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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di lunedì 26 marzo 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 26 marzo 2012.

Albonetti, Bergamini, Bindi, Caparini, Cicchitto, Colucci, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Evangelisti, Franceschini, Leone, Lupi, Lussana, Migliavacca, Milanato, Moffa, Monai, Leoluca Orlando, Stefani, Tortoli.

Annunzio di proposte di legge.

In data 23 marzo 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
DI PIETRO ed altri: «Modifiche all'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di esenzione dei fabbricati rurali strumentali allo svolgimento dell'attività agricola dall'imposta municipale propria» (5083);
MORONI ed altri: «Riconoscimento e regolamentazione dell'attività di rappresentanza di interessi e svolgimento di relazioni istituzionali» (5084);
FABBRI ed altri: «Delega al Governo per la riforma del mercato del lavoro e della disciplina degli ammortizzatori sociali, nonché modifica degli articoli 2096 del codice civile, in materia di assunzione in prova, e 1 del decreto-legge 30 ottobre 1984, n. 726, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1984, n. 863, in materia di contratti di solidarietà» (5085);
BRUGGER ed altri: «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 7 novembre 1991 nell'ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000» (5086).

Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di una proposta di inchiesta parlamentare.

In data 23 marzo 2012 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa dei deputati:
Maurizio TURCO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle vicende riguardanti la costruzione dell'autostrada Roma-Latina» (doc. XXII, n. 33).

Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
RAZZI ed altri: «Disposizioni in materia di finanziamento e bilanci dei partiti politici» (4953) Parere delle Commissioni II e V;
ANGELI ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale delle migrazioni e disposizioni per l'istituzione di centri di accoglienza e di orientamento per i migranti» (5001) Parere delle Commissioni III, V, VII, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza» (5030) Parere delle Commissioni II, III, V, VII, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
PALAGIANO ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 3 giugno 1999, n. 157, in materia di riduzione e di modalità di erogazione del rimborso delle spese per consultazioni elettorali» (5032) Parere delle Commissioni II, V e VI.
II Commissione (Giustizia):
GARAGNANI: «Modifica all'articolo 58-quater della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di limiti alla concessione dei benefici penitenziari ai condannati per gravi delitti» (5009) Parere delle Commissioni I, V e XII;
CAVALLARO e SORO: «Modifica dell'articolo 140 del codice di procedura civile, concernente la notificazione degli atti in caso di irreperibilità del notificatario o di rifiuto di ricevere la copia» (5014) Parere della I Commissione.
III Commissione (Affari esteri):
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008» (5057) Parere delle Commissioni I, II, V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VII Commissione (Cultura):
PES ed altri: «Disposizioni per favorire la continuità didattica nelle scuole situate nei territori a bassa densità demografica e in presenza di minoranze linguistiche» (4995) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
DI PIETRO e ZAZZERA: «Disposizioni per il sostegno della produzione musicale» (5003) Parere delle Commissioni I, III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), IX, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XI Commissione (Lavoro):
MURER ed altri: «Delega al Governo per l'estensione dell'applicazione delle disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze dei trattamenti pensionistici, vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, anche ai settori del pubblico impiego e del lavoro autonomo» (5046) Parere delle Commissioni I, V e X.
XII Commissione (Affari sociali):
FUCCI: «Modifica all'articolo 31 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, concernente l'indennizzo in favore delle persone affette da sindrome da talidomide» (4986) Parere delle Commissioni I e V.

Trasmissione dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 21 marzo 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, concernente «Istituzione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo e modifiche al codice della navigazione, in attuazione della direttiva 94/56/CE del Consiglio, del 21 novembre 1994», la relazione di inchiesta sull'incidente occorso in data 1o giugno 2008 all'aeromobile PROCAER F.15A marche I-ARWI, in località Passo della Borcola (Trento).

Questa documentazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza dal Consiglio dei ministri, in data 22 marzo 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'attuazione degli Accordi conclusi dall'Unione europea a seguito dei negoziati condotti nel quadro dell'articolo XXVIII del GATT 1994 e recante modifica e integrazione dell'allegato I del regolamento (CEE) n. 2658/87 relativo alla nomenclatura tariffaria e statistica ed alla tariffa doganale comune (COM(2012)115 final), assegnata, in data 19 marzo 2012, in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'attivazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea (COM(2012)126 final), assegnata, in data 20 marzo 2012, in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente).

La Commissione europea, in data 23 marzo 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al riciclaggio delle navi (COM(2012)118 final) e relativo documento di accompagnamento - Documento di lavoro dei servizi della Commissione - Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2012)45 final), che sono assegnati in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
Proposta di decisione del Consiglio che impone agli Stati membri di ratificare la convenzione internazionale di Hong Kong del 2009 per un riciclaggio delle navi sicuro e compatibile con l'ambiente o di aderirvi nell'interesse dell'Unione europea (COM(2012)120 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul funzionamento generale dei controlli ufficiali sulla sicurezza alimentare, la salute e il benessere degli animali e la salute delle piante negli Stati membri (COM(2012)122 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Qualità della benzina e del combustibile diesel utilizzati per il trasporto stradale nell'Unione europea - Ottava relazione annuale (Anno di riferimento: 2009) (COM(2012)127 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2009/16/CE relativa al controllo da parte dello Stato di approdo (COM(2012)129 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite IX (Trasporti) e XI (Lavoro);
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle responsabilità dello Stato di bandiera ai fini dell'applicazione della direttiva 2009/13/CE del Consiglio recante attuazione dell'accordo concluso dall'Associazione armatori della Comunità europea (ECSA) e dalla Federazione europea dei lavoratori dei trasporti (ETF) sulla convenzione sul lavoro marittimo del 2006 e modifica della direttiva 1999/63/CE (COM(2012)134 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite IX (Trasporti) e XI (Lavoro).

Le predette proposte COM(2012)118 final, COM(2012)129 final e COM(2012)134 final sono altresì assegnate alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 26 marzo 2012.

Trasmissione dal difensore civico della regione Piemonte.

Il difensore civico della regione Piemonte, con lettera in data 16 marzo 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico nell'anno 2011 (doc. CXXVIII, n. 37).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal difensore civico della regione Emilia-Romagna.

Il difensore civico della regione Emilia-Romagna, con lettera in data 16 marzo 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico nell'anno 2011 (doc. CXXVIII, n. 36).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal Garante del contribuente della regione Marche.

Il Garante del contribuente della regione Marche, con lettera in data 15 marzo 2012, ha trasmesso la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale riferita all'anno 2011, predisposta ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, e successive modificazioni.

Questa documentazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal Garante del contribuente della regione Emilia-Romagna.

Il Garante del contribuente della regione Emilia-Romagna, con lettera in data 20 marzo 2012, ha trasmesso la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale riferita all'anno 2011, predisposta ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, e successive modificazioni.

