XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 375 di mercoledì 29 settembre 2010
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 11.
LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Cirielli è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Comunicazioni del Governo sulla situazione politica generale (ore 11,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Governo sulla situazione politica generale. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per lo svolgimento del dibattito è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 22 settembre 2010.
(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Berlusconi.
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, signori deputati, oggi il Governo che ho l'onore di presiedere si rivolge al Parlamento che è il luogo in cui la sovranità popolare trova la sua più alta espressione e il suo più alto esercizio. La democrazia nasce con le libere elezioni e vive con i Parlamenti: non vi può essere né autentica democrazia né buongoverno se il Parlamento non è libero e forte.
I Governi democratici traggono la loro capacità di agire per il bene della nazione dal consenso sempre rinnovato dai rappresentanti del popolo. Tra Parlamento e Governo non vi può mai essere contrapposizione, ma vi deve essere un'armonica simbiosi nella distinzione dei ruoli e delle funzioni che la nostra Carta costituzionale assegna ad ognuno: questa è la mia profonda convinzione, questo è lo spirito con il quale mi rivolgo oggi a voi.
Nel maggio di due anni fa, nel chiedervi il voto per la fiducia al nuovo Governo, affermai che il lavoro che ci aspettava - un lavoro indispensabile per dare slancio all'Italia - richiedeva ottimismo e determinazione: avevo visto bene. In virtù della netta espressione della volontà popolare nel 2008 per l'Italia si apriva finalmente una stagione di grandi speranze e di auspicate e necessarie riforme. Gli elettori hanno raccolto e premiato il nostro comune Pag. 2appello a rendere più chiaro il panorama politico e a rendere più stabile ed efficiente il Governo del Paese.
Con il voto del 2008, infatti, fu ridotta drasticamente la frammentazione politica e fu scelta con nettezza una maggioranza di Governo ed una opposizione ciascuna con la propria leadership. Più del 70 per cento dei suffragi che si concentrarono sui due maggiori partiti - il Popolo della Libertà e il Partito Democratico - furono appunto tali da individuare un cambiamento per il Parlamento, che aveva visto nella precedente legislatura la presenza addirittura di quindici gruppi parlamentari.
Si è trattato della prima grande riforma voluta e certificata dal popolo nel segno di un bipolarismo maturo con il riconoscimento reciproco tra avversari e teso a mandare definitivamente in archivio le pratiche della vecchia politica.
Sia il mio discorso di presentazione del Governo alle Camere sia il discorso del leader dell'opposizione - pur nelle fisiologiche e necessarie distinzioni - ebbero un comune denominatore: quello della responsabilità di fronte all'Italia e agli italiani.
Si apriva un varco per quello spirito riformatore più volte auspicato in questi anni anche dal Capo dello Stato. L'allora leader del Partito Democratico, onorevole Veltroni, citò una riflessione di uno dei Padri costituenti, Piero Calamandrei, una riflessione che personalmente condivido in tutte le sue parti mentre altri ne ricordano sovente soltanto la prima parte.
Diceva Calamandrei: «il regime parlamentare non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza. Quest'ultima, a sua volta, deve avere rispetto per la legittimità elettorale della maggioranza e la legittimità costituzionale del Governo».
Da qui, credo, si dovrebbe ripartire per dare un senso compiuto a questa legislatura, che negli auspici di molti era considerata costituente. E dovremmo farlo senza compromessi al ribasso, assumendoci ciascuno la nostra parte di responsabilità, praticando il rispetto dell'avversario al posto della faziosità.
Lo dissi anche il 25 aprile 2009 ad Onna, martoriata dal terremoto e ancora memore dell'eccidio nazista, e lo ripeto oggi: dovremmo lasciarci definitivamente alle spalle i residui di una Guerra fredda che ancora oggi divide troppo spesso il Paese in schieramenti ideologici e non in legittime contrapposizioni democratiche. Questo purtroppo non è successo e l'Italia, unico Paese dell'Occidente, sembra rimanere vittima di un passato che non passa. Vi è stata invece un'opposizione spesso preconcetta che qualche forza politica ha spinto sino ad un linguaggio intriso di odio: in giro vedo e sento ancora troppo odio, e la storia, anche la storia recente ci ha insegnato che spesso l'odio ha armato la mano dell'eversione. E poiché i segnali di intolleranza politica si sono moltiplicati negli ultimi mesi, tutti dovremmo esserne consapevoli e preoccupati.
È assolutamente indispensabile, dunque, ritessere il filo della coesione nazionale. Siamo chiamati tutti ad obbedire all'imperativo del bene comune, che dà nobiltà alla politica e toglie legittimità ai rancori personali. Ho apprezzato lo spirito unitario con cui questo Parlamento ha dato sempre unanime sostegno ai militari impegnati nelle missioni all'estero, che sono il fiore dell'Italia migliore (Applausi); e sento anche dentro il vostro applauso il dovere di rivolgere un commosso saluto al tenente Alessandro Romani, la trentesima vittima italiana in Afghanistan dove i nostri soldati stanno tenendo alta con eroismo, con grande professionalità la nostra bandiera e la libertà di tutti i popoli che vogliono vivere in pace e in democrazia (Applausi). A loro, ai nostri soldati che sono impegnati in 21 diversi Paesi va la nostra solidarietà e il nostro ringraziamento.
È necessario quindi, dicevo, guardare avanti con saggezza, guardare avanti con realismo. A questo fine, dopo un breve accenno ai risultati dell'azione del Governo in questi ultimi due anni, mi soffermerò sui principali obiettivi che intendiamo Pag. 3realizzare nella restante parte della legislatura. E lo farò senza eludere i nodi politici che a mio avviso hanno determinato l'attuale situazione e senza esimermi dall'affrontare le ragioni che hanno concorso a produrre una lesione nei rapporti interni alla maggioranza che nel 2008 ha ricevuto dagli elettori il mandato a governare. Partirò dunque dal resoconto di ciò che abbiamo fatto.
Credo si debba oggettivamente formulare un giudizio positivo su ciò che il Governo ha realizzato nel corso di questi primi due anni, a cominciare dai risultati ottenuti sul fronte della crisi economica. Avevamo avvertito già durante la campagna elettorale che si annunciavano tempi difficili anche per la nostra economia: non ci siamo trovati dunque impreparati di fronte al precipitare della crisi. Nessuno, tuttavia, poteva pensare che essa sarebbe stata così grave e così profonda.
Ho ripetuto più volte, e lo ribadisco anche oggi, che l'Italia, pur partendo da enormi difficoltà, a cominciare dal suo enorme debito pubblico, ha affrontato questa crisi attraverso misure e provvedimenti che sono stati giudicati positivamente da tutti gli organismi internazionali. Potrei anche dire che ha affrontato la crisi meglio di altri Paesi, e non è solo, questo, per merito del Governo. Se questo è avvenuto lo si deve a tanti fattori, tra cui il modello economico italiano: un modello fondato sul tessuto delle piccole e piccolissime imprese, fondato sul ruolo sociale svolto dalle famiglie e da una rete di oltre 8 mila comuni, fondato sul sistema bancario reso sano e solido dalla alta propensione al risparmio degli italiani, e assistito da un modello di garanzie e ammortizzatori sociali che ha retto bene di fronte alla crisi di molte aziende.
Il Governo ha il merito di avere sostenuto questa realtà positiva e di non avere compiuto l'errore - che molti Governi invece hanno commesso in Europa - di aumentare in deficit la spesa pubblica, nell'illusione che l'aumento della domanda avrebbe fatto ripartire l'economia. L'Italia aveva bisogno di rigore e di credibilità. Lo abbiamo fatto, tenendo in ordine i conti pubblici e nello stesso tempo salvaguardando i redditi delle famiglie e dei lavoratori colpiti dalla crisi, ed è stata la scelta giusta. Ha consentito di superare la crisi e di non farci trovare nelle condizioni in cui si sono trovati altri Paesi europei alle prese con deficit pubblici giudicati non sostenibili dai mercati finanziari e quindi esposti agli attacchi della speculazione finanziaria. Abbiamo evitato licenziamenti di massa e con essi il depauperamento del capitale umano delle nostre imprese. Abbiamo tutelato i lavoratori maggiormente colpiti dalla crisi, aumentando e rendendo più flessibile lo strumento della cassa integrazione. Abbiamo esteso le garanzie previste dagli ammortizzatori sociali ai lavoratori subordinati sospesi dal lavoro per crisi aziendale ed anche a quei lavoratori che fino ad allora non erano tutelati, come gli apprendisti, gli interinali e i lavoratori a domicilio.
Voglio anche ricordare che, in occasione della drammatica crisi che ha colpito la Grecia e che poteva coinvolgere gravemente la nostra moneta comune, il nostro Paese ha saputo svolgere una funzione decisiva a difesa della stabilità della moneta europea e della sua stessa costruzione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano). In questa circostanza, è emersa con chiarezza la necessità di rafforzare l'unità politica dell'Europa a partire da una politica economica comune, da una politica estera comune e da una comune politica della difesa europea. Ho - credo - l'orgoglio di aver rimesso sul tavolo del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo (nella penultima sessione dello stesso) proprio il problema della difesa comune.
Il Governo ha ottenuto in questi due anni risultati positivi anche in altri ambiti: dalla lotta alla criminalità organizzata al controllo dell'immigrazione clandestina, dalla risposta immediata ed efficace ad ogni emergenza alla gestione di tante crisi aziendali, dalla riforma della pubblica amministrazione e della sua digitalizzazione a quella della scuola e dell'università, dal varo Pag. 4di un piano per l'energia nucleare all'avvio del federalismo, dalla riforma delle politiche di bilancio alla tanto attesa riforma delle public utilities, dalla semplificazione normativa e amministrativa alla riforma delle pensioni e all'abolizione dell'ICI sulla prima casa.
Questi sono alcuni dei successi più evidenti conseguiti dal nostro Governo. Per quanto riguarda un altro settore importante, la politica estera, possiamo dire con orgoglio che l'Italia finalmente svolge un ruolo da protagonista sulla scena internazionale, dimostrandosi punto di riferimento per le regioni di crisi e di tensione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano). Oltre ad un'intensa attività politica prettamente diplomatica, è stata attuata una precisa strategia di diplomazia commerciale che ha accompagnato le aziende italiane sui mercati internazionali e ha creato importanti opportunità di forniture e di lavoro per le nostre aziende.
Operiamo per garantire la sicurezza globale, europea ed atlantica, sostenendo attivamente i processi di disarmo e di non proliferazione in ogni regione del mondo.
Vorrei citare non solo la rivitalizzazione del processo di Pratica di Mare, ma anche e soprattutto l'incoraggiamento nei confronti dell'amministrazione americana e dell'amministrazione russa a riprendere le relazioni che si erano pericolosamente affievolite negli ultimi mesi dell'amministrazione repubblicana (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia), al fine di pervenire alla firma del nuovo Trattato Start per la riduzione degli arsenali nucleari. Innanzi alle Nazioni Unite l'Italia si è qualificata per una decisa azione per la difesa della vita, della libertà religiosa e di coscienza e per la difesa dei diritti delle donne come diritto fondamentale tra i diritti umani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano). La centralità della persona e la difesa del valore della vita rappresentano, d'altro canto, un fondamentale asse di orientamento della nostra azione di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano). Crediamo che sia arrivato anche il momento di dare attuazione all'agenda bioetica e al piano per la vita, perché il nostro Paese deve saper guardare al futuro e non c'è mai vero e duraturo sviluppo economico se non c'è sviluppo demografico, speranza e voglia di costruire il domani per i nostri figli (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Vengo ai 5 punti del programma: il federalismo fiscale, la riforma tributaria, la riforma della giustizia, la sicurezza dei cittadini e l'immigrazione e, infine, da ultimo, ma non certo in ordine di importanza, il piano per il sud.
Il federalismo fiscale: esso è stato votato, nel suo percorso parlamentare, non solo dalla maggioranza, ma anche da quasi tutte le forze di opposizione e non prevede la benché minima ipotesi di divaricazione tra nord e sud d'Italia. È vero semmai il contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), perché il federalismo rigoroso e solidale a regime sarà la cerniera unificante del Paese e un vantaggio per tutte le aree dell'Italia, soprattutto per il Mezzogiorno. Ormai è, infatti, dimostrato, in ogni nazione moderna, come l'attuazione di un vero e moderno federalismo rafforzi le ragioni dello stare insieme nella collettività nazionale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Il principio di sussidiarietà, sul quale si basa il nostro ideale federale di popolari europei è, d'altronde, il principio ispiratore delle grandi aggregazioni Pag. 5fra i popoli della nostra epoca, prima fra tutte l'Unione europea, ed è logico e coerente che esso debba trovare piena applicazione anche nel nostro ordinamento nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Attuare il federalismo significa crescere tutti insieme, valorizzando quanto vi è di meglio in ogni realtà regionale e locale. Ovunque il federalismo sia stato attuato, a beneficiarne sono state maggiormente le aree che erano meno sviluppate (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania); lo stesso avverrà in Italia. Attuare il federalismo significa, dunque, rafforzare lo Stato. Uno Stato federale è, infatti, più forte di uno Stato centralizzato, perché, non dovendo svolgere tutte quelle funzioni che spettano alle entità federate, questo Stato è maggiormente in grado di assicurare le sue funzioni essenziali come, ad esempio, la politica estera, la difesa, la giustizia, l'istruzione e la ricerca, le grandi reti infrastrutturali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Gli esempi degli Stati Uniti d'America e della Germania sono lì a dimostrarlo chiaramente. La legge delega è stata approvata dal Parlamento il 29 aprile del 2009 e con i decreti attuativi si sta rivoluzionando il sistema dei trasferimenti e delle risorse pubbliche tra lo Stato e gli enti locali. Il nuovo sistema non sarà più basato sulla spesa storica dei vari servizi, che obbliga lo Stato a rifinanziare tutte le spese, sprechi compresi, ma sui costi standard, ritenuti necessari per fornire ai cittadini i servizi fondamentali a partire dalla sanità.
Con il federalismo fiscale gli italiani dovranno poter usufruire di servizi pubblici di uguale livello e qualità in tutto il territorio nazionale e i comuni saranno coinvolti nell'accertamento dei redditi dei contribuenti per combattere l'evasione fiscale. Gli amministratori dovranno operare con la massima trasparenza e dare conto ai loro amministrati di come spendono i soldi delle imposte (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Gli enti locali godranno dunque di una maggiore autonomia fiscale. La cedolare secca sugli affitti, appena introdotta con uno dei primi decreti attuativi, risponde appunto a questa impostazione. Il federalismo fiscale non comporterà maggiori costi per lo Stato e sarà attuato senza alcun aggravio della pressione fiscale complessiva, che sarà anzi destinata a diminuire progressivamente, in ragione sia della diminuzione degli sprechi, sia del restringersi dell'area dell'evasione fiscale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Dall'attuazione del federalismo nascerà quindi una nuova Italia: l'Italia delle autonomie, più attente e vicine alle reali esigenze dei cittadini, un'Italia della responsabilità a fondamento di un nuovo patto nazionale.
FURIO COLOMBO. E Adro?
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. La realizzazione del nuovo assetto avverrà attraverso la valorizzazione di tutte le autonomie ordinarie, degli enti locali e nel rispetto delle autonomie speciali, con l'impegno di salvaguardarne le peculiarità. Con questa riforma viene a compimento una delle missioni per le quali ci siamo impegnati in questi anni e che ha rappresentato uno dei pilastri della coalizione alla quale gli italiani hanno dato la responsabilità di governare il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
La riforma fiscale per la crescita: l'obiettivo della maggioranza di Governo è ridurre la pressione fiscale e disboscare la grande giungla di un sistema fiscale che è praticamente rimasto invariato nelle sue parti fondamentali fin dalla riforma dei primi anni Settanta. Tenendo conto delle esigenze e delle compatibilità di bilancio pubblico, sulla base della lotta all'evasione fiscale e del dividendo della crescita, senza creare ulteriori deficit - senza creare ulteriori deficit - il Governo intende pervenire Pag. 6entro la legislatura al varo di norme che consentano una graduale riduzione della tassazione sulle famiglie, sul lavoro e sulla ricerca (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Per le famiglie, soprattutto per quelle monoreddito delle fasce più deboli della popolazione, resta fondamentale l'obiettivo del quoziente familiare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e di deputati del gruppo Misto), che già si sta parzialmente sperimentando in una rete di comuni, fra cui la capitale. Questo esperimento si sta attuando con una revisione delle imposte locali e delle tariffe a favore dei redditi familiari, anche con un sostegno diretto alla libertà di educazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Il sostegno alla famiglia ed il riconoscimento del valore di ogni essere umano richiedono anche l'approvazione di norme a tutela della vita, sulle quali esiste in questo Parlamento un consenso non limitato alle forze di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Per le imprese si è già cominciato a ridurre il carico dell'IRAP attraverso la manovra economica e le misure per lo sviluppo nelle regioni del sud. In determinati casi, le nuove iniziative imprenditoriali si vedranno addirittura ridotta l'IRAP a zero: è un'ipotesi importante di fiscalità di vantaggio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ogni intervento sul fisco dovrà essere ovviamente supportato da una rigorosa analisi costi-benefici e dal consenso dell'Unione europea, considerando che il debito pubblico che abbiamo ereditato resta superiore al prodotto interno lordo. La riforma fiscale sarà dunque la chiave strategica per la crescita del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Giustizia: la riforma della giustizia è una priorità per il Paese e il Governo rivendica i risultati già ottenuti come la normativa ed il codice antimafia, l'introduzione del reato di stalking, la riforma del processo civile e la digitalizzazione del sistema giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
In ottemperanza del programma votato dagli elettori, intendiamo completare tutti gli altri punti.
Il nostro intendimento è quello di attuare una riforma complessiva della giustizia, sia civile che penale, con l'obiettivo di rendere più efficiente il servizio ai cittadini ed effettivo l'articolo 111 della Costituzione, affinché nel processo sia assicurata la parità tra accusa e difesa, per una maggiore tutela delle vittime e per una maggiore garanzia degli indagati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
FURIO COLOMBO. La legge è uguale per tutti!
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Occorrerà intervenire sulla struttura del Consiglio superiore della magistratura con una riforma costituzionale, che preveda due organismi separati: uno per i magistrati inquirenti e uno per i magistrati giudicanti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e di deputati del gruppo Misto), con il conseguente rafforzamento della separazione dei carriere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e di deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Misto). Occorrerà rafforzare a maggior tutela dei cittadini anche la normativa sulla responsabilità dei magistrati che sbagliano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà Pag. 7e Autonomia-Partito Liberale Italiano). È all'esame del Parlamento la legge a tutela delle alte cariche dello Stato (Commenti del deputato Colombo). La stessa Corte costituzionale ha, infatti, riconosciuto che il sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono alle alte cariche dello Stato costituisce un interesse apprezzabile, che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto.
MASSIMO VANNUCCI. Interesse tuo!
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. La giustizia è un pilastro fondamentale dello Stato di diritto. L'uso politico della giustizia è stato, invece, e continua ad essere un elemento di squilibrio tra ordini e poteri dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
FURIO COLOMBO. Ci dia un esempio!
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. È dovere della politica ristabilire il primato che le viene non dai privilegi di casta ma dalla volontà popolare. Spetta al legislatore fare le leggi. Spetta ai magistrati applicarle, ovvero amministrare la giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano - Commenti del deputato Colombo). Negli ultimi sedici anni, questo equilibrio è stato, in troppi casi, alterato.
Vi è, poi, il tema della ragionevole durata dei processi che, per la loro lentezza, rappresentano una delle piaghe della giustizia italiana, una piaga sofferta da tanti cittadini. I nove milioni di processi pendenti, per cui l'Italia è il Paese più condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, sono un macigno che dovremmo tutti voler rimuovere. Il Governo presenterà, a breve, un piano straordinario per lo smaltimento delle cause civili pendenti, e a ciò si aggiungerà l'attuazione della delega in tema di semplificazione dei riti del processo civile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), la riforma della magistratura onoraria e la riforma delle professioni. Anche per questo, riteniamo indifferibile un ulteriore aumento delle risorse per la giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Stiamo procedendo anche all'attuazione del piano carceri, che consente l'applicazione integrale dell'articolo 27 della Costituzione quanto all'umanità della pena e alla rieducazione del detenuto. Non vanno, ovviamente, dimenticati i molti provvedimenti legislativi in corso di approvazione in tema di diritto sostanziale per meglio contrastare la criminalità e, in particolare, quello contro i fenomeni di corruzione.
Sicurezza: con il «pacchetto sicurezza» il Governo italiano si è dotato della normativa antimafia più efficace al mondo per contrastare gli interessi economici della criminalità organizzata (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano). Mai, mai nella storia della Repubblica sono stati inferti così tanti colpi alla mafia e a tutta la criminalità organizzata (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
FURIO COLOMBO. Dai giudici!
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. In due anni e quattro mesi, sono stati sequestrati alle organizzazioni criminali più beni immobili e beni mobili, per un valore complessivo superiore ai 16 miliardi di euro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e di deputati del gruppo Misto). Le confische hanno già raggiunto un valore di 3 miliardi di euro, e questo è stato possibile Pag. 8proprio per le norme che noi abbiamo varato in questa legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
FURIO COLOMBO. Il lavoro dei magistrati!
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Gli arresti di presunti mafiosi, attraverso più di seicento azioni delle forze dell'ordine, sono stati ad oggi 6.580 di cui ventisette dei trenta latitanti ritenuti più pericolosi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Sono risultati senza precedenti ottenuti grazie all'impegno e alla determinazione politica del Governo, dei magistrati e delle forze dell'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...
FURIO COLOMBO. Dei magistrati! (Commenti del deputato Biancofiore).
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri... che hanno operato in perfetta sinergia con l'Esecutivo dando prova che esiste una grande squadra che si chiama finalmente Stato (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano, che si levano in piedi).
La maggioranza intende continuare (Commenti del deputato Colombo)...
PRESIDENTE. Onorevole Colombo la prego di non continuare a disturbare (Commenti del deputato Colombo).
Onorevole Colombo la richiamo all'ordine.
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Intendiamo continuare questa lotta senza tregua alla criminalità organizzata anche destinando al Ministero dell'interno, al Ministero della giustizia e alle forze dell'ordine una parte delle somme del Fondo unico giustizia derivanti dal sequestro dei beni alla mafia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Tra le misure che hanno consentito una svolta cruciale nel contrasto al fenomeno mafioso spiccano: l'inasprimento del carcere duro previsto dal 41-bis così da impedire ai boss di continuare a dare ordini dal carcere e di godere del gratuito patrocinio, il reato di associazione mafiosa che è stato esteso anche alle organizzazioni criminali estere, l'aumento di 30 milioni di euro del Fondo per le vittime dei mafiosi, il divieto di partecipazione alle gare per gli appalti pubblici per gli imprenditori che non denunciano le estorsioni.
Il Governo conferma anche il suo fortissimo impegno nella lotta alla criminalità comune. L'azione dei carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di finanza e di tutte le altre forze dell'ordine sta dando grandi risultati come dimostrano i dati relativi agli arresti, alle denunce e ai sequestri.
Particolarmente significativo il risultato di un'accresciuta sicurezza percepita anche grazie all'operazione «strade sicure» e al cosiddetto «modello Caserta» che vedono il coinvolgimento delle Forze armate molto apprezzato dai cittadini nei quartieri più a rischio delle nostre città (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Anche sul fronte dell'immigrazione clandestina questo Governo ha ottenuto, grazie alla politica dei respingimenti e degli accordi internazionali, un grande risultato. Abbiamo ridotto dell'88 per cento gli sbarchi dei clandestini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano) che sono passati dai 29 mila del 2008-2009 ai 3 mila 500 dell'ultimo anno. Intendiamo proseguire nell'azione già intrapresa e intendiamo anzi intensificarla, favorendo nel contempo l'integrazione degli immigrati regolari.
Mezzogiorno: il sud ha bisogno di regole, di rispetto delle regole e di un'adeguata dotazione di infrastrutture materiali Pag. 9e immateriali. Il piano per il sud dovrà rispondere parallelamente a queste fondamentali esigenze. Dal 2002 al 2009, su un valore di opere approvate dal CIPE e già cantierate, pari a circa 68 miliardi di euro, sono stati triplicati gli interventi nel Mezzogiorno. Nei prossimi tre anni saranno investite nel Mezzogiorno risorse per circa 21 miliardi di euro, pari al 40 per cento degli investimenti complessivi in tutta Italia, raggiungendo nel 2013 alcuni risultati importanti.
Ne cito qualcuno: il completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria (Commenti ironici dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano); ci sono lavori in corso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) per sopperire alla carenza di iniziative che si è verificata durante i cinque anni dei Governi della sinistra (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano); il sostanziale avanzamento di opere quali l'autostrada Telesina, l'asse autostradale Ragusa-Catania, la superstrada ionica 106, il raddoppio della superstrada Agrigento-Caltanissetta (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), le statali Olbia-Sassari e Carlo Felice, la rete metropolitana campana (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Entro dicembre sarà pronto il progetto esecutivo del ponte sullo stretto di Messina (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano), che i Governi della sinistra avevano liquidato in cinque minuti di seduta. Noi abbiamo ripreso il progetto, questo progetto è avanzato, è un progetto fondamentale per la Sicilia, è un progetto che si inserisce nella realizzazione del Corridoio n. 1 Berlino-Palermo, che prevede l'alta capacità ferroviaria sino a Palermo.
Sono iniziati i primi lavori sulla costa calabrese e prossimamente partiranno quelli sulla costa siciliana. Sono anche in corso i lavori dell'asse ferroviario Napoli-Bari, dell'asse ferroviario Battipaglia-Reggio e del nodo ferroviario di Bari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Nel Mezzogiorno miglioreranno i servizi del trasporto regionale ferroviario e ciò grazie alle risorse assegnate lo scorso anno e a quelle dell'acquisto di nuovi treni, tutti da immettere nel Sud Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Voglio sottolineare che tutte le nostre strategie di contrasto alla criminalità organizzata vanno considerate come il primo pilastro del piano per il sud, perché la liberazione del territorio dalla morsa della criminalità organizzata è il presupposto indispensabile per lo sviluppo del nostro Mezzogiorno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Ricordo, tra i tanti provvedimenti in progetto: la Banca del sud (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), in collaborazione con le Poste e con il sistema delle cooperative, per il finanziamento delle piccole realtà imprenditoriali; i fondi europei per le aree sottoutilizzate, che saranno concentrati su grandi iniziative strategiche; l'individuazione di zone franche urbane per nuove imprese, come strumento di contrasto alla disoccupazione e infine, come ho già anticipato, il federalismo fiscale, che sarà la riforma che metterà il sud Italia alla pari con il nord, nella qualità e nell'efficienza dei servizi pubblici, senza più sprechi nei costi - tripli o quadrupli - a causa di connivenza e infiltrazioni della criminalità nella gestione del denaro pubblico (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Oltre alla fiscalità di vantaggio per il sud, abbiamo avviato serie misure di lotta contro il lavoro irregolare per favorire l'occupazione dei giovani, soprattutto nelle Pag. 10regioni meridionali. Le misure poggiano su due pilastri: la semplificazione dei rapporti di lavoro e un maggior controllo sui comportamenti che mettono a rischio l'incolumità dei lavoratori. Nel 2009, gli ispettori dell'INPS hanno controllato 100.591 aziende e nel 79 per cento dei casi sono state riscontrate delle irregolarità. Le verifiche sono proseguite quest'anno con un piano straordinario, concentrato specialmente in Campania, in Calabria, in Puglia e in Sicilia.
Questi cinque punti, dunque, non sono un elenco di riforme tra loro disgiunte. Sono i capisaldi di un'unica strategia-Paese, il cui fine è quello di rafforzare le nostre istituzioni, la nostra economia, il nostro territorio, il nostro tessuto sociale, in modo che l'Italia esca da questa crisi mondiale più competitiva e pronta a vincere la sfida della nuova globalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questa strategia e questi capisaldi hanno come obiettivo la crescita economica e come fondamento irrinunciabile il rigore delle nostre finanze pubbliche, nella consapevolezza che non vi può essere crescita duratura ed equa senza stabilità dei conti pubblici. Dobbiamo essere chiari con i nostri cittadini, non esiste una scelta tra rigore e crescita, l'una tiene l'altra e viceversa. Il deficit pubblico non crea crescita, ma solo disuguaglianza e povertà delle generazioni future.
Questi cinque capisaldi devono essere delineati in missioni che creino il contesto economico necessario a potenziare il motore della crescita attraverso una più efficace integrazione del nostro sistema produttivo nel flusso del commercio internazionale. Solo così le buone intenzioni e le ricette teoriche si tradurranno in vero e concreto sviluppo del Paese.
Questo significa, per cominciare, favorire la crescita dimensionale delle nostre imprese e sostenerle più efficacemente nel loro sforzo di internazionalizzazione. Questo significa semplificare il lavoro delle nostre aziende, liberandole dall'enorme massa di regole, spesso contraddittorie, che rappresentano il primo vero svantaggio competitivo - fabbricato tutto in casa - prima ancora di doversi confrontare con gli inevitabili ostacoli in terre straniere.
Significa completare la riforma liberale, che annunciammo sin dalla nostra discesa in campo, assicurando che il principio fondamentale del «tutto è consentito, tranne ciò che è vietato» sia applicato con chiarezza e trasparenza anche nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Significa superare un sistema produttivo ancora fondato su un modello spesso anacronistico di relazioni sociali che ancora richiama un presunto conflitto capitale-lavoro. Significa fornire ai nostri cittadini e alle nostre imprese fonti di energia economicamente convenienti, rispettose dell'ambiente e che nel contempo riducano la pericolosa dipendenza energetica del nostro Paese; e la sola risposta, oggi, è il nucleare, una sfida che dobbiamo perseguire con convinzione e determinazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Significa anche potenziare in modo sostanziale il nostro sistema educativo a partire dalla scuola fino all'università e alla ricerca. L'eccellenza della filiera educativa è imprescindibile in un Paese in cui l'unica materia prima sono i nostri giovani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano). Se non siamo in grado di valorizzare i nostri figli, il nostro - lo sappiamo tutti - sarà un Paese senza futuro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Onorevoli colleghi, ho anticipato che non intendo ignorare le questioni politiche che gravano sul Governo e sul futuro del nostro Paese. Siamo convinti che il nostro Governo in questi due difficili anni abbia lavorato sodo, con risultati positivi. Perché, allora - è inevitabile, forse, questa domanda - nonostante questi risultati Pag. 11sono sorte all'interno della maggioranza distinzioni e divergenze che hanno condotto alcuni parlamentari del PdL a formare un nuovo gruppo parlamentare?
Ho sempre sostenuto che, ferma restando l'intangibilità del programma di Governo sottoscritto con gli elettori, tutto il resto si può dibattere e migliorare. È evidente che un Governo, dopo le elezioni, si può trovare alle prese con condizioni politiche e con problemi nuovi scaturiti da eventi imprevedibili, come quello, ad esempio, della crisi economica internazionale, da cui la necessità ovvia di scelte nuove e non già codificate dal punto di vista politico.
Non vi è dubbio, perciò, che su problemi nuovi o sulle modalità di realizzazione del programma di Governo in situazioni mutate vi possa essere un necessario e legittimo dibattito all'interno dei partiti della maggioranza, discussione che può contribuire a mettere a punto una strategia più efficace nella risposta ai bisogni e, di conseguenza, capace di raccogliere un maggiore consenso.
La mia stessa indole personale è sempre stata aperta alla ricerca di soluzioni più avanzate e migliori attraverso il confronto e l'apporto di contributi diversi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Faccio fatica a trattenere le battute pungenti che mi verrebbero (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È indubbio che negli scorsi mesi la dialettica interna alla maggioranza molte volte ha superato i limiti fisiologici del confronto sulle idee e sul modo migliore di realizzare il programma sul quale si è raccolto il consenso del popolo italiano...
ROBERTO GIACHETTI. Questa è già una battuta!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la prego!
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. ...sul quale abbiamo raccolto il consenso del popolo italiano.
Si è assistito a critiche aprioristiche al Governo e a chi ha avuto dal popolo il mandato a guidarlo. La mia amarezza, a questo proposito, deriva non solo dal fatto che sono convinto che l'azione del Governo non meritasse le critiche che le sono state rivolte, ma anche dal fatto che uno degli obiettivi più importanti che mi sono posto, praticamente dal momento stesso in cui sono sceso in politica, è stato quello di riunire i moderati italiani in un'unica grande forza politica, capace di costruire uno dei pilastri del nascente bipolarismo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
La nascita del Popolo della Libertà ha rappresentato, da questo punto di vista, un primo rilevante risultato che ritenevo e ritengo tuttora importante, importantissimo anzi, in vista dell'unione, quanto più ampia possibile, dell'area moderata e riformista e che ha come punto di riferimento il Partito Popolare Europeo.
Voglio ricordare quanto abbiamo scritto nella Carta dei valori con la quale il Popolo della Libertà si è presentato agli elettori: «Il Popolo della Libertà - scrivemmo - è nato dalla libertà, nella libertà e per la libertà, perché l'Italia sia sempre più moderna, libera, giusta, prospera, autenticamente solidale».
Noi sappiamo che i nostri valori sono radicati nella migliore tradizione politica del nostro Paese e della nostra società. Nel Popolo della Libertà si riconoscono, infatti, laici e cattolici, operai e imprenditori, giovani e anziani. Si riconoscono donne e uomini del nord, del centro e del sud. Siamo orgogliosi di questo nostro carattere popolare, perché ci conferma nel nostro disegno, che è quello di unire la società italiana e di condurla, tutta insieme, verso un futuro migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Risulta chiaro, da queste parole, che chi ha dato vita al Popolo della Libertà lo Pag. 12ha fatto con lo scopo di unire e non di dividere. Chi si è candidato ed è stato eletto con il Popolo della Libertà si è impegnato, quindi, davanti agli italiani, a perseguire l'unità e non le divisioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Per queste ragioni, per il fatto che il popolo italiano dalle scorse elezioni ad oggi ha sempre dimostrato e continua a dimostrare la sua fiducia nella maggioranza parlamentare e nel Governo che ha scelto, ritengo che i passi indietro determinati dalle vicende di questi ultimi mesi non abbiano per nulla intaccato la validità di questo progetto, che è essenziale per il bene del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Perciò sono convinto che in entrambi gli schieramenti si possa e si debba proseguire nell'impegno di costruire, pur nel riconoscimento delle diversità e dell'autonomia delle molteplici forze politiche, delle alleanze di Governo e non semplicemente dei cartelli elettorali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Onorevoli colleghi, siamo consapevoli che il passaggio di oggi costituisce un punto cruciale della legislatura. È importante riconoscerlo per andare avanti e non per tornare indietro. Per il Paese è indispensabile che i prossimi tre anni della legislatura vengano utilizzati per completare le riforme economiche e sociali di cui l'Italia ha bisogno e per approvare anche quelle riforme istituzionali che sono necessarie per dotare il nostro Paese di un Parlamento e di un Governo adeguati alla sua storia e al suo futuro. Questa legislatura, quindi, deve continuare ad essere la legislatura delle riforme, compresa la riforma istituzionale per la quale esiste una larga convergenza su alcuni punti essenziali: il rafforzamento dei poteri dell'Esecutivo, il superamento del bicameralismo perfetto, la diminuzione del numero dei parlamentari, la riforma dei Regolamenti delle Camere.
Su questa riforma delle istituzioni vi è un lavoro già svolto in Parlamento e questo lavoro può diventare la base di partenza per un confronto che potrebbe approdare ad una decisione positiva entro la fine della legislatura.
Cari colleghi, sono convinto che sia assoluto interesse del nostro Paese, quindi, non rischiare, in questo momento di una crisi che ancora non è finita, un periodo di instabilità. Occorre fare uno sforzo perché ciò non accada.
Ho letto stanotte il risultato di alcuni focus che dicevano come gli italiani, in larga parte, non si sarebbero decisi a votare, ove fossero chiamati al voto, e a vedere litigare le forze politiche in un momento così necessario, invece, di un insieme di forze che collaborassero ad uscire dalla crisi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quindi, riteniamo importante fare ogni sforzo affinché ciò non accada. Occorre moltiplicare, dunque, l'impegno comune per portare a compimento la legislatura con un'azione legislativa e di Governo sempre più efficace. Occorre, in una parola, realizzare il nostro programma di riforme, il programma che abbiamo presentato al popolo italiano e sul quale il popolo italiano ci ha dato il mandato a governare.
Dobbiamo tenere ben presente che nel popolo italiano si è profondamente radicata la volontà di poter scegliere direttamente da chi essere governati e ad ogni livello, dal sindaco della propria città al Capo del proprio Governo. La gran parte dei cittadini, per qualsiasi partito votino, non vuole che le decisioni fondamentali prese al momento delle elezioni possano venire alterate da logiche o interessi politici che sono a loro completamente estranei (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Lo dico convinto che questo Governo abbia fin qui ben operato; lo dico convinto che non vi siano le condizioni di un'alternativa ad esso che possa rispettare sia la Pag. 13volontà popolare, sia la logica di un Parlamento democratico; lo dico convinto che l'azione e i successi del Governo sono stati resi possibili dal forte sostegno e dall'impegno costante dei gruppi parlamentari della maggioranza, sia della Camera, che del Senato, ai quali va il sentito ringraziamento mio personale e dell'intero Esecutivo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Abbiamo, quindi, il dovere di continuare a governare e a governare sempre meglio nell'interesse del Paese secondo il mandato che gli elettori ci hanno liberamente dato due anni fa e che hanno ripetuto e rafforzato ad ogni successiva tornata elettorale.
