinché le diverse forme di agricoltura presenti sul territorio nazionale possano avviare e sostenere processi di sviluppo fondati sulla valorizzazione delle loro risorse endogene e, quindi, in forma coerente, rispetto alle loro esigenze e potenzialità,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative, anche solo di carattere normativo, mirate a favorire il miglioramento dell'organizzazione economica delle imprese agricole all'interno delle filiere agroalimentari e, in specie, ad accrescerne il ruolo ed il peso contrattuale all'interno delle filiere medesime, nonché a ridurre le distanze tra la fase produttiva agricola ed il consumo finale;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per valorizzare l'origine agricola dei prodotti agroalimentari e per evidenziare, anche attraverso specifiche campagne di comunicazione, l'importanza del rapporto che lega l'attività agricola al territorio ed alla qualità dei prodotti alimentari;
a rafforzare ulteriormente le politiche di tutela e di controllo della qualità dei prodotti agricoli e di contrasto alla contraffazione ed all'«agropirateria» sui mercati interni ed esteri;
a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso il rafforzamento delle politiche di promozione dei prodotti agroalimentari italiani sui mercati esteri;
a considerare, nell'ambito di ogni provvedimento di politica economica, la componente agricola e rurale, tenendo conto dell'importanza dell'agricoltura nelle dinamiche di sviluppo territoriale e, in specie, del ruolo che la stessa è in grado di svolgere nell'ambito delle politiche energetica (energie da fonti rinnovabili), di rivitalizzazione delle aree interne, montane e svantaggiate in genere, di recupero delle zone periurbane e, più in genere, delle zone colpite da fenomeni di degrado ambientale;
a riferire periodicamente e tempestivamente al Parlamento riguardo alle evoluzioni dell'attuale processo di adeguamento della politica agricola comune ed alle posizioni che si intendono assumere.
(1-00387)
«Reguzzoni, Fogliato, Callegari, Negro, Rainieri, Luciano Dussin, Lussana, Montagnoli, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Cota, Crosio, Dal Lago, D'Amico, Desiderati, Di Vizia, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».
(10 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
con decisione del Consiglio dell'Unione europea del 20 febbraio 2006, sono stati definiti gli orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale, per il periodo 2007-2013, da cui sono emersi alcuni obiettivi principali sui quali vi è stata ampia convergenza: il mercato e le politiche di sviluppo rurale devono tendere ad uno sviluppo sostenibile, mostrando particolare riguardo alla promozione di prodotti sani e di qualità elevata, di metodi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale, incluse la produzione biologica, le materie prime rinnovabili e la tutela della biodiversità;
da questo punto di vista l'azione della politica agricola comunitaria si concentra su determinati aspetti: competitività, ricerca e innovazione del settore agricolo e forestale; miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale; qualità della vita nelle zone rurali;
queste ultime, infatti, secondo una definizione dell'Ocse, costituiscono il 92 per cento del territorio dell'Unione europea, laddove il 19 per cento della popolazione vive in zone prevalentemente rurali e il 37 per cento in zone significativamente rurali; queste zone producono un valore aggiunto lordo pari al 45 per cento dell'Unione europea e garantiscono il 53 per cento dei posti di lavoro, ma risultano essere in ritardo per quanto riguarda tutta una serie di indicatori socioeconomici, rispetto alle altre zone non rurali; ne consegue che il reddito pro capite è di circa un terzo più basso nelle zone rurali;
inoltre, l'allargamento dell'Unione europea ha, in un certo modo, modificato la situazione dell'agricoltura europea, dal momento che nei vecchi Paesi membri rappresenta il 2 per cento del prodotto interno lordo, nei nuovi Paesi il 3 per cento, con picchi di oltre il 10 per cento in Paesi quali Romania e Bulgaria; anche il livello di occupazione nel settore agricolo segue un andamento simile, per cui nei nuovi Paesi è pari al 12 per cento, al 4 per cento in quelli vecchi e molto più elevato risulta essere in Romania e Bulgaria;
sebbene queste siano le intenzioni dell'Unione europea, ormai da alcuni anni il settore agricolo è al centro di continue difficoltà, rappresentate dapprima, tra la fine del 2006 e l'inizio del 2008, dalla bolla dei prezzi delle materie prime e delle commodity agricole (in particolare cereali) e, successivamente, proprio mentre la bolla si andava sgonfiando e i prezzi agricoli erano in forte discesa, si sono verificati gli effetti della crisi economica, con una contrazione del prodotto interno lordo, che nel 2009 è stata pari al -0,8 per cento a livello mondiale e al -4,8 per cento in Italia; e, benché tutti gli indicatori congiunturali indichino che il punto più basso del ciclo economico è stato toccato nel maggio del 2009, le conseguenze in termini reali sono tuttora evidenti e il peggio in termini occupazionali, con l'ulteriore riduzione dei redditi e dei consumi che ne deriva, si sta manifestando proprio nel corso del 2010;