Questa documentazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI ESPOSITO ED ALTRI N. 1-00711, OSVALDO NAPOLI ED ALTRI N. 1-00804, MISITI ED ALTRI N. 1-00944, LANZARIN ED ALTRI N. 1-00961, TOTO ED ALTRI N. 1-00965 E DELFINO ED ALTRI N. 1-00966 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A FINANZIARE LE OPERE E GLI INTERVENTI PREVISTI DAL PIANO STRATEGICO PER IL TERRITORIO INTERESSATO DALLA DIRETTRICE TORINO-LIONE

Mozioni

La Camera,
premesso che:
il 20 ottobre 2010 la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità quattro mozioni che impegnavano il Governo, tra l'altro,
a) a confermare la valenza strategica della realizzazione della nuova linea Torino-Lione come asse decisivo per i collegamenti europei, attraverso l'adozione di tutte le misure e gli atti necessari anche, sulla base del lavoro condotto dall'Osservatorio;
b) a garantire un adeguato piano finanziario con programmazione pluriennale che copra l'intero ammontare dell'opera;
c) a confermare i fondi - circa 200 milioni di euro - previsti nel primo atto aggiuntivo all'intesa generale quadro dell'11 aprile 2009, necessari a realizzare gli interventi prioritari di prima fase e, cioè, il trasferimento modale e il potenziamento e ammodernamento del trasporto locale, avviando, al contempo, iniziative per l'assegnazione di risorse immediate per incentivare il trasporto modale e combinato;
d) ad assumere iniziative per garantire un primo stanziamento per la realizzazione delle opere previste dal Piano strategico approvato dalla provincia di Torino e dalla regione Piemonte parallelamente all'avanzamento dell'opera;
nel mese di giugno 2011 nella località di Chiomonte, in Valle di Susa, sono iniziati i lavori per l'installazione del cantiere di realizzazione della galleria geognostica, destinata a diventare la «discenderia» della Torino-Lione sul versante italiano;
i lavori nel cantiere proseguono nel pieno rispetto del cronoprogramma, grazie al presidio delle forze dell'ordine che con efficacia e senso di responsabilità fino ad oggi hanno respinto gli attacchi condotti da frange minoritarie violente del movimento No Tav;
il 3 agosto 2011 il Cipe ha approvato il progetto preliminare della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, progetto che prevede il cosiddetto «fasaggio», ovvero la realizzazione per fasi dell'infrastruttura, con un rilevante risparmio sui costi. Si prevede, infatti, la realizzazione del tunnel di base, della stazione internazionale di Susa e l'interconnessione con la linea storica da Bussoleno ad Avigliana, rinviando in questo modo per alcuni anni i lavori di realizzazione del tunnel dell'Orsiera, nonché tutti gli interventi relativi al «nodo» di Torino (interconnessione con l'interporto di Orbassano, la gronda merci di Corso Marche, il sistema ferroviario metropolitano);
nel mese di settembre 2011 si è svolta la riunione del comitato intergovernativo tra Italia e Francia per la firma del nuovo accordo internazionale sulla ripartizione delle spese, con la riduzione della quota a carico dell'Italia dal 63 al 60 per cento; con la ratifica di tale accordo tutte le condizioni richieste dall'Unione europea saranno rispettate;
entro il 31 dicembre 2013 è prevista la conclusione dell'iter di approvazione del progetto definitivo, con un'ulteriore valutazione di impatto ambientale, così da consentire l'apertura del cantiere entro il mese di novembre del 2013,

impegna il Governo

ad assumere iniziative volte a stanziare 100 milioni di euro per finanziare le opere e gli interventi previsti dal «Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione» definito dalla provincia di Torino, in particolare gli interventi relativi al «nodo» di Torino previsti dall'accordo Stato-regione del 28 giugno 2008 (cosiddetto accordo di Pracatinat) e dall'atto aggiuntivo del 23 gennaio 2009.
(1-00711)
«Esposito, Fiano, Giorgio Merlo, Rossomando, Portas, Boccuzzi, Cilluffo, Fiorio, Lucà, Calgaro, Cambursano, Di Biagio, Porcino, Vernetti, Scanderebech».

La Camera,
premesso che:
nel mese di ottobre 2011 la Commissione europea ha inserito la nuova linea ferroviaria Torino-Lione tra le dieci infrastrutture prioritarie, dando il via libera ai finanziamenti comunitari 2014/2020 per le reti Ten-T;
tra Italia e Francia si è giunti a un accordo sulla ripartizione dei costi, con la riduzione della quota a carico dell'Italia dal 63 al 60 per cento;
il 20 ottobre 2010 la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità quattro mozioni che impegnavano il Governo:
a) a confermare la valenza strategica della realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione come asse decisivo per i collegamenti europei;
b) a garantire un adeguato piano finanziario con programmazione pluriennale che copra l'intero ammontare dell'opera;
c) a confermare i fondi - circa 200 milioni di euro - previsti nel primo atto aggiuntivo all'intesa generale quadro dell'11 aprile 2009, necessari a realizzare gli interventi prioritari di prima fase;
d) ad assumere iniziative per garantire un primo stanziamento per la realizzazione delle opere previste dal Piano strategico approvato dalla provincia di Torino e dalla regione Piemonte;
il 3 agosto 2011 il Cipe ha approvato il progetto preliminare della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, prevedendo il cosiddetto «fasaggio», ovvero la realizzazione per fasi dell'infrastruttura (tunnel di base, stazione internazionale a Susa, interconnessione con la linea storica a Bussoleno, interventi sul «nodo» di Torino), con un rilevante risparmio sui costi;
entro il 31 dicembre 2012 è prevista la conclusione dell'iter di approvazione del progetto definitivo, con un'ulteriore valutazione di impatto ambientale, così da consentire l'apertura del cantiere del tunnel di base entro il 2013;
nel mese di giugno 2011 nella località di Chiomonte, in Valle di Susa, sono iniziati i lavori per l'installazione del cantiere di realizzazione del tunnel geognostico;
nonostante i periodici violenti assalti condotti da frange fanatiche dei comitati che si oppongono alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione abbiano provocato centinaia di feriti e contusi tra le forze dell'ordine, i lavori nel cantiere proseguono nel pieno rispetto del cronoprogramma e nelle prossime settimane Lyon Turin Ferroviaire (LTF) avvierà le procedure di esproprio di diversi appezzamenti di terreno, al termine delle quali l'estensione del cantiere passerà dagli attuali 4.5 ettari ai futuri 7 ettari;
nel mese di novembre 2011 il cantiere di Chiomonte è stato dichiarato «sito strategico di interesse nazionale»: la normativa è diventata operativa a partire dal gennaio 2012, per cui il cantiere continua ad essere presidiato dalle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, guardia di finanza e guardia forestale), con immutate regole di ingaggio, ma con un inasprimento delle pene nei confronti degli eventuali assalitori;
nonostante in Valle di Susa si registri una ancora diffusa contrarietà alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, è oramai sempre più netta ed evidente la separazione tra i gruppi antagonisti, composti in larga parte da persone estranee al territorio, e la maggioranza della popolazione valsusina e, in particolare, si registra un malcontento da parte dei settori economici, imprenditoriali e commerciali che stanno subendo gravi conseguenze dall'operato dei No Tav, soprattutto nell'ambito del turismo,

impegna il Governo

ad assumere iniziative volte a stanziare 100 milioni di euro per finanziare le opere e gli interventi previsti dal «Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione» definito dalla provincia di Torino, in particolare gli interventi relativi al «nodo» di Torino previsti dall'accordo Stato-regione del 28 giugno 2008 (cosiddetto accordo di Pracatinat) e dall'atto aggiuntivo del 23 gennaio 2009.
(1-00804)
«Osvaldo Napoli, Ghiglia, Saltamartini, Laffranco, Bianconi, Bernardo, Aracu, Bertolini, Gregorio Fontana, Cicu, Santelli, Picchi, Pianetta».