Lo ripeto: oggi siamo di fronte ad un passaggio delicato della vita politica italiana, le cui sorti sono affidate al senso di responsabilità di tutti e di ciascuno. Sono affidate alla capacità della politica di mettere in primo piano il bene comune e l'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ecco perché, onorevoli colleghi, oggi voglio rivolgermi non solo alla maggioranza, ma all'intero Parlamento, al di là di ogni schieramento. Spero che le mie parole siano meditate da ciascuno di voi e, in particolare, rivolgo un appello a tutti i moderati e a tutti i riformatori, a quelli che condividono i valori liberali e democratici e a quelli che hanno la stessa visione della libertà, della patria, della persona, della famiglia, dell'economia e del lavoro.
È un invito che rivolgo anche alle forze più responsabili dell'opposizione, affinché valutino il nostro programma riformatore senza pregiudizi, avendo come obiettivo il bene di tutti i cittadini.
Per quanto ci riguarda, consapevoli delle responsabilità che gli italiani ci hanno attribuito, continueremo ad impegnarci con dedizione, con passione, con entusiasmo nell'attività di Governo per un'Italia più libera, più giusta e più prospera (Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano, cui si associano i membri del Governo - Applausi di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Presidente del Consiglio.
Come da intese intercorse per le vie brevi tra i gruppi parlamentari, la discussione sulle comunicazioni del Governo avrà inizio alle 12,15 dopo una breve sospensione.
Sospendo pertanto la seduta, fino alle 12,15.
La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo sulla situazione politica generale.
È iscritto a parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, le minoranze linguistiche non hanno mai condotto un'opposizione preconcetta o ideologica: valutiamo nel merito l'azione del Governo con particolare riferimento alle questioni relative alle autonomie speciali. Tuttavia, oggi una considerazione preliminare si impone: il centrodestra ha vinto le elezioni nel 2008 con ampio margine e aveva il dovere di assicurare al Paese una guida, forte, stabile e coesa. Da ormai parecchi mesi state, invece, offrendo uno spettacolo sconcertante e indecoroso di rissa interna in un crescendo di veleni su questioni che nulla hanno a che fare con i problemi dei cittadini e questo è inaccettabile.
Per quanto concerne le relazioni con le autonomie speciali abbiamo ascoltato oggi parole impegnative del Presidente del Consiglio, di cui prendiamo atto. Ma fin qui i fatti Pag. 14hanno purtroppo dimostrato tutt'altro orientamento: in due anni e mezzo nessun passo è stato compiuto per affrontare il cuore della riforma istituzionale in senso federalista da noi auspicata con la trasformazione del Senato in una Camera delle regioni, mentre le nostre proposte di legge costituzionale per l'introduzione del principio basilare dell'intesa Stato-regione per modificare gli statuti giacciono in qualche cassetto della I Commissione (Affari costituzionali).
Nel contempo, vi sono stati attacchi virulenti e sconsiderati nei nostri confronti da parte di autorevoli ministri ed avete introdotto norme volte a modificare unilateralmente l'ordinamento finanziario delle regioni a statuto speciale e a violarne le competenze prima nel decreto-legge anti-crisi del 2009 subendo la bocciatura della Corte costituzionale ed ora con la manovra economica che è stata parimenti impugnata dalla regione Valle d'Aosta. Inoltre, per emanare una norma di attuazione del trasporto ferroviario, fondamentale per la mia regione e pronta sin dalla fine della scorsa legislatura, avete impiegato oltre due anni.
PRESIDENTE. Onorevole Nicco, la prego di concludere.
ROBERTO ROLANDO NICCO. Concludo, signor Presidente. Per queste ragioni, generali e particolari, il voto del deputato della Valle d'Aosta non può che rimanere contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, eravamo preparati ad ascoltare oggi uno dei suoi cavalli di battaglia: il monologo. Invece, no: con quello spirito innovativo che la caratterizza ci ha tirato fuori dal cilindro un altro dei suoi cavalli di battaglia: la barzelletta. Peccato però che quando una barzelletta dura quaranta minuti non fa ridere nessuno e, in effetti, credo che non abbia fatto ridere soprattutto gli italiani che stanno a casa e che l'hanno ascoltata.
Mi permetto solo di darle un paio di suggerimenti prima di entrare poi nel merito delle cose che ha detto, visto che un po' alla «Vanna Marchi della politica» lei ha promesso tutto a tutti. Si è dimenticato forse una delle sue battute più riuscite quando promise tempo fa in un comizio che nei prossimi tre anni avrebbe anche trovato la cura per il cancro. Questa magari se la annoti per la replica perché la può sempre ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Inoltre, se le posso dare un altro consiglio, c'è una bellissima canzone di Lucio Dalla che suggerisce di fare tre volte Natale. Ecco, magari nella replica può dire anche che il suo Governo prima della fine della legislatura introdurrà tre volte il Natale.
Ma veniamo alle cose serie perché il Paese veramente in questo momento ha poca voglia di ridere. Partiamo dall'economia: credo che le bugie di questo Governo abbiano davvero le gambe cortissime e che ormai i nodi uno dopo l'altro stiamo venendo al pettine. Non l'Italia dei Valori, ma il presidente di quella Confindustria più berlusconizzata che l'Italia abbia visto negli ultimi vent'anni, cioè Emma Marcegaglia, ha dichiarato: adesso basta raccontare frottole, l'Italia non sta meglio degli altri paesi europei, ma peggio di quasi tutti gli altri ed è ora che questo Governo cominci a fare qualcosa perché abbiamo perso la pazienza. L'ha detto Emma Marcegaglia pochi giorni fa e credo che questo sia anche il pensiero di quelle 500 mila famiglie di italiani che hanno perso il posto di lavoro e di quegli altri 300 mila che lo stanno per perdere quando finirà la cassa integrazione oppure quando finirà il periodo di mobilità.
Credo che non venga nemmeno molto da ridere a quei giovani, uno su tre, che in Italia oggi non riescono a trovare un posto di lavoro; non venga da ridere a quelle aree del sud dove, addirittura, il lavoro Pag. 15è soltanto un miraggio e l'unica certezza che oggi resta ancora è quella della criminalità organizzata.
Ma le riconosco che il senso della battuta lei ce l'ha sempre, come quando parla della riduzione delle aliquote fiscali: questa è in assoluto un suo classico. È dal 1994 che lei racconta questa barzelletta agli italiani; peccato che poi, dal 2008 ad oggi, la pressione fiscale nel Paese sia aumentata di due punti. Forse, ben che vada, riuscirà a riportarla alla pari prima di aver finito.
Ma sulla sicurezza, veramente, avete dato il meglio di voi: abbiamo scoperto che ad arrestare i criminali è il Governo. Forse andate lei e il Ministro Maroni, che fate coppia in giro per il territorio, ad arrestare i criminali e i mafiosi.
Diciamo la verità, signor Presidente del Consiglio: oggi lei avrebbe fatto più bella figura a fare un grande ringraziamento alla magistratura e alle forze dell'ordine, che, con straordinaria abnegazione, nonostante i tagli intollerabili, incomprensibili e inaccettabili che avete portato sia alla magistratura sia alle forze dell'ordine, continuano contro tutto e contro tutti, soprattutto contro di voi, a fare il loro mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Non raccontiamo frottole: la politica ha un altro compito, il Governo ha un altro compito nella lotta alla criminalità organizzata, che è quello di andare a colpire le connivenze tra la politica e la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Lì avete mandato segnali straordinari, sì, ma alla criminalità organizzata, come quando avete vietato alla magistratura di utilizzare le intercettazioni del sottosegretario Cosentino con i boss della camorra (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Questa non è una questione di giustizialismo, perché il ragionamento mi sembra esemplare: se in quelle intercettazioni non vi è niente, era un regalo al sottosegretario Cosentino consentirgli di utilizzarle per dimostrare nel processo che non c'era niente. Ma se c'era qualcosa - e oggi abbiamo letto, pubblicato sui giornali, che qualcosa c'era - voi siete complici, politicamente complici, della camorra che state aiutando (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Sull'immigrazione clandestina facciamo chiarezza su una bugia di fondo: gli sbarchi dei disperati sulle coste italiane non sono l'immigrazione clandestina; rappresentavano il 10 per cento al massimo dell'immigrazione clandestina. Il 90 per cento arriva comodamente e continua ancora oggi ad arrivare comodamente via terra.
Quello che avete fermato, e in parte, è solo quel rimanente 10 per cento. E come ci siete riusciti? Lo abbiamo visto qualche settimana fa, con la motovedetta italiana prestata alla Libia che ha sparato ad altezza d'uomo, convinta che lì dentro vi fossero extracomunitari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Se è questo il prezzo che voi siete disponibili a pagare per fermare quattro disperati che arrivano sulle nostre coste, cioè la morte e la distruzione della vita umana, di quale rispetto della vita parla, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MASSIMO DONADI. La verità, e concludo, è che oggi lei ha aperto la campagna elettorale, così come l'ha aperta un Ministro che ritengo poco degno di rappresentare il Governo italiano, il Ministro Bossi, con la battuta sui romani porci, perché questa maggioranza politicamente non c'è più. Voi oggi potete anche avere una manciata di voti, ma questo Governo è in agonia e state trasformando la sua agonia nell'agonia del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente del Consiglio, le dico la verità: sembrava un po' di sognare ascoltando il suo discorso, perché, se non avessi saputo chi parlava, avrei detto «finalmente uno Pag. 16che ha le idee chiare». C'è un però: sembrava il discorso del suo primo giorno di legislatura, in questo caso ineccepibile ed encomiabile.
Però non è il suo primo giorno di legislatura: non solo perché sono passati due anni e mezzo, ma perché questo è il programma che lei ha presentato agli italiani nel 1994, e poi lo ha riproposto anche nel 2001.
Ed allora viene quasi voglia di dire che questo programma è come la Salerno-Reggio Calabria: non arriva mai a compimento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori)! Allora la domanda che bisogna porsi è: perché questo succede? Credo, sinceramente, signor Presidente del Consiglio - ne approfitto anche per farle gli auguri per il suo compleanno - che davvero lei dovrebbe chiedersi perché.
Perché questo è lo stesso programma che lei ha proposto agli italiani e che non riesce a realizzare? Perché lei, cantore della politica del fare, viene accusato dalla presidente di Confindustria di non riuscire a fare le riforme? E perché lei, contestatore del teatrino della politica, è diventato protagonista di una sceneggiata napoletana alla Mario Merola interna al Popolo della Libertà sulla quale il cardinale Bagnasco ha speso parole ineccepibili, angustiato, al pari di tutti gli italiani, del degrado della politica. Gli intellettuali di punta del suo movimento - ne è passato di tempo da Lucio Colletti ad Alessandro Sallusti - le offrono una spiegazione semplice semplice: la colpa sarebbe di una cucina Scavolini. Non credo che uno statista possa accontentarsi di questa spiegazione, anche se lei, devo dirlo, ha la tentazione di trovare spiegazioni semplici a cause complesse, il che è anche il segreto del successo del suo meccanismo di comunicazione presso gli italiani. Alla lunga, però, se ci sono cause complesse, la storia chiede il conto alle spiegazioni semplici. Ebbene, vorrei offrirle un'altra spiegazione di ciò che le sta capitando (sicuramente è un periodo difficile, questo non vorrà negarlo). Capita a tutti (Shakespeare lo fa a dire ad Amleto) di trovare che anche le grandi imprese ad un certo punto disviano, così dice Amleto, e perdono persino il nome dell'azione. Credo che le stia capitando un po' questo. Lei ha rappresentato una grande svolta nella storia italiana, ha suscitato consensi e speranze anche in chi parla e nel partito che stava nella Casa delle libertà. Le ha suscitate attraverso due qualità, quella di essere un riformatore e un federatore. Lei è stato un grande riformatore. Da quindici anni l'Italia aspetta la modernizzazione e non l'ha ancora avuta. Questa qualità, che già aveva scricchiolato tra il 2001 e il 2006, oggi è diventata un fantasma. Ed ecco le parole che perdono il nome. Dov'è, signor Presidente, la rivoluzione liberale? Dove sono le liberalizzazioni, la riduzione fiscale, la politica per le piccole e medie imprese, la riforma della giustizia? Dov'è il fisco a favore della famiglia? Come lei ha ripetuto da quindici anni, noi ripetiamo da molto tempo la stessa cosa: se alcune di quelle cose che lei ha detto vengono fatte e in modo positivo, da parte nostra non troverà opposizione ma voto favorevole, come è accaduto anche nei due anni della legislatura. Ma non può essere un Governo delle chiacchiere, come lei ha tante volte contestato: la moralità della politica che lei ha proposto è nel rispettare le promesse. Ebbene, lei si deve rendere conto che queste promesse non le ha mantenute perché questa rivoluzione, questo nome della sua azione, oggi è in crisi.
Come federatore lei avrebbe potuto e dovuto trasformare la Casa delle libertà in un grande vero partito, dal momento che l'Italia soffre di questo, di frammentazione della politica, di inesistenza dei partiti ma con il predellino ha scelto la riedizione di un partito personale. Gianfranco Fini sapeva che era impossibile democratizzare una monarchia ma lei sapeva che era impossibile inserire in un anonimo meccanismo di Forza Italia un partito ricco di orgoglio identitario. Ma questo oggi lo sta pagando il Paese: voi sapevate ma non ne avete tenuto conto. Altro che ricucire e riunire i moderati, signor Presidente! Lei ha rotto con l'Unione di Centro, ha annesso Fini ed è rimasto solo con la Lega. Pag. 17Proseguendo così, prima o poi, anche la Lega troverà da ridire e la lascerà da solo. Lei ha tanto combattuto la mediazione con Casini o con Fini ma la mediazione è l'arte della politica ed è ciò che la teneva in piedi come federatore. Oggi lei è solo e non si fida neppure più - giustamente secondo me - né di Bossi né di Tremonti. Ha perso lo smalto del riformatore, ha perso la centralità del federatore e ha perso così la sua spinta propulsiva anche in politica estera, signor Presidente. Che differenza c'è tra il discorso, bellissimo, che lei ha tenuto all'ONU nel 2004 e lo show che lei ha permesso che Gheddafi facesse nel cuore della capitale di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)? È lì o no un cambio di politica estera? Il suo discorso è fermo al 1994 e credo che anche negli italiani stia tornando la stessa sensazione di sfiducia nella politica che c'era allora. Noi le abbiamo dato un consiglio: solo la grande politica può farle superare questo stato di crisi. Diventi allora lei protagonista di una nuova fase della vita del Paese, apra l'era della responsabilità, della concordia e delle riforme, anche perché il Lodo Alfano - mi perdoni - cosa le servirebbe se alle prossime elezioni non fosse più Presidente del Consiglio? Ecco che solo la politica può superare crisi politiche.
Certo c'è un prezzo, ovvero andare da Napolitano, andare al Quirinale, formare un nuovo Governo, ma la forza di un sogno - lei ce lo insegna - richiede coraggio.
Lei, invece, ha corteggiato i moderati, ha corteggiato l'UdC, ma non ci ha dato retta su questo punto e, con estrema testimonianza di rispetto, ci ha «sfilato» qualche deputato. Lei, che odia i ribaltoni, ha fatto un ribaltino. È come se un signore, non riuscendo ad avere la mano di una bella donna, si accontentasse di un suo dito. Ammetterà anche lei che non si tratta, in questo caso, di un grande tombeur de femme.
Ognuno fa le sue scelte e noi non abbiamo rancore, non ci faremo condizionare da nulla, faremo un'opposizione costruttiva. Anche perché, c'è un problema che deve porsi: lei può catturare qualche piccione, ma non può far conto su una selvaggina elettorale. Nel passato già lo ha fatto e sono tanti i deputati che sono passati di qua a là.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FERDINANDO ADORNATO. Ma i voti del centro - sto per concludere - sono sempre là, per due motivi, e così concludo: il primo, perché le persone forse qualche volta seguono il loro interesse, ma i valori del cattolicesimo liberale non sono in vendita e, per uno che se ne va, nel paese, due o tre sono pronti a sostituirlo; il secondo motivo è che siamo l'unica area politica che ha denunciato per prima la crisi del bipolarismo.
Lei ha continuato a parlare addirittura del bipartitismo oggi nel suo intervento. Ma non si accorge che tutto è franato? Non si accorge che avete fatto nascere PdL e PD dopo il fallimentare esperimento di Prodi, per dire che non bisognava più fare cartelli elettorali organizzati per prendere un voto in più dell'avversario e non si accorge che oggi siamo esattamente allo stesso punto, tanto che Prodi cade dopo due anni e lei si trova in crisi dopo due anni e mezzo?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FERDINANDO ADORNATO. Lei non si accorge di questo? Non si accorge che il Paese ha bisogno di cambiare strada, non per favorire questo o quello, ma per cercare davvero una stabilità che si voleva negli anni Novanta, quando lei è sceso in campo, e che nessuno dei contendenti in questi quindici anni ha saputo garantire?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FERDINANDO ADORNATO. Ho quasi finito Signor Presidente: non andremo a sinistra, perché è una strada senza uscita, condizionata com'è dal giustizialismo e dall'antagonismo; non andremo a destra, Pag. 18perché è una strada bloccata da Bossi e dal leghismo. Lei deve capire che non può più dire che quelle frasi di Bossi e le battute sono folklore, perché da parte di un Ministro della Repubblica italiana, non della Repubblica padana, sono battute che non possono essere accettate (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Noi rispondiamo a Bossi, come diceva Manzoni, un lombardo, non Trilussa, un romano: «Non fia loco ove sorgan barriere. Tra l'Italia e l'Italia, mai più!» (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, è un dato di fatto che dall'approvazione della Costituzione sono passati 22 anni per l'istituzione delle regioni, 29 anni per dare loro un minimo di funzionalità amministrativa e ne sono stati necessari 62 per attribuire loro funzioni esclusive, per attribuire loro un'autonomia impositiva.
Questa è la tremenda eredità che la nostra maggioranza deve sopportare, questo è il fardello con cui dobbiamo fare i conti. Dobbiamo porre rimedio ai mali di un regionalismo incompiuto, che vede lo Stato centrale governare direttamente il processo decisionale delle autonomie locali, comprimendole, e ad esse negando le prerogative che gli stessi costituenti avevano pensato e immaginato.
Il decentramento amministrativo prima e poi la riforma della Costituzione del 2001 non hanno fatto altro che aumentare la conflittualità tra Stato e regioni e hanno fatto esplodere il debito pubblico. Il riparto delle risorse con la finanza derivata ha ulteriormente dissociato i centri impositivi da quelli di spesa e quindi ha favorito la duplicazione delle strutture, l'inefficienza e la deresponsabilizzazione di un ceto politico e amministrativo, che ha fatto della scarsa trasparenza e della mancanza di imputabilità un punto di forza per proliferare con assistenzialismo e con spese assolutamente inefficaci ed inefficienti.
È proprio la Costituzione negata insieme all'assenza di federalismo fiscale che ha limitato la competitività e ha sottratto ingenti risorse agli impieghi sociali e a quelli produttivi e che ha sfasciato i conti del Paese. Inoltre, l'impossibilità di disporre delle risorse prodotte dal territorio, oggetto della tassazione, ha incentivato la mancanza di controllo e ha fatto sì che a livello locale vi sia un'evasione senza precedenti in alcune aree del Paese.
La Costituzione negata ha generato il terzo debito pubblico al mondo, uno Stato centrale mastodontico, elefantiaco, impacciato, lento, incapace di dare le risposte alle molteplici ed eterogenee istanze delle comunità locali. È uno Stato, per citare un dato, che investe nelle retribuzioni dei dipendenti statali qualcosa come 71 miliardi di euro pari all'11 per cento del prodotto interno lordo (giusto per fare un paragone, la Germania ne destina il 7,2 per cento).
Oggi abbiamo qui l'occasione storica di dare forma e sostanza al pensiero federalista, a quello di Cattaneo, Salvemini, Sturzo, Einaudi, Gobetti, Dorso, di tutti coloro cioè che vedevano nell'autonomismo il rimedio all'inefficienza e alla corruttela dei poteri centrali. Quindi l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, cui stiamo lavorando, consentirà la piena autonomia di spesa e di entrata, una maggiore efficienza e trasparenza del prelievo fiscale, equità nella distribuzione delle risorse nel rispetto dei principi di solidarietà e coesione sociale: ciò significherà quindi meno tasse per chi oggi le paga.
Si tratta di una riforma che stiamo realizzando con il fondamentale contributo di tutte le componenti della Repubblica e che potrà costituire uno straordinario strumento di sviluppo e di contenimento, oltre che di riqualificazione, della spesa pubblica.
Mai come oggi in un momento economico così difficile le tasse dei cittadini devono essere rispettate ed essere investite al meglio. Al termine di questo processo riformatore il cittadino riacquisterà la centralità perduta, potrà finalmente esercitare Pag. 19il suo controllo democratico ad ogni livello istituzionale e di Governo, potrà valutare la qualità dei servizi, potrà finalmente valutare le prestazioni erogate e commisurarne il costo.
Abbiamo disegnato un sistema di perequazione agganciandolo agli effettivi bisogni delle popolazioni e non, come oggi purtroppo ancora avviene, alla spesa storica: è un nuovo sistema di redistribuzione della ricchezza equo, solidale, giusto, basato sui reali costi dei servizi, al netto quindi di tutto quel sistema che ci siamo lasciati alle spalle, assolutamente inefficace ed inefficiente.
I meccanismi di solidarietà sul territorio dovranno quindi garantire unicamente la copertura della differenza tra i costi standard delle funzioni assegnate (le funzioni fondamentali) e l'effettiva capacità fiscale di quei territori, dei cittadini e delle imprese locali. È un sistema che presenta l'enorme vantaggio di essere trasparente e che consente all'elettore quel controllo che oggi non è possibile con il vecchio sistema basato sulla spesa storica, ovvero quello che premiava chi peggio e più spendeva.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVIDE CAPARINI. La sfida del presente è la riforma fiscale ed il superamento del bicameralismo perfetto che oggi consente alla sola rappresentanza dei partiti politici all'interno del Parlamento, e non degli enti territoriali, la definizione delle competenze e delle funzioni, insomma di chi deve fare cosa.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, deve concludere.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, concludo. La Costituzione è il patto tra cittadini e Stato, non può limitarsi a fotografare un ordine fisso e statico ma deve essere in grado di crescere e di evolvere per dare risposte alla complessità della globalizzazione. In questa prospettiva noi guardiamo al regionalismo non come ad un punto di arrivo ma come ad un punto di partenza per trasformare il Paese in uno Stato federale e in una società moderna più giusta e più equa: in uno Stato dove finalmente il cittadino torni ad essere libero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.
ROSY BINDI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, il Governo e la maggioranza ci avevano promesso un gesto di chiarezza. Ne dubitavamo ma oggi ne abbiamo avuto la certezza: questo non è un gesto di chiarezza ma l'ennesima prova della debolezza di questo Governo e di questa maggioranza.
Questa fiducia è il frutto di una malriuscita manovra trasformistica, con la quale la si voleva evitare, ma nasconde sotto il tappeto della fiducia la debolezza e l'inaffidabilità di tutta la maggioranza e di tutto il Governo. Lo sfregio della legalità e la questione morale sono la cifra di un voto, che forse darà un po' di respiro all'Esecutivo ma di certo toglierà altro ossigeno ad un Paese sfibrato.
La crisi politica è sotto gli occhi di tutti da tempo, ma avete avuto paura di affrontarne le conseguenze. Per settimane avete agitato la minaccia del ricorso alle urne e le elezioni sono state invocate in modo persino irrispettoso nei confronti delle prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica. Oggi abbiamo capito che si trattava di una finta, come è una finzione la fiducia che chiedete oggi: il Presidente del Consiglio, soprattutto, ha bisogno di andare ancora avanti perché l'impianto legislativo costruito per i suoi interessi non è ancora completo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Provate a tappare la falla: mettete a tacere il dissenso interno e una «pezza» sui vostri rancori e reciproci sospetti. Abbiate però il pudore di non chiamarla stabilità, e neppure un modo serio ed autorevole di governare. Siamo all'ennesima dimostrazione della vostra debolezza, la prova che non avete un progetto condiviso, Pag. 20che state insieme solo in virtù di un patto di potere realizzato grazie ad una legge elettorale incostituzionale. Non si è semplificato alcun sistema politico, caro Presidente del Consiglio: abbiamo solo assistito ad un bipolarismo coatto, di cui oggi pagate le conseguenze. Questa legge ha portato in Parlamento dei nominati, sottraendo ai cittadini il diritto di eleggere i propri rappresentanti, producendo coalizioni disomogenee e minoritarie. E per quello a cui abbiamo assistito, alla compravendita dei parlamentari (altro che appello ai moderati), che giustamente il segretario del mio partito ha definito un sintomo di corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), avete dimostrato anche che questa legge non mette assolutamente al sicuro dal ribaltone: avete tentato di farlo, e non vi è riuscito.
Il vostro vantaggio è frutto solo di un premio di maggioranza, attribuito da questa legge incostituzionale, mentre siete sempre di più minoranza nel Paese: lo ha dimostrato la Confindustria in questi giorni, il sindacato, lo dimostrano le università in subbuglio, e persino la Chiesa, nei confronti della quale non sono serviti i proclami di questi anni, ripetuti in Aula anche questa mattina.
Chiarezza non era possibile, forse un po' di onestà sì. Presidente, se lo lasci chiedere: lei crede davvero che si possa pensare che in questi due anni avete ottenuto dei risultati? Non avete avuto una sola idea per lo sviluppo e la crescita, la più grave recessione mondiale del dopoguerra è stata affrontata con un misto di cinismo e di sufficienza; si è allargato il divario tra il nostro Paese e i Paesi più forti dell'Europa. Perché mai dovremmo paragonarci alla Grecia, e non alla Germania o alla Francia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), o ai Paesi forti, con i quali abbiamo sempre condiviso la crescita dell'Europa? Non ci accontentiamo di non essere diventati la Grecia; anche perché non siamo sicuri di non diventarlo a breve, se le cose continuano così.
VALENTINA APREA. Ma non per colpa nostra!
ROSY BINDI. Il debito pubblico è cresciuto: ve l'abbiamo lasciato al 105 per cento, oggi non ha avuto il coraggio di dire che è al 118 per cento. Questi sono i dati.
Con il debito pubblico che aumenta si annuncia un nuovo autunno di cassa integrazione e di disoccupazione, e non abbiamo sentito come intenderete finanziare ancora gli ammortizzatori sociali. Ormai la disoccupazione sta diventando un fatto strutturale, e lo è soprattutto per i giovani e per i giovani del Mezzogiorno: abbiamo bruciato un'intera generazione, e ci prepariamo a bruciarne un'altra.
Il lavoro per donne è quasi impossibile in questo Paese. Oggi sentiamo riparlare di quoziente familiare: sì, ne abbiamo sentito riparlare, ma non ho ancora capito come verrà finanziato, perché non ce l'ha detto, Presidente.
Possiamo discutere sulle forme di vantaggio fiscale alle famiglie. Questa non ci ha mai convinto, ma avremmo voluto sentire il modo con il quale verrà finanziata.
Avete compromesso in questi anni il futuro dei nostri ragazzi: la scuola italiana è stata impoverita ed umiliata, e le università sono al collasso. Per fortuna, oggi ci ha risparmiato il capitolo sulle emergenze, perché sarei stata curiosa di sentire che cosa avrebbe detto dei rifiuti di Napoli e della ricostruzione de L'Aquila (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): l'emblema della politica del fare, che in realtà è diventata la prova della chiacchiera, della propaganda e della scorribanda vergognosa di chi ha praticato la corruzione sopra i disastri delle persone. Avete assecondato le paure e alimentato le divisioni sociali e territoriali.
Non ci si venga a fare il bilancio sull'immigrazione clandestina citando solo gli sbarchi nei porti della Sicilia, non citando quello che sta succedendo in altri porti, non citando quello che succede alle altre frontiere del Paese. E soprattutto non ci si dimentichi mai di dire che cosa ci è costato in termini di credibilità internazionale Pag. 21e che cosa ci è costato e costa in termini di vite umane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con tutte quelle persone che muoiono adesso in un'altra parte del Mediterraneo e sicuramente nel deserto ai confini con la Libia. Questa è la situazione.
C'è un bilancio fallimentare, e adesso si viene qui e si propongono cinque punti. Mi chiedo se la Lega si accontenti dell'ennesima definizione del federalismo. Perché mai, Presidente, si è dimenticato di chiedere al Ministro dell'economia e delle finanze i conti per attuare il federalismo fiscale? Ancora una volta abbiamo sentito interloquire con Cattaneo. Certo ci fa piacere. Ricordiamo che noi abbiamo modificato il Titolo V della Costituzione, ma dove sono i conti per attuare un federalismo fiscale che faccia pagare la siringa nello stesso modo in Calabria e in Lombardia ma assicuri i servizi essenziali di assistenza a tutto il popolo italiano? Possiamo credere che quei 100 miliardi del Mezzogiorno, che continuano a ballare di mese in mese, possano andare a realizzare un'infrastrutturazione della quale abbiamo sentito ancora una volta un lungo elenco senza un affidamento vero di capitoli di finanziamento?
Questa è la situazione, signor Presidente, e ci dispiace dover constatare che assistiamo all'ennesima perdita di opportunità. Il suo discorso non può servire al rilancio né del Governo, né della maggioranza, men che meno del Paese, e soprattutto non copre quello spettacolo desolante al quale abbiamo assistito in questi mesi. Voglio ricordare le parole del cardinal Bagnasco: discordie personali, diventate presto pubbliche, sono andate assumendo il contorno di conflitti apparentemente insanabili, diventati a loro volta pretesto per bloccare i pensieri di un'intera nazione, quasi non ci fossero altre preoccupazioni ed altri affanni.
Questa è la situazione: un Paese incapace di uscire dalla sua situazione perché ha un Governo che non lo sa governare, che è fermo sugli affari propri. Penso, signor Presidente, che lei debba prendere atto che la fiducia che gli verrà rinnovata tra qualche ora è una fiducia «finta». Si dimetta (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), passi la mano ad un Governo di transizione che dia al Paese una nuova legge elettorale, e in primavera si vada a votare perché l'Italia ha bisogno di essere governata da un'alternativa democratica e autenticamente riformista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Colleghi, per regolare i nostri lavori, la seduta sarà sospesa dalle 14 alle 14,30, con la successiva ripresa degli interventi.
È iscritto a parlare l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ascoltando le comunicazioni del Presidente del Consiglio mi è tornata alla memoria una frase di un autore molto in voga quando ero giovane, ora caduto in disgrazia insieme al mondo politico e culturale cui apparteneva.
Mi riferisco a Bertolt Brecht il quale scrisse, in una delle sue opere: abbiamo scalato le grandi montagne, ora dobbiamo percorrere le grandi pianure. Anche il Governo, signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, può legittimamente guardarsi indietro alle spalle e valutare, con un misto di soddisfazione e di sollievo per gli scampati pericoli, il percorso compiuto nello scalare le grandi montagne della crisi. Certo, si può sempre fare meglio e di più; certo i problemi che abbiamo davanti sono seri e complessi e lei, signor Presidente del Consiglio, ha fatto bene a non sottovalutarli.
Tanto è stato fatto: nel 2010 il PIL è tornato a crescere, la forza trainante è costituita dalle esportazioni che crescono del 7,4 per cento, a fronte di un crollo cumulato del 22,3 per cento nel biennio 2008-2009; gli investimenti sono cresciuti del 2,7 per cento, a fronte di una diminuzione cumulata nel biennio precedente del 15,6 per cento; l'inflazione resta bassa e l'Italia rimane la quinta potenza industriale del mondo (la seconda in Europa), mentre Paesi più blasonati del nostro sono scesi Pag. 22nella classifica. Siamo esportatori netti di tecnologia; il nostro primo partner è la Francia, il secondo la Germania e il terzo il Belgio, poi vengono gli Stati Uniti d'America ed altri Paesi sviluppati, a prova della qualità dei nostri contenuti tecnologici.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,55)
GIULIANO CAZZOLA. A proposto di immigrazione, onorevole Bindi, questo Paese probabilmente ha respinto immigrati clandestini attraverso le scelte che sono state compiute, però, nel corso del 2010, ha dato lavoro, secondo le statistiche ufficiali, a 181 mila nuovi lavoratori stranieri che hanno trovato qui da occuparsi regolarmente e da lavorare onestamente.
Ho molto apprezzato, poi, che, nelle sue comunicazioni, il Presidente del Consiglio abbia voluto dare a Cesare solo quello che è di Cesare: riconoscere i meriti del Governo, senza dimenticare il contributo che è venuto dalla società, dalle istituzioni economiche e sociali. I Governi non sono onnipotenti, la politica può fare tanto, ma non può fare tutto. In Italia, ha tenuto la coesione sociale e - lo dico sempre all'onorevole Bindi - basta leggere il piano triennale del Ministro Sacconi, presentato a metà di luglio, per individuare quali sono le modalità, quali sono gli strumenti, per rifinanziare gli ammortizzatori sociali negli anni che verranno.
Ma non c'è solo questo, per quanto riguarda la coesione sociale: nel primo anno di applicazione dell'Accordo quadro del 22 gennaio 2009, fortemente sollecitato e voluto dal Governo, sono stati rinnovati 29 contratti nazionali in modo unitario, con la sola eccezione dei metalmeccanici, tutti prima della scadenza e praticamente con una conflittualità molto bassa se non addirittura senza scioperi. È stato, quindi, difeso il salario reale di alcuni milioni di lavoratori senza la violazione dei diritti, senza le rinunce che sono state presenti e imposte in altri Paesi.
Questa coesione sociale si è riscontrata anche nelle misure con cui sono stati predisposti nuovi ammortizzatori sociali resi flessibili e fungibili per via amministrativa. A questo proposito, mi sia consentito di citare solo due dati: nel 2009, su 918 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione - utilizzate, però, in misura del 50-60 per cento - 400 milioni di ore sono state riconosciute ad imprese e a lavoratori che non ne avevano mai beneficiato perché esclusi dalla normativa vigente, che prevede una copertura solo per meno della metà della forza lavoro del nostro Paese. Non abbiamo solo fatto fronte all'emergenza, come tutti riconoscono ormai al Governo; nei due anni che abbiamo alle spalle sono state realizzate importanti riforme, camminando sempre sul filo del rasoio della messa in sicurezza dei conti pubblici.
Certo, tutti i Paesi hanno visto aumentare il debito pubblico, in una situazione di grande difficoltà come quella che abbiamo attraversato nei due anni che abbiamo alle spalle, come pure tutti i Paesi hanno visto crescere i deficit e il nostro è cresciuto sicuramente, ma meno di altri Paesi.
Cito la riforma del pubblico impiego, gli interventi sulle pensioni, con misure che vengono apprezzate in sede europea, e gli interventi in tema di pensioni - si veda che cosa è successo in Grecia e cosa sta succedendo in Francia - i quali sono sempre delicati.
Da noi queste riforme sono avvenute senza un minuto di sciopero, a prova del fatto che i lavoratori e i cittadini sono spesso più maturi e consapevoli di coloro che pretendono di rappresentarli.
Altre riforme sono in dirittura d'arrivo in materia di lavoro: arriverà alla Camera fra pochi giorni il collegato lavoro, puntualmente rivisitato sulla base delle indicazioni contenute nel messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica. Quel provvedimento non contiene solo due norme di delega importanti in materia di lavori usuranti ed ammortizzatori sociali, ma consentirà di avere anche in Italia un sistema di composizione stragiudiziale delle controversie di lavoro, la cui sottoscrizione, pienamente rispettosa della volontà Pag. 23dei lavoratori, è iscritta in un contesto di negoziato fra le parti sociali.
Già, le parti sociali: tutte le iniziative fin qui citate hanno corrisposto ad un rapporto di collaborazione con la quasi totalità delle forze sociali. Vi sono state solo delle autoesclusioni, mai delle discriminazioni.
A Genova, al convegno della Confindustria, è successo un fatto nuovo: un'apertura importante alla CGIL per definire un patto sociale che coinvolga tutte le organizzazioni sindacali. Noi non solo apprezziamo questa scelta, ma ci auguriamo che abbia successo. Anzi, vorrei suggerire al Presidente Berlusconi di mettere a disposizione il terzo piano di palazzo Chigi affinché questi incontri abbiano luogo e abbiano successo.
Questa e tante altre cose si potrebbero dire, queste sono le valutazioni che inducono il Popolo della Libertà ad incoraggiare il Governo ad andare avanti fino alla fine della legislatura, nel rispetto del mandato ricevuto dagli elettori. Vedremo nel voto quanti sono i deputati che si aggiungono alla maggioranza.
Voglio solo ricordare una cosa, visto che l'onorevole Bindi ha voluto citare con biasimo questo dato di fatto: quando il partito di Rifondazione Comunista tolse la fiducia al primo Governo Prodi - un grande Governo, che aveva fatto bene nell'interesse del Paese e che aveva fatto riforme importanti, che credo sia leale riconoscere - vi fu un passaggio di parlamentari dalla loro opposizione alla maggioranza che compensò quel vuoto che era venuto a determinarsi a sinistra di quella coalizione; quindi, Massimo D'Alema poté ottenere la fiducia ed andare avanti con il suo Governo. Dunque, nessuno guardi alla pagliuzza che è negli occhi altrui, dimenticando la trave che è nei suoi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, mi lasci innanzitutto dire che l'onore reso all'inizio del suo discorso al Parlamento è stato un atto di intollerabile ipocrisia, perché mai come in questa legislatura il Parlamento è stato umiliato da una valanga di decreti-legge, di voti di fiducia e soprattutto da ultimo, nei giorni scorsi, da un traffico ignobile di parlamentari che lei ha attuato per organizzare, peraltro senza successo, il suo autoribaltone.