nel corso della crisi dell'economia mondiale l'attenzione si è concentrata, soprattutto, sui settori dell'industria e dei servizi, sia per l'entità della contrazione della produzione del comparto manifatturiero (con una perdita cumulata del -16,8 per cento nei cinque trimestri della crisi), sia per il peso preponderante dei servizi nell'economia nazionale; invece, scarsa attenzione è stata dedicata all'impatto della crisi economica sul settore agricolo, in considerazione del fatto che l'agricoltura è stata tradizionalmente considerata come un settore anticiclico, ossia un settore che per le sue caratteristiche sarebbe in grado di assorbire e attutire gli shock macroeconomici, sia in un senso che nell'altro, e che, dunque, finirebbe con l'andare in controtendenza rispetto al ciclo economico generale: crescendo di meno quando l'economia tira e soffrendo di meno nelle fasi di recessione;
se è vero che l'agricoltura ha resistito meglio di altri settori, in forza di una maggiore flessibilità nell'utilizzo delle risorse, a partire dal lavoro, ed in virtù di un sistema di solidarietà familiare che ha contribuito a limitare le difficoltà di ricorso al credito, ciò non vale per i prezzi, che mostrano una variabilità molto più accentuata rispetto ad altri settori;
l'impatto della crisi sull'agricoltura è aggravato dal fatto che essa si inserisce in un quadro già difficile caratterizzato da prezzi fortemente calanti e da problemi specifici di alcune filiere (ad esempio, latte e zootecnia); inoltre, gli effetti negativi si fanno sentire maggiormente sulle aziende strutturate di medie e grandi dimensioni, che producono merci indifferenziate (commodity); soprattutto, la crisi mette in evidenza i mali antichi del settore agroalimentare; in particolare la presenza di una struttura di mercato largamente imperfetta lungo tutta la filiera;
nei cinque trimestri di recessione, la perdita cumulata dell'output agricolo è stata del -3 per cento, la perdita in termini di numero di imprese attive del settore agricolo è stata pari al -1,8 per cento; infine, nello stesso periodo, caratterizzato da perdita di occupazione in tutti i settori, si registra che la caduta dell'occupazione agricola rallenta (il tasso medio annuo passa dal -1,3 per cento, nel periodo che va dal primo trimestre 2000 al primo trimestre 2008, al -0,6 per cento del periodo della crisi); viceversa, la perdita di occupazione nell'industria si approfondisce drammaticamente, nonostante l'ampio ricorso agli ammortizzatori sociali (con un tasso medio annuo che passa dallo 0,7 per cento del periodo precedente alla crisi al -2,7 per cento durante i trimestri di recessione), mentre l'occupazione nei servizi diminuisce sensibilmente (dall'1,8 per cento del periodo pre-crisi al -0,6 per cento della crisi), ma con un certo ritardo, grazie alla maggior tenuta del lavoro nei servizi pubblici; la ragione principale di questa tenuta del settore agricolo dell'occupazione risiede nel tessuto di piccole imprese a conduzione familiare, che rende meno facile l'espulsione di manodopera, come sopra accennato;
nei primi sei mesi del 2009 le esportazioni diminuiscono del 24,2 per cento, con un leggero recupero del saldo negativo commerciale; il dato è leggermente migliore per i prodotti dell'agricoltura e dell'industria alimentare; Cina, India e Brasile determinano un aumento della domanda mondiale di beni di consumo, sostituendo, in parte, nel medio periodo la minore domanda dei Paesi sviluppati maggiormente colpiti dalla crisi; questo comporta una diversa composizione della domanda, con un aumento della domanda di beni primari a scapito di prodotti di alta gamma e di lusso; il made in Italy alimentare si colloca a metà strada tra questi estremi e non a caso soffre nei segmenti di qualità, le dop e le igp e nei tradizionali mercati di sbocco;
il regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio (cosiddetto regolamento Mediterraneo) sta creando forti preoccupazioni tra gli operatori del settore,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per liberare l'agricoltura italiana, a partire da quella del Mezzogiorno, da ogni influenza mafiosa e malavitosa, anche costituendo un osservatorio permanente formato con risorse tratte dalle forze di polizia, militari e della giustizia, nonché dagli operatori pubblici e privati del mondo agricolo e dalla società civile, promuovendo contestualmente accordi con le regioni e gli enti locali affinché, secondo le loro competenze, siano coinvolti nell'adozione di un pacchetto di misure a sostegno del settore agricolo fortemente colpito dalla crisi economica;
ad intervenire per contrastare le evidenti anomalie presenti sul mercato alimentare che la crisi rischia di amplificare;
ad attuare politiche atte a limitare la forte volatilità dei prezzi provocata dalle speculazioni di mercato e dal calo dei consumi;
a predisporre le premesse indispensabili perché le imprese agricole possano rilanciare la loro attività produttiva e favorire una nuova occupazione, in modo da essere realmente competitive a livello internazionale;
a sostenere il vero made in Italy attraverso la creazione di una vera e propria filiera agricola tutta italiana, con l'obiettivo di combattere le inefficienze e le speculazioni, di assicurare acquisti convenienti alle famiglie e di sostenere il reddito degli agricoltori;
a mettere in pratica tutte le iniziative necessarie a rendere maggiormente efficiente l'attuale sistema di certificazione, etichettatura e controllo della qualità e dell'origine dei prodotti;
ad assumere iniziative finalizzate a prorogare la fiscalizzazione degli oneri sociali per aziende operanti in territori svantaggiati;
ad adottare rapidamente quegli aiuti di Stato autorizzati dall'Unione europea per il sostegno delle imprese agricole in difficoltà a causa della crisi economica;
a convocare una conferenza nazionale dell'agricoltura ispirata al principio della massima partecipazione sociale e politica;
ad intraprendere ulteriori iniziative a sostegno delle categorie penalizzate dall'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio (cosiddetto regolamento Mediterraneo).