La Camera,
premesso che:
il corridoio Est-Ovest, di cui la Torino-Lione è componente essenziale, rientra nell'obiettivo di crescita inclusiva e sostenibile proprio dell'Unione europea, essendo fondamentale per la coesione fra gli Stati membri e, quindi, per la riduzione della marginalità fra i cittadini;
la decisione di riconfermare la Torino-Lione fra le opere strategiche sottolinea il complesso processo decisionale avviato negli scorsi anni e portato a compimento con l'accordo firmato a Roma, il 30 gennaio 2012, tra i Governi italiano e francese; tale accordo è solo l'ultimo di una serie di tasselli posti dal 1996 fino ad oggi per la realizzazione del progetto;
la decisione 1962/96/CE del 23 luglio 1996, con cui la Comunità europea ha delineato gli orientamenti per lo sviluppo di una rete di trasporto transeuropea (TEN-T), rappresenta un fondamentale e primo passo verso il raggiungimento del suddetto obiettivo;
nel 2001 Italia e Francia hanno siglato un primo accordo per la realizzazione di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, successivamente ratificato dal Parlamento italiano e da quello francese. Nel 2003 il progetto preliminare viene consegnato dalla «società per azioni semplificata» agli organi italiani competenti;
il progetto preliminare approvato dal Cipe prevede una realizzazione per fasi funzionali dell'infrastruttura, ossia la realizzazione del tunnel di base e gli interventi di adeguamento del nodo di Torino, e solo in una seconda fase, qualora le dinamiche del traffico dovessero evidenziarne l'effettiva necessità, la tratta in bassa Valle di Susa;
l'importo dello opere verrà corrisposto per il 42,1 per cento dalla Francia e per il 57,9 per cento dall'Italia, mentre l'Unione europea potrebbe erogare fino al 40 per cento del costo complessivo;
l'opera è stata concertata con il territorio, tramite l'Osservatorio che in sei anni ha tenuto 183 sessioni di lavoro e 300 audizioni;
la tratta costituisce un investimento strategico per il futuro dell'Italia in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze e di prospettive di sviluppo, in quanto il progetto porterà vantaggi economici agli operatori individuali e alle imprese, tanto che si stima che l'insieme dei benefici netti generati compenserà il costo dell'investimento e della gestione dell'opera;
la Francia è più avanti dell'Italia sui lavori di scavo, dove sono state realizzate le discenderie di 9 chilometri di lunghezza;
l'attuale collegamento ferroviario Italia-Francia, che raggiunge quota 1250 metri sul livello del mare, risulta essere una linea fuori mercato;
i cantieri per la nuova linea comporteranno duemila assunzioni dirette e quattromila occupati indiretti, nonché a regime cinquecento posti di lavoro stabile in Italia;
la riduzione annuale di emissioni di anidride carbonica corrisponde alle emissioni di una città di trecentomila abitanti;
il suolo occupato a regime dalla nuova tratta è metà di quello consumato dal comune di Vaie, il 30 per cento di quello consumato dal comune di Bussoleno e il 25 per cento meno di quello consumato dal comune di Susa e corrisponde alla quantità media consumata in un anno dal comune di Avigliana;
sono stati eseguiti 220 sondaggi per un totale di 64 mila metri, con risultati che escludono pericoli per la salute, in quanto la presenza di radioattività o di amianto risulta essere dello stesso ordine di grandezza di quanto trovato già in altre gallerie, come il Gottardo, e le misure di sicurezza saranno dello stesso tipo;
tutti gli 87 comuni francesi e la stragrande maggioranza di quelli italiani non si sono opposti all'opera, eccetto i due contrari di Chiusa San Michele e Sant'Ambrogio di Torino, con 6.500 abitanti;
nel 2006, con il proposito di assicurare una più ampia partecipazione alle comunità locali, viene deciso di stralciare il procedimento dalla «legge obiettivo», riconducendolo alla procedura ordinaria dell'articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977, relativo alle opere di interesse statale, come si evince da un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi del 29 giugno 2006, consentendo così che, da quella data in poi, ogni comunità locale avrebbe potuto impedire la costruzione della linea ferroviaria nel proprio territorio,

impegna il Governo:

a valutare la possibilità di applicare le norme contenute nella legge 21 dicembre 2001, n. 443, per facilitare la realizzazione dell'opera voluta dall'intera regione e dal Paese nel suo insieme;
a reperire i fondi necessari per realizzare gli investimenti relativi al nodo di Torino, previsti dall'accordo Stato-regioni del 28 giugno 2008 e dall'atto aggiuntivo del 23 gennaio 2009.
(1-00944)
«Misiti, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Miccichè, Pittelli, Pugliese, Soglia, Stagno d'Alcontres, Terranova».

La Camera,
premesso che:
in data 28 giugno 2008, è stato sottoscritto il cosiddetto accordo di Pracatinat relativo a «Punti di accordo per la progettazione della nuova linea e per le nuove politiche di trasporto per il territorio», integrato poi in data 23 gennaio 2009, con il «Primo atto aggiuntivo all'intesa generale quadro» tra il Governo nazionale e la regione Piemonte, che richiama e declina in scelte operative e finanziarie sia l'accordo di Pracatinat che il «Patto per lo sviluppo sostenibile del Piemonte»;
nel medesimo anno è stato avviato, su iniziativa della provincia di Torino, un piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione, con l'obiettivo di creare un efficace sistema di governance territoriale intorno ad una visione condivisa, al fine dell'elaborazione di efficaci strategie di coesione sociale e di sviluppo economico;
è doveroso rispettare quanto previsto nei suddetti accordi ed è necessario che l'intervento sulla direttrice ferroviaria sia accompagnato dall'attuazione del Piano strategico redatto dalla provincia di Torino e dalla disponibilità immediata di risorse finalizzate a garantire gli interventi relativi al nodo di Torino previsti dall'accordo Stato-regione;
il 20 ottobre 2010 la Camera dei deputati ha approvato la mozione presentata dal gruppo Lega Nord n. 1-00457, in riferimento alla nuova linea Torino-Lione, impegnandosi a predisporre per il Piemonte un piano di sviluppo sia infrastrutturale che intermodale per il completo utilizzo della nuova opera, nonché a garantire gli impegni presi fino alla realizzazione dell'opera, con particolare riferimento alla copertura finanziaria che richiede l'immediata erogazione di 20 milioni di euro quale anticipo per la copertura degli interventi di prima fase per la realizzazione della linea dei treni ad alta velocità. Inoltre, si è impegnato a monitorare tutte le fasi della realizzazione dell'opera, sia preliminari che definitive, affinché la salute dei cittadini e la tutela del territorio vengano preservate. Nella medesima seduta, sono state approvate anche altre quattro mozioni presentate dai gruppi che oggi compongono la maggioranza politica del Parlamento;
il Governo precedente ha rispettato le date di avvio e di prosecuzione dei lavori, comprendendo la necessità di dotare il Paese di un'infrastruttura che, oltre all'ammodernamento del sistema Paese, porta indubbi benefici per i territori in cui si colloca, considerando l'aumento della competitività del Piemonte e delle regioni attraversate e i nuovi posti di lavoro derivanti da nuovi insediamenti industriali e dallo sviluppo della logistica. A giugno 2011 sono iniziati i lavori del cantiere per il tunnel geognostico nella località di Chiomonte, in Valle di Susa, dove proseguono grazie al presidio attento e responsabile delle forze dell'ordine e nonostante gli attacchi troppo frequenti di alcuni violenti oppositori No Tav;
il Cipe ha approvato, ad agosto 2011, il progetto di realizzazione dei lavori, che saranno divisi in più fasi: si prevede la realizzazione della galleria di base e una modernizzazione della linea «storica» per consentire il passaggio della Tav senza realizzare per ora una seconda linea e rimandando invece il tutto al 2023, quando sarà valutata la necessità di realizzare una seconda linea in valle oppure mantenerne una sola mista, anche sulla base della reale crescita del traffico merci. Questa scelta di procedere per fasi comporta una serie di vantaggi economici: operando in questo modo, nell'arco di un decennio l'Italia dovrebbe investire poco meno di 3 miliardi di euro;
la firma del nuovo accordo internazionale fra Italia e Francia sulla ripartizione delle spese, che dovrebbe svolgersi il prossimo autunno, porterà l'Italia a ratificare una riduzione della quota a carico dell'Italia, rispondendo alle richieste dell'Unione europea,