Direi che l'ipocrisia è stata la cifra del suo discorso, perché altrettanto ipocritamente, interpretando una sorta di recita a soggetto, lei ci ha riproposto l'elenco delle promesse non mantenute nei quasi dieci anni in cui ha governato il Paese. La differenza è che adesso, come lei può constatare quotidianamente dai sondaggi che regolarmente consulta, gli italiani non le credono più e non le credono più perché, a differenza del discorso che lei ha recitato, vivono nella realtà che lei invece ha ignorato e rimosso: una realtà che è fatta di bassa crescita, di disoccupazione giovanile, che nel Mezzogiorno è arrivata quasi al 50 per cento, una situazione esplosiva di emergenza, una realtà di imprese che chiudono, di un'amministrazione pubblica che è nel progressivo degrado perché sempre più messa sotto scacco dalla politica.
Signor Presidente del Consiglio, non siamo noi a dire queste cose: a dirle, ormai, sono anche Confindustria, la Banca d'Italia e le organizzazioni delle piccole imprese e degli artigiani. Mentre tutti i grandi Paesi europei occidentali hanno al centro del dibattito e dell'iniziativa politica le azioni per la crescita, da noi, invece, dopo un'estate in cui la politica ha raggiunto livelli di degrado inimmaginabili, continuiamo a discutere - com'è prevedibile che accada nei prossimi mesi e così com'è avvenuto negli ultimi due anni - sostanzialmente di due temi. In primo luogo, ci si chiede quali siano le soluzioni legislative per risolvere i suoi problemi giudiziari e, in secondo luogo, si sventola il mantra del federalismo, una scatola ormai vuota che, tuttavia, la Lega continua a Pag. 24sbandierare, perché è la bandiera che dovrà portare quando si presenterà di fronte ai suoi elettori.
Il federalismo ogni giorno di più è una scatola vuota perché, mentre sui territori si predicano il federalismo, i costi standard, l'efficienza, la riduzione della spesa e delle tasse, a Roma, invece, il Governo massacra la finanza locale e aumenta la spesa per la burocrazia (è di ieri l'istituzione di nuove tre inutili prefetture nelle tre nuove inutili province istituite a Fermo, Barletta e Monza); al sud, IRAP e IRPEF aumentano in misura tale da costituire una vera e propria fiscalità di svantaggio - altro che fiscalità di vantaggio! -, tale da scoraggiare qualsiasi nuova iniziativa economica in quel territorio, che, invece, ne ha assoluto bisogno. Tutto questo avviene mentre la Lega, insediatasi nei Ministeri, negli assessorati regionali, nelle province e nelle aziende municipalizzate, ha, ormai, abbandonato il suo spirito rivoluzionario e assapora il gusto del potere.
Signor Presidente del Consiglio, lei ha tradito la promessa della grande rivoluzione liberale: meno tasse, meno spesa e più libertà economica. L'Italia, invece, ha bisogno di queste riforme e di massicci investimenti nella ricerca, nell'innovazione tecnologica e nella scuola. Senza riforme, i tagli lineari, che hanno consentito nel breve periodo di tenere sotto controllo il deficit, oggi si rivelano un boomerang: essi, infatti, hanno ammazzato la crescita e, senza crescita, anche il controllo del debito e del deficit saranno molto difficili.
È per questo che la frattura che si è aperta nella sua maggioranza è, ormai, irreversibile. Futuro e Libertà per l'Italia, oggi, potrà anche votare la fiducia al suo Governo, ma ha maturato un giudizio senza appello sulla qualità politica e morale della sua azione, e lo vedremo nei prossimi mesi. Tuttavia, lo schema artificiosamente bipolare che la legge elettorale ha prodotto, obbligando l'alleanza tra forze politiche tra loro incompatibili, sta condannando l'Italia alla paralisi e la paralisi, in un mondo che corre, si paga carissima.
Per questo motivo, Alleanza per l'Italia lavora per sbloccare una politica fatta, ormai, di continui scontri e insulti, incapace di costruire soluzioni per il Paese - l'unico aspetto per il quale la politica rappresenta un'utilità -, portando così l'Italia fuori dal G8 e dal G20. Per questo, Alleanza per l'Italia intende aggregare le forze legate da un comune progetto, quello di un'Italia liberale, democratica, moderna e dinamica. Pertanto, insieme a tali forze, proporremo un'agenda per la crescita, con le questioni da affrontare subito per rimettere in moto l'economia.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente del Consiglio, un Governo che non mette al centro della propria azione e della propria preoccupazione quotidiana la crescita economica si assume una responsabilità gravissima: quella di rubare il futuro al suo Paese e, soprattutto, ai giovani del nostro Paese. Lei, signor Presidente del Consiglio, oltre ad umiliare il nostro presente, piegando la politica e le istituzioni ad uno stile da basso impero, sta anche rubando il futuro dell'Italia.
Per questo motivo, siamo e saremo convintamente all'opposizione del suo Governo, tuttavia, oggi, siamo anche consapevoli che la fiducia che lei si appresta a chiedere, e che forse otterrà, rappresenta il punto di massima divisione della sua maggioranza e l'inizio dell'agonia del suo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio dei ministri, esponenti del Governo, «Am Ende hängen wir doch ab von Kreaturen, die wir macthen», così Wolfgang Goethe: «alla fine dipendiamo dalle creature che noi abbiamo creato». Pag. 25
Credo che sia questa, la dipendenza da chi e da ciò che si è creato, la chiave di lettura di questa seduta parlamentare, la chiave di lettura di questo Governo e del Presidente del Consiglio dei ministri.
Cosa stiamo facendo oggi? Un voto; la maggioranza chiede conferma di sostegno e di programma dopo due anni. Normale. Normale rispetto del Parlamento? Tutt'altro; la fiducia con il suo voto palese viene chiesta per la quarantesima volta in due anni, ancora una volta, non come fisiologico strumento di controllo del Governo da parte del Parlamento, ma come strumento di patologico controllo del Parlamento da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Da due anni, tra incomprensioni e in solitudine, Italia dei Valori ha denunciato e denuncia un progetto eversivo della legalità costituzionale. La Costituzione repubblicana resta scritta così come la scrissero i padri costituenti, ma la sua attuazione, da parte di questo Governo, è opposta a quanto lì è scritto, e ciò per comportamenti, proclami, leggi ad personam, conflitti di interesse. Un disprezzo per la Costituzione, confermato dall'eliminazione della funzione di controllo: il Presidente della Repubblica controlla, va zittito; l'Europa controlla, dà fastidio; il Parlamento controlla, va mortificato anche con continui ricorsi a decreti-legge e voti di fiducia; l'opposizione controlla, va disarticolata, anche con l'uso improprio di servizi deviati, e va delegittimata; l'informazione controlla, va imbavagliata; la magistratura controlla, va bloccata, insultata e intimorita.
Oggi all'interno della maggioranza si denunciano gli stessi vizi e gli stessi pericoli, poi però si vota la fiducia a conferma di quella struttura eversiva e padronale che a parole e nei talk show televisivi viene denunciata. Siamo all'imbarbarimento e alla cultura dell'appartenenza. Non importa più chi sei, che cosa sai, che cosa sai fare, ma drammaticamente a chi appartieni. Questo vizio non è più soltanto un vizio meridionale, che in tanti e da tanti anni combattiamo, ma è divenuto cultura nazionale, che genera caste, logge, cricche e conflitti di interesse.
Venditore e compratore, Stato e mercato, legislatore penale e imputato, controllore e controllato, appaltante e appaltatore, una grande e soffocante identificazione che mortifica i meriti, ignora i bisogni e tutela soltanto gli appartenenti. In questo quadro si frantuma l'etica della responsabilità. Parole come dignità e onore previste dall'articolo 54, comma secondo, della Costituzione per i pubblici funzionari sono diventate e vengono considerate dalle cricche un fastidioso richiamo moralistico.
In questo quadro precaria è la scuola piena di precari, precarie sono le famiglie e disperati genitori e figli senza futuro; precarie le imprese piene di debiti e prive di lavoratori; precaria la cultura e vuoti i teatri; precaria la giustizia e piene le carceri di disperati; precaria la legalità e impuniti i potenti e i prepotenti, mafiosi e non, dai colletti bianchi; precaria la nostra credibilità internazionale e fiorenti gli affari della cricca in Russia, Ucraina e Libia; precario il federalismo delle responsabilità e arrogante il federalismo clientelare e degli egoismi; precaria la cultura democratica e nemico il diverso; precario il sistema bancario e garantiti i mafiosi e i criminali di ogni specie con scudi fiscali e condoni fiscali ed edilizi; precaria, per ultimo e non da ultimo, l'informazione, stretta fra lusinghe e veti, seguiti e preceduti da minacce e bavagli.
Tra qualche ora il Governo otterrà la fiducia coatta sommando contestatori e ricattati e saltimbanco appigionati (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Il Governo dirà «sì» ai quattro venti, sì ad avere la maggioranza in un Parlamento di nominati e a libertà limitata, cercando così di nascondere la ormai irreversibile perdita di maggioranza nel Paese. Tirerà a campare, costringere, comprare, una pratica da «tre C» al servizio di P2, di P3 e di P4.
Un dato però è il più inquietante fra tutti e con questo intendo concludere. Chi guida Pag. 26questo processo eversivo non appare e non è più, se mai lo è stato, libero; lei, Presidente del Consiglio, dipende oramai dalle sue creature, dal suo passato sul quale non vuole si faccia luce, né sulla stampa, né nelle aule del tribunale. Lei dipende ormai dai suoi compagni di ieri e di oggi, dipende dagli opportunisti che nella storia si sono sempre avvicinati al dittatore in difficoltà; lei dipende dai suoi compagni attuali di viaggio, da quelli che cercano di ricavare scampoli di privilegi prima del naufragio.
Noi di Italia dei Valori voteremo ancora una volta, per la quarantesima volta «no», con voto palese, sapendo questa volta che dietro il «no» di Italia dei Valori vi è ormai la maggioranza degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.
SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, questa mattina sono entrato in quest'Aula molto curioso, molto attento, per capire quello che lei ci avrebbe detto e quali sarebbero state le prospettive che avrebbe avanzato. Confesso che mi attendevo parole nuove: non le ho sentite. Mi è sembrato di sentire un ripasso di cose già dette - qualcuna anche dimenticata - nel 1994, quasi letteralmente, e nel 2006. Non vi sono state, questa mattina, parole nuove, né progetti nuovi.
Mi sarei atteso, come tanti italiani, parole chiare su ciò che ha tormentato la nostra estate. Non è vero che non è successo niente. Lei non ha detto una parola. Sono circolati dossier, insinuazioni, maldicenze, cose di tutti i generi che riguardano lei e il suo Governo, senza che lei, questa mattina, ci abbia chiarito nulla. Vi è una rottura etica in quello che è successo e che noi avremo il dovere di spiegare al Paese.
Non voglio accusare nessuno, ma un Presidente del Consiglio che è coinvolto direttamente o indirettamente su certe questioni, ha il dovere morale di spiegare al Paese quello che sta accadendo e perché certe cose stanno succedendo.
Credo che una valutazione critica sull'uso dei dossier, sulle insinuazioni, sull'uso della stampa nei modi con cui è stata usata, avesse bisogno di parole chiare in questo Parlamento, perché anche questo è il modo di rispettarlo: con parole chiare! Invece, tutto quasi non esistesse, quasi non fosse successo niente! Eppure nel nostro Paese c'è, nel rapporto con la politica, una questione etica. Quasi, quasi che tutto fosse possibile, per avere un po' più di consenso, per avere magari un pochino più di potere.
Nel nostro Paese, tra la gente comune, c'è un tormento rispetto alle situazioni che stiamo vivendo. Lei ha detto che c'è una tendenza all'astensionismo, ma chiediamoci perché. Ci chiediamo perché la gente diffida? Quando la gente si trova dentro questo bipolarismo muscoloso, dentro un uso dello scandalismo, dentro gli strumenti che sono stati usati questa estate, credo bene che si discosti dalla politica e dall'andare a votare. A mio avviso, una parola chiara serviva: anche a lei, non solo al Paese, non solo a noi.
Questo lasciar correre è pericoloso, mina il rapporto tra la dimensione politica e il sentire di tante persone oneste. Ecco, credo che su questo occorreva avere, in questa sede, questa mattina, parole nuove. Neanche su questo ci sono state parole nuove. Sappiamo tutti che questa estate è stata data un'immagine negativa, che ha minato in profondità il rapporto di fiducia tra le istituzioni e le persone, perché lo scontro era all'interno della dimensione istituzionale. Lei non ha detto nulla di tutto questo e me ne dispiace.
Mi dispiace che ciò sia avvenuto, perché alla fine si lascia intendere che si continuerà su questa strada, che non verrà fermata e che non faremo una cosa diversa. Ed è questa la mia preoccupazione. Quanti dossier circoleranno domani mattina? Di questo mi preoccupo, non tanto per me, ma per la democrazia nel nostro Paese, per le nostre istituzioni, per il Pag. 27rapporto positivo che vorrei che la gente avesse nei confronti della dimensione politica e delle istituzioni repubblicane.
Quando persone miti, sagge e anche prudenti, come il cardinal Bagnasco, dicono certe parole, proprio perché sono persone prudenti, miti, che hanno la tranquillità del dire, noi ci dovremmo fermare, riflettere e dare giudizi.
Se non lo facciamo, siamo complici, non c'è alternativa, e, indirettamente, pur non avendo commesso nulla, siamo complici di quello che circola e di quello che va in giro. Questo non l'ho sentito. Forse lei riceverà la fiducia, ma farà fatica a governare e farà fatica a fare le riforme, perché non ha chiarito nulla, e le cose ritornano, sempre.
Il modello politico - che questa mattina lei ha difeso - è da sedici anni che ci crea problemi, che non ci lascia governare, che fa cadere i governi, che trasforma e modifica le maggioranze e le mette in turbolenza, come è avvenuto prima e come sta avvenendo ora. Bisogna cambiarlo. Uno statista vero, quando si rende conto che un modello non funziona, si fa protagonista del cambiamento, non della conservazione! Perché la conservazione di questo modello di sistema bipolare - non del bipolarismo - sicuramente non aiuterà il Paese ad uscire dalle difficoltà.
Il suo ottimismo - mi dispiace - non mi convince, perché ogni giorno devo confrontarmi con una realtà diversa; è come se vivessimo in due Paesi diversi. La gente che incontro al bar, sul treno, nei miei paesi, mi dice cose diverse da quelle che mi dice lei. Chi è nella verità? La verità sta in chi soffre la condizione e la situazione, in chi ce l'ha sulla pelle, e non in noi che siamo qui e, tutto sommato, più o meno, ce la «sbarchiamo».
Credo, allora, che bisogna dire alcune questioni vere per far capire che non stiamo bene, ma siamo in una situazione di emergenza: abbiamo un tasso di disoccupazione all'8,8 per cento; sotto la media europea mi si dice, certo! Ma se aggiungo le ore non lavorate della cassa integrazione, l'inoccupazione, i precari e tutte le aree del non lavoro il nostro 8 per cento diventa un 12 per cento, oltre la media europea! Ci rendiamo conto di questo? Di quanta sofferenza c'è in giro su questo terreno, di quanti padri e di quante madri mi chiedono: mio figlio, cosa farà domani? I miei sacrifici dove andranno a finire?
Vogliamo rispondere a questo? O continuiamo con i dossier? Vogliamo rispondere a queste esigenze delle persone, alla loro sofferenza, oppure no?
Migliaia di persone sono in cassa integrazione. La cassa integrazione è uno strumento che abbiamo inventato tanti anni fa, funziona, ma non è bello stare in cassa integrazione, soprattutto quando si passa dalla cassa integrazione ordinaria a quella speciale e a quella in deroga. Quanti sono i padri di famiglia, le madri e i giovani che dicono: ma rientrerò o no? Abbiamo tutta una serie di queste cose.
Mi sarei atteso un discorso diverso su competitività, su come affrontiamo la nuova sfida della globalizzazione, ma nulla di questo.
Per quanto riguarda il federalismo: non siamo contro il federalismo, ma siamo per un federalismo cooperativo e solidale; il nostro modello è quello della Baviera, che è dentro un sistema federale, bello, coeso e che funziona. Le altre cose, signor Presidente, non funzionano.
Noi non voteremo la fiducia, ma siamo disponibili - come sempre, per quell'opposizione responsabile che abbiamo fatto - ad esaminare tutti i provvedimenti. Il quoziente familiare non ce lo riproponga, ma ce lo ponga sul tavolo, con tempi e risorse, e lo voteremo. Sulle questioni eticamente sensibili: ci dica quello che intende fare, e se le proposte saranno compatibili con le nostre le voteremo. Tuttavia, c'è una questione che è altrettanto eticamente sensibile che riguarda la corruzione, il malaffare, il P1, il P2 e il P3: tutte queste cose sono eticamente sensibili tanto quelle che riguardano la vita, sulla quale noi non abbiamo né problemi, né difficoltà (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.
MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, ho seguito con attenzione l'intervento del Presidente del Consiglio, e lo ringrazio per la completezza delle informazioni e per come ha evidenziato i risultati conseguiti dal Governo dall'inizio della legislatura.
Molte cose sono state fatte e molte ancora potranno esserlo al fine di portare a completamento il programma elettorale nato dall'alleanza tra il Popolo della Libertà e la Lega Nord.
Si tratta di un'alleanza programmatica basata su obiettivi chiari e di un Governo in cui la Lega Nord rappresenta una compagine fondamentale e in cui i Ministri della Lega Nord sono un esempio di concretezza, determinazione e impegno. In tema di semplificazione, riforma federale, politiche agricole, legalità e sicurezza hanno svolto un lavoro instancabile e raggiunto grandi risultati.
Vorrei soffermarmi, in particolare, sui temi dell'immigrazione, della sicurezza e della legalità. Se fare politica significa ben amministrare la cosa pubblica, credere negli obiettivi e perseguirli senza tentennamenti, allora l'azione di Governo e, in particolare, l'azione del Ministro dell'interno, Roberto Maroni, è stata esemplare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e i risultati raggiunti non hanno eguali nella storia della Repubblica. Si tratta di risultati eccezionali per quanto riguarda il controllo del territorio, la sicurezza dei cittadini, la lotta all'immigrazione clandestina, alla criminalità organizzata, alle associazioni mafiose e l'aggressione ai beni della criminalità. I numeri sono incredibili per quanto riguarda gli arresti e l'ammontare dei beni sequestrati. I cittadini sono consapevoli che il Ministro Maroni, un Ministro della Lega Nord, è garante della legalità e della loro sicurezza. Si tratta di numeri e risultati che smentiscono le accuse che vengono rivolte a questo Governo di non farsi carico della legalità. Non parole ma fatti, non parole ma rispetto delle regole.
In tema di sicurezza sono stati finalmente dati strumenti ai sindaci che ora possono intervenire sul proprio territorio. Sono state approvate disposizioni chiare e precise che consentono alle forze dell'ordine di intervenire per arrestare i superlatitanti, che danno alla magistratura la possibilità di aggredire i patrimoni e ai cittadini la possibilità di usufruire dei beni confiscati. Un'azione che, nel rispetto delle regole e all'insegna della legalità, riporta al territorio quel che al territorio era stato tolto. Un'azione concreta a tutela di tutti i cittadini onesti che per troppo tempo hanno subito la mafia e la criminalità e di cui dobbiamo ringraziare le forze dell'ordine ma, in primo luogo, il Ministro dell'interno.
FURIO COLOMBO. E i giudici!
MARIA PIERA PASTORE. Si tratta di un'azione che, affrontando i problemi della sicurezza e della legalità, ha effetti positivi anche in materia di lotta al riciclaggio e all'evasione fiscale. Siamo dinanzi ad un'azione concreta che, attraverso l'aggressione dei patrimoni, riprende un'idea di Giovanni Falcone e che un Ministro della Lega Nord ha reso possibile. Su questo tema l'istituzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'approvazione del piano antimafia sono solo le ultime iniziative di un percorso diretto a smantellare le organizzazioni mafiose e a riaffermare la legalità.
Anche in tema di contrasto all'immigrazione clandestina finalmente è stata adottata una politica di rigore e di controllo. Sono, di fatto, cessati gli sbarchi sulle nostre coste, sono stati stipulati accordi con i Paesi di provenienza degli immigrati con iniziative mai assunte in passato. La lotta all'immigrazione illegale rimane una delle priorità ed è, quindi, necessario potenziare i centri di identificazione ed espulsione. È anche necessario continuare a riaffermare che chi viene nel nostro Paese deve osservare le nostre leggi.
Anche in ambito europeo finalmente il nostro Paese si fa sentire. Penso alle posizioni Pag. 29assunte dal Ministro dell'interno in merito a Frontex, alle sollecitazioni rivolte ad ottenere una politica comune europea contro l'immigrazione clandestina extracomunitaria e, recentemente, ai problemi creati dall'immigrazione comunitaria. Sono tutti temi affrontati nell'osservanza delle direttive europee e di quelle regole di cui chiediamo il rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per quanto riguarda poi le comunità nomadi, ricordo che il censimento dei campi nomadi, iniziato nel 2008, ha portato all'individuazione di 361 campi abusivi. Si tratta di un censimento attuato con la collaborazione della Croce rossa e che è servito anche per arginare la microcriminalità ma soprattutto per tutelare i bambini ed evitare forme di schiavitù e violenze. Si tratta di un problema che si ricollega alla presenza nel nostro territorio dei cittadini comunitari. Ferma restando la libera circolazione dei cittadini comunitari, chiediamo che siano introdotte sanzioni per i cittadini europei che non rispettano i requisiti previsti dalla direttiva europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
In definitiva, il Ministro dell'interno, con grande senso di responsabilità, con grande concretezza e nel rispetto delle disposizioni comunitarie, ha introdotto finalmente dei meccanismi rigorosi. Il problema della sicurezza in tutti i suoi aspetti è stato oggetto di provvedimenti che nel comune sentire erano divenuti indispensabili ma che in passato non erano stati né pensati né attuati con la stessa determinazione. Nei cittadini è cambiata anche la percezione della sicurezza. Oggi i cittadini sono consapevoli che vi sono un Ministro e un Governo che pongono questo obiettivo tra le priorità.
Questo Governo non si è arreso all'illegalità, ma al contrario combatte quotidianamente per rendere più sicure le città e per smantellare le organizzazioni criminali. Il cittadino è finalmente al centro dell'azione di Governo. Per questi motivi, la Lega Nord ha sostenuto e sostiene l'azione del Ministro dell'interno e di tutto il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, adesso sappiamo che questa sera non avremo la crisi di Governo. Meglio. Non avremo le dimissioni del Capo del Governo, perché che il Governo sia in crisi e la maggioranza non ci sia più ormai pare fuori discussione.
Dunque abbiamo un Governo senza più la maggioranza che - anche con il suo discorso, signor Presidente del Consiglio, fatto di parole usurate dal tempo, dalle ripetizioni, dalla distanza dal Paese - ha trovato modo, per ora, di non ammetterlo, di non ammettere cioè (come si diceva una volta) proprio per tirare a campare poiché, proprio come aggiungeva quel tale, sempre meglio che tirare le cuoia.
Non ci sfuggono le ragioni, anche se rimane un mistero la ragione per cui piace al Governo continuare ad ingannarsi in tal modo. Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio non sono riuscite, infatti, nemmeno a mascherare minimamente i segni dello stress dissennato recato alle istituzioni in questa folle estate in cui sul palco del teatrino della politica c'eravate solo voi, onorevole Presidente del Consiglio.
Lascia oggettivamente senza parole ciò che è accaduto e sta continuando ad accadere. Ne richiamo alcuni capitoli per sfuggire al rischio della smemoratezza e dell'assuefazione. Primo: la più grande maggioranza della storia della Repubblica, neppure a metà della legislatura, si è ridotta allo spettacolo indecente della questua, del commercio di consensi parlamentari, cercando anche tra le file di chi è stato eletto da quanti volevano combattere la destra.
Secondo: da quasi tre mesi il dibattito pubblico italiano ruota attorno ai 60 metri quadrati di un appartamento al piano rialzato a Montecarlo. Terzo: da quattro mesi, dopo le dimissioni per scandali di due Ministri e di un sottosegretario del suo Pag. 30Governo, il Ministero che dovrebbe essere il motore della crescita economica del Paese è ancora senza titolare.
Quarto: da quattro mesi, per la precisione dal 28 maggio, quando abbiamo approvato la manovra economica, il Governo non produce provvedimenti. Quinto: nel frattempo, le due icone del sedicente Governo del fare (i rifiuti di Napoli e il terremoto dell'Abruzzo) si stanno clamorosamente ribaltando sul Governo stesso come due giganteschi bluff e lei ha avuto il buon gusto oggi di non parlarne.
Sesto: la struttura a cui venne affidata la missione di fare reinnamorare il Paese con lo Stato, ossia la Protezione civile, è stata infranta come una statuetta di terracotta e investita da un'immensa valanga di fango e corruzione prodotta da un sub-sistema di potere che ha preteso sfuggire ad ogni regola e ad ogni requisito di correttezza amministrativa.
Montesquieu, al proposito, diceva che quando si fa il deserto delle regole nasce il dispotismo. Per nascondere un paesaggio tanto desolante è stata scatenata tutta la potenza di fuoco di un dominio informativo senza paragoni se non in Russia, Bielorussia e Libia, modelli di moderna democrazia che vengono esaltati senza un minimo senso di pudore culturale ed etico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questa potenza di fuoco, fatta di due giornali quotidiani oltre ad alcuni altri fiancheggiatori, due settimanali oltre altri fiancheggiatori, cinque canali televisivi oltre altri fiancheggiatori, sei canali radiofonici oltre altri fiancheggiatori, alcuni web magazine ed alcune società di distribuzione della pubblicità, ha sviluppato una vera e propria aggressione psicologica di massa, fenomeno prima d'ora mai registrato in tali dimensioni.
Come è stato realizzato questo obiettivo?
Con la reductio informativa pressoché ad una sola notizia, allo scopo di far perdere all'opinione pubblica ogni possibilità di distribuzione dell'attenzione, ogni capacità critica, ogni senso delle proporzioni, ogni possibilità anche solo di paragonare con notizie dello stesso genere che si producevano nello stesso periodo di tempo. Insomma, una tecnica informativa semplificatoria, manipolatoria ed ossessiva in grado di produrre un condizionamento collettivo e un coinvolgimento di tutto il resto, stampa compresa. Seppur per una dinamica di controdipendenza, persino il resto del sistema politico, opposizione compresa, è costretto a discutere di cose che non lo interessavano né riguardavano l'interesse del Paese. Un capolavoro stupefacente quanto inquietante!
Tutto ciò ha fatto dire ad alcuni studiosi dei modelli democratici che quello italiano è diventato un sistema tecnicamente dispotico. A ciò dobbiamo aggiungere l'ingrediente della volgarità che l'alleato leghista, e non solo, non ci ha mai fatto mancare: un ingrediente non meno rilevante nel connotare i caratteri del dispotismo. Mi riferisco, in particolare, alla consolidata icona del dito medio, usata da signori e signore del Governo per comunicare con l'opinione pubblica e che a me pare assai più grave della stessa, pur inaccettabile, battuta che ha giustamente offeso i cittadini romani e, se consentito, anche noi abitanti di Reggio Emilia che ci onoriamo di avere nello stemma del comune lo stesso acronimo SPQR.
Si capisce allora perché persino la Chiesa si sia dovuta dichiarare angustiata per l'Italia. Per l'Italia, signor Presidente del Consiglio, che lei dovrebbe governare. Ecco il moderno dispotismo: un dispotismo che sa alternare il volto truce con quello accattivante del sorriso del «ghe pensi mi» o delle poco responsabili rassicurazioni che la crisi è ormai passata mentre la sofferenza sociale sta esplodendo a Napoli come a Milano, in Sardegna come in Sicilia. Sta emergendo infatti la sintomatologia di una insofferenza sociale che dovrebbe interpellare e inquietare soprattutto il Governo.
Non siamo i soli a pensare che il combustibile ci sia già, mancano solo i fiammiferi! Le famiglie sono in affanno, basti leggere i dati diffusi solo ieri dall'ISTAT che ci dicono di un'Italia senza crescita e senza futuro, al nord e al sud. Pag. 31Basti pensare ai precari della scuola, dell'università, dei call center che stanno perdendo persino il loro status di provvisorietà, scivolando nell'area della disoccupazione senza speranza.
Questi sono i soggetti ed i problemi italianissimi, signor Presidente del Consiglio, non monegaschi né caraibici, di cui continuate a non occuparvi. Questo è il problema, questo è lo scandalo! Ma si sa che il Paese, come in tutti i sistemi dispotici, viene sempre dopo. Persino gli industriali italiani, dopo avervi avvertito di aver perso la fiducia, oggi vi dicono che hanno perso la pazienza. Figuratevi noi! Noi che sentiamo la responsabilità di dare voce a quella parte del Paese che paga più di tutti l'assenza di Governo e che si ostina a resistere alle ripetute iniezioni di anestesia morale.
Il grande poeta portoghese Fernando Pessoa diceva che bisogna toccare il fondo per scoprire le fondamenta.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Ho finito. Il fondo quest'Italia lo ha toccato, signor Presidente del Consiglio. Le fondamenta su cui ricostruire e da cui ripartire sono lì, sono quelle che per fortuna fanno pensare e dire alla maggioranza degli italiani: meno male che c'è la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, devo dire che ho assistito agli interventi che mi hanno preceduto e - permettetemi di essere molto onesto - sono molto deluso.
L'onorevole Pezzotta ha detto che si sarebbe aspettato che il Presidente del Consiglio pronunciasse parole chiare e responsabili e invece - dice - non sono state pronunciate parole nuove.
Sarebbe facile rispondere all'onorevole Pezzotta con un vecchio detto popolare - d'altra parte, noi crediamo molto nel nostro Paese e nella sua tradizione - che dice: «Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire».
Sono convinto - per questo sono deluso - che, a prescindere dalle parole che il Presidente del Consiglio avesse pronunciato qui in quest'Aula (questa forse è la mancanza di rispetto delle istituzioni), il solito teatrino della politica sarebbe stato comunque rappresentato. Volevo intervenire sulle questioni poste dal Presidente del Consiglio nei suoi tre grandi punti toccati. Mi sono segnato le cose che ho sentito dai colleghi, con tutto il profondo rispetto.
L'onorevole Lanzillotta ha parlato di «intollerabile ipocrisia», il presidente Bindi nel suo intervento molto accalorato di «patto di potere» e di «impianto legislativo costruito sugli interessi personali». Addirittura, l'onorevole Leoluca Orlando ha parlato di «saltimbanco in un Parlamento di nominati». Chiedo a Leoluca Orlando e ai colleghi della sinistra e dell'opposizione e a coloro che in questi giorni stanno continuamente ripetendo che dobbiamo cambiare questa legge elettorale, a coloro che mi stanno ascoltando adesso alla radio o attraverso il canale satellitare del Parlamento se hanno mai sentito questi stessi miei colleghi, questi esponenti delle opposizioni quando la regione Toscana introdusse una legge, anni addietro, con la quale tolse tutte le preferenze. Fece una legge di nominati, dove non ci fu assolutamente nessuno a dire e a pronunciarsi, a schierarsi contro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Allora il problema dell'ipocrisia - cara collega Lanzillotta - non è oggettivo. È ipocrita chi ovviamente non parla della tua parte, chi non dice le cose che tu ti aspetti. Viceversa, per la stessa questione e sulla stessa sostanza è invece giusto, serio, va verso i cittadini e democratico chi invece rafforza la sua posizione. Siccome non soffriamo nessun conflitto di persecuzione nei confronti di nessun...
ROBERTO GIACHETTI. Conflitto d'interesse!
MAURIZIO LUPI. Ti piacerebbe anche questo! Guardate che l'interesse vero è quello dei cittadini e noi lo abbiamo a cuore (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Qualcuno di voi ha, invece, a cuore il proprio interesse politico. Voglio citare anch'io una frase - lo hanno fatto tutti - di un uomo importante della nostra cultura europea, Nietzsche, il quale diceva che «il pregiudizio è l'inizio dell'ideologia». Io, purtroppo, sono appassionato delle istituzioni, credo profondamente che la politica sia quella che il Presidente del Consiglio ha richiamato nel suo intervento, cioè servizio al bene comune. Noi abbiamo a cuore il Paese e siamo scesi in politica per dare un pezzo della nostra vita, delle nostre risorse e delle nostre capacità al servizio di questo Paese. Debbo dirvi con molto dispiacere che ho sentito molto pregiudizio e molta ideologia nei vostri interventi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Mi sarebbe piaciuto intervenire, discutere e confrontarci - lo dico al Presidente Bindi e agli altri colleghi di cui ho profondo rispetto - a proposito di una serie di questioni che il Presidente ha posto nel suo intervento, d'altra parte rivendicando con profondo orgoglio i risultati che ci sono stati. Parlare di bene comune, di ottimismo, di rigore e crescita, confrontarsi su ciò che è stato definito, nell'intervento, con forza e passione, il grande tema della prima eccellenza e della prima risorsa che questo Paese ha. Guardate che noi siamo abituati e abbiamo una cultura della politica come Popolo della Libertà per la quale certamente abbiamo ben presente i problemi, ma ci hanno educato e siamo stati educati innanzitutto a guardare le positività grandi che ci sono in questo Paese perché è solo dalle positività che si può partire per affrontare anche le difficoltà.
La prima grande risorsa, signor Presidente Bindi, è il capitale umano, la persona. Allora più che parlare delle occupazioni, delle scuole e dell'università perché non ci confrontiamo seriamente sulla riforma dei licei che abbiamo voluto e che è stata approvata? Perché questa estate, mentre il teatrino della politica è andato in onda e in scena, non ho sentito un esponente politico dell'opposizione intervenire, magari criticamente e duramente, sulla riforma dell'università che al Senato abbiamo approvato, che è epocale, che cambia radicalmente una sfida che ci era stata posta da tutti i cittadini? Perché non entriamo mai nel merito e stiamo sempre nel teatrino?
Mi sarebbe piaciuto, inoltre, confrontarmi anche - criticamente o meno - su quello di cui il Presidente del Consiglio ha parlato nella sua relazione, cioè un grande tema: sempre nelle difficoltà ci si rivolge alle istituzioni.
Se c'è un dato oggettivo e serio che tutti noi abbiamo percepito, anche girando tra la nostra gente, è che lo Stato, non nel senso dello Stato oppressore che opprime i cittadini, ma dello Stato che si assume le sue responsabilità e difende la libertà e la responsabilità dei cittadini, è tornato ad essere presente, è tornato ad essere vicino (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi ci riempiamo la bocca ogni volta che la Chiesa ci richiama alle grandi questioni, ma, anche qui, sempre con pregiudizio e ideologia, tiriamo la tonaca della Chiesa quando questa viene nei nostri riguardi, quando parla per noi. Per cui, se richiama ad una cosa nel nostro interesse, viva la Chiesa e viva il Papa; se, invece, richiama ad altri temi, abbasso la Chiesa e abbasso il Papa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Parliamo di dignità della persona: ma i 30 mila clandestini che sbarcavano nel nostro Paese e che erano rinchiusi in quei luoghi che non erano umani, senza dignità, senza rispetto di quello che erano, erano trattati come esseri umani o come bestie?
FURIO COLOMBO. Ci sono ancora!
MAURIZIO LUPI. E il fatto che non entrino più, che non vi siano più sbarchi di Pag. 33clandestini e che, come ha ricordato il presidente Cazzola... (Commenti del deputato Colombo). Questa è esattamente la differenza tra il pregiudizio, l'ideologia e noi che, invece, abbiamo una concezione dell'avversario, che comunque vogliamo sempre assicurare.
PRESIDENTE. Onorevole Colombo, Presidente Lupi.
MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, vado avanti, perché il tempo ovviamente stringe. Lei, Presidente Bindi, ha parlato del fallimento dei Governi o del fallimento del partito. Anche qui voglio chiarire una cosa (almeno questa è la nostra concezione di politica): il fallimento del Governo, dei partiti o dei progetti politici non lo decidono la maggioranza e l'opposizione, ma i cittadini. Questa si chiama democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Non abbiamo votato nel nostro Paese sessant'anni fa: vi sono state tre elezioni durante i due anni e mezzo di Governo del centrodestra e del Presidente del Consiglio. In tutte le tre elezioni, la prima che ci ha chiamato a governare, la seconda per il Parlamento europeo e la terza, delle elezioni regionali, i cittadini, che decretano il fallimento dei progetti politici e dei Governi, ci hanno dato sempre e comunque un'ampia maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questi sono i fatti! Le altre sono opinioni e, purtroppo, dietro questa visione diversa, oggettivamente diversa, si nasconde una concezione: in tutti questi quindici anni, a proposito del richiamo al cardinal Bagnasco, che richiama in merito ai personalismi, dico a chi ci ascolta: cosa è successo? L'opposizione ha ridotto la politica ad un personalismo, cioè alla descrizione che il problema del sistema politico italiano è il Presidente Berlusconi e che Berlusconi è il nemico da abbattere. Se richiamo deve esserci, forse, ognuno lo prenda innanzitutto per sé. Ma la vera anomalia non è il Presidente Berlusconi, che è stato eletto dai cittadini, ma è che non si considera che la democrazia è sovrana e che i cittadini scelgono chi li deve governare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi abbiamo profondo rispetto verso i cittadini, sia che scelgano il centrodestra, il Popolo della Libertà o il Presidente Berlusconi, sia laddove dovessero scegliere, come è già capitato - dico malauguratamente - il centrosinistra, perché la democrazia è sempre il profondo rispetto, la profonda decisione di avere nella propria azione l'altro come punto e risorsa della nostra azione comune. Servire il bene comune e servire l'Italia, questo è il compito del Presidente del Consiglio, del nostro Governo e del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato un discorso programmatico importante in una fase cruciale e delicata per il nostro Paese; un discorso, però, signor Presidente del Consiglio, che ci è sembrato una via di mezzo tra il libro dei sogni e il programma elettorale.