(1-00388)
«Mosella, Calgaro, Vernetti, Calearo Ciman, Brugger».
(14 giugno 2010)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
la crisi economica e finanziaria congiunturale che ha colpito numerosi Paesi, tra cui l'Italia, insieme alla contrazione del sostegno comunitario all'agricoltura ha indubbiamente avuto effetti negativi sul settore primario italiano;
da alcuni anni si assiste ad un calo costante dei redditi agricoli, a causa del notevole differenziale di crescita tra i prezzi dei prodotti ed i costi di produzione, dovuto ad una flessione dei prezzi alla produzione del 12 per cento e ad una riduzione meno marcata dei costi dei mezzi produttivi, in calo solo del 2 per cento;
relativamente al credito in agricoltura si è constatato che l'effetto della crisi ha determinato un progressivo incremento del volume degli oneri finanziari per le aziende agricole, a seguito di un innalzamento del costo medio del finanziamento esterno, e che le erogazioni di credito agrario sono diminuite nel 2009 rispetto agli anni precedenti;
nonostante la crisi, l'Italia ha una quota di export agroalimentare a livello mondiale (5 per cento) in linea con quella di importanti Paesi, come Cina, Spagna e Canada, e superiore ad altri Paesi di rilievo, come Argentina e Australia;
nel mercato internazionale il disavanzo strutturale della bilancia commerciale dell'agroalimentare è andato riducendosi nel corso degli ultimi anni, passando dai quasi 8 miliardi del 2004 ai circa 6,5 miliardi di euro del 2009. Tale riduzione è stata raggiunta, soprattutto, grazie ai prodotti del made in Italy, che non solo presentano un saldo positivo pari a quasi 9,5 miliardi di euro, ma che, con un livello delle esportazioni che nel 2009 è stato di 15,5 miliardi di euro, nel corso del quinquennio hanno visto crescere il saldo del 54 per cento;
il Governo, consapevole dell'importanza del made in Italy agroalimentare, ha adottato incisive misure in materia di contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari ed ittici, rafforzando anche i controlli nel settore;
appare ormai improrogabile costruire un dialogo forte e articolato con le regioni, anche al fine di rendere coerenti gli interventi previsti nel piano di sviluppo rurale, evitando il disimpegno dei fondi comunitari, come pure occorre assicurare un quadro normativo organico a supporto del sistema imprenditoriale, anche attraverso la riapertura della delega in materia di modernizzazione del settore e di definizione del codice agricolo;
appare necessario «sburocratizzare» il settore agricolo e rafforzare la rete di servizi a favore delle imprese agricole;
il Governo, seppure costretto a causa della crisi economica e finanziaria a veicolare gli interventi normativi secondo logiche di razionalizzazione delle risorse e di riduzione degli sprechi, è intervenuto con forza per contrastare la crisi nel settore agricolo;
con la legge finanziaria per il 2010 sono stati stanziati complessivamente, per il solo triennio 2010-2012, circa 1 miliardo e 115 milioni di euro per le finalità dei settori agricoli ed agroalimentari;
tra gli interventi non bisogna dimenticare la proroga delle agevolazioni contributive per i datori di lavoro agricoli di zone svantaggiate o particolarmente svantaggiate (cosiddette ex Scau), che, tuttavia, appare necessario rinnovare quanto prima, essendo prossima la scadenza di tali agevolazioni;
la legge finanziaria per il 2010 ha anche previsto la destinazione da parte del Cipe di 100 milioni di euro per le esigenze del settore agricolo, proprio al fine di prevedere misure anticrisi nel settore agroalimentare italiano;
il rifinanziamento del fondo di solidarietà nazionale-incentivi assicurativi attuato con la legge finanziaria per il 2010 è risultato sufficiente sia a coprire i fabbisogni del 2009, sia a soddisfare i fabbisogni del triennio 2010-2012, essendo stati stanziati 120 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012, a cui si aggiungono le risorse comunitarie attivabili nel contesto dell'organizzazione comune di mercato del settore del vino, pari a 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012. A questi si aggiungono in tabella D della legge finanziaria per il 2010 ulteriori 51,9 milioni di euro per il 2010, 16,7 milioni di euro per il 2011 e 16,7 milioni di euro per il 2010, attinti dal fondo di cui all'articolo 5 della legge n. 183 del 1987, oltre a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 a valere sulle maggiori entrate derivanti dall'applicazione del cosiddetto scudo fiscale;
nel «decreto-legge milleproroghe» è stato possibile inserire, grazie all'apporto del Governo, il consolidamento delle agevolazioni per la piccola proprietà contadina (appc) per tutto il 2010;
anche nell'ultimo provvedimento di natura economica del Governo, il «decreto-legge incentivi», sono state stanziate risorse a favore dell'agricoltura, in particolare introducendo incentivi per l'acquisto di nuovi macchinari agricoli;