impegna il Governo

a mettere in atto tutte le azioni necessarie, anche attraverso un congruo e immediato finanziamento di 100 milioni di euro, per realizzare gli interventi previsti dal «Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione», in particolare quelli relativi al nodo di Torino previsti dall'accordo Stato-regione del 28 giugno 2008 (cosiddetto accordo di Pracatinat) e dall'atto aggiuntivo del 23 gennaio 2009.
(1-00961)
«Lanzarin, Togni, Alessandri, Dussin, Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Montagnoli, Lussana, Fugatti, Fedriga, Bitonci, Bonino, Bragantini, Callegari, Caparini, Chiappori, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Di Vizia, Fabi, Fava, Follegot, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Isidori, Maggioni, Maroni, Martini, Meroni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rondini, Rivolta, Stefani, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi».

La Camera,
premesso che:
in data 28 giugno 2008, è stato sottoscritto il cosiddetto accordo di Pracatinat relativo a «Punti di accordo per la progettazione della nuova linea e per le nuove politiche di trasporto per il territorio», integrato poi in data 23 gennaio 2009, con il «Primo atto aggiuntivo all'intesa generale quadro» tra il Governo nazionale e la regione Piemonte, che richiama e declina in scelte operative e finanziarie sia l'accordo di Pracatinat che il «Patto per lo sviluppo sostenibile del Piemonte»;
nel medesimo anno è stato avviato, su iniziativa della provincia di Torino, un piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione, con l'obiettivo di creare un efficace sistema di governance territoriale intorno ad una visione condivisa, al fine dell'elaborazione di efficaci strategie di coesione sociale e di sviluppo economico;
è doveroso rispettare quanto previsto nei suddetti accordi ed è necessario che l'intervento sulla direttrice ferroviaria sia accompagnato dall'attuazione del Piano strategico redatto dalla provincia di Torino e dalla disponibilità immediata di risorse finalizzate a garantire gli interventi relativi al nodo di Torino previsti dall'accordo Stato-regione;
il 20 ottobre 2010 la Camera dei deputati ha approvato la mozione presentata dal gruppo Lega Nord n. 1-00457, in riferimento alla nuova linea Torino-Lione, impegnandosi a predisporre per il Piemonte un piano di sviluppo sia infrastrutturale che intermodale per il completo utilizzo della nuova opera, nonché a garantire gli impegni presi fino alla realizzazione dell'opera, con particolare riferimento alla copertura finanziaria che richiede l'immediata erogazione di 20 milioni di euro quale anticipo per la copertura degli interventi di prima fase per la realizzazione della linea dei treni ad alta velocità. Inoltre, si è impegnato a monitorare tutte le fasi della realizzazione dell'opera, sia preliminari che definitive, affinché la salute dei cittadini e la tutela del territorio vengano preservate. Nella medesima seduta, sono state approvate anche altre quattro mozioni presentate dai gruppi che oggi compongono la maggioranza politica del Parlamento;
il Governo precedente ha rispettato le date di avvio e di prosecuzione dei lavori, comprendendo la necessità di dotare il Paese di un'infrastruttura che, oltre all'ammodernamento del sistema Paese, porta indubbi benefici per i territori in cui si colloca, considerando l'aumento della competitività del Piemonte e delle regioni attraversate e i nuovi posti di lavoro derivanti da nuovi insediamenti industriali e dallo sviluppo della logistica. A giugno 2011 sono iniziati i lavori del cantiere per il tunnel geognostico nella località di Chiomonte, in Valle di Susa, dove proseguono grazie al presidio attento e responsabile delle forze dell'ordine e nonostante gli attacchi troppo frequenti di alcuni violenti oppositori No Tav;
il Cipe ha approvato, ad agosto 2011, il progetto di realizzazione dei lavori, che saranno divisi in più fasi: si prevede la realizzazione della galleria di base e una modernizzazione della linea «storica» per consentire il passaggio della Tav senza realizzare per ora una seconda linea e rimandando invece il tutto al 2023, quando sarà valutata la necessità di realizzare una seconda linea in valle oppure mantenerne una sola mista, anche sulla base della reale crescita del traffico merci. Questa scelta di procedere per fasi comporta una serie di vantaggi economici: operando in questo modo, nell'arco di un decennio l'Italia dovrebbe investire poco meno di 3 miliardi di euro;
la firma del nuovo accordo internazionale fra Italia e Francia sulla ripartizione delle spese, che dovrebbe svolgersi il prossimo autunno, porterà l'Italia a ratificare una riduzione della quota a carico dell'Italia, rispondendo alle richieste dell'Unione europea,

impegna il Governo

a mettere in atto tutte le azioni necessarie, anche attraverso un congruo e immediato finanziamento di 100 milioni di euro, per realizzare gli interventi previsti dal «Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione», in particolare quelli relativi al nodo di Torino previsti dall'accordo Stato-regione del 28 giugno 2008 (cosiddetto accordo di Pracatinat) e dall'atto aggiuntivo del 23 gennaio 2009.
(1-00961)
(Mozione con modifica nell'ordine dei firmatari) «Allasia, Cavallotto, Buonanno, Fogliato, Pastore, Simonetti, Dozzo, Lanzarin, Alessandri, Dussin, Togni, Crosio, Di Vizia, Montagnoli, Lussana, Fugatti, Fedriga, Bitonci, Bonino, Bragantini, Callegari, Caparini, Chiappori, Consiglio, D'Amico, Dal Lago, Fabi, Fava, Follegot, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Isidori, Maggioni, Maroni, Martini, Meroni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rondini, Rivolta, Stefani, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi.