Abbiamo, infatti, la convinzione che, a fronte di importanti domande che salgono dalla società sui temi della sicurezza, del Mezzogiorno e della legalità, la crisi sociale ed economica che sta attraversando in lungo e in largo il Paese sia ancora una volta rimasta fuori. Avremmo voluto sentire parlare di crescita, di innovazione e di competitività, di sostegno alle imprese.
A queste parole corrispondono obiettivi concreti, come investire in tecnologia, aumentare la produttività e rilanciare la green economy, per raggiungere la grid parity tra fonti energetiche. Restituire slancio alle prospettive di sviluppo del Paese sarebbe dovuto essere il primo dei propositi.
Così come avremmo voluto sentir parlare di quell'occupazione, entrata in sofferenza con la contrazione del fatturato aziendale, quando la disoccupazione falcidia ormai le prospettive dei giovani. Pag. 34Queste sono purtroppo le vere e reali emergenze italiane, problemi strutturali e contingenti che certamente vengono da lontano, ma che richiedono oggi, e non domani, una risposta concreta ed efficace.
Signor Presidente, di questo e non di altro, qui e oggi, avremmo voluto discutere. Certamente non avremmo voluto discutere di un federalismo, su cui è impossibile confrontarci per le insidie che pare nascondere, così come del capitolo giustizia, dove le priorità sono quelle del cittadino messo di fronte all'inefficienza del servizio.
Come si può, in sintesi, non vedere che la politica richiede in questo momento un ruolo attivo di coesione e non solo di difesa particolare?
Tali sono i motivi per i quali i Liberal Democratici non potranno condividere le basi su cui poggia la prospettiva, che le sue parole stanno qui rappresentando (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal democratici-MAIE e del deputato Ria).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, ancora una volta, anche oggi, lei ha fatto uso delle sue doti di imbonitore, peraltro, ampiamente riconosciutele da Indro Montanelli, che usava un altro termine. L'Italia dei Valori non concederà la fiducia al suo Governo per motivi etici, politici e programmatici.
Lei ha ripetuto oggi uno show da piazzista, ripetendo le stesse promesse che in questi anni ha fatto più volte agli italiani senza realizzarle (neanche l'emergenza rifiuti della quale invece ha voluto farsi onore). In questi due anni il Paese è sprofondato in una delle più gravi crisi economiche dal dopoguerra, senza che il suo Governo abbia fatto nulla per sostenerlo.
In campagna elettorale aveva promesso un milione di posti di lavoro: rispetto a due anni fa c'è un milione di posti, ma in meno, tra i 500 mila già persi e gli altrettanti che si perderanno nei prossimi mesi.
Aveva promesso l'abbattimento del debito pubblico: negli ultimi due anni esso è cresciuto di 175 miliardi di euro, una montagna, arrivando al massimo storico. Siamo gli ultimi in Europa, altro che i più bravi! Siamo lontani per crescita da Germania, Francia, Gran Bretagna, ma persino dalla Polonia e le spese dello Stato hanno continuato a correre e in particolare quelle della Presidenza del Consiglio e così la pressione fiscale è cresciuta.
Lei ha fatto di nuovo la promessa della riduzione delle tasse a cittadini e a imprese, ma in realtà, con la manovra economica di luglio, ha tagliato 14 miliardi di euro agli enti locali, costringendoli a mettere le mani nelle tasche dei cittadini, che diventano sempre più poveri. Anche oggi ha promesso la lotta all'evasione, ma il suo Governo, in questi due anni, ha aiutato gli evasori, li ha coperti. Pensiamo alla vergogna dello scudo fiscale, un regalo a quanti hanno esportato illecitamente capitali all'estero e, tra essi, evasori, corruttori, mafiosi. Altro che lotta alla criminalità organizzata! E non è stata fatta nessuna lotta ai paradisi fiscali, dove pure le sue aziende familiari sono presenti alla grande.
Ecco, parliamo delle aziende familiari. In questo campo lei ha governato bene, ma a loro vantaggio. Quante volte, nelle pieghe delle leggi dello Stato, abbiamo scoperto interventi a favore di Mediaset, dal provvedimento sui tetti alla pubblicità televisiva al recente condono fiscale? La nostra credibilità internazionale è scesa a livelli mai visti e basta leggere la stampa estera per rendersene conto.
Con il suo ritorno al Governo siamo di fronte ad un'emergenza etica, tante e gravi sono le inchieste giudiziarie nelle quali ella risulta ancora coinvolto e dalle quali, grazie alle numerose leggi ad personam che è riuscito a fare approvare, è riuscito in larga parte a sfuggire. Ne è sfuggito ma non assolto: per lo più è salvato dalle prescrizioni dimezzate grazie a quelle leggi, che sono leggi ad personam, leggi «ad azienda» e persino leggi «a partito». Pag. 35
Questi sono i veri risultati del suo Governo con il favoritismo alla corruzione attraverso il sistema della Protezione civile, la cricca che ne è conseguita e attraverso le vicende della P3, dopo quelle della P2, che lei conosce bene avendone fatto parte.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO BORGHESI. Potremmo dire che si è passati dalla corruzione in atti giudiziari alla corruzione in atti parlamentari. Poiché la sentenza Mills ha detto che il Presidente del Consiglio è un corruttore in atti giudiziari, ha pagato un prezzo. Conosceremo a breve il prezzo di quella in «atti parlamentari». Altro che richiamo ai responsabili! Li vedremo e vedremo anche posti di Governo e sottogoverno con cui poi saranno ripagati.
Signor Presidente del Consiglio, si dimetta, vada in pensione! È ora che gli italiani siano governati da persone prive di sospetti che possano davvero pensare alla risoluzione dei loro gravi problemi e che possano meritare davvero la loro fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaffini. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZAFFINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi guardiamo alle cose fatte e non alle beghe politiche che in questo momento stanno avvilendo la politica nazionale, guardiamo alle cose fatte e a quelle da fare, ai numeri raggiunti e a quelli da raggiungere, perché siamo in politica per cambiare questi numeri e per far tornare i conti ai nostri cittadini.
È per questo che voglio mettere in evidenza le leggi importanti che, grazie anche all'apporto della Lega Nord, questo Governo sta mettendo in campo. In questa legislatura si è registrata una ricca produzione normativa in materia tanto della tutela dei prodotti italiani, quanto del rafforzamento dell'azione a contrasto dei fenomeni di contraffazione.
Un traguardo importante è stato ottenuto con la promulgazione della legge n. 55 dell'8 aprile 2010, la cosiddetta legge Reguzzoni-Versace, che assicura la riconoscibilità e la tracciabilità dei nostri prodotti nei comparti tessile, pelletteria e calzaturiero. La stessa introduce infatti - in linea con quanto avviene in altri Paesi come gli Stati Uniti, il Giappone, l'India ed altri ancora - un sistema di etichettatura obbligatoria per la valorizzazione dei nostri prodotti che consente alle imprese di qualificare la propria produzione attraverso l'indicazione sull'origine e le fasi di lavorazione del prodotto ed ai consumatori, finalmente, di avere maggiori informazioni sulla qualità e la sicurezza delle merci acquistate: è importante, non dimentichiamolo.
Alla legge si riconosce il merito di aver creato un contesto normativo in grado di offrire alle imprese che producono in Italia adeguati strumenti per difendersi dalla concorrenza di chi, senza scrupoli, immette sul mercato prodotti di qualità estremamente bassa e spesso dannosi per la salute umana, facendoli passare come made in Italy ma che di italiano non hanno davvero niente, poiché interamente prodotti all'estero.
Parallelamente, con la legge 23 luglio 2009, n. 99, sono stati rafforzati gli strumenti di lotta alla contraffazione anche sotto il profilo penale. In questo contesto è stato istituito il Consiglio nazionale anticontraffazione con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento delle azioni intraprese in materia di lotta alla contraffazione da parte delle amministrazioni coinvolte.
L'Italia - non bisogna dimenticarlo - è uno dei Paesi maggiormente danneggiati dalla contraffazione, dal momento che presenta una struttura produttiva prevalentemente composta da piccole e medie imprese, che faticano a contrastare da sole la concorrenza proveniente dal mercato del falso, con una inevitabile perdita di competitività.
Fino ad ora abbiamo visto la completa indifferenza del centrosinistra: è finita l'epoca del buonismo di Prodi, che addirittura, Pag. 36se non indifferente, poteva dirsi anche incentivante verso certi tipi di comportamenti. Stando ai dati (faccio adesso un breve excursus sui numeri del grosso business che cerchiamo di fermare a favore dei nostri produttori), il mercato del falso nel nostro Paese ha realizzato nel corso del 2008 un fatturato di 7 miliardi e 107 milioni di euro e le perdite per il bilancio dello Stato, in termini di mancate entrate fiscali, sono state calcolate in 5 miliardi e 281 milioni di euro, mentre i posti di lavoro sottratti all'economia regolare (questo è un dato veramente da rimarcare) e che potevano essere recuperati, se fosse già esistito un limite alla contraffazione, sono stati 130 mila.
Secondo il Censis se si riportasse il fatturato complessivo della contraffazione sul mercato legale si genererebbe una produzione aggiuntiva ed indotta per un valore di quasi 18 miliardi di euro, con un valore aggiunto di circa 6 miliardi, che fornirebbe nuovi stimoli al mercato attivando anche nuova occupazione regolare.
Bisogna tuttavia rilevare che i sequestri dei prodotti contraffatti hanno registrato un notevole aumento nel 2009 rispetto all'anno precedente: in particolare nel settore della moda, con oltre 32 milioni di sequestri, in quello dei beni di consumo e quello dei giocattoli, con oltre 22 milioni di sequestri.
Ci stiamo quindi impegnando veramente per sostenere le nostre imprese in questa difficilissima situazione, anche perché - come abbiamo detto all'inizio - l'Italia è un Paese a rischio di perdita di competitività a causa del mercato del falso.
Oltre, infatti, a disporre di una struttura produttiva che ha difficoltà ad attrezzarsi adeguatamente per contrastare il fenomeno, ha anche una significativa quota di produzione, quella del made in Italy appunto, che risulta maggiormente esposta alla concorrenza sleale dei prodotti contraffatti. La tutela del made in Italy è quindi per noi un punto fondamentale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO ZAFFINI. In conclusione, il Governo sta facendo bene, sta facendo tante cose e la Lega difende i nostri prodotti. Deve finire l'epoca dei prodotti senza frontiere e senza origine: è finita l'epoca dei campioni della globalizzazione senza regole. Si potrebbe fare di più, l'Europa potrebbe aiutarci di più, ma finché la Lega c'è, vi sarà anche la difesa dell'identità e dei nostri prodotti. La Lega c'è e il Governo c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito riprenderà alle ore 14,30.
(Annunzio di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Cicchitto n. 6-00044, Reguzzoni n. 6-00045 e Bocchino e Lo Monte n. 6-00046 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni), di identico contenuto. Tali risoluzioni sono in distribuzione.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 14,35.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione)
PRESIDENTE. Riprendiamo lo svolgimento della discussione sulle comunicazioni del Governo.
È iscritto a parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, non vedo l'onorevole Berlusconi, comunque vorrei iniziare il mio intervento, ricordando una sua affermazione del lontano 1994, al momento della sua discesa in campo. Berlusconi affermò allora: «Vi dico che è possibile farla finita con una politica di chiacchiere incomprensibili, di stupide baruffe e di politica senza mestiere». Sono passati 16 anni, il Presidente Berlusconi ha governato per 8 e negli ultimi 9 ha governato 7 anni. La situazione generale del Paese si è notevolmente aggravata. L'Italia è da mesi senza un Governo. Abbiamo raggiunto un livello di imbarbarimento nel rapporto fra i vari livelli istituzionali senza precedenti: domina incontrastata la volgarità, di cui abbiamo avuto degli esempi anche negli ultimi giorni.
Vorrei dire all'onorevole Lupi, che ci ha accusato di teatrino della politica nel mese di agosto: avete fatto tutto da soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo teatrino lo avete messo in piedi voi e nessun altro ed è stato molto confuso.
Abbiamo ascoltato stamani la citazione dell'onorevole Berlusconi su Calamandrei. A me è venuta in mente un'affermazione di Voltaire, quando diceva: è triste avere tante idee e non conoscere con precisione la loro natura, lo ammetto, ma è assai più triste e stupido credere di sapere quello che non si sa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infatti l'impressione, lungo queste settimane, è stata esattamente questa.
Il Presidente Berlusconi ha fatto un appello al partito unico dei moderati e ha ricevuto in tempo reale due risposte da parte dell'onorevole Fini. Mi sono divertito a guardare anche l'orario di emissione di queste agenzie; alle 13,02 il gruppo finiano ha detto: fiducia inevitabile; alle 13,03 ha detto: da martedì prende avvio la formazione di un nuovo partito, ed ha aggiunto che vi sarà sui testi della giustizia un esame puntuale dei provvedimenti che riguarderanno questo problema delicato.
Quindi è una situazione che rimane intatta dal punto di vista del quadro politico. Il suo Governo, onorevole Berlusconi, otterrà la fiducia, ma tutto rimarrà come prima. Lei dovrebbe prendere atto che non ha più una maggioranza e trarne le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per liberare il Paese dalla situazione di stallo nella quale si trova. Lei ha parlato alla sua maggioranza, non al Paese. Stamani questo fatto mi ha molto impressionato. Nel suo intervento il Paese reale non è esistito. Lei non ha parlato assolutamente dei problemi che riguardano la vita degli italiani, non ne ha fatto assolutamente cenno.
Sono scomparse le questioni che sono state ben sintetizzate, in questi giorni, da vari commentatori: mi riferisco al fatto assai grave che sono state derubricate dall'agenda politica del Paese.
Vorrei sintetizzare un'editoriale riportato su La Stampa, che ho trovato assai efficace da questo punto di vista, in cui Deaglio scrive: «Per chi vive in un mondo di appartamenti a Montecarlo, di società off-shore, di feste di partito, di simboli artificiali, come quello del sole padano, è probabilmente difficile immedesimarsi nei problemi di chi ha un solo appartamento con mutuo da pagare e la cui festa principale consiste nel vedersi riconfermato un lavoro precario. Eppure questa è la situazione di milioni di italiani; e il loro numero, purtroppo, sta crescendo abbastanza rapidamente» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Colleghi, al di là dei teatrini, noi ci vogliamo rivolgere a questa parte d'Italia: ci vogliamo rivolgere ai precari della scuola, che sono alle prese con un avvenire incerto; ci vogliamo rivolgere ai cassaintegrati, Pag. 38che rischiano di vedere confermata la cassa integrazione, con la perdita del posto di lavoro; ci vogliamo rivolgere a quel 30 per cento di giovani disoccupati, che non trovano uno sbocco per la loro attività lavorativa; ci vogliamo rivolgere a quei dipendenti pubblici e privati che hanno visto cadere drasticamente la capacità d'acquisto dei loro salari; ci vogliamo rivolgere a piccoli e medi imprenditori, che sono alle prese con problemi crescenti; ci vogliamo rivolgere a quelle donne che non riescono a trovare lavoro.
A tale proposito, colleghi, se mi è consentito, anche per porre fine ad una discussione astratta con riferimento al quoziente familiare (se farlo, oppure no), scegliamo una strada dritta, che è quella di prevedere robuste e consistenti detrazioni per i figli e per le donne lavoratrici e incrementare la politica per i servizi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è una visione moderna e dinamica del ruolo della famiglia e anche dell'affermazione della donna nelle varie attività professionali.
È mancato il Paese reale, dunque. Tuttavia, me lo sono anche chiesto - e mi rivolgo a lei, onorevole Vito - probabilmente, la ragione è che non avete un'idea dello sviluppo di questo Paese. È accaduto un fatto inedito rispetto agli ultimi anni: addirittura la Confindustria, che è stata prodiga di riconoscimenti nella fase iniziale del Governo, ha affermato non solo che i risultati ottenuti dall'Italia la pongono agli ultimi posti fra i Paesi industrializzati rispetto alla crisi, ma ha anche avanzato la proposta di mettere in campo la possibilità di realizzare un nuovo patto sociale, che dovrebbe significare un Governo in grado di accompagnarlo. Allora la pensavo diversamente, ma questo è accaduto nel 1984 e nel 1992 con Amato e Ciampi, quando i Governi sono stati in grado di interpretare la parte migliore della contrattazione fra le forze sociali e andare avanti.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, mi consenta di svolgere un ultimo riferimento. Sono mancate parole come «lavoro», «cultura», «università» e «ricerca». Dobbiamo iniziare da qui, se vogliamo un patto sociale per lo sviluppo e se vogliamo dare una risposta seria al problema degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Moffa a cui ricordo che ha sette minuti e trenta a disposizione. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente della Camera, onorevoli colleghi deputati, signor Presidente del Consiglio dei ministri, il discorso che lei oggi ha fatto alla Camera è un discorso asciutto, è un discorso essenziale nella enunciazione dei temi che sono al centro dell'agenda politica. È un discorso profondamente rispettoso di quel programma elettorale al quale noi di Futuro e Libertà per l'Italia ci siamo sempre rapportati come alla bussola che deve orientare l'azione del Governo. Potremmo dire, senza enfasi, che lei oggi ha, di fatto, aperto una nuova fase della legislatura; lei ha posto le basi per quel patto di legislatura da noi più volte richiamato per superare una oggettiva situazione di afasia nella quale, in qualche modo, annaspava quel progetto innovativo e, in qualche modo, si riduceva quello spirito riformatore che era alla base del patto sottoscritto con gli elettori. Lei ha iniziato il discorso parlando del ruolo del Parlamento e ricentrando sul Parlamento l'azione del Governo; lei ha detto che, con questa logica e con la prospettiva di raggiungere il bene comune, occorre andare avanti con saggezza e realismo. Sono parole di responsabilità delle quali noi prendiamo atto, anche parole di equilibrio che, in qualche modo, superano quel clima avvelenato dei giorni scorsi, parole che in qualche modo indicano il tentativo di recuperare senso alla politica e di portare il confronto in Parlamento su un piano di grande responsabilità rispetto al Paese - lei ha detto -, rispetto ai giovani, rispetto alle imprese, rispetto alle famiglie italiane; lei Pag. 39ha anche richiamato nel suo intervento alcuni elementi che erano alla base del dibattito che Futuro e Libertà per l'Italia e il Presidente Fini, per primo, aveva aperto proprio per far sì che si uscisse da una fase (determinata anche dalla crisi economica e finanziaria globale nella quale siamo ancora immersi) che ha portato il Governo - lo abbiamo ripetuto in varie occasioni - a svolgere un'azione di contenimento rispetto ad una crisi che rischiava di essere devastante per la nostra economia, ma è nella consapevolezza che da quella crisi ancora non siamo fuoriusciti in maniera concreta e decisa, che partiva la nostra azione di stimolo per far sì che si passasse ad una fase più forte, sotto il profilo riformatore, che si mettesse finalmente in campo quel profilo di riforme concrete, strutturali che servono al Paese per uscire dalla crisi.
Lei oggi ha enunciato alcuni temi che sono presenti alla coscienza di ognuno, che allargano anche il confronto con l'opposizione; penso ai temi infrastrutturali, dove evidentemente c'è la necessità di delineare una politica di sviluppo che non richiami una politica industriale di tipo dirigista, ma che metta il Paese nelle condizioni di recuperare un suo posizionamento competitivo in quella che sarà la nuova geografia mondiale della competizione globale, per capire esattamente che cosa occorre fare per aiutare il sistema imprenditoriale delle grandi, ma soprattutto delle piccole e medie imprese che non hanno bisogno, evidentemente, di avere incentivi sul prodotto finale, ma hanno bisogno di essere sostenute in quel grande processo di riorganizzazione, in quel grande lavoro di riposizionamento dei processi produttivi, di formazione e di innovazione. Ecco l'importanza di finanziare la ricerca, di intervenire con provvedimenti adeguati che stimolino la capacità di rinnovamento e di innovazione tecnologica del sistema imprenditoriale. Lei ha parlato dei giovani, che sono quelli, e ne siamo estremamente convinti non da oggi, che pagano più di altri il conto elevato della crisi: la riduzione degli occupati tra i venti e i trentaquattro anni è stata sette volte superiore a quella degli anziani; le nuove assunzioni sono diminuite del 20 per cento, i salari d'ingresso sono fermi a quindici anni fa. Io credo che proprio su quei temi il confronto debba essere alto, costruttivo e produttivo.
Abbiamo bisogno di capire cosa scenderà per li rami di provvedimenti conseguenti, che dicono esattamente quello che è nel percorso riformatore di un Governo degno di questo nome, e di un patto di legislatura, che guardi a quelli che molti economisti ci indicano come i fattori nevralgici sui quali intervenire per rimettere in moto la nostra economia.
È stato scritto che per accrescere la produttività - ed io condivido - servono, innanzitutto, regole diverse per utilizzare al meglio gli impianti: orari, turni, straordinari, unendo l'obiettivo di più margini per l'impresa e più retribuzione detassata per i dipendenti. Questa è la grande riforma fiscale che gli italiani, le famiglie e le imprese attendono, rispetto alle quali, certo, occorre intervenire con il quoziente familiare, ma occorre sollevare le imprese dall'onere della pesante burocrazia e da quei balzelli che non consentono di decollare nel momento stesso in cui bisogna riposizionarsi sui mercati. Abbiamo bisogno di un nuovo capitalismo e di un nuovo rapporto con le aziende, che va misurato nella sua qualità, anche di un intervento politico, che non sia passivo ma indichi una direzione.
Leggendo quello che scrive la Consob, in merito alla situazione davvero impressionante nella quale naviga il nostro sistema finanziario, con un mercato azionario italiano che è ridotto a poca cosa, si evince che alla fine del 2009 le società quotate in borsa erano 280, e capitalizzavano 457 miliardi di euro, pari al 30 per cento del PIL. La capitalizzazione della borsa di Milano - e questa è ovviamente l'analisi che propone il presidente della Consob - risulta oggi circa la metà di quella di Francoforte, poco più di un terzo di quella di Parigi e un quarto di quella di Londra; ciò vuol dire che su questi elementi dobbiamo intervenire con grande determinazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, concludo, e chiedo scusa se c'è qualche piccolo «sforamento» del tempo a mia disposizione.
A lei, signor Presidente, che giustamente ci richiama al senso di responsabilità, al bene comune, alla necessità di chiudere - in qualche modo, come lei ha fatto - con un appello ai moderati e ai riformatori di tutti gli schieramenti, come elemento dal quale ripartire per questa seconda fase della legislatura, io consegno quello che è il pensiero, molto breve, di un'illustre pensatrice, Bachmann, che diceva: «In ogni testa c'è un mondo e ci sono delle aspirazioni che escludono qualsiasi altro mondo e qualsiasi altra aspirazione. Eppure noi tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri se vogliamo che qualcosa vada a buon fine» (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà per dieci minuti.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, il dibattito politico che stiamo affrontando oggi è un atto di serietà, di responsabilità e di chiarezza che il Governo ha voluto offrire al Parlamento e al Paese. Si tratta di un chiarimento che si rende necessario alla luce di un fatto politico e parlamentare rilevante: la costituzione di un nuovo gruppo, quello di Futuro e Libertà per l'Italia.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 14,55)
SIMONE BALDELLI. Al riguardo mi si conceda una breve riflessione. Si tratta di una novità che non ha precedenti storici, nel senso che se è vero che ci sono stati leader di partito che hanno ricoperto l'incarico di Presidente di una delle due Assemblee del nostro Parlamento, è altrettanto vero che non si è mai verificata prima la circostanza per la quale un Presidente in carica di un'Assemblea ispiri la costituzione un nuovo gruppo parlamentare che si riconosce nelle sue posizioni politiche.
Questo elemento inedito nel nostro panorama politico parlamentare - al di là del percorso che ha portato a questa situazione di fatto, comunque lo si voglia giudicare - suscita riflessioni ed interrogativi aperti in ordine alla distinzione dei ruoli e al rapporto tra le prerogative e i poteri - alcuni dei quali discrezionali - che appartengono al ruolo di Presidente della Camera, da un lato, e a quelle politiche-istituzionali proprie dei gruppi parlamentari dall'altro.
È comunque noto che all'origine del dibattito che oggi affrontiamo ci sia stata una discussione relativa alla leadership all'interno del PdL; discussione che considero singolare anche nella tempistica, poiché giunta, paradossalmente, all'indomani di una vittoria elettorale (quella delle regionali, anzi, per la precisione all'indomani di una lunga serie di vittorie elettorali che hanno premiato l'operato del Governo) e non, come sarebbe stato più facile immaginare, dopo una sconfitta.
Ma al di là delle dinamiche interne al Popolo della Libertà e al modo di concepire l'evoluzione e la dinamica interna di questo soggetto, oggi, in quest'Aula, la verifica parlamentare ha per oggetto la collocazione politica formale di questo nuovo gruppo parlamentare e delle nuove componenti sorte in seno al gruppo Misto in rapporto con la premiership e con il progetto di Governo del quale il Presidente del Consiglio Berlusconi ci ha parlato nel corso delle comunicazioni rese stamani.
La questione della premiership e del programma di Governo sono diverse ma intimamente collegate tra di loro e sono talmente attuali che si trovano all'ordine del giorno anche nel dibattito interno all'opposizione. Sono questioni che vanno affrontate con serietà e rispetto reciproco, perché sono parte sostanziale dell'agenda del nostro sistema politico e istituzionale e perché attraverso di esse passa la sfida della crescita e dell'ulteriore maturazione Pag. 41di un sistema che troppo spesso appare, per alcuni versi, acerbo e incapace di trovare in se stesso la forza di autoriformarsi.
La nostra recente democrazia bipolare, che origina negli anni Novanta con il fenomeno dell'elezione diretta dei sindaci e che si evolve attraverso molti passaggi (leggi elettorali per giungere all'indicazione del nome del candidato Premier nei simboli delle liste elettorali per il Parlamento nazionale), ha avuto un'accelerazione nel 2008 nei due schieramenti, il centrodestra e il centrosinistra, con la costituzione, come ricordava oggi il Presidente del Consiglio in Aula, del Partito Democratico, da un lato, e del Popolo della Libertà, dall'altro. Si è trattato di due progetti politici opposti ma paralleli che inevitabilmente hanno costituito, da subito, insieme a un fenomeno ormai storicamente consolidato nella sua vocazione territoriale come la Lega Nord, gli assi portanti del nostro sistema politico. Si è trattato, a mio avviso, di scelte coraggiose, con fusioni di tradizioni, storie e sensibilità diverse, ma destinate a evoluzioni e a percorsi politico-organizzativi anche sperimentali proiettati verso sintesi innovative tra, a voler usare due categorie note e se si vuole per alcuni aspetti antiche o forse anche superate, destra e sinistra all'interno dei vari schieramenti, sia per quanto riguarda l'elaborazione di una cultura politica che sia premessa all'azione di Governo, sia per quanto riguarda il rapporto attivo con il territorio.
Questi percorsi, in entrambe le parti, non sono stati privi di scosse di assestamento interno anche significative che, a volte, hanno avuto ripercussioni sulla vita parlamentare, come nel caso del nuovo gruppo di cui ho parlato prima e come nel caso dell'Alleanza per l'Italia per quanto riguarda la sinistra. A differenza del Partito Democratico, però, il Popolo delle Libertà nel 2008, grazie anche al Governo Prodi allora in carica, le elezioni le ha vinte con ampio margine così come, del resto, ha fatto in tutti gli appuntamenti elettorali, come ricordava prima l'onorevole Lupi, successivi al 2008, svolti con i più disparati sistemi di voto.
Il significato e la ragione politica di queste vittorie è semplice: gli elettori hanno dato fiducia al candidato Premier Silvio Berlusconi e al programma di Governo di questa maggioranza in tutte le sue diverse componenti che sinora l'hanno composta - Popolo della Libertà, Lega, Movimento per le Autonomie, Noi Sud Libertà e Autonomia e altri ancora - ha saputo portare avanti in questi due anni difficili e complessi. Oggi in questa sede la questione di fiducia viene sottoposto a un'importante verifica parlamentare. Rispondere sì all'appello nominale, durante la chiama del voto di fiducia che avrà luogo questa sera, significa affermare che chi ha vinto le elezioni ha il diritto di governare per 5 anni, portando a termine il proprio programma di Governo per l'intera legislatura. In questo senso ritengo che i deputati del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia, alcuni dei quali sono autorevoli componenti di questo Governo e che pure sono stati eletti nelle liste di un Popolo della Libertà sul cui simbolo campeggiava la scritta «Berlusconi Presidente», abbiano in questa sede l'occasione di dimostrare quello spirito di lealtà nei confronti degli elettori a cui spesso, in queste settimane, essi stessi si sono richiamati.
Vi è poi un secondo significato insito nel voto di queste risoluzioni su cui il Governo ha inteso, con coraggio e responsabilità, preannunziare, già nella giornata di ieri, la posizione della questione di fiducia. Chi vota sì alla chiama di questa sera dice «no» a quella logica da «giochini di palazzo» secondo la quale, con la scusa della crisi o di voler modificare una legge elettorale che tra l'altro funziona, qualcuno potrebbe incappare nella tentazione di dar vita a un qualche genere di mostro politico e istituzionale per impedire, a chi ha vinto le elezioni, di governare e anche per impedire, allo stesso tempo, di tornare a chiedere il voto degli elettori con l'auspicio, magari, di portare Pag. 42al Governo, senza la benedizione delle urne, proprio quelli che le elezioni le hanno perse.
Dunque, queste sono, a nostro avviso, le ragioni dell'importanza del dibattito che stiamo affrontando e del voto di fiducia che affronteremo questa sera. Abbiamo visto stamattina un Presidente del Consiglio forte e combattivo, serio e propositivo. Nelle sue mani tanti italiani hanno riposto con fiducia il bene più caro che c'è in una democrazia: il voto.
Abbiamo il dovere di essere all'altezza di questa fiducia e di continuare ad andare avanti con quella che Berlusconi ha definito la strategia Paese di rigore e crescita, sapendo bene di avere di fronte una situazione non semplice, né sul piano sociale, né su quello economico, ma sono certo che saremo ancora capaci, così come abbiamo dimostrato di esserlo già in questi anni,di compiere scelte di grande responsabilità nell'interesse generale del Paese e di saperle sostenere con la presenza, con la dignità, con il lavoro quotidiano anche in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.
LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, noi di Noi Sud ci schieriamo e votiamo a favore della fiducia posta dal Presidente del Consiglio in continuità con quella che è stata la nostra posizione politica in questi anni e nel rispetto della volontà popolare degli elettori che ci hanno delegato a rappresentare le ragioni del sud nel centrodestra con Berlusconi Presidente.
Apprezziamo della relazione del Presidente sul lavoro di questi anni particolarmente gli ottimi risultati ottenuti nel settore delle infrastrutture (l'inizio del ponte sullo stretto, l'infaticabile opera di contrasto alla criminalità organizzata, la presentazione di un convincente programma per il Mezzogiorno). Il fatto che 27 dei 30 grandi latitanti siano stati consegnati alla giustizia è straordinario, un successo mai conseguito da nessun Governo precedente, così come la cospicua entità delle risorse confiscate alla criminalità organizzata: oltre 16 miliardi di euro. Allo stesso modo, segnaliamo in questi anni di Governo la lotta all'evasione fiscale e il recupero di ingentissime somme.
Riguardo alle politiche per il sud riconosciamo la straordinaria opera di concertazione del Ministro Fitto per un ottimale utilizzo delle risorse dei fondi comunitari e nazionali. Ricordiamo come in questi anni, soprattutto nelle regioni del precedente Governo di centrosinistra (la Campania, la Calabria), ci siano stati miliardi e miliardi di euro inutilizzati.
Apprezziamo anche l'inizio di alcune forme di fiscalità di vantaggio, lo stanziamento di grandi risorse economiche nazionali, tutte a favore del Mezzogiorno, e sosteniamo il percorso in progressione della riforma sul federalismo fiscale in un'ottica di responsabilità degli amministratori locali nel Governo del territorio.
Ma questo periodo di buon Governo è stato costantemente insidiato dal conflitto che ormai da quindici anni lacera il Paese: l'attacco del sistema giudiziario al Presidente del Consiglio e finanche alla funzione legislativa del Parlamento, la pretesa di una parte della magistratura di contestare addirittura l'emanazione di alcune leggi, in spregio della democrazia parlamentare e del principio di separazione dei poteri che Montesquieu ha posto alla base delle democrazie moderne.
È in tale contesto che purtroppo alcuni ex esponenti del Popolo della Libertà sono caduti nella tentazione di utilizzare la morale, o peggio il moralismo, come strumento di lotta politica, ma il moralismo è un'arma delicatissima e pericolosa soprattutto per chi la stringe tra le mani e non ci sorprende se poi è scoppiata nelle mani di chi qualche volta l'ha usata a sproposito. È scoppiata nelle mani di Di Pietro in questi anni e purtroppo anche di alcuni amici del PdL e questo ha portato il Paese ad una degradante sequenza di conflitti, mettendo a rischio anche il consenso generale dei cittadini verso la politica. Pag. 43
Noi vogliamo essere franchi e dire cose come stanno: comprendiamo le ambizioni politiche e anche una certa mortificazione personale del Presidente Fini che, avendo partecipato alla fondazione del Popolo della Libertà, si è sentito poi lontano dal progetto e, per certi versi, non lo ha riconosciuto. Comprendiamo il suo sforzo di imprimere una impronta personale al PdL, ma contestiamo le modalità di questa azione politica. I distinguo e i controcanto non giovano e non servono a nessuno, neanche all'onorevole Fini, che forse godrà per ora dell'interessato plauso della controparte politica, ma che a lungo termine sarà travolto dalle contraddizioni che ha messo in campo.
Oggi abbiamo assistito per alcuni versi ad una commedia dell'assurdo. Mi dispiace non sia presente l'onorevole Moffa, perché lui ha detto che sostiene il Governo e ne apprezza l'intervento.
Tuttavia debbo dire che durante l'intervento del Governo stesso pochi sono stati gli applausi da parte del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia al Presidente del Consiglio, con l'assurdo che alcuni ministri o sottosegretari non hanno neanche apprezzato il lavoro che loro stessi hanno compiuto in questi anni con un segno di plauso. Nella vita e in politica chi disconosce se stesso, chi non riconosce la sua identità, diventa un alieno ed è destinato a fallire, e più alto è il ruolo istituzionale, maggiore è la responsabilità personale.
Quindi - e con questo concludo - se, come dicono, gli amici di Futuro e Libertà vogliono costituire la terza gamba del centrodestra devono essere conseguenti. I leader del centrodestra sono tutti presenti al Governo. Il Presidente Fini si faccia coraggio e assuma le sue responsabilità in una visione alta e nobile della politica, lasci il ruolo di Presidente della Camera, entri nel Governo, lavori con il Governo per il progetto del centrodestra, se veramente è questo il progetto, perché se questo non avviene noi avremo di fronte...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIANO MARIO SARDELLI. ... elezioni anticipate, che sarebbero una rovina per il Paese, o, peggio, un mostriciattolo, un «governicchio» che rischia di scatenare tensioni sociali economiche fortissime nel Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Presidente Letta, concediamolo oggi al suo vice, il suo non è un gran compleanno! Noi, come può ben immaginare, non siamo fra coloro che si sono spellati le mani per applaudirne il discorso. Non l'abbiamo fatto, ma le assicuro che siamo pronti a farlo se egli spenderà anche una sola parola a favore di una donna, Sakineh Mohammadi Ashtiani, per salvarle la vita, chiamando in causa i nostri rapporti con Teheran al pari di quello che, inutilmente, in tanti abbiamo cercato di fare anche per Teresa Lewis, cinicamente uccisa una settimana fa in Virginia, Stati Uniti d'America. Questa è, infatti, politica vera, politica estera. Dire cioè come il nostro Paese intenda far sentire la sua presenza, il suo prestigio, le sue relazioni internazionali a partire dalla difesa dei diritti civili e dei diritti umani. Invece, lui, è venuto candidamente a raccontarci quello che sembra essere il migliore dei mondi possibili e che invece è un mondo in cui ancora troppo si soffre di povertà, fame, malattia, sfruttamento e negazione dei più elementari diritti. Anche il nostro Paese non è propriamente un giardino, ma un grumo di problemi: da quelli economici a quelli dell'occupazione, al tema della scuola, della sanità, della criminalità.
Lo aspettiamo, dunque, su questi temi sui quali poco valgono gli esercizi di capacità affabulatoria e per i quali addirittura ha voluto parlarci dei focus che legge di notte (notti insonni, par di capire). Ci ha addirittura, in maniera accorata, parlato della sua indole bonaria e vogliamo credergli. Lui non è cattivo, è che lo dipingono così coloro che gli sono stati più vicini in questi ultimi anni: Bossi, che lo definiva «il mafioso di Arcore», poi Pag. 44Follini, Casini ed oggi persino il Presidente Fini. Noi, ad ogni buon conto, nei suoi confronti teniamo a mente e facciamo nostro il fortunato slogan di una campagna pubblicità progresso di qualche anno fa: «se lo conosci lo eviti, se lo eviti non ti uccide».
Tuttavia, dovendo interloquire qui, oggi, a distanza di sicurezza, diciamo che lui è anche simpatico, ma soprattutto coraggioso. Ci vuole infatti tanto coraggio - e, mi permetta, anche un po' di «faccia di tolla» - a dire in quest'Aula che quella dell'Italia è una politica estera fatta di successi e di protagonismo nel mondo. Ci ha vagamente accennato burocraticamente ad una sorta di politica estera che nei fatti si è trasformata in politica bilaterale, con annesso eccesso di personalizzazione e pacche sulle spalle per sostenere quella politica commerciale che è il vero portato della nostra fantomatica presenza nello scacchiere europeo e in nome della quale abbiamo sottoscritto accordi con i Paesi in cui i diritti umani sono costantemente violati, dove la democrazia è al bando e dove il carcere, e talvolta persino la pena di morte, è la norma.