nella legge comunitaria 2009, approvata definitivamente meno di un mese fa, sono contenute numerose norme per rendere l'agricoltura italiana più competitiva, per aumentare il reddito nel settore primario e per rendere la burocrazia meno oppressiva. Tra gli interventi si ricordano: l'articolo 17 della legge, che consente l'assoggettamento alla dichiarazione di inizio attività per gli impianti per la produzione di energia elettrica con capacità di generazione non superiore ad un megawatt elettrico; la revisione degli incentivi per la produzione di energia elettrica prodotta da impianti alimentati da biomasse e biogas, al fine di promuovere la realizzazione e l'utilizzazione di impianti in asservimento delle attività agricole; la definizione di alcol etilico di origine agricola proveniente dalle distillazioni vinicole quale bioliquido per scopi energetici. Sempre la legge comunitaria 2009 ha introdotto l'esclusione dall'ambito di applicazione del decreto legislativo n. 194 del 2008 sui controlli sanitari ufficiali di tutte le attività dell'imprenditore agricolo comprese nell'articolo 2135 del codice civile, incluse quelle connesse. Ciò ha consentito di escludere dal pagamento del ticket per i controlli sanitari la produzione aziendale di vino, formaggi, olio, salumi ed altro da parte degli imprenditori agricoli;
nel settore bieticolo-saccarifero il Governo ha dimostrato attenzione alle necessità del comparto e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, dottor Giancarlo Galan, ha confermato l'impegno a stanziare gli aiuti nazionali autorizzati dalle normative comunitarie per i complessivi 86 milioni di euro relativi agli anni 2009 e 2010, trovando la necessaria copertura finanziaria;
nel settore vitivinicolo, il Governo ha adottato il decreto legislativo «Tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini», volto a mettere ordine in uno dei settori più prestigiosi e importanti dell'agroalimentare italiano ed incardinato sulla tutela e sulla valorizzazione della qualità di un prodotto d'eccellenza del nostro Paese;
il Governo, nella convinzione che la semplificazione e la conoscibilità delle norme costituiscano un importante volano per lo sviluppo, ha adottato lo schema di decreto legislativo di riordino delle normative sull'attività agricola, il cosiddetto codice agricolo, attualmente in attesa del parere della conferenza unificata, volto a semplificare e accorpare il quadro legislativo dell'agricoltura italiana, rendendo fruibile a tutti una materia per ora dispersa tra il codice civile, le leggi speciali emanate nel corso di quarant'anni e alcuni commi di leggi finanziarie;
sempre nell'ottica di favorire lo sviluppo mediante la semplificazione del quadro normativo, il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha adottato il cosiddetto decreto unico sulla politica agricola comune, che costituisce il risultato della ricognizione e raccolta in un unico testo coordinato dei decreti ministeriali concernenti l'applicazione italiana della riforma di medio termine della politica agricola comune;
nel settore della pesca il Governo sta agendo con grande risolutezza, cercando di contrastare la gravissima crisi che coinvolge il settore, soprattutto dopo la fine del periodo transitorio di oltre 3 anni di alcune disposizioni contenute nel regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio (cosiddetto regolamento Mediterraneo), che toccano direttamente più del 25 per cento della nostra flotta peschereccia;
con riferimento alla situazione finanziaria del settore della pesca, la legge finanziaria per il 2010 ha prorogato il programma nazionale triennale della pesca ed il decreto-legge n. 162 del 2008 ha stanziato a favore della pesca 30 milioni di euro, volti a contrastare il «caro gasolio» conseguente all'aumento del prezzo del petrolio;
anche per il 2010 verrà pagato il fermo biologico con le risorse della cassa integrazione in deroga;
relativamente al regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio (cosiddetto regolamento Mediterraneo), il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha deciso di attivare le richieste di deroghe consentite dal regolamento comunitario e ha costituito una «unità di crisi», dove, grazie alla presenza delle regioni e delle associazioni professionali, saranno anche vagliate le necessarie e possibili iniziative a sostegno delle imprese e del personale imbarcato;
in merito al «piccolo strascico costiero», il Governo si sta, inoltre, adoperando per individuare le misure in grado di limitare al massimo l'impatto sociale ed economico determinato dalle nuove regole comunitarie ed è in corso un'istruttoria per la messa in opera dei provvedimenti previsti dal fondo europeo per la pesca,

impegna il Governo:

ad operare al fine di proseguire ed implementare l'azione di sostegno all'agricoltura italiana attraverso misure volte a sostenere i settori in crisi, anche attraverso azioni di negoziazione a livello comunitario, con particolare riferimento al settore ittico, lattiero-caseario, cerealicolo, oleicolo, frutticolo;