La Camera,
premesso che:
il Consiglio europeo, nella riunione del 9-10 dicembre 1994 a Essen, esaminò e condivise un elenco di 14 progetti prioritari nel settore dei trasporti, i cui lavori erano già iniziati o avrebbero dovuto iniziare entro la fine del 1996. Tra gli stessi, al n. 6 dell'allegato I al documento conclusivo della riunione, figura il «6. Treno ad alta velocità/trasporto combinato Francia-Italia F/I Lione-Torino - Torino - Milano - Venezia - Trieste». Nel 2005, poi, la Commissione europea ha compilato un ulteriore elenco di 30 progetti prioritari e il cui varo veniva fissato entro il 2010. Tra gli assi o progetti prioritari figura: «6 - Asse ferroviario Lione-Trieste-Divaca/Kope-Divac-Lubiana-Budapest-confine ucraino», quale rete transeuropea;
con decisione n. 884/2004/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione europea del 29 aprile 2004, con riguardo alla politica Trans european network-trasport (TEN-T), fu deciso, tra l'altro, lo spostamento alla fine del 2020 del termine, inizialmente individuato nel 2010, per l'attuazione dei progetti prioritari e la presentazione di un nuovo elenco di 30 progetti prioritari, anche tenendo conto dell'allargamento dell'Unione europea, che includeva i 14 assi o progetti prioritari già precedentemente individuati, tra i quali l'asse ferroviario «Lione-frontiera ucraina», TEN-T n. 6, all'interno del cui progetto sono collocate le tratte Lione-Torino e Torino-Trieste;
il progetto TEN-T n. 6 è una declinazione dell'arteria a rete multimodale rappresentata dal corridoio europeo n. 5, che collegherà Lisbona a Kiev, rispetto alla quale il ruolo dell'Italia è strategico. L'allargamento a oriente dell'Unione europea rende fondamentale per l'Italia svolgere quel ruolo, scongiurando l'alternativa, restando ai margini del corridoio 5, di collocarsi ai bordi dell'Europa stessa. Con il corridoio 5, in effetti, l'area mediterranea dell'Europa acquisisce una centralità rilevante nei processi di sviluppo, ponendosi, oltretutto, anche come alternativa alle direttrici nordiche, quale quella Rotterdam-Kiev, lungo l'asse ovest-est. La direttrice ferroviaria transpadana costituisce il fulcro dell'attraversamento meridionale del territorio dell'Unione europea;
il tratto transpadano del progetto prioritario recherà il beneficio del drastico abbattimento dei tempi di percorrenza complessivi, tra distanze che oggi richiedono tempi per la loro copertura di circa il doppio rispetto a quelli che, mediamente, residueranno dopo la realizzazione delle opere del TEN-T n. 6. Soprattutto, recherà il beneficio, riguardato con favore unanime, dell'implementazione della modalità di trasporto ferroviario, decisiva per abbattere i volumi di traffico stradale per il trasporto delle merci, in particolare, e anche per conseguire l'ulteriore beneficio ambientale, con la riduzione, conseguente alla variazione dei volumi trasportati in mutata modalità, degli inquinamenti, atmosferico e acustico. In proposito, è opportuno soggiungere che il progetto non vulnera l'ambiente nel quale è collocato, anche perché la sua realizzazione si sviluppa quasi interamente in galleria, dunque sotto terra, per oltre il 90 per cento del tracciato, circa 8 chilometri in superficie sui complessi circa 80 in territorio italiano. La sicurezza è l'altro aspetto in positivo rilievo con la realizzazione del progetto. Anche la competitività delle imprese è un tema in stretta connessione con i profili economici rivenienti dalla realizzazione delle tratte della dorsale padana del progetto prioritario n. 6, per il miglioramento sensibile dei fattori, in termini di tempo e di costi, che incidono sui trasporti delle merci;
il 29 gennaio 2001, sulla base della proposta della Commissione intergovernativa italo-francese, istituita a Parigi il 15 gennaio 1996 per la preparazione della realizzazione della linea ferroviaria fra Torino e Lione, è stato firmato a Torino un «Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese per la realizzazione di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione», ratificato successivamente dal Parlamento francese con legge 28 febbraio 2002, n. 2002-91, e dal Parlamento italiano con legge 27 settembre 2002, n. 228, ed entrato in vigore il 1o maggio 2003;
la Commissione europea, con la decisione C(2008) 7733 del 5 dicembre 2008, ha approvato la concessione di un contributo finanziario a favore del progetto «Nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione, sezione internazionale, parte comune italo-francese»;
il collegamento Lione-Torino è compreso nell'intesa generale quadro tra Governo e regione Piemonte, sottoscritta l'11 aprile 2003, tra le «infrastrutture di preminente interesse nazionale» che interessano il territorio regionale e che rivestono carattere strategico per la medesima regione Piemonte e nella rimodulazione dell'intesa generale quadro tra Governo e regione Piemonte, approvata con deliberazione della giunta regionale in data 7 giugno 2011, ed è, altresì, incluso nell'aggiornamento 2009 del contratto di programma 2007-2011 tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana s.p.a.;
al fine di assicurare l'opportuno coinvolgimento del territorio nella fasi di progettazione e realizzazione dell'opera, venne istituito, nel 2006, con le comunità locali, un Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione;
il 28 giugno 2008, nell'ambito delle attività dell'Osservatorio, venne raggiunto l'accordo cosiddetto di Pracatinat, nel quale hanno preso corpo le istanze e gli impegni dei soggetti coinvolti nel processo di intese, di confronto, di partecipazione e di osservazioni, di ascolti, in primo luogo di tutti i comuni interessati, a cominciare da quelli di Susa e Chiomonte, direttamente coinvolti da cantieri o da attività esecutive, di prospettazioni e di condivisione; l'attività volta alla concertazione e condivisione della soluzione progettuale è stata contrassegnata da circostanze, iniziative e momenti significativi. Nel 2007, per esempio, il Governo, proprio sulla scorta dell'impulso del territorio e dell'esito di lavori dell'Osservatorio, decise l'abbandono del progetto che prevedeva il tracciato dell'opera in sinistra Dora; sono stati pubblicati sette quaderni che affrontano e analizzano profili e questioni rilevanti dell'opera, illustrano le posizioni dell'Osservatorio e i punti con contrasto di opinioni; centinaia sono state le riunioni e le audizioni svolte. Conclusivamente, sul punto, si richiama il dato dei 112 comuni, di entrambi i Paesi, 87 quelli francesi, i cui territori sono interessati ai lavori della Nuova linea Torino-Lione (NlTL). Tra i comuni italiani, una dozzina avversano l'opera, ma tra quelli interessati dalla realizzazione di tratte in superficie e/o da cantieri, solo due, Chiusa San Michele e Sant'Ambrogio di Torino, per un totale di circa 6.500 abitanti, hanno manifestato contrarietà per i lavori. Si può, comunque, con tutta evidenza, anche alla stregua delle reiterate riprogettazioni del tracciato, sostenere che le scelte siano state partecipate, discusse, vagliate e condivise con la popolazione e con gli enti locali interessati e con ogni altro soggetto istituzionale, civile e sociale coinvolto; dunque, con un attento ascolto del territorio;
il Cipe, nella seduta del 3 agosto 2011, ha approvato il progetto preliminare del «Nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione, sezione internazionale, parte comune italo-francese, tratta in territorio italiano»;
il 28 settembre 2011, a Parigi, Italia e Francia hanno siglato un accordo per la ripartizione della spesa che prevede un accollo per l'Italia pari al 57,9 per cento dei costi e per la Francia al 42,1 per cento; la ripartizione, considerando l'intera parte comune del tracciato, è sostanzialmente equilibrata in parti eguali; la ripartizione dei costi è stata confermata dal nuovo accordo Torino-Lione del 30 gennaio 2012, firmato dalle autorità politiche italiana e francese, nel quale si è anche stabilito di procedere, come già disposto in sede Cipe, per fasi funzionali di esecuzione del progetto. Il costo complessivo della fase 1, pari a oltre 8 miliardi di euro, dovrebbe comportare un finanziamento per l'Italia di meno di 3 miliardi di euro e ottenere un finanziamento comunitario del 40 per cento,