I suoi interlocutori - di lui intendo - infatti non sono certo il liberal Obama né il conservatore Cameron né tanto meno la pragmatica Merkel, ma è Gheddafi, Putin (di cui qualche giorno fa ha avuto modo di dire «dono del signore»), Lukashenco e, per le vacanze estive, Topolánek.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FABIO EVANGELISTI. Ho finito, signor Presidente. Non un solo accenno, nelle sue comunicazioni, agli impegni presi e disattesi nei due vertici del G7, prima, a Napoli, e del G8 a L'Aquila.
Non vi è stata una parola sulle iniziative mancate nel nostro Paese a favore dei Paesi in via di sviluppo, niente sui tagli feroci ai fondi destinati alla cooperazione che ci fanno essere - con poco orgoglio - il fanalino di coda in Europa anche in questo settore. Dove sono i fondi promessi per le malattie quali l'AIDS e la malaria? Dove sono le quote spettanti al nostro Paese per la lotta alla povertà? Questi sono i problemi, tra gli altri, che il Governo non sa e non è capace di affrontare.
Ecco perché l'Italia tutta e non soltanto quella dei Valori oggi nega la fiducia a lui che, come Ettore Fieramosca nella Disfida di Barletta, appare essere sempre di più «colui del colpo non accorto, andava combattendo ed era morto» (politicamente, of course) (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbareschi. Ne ha facoltà.
LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, onorevole Presidente Berlusconi, oggi ho ascoltato con attenzione il suo discorso e innanzitutto la vorrei ringraziare perché, nel giorno del suo compleanno, lei ci ha fatto il regalo più bello che è quello di riconoscere a Futuro e Libertà di avere una grande e importante valenza politica in questo Paese. Lo dico perché, ascoltando attentamente quello che lei ha detto, credo che da oggi in poi sarà importante per noi combattere in ogni Commissione e in ogni luogo della politica per far valere veramente le idee che debbono servire all'attuazione del programma.
Infatti, quando sento parlare di attuazione del programma e dei miracoli successi in questo Paese in questi due anni, sono costretto a ricordare che purtroppo di miracoli non ne ho visti tanti. Lo dico a malincuore e penso che ci sia tantissimo lavoro da fare, soprattutto nel campo delle telecomunicazioni. Infatti, visto che lei ovviamente è proprietario del più grande gruppo multimediale italiano, sarà importante una sua riflessione (forse sarà importante da parte nostra aiutarla a riflettere) su quanto spazio ci possa essere nel mondo delle telecomunicazioni in Italia e sul fatto che qualche centinaio di migliaia di posti di lavoro si potranno creare soprattutto nel sud dell'Italia che può fare un salto da una situazione vecchia e passare immediatamente ad un'era moderna proprio grazie allo sviluppo delle strade della comunicazione, per esempio. Pag. 45
Occorre pensare a quanto si potrà fare non solo a parole, ma anche in realtà, oltre al famigerato ponte di Messina, a proposito del quale ho visto molti sorrisi in Aula oggi, ma per far sì che almeno da Agrigento a Catania si riesca ad andare anche in automobile. Infatti, altrimenti continuiamo - e questo è il grosso rischio di questo Paese - a parlare in una certa maniera e ad agire poi in un'altra. Si crea un meccanismo psicotico e pericoloso in cui le parole si staccano davvero dall'azione e dalla realtà del Paese.
Io, forse a differenza sua, giro ancora con i treni, in bicicletta, sto in mezzo alla gente, prendo i vagoni letto per andare da una parte all'altra a fare i comizi per Futuro e Libertà. È diversa l'Italia che noi forse pensiamo di aver creato in questi due anni: l'Italia purtroppo sta degradando da un punto di vista strutturale e anche da un punto di vista morale, perché un certo tipo di semplificazione, il parlare alla pancia costantemente e non in maniera più sofisticata, ha sdoganato il peggio di quello che c'è in questo Paese. Questo è un Paese con una democrazia molto giovane che ha bisogno di cultura, di crescere, perché non è la Germania, né l'Inghilterra, né la Spagna che hanno una storia di lingua vecchia, antica e forte.
Questo è un Paese che ha bisogno che i contenuti che vanno nelle televisioni siano ancora in qualche modo educativi. Questo è un posto dove bisogna far sì che i nuovi mezzi di comunicazione abbiano la possibilità di agire con contenuti diversi. Infatti, un Paese in cui per dieci anni c'è stato il Grande fratello - lo voglio citare in quest'Assemblea - sarà un Paese che avrà una generazione completamente lobotomizzata. Questa è una responsabilità! Non si può fare una politica peristaltica: da un lato parlare di futuro, di crescita, di etica e di morale e dall'altro riversare contenuti degradanti per il cervello dei nostri figli.
Questa è una riflessione da fare sulla quale noi di Futuro e Libertà speriamo di contribuire con la nostra modesta riflessione.
Pensiamo al mondo delle banche e a quello che è accaduto in questi giorni: non ho visto tante riflessioni su quanto accaduto a Unicredit.
Non voglio con questo dire che la politica deve occuparsi del sistema bancario, ma voglio certamente dire che se noi invitiamo dei dittatori in Italia dobbiamo tener conto di quella che è la nostra politica estera e di quella che è la nostra politica industriale.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Questo e tanti altri aspetti mi danno un leggero disagio nel dovere poi affrontare oggi, moralmente e con libertà di pensiero, il voto di fiducia. Ascolterò con attenzione i colleghi e stasera deciderò cosa fare.
(Annunzio di una risoluzione)
PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Sardelli n. 6-00047, di contenuto identico alle risoluzioni nn. 6-00044, 6-00045 e 6-00046 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni).
(Ripresa discussione)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, in pochi minuti cercherò di rassegnare anche il mio pensiero, come hanno fatto i colleghi del mio gruppo Adornato e Pezzotta, e svolgerò alcune valutazioni ulteriori sulla relazione del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ritengo che questa relazione avrebbe dovuto essere articolata in termini un po' diversi, forse non si è compreso fino in fondo quale sia il senso del confronto e di questo dibattito. Non ci troviamo di fronte ad un malessere soltanto di un Governo o di una maggioranza; ritengo che dobbiamo prendere atto che è entrato in crisi un sistema, anche politico, all'interno del nostro Pag. 46Paese, un sistema che veniva dipinto come taumaturgico rispetto ai problemi della nostra Nazione, della democrazia, della libertà, che hanno echeggiato anche nell'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri.
Forse c'è stato un momento in cui alcune situazioni hanno prevalso rispetto a quello che era uno stato confusionale del nostro Paese - mi riferisco al 1994 -, ma oggi ritengo che ci sia una evidenziazione molto chiara delle cose che noi abbiamo sempre detto e ripetuto anche in quest'Aula: l'anomalia è il sistema politico che è scaturito. Chi non ricorda che nel 2008 era stato promesso non soltanto il bipolarismo, ma anche il bipartitismo? Ma come ci può essere un bipartitismo, un bipolarismo se non c'è un riferimento ideale, un aggancio culturale? La crisi di oggi è proprio la crisi dell'assenza di una prospettiva democratica e di libertà all'interno del nostro Paese, ma è una crisi certamente anche delle istituzioni.
Oggi abbiamo molto chiara la realtà del nostro Paese, dove si assiste senza dubbio ad uno svuotamento del ruolo del Parlamento, delle autonomie locali, dove c'è un leaderismo carismatico che prevale su ogni altra cosa rispetto ai traguardi che dovrebbero essere raggiunti. Non credo che questo tema possa essere semplicisticamente affrontato e risolto.
Il Governo certamente (forse) avrà la fiducia. Non mi appassiona la questione se ci siano o meno i 316 voti, non è questo il discorso che può interessare il Paese, con i suoi mali che sono stati ampiamente descritti anche in molti interventi: non è questo è il dato. Questo Governo potrà avere la fiducia, ma vorrei capire se, a fronte di tutte le cose che ha detto il Presidente del Consiglio, questa maggioranza che è entrata in crisi, perché è in crisi il sistema, avrà la forza e soprattutto il coraggio e la consapevolezza di perseguire alcuni obiettivi, al di là dei richiami ai problemi della famiglia, delle infrastrutture.
A proposito delle infrastrutture, vorrei dire anche al Presidente del Consiglio dei ministri che c'è un amministratore delegato dell'ANAS che dice tante cose, anche per quanto riguarda la scadenza dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria e sulla statale jonica. Forse questo amministratore delegato dell'ANAS non è molto informato, non era neanche informato quando in Commissione antimafia gli abbiamo chiesto notizie sulla infiltrazione mafiosa nei cantieri della Salerno-Reggio Calabria.
Ritengo che bisogna guardare con molta attenzione e con molta prudenza anche a questi temi e a queste prospettive, come bisognerebbe considerare con molta attenzione anche le questioni che riguardano il ponte sullo Stretto di Messina, perché, a mio avviso, vi è un aspetto importante e fondamentale che riguarda tale opera e credo che occorra rivedere il dato ottimistico che viene prospettato dall'ANAS e dalla società che si occupa della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, che è gestita dallo stesso amministratore delegato dell'ANAS.
Ritengo che dovremmo guardare con attenzione a tali aspetti, perché vi sono progetti alternativi che consentono di diminuire e dimezzare il costo del ponte sullo Stretto di Messina. Oggi questo è un problema forte, vogliamo veramente il ponte sullo Stretto di Messina?
Facciamolo uscire dagli spot pubblicitari e vediamo se vi sono le condizioni economiche e ambientali per portare avanti quest'opera.
Ritengo, quindi, che i temi relativi alla Salerno-Reggio Calabria e alla jonica, ossia alle infrastrutture, debbano essere assunti e affrontati con estremo coraggio, così come deve essere affrontato il problema del Mezzogiorno: credo che il federalismo abbia fatto scivolare verso prospettive e proiezioni di diversificazione.
Signor Presidente del Consiglio, lei ha fatto riferimento agli Stati Uniti: ho ripetuto anche in Aula che, da parte di alcune forze all'interno di questo Parlamento, vi è la convinzione di adottare una visione politica e istituzionale che punta sugli Stati, non sull'autonomia o sul rafforzamento dell'autonomia delle regioni.
Si è parlato, inoltre, di moderatismo: l'appello al moderatismo, ovviamente, lo accogliamo. Pag. 47Abbiamo fatto sempre un'opposizione costruttiva, ma nel Parlamento e in questa maggioranza non hanno prevalso i moderati o coloro che si collocano in una posizione di grande equilibrio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Un'ultima considerazione: con riferimento alla criminalità organizzata, signor Presidente, usciamo fuori dall'ottimismo. Certamente i magistrati hanno raggiunto alcuni obiettivi, ma la mia regione, ad esempio, è attanagliata da una situazione insopportabile e intollerabile, tant'è vero che con il presidente Casini stiamo portando avanti una grande iniziativa, in merito alla quale, certamente, il Governo nella sua articolazione dovrà essere consenziente, ma più che altro vi dovrà aderire (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro-Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, sono già stati illustrati molti provvedimenti che questo Governo ha affrontato e portato avanti negli ultimi due anni, ma io vorrei portare avanti l'idea contenuta in alcuni di questi provvedimenti, illustrandoli nel dettaglio: ricordo quanto ha fatto il nostro Ministro, onorevole Roberto Calderoli, che con i suoi provvedimenti ha eliminato 375 norme di legge, ottenendo un risparmio per lo Stato di circa 800 milioni di euro.
È vero, sono rimaste ancora diecimila leggi, ma stiamo già lavorando affinché diventino solo cinquemila, per essere in linea con gli altri Stati europei: questo è quanto sta facendo il Governo.
Abbiamo introdotto nuove e ulteriori misure di semplificazione, ad esempio abolendo il libro soci per le srl, raddoppiando la durata per la carta di identità, incentivando la posta elettronica, semplificando e accelerando lo start up per le nuove imprese. Vi sono molte altre misure che abbiamo introdotto e che introdurremo, per andare incontro ai nostri cittadini e alle nostre imprese, che non possono aspettare i tempi della politica, ma devono rispettare i tempi dell'economia.
Abbiamo diminuito e abolito enti ormai anacronistici, che sottraevano solo risorse allo Stato. Con riferimento all'evasione fiscale - si tratta di dati non nostri, ma dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza - abbiamo aumentato i controlli, l'accertato e, soprattutto, l'incassato.
Per quanto riguarda i controlli, vorrei soffermarmi sulle pensioni di invalidità. Secondo un malcostume che vi è in questo Stato, soprattutto in alcune regioni, alcuni furbetti rubavano - perché avere una pensione d'invalidità quando non spetta vuol dire rubare -, sottraendo risorse a chi ne ha veramente bisogno. È per questo motivo che, nel 2009, abbiamo effettuato circa duecentomila controlli; nel 2010 ne abbiamo effettuati ulteriori centomila; nel 2011 e 2012 ve ne saranno duecentocinquantamila all'anno.
Nell'11,25 per cento dei controlli, si è registrata la mancata riconferma dei benefici a queste persone, evidenziando un dato che noi della Lega abbiamo sempre affermato: ad esempio, in Toscana si è registrata la mancata riconferma dei benefici solo nel 5,25 per cento dei casi, mentre in altre regioni, come la Campania, nel 19,27 per cento dei casi.
Sempre con questo Governo abbiamo aumentato le pene per i dottori compiacenti e, in tal modo, sono diminuite anche le richieste per le pensioni di invalidità: ciò significa che qualcuno si è accorto che non conviene più fare i furbi in questo Stato.
Sempre con il nostro Ministro Calderoli, abbiamo portato avanti il codice delle autonomie. Alcuni dei punti, previsti nel codice delle autonomie, sono già stati anticipati nell'ultima finanziaria del 2010.
Il codice delle autonomie - che è propedeutico e va a braccetto con il federalismo fiscale - individua e disciplina le funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane. Con questo codice, abbiamo soppresso ulteriori enti intermedi, le cui funzioni vanno agli enti che rimangono, insieme alle risorse sia economiche che di personale. Pag. 48
Abbiamo stabilito per legge che alcune funzioni dei comuni più piccoli, con meno di cinquemila abitanti, debbano essere svolte in maniera associata; ciò per andare verso un'economia di scala e per far sì che i servizi ai nostri cittadini siano più funzionali, più efficienti e soprattutto più economici.
Abbiamo soppresso i difensori civici. Abbiamo razionalizzato le circoscrizioni per i comuni che ne hanno veramente bisogno, cioè quelli con più di 250 mila abitanti. Questa è una grande rivoluzione. Si poteva fare di più e meglio, come qualcuno ha detto? Secondo me no, non si poteva fare di più per un motivo molto semplice: abbiamo ricevuto in eredità un debito pubblico spaventoso, che ha ingessato l'economia di questo Paese, la possibilità di muoversi come Governo e come Stato e che, purtroppo, noi giovani dobbiamo subire perché, negli anni Ottanta, qualche politicante ha utilizzato i nostri soldi non per il bene del Paese, ma per il bene suo o di qualche suo amico.
Comunque, noi del gruppo della Lega Nord, ci troviamo bene con questo Governo, perché lavora come piace lavorare a noi: in modo veloce, efficiente, efficace e senza tante parole. Infatti, noi siamo abituati a lavorare sodo e sempre.
Le discussioni devono finire e devono, veramente, cominciare le riforme, perché questo Stato e i nostri cittadini non possono aspettare. Ringrazio, ancora, il nostro Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, lei potrà, forse, raccogliere i voti necessari per tirare avanti con una maggioranza risicata, ma il suo Governo è giunto al capolinea e la sua leadership è al tramonto.
Lei che, tra i primi, ha compreso che la politica contemporanea è una campagna elettorale permanente potrà, forse, conservare la sua popolarità, anche perché il suo controllo dei mezzi di comunicazione non ha precedenti in una grande democrazia, ma non è sul nuovo effetto annuncio che potrà recuperare credibilità e, tanto meno, sperare ed illudere gli italiani che farà adesso le riforme che non è riuscito a fare dal 1994.
Il suo problema non è, soltanto, quello di ripristinare la compattezza della sua maggioranza, ma anche quello di spiegare perché - anche quando è unita - essa non riesce a realizzare nemmeno una delle grandi riforme, mille volte promesse e altrettante volte rinviate e contraddette.
Lei - che ha dedicato buona parte della sua carriera a dimostrare che quel che conta è l'apparenza e non la realtà e che è possibile sostenere che processi penali ben documentati siano, soltanto, montature politiche, create dagli avversari - questa volta troverà difficile convincere gli elettori del fatto che stanno bene, mentre, in realtà, non è così e gli italiani faticano a tirare avanti.
Se ci si basa su puri dati statistici, i Governi da lei presieduti sono stati un totale fallimento. Nei primi anni Novanta, l'economia italiana superò, per un breve periodo, quella inglese, piazzandosi al quinto posto nella classifica mondiale. Sedici anni dopo la sua discesa in campo, l'economia del Paese è del 20 per cento inferiore a quella del Regno Unito.
Dieci anni fa, eravamo intorno ai livelli della Germania per prodotto pro capite e produttività del lavoro, ora, invece, registriamo un arretramento di circa 10 punti, sia rispetto alla Germania, che rispetto all'area dell'euro.
Ovviamente, le ragioni del declino dell'Italia sono numerose e complesse. L'Italia è stata colpita più duramente di altri Paesi europei dai cambiamenti strutturali dell'economia mondiale.
Il punto, tuttavia, è che l'Italia ha fatto poco o nulla per prepararsi al futuro. La Spagna ha avuto un incremento del 700 per cento della popolazione universitaria dopo la metà degli anni Settanta e oggi il 29 Pag. 49per 100 della sua popolazione adulta è laureata, mentre l'Italia è rimasta al palo, con un 12,9 per cento.
La paralisi e la stagnazione del Paese hanno ovviamente molti padri, ma nessun singolo individuo ha responsabilità più grandi delle sue, onorevole Berlusconi.
La sua colpa più grande non è quella di avere reso l'Italia meno democratica, ma di non aver mantenuto nessuna delle sue migliori promesse: più liberalizzazioni, più meritocrazia, più crescita, meno tasse, meno sprechi, meno burocrazia. In tanti anni non abbiamo visto realizzare nessuna di queste cose. Eppure la promessa di una rivoluzione liberale risale al 1994.
Nel 2013, quando torneremo a votare, se la sua maggioranza non si squaglierà prima, saranno passati vent'anni, tanti quanti ne durò il fascismo, di cui gli ultimi dodici anni quasi interamente sotto la sua stella.
Lei ha lasciato intendere in più occasioni che non avrebbe fatto le riforme perché la Costituzione, così com'è, non gliel'avrebbe consentito e che solo disponendo di maggiori poteri le sarebbe possibile farlo. Ma la Repubblica presidenziale nel mondo delle democrazie occidentali è un sistema di Governo tanto democratico e liberale quanto quello parlamentare. Ne sono un esempio gli Stati Uniti e la Francia, ma il punto non è questo. Per fare le riforme, bisogna crederci. Non sarà la Repubblica presidenziale a dargliene la forza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), se quella forza lei non ce l'ha o non può tirarla fuori per ragioni di convivenza con le molte lobby nel Paese e all'interno del suo partito.
La missione centrale del suo Governo non era quella di introdurre nel Paese dosi massicce di meritocrazia, responsabilità ed equità? Eppure, nell'università i tagli sono stati lineari, senza alcun riguardo alle enormi differenze di efficienza tra i diversi atenei e le diverse facoltà. Eppure, nella scuola la promessa di destinare il 30 per cento delle risorse risparmiate con i tagli della prima manovra - era il 2008 - ad un premio per gli insegnanti più meritevoli è stata sospesa, per non parlare dei ripiani, più o meno parziali, dei debiti degli enti locali, che hanno visto via via graziate Catania, Palermo e Roma. Ancora, vi è la dilazione del pagamento delle multe per le quote latte: un favore, onorevole Bragantini, ad un manipolo di allevatori del nord, che mortifica tutti i produttori onesti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che hanno rispettato le quote.
La verità è che il suo Governo è debole, ogni giorno che passa è più debole, così debole che ogni trovata della Lega, dalla difesa delle province alla tutela corporativa degli allevatori è in grado di condizionarne la politica economica. È così debole che non riesce a introdurre tagli selettivi nelle università, nelle regioni e negli enti locali; così debole da ricorrere ad un'incerta campagna acquisti dopo aver preso però in considerazione sia l'ipotesi di allargare la maggioranza all'Unione di Centro, sia l'ipotesi di riportare il Paese al voto, nonostante una maggioranza parlamentare senza precedenti.
La triste parabola del suo Governo si è incaricata di chiarire se lei passerà alla storia per quello che ha fatto o per quello che non ha fatto. La verità è che lei ha promesso mari e monti, ma fin qui di problemi ha risolto solo qualcuno dei suoi. Faccio un solo esempio, quello della giustizia. Il punto che interessa più da vicino i cittadini è la cattiva qualità del servizio. I dati sull'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari sono ormai stranoti e non è vero che in Italia si spende troppo poco per la giustizia, anche se questo non vuol dire che si spenda sempre bene. Ma la sua maggioranza di Governo non ha mai affrontato seriamente il problema della riforma della giustizia. Quando lo ha fatto, lo ha fatto con un occhio di riguardo alle sue posizioni personali e in ogni modo con proposte difficilmente realizzabili, che tradiscono una sostanziale ignoranza delle reali esigenze del nostro sistema giudiziario. Il più delle volte le riforme sono state citate come possibili ritorsioni verso decisioni non gradite, poi abbandonate appena passato il pericolo, o hanno consistito in misure molto limitate intese unicamente a Pag. 50risolvere i suoi guai. Ciò al punto che è lecito il sospetto che lei non sia veramente interessato ad una riforma della giustizia, ma che voglia sfruttarne le disfunzioni per alimentare il suo vittimismo davanti all'opinione pubblica.
Lei, onorevole Berlusconi, ha imboccato la strada dello status quo e l'Italia è impantanata nel conservatorismo sociale e istituzionale. Ma l'immobilismo costa, perché non produce, ma consuma ricchezza. Non è il suo Governo a scrivere lo spartito, ma sono i costi dello status quo. Il Paese ha bisogno di cambiare, ma gli italiani devono ormai prendere atto con stanchezza che le sue grandi promesse sono annegate in un mare di chiacchiere, nei gorghi delle rappresaglie, dei colpi bassi, dei massacri mediatici, che non ispirano ottimismo e fiducia, ma che rivelano e diffondono cinismo.
C'è mai stato nella nostra storia un Governo che ha messo così regolarmente e sistematicamente se stesso, i suoi interessi e gli interessi del suo Presidente prima di quelli degli italiani? Che fine ha fatto la grande promessa di sburocratizzare con lo sportello unico per le imprese o la riduzione fiscale con tanto di taglio dell'IRAP? Che fine ha fatto la legge anti corruzione che sulla spinta di «Criccopoli» sembrava essersi imposta come priorità nazionale? Si è arenata perfino la legge sugli indennizzi alle imprese italiane, espropriate dal regime libico del colonnello Gheddafi, suo amico, onorevole Berlusconi.
Il berlusconismo non denota l'esistenza di una filosofia politica, ma la sua assenza. Conta solo una cosa per lei: tenere assieme il suo Governo e il suo partito, mentre l'Italia va a rotoli. Noi vogliamo conquistare quelle parti di elettorato che hanno creduto alla promessa di un miracolo italiano facendo proprie le loro istanze, facendo proprie, cioè, sulla base dei nostri valori, quelle domande e quelle aspirazioni sul fisco, sulla giustizia, sulle libertà economiche, che esse esprimono e che lei lascia ancora insoddisfatte.
Diciamo loro, ai dipendenti, agli imprenditori, agli agricoltori, ai professionisti, ai commercianti, che siamo dalla stessa parte, siamo nella stessa squadra. L'Italia merita di meglio, può fare di meglio, può essere meglio di così. Noi siamo fiduciosi: costruire una democrazia capace di decidere, onesta, in grado di gestire servizi pubblici efficienti, provvedere a un sistema giudiziario ben funzionante è possibile, e lavoreremo affinché, con noi, si impegnino altre forze sociali e politiche in numero e qualità sufficienti ad imprimere la svolta di cui il Paese ha bisogno.
I giorni del suo Governo sono finiti, onorevole Berlusconi. Non le sono mancate le soddisfazioni e altre non le mancheranno in futuro, ma cambiare l'Italia non fa per lei. Ne prenda atto e giriamo finalmente pagina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente del Consiglio, credo che da parte mia e del nostro gruppo oggi nei suoi confronti debbano andare, innanzitutto due ringraziamenti: il primo perché lei ha espressamente, personalmente e fortemente voluto l'appuntamento odierno. Ha voluto, cioè, prendere atto di quello che lei ha definito un passaggio strategico di questa legislatura e ha voluto che la celebrazione di questo passaggio strategico avvenisse per il tramite della sua presenza e di un suo messaggio, rappresentato al Parlamento, mi lasci dire, signor Presidente del Consiglio, in carne ed ossa, anche se, in questo periodo di deriva telematica, altri strumenti, che sembrano più moderni, in altre occasioni, sia pure recenti, non hanno consentito una altrettanto necessaria opportunità di confronto, di posizione di domande e di ottenimento di risposte.
Il secondo motivo, signor Presidente del Consiglio, per il quale vogliamo ringraziarla è il contenuto del messaggio che lei ha voluto rassegnare al Parlamento. Infatti, lei ha voluto chiaramente rappresentare al Parlamento, e per il tramite di esso agli italiani, la circostanza che oggi siamo certamente di fronte ad un passaggio fondamentale Pag. 51di questa legislatura, ma che non siamo all'anno zero.
Siamo, cioè, esattamente in un momento in cui abbiamo contemporaneamente la passione del domani che dobbiamo incarnare, ma anche l'orgoglio del percorso che da due anni a questa parte abbiamo saputo, lei in prima battuta, signor Presidente del Consiglio, interpretare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Lei ha svolto diversi passaggi, in questo senso, per richiamare le azioni importanti del Governo che lei presiede e che noi, con convinzione, sosteniamo. Molti tra gli interventi che mi hanno preceduto hanno voluto richiamare i punti del suo discorso. Non voglio quindi replicare a cose che sono già state dette, ma un paio di puntualizzazioni le voglio riprendere anche io.
Come non ricordare il ruolo fondamentale, nel pieno di una crisi economica e finanziaria assolutamente non prevedibile nelle misure e nelle dimensioni in cui si è palesata, il ruolo fondamentale - dicevo - che l'Italia ha saputo ricoprire, anticipando le emergenze, individuando le soluzioni e insegnandole al resto del mondo occidentale, che prima ci ha guardato con sospetto e poi, puntualmente, ha seguito pedissequamente tutte le cose che il Governo Berlusconi, il Ministro Tremonti e la coalizione di centrodestra in Italia hanno realizzato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Voglio ricordare il percorso di riforme che abbiamo cominciato ad attivare: riforme dello Stato in quel solco di efficientamento che solo rappresenta una necessità per fare in modo che gli italiani possano riconoscersi nelle proprie istituzioni.
Penso alla riforma e all'efficientamento del pubblico impiego, che porta la firma del Ministro Brunetta; penso alla riforma del federalismo fiscale, che noi intendiamo come la realizzazione del maggior senso di responsabilità da parte di chi fa politica e da parte di chi si impegna nella cosa pubblica nei confronti dei cittadini.
Infatti, noi lo intendiamo, soprattutto, come corollario per evitare le dispersioni e per consentire che cresca e si consolidi non già una paventata separazione, ma semmai una più convinta e partecipata adesione al progetto di unità nazionale, anche nella capacità di far riconoscere i nostri cittadini e le nostre istituzioni nei propri simboli, a partire dal riconoscimento istituzionale che questo Governo e questa coalizione, Lega compresa, al di là di qualche intemperanza verbale, che appartiene a tutti quelli che fanno politica per passione, hanno voluto fare nel riconoscere nella nostra capitale un'istituzione riconosciuta dalla legge con la riforma di Roma capitale, inclusa nel percorso del federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Penso al tanto che è stato fatto, in termini di sicurezza e di criminalità, a presidio delle nostre città; penso alla capacità e alla volontà di affiancare alle forze dell'ordine, alla polizia e ai carabinieri, le nostre Forze armate. Nessuno dei cittadini italiani onesti, come qualcuno della sinistra ha cercato di dire, ha paura di trovare i poliziotti e i soldati per le strade. Nessuno! Piuttosto, si sentono più tutelati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
E penso alla presenza degli uomini della sicurezza nelle nostre città e, ancora, al numero di successi in termini di arresti e di sequestri di patrimoni, che sono stati comminati alla malavita organizzata. Alla faccia dei professionisti dell'antimafia verbale, nuovi, acquisiti o vecchi, che frequentano questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
E, ancora, penso al ruolo internazionale, che ci ha fatto contraddistinguere nelle missioni di pace, ma che ha anche restituito - o, meglio, preferisco dire più correttamente «ha conferito», perché prima non lo aveva mai avuto - al nostro Paese un ruolo di protagonismo nella diplomazia mondiale.
Tutto questo, onorevoli colleghi, è stato fatto secondo il programma, secondo le cartelle fondative ed istitutive del Popolo della Libertà, senza che ne sia stata cambiata una virgola, secondo il programma Pag. 52del centrodestra, che è stato sottoscritto dal Popolo della Libertà (tutto compreso) e dalla Lega Nord.
D'altra parte, che il Governo abbia lavorato bene non lo dice solo il fatto che in tutti gli appuntamenti elettorali, che si sono susseguiti dal 2008 ad oggi, immancabilmente la nostra maggioranza ha riaffermato la propria capacità di interpretare meglio di chiunque altro la sensibilità degli italiani, ma lo riconosce la stessa opposizione.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 15,40)
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente del Consiglio, credo che lei ci abbia fatto caso, non esiste al mondo, non esiste al mondo - lo ripeto - nessuna opposizione che, se da un lato sostiene che il Governo e la propria maggioranza stanno vivendo una fase di crisi, non corre dalle più alte istituzioni chiedendo di andare a votare per ridare in mano agli elettori la possibilità di esprimere il proprio convincimento politico. Solamente in Italia l'opposizione prima dice che questo Governo non ha più i numeri e che non ha più la forza di andare avanti e poi, fate attenzione, sostiene: per carità, succeda tutto in Italia, basta che non si vada a votare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Ci sarà un motivo, se questo è quello che sta avvenendo.
È inutile negarlo, oggi, stiamo vivendo una fase di trambusto e di difficoltà, un passaggio complicato all'interno della maggioranza e del partito di maggioranza relativa, per motivazioni che alla maggior parte degli italiani sono apparse inspiegabili e che sono state palesate in modo, anche in questo caso, privo di precedenti, all'indomani di un successo elettorale del nostro partito e della nostra coalizione alle elezioni regionali.
Nel mondo occidentale è l'unico caso di un Governo che nel pieno della crisi internazionale riafferma il proprio ruolo di primato nelle elezioni di medio termine: mentre Gordon Brown se ne è dovuto andare, mentre non si parla più di Zapatero e mentre Obama sta perdendo la sua maggioranza, noi vinciamo tutti gli appuntamenti elettorali e, guarda caso, nascono i problemi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Ha avuto allora luogo la costituzione di un gruppo parlamentare, costituito da 35 colleghi, tutti eletti nelle file del Popolo della Libertà, che hanno dato vita ad un nuovo gruppo parlamentare, cui si è aggiunta anche l'autorevolissima presenza del Presidente della Camera dei deputati, come si legge nel processo verbale di questa'Aula del giorno 8 di questo mese di settembre.
Oggi noi chiediamo la fiducia sul percorso di questo Governo e lo facciamo nel solco della continuità del percorso che abbiamo sviluppato nel corso di questi due anni e lo facciamo perché riteniamo che la coerenza sia un valore e perché i cinque punti, ovvero il fisco, il federalismo, il Meridione, la sicurezza e la giustizia, che sono stati illustrati dal Presidente del Consiglio questa mattina, sono esattamente la continuazione di quel programma elettorale sul quale tutti insieme ci siamo impegnati di fronte agli italiani e per il quale fino ad oggi abbiamo indefessamente lavorato dall'inizio di questa legislatura.
Signor Presidente, quando molti tra noi sono stati convinti ad aderire alla costituzione di un nuovo soggetto politico, il Popolo della Libertà, lo abbiamo fatto perché ci è stato detto che avremmo dovuto accettare la sfida uscendo dal sicuro porto di casa per affrontare il mare aperto. Ci è stato detto che avremmo dovuto rinunciare, qualora ve ne fossero state, a consorterie o a rendite di posizione acquisite nel percorso politico che stavamo per concludere e ci è stato detto che da quel momento in poi l'impegno tra di noi sarebbe stato quello di mai più costituirci in gruppi a parte all'interno di un soggetto politico a cui volevamo dar vita. Noi, signor Presidente, non abbiamo cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
Pag. 53MASSIMO ENRICO CORSARO. Così come non abbiamo cambiato idea - e concludo, signor Presidente - sui temi, sui contenuti, sulla lotta all'immigrazione clandestina, sul diritto alla famiglia, sulla bioetica, sul federalismo, sul bipolarismo, sul sacro valore dell'indicazione diretta da parte dei cittadini, sulla lotta alla droga, sul rispetto della storia. Noi votiamo convintamente la fiducia ma - come diceva uno spot degli anni Settanta - la fiducia è una cosa seria e quindi crediamo che quanti oggi voteranno la fiducia a questo Governo lo faranno per il resto della legislatura, senza dover ricorrere a qualche fumisteria per la quale oggi si vota in un modo e domani chissà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Signor Presidente, concludo con un invito all'onorevole Bersani.
PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, deve concludere, il tempo a sua disposizione è scaduto.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Mi chiedo perché, onorevole Bersani, se alcuni parlamentari si allontanano dalla coalizione di Governo si celebra la vittoria della libertà mentre se si avvicinano si parla di compravendita: noi di compravendita oggi ed in questi tempi non vogliamo parlare ma certamente... (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corsaro. È iscritto a parlare l'onorevole Pionati. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO PIONATI. Onorevole Presidente, apprezziamo il suo discorso nel merito e nel metodo. Nel merito riteniamo molto importanti gli impegni assunti per il Mezzogiorno, sul federalismo fiscale e soprattutto l'impegno a portare in Aula la riforma della giustizia, che sarà il vero banco di prova di questa maggioranza e delle prospettive di questo Governo in quanto servirà a capire se davvero in questo Parlamento si stiano creando delle sponde interne a chi la aggredisce continuamente da parte di particolari settori della magistratura.
Ma ci ha convinto soprattutto il metodo del suo discorso perché lei non si nasconde le difficoltà, lei cerca di uscire dalle difficoltà con un'analisi ed una proposta a mio giudizio lucida.
L'appello ai moderati, al quale stiamo rispondendo in questo momento, è un appello che ci sentiamo di condividere; la volontà di unire e non dividere le forze politiche di maggioranza è una volontà che ci trova concordi. Ed anche il tentativo, che nel suo discorso è emerso in maniera abbastanza evidente, di riorganizzare il centrodestra e quindi il bipolarismo (occasione che, io credo, sia utile anche al Partito Democratico) ci trova assolutamente d'accordo.
Certo le difficoltà ci sono ed il cammino è tutt'altro che sicuro, però siamo certi che lei saprà giudicare meglio e più di noi le condizioni di questa legislatura e della sopravvivenza del Governo, che saprà guidare - come tutti noi ci auguriamo - la ripresa economica del Paese ed una stagione di profonde riforme che questo Parlamento dovrebbe intestarsi.
Ma siamo anche certi che saprà trarre le conseguenze di un logoramento lento e progressivo della maggioranza e del Governo che, secondo noi, darebbe molti più problemi al Paese di eventuali elezioni anticipate.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO PIONATI. Se posso concludere con una mia piccola raccomandazione credo che lei debba mostrare capacità di scegliere più che capacità di mediare perché credo che le riforme, alcune riforme importanti, si siano arenate per un eccesso di mediazioni ed una mancanza di coraggio: credo che la strada delle scelte e del coraggio sia quella che lei dovrà imboccare d'ora in avanti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà, per sette minuti e mezzo.
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BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, prendendo la parola per la prima volta a nome del gruppo di Futuro e Libertà ai primi di agosto dissi che i numeri della maggioranza in quel momento non cambiavano perché il nostro sostegno all'attuazione del programma di Governo non era in discussione. Con il suo intervento di oggi, signor Presidente del Consiglio, ripartiamo esattamente da lì: la maggioranza che c'è grazie al sostegno di tre gruppi parlamentari.
Lascio naturalmente al presidente di gruppo un giudizio più compiuto; vorrei soltanto svolgere alcune considerazioni rispetto al suo intervento.
Noi guardiamo con favore ciò che l'Esecutivo ha scelto con merito di non fare rispetto alla grande questione che abbiamo davanti, quella della crisi economica internazionale. E bene ha fatto il Governo a non imitare altri Governi che hanno scelto la via della spesa, convinti che ciò avrebbe dato impulso alla crescita, e oggi si ritrovano solo con nuovo deficit e, in prospettiva, nuove tasse. Oggi però, signor Presidente, non ha più senso solo ripetere: tutto bene, siamo meglio degli altri. La congiuntura finanziaria internazionale, e le ricadute che questa ha comportato sul Paese, ha obiettivamente costretto il Governo a ritardare l'avvio della riduzione della pressione fiscale; ma abbiamo due anni e mezzo di legislatura, questo non può che essere il nostro obiettivo principale: ridurre le tasse.
Sul federalismo fiscale, si è certamente impostata una riforma in grado di correggere la bolla della spesa pubblica locale attraverso la responsabilizzazione politica e finanziaria delle regioni e degli enti locali. Non la faccio lunga: credo nel federalismo fiscale; credo però, signor Presidente (e lo dico da «nordico», da lombardo), che non possiamo né farlo né correre il rischio che venga percepito come un modo per dividere il Paese, perché così è nata in parte la cultura su cui si poggia il disegno del federalismo fiscale.