a promuovere il made in Italy all'estero in modo efficace, anche eliminando duplicazioni di funzioni e razionalizzando l'azione delle amministrazioni coinvolte, mediante la soppressione di Buonitalia s.p.a.;
a promuovere e rafforzare l'accesso al credito degli imprenditori agricoli e a valutare l'opportunità di una detassazione parziale dei redditi, consentendo un aumento della competitività del comparto;
ad intraprendere un costruttivo dialogo con le regioni al fine di rendere coerenti gli interventi previsti nel piano di sviluppo rurale, evitando il disimpegno dei fondi comunitari;
a continuare nell'opera di «sburocratizzazione» in favore delle imprese agricole;
a valutare l'opportunità di stabilizzare gli oneri contributivi per le aree montane e svantaggiate almeno per tutto il 2010;
a reperire con immediatezza le risorse finanziarie necessarie per la ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero;
ad attivare tutte le iniziative ritenute opportune, normative e negoziali, con l'Unione europea, al fine di ridurre al minimo le conseguenze negative sul settore ittico italiano del regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio (cosiddetto regolamento Mediterraneo) e di prevedere adeguate risorse finanziarie per tutelare i lavoratori e le imprese del settore.
(1-00389)
«Beccalossi, Baldelli, Sardelli, Bellotti, Biava, Catanoso, D'Anna, De Camillis, De Girolamo, Di Caterina, Dima, D'Ippolito Vitale, Faenzi, Gottardo, Marinello, Nastri, Nola, Romele, Rosso, Taddei, Gaglione».
(14 giugno 2010)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
gli effetti della crisi finanziaria in atto, manifestati anche dalla recessione che attanaglia l'economia a livello mondiale, incluso il nostro Paese, interpretano solo in parte l'eccezionale situazione negativa e penalizzante che sta vessando l'agricoltura italiana e, in particolare, quella meridionale;
nonostante i suddetti scenari negativi, nel Mezzogiorno le nuove imprese agricole sono risultate il doppio di quelle industriali, con l'avvio di 3823 attività in campagna rispetto alle 1607 di tipo industriale nel secondo trimestre del 2009, a conferma che l'economia del Sud può ripartire dall'agroalimentare di qualità, che guarda al mercato e risponde alle domande dei consumatori e che, nonostante le difficoltà infrastrutturali, è importante investire in un territorio che è in grado di esprimere primati gastronomici, alimentari ed ambientali;
inoltre, nel Sud si concentrano circa i due terzi delle coltivazioni biologiche nazionali, con quasi la metà delle imprese agricole nazionali. Il 10 per cento del territorio è coperto da parchi e aree protette, un patrimonio che rappresenta una chance formidabile per generare nuovo sviluppo e opportunità occupazionale attraverso la valorizzazione del rapporto con il territorio, in un sistema integrato che coinvolge tutti i settori, dall'agricoltura all'industria, dalla finanza al commercio fino al turismo, in stretta connessione con le risorse storiche, archeologiche, culturali ed ambientali di cui il Sud è ricchissimo;
l'intento dell'Unione europea di sviluppare una politica estera oltre i confini, allargando il suo spazio economico e commerciale, ha posto all'inizio degli anni '90 del secolo scorso, il bacino mediterraneo in una felice congiuntura ed al centro di un nuovo progetto, quello dell'Euromediterraneo, che si presenta, anche grazie al processo di costruzione del partenariato euromediterraneo (pem), avviato nel 1995 con la Conferenza di Barcellona, come una scommessa sul futuro;
in termini previsionali, nel 2020, il «modello agricolo europeo» dovrebbe essere esteso a modello agricolo euromediterraneo, fattore di coesione interterritoriale e intraterritoriale, orientato ad una sostenibilità reale ed atto a creare una solidarietà di fatto;
il carattere multidimensionale dell'agricoltura nel Mezzogiorno e la sua centralità nell'equilibrio delle società delle economie dell'Europa e del bacino mediterraneo pongono le prospettive di sviluppo del binomio Mezzogiorno-agricoltura in una condizione privilegiata;
il sistema agricolo e della pesca, oltre a rappresentare una componente di rilievo del sistema economico del Mezzogiorno (con una incidenza sul prodotto complessivo doppia rispetto alla media del Paese), ha implicazioni che vanno oltre il suo rilievo economico e riguardano importanti legami con gli aspetti occupazionali, con le relazioni sociali, con il territorio e l'ambiente;
accanto ad alcuni sistemi locali di produzione «eccellenti», nei quali si sono potuti instaurare legami di integrazione verticale con la nascita di veri e propri distretti agroalimentari, vi è un ampio segmento in cui il Mezzogiorno costituisce semplice fonte di approvvigionamento per circuiti industriali o commerciali, collocati in altre aree del Paese o all'estero. L'industria alimentare è, infatti, poco sviluppata ed orientata ai modelli di impresa di piccole e medie dimensioni, con ampio rilievo dell'artigianato. Di conseguenza, permangono una scarsa capacità di realizzare in loco le fasi ad elevato valore aggiunto ed una ridotta propensione all'innovazione di prodotto (prodotti a maggiore contenuto di servizio) e basso associazionismo (l'indice intensità cooperativa è poco più della metà del dato nazionale);