impegna il Governo:

a porre in essere ogni opportuna iniziativa e ogni verifica, promuovendo in particolare l'acquisizione, in sede comunitaria, di riscontri e garanzie volte a ottenere la definitiva conferma della disponibilità dell'Unione europea al sostegno finanziario preventivato per la realizzazione dell'opera transfrontaliera e l'indicazione delle risorse dedicate;
ad assicurare i mezzi economici necessari per dare attuazione alla parte del progetto attinente al cosiddetto nodo di Torino previsti nell'accordo di Pracatinat e nell'atto aggiuntivo del 23 gennaio 2009.
(1-00965)
«Toto, Proietti Cosimi, Della Vedova».
(26 marzo 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
nel quadro di sviluppo infrastrutturale delle reti di trasporto merci e passeggeri transeuropea TEN-T, il corridoio est-ovest costituisce uno degli assi principali di tutto il progetto e il segmento Torino-Lione ne rappresenta il cuore strategico ed essenziale;
l'Unione europea ha recentemente deciso di riconfermare la Torino-Lione fra le opere strategiche prioritarie per lo sviluppo infrastrutturale, economico e sociale dell'Europa occidentale, auspicandone il completamento dell'iter realizzativo nel tempo più spedito possibile;
l'opera è stata concertata con il territorio, attraverso una lunghissima anche se difficilissima (considerate le note e tristi vicende che ruotano da sempre attorno al tracciato) campagna di sensibilizzazione, ascolto e coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e civici interessati, che nella stragrande maggioranza dei casi hanno considerato come la realizzazione dell'opera costituisca un investimento strategico per il futuro dell'Italia in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze e di prospettive di sviluppo;
il progetto preliminare approvato dal Cipe prevede una realizzazione per fasi funzionali dell'infrastruttura, con l'importo suddiviso per quote di competenza tra lo Stato italiano e quello francese;
nonostante le manovre di disturbo operate da sparute ma aggressive frange di movimenti No Tav, protagoniste di attacchi violenti e quasi eversivi contro la realizzazione dell'opera (il cui iter, comunque, rimane costantemente garantito dall'esemplare lavoro del presidio delle forze dell'ordine dislocate nel territorio interessato), i lavori sono iniziati nel mese di giugno 2011 e si attende la conclusione dell'iter di approvazione del progetto definitivo, con un'ulteriore valutazione di impatto ambientale, così da consentire l'apertura del cantiere entro il mese di novembre 2013;
ad ottobre 2010 la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità quattro mozioni che impegnavano il Governo:
a) a confermare la valenza strategica della realizzazione della Nuova linea Torino-Lione (NlTL) come asse decisivo per i collegamenti europei, attraverso l'adozione di tutte le misure e gli atti necessari anche sulla base del lavoro condotto dall'osservatorio;
b) a garantire un adeguato piano finanziario con programmazione pluriennale che copra l'intero ammontare dell'opera;
c) a confermare i fondi - circa 200 milioni di euro - previsti nel primo atto aggiuntivo all'intesa generale quadro dell'11 aprile 2009, necessari a realizzare gli interventi prioritari di prima fase, avviando, al contempo, iniziative per l'assegnazione di risorse immediate per incentivare il trasporto modale e combinato;
d) ad assumere iniziative per garantire un primo stanziamento per la realizzazione delle opere previste dal piano strategico approvato dalla provincia di Torino e dalla regione Piemonte parallelamente all'avanzamento dell'opera;
il 3 agosto 2011 il Cipe ha approvato il progetto preliminare della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, progetto che prevede il cosiddetto fasaggio, ovvero la realizzazione per fasi dell'infrastruttura, con un rilevante risparmio sui costi. Si prevede, infatti, la realizzazione del tunnel di base, della stazione internazionale di Susa e l'interconnessione con la linea storica da Bussoleno ad Avigliana, rinviando in questo modo per alcuni anni i lavori di realizzazione del tunnel dell'Orsiera, nonché tutti gli interventi relativi al «nodo» di Torino (interconnessione con l'interporto di Orbassano, la gronda merci di Corso Marche, il sistema ferroviario metropolitano);
è notizia di questi giorni l'ipotesi di una nuova convocazione del Cipe per sbloccare una parte dei fondi non ancora elargiti da destinare alla realizzazione delle opere accessorie necessarie previste dal piano strategico per la direttrice in questione e di misure per le compensazioni ambientali per i territori coinvolti, nonché per il potenziamento dei servizi e dei trasporti pubblici collegati all'opera;
il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti Passera hanno indicato, tra le priorità dell'azione del Governo, lo sviluppo infrastrutturale del Paese, annunciando con chiarezza il sostegno prioritario, chiaro e incondizionato del Governo alla realizzazione del corridoio Tav Torino-Lione e promettendo l'impegno massimo per mettere a disposizione tutte le risorse e i mezzi necessari per il completamento dell'opera in tempi certi,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative volte a sbloccare i fondi necessari per finanziare le opere e gli interventi previsti dal piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione;
a definire un quadro complessivo chiaro della destinazione delle risorse sulle opere cofinanziate dagli altri organi istituzionali coinvolti nella realizzazione del progetto;
ad impegnarsi sul piano della comunicazione per diffondere e far crescere tra le popolazioni interessate la consapevolezza dei vantaggi e le ricadute in termini occupazionali ed economici che la realizzazione dell'opera comporterà inevitabilmente;
a prevedere misure e provvedimenti che tutelino le aziende locali, nel senso di favorirne maggiormente la partecipazione alla realizzazione dell'opera, garantendo l'affidamento dei lavori a chi opera sul territorio;
ad adottare iniziative al fine di evitare strumentalizzazioni della protesta dei cittadini, adottando fermamente ogni forma di repressione consentita nei confronti di quei gruppi di facinorosi che disturbano con atti violenti e dimostrativi l'azione quotidiana di avanzamento dell'iter realizzativo dell'opera.
(1-00966)
«Delfino, Calgaro, Galletti, Mereu, Compagnon, Libè, Occhiuto, Naro, Ciccanti, Volontè, Tassone».
(26 marzo 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

MOZIONI VINCENZO ANTONIO FONTANA ED ALTRI N. 1-00855, BINETTI ED ALTRI N. 1-00927, IANNACCONE ED ALTRI N. 1-00958, MIOTTO ED ALTRI N. 1-00959, PALAGIANO ED ALTRI N. 1-00962, LO MONTE ED ALTRI N. 1-00964 E LAURA MOLTENI ED ALTRI N. 1-00967 CONCERNENTI INIZIATIVE IN ORDINE ALLE MODALITÀ DI AMMISSIONE ALLE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA

Mozioni

La Camera,
premesso che:
il decreto ministeriale 6 marzo 2006, n. 172, che regola le modalità per l'ammissione dei medici alle scuole di specializzazione in medicina, prevede ai fini dell'iscrizione al concorso per i laureati in medicina e chirurgia l'obbligo di superare l'esame di Stato prima della scadenza del termine per la presentazione delle domande;
il calendario delle prove è predisposto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e in modo da poter adeguatamente pubblicizzare, con congruo anticipo, la data, nonché il numero dei posti di specializzazione assegnati a ciascun ateneo, e in modo che le università possano pubblicare i relativi bandi almeno 60 giorni prima;
ogni anno migliaia di neolaureati in medicina attendono con trepidazione di sapere quali saranno i tempi per poter continuare il proprio percorso formativo, tempi che si allungano di anno in anno sempre più, determinando così un ulteriore ritardo in un progetto di vita che già di per sé risulta essere molto lungo e gli effetti di tale situazione sono gravi e molteplici: tanti neolaureati perderanno almeno un anno;
dal concorso per l'accesso alle scuole di specializzazione dell'area medica vengono esclusi tutti i laureati da novembre in poi, iscritti al tirocinio ai fini dell'esame di Stato;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha più volte precisato che non è possibile armonizzare le sessioni di laurea, che normalmente sono tre in ogni anno accademico, con le sessioni degli esami di Stato, che si svolgono due volte l'anno e con il concorso di ammissione alle scuole di specializzazione, che viene bandito per ciascun anno accademico;
tale problema si è accavallato nel corso degli anni, tanto che nei precedenti anni accademici il Ministro pro tempore Moratti aveva previsto una deroga, una disposizione transitoria per la quale si permetteva di concorrere comunque alla prova per l'accesso alla specializzazione con riserva di abilitarsi entro la prima sessione utile. Si permetteva, comunque, agli studenti di sostenere l'esame di ingresso alle scuole di specializzazione, in attesa di avere superato l'esame di abilitazione,

impegna il Governo

ad individuare in tempi brevi una soluzione adeguata che permetta di sanare l'attuale situazione, in previsione di una calendarizzazione capace di ovviare alle disfunzioni sopra richiamate, relative ai concorsi per l'ammissione alle scuole di specializzazione in medicina, per consentire ai giovani di programmare la propria vita ed i tempi della propria formazione individuale.
(1-00855)
«Vincenzo Antonio Fontana, Palumbo, Di Virgilio, Barani, Mussolini, Giammanco, De Nichilo Rizzoli, Mancuso, Scandroglio, Ciccioli, Germanà, Garofalo, Vignali, Pelino, Marinello, Gioacchino Alfano».

La Camera,
premesso che:
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha determinato per il 2011-2012 un aumento pari a 9.501 posti per le facoltà di medicina e chirurgia, nonostante le regioni e il Ministero della salute, con il pieno auspicio dell'ordine dei medici ne avessero sollecitati almeno 10.566. Si tratta di mille posti in meno, con un'evidente disparità di valutazione del fabbisogno dei medici nei prossimi anni;
la cosa appare tanto più grave in quanto l'argomentazione utilizzata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è che il numero dei potenziali studenti di medicina è risultato superiore alla capacità formativa complessiva degli atenei. Evidentemente l'ampliamento dell'offerta formativa, che in questi ultimi 5 anni è cresciuta del 30 per cento, è ancora inadeguata a coprire i bisogni effettivi del nostro servizio sanitario nazionale. Negli ultimi dieci anni l'85 per cento degli immatricolati a medicina arriva alla laurea, come ha evidenziato Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale;
entro il 2015, infatti, a fronte dei prossimi pensionamenti nella categoria, verranno meno circa 17.000 medici e dal 2013 è ipotizzabile un saldo negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni;
l'Italia ha un numero di medici professionalmente attivi superiore alla media europea, pari a 4,1 medici per mille abitanti contro una media dell'Unione europea di 3,4 per mille abitanti; ma a breve la situazione è destinata a cambiare ed è necessario aumentare le immatricolazioni, migliorando al contempo la qualità dell'offerta formativa per garantire al nostro servizio sanitario nazionale almeno 10 mila medici l'anno, necessari per essere a regime nel 2018;
oltre ad aumentare il numero delle immatricolazioni degli studenti in medicina e chirurgia, però, diventa sempre più urgente garantire a quanti si laureano la possibilità di accedere ad una scuola di specializzazione, facendo coincidere il numero dei laureati con il numero dei potenziali specialisti. Nei prossimi 10 anni si prospetta una mancanza di circa 30.000 specialisti che svolgano funzioni non delegabili ad altre professioni sanitarie;
oggi uno studente che si immatricola a medicina e chirurgia, superando la selezione iniziale, pur laureandosi regolarmente in corso, corre il rischio di dover attendere altri due o tre anni prima di accedere alla scuola di specializzazione, portando il suo iter formativo a 13-15 anni. Ritardando pesantemente il suo ingresso nel mondo della professione, che avverrebbe intorno ai 35 anni di età, con pesanti ricadute anche sotto il profilo pensionistico;
il concorso per l'accesso alle scuole di specializzazione è disciplinato dal nuovo «Regolamento concernente le modalità per l'ammissione dei medici alle scuole di specializzazione in medicina» del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 6 marzo 2006, n. 172. Il decreto prevede:
a) la ridefinizione della data di inizio dell'anno accademico («è, altresì, indicata la data di inizio delle attività didattiche delle scuole di specializzazione»), che avrà luogo successivamente all'espletamento delle selezioni, e quindi subito dopo la pubblicazione delle graduatorie;
b) l'introduzione, quale requisito necessario per l'ammissione alla prova, del conseguimento dell'abilitazione alla professione («Al concorso possono partecipare i laureati in medicina e chirurgia in data anteriore al termine di scadenza fissato dal bando per la presentazione delle domande di partecipazione al concorso, con obbligo di superare l'esame di Stato prima della scadenza del termine per la presentazione delle domande di partecipazione al concorso medesimo»);
gli studenti di medicina fin dagli inizi sono ben consapevoli che, nonostante la lunghezza del loro iter formativo, sei anni sono del tutto insufficienti ad avere assicurata la competenza necessaria per essere buoni professionisti, e proprio per questo diventa per loro impossibile trovare lavoro senza un'ulteriore specializzazione. Si crea così un'ansia da prestazione che li spinge a cercare di ottenere i titoli necessari per entrare nella scuola di specializzazione scelta, sacrificando la fondamentale preparazione generale e investendo il loro tempo in tirocini specifici, dedicandosi, soprattutto, agli esami che influiscono sul punteggio di accesso alla specializzazione, cercando di collaborare all'attività scientifica nell'area di riferimento, per poter avere qualche pubblicazione che dia punteggio;
lo scollamento che si crea tra preparazione generale e preparazione specifica fin dai primi anni non contribuisce a dare loro una preparazione armonica e completa; sembrano spesso dei minispecialisti fin dai primi anni; in tal senso non sono aiutati dalle attuali modalità di accesso alle scuole di specializzazione, che esigono a priori obiettivi che dovrebbero rappresentare il core curriculum proprio della scuola di specializzazione. L'eccessiva specificità dei titoli di accesso alla scuola di specializzazione obbliga gli studenti a sacrificare la preparazione generale in una rincorsa prematura verso obiettivi che comunque raggiungeranno una volta entrati nella scuola scelta;
inoltre, accade che gli studenti una volta laureati incontrino una situazione penalizzante nell'accesso alle scuole di specializzazione, sia quelli che si laureano a luglio (i primi, spesso i più motivati e brillanti, devono attendere almeno 9 mesi), sia quelli che si laureano nell'ultima sessione in corso (devono attendere almeno 12 mesi prima di poter sostenere l'esame di accesso alla scuola di specializzazione);
in relazione a tali problematiche sono stati presentati atti di sindacato ispettivo rimasti in parte senza risposta, come, ad esempio, l'interrogazione n. 3-01876;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha evidenziato come è solo in parte possibile armonizzare le tre sessioni di laurea di ciascun anno accademico con le due sessioni annuali dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione medica e con il concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione mediche che si tiene una volta l'anno;
si rende necessario progettare un cambiamento di passo in coloro che attualmente si occupano della formazione dei medici. Cogliere le nuove sfide formative è la responsabilità a cui non ci si può sottrarre se si vuole continuare a garantire un'assistenza di qualità ai malati, tenendo conto delle nuove competenze indispensabili per un corretto esercizio della professione medica, in ospedale come sul territorio, nell'area della prevenzione, come in quella della cura e della riabilitazione, con una nuova responsabilità sul piano economico-organizzativo;
sarebbe opportuno, inoltre, assumere iniziative per ridurre il tempo che intercorre tra la tesi di laurea e l'esame di abilitazione, riportando il tirocinio valutativo di tre mesi nell'arco dei sei anni previsti dal piano di studi della facoltà di medicina e anticipando la prova finale, con domande a scelta multipla, sull'intero curriculum prima della difesa della tesi. In tal modo gli studenti potrebbero laurearsi e abilitarsi all'esercizio della professione nella stessa sessione di esami. Diventerebbe così più agevole l'iscrizione ai concorsi per l'ammissione alle scuole di specializzazione in medicina, che potrebbe essere collocata nell'ottobre dell'anno di laurea, evitando dispersioni di tempo e consentendo ai medici di completare il loro iter formativo, già lungo in undici anni, sei anni per laurearsi più cinque anni per specializzarsi. In tal modo l'ingresso effettivo nella professione potrebbe avvenire per i più diligenti intorno ai 30 anni,