La crisi della Grecia ci ha dimostrato che se trema la Grecia, un «Paesino», i contribuenti tedeschi devono mettere mano al portafoglio. Se qualche lombardo come me si illude che la crisi della Calabria o della Campania (parlo in termini finanziari) possa lasciare al riparo i contribuenti lombardi, piemontesi o del nord si sbaglia, e questo dev'essere un messaggio chiaro. Quando noi abbiamo detto che il federalismo fiscale deve essere e deve sembrare un disegno di unità nazionale, a questo ci riferiamo. Ricordiamoci le parole che ha recentemente usato il Ministro Tremonti in un'intervista, quando ha affermato che sul piano europeo bisogna unire il diviso e andare dal basso verso l'alto in termini di conti pubblici. Se questo vale per l'Europa, tale unità deve valere anche a livello nazionale; altrimenti non arriveremo in fondo al federalismo fiscale, perché alla fine ne avremo paura e non avremo il consenso per realizzarlo.
Sulla disoccupazione, lei ha richiamato quanto il Governo ha fatto innanzitutto con la cassa integrazione. Noi chiediamo però dall'inizio (questo è contenuto nel Libro bianco del Ministro Sacconi) di mettere mano ad una riforma universalistica degli ammortizzatori sociali, perché nei prossimi due anni e mezzo la disoccupazione ci sarà ancora e la cassa integrazione non sarà più lo strumento sufficiente e necessario a farvi fronte.
Così come sul mercato del lavoro, Il Sole 24 Ore ha parlato recentemente di apartheid nel mercato del lavoro per la distinzione che è sempre più presente tra outsider ed insider. Nel programma di Governo è ricompreso l'impegno a rimettere mano alla cosiddetta legge Biagi: dobbiamo farlo.
Ha parlato di quoziente familiare: noi siamo d'accordo, l'abbiamo chiesto autorevolmente. Va introdotto tenendo conto che non dobbiamo istituire un premio al matrimonio, ma un sostegno alle famiglie che hanno figli. Mi consenta, signor Presidente del Consiglio: prevediamo il sostegno alla famiglia, con il quoziente familiare o un altro strumento, con gli asili nido; con tutte le misure che servono e Pag. 55sono contemplate nei grandi Paesi europei, dove il centrodestra sostiene la famiglia non difendendo un modello astratto di famiglia, che magari nella società non è più il solo, ma accompagnando la difesa della famiglia a politiche serie, a leggi serie e rigorose che riconoscano le coppie di fatto, eterosessuali o omosessuali che siano (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), non contro la famiglia: a favore delle famiglie che ci sono. Quando noi avremo gli stessi benefit per le famiglie che hanno grandi Paesi come la Francia o la Svezia, vedremo anche quello che lei oggi ha richiamato: una ripresa della natalità.
Sullo sviluppo economico, signor Presidente del Consiglio: abbiamo bisogno di un Ministro dello sviluppo economico a tempo pieno. Ne abbiamo bisogno per il nucleare, perché stiamo perdendo tempo prezioso. Abbiamo bisogno della legge sulle liberalizzazioni: c'è, e aspettiamo che arrivi in Parlamento.
Sulla riforma della giustizia, signor Presidente, lei oggi - consenta di dirlo a me - ha parlato come un liberale e un radicale: ha parlato delle riforme alte. Mettiamo mano a quelle, non a provvedimenti occasionali. Separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati, nuovo CSM: signor Ministro, facciamo questo. Facciamolo possibilmente con l'opposizione, facciamolo cercando un'interlocuzione e chiedendo alla magistratura di assumersi le sue responsabilità.
Concludo, signor Presidente del Consiglio: sul piano politico le ragioni della nostra divisione, che è all'origine della nascita del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia, rimangono. Probabilmente quelle ragioni si sono addirittura accentuate negli ultimi tempi e nei tempi più recenti, ma nei prossimi semestri abbiamo l'obbligo di fare qualcosa di buono per l'Italia e nonostante tutto possiamo farlo insieme (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà, per 9 minuti.
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, Milano da quindici anni è governata dal centrodestra e si allaga per un temporale di stagione. Napoli, da due anni commissariata dal Governo di centrodestra, torna a riempirsi di spazzatura.
AMEDEO LABOCCETTA. C'è la Jervolino a Napoli!
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. In queste due immagini, la capitale del nord che subisce i danni dell'acqua come una qualsiasi bidonville africana (ma non era la sede dell'Expo universale 2015?) e la capitale del sud che torna preda dei rifiuti (ma non eravamo usciti definitivamente dall'emergenza rifiuti?) si riconoscono i due anni e mezzo di Governo Berlusconi, il sedicente Governo del fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente del Consiglio, lei si ripresenta dunque finalmente davanti alla Camera dei deputati. Ne saremmo lieti, se questo significasse verificare nelle sedi istituzionali la coerenza del Governo rispetto al programma e alla maggioranza. In ogni vera democrazia il potere esecutivo necessita di una verifica, solo che con questa fiducia lei non fa un'opera di verità, di chiarezza. Lei nasconde la crisi agli italiani e al Parlamento. Un conto infatti è la vera centralità di un Parlamento libero e forte, altra cosa è la compravendita di parlamentari compiacenti, che oltraggia le istituzioni democratiche.
Ma la crisi c'è, onorevoli colleghi della maggioranza o della fu maggioranza. Se siamo qui oggi è infatti per parlare di una maggioranza che politicamente non c'è più, di un Governo paralizzato dentro ad un Paese paralizzato, di un Governo che non governa. Perché un'attesa di ben due settimane dopo la riapertura della Camera? Un Governo che ha a cuore le sorti del Paese accelera l'uscita dal pantano, lavora per fare chiarezza. Cosa avete aspettato? Forse di acquisire la lettera dalla Repubblica di Santa Lucia? Forse di Pag. 56acquisire i deputati trasformisti? Questo fa il Governo e questo devono sapere gli italiani.
Solo un'osservazione: il suo giornale, signor Presidente del Consiglio, monta una campagna di stampa perché il Presidente Fini non avrebbe detto la verità. Lo stesso giornale, un anno fa, ha fatto dimettere il direttore di Avvenire su un falso documento di polizia. Ma stiamo scherzando? Presidente Berlusconi, una campagna per la verità? Dai suoi giornali, da uno come lei che, come direbbero a Roma, con le bugie manda avanti i treni? Non ci crede nessuno. La verità è che in questi anni la sua credibilità personale e politica si è progressivamente deteriorata, svilita. Le promesse di una vita migliore per gli italiani sono svanite e non solo per colpa della crisi economica. Anzi, è stata proprio la difficoltà del suo Governo nell'affrontare la crisi economica ad ingarbugliare la matassa politica.
La vostra crisi nasce infatti da tre nodi, tuttora irrisolti: si chiamano giustizia sociale, legalità, identità nazionale. Il decennio che si chiude con quest'anno è stato a ragione definito decennio berlusconiano. Per quasi otto anni l'Italia ha avuto un solo Presidente del Consiglio. Negli stessi anni i lavoratori dipendenti hanno perso in media oltre 5 mila euro in potere d'acquisto. Già prevedo l'obiezione: ma questo è un dato della CGIL, il solito ideologismo. Allora, prendiamone un altro di dato: dieci anni fa il reddito pro capite degli italiani superava di 17 punti il reddito medio europeo. Oggi è inferiore di due: siamo passati dal 117 per cento del reddito pro capite medio europeo al 98 per cento. Questa è Eurostat, non la CGIL. Come la mettiamo? La mettiamo così: con i Governi Berlusconi l'Italia perde competitività, reddito, potere d'acquisto. L'Italia perde, punto. È venuto il tempo di dire basta.
Non è vero che abbiamo reagito bene alla crisi: la crisi economica ci chiedeva più giustizia sociale e più uguaglianza, detassare i redditi per tassare patrimoni e rendite. Voi non avete fatto nulla, anzi, peggio: avete votato lo scudo fiscale. Con le vostre politiche state compiendo un capolavoro: la proletarizzazione della classe media. Nel nostro futuro non c'è il XXI secolo, ma il Sudamerica del Novecento.
Vi è un altro nodo che sta a cuore a noi e agli italiani: quello della legalità e della giustizia. Anche in questo caso, predomina la distrazione o l'assenza. Come non esiste un Governo per la giustizia sociale, così non esiste un Governo per la giustizia civile. Legittimo impedimento, processo breve, intercettazioni, lodo Alfano: di cosa parliamo? Da due anni e mezzo, abbiamo un Ministro della giustizia impegnato ventre a terra, ventiquattro ore su ventiquattro, per garantire l'impunità del suo capo. E il resto degli italiani? Cittadini, privati, imprese subiscono tutti le inefficienze della giustizia civile. Regna l'incertezza del diritto. L'Italia sembra sempre più il Paese dove i furbi la fanno franca, mentre i giusti vengono puniti. La credibilità internazionale e l'affidabilità del sistema Italia crolla vertiginosamente presso i nostri partner europei e in tutto il resto del mondo.
Ma vi è ancora un ultimo nodo, il più difficilmente risolvibile: quello dell'identità nazionale. La vera radice di questa crisi politica sta in un punto: la subalternità del Governo alla Lega Nord, il partito della secessione. Questo, infatti, è un Governo che divide gli italiani: li divide socialmente, tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti; li divide sulla legalità, tra cittadini normali e cittadini speciali, cioè gli impuniti; li divide territorialmente, tra italiani del nord e italiani del sud.
Signor Presidente del Consiglio, solo oggi parla nuovamente di un piano straordinario per il Mezzogiorno. Forse, glielo hanno chiesto i parlamentari della fantomatica Lega sud in cambio di qualche voto in più? Parliamoci chiaro: più che un piano, sembra un elenco della spesa. Peccato che, per due anni e mezzo, i soldi già disponibili per investire al sud, ovvero i fondi FAS, siano stati utilizzati come un bancomat per le spese correnti del suo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).Pag. 57
Ancora viene a parlarci della Salerno-Reggio Calabria, dopo nove anni dall'approvazione della legge obiettivo? Signor Presidente del Consiglio, ma lei ha mai percorso la Salerno-Reggio Calabria? Sa che la cosiddetta autostrada del sole fu costruita in otto anni? Basta vendere fumo. Lo ha fatto ancora una volta con i numeri per i beni confiscati. L'Agenzia che deve gestire i beni sequestrati alle mafie esiste, anche grazie a noi che l'abbiamo votata. Peccato che non funzioni: mancano uomini e mezzi.
La verità è che, in questi anni, vi siete dimenticati del sud, ma il nord, da solo, colleghi della Lega, non ce la fa. Il nord, da solo, vuol dire meno forza, meno potere contrattuale in Europa, come fuori dall'Europa; vuol dire rinunciare ad essere una nazione e uno Stato per essere una colonia; vuol dire rendere la parte più ricca e più forte dell'Italia un'appendice della Germania, come dimostra la vicenda Unicredit, da voi fortemente avallata. Un Governo subalterno alla Lega e una Lega subalterna ad interessi non italiani. È questo il bene comune a cui ci hanno richiamato, nei giorni scorsi, i vescovi? Badate colleghi, anche da tutto questo è scaturito il grido di dolore del presidente della CEI, monsignor Bagnasco, verso cui non possiamo essere insensibili.
Questa classe dirigente al Governo è, dunque, all'altezza della situazione? La nostra risposta è no. Con un ceto politico di yesmen, questo Paese non va da nessuna parte, tanto meno se a rinforzarlo arrivano le yeswomen. La verità è che in questa maggioranza i nodi sono arrivati al pettine: vi sono troppe contraddizioni e il risultato è un Esecutivo che non ha una rotta. Da questo scaturiscono i continui ammutinamenti, lo stallo e l'immobilismo.
Il messaggio che, come Partito Democratico, vogliamo lasciare a quest'Assemblea e a tutti gli italiani è che noi ci siamo, siamo pronti e siamo pronti alle elezioni; abbiamo la consapevolezza delle sfide che ci sono davanti e abbiamo la responsabilità e la serietà per affrontarle (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, mi permetta di rivolgermi per un solo momento agli onorevoli Casini e Bersani: i colleghi Mantini, Carra, Lusetti, Binetti, Merlo, Ria, hanno lasciato nell'ultimo periodo il gruppo del Partito Democratico, transitando al gruppo dell'Unione di Centro. Onorevole Bersani, sono stati forse oggetto di compravendita o di scambio? Anticipo la risposta, conosco i colleghi, assolutamente no. Hanno maturato una consapevole decisione politica, e allo stesso modo alcuni deputati dell'Unione di Centro, privati della possibilità di un attendibile e garantito confronto interno, hanno scelto, con proprio rischio e senza contatto o negozio alcuno, la propria libertà, cioè la libertà di opinione e di convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Misto).
Trovo l'intervento del Presidente Berlusconi serio e aperto alle opposizioni responsabili, del resto l'Unione di Centro, da tempo, chiedeva al Presidente Berlusconi di riferire in Parlamento e di rivolgersi a chi avesse voglia di dare un aiuto al nostro Paese. Siamo contrari ai ribaltoni, onorevole Bersani, e mi dispiace che questa sua unione con l'onorevole Casini sulle trame politiche sia poi scivolata sulle offese che abbiamo ricevuto; le rispediamo al mittente per la semplice ragione che noi vogliamo continuare a rifiutare la semplice idea che la diaspora democristiana, partito al quale siamo appartenuti, anche idealmente, debba concludersi necessariamente a sinistra. La tradizione democristiana non ha quella prospettiva, ma vuole riformare il centrodestra dentro i contorni dell'esperienza popolare europea. Queste sono semplicemente le ragioni del nostro dissenso. Per queste ragioni noi teniamo fede a ciò che il Presidente del Consiglio, nella sacralità della parola espressa in Parlamento, si impegna a fare e aggiungiamo...
PRESIDENTE. Concluda onorevole Romano, la prego.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. La nostra condizione nasce anche dal fatto che gli elettori, ancora oggi, magari indicano l'Esecutivo, ma non possono scegliere i parlamentari. Su questo vi invitiamo a fare una ulteriore considerazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor presidente, signor Presidente del Consiglio, su una cosa sicuramente lei ha la ragione dalla sua parte: il baratro in cui rischia di precipitare la politica, la democrazia e il Paese non è esclusiva responsabilità del suo Governo. È un sessantennio che la nostra Costituzione, le leggi, i voti referendari sono offesi, feriti, traditi. Lei oggi ha parlato di quella riforma della giustizia che il popolo italiano, da ventisei anni, con la valanga di «sì» al referendum Tortora, ha detto di volere. Eppure, da allora ad oggi, nulla è accaduto. Peggio, quel voto è stato tradito. Ventisei anni, e ne sono passati dieci, da quando lei, signor Presidente, invitò gli italiani a disertare le urne e il voto referendario sulla giustizia «giusta» perché quelle riforme le avrebbe fatte il suo Governo. In questi dieci anni lei ha governato per otto anni, ma quelle riforme, delle quali oggi ha riparlato nel suo intervento non sono state nemmeno presentate, tanto meno calendarizzate. Lei ha citato anche l'articolo 27 della Costituzione: «(...) Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato (...)». Negli ultimi cinque giorni, signor Presidente, quattro ragazzi fra i ventidue e i ventisette anni si sono suicidati. Le faccio una proposta, venga con la delegazione radicale a visitare l'Ucciardone, Poggioreale, la Dozza o San Vittore, nella sua città; si renderà conto di quanto inadeguate siano le proposte del suo Governo. Vedrà, le verrà il desiderio di intervenire, se non altro per senso di umanità, se non per il rispetto della nostra legge fondamentale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tremaglia. Ne ha facoltà.
Onorevole Tremaglia, le ricordo che ha a disposizione due minuti.
MIRKO TREMAGLIA. Signor Presidente, prendo la parola, innanzitutto, per chiedere di pubblicare in calce al resoconto il testo che ho già trasmesso agli uffici.
Mi dispiace essere l'ultimo a parlare e dire che voterò contro. Voterò contro per i motivi che ho messo per iscritto, e cioè per quelli riguardanti gli italiani all'estero. È ora di finirla di ignorare questo fatto, che è clamoroso, formidabile, eccezionale e che mi ha fatto guadagnare un mucchio di anni di vita e che mi porta, oggi, a prendere la parola per dire: non dimentichiamo la bontà di questa causa che è eccezionale, ma lei l'ha ignorata e continua ad ignorarla.
Non dimenticate che vi sono 395 parlamentari di origine italiana che hanno fatto cose veramente eccezionali; non dimenticate che non si può venire a parlare di bilanci ignorando quella che è una causa veramente eccezionale di tutta la nostra vita e di tutte le generazioni, e che diventa un punto di riferimento straordinario. Quando dico 395 parlamentari di origine italiana vuol dire che noi abbiamo riempito il mondo di italianità, ma anche questo si ignora, e si va dire che devono essere colpiti, addirittura, quelli che fanno della migrazione un punto centrale della loro vita.
Questi sono i motivi per i quali io, che da un anno a questa parte sono pieno di guai, prendo la parola per dire che a distanza di un mese mi ritroverete in piena forma. Non mi interessano i calcoli: bisogna votare, non bisogna votare. Quello che non è stato fatto deve essere fatto. Per questi motivi voterò contro, sollecitando, naturalmente, Pag. 59una grande operazione di italianità.
Non dimenticate che dobbiamo batterci contro la partitocrazia, non è una vecchia storia, perché è la partitocrazia che rovina il popolo italiano e l'Italia (Applausi di deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Unione di Centro e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tremaglia. La Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna delle considerazioni integrative del suo intervento, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È così conclusa la discussione sulle comunicazioni del Governo.
Convalida di deputati.
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 29 settembre 2010, ha verificato non essere contestabili le elezioni dei deputati Deodato Scanderebech, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 3 agosto 2010, in sostituzione del dimissionario deputato Michele Giuseppe Vietti per la lista n. 5 - Unione dei democratici cristiani e democratici di centro nella I circoscrizione Piemonte 1, e Roberto Zaffini, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 30 luglio 2010, in sostituzione del dimissionario deputato Matteo Brigandì per la lista n. 10 - Lega Nord nella XIV circoscrizione Marche.
Concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidate le suddette elezioni.
Su un lutto del deputato Mario Landolfi.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Mario Landolfi è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Avverto che alle ore 16,30 avranno luogo, con ripresa televisiva diretta, la replica del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni di voto.
Sospendo la seduta fino alle ore 16,30.
La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,35.
Si riprende la discussione.
(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri - Posizione della questione di fiducia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei Ministri, onorevole Berlusconi.
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, signori deputati, ho seguito con attenzione i numerosi interventi e ringrazio tutti i deputati che hanno portato un contributo costruttivo, di cui certamente faremo tesoro. Ho ascoltato, ovviamente, anche le critiche provenienti dall'opposizione e devo dire che mi sono sembrate ispirate dalla volontà di negare, sempre e comunque, quanto di positivo è stato fatto, perfino quando l'azione positiva del nostro Governo è stata riconosciuta da organismi internazionali e certamente super partes come il Fondo monetario internazionale, l'OCSE, la Banca centrale europea e la Commissione dell'Unione europea.
Si tratta di giudizi agli atti che hanno costantemente promosso le manovre con cui il Governo italiano ha gestito i vari momenti della lunga crisi economica, consentendo all'Italia di mettere alle spalle il picco negativo di questa crisi in condizioni migliori di quasi tutti gli altri Paesi europei e soprattutto, aggiungo, di quei Paesi che sono stati costretti a immettere enormi quantità di denaro pubblico nel settore bancario per evitarne il tracollo, Pag. 60con un forte aumento del debito pubblico. Questo non è certamente un merito del nostro Governo. Per fortuna, le nostre famiglie italiane, che posseggono per l'85 per cento la proprietà della casa, hanno la propensione al risparmio e questo fattore ha dato, alle nostre banche e al nostro sistema bancario, una solidità superiore a quella di tutti gli altri sistemi bancari europei.
Come già affermato questa mattina, il nostro Governo ha saputo evitare l'errore di contrastare la crisi aumentando in deficit la spesa pubblica, nell'illusione che l'aumento della domanda potesse far ripartire l'economia. Ciò è confermato da numerosi dati, compresi quelli più recenti sul debito aggregato dei Paesi europei. Si tratta di un indicatore di affidabilità e di solidità economica nuovo e proprio io, in qualità di Presidente del Consiglio italiano, nella penultima riunione del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, ho insistito per introdurlo come modifica nel Trattato di Maastricht. È stato accettato e, pertanto, nel valutare un sistema economico non si guarderà soltanto al debito pubblico. Come sappiamo, abbiamo ereditato un debito pubblico che si è elevato anche ultimamente, perché con la diminuzione del PIL è aumentato il numeratore. Il debito pubblico, nella sua sostanza, è rimasto quello di prima, o con un aumento limitatissimo, ma il numeratore è aumentato come qualcuno dell'opposizione ha, con verità, ricordato.
Pertanto, al debito pubblico si dovrà aggregare anche il debito-risparmio dei privati. Poiché abbiamo la fortuna di magari avere uno Stato indebitato ma delle famiglie che sono in gran parte benestanti, a seguito di questa operazione risultiamo addirittura davanti a Paesi come la Gran Bretagna, la Francia, la Svezia e siamo secondi, in Europa, soltanto alla Germania. Questo è molto importante perché se avessimo continuato ad avere, come metodo di giudizio sul nostro Paese, soltanto il debito pubblico saremmo incorsi in pesanti sanzioni da parte dell'Europa.
Tutto quello che ho affermato comporta che, nonostante la forte tempesta economica, abbiamo saputo tenere dritta la barra e abbiamo saputo mettere in sicurezza i conti pubblici, garantendo la coesione sociale in una fase di difficoltà per l'occupazione. Tutto questo, voglio sottolinearlo ancora una volta, è avvenuto senza mettere mai, neppure una volta, le mani nelle tasche degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Fra le numerose critiche ispirate dal pregiudizio mi ha colpito quella sul finanziamento futuro degli ammortizzatori sociali, tesa a presentare l'immagine falsa di un Governo che promette senza mantenere la parola.
Quella critica è del tutto infondata, in quanto nel piano triennale predisposto dal Ministro del Welfare, Sacconi, è chiaramente indicato con estrema puntualità come saranno rifinanziati gli ammortizzatori nei prossimi tre anni. A differenza dei Governi del passato, soprattutto di quelli egemonizzati dalla sinistra, lo ripeto, mantenere le promesse è per noi una questione morale. Questa è la nuova etica che abbiamo portato in politica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano). Quindi, la crisi economica (anche qui mi si fanno dire cose che non ho mai detto) non è completamente superata: ne stiamo venendo fuori, il picco è alle nostre spalle (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Guardate, non dovreste nemmeno voi essere contenti del sistema (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e dovremmo tutti essere scontenti del sistema ormai generale della stampa italiana di vedere riportate tra virgolette delle frasi che non si sono mai pronunciate e tanto meno pensate.
Ho detto che il modo migliore per venirne fuori, per mandare avanti la nave Italia, è che tutti remino nella stessa direzione, non solo le imprese, ma anche le forze sociali e in questi due anni, voglio ricordarlo, il Governo ha sempre consultato Pag. 61le forze sociali in ogni occasione, senza alcun pregiudizio verso qualcuna di loro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Non abbiamo mai fatto discriminazioni, mentre si sono verificate delle autoesclusioni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), a volte, da un confronto che ha consentito risultati largamente positivi, non solo sul piano dei rinnovi contrattuali, ma anche su quello delle riforme, a cominciare dalla riforma delle pensioni che è stata condotta in porto senza neppure un'ora di sciopero ed è considerata tra le migliori, se non la migliore riforma in assoluto, in Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
Ci è stato rimproverato anche di aver dimenticato l'emergenza della disoccupazione giovanile, invece abbiamo ben presente il problema. Il Governo ha già lavorato su questo fronte con gli ammortizzatori sociali per i contratti atipici e con le iniziative di sostegno alle nuove imprese.
Ci prepariamo ad affrontare il problema in autunno con un pacchetto di nuove iniziative che concretizzeranno i precisi impegni assunti nel programma, come ad esempio l'introduzione del prestito d'onore (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma nei prossimi tre anni intendiamo dare seguito anche agli altri obiettivi del programma per i giovani come la tassazione agevolata per le imprese giovanili di nuova costituzione, come l'introduzione del credito di imposta per le imprese che trasformano contratti temporanei in contratti a tempo indeterminato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano)...
PRESIDENTE. Onorevole Melandri, la prego.
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. ...è più forte di voi, non c'è nulla da fare... Come la piena totalizzazione dei periodi contributivi per garantire ai giovani di oggi una pensione più giusta domani.
Per quanto riguarda l'andamento dell'economia, di mese in mese le statistiche sono in costante miglioramento. Fino a pochi mesi fa si prevedeva per l'Italia una ripresa dello «zero virgola», ma questa mattina il Consiglio dei Ministri ha esaminato la cosiddetta decisione di finanza pubblica che stima una crescita dell'1,2 per cento per il 2010 e dell'1,3 per il 2011 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
È vero, si tratta di una crescita inferiore a quella tedesca e a quella di altri Paesi, ma questo dipende da alcuni fatti: in quei Paesi nessuno si è mai sognato di bloccare per trent'anni la costruzione di nuove autostrade, né di impedire la costruzione di centrali nucleari come purtroppo è accaduto in Italia ad opera dei partiti ispirati dall'ideologia ambientalista (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Inoltre, nessuno ha consegnato agli attuali Governi di quei Paesi un debito pubblico che è, come il nostro, più del doppio di quello di quei Paesi e per il cui servizio per gli interessi passivi paghiamo delle somme pari al 5 per cento del PIL, tutte somme che avremmo potuto destinare alla realizzazione di infrastrutture (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Nella seconda metà della legislatura intendiamo andare oltre l'emergenza e la crisi e sviluppare nel senso di radicali e profonde riforme le premesse che abbiamo consolidato in questi primi due anni e mezzo. Noi siamo convinti che il Pag. 62Paese non ha solo bisogno di management, ossia il «Governo del fare»...
FURIO COLOMBO. Come a L'Aquila?
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. ...ma anche di visione, di concordia, di ottimismo, di slancio nel perseguimento di obiettivi ambiziosi di crescita economica e civile come vuole tutta l'Italia mentre si accinge a celebrare i centocinquanta anni della sua unità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Onorevoli colleghi, sono certo che nessuno della nostra maggioranza verrà meno all'impegno d'onore assunto con gli elettori al momento del voto, impegno che verrà ribadito oggi con il voto di fiducia.
Mi aspettavo e mi aspetto ancora, invece, qualcosa di più dall'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Un grande partito di centro come l'Unione di Centro, un grande partito di sinistra democratica come il Partito Democratico hanno - secondo me - il dovere politico e morale di dare una risposta all'altezza della gravità e dell'importanza del momento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Se non lo faranno, se continueranno a limitarsi agli slogan, ai tatticismi, ai sarcasmi magari gratuiti ed infondati, se insomma faranno prevalere ancora una volta la tattica e non la responsabilità nazionale verranno meno al grande compito di un'opposizione democratica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mi auguro che non sia così. Mi auguro ancora di sentire nelle dichiarazioni di voto le parole alte che il Paese, non il Governo, si attende.
Ringrazio anche quei parlamentari moderati che hanno avuto sensibilità ed attenzione per le mie parole scegliendo di privilegiare la stabilità e le riforme per il bene dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vorrei dare anche una risposta decisa alle accuse che ci sono venute di compravendita di parlamentari (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Il Presidente del Consiglio si è permesso di telefonare ad una parlamentare che dalle fila del Popolo della Libertà è passata all'Unione di Centro, la parlamentare non ha risposto perché era in partenza per la Russia in missione con altri parlamentari, il Presidente del Consiglio non ha reiterato la telefonata.
All'interno dell'Unione di Centro si è determinata una scissione di alcuni parlamentari che non si sono riconosciuti nella linea di quel partito.
PIER FERDINANDO CASINI. Quale scissione?
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Quei parlamentari si sono recati tempo fa da un notaio, hanno costituito un nuovo partito, il Presidente del Consiglio è stato portato a conoscenza di questo accadimento soltanto qualche giorno fa e questi parlamentari, se daranno il loro voto oggi, non hanno chiesto e non avranno nessun premio né di sottosegretari né di altro (Commenti dei deputati del gruppo Unione di Centro).
È veramente paradossale che quando qualcuno dei parlamentari, e sono tanti, eletti nelle fila del Popolo della Libertà passi in altri partiti questo sia eticamente valido ed anche esteticamente plaudibile, e invece quando qualche altro parlamentare, anche con la coscienza di vedere la situazione del Paese, decide di votare per il Governo, questo si voglia vendere come calcio mercato, come compravendita di parlamentari. È veramente una cosa inaccettabile e paradossale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano)! Pag. 63
Vorrei che si tornasse da oggi alla politica del fare. Noi non ci siamo (Commenti dei deputati Colombo e Laboccetta)...
PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, la prego. Onorevole Colombo, la prego di ascoltare senza interrompere.
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Noi non ci siamo mai fermati. Personalmente il Presidente del Consiglio ha lavorato anche per il carico di lavoro che aveva per il suo interim al Ministero dello sviluppo economico tutto il mese di agosto, esaminando decine di crisi aziendali, intervenendo per la soluzione di queste crisi, firmando più di trecento decisioni del Ministero dello sviluppo economico (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi non ci siamo mai fermati, ma sappiamo bene che da oggi dovremo completare tutte le riforme con il concorso di tutti i parlamentari responsabili e di tutti coloro - e li ringrazio - che, in qualunque schieramento eletti, metteranno l'interesse del Paese davanti all'interesse di una fazione.
Abbiamo molto da fare per completare le tante cose che abbiamo già fatto. Con l'aiuto e la collaborazione del Parlamento, con l'impegno di tutti i ministri e di tutti i sottosegretari, che ringrazio per il loro impegno, sono certo che ce la faremo. Per l'Italia si può aprire una grande stagione di crescita e di riforme nella sicurezza e nella libertà. È nell'interesse del Paese, quindi, che sono oggi opportune una franchezza e una limpidità assolute: o un sì o un no.
È, pertanto, a nome del Governo che pongo la questione di fiducia sull'approvazione delle identiche risoluzioni Cicchitto n. 6-00044, Reguzzoni n. 6-00045, Bocchino e Lo Monte n. 6-00046 e Sardelli n. 6-00047, presentate dai gruppi della maggioranza. Vi ringrazio (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Futuro e Libertà per l'Italia e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
PRESIDENTE. Avverto che, avendo il Governo posto la questione di fiducia sull'approvazione delle identiche risoluzioni Cicchitto n. 6-00044, Reguzzoni n. 6-00045, Bocchino e Lo Monte n. 6-00046 e Sardelli n. 6-00047, procederemo ora, secondo quanto unanimemente convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, allo svolgimento delle dichiarazioni di voto e, quindi, subito dopo, alla votazione per appello nominale, in deroga al termine di cui all'articolo 116, comma 3, del Regolamento.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà per due minuti.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, fin dall'inizio di questa legislatura i deputati della Südtiroler Volkspartei hanno fatto una precisa scelta politica. La scelta è stata - e si conferma - quella di essere fuori dagli schieramenti precostituiti di maggioranza e di opposizione. Ci confronteremo, dunque, anche in futuro nel merito sui singoli provvedimenti.
Il Presidente del Consiglio ha indicato gli obiettivi programmatici del Governo. A nostro giudizio, vi sono riforme urgenti che finora non hanno trovato attuazione. Sono impegni che anche oggi il Presidente del Consiglio ha ribadito.
Faccio due esempi: in questa legislatura nulla è stato fatto per un'efficace politica della famiglia in primo luogo con l'introduzione del quoziente familiare, così come non sono stati adottati indirizzi né di riduzione della pressione fiscale, né di semplificazione degli adempimenti tributari. Questi non comporterebbero nessuna spesa. Pag. 64
Abbiamo, invece, apprezzato nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio la volontà di considerare e rispettare il carattere peculiare delle autonomie speciali e sono importanti le intese raggiunte negli ultimi mesi come l'accordo di Milano sui nuovi assetti finanziari tra Stato e province autonome ovvero l'intesa sulla segnaletica di montagna.
I deputati della SVP si asterranno sulla questione di fiducia: è ora che questa legislatura si liberi dei veti e dalle contrapposizioni pregiudiziali e torni alla politica e alla responsabilità delle decisioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pionati. Ne ha facoltà per due minuti.
FRANCESCO PIONATI. Signor Presidente del Consiglio, il suo discorso ci ha convinti, non tanto e non solo per il programma per il sud e il federalismo fiscale, quanto per la prospettiva politica alla quale guarda (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Attenda, onorevole Pionati. Prego i colleghi della parte sinistra dell'emiciclo di consentire all'oratore di svolgere il suo intervento. Prego, onorevole Pionati, prosegua.
FRANCESCO PIONATI. Siamo abituati dalle assemblee di liceo a questa caciara.
Signor Presidente del Consiglio, il suo discorso ci ha convinto per il suo realismo: lei non nasconde le difficoltà, ma cerca di uscirne con lucidità di analisi. Noi interpretiamo questo discorso come un serio tentativo di fare chiarezza, una ripartenza: ripartenza della legislatura, ripartenza della maggioranza, ripartenza del bipolarismo italiano, che è - lo dico agli amici del Partito Democratico - la vera posta in gioco di questa crisi politica, della quale serpeggiano ipotetici terzi poli fatti di furbizie e ambizioni frustrate o pericolosi ritorni al passato, quando non erano gli elettori a decidere da chi essere governati.
Credo, su questo terreno, che la sua intuizione di riorganizzare il centrodestra non sul principio di inclusione, ma su un sistema di alleanze tra forze diverse, sia la soluzione giusta. Certo, come lei stesso ha detto, portare avanti la legislatura non è scontato, ma noi siamo convinti che bisogna tentare e che lei saprà giudicare con serenità; sarà il primo a trarre le conseguenze di un lento logoramento dell'Esecutivo, assai più dannoso per il Paese delle elezioni anticipate, così come saprà guidare meglio di chiunque altro quel rinnovamento istituzionale e quel rilancio economico che noi tutti ci auguriamo.
Nessuno in quest'Aula dovrebbe avere la presunzione di rappresentare, da solo, il centro dello schieramento politico o di essere il titolare della cattedra di responsabilità istituzionale, perché è inammissibile e ridicolo che, se un deputato cambia gruppo rispondendo agli appelli dell'onorevole Casini è un santo, mentre se lo fa in risposta al Presidente del Consiglio è un dannato.
Noi, votando la fiducia, rispondiamo al suo appello ai moderati a testa alta, da uomini liberi e forti e non imparentati con i poteri forti, nell'interesse del Paese. La invitiamo ad andare avanti con determinazione, perché non è più tempo di mediazioni, è tempo di scelte; non è tempo di guardare indietro, ma di costruire il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e del deputato Nucara).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà, per due minuti.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato un discorso programmatico importante in una fase cruciale e delicata per il nostro Paese, un discorso, però, signor Presidente del Consiglio, che ci è sembrato una via di mezzo tra il libro dei sogni e il programma elettorale. Abbiamo, infatti, la convinzione che, a fronte di importanti domande che salgono dalla società sui temi Pag. 65della sicurezza, del Mezzogiorno e della legalità, la crisi sociale ed economica che sta attraversando in lungo e in largo il Paese sia, ancora una volta, rimasta fuori.
Avremmo voluto sentir parlare in concreto di crescita, di innovazione e competitività, di sostegno alle imprese. A queste parole corrispondono obiettivi concreti, come investire in tecnologia, aumentare la produttività, rilanciare la green economy per raggiungere la grid parity tra fonti energetiche. Restituire slancio alle prospettive di sviluppo del Paese sarebbe dovuto essere il primo dei propositi, così come avremmo voluto sentir parlare di quell'occupazione entrata in sofferenza con contrazione del fatturato aziendale quando la disoccupazione falcidia ormai le prospettive dei giovani. Queste sono, purtroppo, le vere, reali emergenze italiane: problemi strutturali e contingenti che, certo, vengono da lontano, ma che richiedono oggi, e non domani, una risposta concreta ed efficace.
Ecco, signor Presidente, di questo e non di altro, qui e oggi, avremmo voluto discutere, certamente non di un federalismo su cui è impossibile confrontarci per le insidie che pare nascondere. Avremmo voluto che lei ci avesse parlato di riforme liberali, quelle vere, e di liberalizzazioni, certo non come è stata fatta quella dell'acqua potabile, così come per quanto concerne il capitolo giustizia, dove le priorità sono quelle del cittadino messo di fronte all'inefficienza del servizio.
Come, in sintesi, non vedere che la politica richiede in questo momento un ruolo attivo di coesione, e non solo di difesa particolare? Questi sono i motivi per i quali i Liberal Democratici voteranno «no» alla questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il suo intervento ci è apparso soltanto una premessa: ne abbiamo apprezzato i toni, ma troppe domande non hanno ricevuto risposta.
In questi due anni siamo stati leali con la coalizione, ricevendone in cambio soltanto un'enorme quantità di impegni non mantenuti. Insieme, nel 2008, avevamo vinto le elezioni con un programma che esprimeva un impegno solenne a favore del sud del Paese. Non solo non sono stati realizzati gli impegni previsti, ma il sud è stato ulteriormente penalizzato: pensiamo ai precari e ai disoccupati del sud, che non hanno alcuna delle garanzie delle quali, invece, fruiscono i lavoratori in cassa integrazione del nord.
Presidente Berlusconi, occorre realizzare in tempi rapidi un grande piano infrastrutturale per il sud, stanziando fondi veri e non immaginari: occorre un piano che colmi il gap fra le diverse aree del Paese e consenta veramente di affrontare, in termini paritari, la sfida del federalismo fiscale, che pure abbiamo accettato con tanto coraggio.