la domanda di prodotti di qualità costituisce una grande opportunità strategica per l'agricoltura del Mezzogiorno, con la possibilità di diversificare profondamente le aree di mercato, attenuando, nel medio e lungo termine, la tradizionale competizione con i Paesi terzi mediterranei per l'accesso ai mercati di massa del Nord Europa e consentendo, invece, l'avvio di una proficua politica di cooperazione nel campo dei servizi commerciali, tecnici e ambientali;
accanto a tale componente del sistema agroalimentare, nuova e crescente importanza viene attribuita allo sviluppo dei «sistemi rurali». L'agricoltura e la pesca possono essere, cioè, intese come erogatrici di una pluralità di servizi (salvaguardia idrogeologica del territorio, gestione del paesaggio, mantenimento della biodiversità, tutela dell'ambiente e altro), interagendo ed integrandosi con altre funzioni produttive (turismo, artigianato e altro). La pesca nelle acque mediterranee sconta i ritardi dell'intero territorio nazionale. Il carattere disomogeneo della flotta è testimoniato dalla frammentazione della struttura produttiva, dalle ridotte dimensioni e dall'elevata età media dei battelli. Debole risulta attualmente il ruolo dell'acquacoltura; solo il 10 per cento delle aree produttive nazionali sono, infatti, localizzate nel Mezzogiorno, lasciando, perciò, intravedere, in corrispondenza di adeguate politiche di promozione, ampie possibilità di crescita;
la scelta del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di destinare per il 2010 le somme ricavate dall'applicazione dell'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 e relativo ai cosiddetti «sostegni specifici» in agricoltura è risultata, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, fortemente penalizzante per gli agricoltori e gli allevatori meridionali, oltre che lesiva dei loro diritti, ed ha rappresento per l'intero comparto una vera e propria sottrazione di risorse quantificabile in 30-40 milioni di euro. La stessa, nel non prevedere nessun obiettivo strategico nazionale da perseguire e nessun intervento di politiche di valorizzazione della qualità, del miglioramento della commercializzazione e di compensazione effettiva delle situazioni di svantaggio, si è sostanziata esclusivamente in una diversa riallocazione delle risorse, spostandole dal Mezzogiorno a tutto vantaggio del Nord del Paese, ed ha interessato, soprattutto, i comparti della zootecnia (allevamenti bovini e ovicaprini), dell'olivicoltura, del lattiero caseario e della filiera del tabacco, tutti per lo più concentrati nelle regioni del Nord del Paese;
gli agricoltori e gli allevatori del Mezzogiorno hanno finito con il godere di benefici assolutamente marginali delle suddette misure, pur essendo i principali finanziatori del fondo di cui al suddetto articolo 68, il cui valore si aggira intorno ai 420 milioni di euro e che, per oltre il 60 per cento, è alimentato dal prelievo operato sui premi per i seminativi, per l'olivicoltura, per gli ovicaprini e per l'ortofrutta. Inoltre, il 50 per cento del fondo servirebbe a finanziare gli interventi sulle assicurazioni, finora a totale carico del bilancio dello Stato, e solo una minima parte ritornerebbe alle aziende agricole del Meridione, mentre oltre 90 milioni di euro dei 146 previsti per gli interventi «accoppiati» è destinato alle principali produzioni del Nord, quali bovini da carne e bovini da latte, in coerenza con una scelta politica diretta verso interventi che emarginerebbero le regioni del Mezzogiorno, deficitarie proprio in tali produzioni;
per quanto riguarda l'ortofrutticoltura e l'olivicoltura, fortemente rappresentate nel Sud d'Italia, settori che da soli contribuiscono per oltre il 30 per cento all'intero fondo, è stata riservata la molto limitata somma di 6 milioni di euro per un incentivo ai soli oli d'oliva dop e igp, mentre gli interventi previsti per il grano duro sono stati destinati alle misure agroambientali, prevedendo solo un aiuto agli agricoltori che praticano l'avvicendamento triennale finalizzato alla copertura dei costi supplementari ed alla perdita di reddito connessa alla pratica colturale;
con la legge finanziaria per il 2010 non sono state risolte alcune questioni importanti come: la conferma delle agevolazioni per il gasolio agricolo, sia per l'uso in pieno campo che per l'impiego nelle serre e nel florovivaismo; la garanzia di un'adeguata dotazione finanziaria per il piano irriguo nazionale; la concessione degli sgravi contributivi per la formazione della piccola proprietà contadina, estendendo la validità del vigente sistema di trattamento fiscale ai casi di acquisto di terreni; la proroga del regime fondiario gestito di Ismea, in modo da favorire un miglior dimensionamento delle aziende agricole e l'ingresso dei giovani nel settore; l'adozione di un pacchetto di interventi anticrisi, così come è avvenuto in altri Paesi dell'Unione europea, quali la Francia, la Germania e la Spagna;