Altro che la Salerno-Reggio Calabria, i cui lavori procedono a rilento, perché alle imprese il Ministero competente - Ministro Tremonti! - chiede di rallentare i lavori per mancanza di fondi! Occorre istituire una seria fiscalità di vantaggio, dedicata alle regioni del Mezzogiorno: non si tratta, certo, di provvedimenti minimi, come quello sull'IRAP, valido per tutta l'Italia e che avvantaggia le regioni più fortunate.
Occorre, infine, evitando ogni impostazione centralista, che siano finalmente erogati i fondi FAS già stanziati e che siano restituiti quelli sottratti in questi anni al sud.
Sulla questione giustizia chiediamo equilibrio e misura: non siamo disponibili al fatto che siano violate l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, fondamentali garanzie costituzionali.
Lei ha chiesto la nostra fiducia: per concederla verificheremo giorno per giorno le risposte che il Governo darà alle Pag. 66necessità del Mezzogiorno ed esprimeremo oggi un voto di responsabilità con i colleghi di Futuro e Libertà per l'Italia, sentendoci insieme vincolati al mandato ricevuto dagli elettori, al programma di Governo, ai suoi contenuti, alle sue finalità e alla sua effettiva realizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, siamo ad un bivio della legislatura, ad un passaggio delicato, come lei lo ha definito, forse anche della politica italiana. Per Noi Sud un Governo che ha ben operato,e che ha saputo affrontare la tormenta di una crisi economica e finanziaria che ha travolto le economie mondiali, deve proseguire la sua azione per il bene del Paese e per gli italiani.
Con la seduta di oggi del Parlamento e con il voto di fiducia si mette una pietra tombale sul disegno di stravolgere il voto degli italiani, dando vita, in virtù di una congiura di palazzo, a un cosiddetto Governo tecnico, che altro non sarebbe stato che un'offesa al popolo sovrano e alla Costituzione, che mette al primo posto la volontà popolare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e del gruppo Popolo della Libertà)!
I grandi corruttori politici si cerchino tra coloro che hanno tentato di dare vita al ribaltone: è la che ci sono i mercanti! La maggioranza ha il dovere di proseguire e utilizzare la restante parte della legislatura per garantire al Paese sviluppo e benessere e venire incontro alle preoccupazioni delle famiglie (siamo favorevoli all'introduzione del quoziente familiare) e all'ansia di futuro dei giovani, ai quali occorre assicurare, in maniera sempre più efficace, il diritto allo studio e al lavoro.
In Parlamento si sta costituendo, signor Presidente del Consiglio, un'area di responsabilità tra deputati che si ispirano ai valori della moderazione e del bene comune, per dare stabilità alla legislatura e continuità all'azione di Governo.
La richiesta di continuità e stabilità, formulata da gran parte delle forze sociali, da Confindustria, da commentatori politici e da gran parte del nostro popolo, viene raccolta da Noi Sud nell'esclusivo interesse dei cittadini.
Noi Sud voterà a favore dei cinque punti, posti all'attenzione del Parlamento da parte del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e darà con convinzione la fiducia al Governo.
Per la prima volta dopo tanti anni, la questione meridionale è stata affrontata in maniera organica e senza reticenze. Il federalismo e il superamento del divario nord-sud sono i pilastri su cui reggerà l'azione di un Governo che vuole modernizzare il Paese. Costruire uno Stato federale significa riconoscere autonomia e dignità ai territori, in una cornice unitaria rinnovata e vissuta dai cittadini con maggiore idealità. Dare una risposta alla richiesta del sud di avere le stesse opportunità delle aree più avanzate del Paese, per garantire ai meridionali gli stessi diritti, significa chiudere definitivamente l'unica vera grande questione nazionale che impedisce all'Italia di essere ancora più forte e competitiva.
Un'efficace riforma della giustizia è assolutamente necessaria e Noi Sud approverà tutte le proposte che, a tal riguardo, farà il Ministro Alfano. Una sinistra in crisi di leadership e con un'identità lontana dalla gente, ancora una volta, è alla ricerca della via giudiziaria per la conquista del potere.
Noi Sud voterà la fiducia perché riconosce al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il merito di aver governato bene, di aver dato prestigio al nostro Paese, di essersi fatto carico dei problemi del sud, di aver manifestato, nell'azione di Governo, una forte attenzione per le fasce più deboli. Noi la invitiamo a proseguire con decisione la sua azione di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, dal maggio del 2008 sono trascorsi poco più di due anni: un tempo breve, eppure così intenso di fatti politici che hanno dimostrato l'intrinseca fragilità della sua maggioranza.
Lei, alla fine, è stato costretto a venire qui in Parlamento - luogo da lei considerato come la sede del teatrino della politica - a recitare la sua parte e lo ha fatto come un grande dissimulatore, un attore perfettamente integrato nel suo teatrino. Lei, in questo, è molto più bravo di noi.
Lei ha rivolto un appello ai moderati, ma non è un moderato, né nel linguaggio, né tanto meno negli atti. L'autoribaltone non è una scelta moderata. Ha promosso un'azione di seduzione parlamentare: vuole i 316 voti, senza Futuro e Libertà e senza l'MPA. Tuttavia, non li otterrà e da lì dovrà ripartire, accontentandosi della sua vecchia maggioranza, con almeno tre gambe, forse quattro.
Dopo questo voto di fiducia, vedremo quali atti promuoverà il suo Governo, ma lei è più debole di due anni fa: minaccia le elezioni, ma non vuole avviare le procedure per perseguirle, perché l'unica strada per arrivare alle elezioni è quella delle dimissioni, non c'è altro modo per procedere su quella strada. Ha archiviato i toni forti, che ha usato anche all'estero: penso al recente forum, che si è tenuto in Russia, dove lei ha ironizzato pesantemente sulla democrazia italiana, sul Parlamento e sulla magistratura, scandalizzando perfino i russi. Tuttavia, questa sera, nella replica, ho notato che si è rimesso il suo «vestito».
Penso, però, che la relazione di stamani l'abbia fatta così perché ha deciso di continuare a galleggiare. Noi ne prendiamo atto. Non ci attendiamo slanci, riforme liberali, spirito etico. Se mai ci abbiamo creduto, non ci possiamo più credere. Si tratta di una pausa interlocutoria.
Capisco lo sforzo che ha fatto per rappresentare un'Italia diversa, ma la durezza della crisi è affilata e l'Italia non si riconosce più nelle sue parole, malgrado i focus da cui trae ispirazione. Lei aveva promesso nel maggio 2008 di ridare fiducia e slancio all'Italia. Questo non è avvenuto e possiamo dire con moderazione che l'Italia è più povera di prima. Basta pensare come ha rivendicato la questione del debito pubblico senza avere l'onestà intellettuale di mettere insieme il debito pubblico e il risparmio privato. Quel risparmio privato è cresciuto in funzione di un debito pubblico che si caricava oneri e compiti che diversamente sarebbero stati a carico delle famiglie. Ma lei nel 1994, quando è arrivato, non ha avviato un'azione di risanamento del debito pubblico, anzi ha avviato un'azione che ha portato ad accrescerlo! Oggi il risparmio privato è invece indebolito! Quindi, quando lei farà la somma di queste cose, scoprirà che stiamo peggio di prima.
Le volevo dire un'ultima cosa: lei stamattina nei cinque punti ha ricordato la giustizia e ha detto che da sedici anni c'è una questione giudiziaria. Perché sedici? Come mai non mette in campo la vicenda di tangentopoli? Perché lei ha galleggiato su tangentopoli! Lei è seduto lì perché è avvenuta tangentopoli! Parla di sedici anni quindi perché parte dal 1994! Quindi, non è credibile neanche sulla questione della giustizia politica! Noi non le possiamo dare la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Ne ha facoltà, per dieci minuti.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, bando alle Pag. 68ipocrisie. Lei ha chiesto la fiducia perché questa estate una parte della coalizione politica che l'ha indicata come Presidente del Consiglio ha lanciato la questione morale che riguarda la sua persona. Quindi, oggi la fiducia che dobbiamo dare è alla sua persona. Il Paese deve sapere, cioè, se di lei ci si può fidare o meno. Ed è di lei, quindi, che dobbiamo parlare, Presidente del Consiglio.
Lei è uno spregiudicato illusionista (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), anzi è un pregiudicato illusionista (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), che anche oggi ha raccontato un sacco di frottole gli italiani, descrivendo un'Italia che non c'è e proponendo azioni di Governo del tutto inesistenti e lontane dalla realtà.
Fuori da qui c'è un Paese reale che sta morendo di fame di legalità e di democrazia (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Lei è venuto qui in Parlamento a suonarci l'arpa della felicità, come faceva il suo predecessore Nerone nel mentre Roma bruciava (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e rideva come ride lei in questo momento, mentre i suoi amici barbari padani vogliono mandare al rogo, insieme alla bandiera, anche l'unità d'Italia (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Sono sedici anni che lei, Presidente Berlusconi, racconta frottole, ma le uniche cose che ha saputo fare finora sono una miriade di leggi e provvedimenti per risolvere gli affari e i guai giudiziari suoi e dei suoi amici della cricca, di cui lei è il capo piduista. Anzi, lei è capace ed è bravissimo a fare anche un'altra cosa e lo ha dimostrato ancora una volta oggi: comprare il consenso dei suoi alleati ed anche dei suoi avversari (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano). I primi sono letteralmente pagati con moneta sonante, con incarichi istituzionali, con candidature e ricandidature di favore.
I secondi sono ricattati con sistematiche azioni di dossieraggio e killeraggio politico, di cui lei è maestro. Sì, perché lei, signor Berlusconi, è un vero maestro. Intendo dire maestro di massoneria deviata, che ha inteso? Un piduista di primo e lungo corso, un precursore della collusione e della corruzione di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Anzi, di più, lei è l'inventore di una corruzione di nuovo conio, più moderna e spregiudicata. Lei cambia le leggi in modo da non far risultare più reato quello che prima lo era e da non rendere più punibile il comportamento di chi prima doveva essere condannato. Insomma, si è guardato allo specchio! Certo, lei, signor Berlusconi, non è un Presidente del Consiglio, ma è uno stupratore della democrazia (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Uno stupratore che dopo lo stupro...
PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di usare un linguaggio consono a quest'Aula.
ANTONIO DI PIETRO. ...si è fatto una legge, anzi una ventina di leggi ad personam, per non rispondere del suo stupro. Lei non è, come l'hanno definita, uno dei tanti tentacoli della piovra. Lei è la testa della piovra politica che, in questi ultimi 20 anni, si è appropriata delle istituzioni in modo antidemocratico e criminale per piegarle ai suoi interessi personali e a quelli dei suoi complici, quelli della setta massonica deviata di cui lei fa parte (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Lei oggi ci ha parlato della volontà del Governo di implementare la lotta alla corruzione, all'evasione fiscale, alla criminalità economica delle cricche. Che fa, si arresta da solo o ha deciso di prendersi a schiaffi tutte le mattine quando si alza e si guarda allo specchio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Lei si è impossessato e controlla il sistema bancario e finanziario del Paese.....
CARLA CASTELLANI. Buffone!
ANTONIO DI PIETRO. ...lei controlla le nomine degli organi di controllo che dovrebbero controllare il suo operato, lei fa il Ministro dello sviluppo economico e, come tale, prende decisioni a favore del maggiore imprenditore italiano, cioè lei. E quando dico maggiore, dico il maggiore imprenditore, non il migliore, come maggiore e non migliore è l'imprenditoria mafiosa (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà).
A lei non interessa nulla del bene comune, perché si è messo a fare politica solo per sfuggire alla giustizia per i misfatti che ha commesso. Lei si è impossessato dell'informazione pubblica e privata e la manipola in modo scientifico e criminale.
PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di usare termini che siano consoni al luogo in cui si trova. È ammessa ogni espressione, ma non può essere tollerata l'ingiuria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Futuro e Libertà per l'Italia).
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non è un'ingiuria, ma è la verità! Un esempio? La casa di Montecarlo venduta da Alleanza Nazionale. Lei e i suoi amici dell'informazione... (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Prego i colleghi della parte destra dell'emiciclo di non disturbare l'onorevole Di Pietro.
ANTONIO DI PIETRO. ...avete fatto finta di scandalizzarvi nell'apprendere che dietro quella compravendita c'è una società offshore situata in un paradiso fiscale. Ma si guardi allo specchio, imputato Berlusconi (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Lei di società offshore ne ha fatte ben 64, proprio per nascondere i proventi dei suoi reati societari e fiscali e per pagare tangenti ai politici e ai magistrati (Commenti del Presidente del Consiglio dei Ministri)!
PRESIDENTE. Onorevole Presidente del Consiglio, ho già richiamato l'onorevole Di Pietro ad usare un linguaggio consono a quest'Aula. Onorevole Berlusconi...
ANTONIO DI PIETRO. Lo ha fatto ricorrendo a quell'avvocato inglese, David Mills. Lei ha fatto ben 64 società offshore, pagando un avvocato inglese, Mills, condannato per essere stato a sua volta da lei corrotto per mentire ai giudici e così permetterle di ottenere un'assoluzione comprata a suon di bigliettoni. Già, perché la magistratura che lei ha corrotto, quella a lei piace.
PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la richiamo all'ordine.
ANTONIO DI PIETRO. Invece, quella che non le piace è la magistratura che vuole giudicarla per ciò che ha fatto. Tant'è vero che, al primo punto del programma che non c'è, lei ha chiesto di reiterare il lodo Alfano...(Vive proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!
ANTONIO DI PIETRO. ...che deve assicurarle l'impunità per un reato...
PRESIDENTE. Colleghi, vi ricordo che siamo in collegamento televisivo diretto. Invito tutti, a partire dall'onorevole Di Pietro, ad usare un linguaggio consono a quest'Aula e prego la parte destra dell'emiciclo di mantenere la calma.
Non è uno spettacolo che il Parlamento può dare all'Italia. È chiaro che, di quello che sta dicendo, l'onorevole Di Pietro se ne assume la piena responsabilità in quest'Aula e davanti agli italiani. Prego anche i colleghi della parte destra dell'emiciclo di assumersi la responsabilità del loro comportamento (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Pag. 70Prego, onorevole Di Pietro, concluda.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, può stare certo che noi dell'Italia dei Valori ci assumiamo la responsabilità di quello che diciamo.
Questo è il ritratto che noi dell'Italia dei Valori abbiamo di lei, signor Berlusconi, e lei chiede a noi la fiducia? Lo chieda a quelli che ha comprato e ricattato! Lo chieda ai parlamentari, che finalmente si sono resi conto che avevano e che hanno a che fare con una persona del suo calibro e che non hanno il coraggio di dissociarsi dal macigno immorale che rappresenta; lo chieda a tutta quella pletora di disperati che in questi giorni ha convocato a casa sua per offrire loro prebende e per minacciare imbarazzanti rivelazioni... (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la richiamo all'ordine per la seconda volta.
STEFANO STEFANI. Fuori!
ANTONIO DI PIETRO. ...e che ora, da improvvisa ricchezza intimoriti, hanno deciso di vendere la loro anima e il loro onore dandoli a chi onore non merita (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Ogni interruzione non comporta un minor tempo a disposizione dell'onorevole Di Pietro, quindi vi prego di mantenere un comportamento adeguato.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente del Consiglio, non chieda a noi dell'Italia dei Valori di darle la fiducia. Noi la conosciamo e non soffriamo di sindrome di Stoccolma, per questo ci stiamo battendo per liberare il Paese da un soggetto come lei, che ha usato e usa le istituzioni solo per farsi gli affari suoi, senza pensare un minimo a quegli italiani che non arrivano a fine mese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia esprime apprezzamento per il passaggio parlamentare, che il Presidente del Consiglio ha voluto fare. (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Il passaggio parlamentare fa chiarezza rispetto ad un problema che esiste - non possiamo negarlo - e che non è un problema tra il Governo e il consenso del Paese, tra il Governo e la maggioranza all'interno delle Camere: è un problema di rapporti tra il Governo e la sua maggioranza e oggi si va verso un voto di fiducia con il sostegno di tre gruppi parlamentari anziché due, di quattro soggetti anziché tre, aggiungendo gli amici del gruppo Misto-MpA-Alleati per il Sud che si sono presentati alle elezioni con la maggioranza.
Lei stesso, signor Presidente del Consiglio, ha parlato di riconoscimento delle diversità e dell'autonomia delle molteplici forze politiche. Noi crediamo che il riconoscimento che oggi passa attraverso l'approvazione congiunta di quattro documenti parlamentari, che rappresentano quattro anime con pesi diversi di una stessa maggioranza e di uno stesso blocco politico e culturale, possa essere veramente l'occasione per valorizzare le diversità, anziché per comprimerle.
È stato un errore a riguardo, secondo il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia, tentare la strada dell'autosufficienza: l'autosufficienza rischiava di dar vita ad una maggioranza più ristretta e diversa, nuova, non coincidente a pieno con la volontà popolare. Lei, Presidente del Consiglio, dice sempre che la nostra stella polare deve essere la volontà popolare. Seguire la volontà popolare significa che non è corretto sostituire parlamentari eletti con la Pag. 71maggioranza, pensando di potere fare entrare in maggioranza parlamentari eletti con l'opposizione.
Noi non ci sottraiamo al nostro dovere: ribadiamo il nostro ancoraggio politico e culturale al centrodestra e la nostra volontà di portare avanti la legislatura sino all'ultimo giorno. Siamo disponibili su tutto ciò che è scritto sul programma. Sul resto siamo pronti a discutere preliminarmente con tutta la maggioranza, senza diktat, senza logiche di prendere o lasciare, che qualche volta ci sono state avanzate, ma senza neanche alcuna preclusione preconcetta.
Lei ha gli strumenti, signor Presidente del Consiglio, per procurare armonia assennata - e lo diciamo come gruppo assennato - tra i quattro soggetti della maggioranza. Usi questi strumenti. Oggi lei ha detto che la sua indole personale è aperta al confronto. Le dico la verità: dopo quello che abbiamo vissuto in due mesi, dal 29 luglio al 29 settembre, la cosa ci ha fatto un poco sorridere. Ma la invitiamo a dimostrarci questa apertura al confronto.
Il nostro vincolo con gli elettori non può venir meno, il nostro vincolo sul programma non verrà mai meno. Nel programma è scritto che dobbiamo fare la riforma del fisco; nel programma è scritto che dobbiamo portare la tassazione sotto il 40 per cento per tutti, che dobbiamo dar vita al quoziente familiare, detassare le tredicesime, far pagare alle imprese l'IVA dopo l'incasso delle fatture, rimborsare l'IVA entro 60 o 90 giorni, abolire l'IRAP.
La invitiamo a farlo, signor Presidente del Consiglio, su questo avrà sempre i nostri voti, noi ci saremo sempre su questi temi. Per fare questo dobbiamo imprimere una svolta ancor più forte nella lotta all'evasione: la Corte dei conti dice che vi sono 130 miliardi di euro nascosti nell'evasione.
Possiamo fare la riforma del fisco e tante, tante, tante altre cose: dobbiamo tagliare seriamente i costi di uno Stato che è un pachiderma, soprattutto rispetto ai servizi che diamo, completare le liberalizzazioni, affrontare la crisi economica dopo aver gestito - molto bene - la crisi finanziaria.
Per affrontare la crisi economica la prima cosa sarebbe la nomina del Ministro dello sviluppo economico, la seconda quella di finanziare lo sviluppo perché abbiamo evitato il crack finanziario ma le imprese hanno bisogno di ossigeno, di credito, di sostegno per l'internazionalizzazione, di sostegno per mantenere i livelli occupazionali.
Dobbiamo pensare al lavoro: i dati sulla disoccupazione sono allarmanti, soprattutto per i giovani e le donne. Dobbiamo andare alla ricerca di una terza via tra la vecchia rigidità del mercato del lavoro e la presente precarietà che cerca di minare la dignità, soprattutto dei giovani e delle donne che entrano in un nuovo mercato del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia): cerchiamola questa terza via, che sia una flessibilità virtuosa che dà qualche opportunità in meno ma qualche soldo in più in tasca, soprattutto ai giovani.
Lei ha parlato del Piano per il sud: finalmente, ci fa piacere, lo attendiamo da tempo in Parlamento. Noi però andiamo oltre: vogliamo parlare di nord e di sud, vogliamo colmare il divario tra nord e sud, vogliamo garantire davvero la coesione sociale e la coesione nazionale.
Cominciamo dal nord: il nord deve competere con le aree più forti e più ricche dell'Europa centrale e per farlo ha bisogno di semplificazione burocratica e fiscale, di infrastrutture materiali e immateriali (siamo molto in ritardo, ad esempio, sulla banda larga), di innovazione e ricerca soprattutto per le piccole e medie imprese: in questo settore siamo veramente tra gli ultimi negli investimenti.
Il sud ha bisogno di una scossa, dobbiamo farlo uscire dalla logica dell'assistenzialismo e lo dico da uomo del sud, però non basta il manifesto Banca del sud, Ponte sullo Stretto, Salerno-Reggio Calabria. Ben vengano ma da qui ai prossimi due anni e mezzo, alla fine della legislatura, Pag. 72dubito che i cittadini del sud trarranno vantaggio da queste tre opzioni-manifesto.
Abbiamo bisogno di dare al sud una grande stagione delle opportunità sfruttando l'occasione che può esser data anche dal federalismo fiscale che responsabilizza di più chi governa il territorio. Il sud ha bisogno di fiscalità di vantaggio, ha bisogno di infrastrutture che non sono solo le grandi infrastrutture ma un lungo elenco di quelle piccole e medie infrastrutture di cui hanno bisogno le città e le regioni meridionali.
Per fare questo cominciamo a non togliere al sud quello che ha: negli ultimi due anni e mezzo abbiamo preso dai fondi FAS 13 miliardi e mezzo di euro, li abbiamo usati come un bancomat per l'Abruzzo e per i rifiuti di Napoli, per l'ICI e per l'Alitalia, per le Ferrovie dello Stato e per Trenitalia, per i grandi eventi e per le carceri (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Cominciamo a lasciare al sud le risorse che erano destinate al sud. Pensiamo poi ai giovani: dobbiamo investire nella formazione e nella ricerca. Nel contratto con gli italiani, nel programma di Governo che ci vede vincolati vi è scritto che dobbiamo creare delle no tax area per il lavoro giovanile e per l'impresa giovanile: facciamolo! Nel contratto di programma vi è scritto, per la prima volta, che dobbiamo attuare appieno l'articolo 34 della Costituzione, quello che dice che devono andare avanti i più capaci e i più meritevoli: facciamolo, signor Presidente del Consiglio, i voti di Futuro e Libertà per l'Italia ci saranno sempre su questi punti del programma.
E visto che ci siamo, diamo l'esempio in politica: cominciamo a far andare avanti i più capaci e i più meritevoli quando bisogna rappresentare gli interessi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia)!
Vi sono poi degli argomenti che non sono stati toccati ma che sono al centro delle preoccupazioni dei cittadini: mi riferisco al grande tema ambientale, all'aria, all'acqua, al cibo che si mangia. E arrivo al tema della giustizia, che è sicuramente un tema delicato. Per noi giustizia come tema fa coppia con legalità: noi dobbiamo garantire il principio di legalità nel Paese, dobbiamo dar vita ad una nuova etica pubblica, dobbiamo combattere duramente la corruzione che ci costa 60 miliardi di euro all'anno.
E a questo proposito, signor Presidente del Consiglio: faccia tirar fuori dai cassetti polverosi quel disegno di legge che porta la sua prima firma e che da sei mesi è fermo in Parlamento e non comincia un iter serio (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia)!
Scriviamo nero su bianco che i politici che sono condannati in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione devono essere espulsi a vita dalla politica, perché i cittadini non hanno più bisogno di loro (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Sulla riforma della giustizia, lei ci ha illustrato dei titoli che sono condivisibili: dobbiamo declinarli in provvedimenti, e quando li declineremo, se saremo chiamati a contribuire, noi lavoreremo per fare in modo che non si crei danno ai cittadini. Siamo favorevoli alla legge che tutela le alte cariche dello Stato, sospendendo i processi e rinviandoli a dopo l'esercizio delle funzioni. Siamo favorevoli a smaltire le cause civili pendenti, ma non vorremmo mai e non saremo mai d'accordo su una legge che, per smaltire le cause civili pendenti, tolga la possibilità ad un solo cittadino o ad una sola azienda di questo Paese di avere la giustizia che aspetta dal suo giudice civile. Siamo favorevoli alla riforma della giustizia, ma non saremo mai favorevoli ad una riforma punitiva nei confronti della magistratura, che per noi è baluardo per garantire la sicurezza e la giustizia ai cittadini (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).
Per queste ragioni, insieme con i colleghi del MpA, diciamo «sì» alla fiducia, sentendoci vincolati assieme al mandato ricevuto dagli elettori ed al programma di Governo, ai suoi contenuti, alle sue finalità Pag. 73e alla sua effettiva realizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, questa giornata segna l'epilogo di una stagione caratterizzata dall'odio, dai ricatti, dai dossier, da troppi rancori verso istituzioni e verso uomini colpiti anche nei loro affetti più intimi. Una stagione triste, che speriamo si chiuda oggi, perché ha disgustato gli italiani, alle prese con problemi più seri: disoccupazione, aziende che non riaprono, rifiuti che ricompaiono nelle strade, alluvionati siciliani o terremotati abruzzesi ancora nel dramma, famiglie che vedono assottigliarsi le riserve dei loro risparmi.
Noi continuiamo per la nostra strada, che è quella dell'opposizione repubblicana, che coincide con la strada della responsabilità, che nulla ha a che fare con le strade del trasformismo che a nostro parere sono il cancro della vita democratica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). «Abbiamo assunto un impegno d'onore con gli elettori», lei ha detto questa mattina, testuali parole. Sono gli stessi che abbiamo assunto noi. Noi rispettiamo lei e speriamo che lei rispetti noi. Questi impegni ci portano a confermare i 36 voti già espressi in precedenti mozioni di fiducia, cioè a dire «no» oggi pomeriggio alla posizione della trentasettesima fiducia.
Il Presidente del Consiglio ha presentato alla Camera un elenco di buone intenzioni: quoziente familiare, riforma del fisco, agenda bioetica, piano per la vita. Noi diciamo con semplicità: realizzi questi punti. Noi li voteremo: noi voteremo questi provvedimenti, ma non possiamo fare a meno di rilevare ciò che frappone oggi l'approvazione di questi provvedimenti al dibattito che stiamo svolgendo.
Questo per lei non è il primo giorno di scuola: dal 1994 sono gli stessi buoni propositi. Se non li ha realizzati, la colpa non può essere sempre e solo degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). È lei che ha garantito davanti agli elettori; è lei che ne deve rispondere secondo le regole più elementari della vita democratica di ciascun Paese. Lei non può essere, e nemmeno sarebbe dignitoso fosse, Alice nel paese delle meraviglie; tra l'altro qui le meraviglie non ci sono.
Questa mattina ha affermato: vogliamo dare più soldi per il comparto della giustizia; ma dov'era il Presidente del Consiglio quando la legge finanziaria ne tagliava le risorse?
Ha citato la Salerno-Reggio Calabria e la statale ionica, ma stamattina stessa la sua maggioranza, in Commissione, ha votato per il taglio dei fondi a queste due infrastrutture (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). Lei lo sa? Prendono in giro lei o lei prende in giro noi?
Ogni tre o quattro mesi, a proposito di grandi infrastrutture, il CIPE si riunisce, riprogramma le identiche risorse per opere che non sono nuove, sono le stesse, non si realizzano ma servono solo per creare l'effetto spot, effetto spot come l'abolizione delle province, come il tema delle quote latte, come il piano casa, come il nucleare. Ricordo che tutti gli adempimenti sul nucleare - noi siamo d'accordo sul nucleare - sono in ritardo.
Mantenere le promesse: questa è la svolta etica. È vero, si sono ridotti dell'88 per cento gli sbarchi dei clandestini, ma non gli arrivi in Italia dei clandestini: gli arrivi non calano, perché si sono solo spostati i centri di arrivo, mentre si è bloccato l'arrivo sulle coste del Mezzogiorno e della Sicilia.
Lei ha denunciato la politicizzazione della magistratura e la necessità di una riforma: facciamola. Ma che cosa si sta aspettando? E cosa c'entrano i provvedimenti parziali e settoriali che rincorrono singoli processi con una riforma generale della giustizia o con la stessa separazione delle carriere, che lei ha evocato qui, dopo sedici anni, sempre con lo stesso ritornello (su cui peraltro io non ho una contrarietà pregiudiziale)? Chiamiamo le cose con il loro Pag. 74nome: il processo breve è una giusta esigenza, ma non può coincidere con l'annullamento di migliaia di processi né con l'umiliazione di migliaia di vittime dei reati, che vengono dimenticate. Infatti la giustizia, onorevoli colleghi, non può essere debole con i forti e forte con i più deboli, perché questo non c'entra niente con i propositi complessivi di una riforma equa e ragionevole.
Abbiamo favorito, da partito di opposizione - lei ci ha ripagato con le cose che ha detto prima e la ringrazio molto - leggi che salvaguardassero le alte cariche dello Stato. Non siamo pentiti, ma vorrei dire agli onorevoli colleghi del PdL che rispetto tutti, dal primo all'ultimo, eletti come me e come noi.
Il garantismo: noi siamo garantisti, abbiamo anche a volte candidato persone che erano state condannate e siamo stati contenti che poi la magistratura le abbia assolte. Il garantismo, per essere credibile, non può essere indulgente sempre e comunque con corrotti e corruttori. Facciamo tesoro della memoria, onorevoli colleghi, molti di voi c'erano nella cosiddetta prima Repubblica: la prima Repubblica è morta perché non ha saputo più distinguere tra coloro che avevano servito la politica e quanti ne avevano approfittato in modo vergognoso. Colleghi, se la Camera anche per le autorizzazioni a procedere diventa una rappresentazione di casta che si autoassolve sempre e comunque noi faremo vincere il giustizialismo qualunquista e porremo le basi per la morte della politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Sarà Di Pietro o Grillo a beneficiarne, non lo so, ma non sarà nessuno di noi.
Mezzogiorno, fondi FAS: 13 miliardi di trasferimento di ricchezze dal sud al nord del Paese. Il Mezzogiorno va aiutato. È stato mal governato, colleghi della Lega? Sì, purtroppo tante volte è stato mal governato. Bisogna avere una nuova classe dirigente nel sud? Sì, questa è senz'altro un'esigenza avvertita, ma applicare oggi costi standard sul federalismo senza gradualità - ascoltiamo i moniti della presidente Polverini o di Caldoro - significa semplicemente e solo la tomba del Mezzogiorno.
Lei, cercando il colloquio rispettoso, ha evocato nel suo discorso quello di inizio di legislatura. Ha citato il bipartitismo e non a caso la sua memoria è andata all'onorevole Veltroni. Vorrei andare più a fondo colleghi, perché questo è il punto: continuiamo a seguire schemi di comodo o abbiamo capito che è saltato il sistema? Il PdL ci è stato presentato come terra promessa per i moderati.
Signor Presidente del Consiglio, le voglio bene, lei lo sa; è un mio punto debole, sono buono come lei. Lei oggi è venuto qui e ci ha spiegato che vi è stata una scissione nell'Unione di Centro. Io pensavo che fossimo qui, perché vi era stata una scissione nel Popolo della Libertà pari a trentacinque deputati e dieci senatori! Mi ero sbagliato, non avevo capito, sono uno sprovveduto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Ma, addirittura, oggi, nel Popolo della Libertà, vi è chi programma la Lega del sud per salvarsi da un naufragio elettorale. Onorevoli colleghi, questa è l'ammissione più esplicita del fallimento politico del progetto. Voglio dire ai cittadini meridionali che, il giorno in cui il sud perderà la fiducia nella capacità di sintesi della politica nazionale e si affiderà a nuove leghe, magari a leghe del sud, avrà perso definitivamente la sua battaglia e si porrà la premessa per la fine dell'unità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Prodi, dopo due anni, è andato a casa; Berlusconi, dopo due anni e mezzo, con cento parlamentari di maggioranza, è alle prese con la contabilità. È colpa vostra? È colpa sua? È colpa di Prodi? No: è colpa del bipolarismo malato e primitivo, che si nutre di dossier e killeraggi e non ha nulla a che fare con la legittimazione reciproca. Questa è l'anomalia italiana.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente del Consiglio, noi le abbiamo Pag. 75proposto un percorso lineare - non le scorciatoie - anche impegnativo per noi. Abbiamo chiesto una crisi di Governo per aprire una fase di responsabilità nazionale. Signor Presidente del Consiglio, non ci ha ascoltato, ha seguito la scorciatoia del pallottoliere. E parlo di «pallottoliere», perché è il giorno del suo compleanno e voglio essere buono. Ha fatto un discorso di buone intenzioni, ma lei è il primo a sapere di non poter realizzare questo impegno con una maggioranza che, addirittura, non presenta sei firme nella stessa risoluzione, ma si divide in quattro per dire le stesse cose, perché vi è un'incompatibilità di firme anche nella sua maggioranza.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. Si prepara a tirare a campare nel teatrino della politica - ho terminato - esattamente come tutti gli altri prima.
Noi continuiamo ad indicare agli italiani una strada nuova. I 316 voti non vi saranno, siete distanti. Dopo settimane di propagande televisive compiacenti, con un uso di mezzi pubblici e privati che non vi è mai stato in questi sedici anni come oggi, noi prendiamo atto di questa realtà.
PRESIDENTE. Deve concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. Siamo soddisfatti? No, siamo tristi, perché se questo Paese non cambierà strada - lo dico a sinistra, come a destra - andremo nel baratro. Cambiamo strada: facciamolo assieme, facciamolo subito (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, colleghi deputati, noi abbiamo giudicato bene il discorso del Presidente del Consiglio: un discorso concreto, che ha tracciato un bilancio del lavoro svolto - che noi giudichiamo ottimo - e che ha delineato le linee per il futuro, ponendo in Parlamento le basi per riforme di alto profilo, necessarie al Paese, che ci chiedono i cittadini, prime tra tutte quelle relative al federalismo fiscale.
In questi due anni e mezzo, la Lega è stata un elemento di stabilità. Più e più volte, siamo stati garanzia della tenuta della maggioranza, perché siamo attenti alle cose concrete e non alle chiacchiere della vecchia politica. Di questo, vogliamo ringraziare il nostro segretario, Umberto Bossi, per la scelta politica di concretezza e lealtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Infatti per noi, signor Presidente del Consiglio, concretezza e lealtà non sono parole vuote, ma sono valori da applicare all'azione politica.
Vorrei rivolgere, altresì, un grazie personale ad Umberto Bossi e ai colleghi deputati, perché è un onore enorme essere presidente di un gruppo che c'è sempre, che è sempre presente. Il nostro settore è «acceso» con il colore giusto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), è sempre compatto e sempre pronto. Dai banchi della Lega non è mai mancato il supporto al Governo: guardando al tabellone delle votazioni elettroniche dai nostri banchi, quando il colore doveva essere verde, era verde e quando doveva essere rosso, era rosso. Sempre compatti e precisi. Teniamo questa garanzia di stabilità, perché siamo interessati alle cose concrete, alle cose da fare, anche, magari, a scapito della visibilità. Certo, fa notizia un parlamentare della maggioranza che parla contro il Governo, ma non un parlamentare della maggioranza che difende il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non fa notizia un parlamentare della maggioranza che lavora nelle Commissioni e in Parlamento. Ma la politica non è fatta solo di visibilità e giornali.
Colleghi della Lega, colleghi del Popolo della Libertà, colleghi della maggioranza, grazie per il lavoro che svolgiamo a supporto di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché è grazie al nostro e al vostro lavoro Pag. 76che il Governo può cogliere i risultati di cui tutti noi siamo orgogliosi, con poche chiacchiere e con tanti fatti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
I fatti sono chiari ed evidenti, la lotta all'immigrazione clandestina: voi della sinistra avevate scommesso che non saremmo riusciti a fermare gli sbarchi e invece ce l'abbiamo fatta, bravo Maroni! Avevate scommesso che non saremmo riusciti a imporre regole certe sull'immigrazione clandestina, e invece ci siamo riusciti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ci sono altri problemi da affrontare, è notizia di pochi minuti fa che la Commissione europea aprirà una procedura di infrazione contro la Francia per la questione dei rom, ebbene noi riteniamo che la Francia stia applicando il Trattato sulla libera circolazione delle persone vigente nell'Unione europea: il Trattato prevede che dopo tre mesi ciascun individuo, anche noi se andiamo in Germania, deve dimostrare di avere un lavoro, una fonte di sostentamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il prestigio e la volontà di dialogare con l'Unione europea per noi è assolutamente molto importante. Crediamo in una Europa dei popoli, ma crediamo anche nella difesa dei nostri interessi, delle nostre imprese, dei nostri agricoltori, dei nostri lavoratori. Crediamo che questo Governo, sui temi dell'economia, abbia gestito un momento forse tra i più difficili della storia della nostra Repubblica, ma lo abbiamo fatto non pesando sulle tasche degli italiani e difendendo sempre le nostre imprese e i nostri lavoratori. Proprio in questi giorni, inizierà domani la discussione generale, e andiamo avanti con il disegno di legge che era del Ministro Zaia ed oggi è del Ministro Galan sulla difesa del nostro agroalimentare e dei nostri agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) perché sono queste le cose concrete che i cittadini ci chiedono.
Il Presidente del Consiglio ha posto, con il suo discorso, dei temi alti di riforma del Paese, temi anche di rilievo costituzionale, su cui abbiamo tutti insieme, colleghi di maggioranza, la responsabilità di lavorare; ma anche cose concrete fatte grazie anche ai molti deputati che lavorano e che non si vedono, certo alcuni appartenenti alla minoranza, non solo alla maggioranza, ma non avremmo avuto la legge sull'etichettatura dei prodotti tessili che il Governo sta difendendo in Europa se non ci fossimo stati non solo io e Versace - che abbiamo dato un po' il nostro nome al provvedimento - ma anche per esempio il vicepresidente Vignali, il relatore Enzo Raisi. Andiamo quindi avanti così, nel difendere gli interessi della nostra produzione e della nostra economia.