inoltre, la stessa legge finanziaria per il 2010 ha cancellato le agevolazioni previdenziali per le imprese agricole che operano nelle aree svantaggiate, comportando un onere aggiuntivo per gli agricoltori di circa 200 milioni di euro l'anno ed ha tagliato anche le agevolazioni fiscali sulle accise del gasolio per le coltivazioni sotto serra, per l'acquisto e la rivalutazione dei terreni agricoli, con un onere di oltre 150 milioni l'anno;
la previsione dell'autorizzazione per il 2010 dell'accesso al fondo di garanzia costituito presso il Mediocredito centrale, per un importo di 20 milioni di euro, al fine di rafforzare le attività del fondo di garanzia nazionale e dei confidi agricoli e favorire l'accesso al credito alle aziende agricole, non ha prodotto i risultati sperati;
il settore agroalimentare in Italia è caratterizzato da una sempre maggiore attenzione del mercato a tutti gli aspetti legati alla qualità del prodotto/servizio acquistato. L'evoluzione dei consumatori, anche per effetto della globalizzazione dei mercati, ha portato ad una crescente richiesta di trasparenza, una «sete» di conoscenza delle caratteristiche dei prodotti e dei processi produttivi a garanzia della qualità e genuinità dei prodotti;
un mercato così evoluto richiede, necessariamente, alle aziende di tutte le dimensioni della filiera la capacità di gestire continuamente cambiamenti organizzativi, relativi sia alle aree di produzione e vendita che ai processi di supporto (approvvigionamento, marketing, gestione del personale e altro);
nel settore agroalimentare, che costituisce uno degli assi portanti della produzione italiana, si segnala, in particolare, un'eccessiva frammentazione degli operatori del settore. Nella filiera che parte dal contadino e arriva sulle nostre tavole, infatti, entrano in gioco una o più industrie di trasformazione, la distribuzione all'ingrosso e al dettaglio e, spesso, anche vari intermediari, che si interpongono fra un anello e l'altro. A fronte di oltre un milione di produttori (includendo anche la pesca), si registrano oltre settantamila fabbriche coinvolte a vario titolo, più di duecentomila fra venditori all'ingrosso, supermercati e negozianti al dettaglio, e altre duecentocinquantamila figure che rivendono alimenti sotto altra forma, come bar e ristoranti, il tutto con l'inevitabile risultato conclusivo di un'eccessiva lievitazione del costo dei prodotti e, quindi, del prezzo finale, al fine di garantire a ciascuno un margine di guadagno;
in questo quadro è da registrare una sostanziale difficoltà da parte delle medie e piccole imprese dell'agroalimentare ad attivare le linee di credito in grado di sostenere gli investimenti. È anche per questo motivo che le aziende hanno, di fatto, bloccato l'attuazione dei piani industriali e di investimento, annunciando alle parti sociali di «attendere tempi migliori» per onorare gli impegni condivisi sul futuro dello sviluppo produttivo ed occupazionale dell'agroalimentare;
la dipendenza dalle politiche agricole dell'Unione europea del settore agroalimentare italiano, ove si alternano politiche protezionistiche sia contro che a favore dei prodotti italiani, crea delle difficoltà nelle analisi previsionali per capire la realtà economica in cui le aziende si devono muovere. Favorevoli all'Italia sono stati i riconoscimenti dei dop e igp da parte dell'Unione europea, che hanno portato aiuti alla produzione e sussidi all'esportazione;
nonostante i suddetti problemi e la crisi finanziaria in atto, alcune aziende italiane hanno fatto dei loro marchi un punto di forza dell'export. Il made in Italy di questo settore è richiesto all'estero non tanto per le materie prime, ma soprattutto per le ricette, la cultura, il lavoro degli imprenditori. Dunque, nel comparto export, negli ultimi mesi, il settore italiano agroalimentare ha, invece, registrato un aumento nelle esportazioni dei prodotti: vino (22 per cento dell'aggregato), frutta fresca e agrumi (14 per cento), pasta (12,4 per cento), legumi e ortaggi inscatolati (9,5 per cento), formaggi e latticini (8,7 per cento), prodotti dolciari (8,3 per cento). È andato bene anche per l'export dei prodotti di alta qualità: doc (denominazione di origine controllata), docg (denominazione di origine controllata e garantita), dop (denominazione di origine protetta), igp (indicazione geografica protetta). Questi prodotti hanno un valore aggiunto per la loro qualità e, di conseguenza, hanno un prezzo più alto e nonostante ciò prodotti, come il grana e diversi vini, hanno conseguito nell'export buoni risultati;
il settore agroalimentare, che, come è stato già sottolineato, si caratterizza come uno dei settori di punta dell'economia italiana, secondo solo all'industria metalmeccanica, e che contribuisce ad esportare l'immagine dell'Italia in tutto il mondo, negli ultimi anni è stato tuttavia scosso, oltre che dallo scoppio di diverse e gravi crisi alimentari di carattere internazionale, anche dalla scoperta nel nostro Mezzogiorno di veri e propri ghetti di lavoratori immigrati caratterizzati da pessime condizioni lavorative;
in Italia tutto il settore bieticolo è caratterizzato da una fortissima frammentazione produttiva, che colloca il Paese in una situazione di forte svantaggio strutturale rispetto ai concorrenti nordeuropei. Il numero di aziende bieticole, infatti, si aggira attorno alle 70.000 unità, con una superficie media che si attesta su livelli di gran lunga inferiori alla media dei Paesi dell'Unione europea. La bieticoltura è prevalentemente localizzata nel Nord, ove si concentra circa il 62 per cento della superficie nazionale e il 68 per cento della produzione;
a fronte della suddetta frammentazione, il settore della trasformazione industriale dei prodotti saccariferi ha subito un intenso processo di concentrazione e risulta attualmente caratterizzato dalla presenza di pochissimi grandi gruppi, processo favorito anche da un piano pubblico di risanamento del settore, varato nel 1983 per far fronte a una grave crisi di sovrapproduzione;
tutti i parametri di produttività, riferiti sia alla resa agricola sia alla resa industriale, vedono il nostro Paese largamente al di sotto degli standard di riferimento dei Paesi nordeuropei. Ciononostante, e anzi in alcuni casi proprio in ragione di tali difficoltà strutturali, la regolamentazione comunitaria ha concesso all'Italia un livello di protezione anche superiore rispetto a quello garantito agli altri Paesi;
i precedenti piani varati dai Governi che si sono avvicendati nell'ultimo decennio, che si basavano sul mantenimento della produzione di barbabietole da zucchero nelle tre aree del Paese di maggiore produttività, non sono valsi a scongiurare la forte crisi che sta attraversando il settore;
negli anni si è assistito ad una progressiva burocratizzazione della politica agricola comune, soprattutto con riferimento all'accesso ai contributi agricoli, finendo con il soffocare la vitalità del settore,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative volte a stanziare urgentemente, alla stregua di altri Paesi europei, come Grecia, Spagna e Francia, risorse finanziarie aggiuntive per sostenere il mancato reddito di quelle aziende agricole e zootecniche che registrano un forte indebitamento ed il rischio di chiusura;
ad adottare iniziative normative che prevedano la proroga per altri tre anni delle agevolazioni contributive per le aziende che assumono manodopera agricola e che operano in aree svantaggiate, come le zone montane e le regioni dell'ex obiettivo 1;
ad adottare un piano urgente di tutela e rilancio delle produzioni mediterranee;
ad aprire un confronto, in sede di rinegoziazione con la Conferenza unificata Stato-regioni e autonomie locali, per una distribuzione territoriale più equa dei finanziamenti previsti dall'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, che, come nello stesso spirito della norma, dovrebbe rappresentare un valido strumento che permetta agli Stati membri di migliorare la qualità e la commercializzazione dei prodotti agricoli;
ad avviare una semplificazione amministrativa finalizzata allo snellimento dei procedimenti per accedere ai contributi agricoli, che, a causa dell'eccessiva burocratizzazione, soffocano le aziende;
ad aprire con urgenza un tavolo di confronto con le associazioni degli agricoltori, al fine di individuare misure condivise per fronteggiare la crisi del settore agricolo e le sue prospettive future, impegnandosi affinché sia modificato il tetto massimo dei regimi de minimis, applicabili alle imprese che operano nel settore della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli e che, attualmente, prevede un intervento non superiore a 7.500 euro in tre anni, aumentandolo a 50.000 euro, nel triennio, come avviene per gli altri settori produttivi;
ad adottare iniziative normative che prevedano la sospensione/moratoria dei pagamenti contributivi a carico delle aziende, la copertura finanziaria al piano assicurativo nazionale e le facilitazioni nell'accesso al credito, anche al fine di scongiurare lo stato di crisi di tutto il comparto agricolo;
ad attivarsi presso l'organizzazione comune di mercato dello zucchero affinché vengano mantenuti l'attuale regime delle quote e dei prezzi e l'assegnazione di quote di zucchero nazionali in linea con i consumi dei Paesi membri e perché siano confermati gli aiuti nazionali per la bieticoltura meridionale;
ad assumere iniziative finalizzate a prevedere incentivi di carattere fiscale che favoriscano l'aggregazione tra imprese o la costituzione di società ed associazioni fra produttori e manifattori, tali da ridurre i passaggi all'interno della filiera ed abbattere i rispettivi costi, o la realizzazione da parte di imprese più grandi di economie di scala che consentano di competere sui mercati internazionali.
(1-00390)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».
(14 giugno 2010)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).