Il punto più importante che abbiamo in discussione è certamente la riforma del federalismo fiscale. Abbiamo approvato, reso esecutivo e ormai reso definitivo il federalismo demaniale, che è un punto molto importante per i nostri comuni. Abbiamo approvato quest'estate, lavorando appunto durante l'estate, il disegno sul federalismo municipale che introduce una serie di misure importanti per dare fiato ai nostri comuni, che sono in grave difficoltà. Ma viene introdotta, tra l'altro, una riforma che sono anni che è in discussione: la cedolare secca sugli affitti, che tanto serve agli inquilini e ai proprietari per ridare un mercato alle abitazioni private.
I Ministri Bossi, Tremonti e Calderoli stanno lavorando in maniera egregia, congiunta per la riforma del federalismo fiscale, sia regionale che delle province. È su questi temi che tutti noi siamo chiamati a discutere. Ci sono anche degli elementi assolutamente positivi che richiamano a delle leggi di giustizia con la «G» maiuscola. È stato introdotto per esempio il principio che chi ha fatto buchi per miliardi non può più ricandidarsi e non può più commettere scelleratezze di questo tipo, perché poi siamo noi a pagare. Tutto questo non è compito dell'Aula, perché il Governo ha delle deleghe ma, in questo senso, è ancora più forte la fiducia al nostro Governo.
Il problema dei problemi, la questione più importante è sicuramente quella del sud. Pag. 77Collega Lo Monte, collega Iannaccone, certamente la questione del mancato sviluppo del sud è all'interno sia della riforma del fisco sia della riforma del federalismo e sia come problema a se stante. Il peso economico di cent'anni di politiche sbagliate grava oggi sulle nostre famiglie, sui nostri lavoratori, sui nostri pensionati e sulle nostre aziende. Il costo dovuto al debito pubblico e alle fallimentari politiche assistenzialiste ci ha portato a livelli fiscali insostenibili, a pensioni basse, a macigni sul sistema economico delle piccole imprese. Ebbene, la prima condizione, ed è anche uno dei maggiori meriti di questo Governo, per lo sviluppo del sud è la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Bene ha fatto questo Governo in questa direzione.
Accanto alla condizione essenziale, il Presidente Berlusconi ha fatto bene a parlare di infrastrutture, le quali servono, e si stanno realizzando in tutto il Paese. Ovviamente noi vediamo la pedemontana lombarda, ma ve ne sono altre, ed anche al sud è importante investire nelle infrastrutture. Il Presidente ha usato due parole che ci sono piaciute molto: responsabilità e autonomia; perché è con la responsabilità e l'autonomia che si può camminare con le proprie gambe (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non ha mai parlato - e di questo la vogliamo ringraziare - di spese a pioggia, di spese in conto economico e di assistenzialismo. Questa è la vera chiave di volta e la vera novità della nostra coalizione: questi sono i primi Governi ad avere invertito la rotta nel tema del sud, con il federalismo, con l'autonomia, con la responsabilità. Con l'assistenzialismo non si può cambiare il Paese. Questo è il primo Governo che invece di darle le pensioni di invalidità, le toglie: ne ha revocate 17 mila nei soli primi tre mesi di quest'anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Certo, il sud è il nostro primo problema, e il federalismo è, forse, l'ultima occasione per tenere unito il Paese.
Signor Presidente del Consiglio, con la chiarezza, la pragmaticità, ma soprattutto con la lealtà sempre presente e sempre certa al voto popolare - che ci ha sempre contraddistinti - la Lega Nord voterà convinta la fiducia al nostro Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.
PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente del Consiglio, è la seconda volta in ventotto mesi che lei interviene alla Camera. La prima volta fu per l'insediamento, e concluse allora il suo discorso con uno squillante «viva il Parlamento». Da allora, qui, non l'abbiamo più sentita, ci ha mandato 36 voti di fiducia e 54 decreti. Abbiamo vissuto in questi due anni l'epoca gloriosa del ghe pensi mi, con risultati che sono sotto gli occhi.
Lei, allora, fece una promessa fondamentale in quel discorso, anche se - come ha ricordato - aveva chiaro che avevamo la crisi davanti. La promessa era: crescita. Pronunciò una ventina di volte la parola crescita. Vorrei informare che noi abbiamo avuto il calo più grande nella storia del dopoguerra, nella crisi, quasi doppio rispetto agli altri principali Paesi europei.
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Ma non è vero!
PIER LUIGI BERSANI. Il fatto nuovo che vorrei farle considerare è che ci stiamo staccando - per la prima volta nella nostra storia recente - dal gruppo di testa dei Paesi europei.
Come si fa a prendere sul serio quello che è venuto a raccontarci oggi? Mi lasci dire, un discorso molto debole, pieno di promesse risapute, e non c'era un fatto nuovo del suo discorso. Promesse che non arrivano mai, promesse che marciano sulla Salerno-Reggio Calabria; ricordo che nel 2001 ci sarebbero voluti tre mesi per farla partire, poi ci disse che sarebbe partita nel 2006, impariamo adesso che parte nel 2013: ci tenga aggiornati! Pag. 78
Altre promesse: abbassiamo le tasse, il federalismo risolverà tutto, facciamo un bel piano per il sud - con tanto di banca - qualche minaccia alla magistratura e qualche risaputa rivendicazione di un ruolo internazionale. Chieda il Nobel per la pace! Credo che siamo a un passo da questa richiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Al di là delle battute, qual è il punto di fondo? Il punto di fondo è che nelle sue parole non c'è comprensione della situazione di questo Paese. Non c'è l'Italia, quella vera. Gli italiani sono arrabbiati, sono scontenti, c'è sbandamento, incertezza, e tanti vivono un vero dramma. Attenzione, le tensioni sociali si acuiscono, e abbiamo un Governo che spesso accende i fuochi, invece di spegnerli. Il punto che sta sotto a tutto questo, signor Presidente, ve lo diciamo da due anni: non c'è abbastanza lavoro in questo Paese. Ci vuole più lavoro in questo Paese.
L'economia è troppo bassa in questo Paese. Come dobbiamo dirvelo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Non terrete a posto i conti con un'economia così bassa, come dobbiamo dirvelo?
I redditi e i risparmi si stanno assottigliando, non c'è dubbio. Il sud si allontana. Adesso andate a fare promesse, dopo che l'avete massacrato, e devo sentire qui che rimettono il credito d'imposta, che verrà adottato il prestito d'onore. Questo già c'era, ma l'avete tolto! Suvvia, orsù. Perché venite a dirci queste cose (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Ascoltate le piccole imprese. Queste vi diranno che c'è meno lavoro, meno credito, molte chiacchiere e più burocrazia di prima. Questo è quanto vi diranno le piccole imprese.
Lasciamo stare gli altri discorsi. Avete, invece, nozione di come è messa, in queste settimane, la scuola italiana? Di come sono messe le università, in concreto? Avete nozione della situazione dei ricercatori e degli insegnanti? Ne avete nozione in concreto? Sapete quanti servizi salteranno dal prossimo gennaio per il drammatico taglio che avete imposto agli enti locali? Sapete che i costi delle mense sono già raddoppiati? Questo lo sapete o non lo sapete (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Poi parlate di sicurezza. Sapete cosa stanno pensando gli operatori della sicurezza, quelli che vanno a fare le operazioni di cui poi voi vi vantate? Cosa stanno pensando? Dite di andare a prendere risorse dal Fondo per i sequestri ma questo vale il 10 per cento di quello che gli avete tagliato.
Signor Presidente del Consiglio, non raccontiamoci più delle cose simili ma guardiamo in faccia questo problema. Vi è un Paese reale, in carne e ossa, che non vuole più chiacchiere ma vuole qualcosa di concreto.
Allora, vogliamo varare una riforma fiscale? Noi abbiamo una proposta, vi va bene? Abbiamo una proposta per scaricare il peso fiscale dal lavoro, dalle imprese e dalle famiglie e per caricarlo su evasione e rendite. E poi basta con i condoni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Vogliamo discuterne?
Vogliamo discutere di politica industriale, di politica per le tecnologie e la banda larga, di politiche per l'efficienza energetica, di politiche per un'edilizia in grado di far risparmiare energia? Abbiamo proposte e sono proposte che possono dare un po' di lavoro. Vogliamo discutere del fatto di alleggerire un pochino gli enti locali consentendo loro di avere un po' di cantieri e di lavoro e di reggere i servizi fondamentali?
Ci dite di non venire a parlare dei soldi. Non potete permettervi di venirci a dire qualcosa sulla questione dei conti pubblici perché li avete solo fatti «sballare», dal 1994 ad oggi, mentre noi li abbiamo sempre e solo corretti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). È offensivo che veniate a dirci questa cosa. È offensivo! Vi spieghiamo noi dove prendere i soldi, ve lo diciamo noi.
AMEDEO LABOCCETTA. Portaci Visco qui!
PIER LUIGI BERSANI. Si è detto «Governo del fare». Ma del fare che cosa? Abbia pazienza, signor Presidente del Consiglio, ma sono 10 anni che governate con la Lega, 7 anni negli ultimi 9. Insomma, volete farci il riassunto? E non in cinque punti di ribollita. Tre, due o un punto. Su cosa è migliorata l'Italia: ditemi almeno un punto. Il fisco? La burocrazia? Il lavoro? In cosa è migliorato questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)? Andiamo al riassunto, andiamo al riassunto.
Se poi non succede mai niente di concreto non potrà sempre essere colpa del nemico. Una volta l'opposizione, poi i magistrati, i comunisti, i rom, la Corte costituzionale. Ma quanti anni volete governare perché sia colpa vostra? Volete governare per 80 anni? Quanto volete governare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Il Paese ha bisogno di fatti veri e non di propagande di miracoli. Mi spieghi il misterioso motivo per cui lei, signor Presidente del Consiglio, non va a Napoli o non la cita neanche. Io ci vado domani. Vogliamo andare insieme a vedere dove è il miracolo dei rifiuti? Vogliamo andare insieme a L'Aquila per vedere a che punto si trova il programma di ricostruzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)? Adesso ci stiamo andando noi. Venga anche lei a farsi un giro.
L'onorevole Barbareschi, nel suo intervento bello e onesto, si chiedeva qual è il punto della vostra crisi politica. È la distanza tra le parole e i fatti. Questo è il punto. Signor Presidente, lei arrivò con un sogno, lanciò un sogno. Poi il sogno è diventato una favola, ma la favola si è dispersa in mille bolle di sapone, se lo lasci dire.
È questa la percezione che ha il Paese.
E, allora, lei fa dire ai suoi telegiornali che è l'uomo del fare e non del teatrino della politica. Guardi, lei è l'impresario di questo teatrino qui (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
La politica da quindici anni sta facendo il girotondo attorno a lei, alle sue questioni, e se lei, come si è visto questa estate, indica con il dito un malcapitato, quello lì va alla gogna per colpe che a lei sarebbero (e sono) mille e diecimila volte perdonate; questo non è accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
I deputati vanno e vengono, lo ribadisco, perché c'è un limite a tutto. I deputati vanno e vengono; noi viviamo ormai nei paradisi fiscali della politica, le carriere sono al portatore, le leggi sono al portatore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Cara Lega, lasciamo stare, quando vi siete stancati di osannare i vostri Ministri, volete spiegarmi per quale diavolo di motivo avete votato tutte le leggi che hanno favorito la cricca (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia)? Se le è fatte lei, la cricca, queste leggi! Me lo dite perché? Avanti, noi non ci arrendiamo.
Voi oggi mettete una fiducia per debolezza; per debolezza la mettete, perché nessuno vuole in mano il cerino..
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PIER LUIGI BERSANI. Ho finito, signor Presidente. Nessuno vuole in mano il cerino acceso della crisi, questa è la fiducia del cerino, parliamoci chiaro. Questa qui è la fiducia del cerino. Non potrete promettere più stabilità e più governabilità a un Governo che non sia peggio del peggio che abbiamo visto fin qui, non è possibile.
Ci vuole un passaggio che ci porti a un nuovo confronto elettorale, con regole elettorali più civili e con progetti nuovi. Lo sentiamo anche noi, intendiamoci; anche noi abbiamo alle spalle qualche errore; anche noi dobbiamo caricarci di un progetto nuovo per il Paese, ma voi non potete traccheggiare, il Paese non può aspettare.
E non veniteci a dire che abbiamo paura delle elezioni: ve le siete rimesse in tasca Pag. 80voi le elezioni, non noi, attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Noi abbiamo da presentare un progetto al Paese. Oggi qui non si apre una pagina nuova; qui si comincia a chiudere una pagina vecchia. La pagina nuova la apriamo noi, noi la apriamo (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi di deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sgombriamo subito il campo da due questioni. Le elezioni, dopo quelle del 2006, sono state rifatte nel 2008 perché voi del centrosinistra siete implosi ed esplosi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e ci avete lasciato varie eredità, fra cui Napoli (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Quindi, non potete dare lezioni se non su un punto, che riconosciamo: che bisogna fare ogni sforzo per non essere simili a voi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Se lo diventiamo, cominciano i guai. E, paradossalmente, anche in questi giorni di travaglio del centrodestra il centrosinistra si è diviso, e in modo profondo, addirittura sul piano strategico.
Altro che pagine vecchie e pagine nuove! Allo stato il centrosinistra non è un'alternativa. Spera solo di poter usufruire di una insperata opportunità in seguito a errori o a divisioni intervenute nel centrodestra e questo deve servire di lezione a tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Il centrosinistra non può darci lezioni neanche su un altro piano, quando parla di compravendita dei parlamentari. Gli onorevoli Franceschini, Letta e Bersani sono come gli smemorati di Collegno: dimenticano quello che avvenne nella parte finale della legislatura 1996-2001, quando cadde il Governo Prodi e si diede vita al Governo presieduto dal primo comunista o post comunista nella storia del nostro Paese, l'onorevole D'Alema. Quell'avvenimento nacque in seguito al passaggio al centrosinistra di circa trenta deputati e senatori eletti nelle liste del centrodestra. Una parte di coloro, onorevole Bersani, venne ricompensata con cariche di ministri e di sottosegretari (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Allora anche in quel caso ci fu un indegno mercato e una compravendita di deputati? Al contrario, a suo tempo la manovra fu esaltata come una grande operazione politica. Siamo, come al solito, sul terreno dell'esercizio più sfacciato dei due pesi e delle due misure, cosa che ostacola anche ogni serio confronto politico e programmatico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi, invece, ci siamo presentati a questo confronto in modo costruttivo e, se qualcuno vuole mandarla in barzelletta, credo che i telespettatori potranno misurare la serietà delle forze in campo.
FURIO COLOMBO. Basta leggere Libero di oggi!
FABRIZIO CICCHITTO. Sulla base del discorso fatto oggi, il Presidente Berlusconi, che ha parlato al Parlamento e al Paese e ha identificato alcuni nodi politico-programmatici essenziali, noi siamo impegnati ad assicurare la governabilità in un momento assai difficile per l'economia mondiale, una governabilità finalizzata alla modernizzazione della società e dello Stato. In questo senso raccogliamo anche in termini positivi gli appelli che vengono dalla Chiesa e dal mondo industriale.
FURIO COLOMBO. E da Santa Lucia!
FABRIZIO CICCHITTO. Il Presidente Berlusconi ha parlato anche sulla base del fatto che in questi due anni, e anche in questi ultimi mesi, il Governo ha lavorato Pag. 81molto intensamente. Ricordiamo la messa in sicurezza dei conti dello Stato, le prime modifiche del mercato del lavoro, gli interventi di emergenza in Campania ed in Abruzzo, il federalismo fiscale, la riforma della scuola e dell'università. Non è colpa del Ministro Gelmini se le avete lasciato un'eredità disastrosa innanzitutto sul terreno dell'assunzione dei precari (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Onorevole Bersani, mi sembra che in tutti i suoi interventi in questo Parlamento lei si dimentichi di un piccolo dato, di un piccolo elemento che purtroppo ha caratterizzato la vita politica, economica e sociale di questo Paese, ossia il fatto che noi abbiamo vissuto ben due crisi economiche e finanziarie internazionali, prima quella degli Stati Uniti e poi quella derivante dalla Grecia. Questo ci ha creato dei problemi, ha creato dei problemi ad un Paese con questo debito pubblico. E se noi avessimo seguito la vostra strada, che era quella di fare un punto di PIL in debito, oggi saremmo vicini alla Grecia e non in una situazione di difesa dell'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Tutto ciò ed i valori politici che hanno unificato il centrodestra e che ci hanno consentito di vincere per la terza volta le elezioni giustificano adesso il tentativo di superare polemiche e contraddizioni, di governare per altri tre anni in presenza delle difficoltà economiche internazionali e di problemi interni che, come la bassa crescita, la bassa produttività, la stessa alta pressione fiscale, non sono responsabilità dell'attuale Governo ma, se andiamo a vedere le cifre, sono storicamente punti critici del sistema economico italiano fin dagli anni Novanta, peggiorati da alcune finanziarie (come quella famosa del Governo Amato) e che richiedono, quindi, un impegno di medio-lungo periodo per essere affrontati e superati.
Abbiamo allora il diritto-dovere di fare ogni tentativo anche per superare contraddizioni e polemiche interne al centrodestra. Il Presidente Berlusconi ha rilevato che in questi giorni l'immagine che dà di sé la politica è molto peggio del teatrino di sempre. Anche il centrodestra, purtroppo, in alcuni momenti è stato coinvolto in questa realtà negativa. Oggi il senso di questo dibattito è quello di fare ogni sforzo per superare questa situazione e ciò può avvenire a condizione che ci sia il concorso di tutti.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi dell'onorevole Moffa e dell'onorevole Bocchino. Mi auguro che il senso politico non solo del voto di Futuro e Libertà, ma anche dei loro interventi, sia il seguente: la fine di ogni guerriglia mediatica, l'esclusione di un disegno di logoramento e, invece, l'impegno comune per tre anni per un Governo riformatore (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Futuro e Libertà per l'Italia).
Su questo terreno si misura l'intelligenza, onorevole Bocchino, e la maturità del centrodestra (Commenti del deputato Colombo).
ANTONIO MARTINO. Onorevole Colombo, lo sappiamo già che lei è un maleducato! Lei è un villano! La smetta di starnazzare!
PRESIDENTE. Onorevole Antonio Martino...
FABRIZIO CICCHITTO. Il senso dell'intervento del Presidente Berlusconi è, quindi, quello di reagire ad ogni deriva distruttiva e di tutelare il voto del 2008 che ha espresso in modo inequivocabile una maggioranza costituita dal Popolo della Libertà, della Lega Nord Padania e da altri gruppi e forze politiche.
A nostro avviso, il riferimento alla sovranità popolare è essenziale: da tempo si è aperta una fase che attribuisce ex ante al popolo, al momento delle elezioni, il potere di decidere chi è il Presidente del Consiglio e la coalizione che governa, e non ex post, dopo le elezioni, ai partiti la facoltà di poter combinare gli equilibri di Governo indipendentemente dalla volontà popolare. Pag. 82
Voi dite che questa legge elettorale impedisce all'elettore di scegliere il deputato dando tutto il potere alle segreterie dei partiti. A parte il fatto che nel sistema uninominale questo potere, al di là delle ipocrisie, rimane totalmente nelle mani dei partiti attraverso la dislocazione dei candidati nei collegi buoni e in quelli cattivi (che sono largamente conosciuti da ogni singolo schieramento, a parte un numero limitato di collegi marginali), voi in effetti, puntando ad eliminare il premio di maggioranza, volete togliere ai cittadini proprio il potere fondamentale di scegliere il Presidente del Consiglio e il Governo. Questo è lo scettro che va mantenuto al popolo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Onorevole Casini, oggi non è in crisi il bipolarismo fisiologico, ma un bipolarismo selvaggio fondato sulla demonizzazione dell'avversario. Vorrei ricordare all'onorevole Bocchino che garantismo e legalità non sono alternativi, ma debbono essere le due facce della stessa medaglia. Infatti, l'utilizzo politico della giustizia è una delle forme più gravi di illegalità perché è prodotta dalla faziosità di una parte dei magistrati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Di conseguenza, per concludere, il nostro obiettivo è positivo e costruttivo da tutti i punti di vista: da quello dell'attività di Governo testimoniata dall'introduzione e dalla replica del Presidente Berlusconi, da quello del miglioramento dei rapporti nel centrodestra e anche da quello - se ci fosse una qualche disponibilità dell'altra parte - del confronto con le forze dell'opposizione: non a caso il Presidente del Consiglio ha evocato i temi della riforma costituzionale.
PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, la prego di concludere.
FABRIZIO CICCHITTO. Facciamo tutto questo senza alcun complesso di inferiorità, né nei confronti delle mistificazioni e delle demonizzazioni della sinistra, né nei confronti dell'eventuale ripresa di guerriglia mediatica. Infatti, noi abbiamo piena consapevolezza di dover rispondere in primo luogo al popolo di centrodestra che ci ha sostenuto e votato in ben tre elezioni: quelle nazionali, europee e regionali. A quel popolo, da questa tribuna parlamentare, inviamo il nostro saluto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi, per le quali era stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guzzanti. Ne ha facoltà per due minuti.
PAOLO GUZZANTI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, purtroppo ho a disposizione soltanto una manciata di secondi e ciò mi impedisce di svolgere un vero intervento politico. Quindi, dirò qualcosa di estremamente sintetico.
Il Partito Liberale Italiano, che ho l'onore di rappresentare come vicesegretario nazionale, non concederà la fiducia al Governo in carica, ma è lieto di annunciare agli italiani che i liberali, quelli veri e non lei che ne usurpa il titolo, sono tornati.
Per lei un liberale da mettere in cattedra nella sua università personale è lo stesso satrapo russo con cui ama fare bisbocce, che considera - Dio la perdoni! - un dono di Dio.
Noi siamo i liberali che domani gli italiani voteranno dopo aver subito la cocente delusione della sua politica illiberale. Le neghiamo, dunque, la fiducia sperando in un prossimo Governo che abroghi, prima di tutto, l'illiberale legge elettorale che il suo collega di coalizione, onorevole Calderoli, ha giustamente definito una porcata e che noi liberali vogliamo cancellare con un referendum abrogativo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Come diceva Gandhi, prima ci ignorano, poi ci deridono, poi ci avversano, poi noi vinciamo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.
BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro Paese ha bisogno di essere governato per garantirsi lo sviluppo in questi tempi difficili. Ho ascoltato le comunicazioni del Presidente del Consiglio e ne ho apprezzato lo spirito costruttivo esplicitato in impegni concreti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). È per questo che oggi sento il dovere di sostenere con il mio voto di fiducia il Governo per dare all'Italia, e soprattutto al Mezzogiorno sul quale il Presidente del Consiglio in quest'Aula ha assunto impegni importanti e specifici, una necessaria opportunità di crescita e di sviluppo. È una scelta difficile, sofferta, fatta in libertà senza alcuna contropartita nell'esclusivo interesse del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nella seduta del Parlamento di oggi c'era non un sapore di nuovo, ma un sapore di antico, di vecchie sedute di venti o di trenta anni fa e ho l'impressione che il primo a comprenderlo fosse il Presidente del Consiglio, costretto a promettere strade provinciali a questo o a quel parlamentare. Ma onorevole Berlusconi, dov'è il sogno con cui lei ha parlato agli italiani e che ha portato anche noi, uno dei vecchi partiti della Repubblica, a sostenerla per tanti anni? Dov'è la speranza e la fiducia di dare all'Italia una prospettiva di sviluppo?
Tutto questo è diventato la rivendicazione di successi passati che non ci sono nei numeri, nelle statistiche e la promessa che alla fine di questa legislatura verrà la riforma tributaria, che era il centro della sua politica economica, che è la ragione per la quale noi l'avevamo appoggiata. Togliere il piombo dalle ali del sistema produttivo italiano, riorganizzare lo Stato, ridurre la spesa pubblica: tutto questo non c'era! Lei crede, signor Presidente del Consiglio, che ci sarà, dopo la crisi come quella che ha avuto, con una maggioranza divisa e indebolita? Non mi sento di dare la fiducia ad un sogno che è spento ed è per questo che voterò «no», signor Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato in quest'Aula autorevoli colleghi che hanno condannato il trasformismo, con la bocca, perché con le mani sono impegnati a maneggiare in Sicilia il più grande ribaltone di tutti i tempi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano e di deputati del gruppo Misto)! Un ribaltone, Presidente, che voleva essere perpetuato a suo danno, a danno degli italiani, a Roma e che noi abbiamo impedito, perché siamo convinti che serve chiarezza in questo momento.
Lei ha rivolto un appello al senso di responsabilità delle opposizioni e noi ci siamo spogliati di ogni rivendicazione. C'è una curva a gomito che stiamo per affrontare e certamente non è utile andare alle elezioni. Allora non ci interessa in questo momento salvare la maggioranza o il pallottoliere.
Abbiamo compiuto una scelta, non abbiamo fatto calcoli: la nostra scelta è quella di dare un contributo affinché questo Paese si risollevi.
Signor Presidente, non saremo né sostitutivi né aggiuntivi, ma saremo liberi dai giochi Pag. 84di palazzo e responsabili verso gli italiani. Voglio rassicurare chi, in questa maggioranza, guarda alle gambe e non alla testa: noi guardiamo solo a quella (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, mi riconosco nelle parole pronunciate dal collega Pionati e voterò la fiducia al Governo Berlusconi...
PIER FERDINANDO CASINI. Alfano, occupati di giustizia: non ti fanno onore certe cose! Mi rivolgo a te, non a Berlusconi!
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Mi occupo anche di giustizia. Tu occupati di più di Sicilia.
PRESIDENTE. Onorevole Casini, cosa succede?
AMEDEO LABOCCETTA. Abbassa il dito!
PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, per favore, lei abbassi la voce! Onorevole Nucara, prego.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, come dicevo, mi riconosco nelle parole del collega Pionati e quindi voterò la fiducia al Governo Berlusconi: non parlo, però, a titolo personale, ma a nome del partito Repubblicano, che ha svolto una riflessione e, a larghissima maggioranza (diciassette voti contro tre), ha deciso di sostenere il Governo Berlusconi.
Il mio pensiero è quello di Ugo La Malfa che, in un lontano Capodanno, disse ad Eugenio Scalfari: non mi interessa il partito comunista, il partito socialista, la Democrazia cristiana e nemmeno il mio partito, ma mi interessa il mio Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano). È per questo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nucara. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poiché prima di votare bisogna capire, la pregherei di aiutarci: l'onorevole Nucara, fino a qualche ora fa, era in pectore il presidente del gruppo di responsabilità nazionale, ora è il segretario del gruppo Misto-Repubblicani. Se non c'è uno sdoppiamento della personalità (un dottor Jekyll e un mister Hyde), chiedo di avere un chiarimento.
(Votazione della questione di fiducia)
PRESIDENTE. Indìco la votazione per appello nominale sulle identiche risoluzioni Cicchitto n. 6-00044, Reguzzoni n. 6-00045, Bocchino e Lo Monte n. 6-00046 e Sardelli n. 6-00047, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti a vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Vassallo.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18,25)
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione sulle identiche risoluzioni Cicchitto n. 6-00044, Reguzzoni n. 6-00045, Bocchino e Lo Monte n. 6-00046 e Sardelli n. 6-00047 sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti 620
Votanti 617
Astenuti 3
Maggioranza 309
Hanno risposto sì 342
Hanno risposto no 275
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazioni).
Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cavallotto Davide
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco Pag. 86
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
De Siano Domenico
Desiderati Marco
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Latteri Ferdinando
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo Pag. 87
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannino Calogero
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (PdL)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Pisacane Michele
Piso Vincenzo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Porfidia Americo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto Pag. 88
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zaffini Roberto
Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando Pag. 89
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa Pag. 90
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele Pag. 91
Tremaglia Mirko
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo
Si sono astenuti:
Brugger Siegfried
Calearo Ciman Massimo
Zeller Karl
Sono in missione:
Menia Roberto
Sull'ordine dei lavori (ore 19,30).
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'Aula ha ascoltato - tra l'altro in diretta televisiva - l'intervento dell'onorevole Di Pietro, che ha utilizzato termini ingiuriosi nei confronti del Presidente del Consiglio, tant'è che il Presidente della Camera lo ha più volte richiamato all'ordine. Signor Presidente, come già accaduto in passato in altre circostanze, le chiedo formalmente di investire l'Ufficio di Presidenza della responsabilità di valutare con attenzione il testo di queste dichiarazioni perché le ritengo molto gravi, lesive dell'onorabilità del Presidente del Consiglio nel caso di specie e comunque non meno gravi di quelle che hanno già portato l'Ufficio di Presidenza ad infliggere una sospensione importante ad altri colleghi per dichiarazioni analoghe. Signor Presidente, ritengo pertanto opportuno che l'Ufficio di Presidenza valuti tali dichiarazioni.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, informerò il Presidente della sua richiesta.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, capisco lo scoramento della maggioranza - o di quella che era una maggioranza - e lo scoramento dell'onorevole Baldelli, che a questo punto si deve attaccare proprio a tutti. Perciò mi corre l'obbligo di ricordare all'onorevole Baldelli e a tutta l'Assemblea che, almeno finché resiste la Carta costituzionale, ogni parlamentare è libero di poter dire ciò che ritiene più utile. L'onorevole Di Pietro non ha offeso nessuno, è stato comunque richiamato due volte dal Presidente della Camera ed ha portato correttamente e coerentemente a termine un suo ragionamento politico. Ma l'intervento dell'onorevole Baldelli è bizzarro perché arriva soltanto ad una settimana di tempo da quando l'altro mercoledì abbiamo discusso in questa stessa Aula dell'insindacabilità di parole ed espressioni usate da parlamentari dentro e fuori da quest'Aula, soprattutto fuori da quest'Aula, in cui si sono visti ancora una volta i due pesi e le due misure per cui l'onorevole Berlusconi può dire ogni falsità, qualsiasi ingiuria, qualsiasi infamia nei confronti dell'onorevole Di Pietro, mentre l'onorevole Di Pietro ed altri parlamentari dell'Italia dei Valori non possono esprimere il proprio punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Pag. 92
Per questo, signora Presidente, le chiedo anch'io di informare il Presidente della Camera e di convocare l'Ufficio di Presidenza affinché questo stesso Ufficio di Presidenza vada magari a comminare una sanzione nei confronti dell'onorevole Di Pietro, così avremo un elemento in più per dimostrare nel Paese la lesione ai diritti ed alla democrazia che ogni giorno si cerca di perpetrare in questa Aula ed in questo Paese da parte della maggioranza o di quella che era una maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, informerò il Presidente anche delle sue considerazioni.
ROBERTO MENIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, ho chiesto la parola solo per precisare - faccio il mea culpa su ciò - che ero stato chiamato all'esterno dell'Aula per una dichiarazione (capita a tutti). Ho pregato anche di essere avvertito della seconda chiama, e sono rientrato mentre lei stava proclamando il risultato. È chiaro che si tratta di un voto ex post, ma voglio che rimanga agli atti: sarebbe stato evidentemente un voto positivo (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, per un contrattempo imprevisto ed imprevedibile anch'io non ho potuto esprimere il mio voto, che sarebbe stato ovviamente un voto di sfiducia verso il Governo. Chiedo che ciò venga messo agli atti.
GIANCARLO PITTELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO PITTELLI. Signor Presidente, intervengo semplicemente affinché si prenda atto del fatto che, per un mero infortunio, a causa di un malore rispetto al quale sono stato prontamente soccorso, non ho potuto esprimere il mio voto durante la seconda chiama, sulla quale contavo. Non ho fatto in tempo. Il mio voto - vorrei che l'Aula ne prendesse atto - sarebbe stato certamente favorevole alla fiducia per il Governo.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, capisco il valore ed il significato politico delle dichiarazioni ex post; tuttavia nei verbali risulta che gli onorevoli Pittelli e Buttiglione non hanno partecipato al voto, mentre l'onorevole Menia risulta in missione. Era soltanto per precisarlo, perché l'ho trovato agli atti.
ROBERTO MENIA. Risulto in missione come tutti i membri del Governo!
PRESIDENTE. Ciò non ha alcuna conseguenza: come evidentemente le dichiarazioni non cambiano il risultato del voto, l'onorevole Menia avrebbe potuto tranquillamente votare, perché, come lei sa, nel momento in cui si vota decade la missione. Comunque, grazie per la precisazione.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 30 settembre 2010, alle 9,30:
(ore 9,30 e ore 16)
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2323 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto Pag. 932010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato) (C. 3725).
- Relatori: De Angelis, per la V Commissione; Terranova, per la IX Commissione.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare (C. 2260-A/R).
e delle abbinate proposte di legge: COSENZA ed altri; D'iniziativa dei senatori: SCARPA BONAZZA BUORA ed altri (Approvata dal Senato); JANNONE e CARLUCCI (C. 2646-2743-2833).
- Relatore: Beccalossi.
(ore 15)
3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(al termine delle votazioni)
4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 19,35.
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MIRKO TREMAGLIA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE COMUNICAZIONI DEL GOVERNO SULLA SITUAZIONE POLITICA GENERALE
MIRKO TREMAGLIA. Faccio seguito alla comunicazione del 4 novembre 2009 a nome del CTIM - Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo dal titolo «Difendiamo l'emigrazione contro il tesseramento ad un partito, contro la partitocrazia» con la quale comunicavo la mia opposizione alla costituzione di una organizzazione dell'emigrazione denominata «PDL nel mondo 2009-2010» e sottolineavo che era assurda e contraria agli interessi dell'emigrazione, tanto è vero che il PDL ha assunto sinora posizioni contro i principi di civiltà, socialità, onore e contro gli interessi degli emigranti stessi ogniqualvolta è stato posto in Parlamento il problema persino della loro sopravvivenza.
Questa iniziativa ha costituito una offesa per quanti dal 1968 hanno fatto parte del CTIM - Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, e per gli emigranti italiani che sono stati costretti a lavorare subendo discriminazioni vergognose. Non si può mettere sotto interessi di partito la visione e la organizzazione di una forza come quella degli Italiani nel mondo.
Improvvisamente, sei o sette persone che fanno parte di un partito hanno inventato il tesseramento nel mondo e, sempre sulla carta, inventato il Popolo della Libertà nel Mondo.
Noi siamo quelli del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, che dal 1968 ha fatto il tesseramento, non di partito, ma in autonomia, facendo tutte le battaglie per l'emigrazione e per gli Italiani nel mondo; che ha presentato le liste per una battaglia del voto agli Italiani all'estero che va dal 1955 fino all'ottenimento per la prima volta del voto all'estero a favore di oltre 4 milioni di votanti (legge 459 del 27 dicembre 2001).
Sempre il CTIM ha presentato liste per cambiare la Costituzione con nominativi di varie formazioni politiche.
Il CTIM è riuscito a cambiare - fatto eccezionale - la Costituzione ben due volte.
Ed ecco che nel 2009, improvvisamente, senza nemmeno consultare il sottoscritto onorevole Mirko Tremaglia, che è il segretario generale del Comitato, ignorando totalmente persino l'esistenza del CTIM - Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, quanto ha fatto e quanto sta facendo nel mondo, ignorando altresì che il sottoscritto è stato Ministro, l'unico Pag. 94Ministro per gli Italiani nel Mondo, si è deciso, senza alcuna consultazione di cancellare il CTIM, sostituendolo con una impostazione di partito, per sfruttare gli elettori all'estero, sempre per farli diventare parte di un partito (PDL) anziché continuare a fare gli interessi dei nostri emigranti.
Si è ignorato che quel Ministro ha ottenuto, tra l'altro, un decreto che riconosce 1'8 agosto, giornata della tragedia di Marcinelle, come la «Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo» e potremmo continuare con tutti i convegni e le iniziative di quel periodo ministeriale, ricordando tra l'altro come gli Italiani nel mondo con tanti sacrifici abbiano ottenuto l'elezione di 395 parlamentari di origine italiana.
Tutto questo e tanto altro è stato ignorato e cancellato per far posto alle ambizioni di potere da parte di qualche politico del PDL.
Il tutto è stato da me contestato e respinto con sdegno, rivendicando prestigio, serietà e dignità al CTIM, ai suoi aderenti ed a chi lo ha diretto e continua a dirigerlo.
Il CTIM - Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, organizzazione nata nel 1968 con il suo statuto, con i suoi dirigenti, con le sue battaglie parlamentari, con le sue federazioni organizzate in ogni parte del mondo, respinge questa iniziativa del PDL negando che gli interessi e i diritti dei nostri emigranti e degli Italiani all'estero possano essere difesi e tutelati da partiti politici. Il CTIM rivendica i grandi traguardi raggiunti dal 1968 ad oggi e continua con la sua organizzazione a rappresentare gli Italiani nel mondo e i diritti ed i principi dell'emigrazione.
Nella mia qualità di segretario generale del CTIM, ringrazio di cuore i miei collaboratori per i risultati raggiunti e per la fiducia che mi è stata in ogni parte del mondo riconfermata; annuncio che richiederò la messa in votazione della proposta di legge per l'istituzione della Commissione parlamentare bicamerale per gli Italiani all'estero e della mozione che invita il Governo ad organizzare una Conferenza per discutere ed attuare un piano di investimenti europei in Africa per dare lavoro agli africani in Africa.
Sul piano personale e politico ho chiesto che fosse annullata la decisione di fare un partito PDL all'estero. Poiché questo non è avvenuto sono stato costretto a lasciare, per protesta, il partito del Popolo della Libertà continuando a battermi contro la partitocrazia negli interessi esclusivi dei valori che hanno alimentato l'emigrazione e gli Italiani nel mondo.