impegna il Governo:

ad aumentare il numero di posti disponibili per accedere alla facoltà di medicina e chirurgia, visto il numero crescente di immatricolazioni e di richiesta di iscrizioni;
a ripensare i criteri di selezione degli aspiranti medici, in modo da non delegare l'onere della prova solo ai quiz con domande a scelta multipla;
a valutare la possibilità di inserire una graduatoria regionale (che potrebbe ridurre i costi di tipo logistico a carico delle famiglie) tra coloro che affrontano gli esami di ammissione per evitare che vengano esclusi in una sede quanti a parità di punteggio sono ammessi in altra sede;
a favorire l'accesso alle scuole di specializzazione attraverso un effettivo ampliamento dei posti disponibili e una comunicazione più chiara e tempestiva dei posti rimasti vacanti, permettendo ai giovani medici di inserirsi nelle graduatorie che restano incomplete, così come più volte richiesto in atti di sindacato ispettivo;
ad attuare un'urgente revisione delle procedure che istruiscono la programmazione dei posti di specializzazione da mettere a bando, definita dal Ministero della salute, sentita la Conferenza Stato-regioni, che dovrebbe essere quanto più aderente alle reali esigenze di professionalità nel territorio nazionale, al fine di non incorrere in un futuro prossimo nella spiacevole situazione in cui versano alcuni Paesi dell'Unione europea, Gran Bretagna in testa, che necessitano di reperire professionalità mediche in altri Paesi;
ad assumere le iniziative di competenza per ridurre il tempo che intercorre tra la tesi di laurea e l'esame di abilitazione, riportando il tirocinio valutativo di tre mesi nell'arco dei sei anni previsti dal piano di studi della facoltà di medicina e anticipando la prova finale, con domande a scelta multipla, sull'intero curriculum prima della difesa della tesi.
(1-00927)
«Binetti, Calgaro, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Anna Teresa Formisano, Mondello, D'Ippolito Vitale, Delfino, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Tassone».

La Camera,
premesso che:
il numero complessivo di medici che operano a vario titolo in sanità (pubblica e privata) è in Italia di circa 300.000, per una popolazione di 59 milioni di abitanti (dati Istat): un medico ogni 196 abitanti. Nella seconda metà degli anni '70 e negli anni '80, il numero sempre crescente di laureati in medicina ha prodotto in molti casi una sottooccupazione medica ed ha contribuito in alcuni casi a trovare aree occupazionali che hanno tolto spazio alle altre professioni sanitarie, fenomeno specificamente italiano, mentre negli altri Paesi europei il ruolo medico è caratterizzato da una maggiore appropriatezza di compiti;
dopo l'introduzione del numero programmato, presente in Italia da almeno 15 anni, si è giunti ad un progressivo riequilibrio ed ora in molti settori i neolaureati in medicina trovano lavoro subito dopo il completamento del percorso di laurea o di specializzazione;
vi sono ora previsioni che nei prossimi anni, a seguito dei pensionamenti previsti, il servizio sanitario nazionale si troverà in crisi per carenza di medici;
la stima è che entro il 2015 diciassettemila medici lasceranno ospedali e strutture territoriali per aver raggiunto l'età della pensione. La forbice tra chi esce e chi entra tenderà ad allargarsi anche per penuria di nuovi professionisti usciti dalle scuole di specializzazione. Squilibrio ancora più evidente nelle regioni in deficit, che devono gestire rigidi piani di rientro;
dal 2012 al 2014 è prevista una carenza di 18 mila medici, che diventeranno 22 mila dal 2014 al 2018. Legato a questo il problema degli specializzandi in medicina veterinaria, odontoiatria, farmacia, biologia, chimica, fisica e psicologia, che oggi non ricevono borse di studio. Per la loro formazione viene indicata una copertura per 800-1.000 contratti;
lo squilibrio tra necessità e programmazione nelle scuole di specializzazione è un fenomeno già presente che si sta aggravando, anche perché il numero di posti nelle scuole non viene adattato alle esigenze di mercato. Alcune specialità sono in uno stato di sofferenza cronica. Anestesia, radiologia, pediatria, nefrologia, geriatria, con la popolazione che invecchia, e tutta la chirurgia;
le capacità formative dell'università sono pari a circa 5 mila specialisti per anno, di cui solo 3.500 sceglieranno di lavorare come dipendenti del servizio sanitario nazionale. Nei prossimi 10 anni, quindi, si prospetta una carenza di circa 30 mila specialisti, che svolgono funzioni non delegabili ad altre professioni sanitarie;
di fronte all'uscita dal mondo della sanità pubblica di un grande numero di specialisti e di fronte all'evidente carenza quantitativa e qualitativa del sistema formativo universitario, urge aumentare il numero di specialisti;
il decreto ministeriale del 23 novembre 2011, che ha aumentato i posti nei corsi di laurea in medicina e chirurgia, rappresenta un palliativo certamente insufficiente,

impegna il Governo:

ad aumentare, coerentemente con i fabbisogni reali della sanità italiana e per garantire sempre un miglior servizio, i posti disponibili per l'accesso alla facoltà di medicina e chirurgia;
a rivedere, con urgenza, il meccanismo regolamentare per l'accesso alle scuole di specializzazione, al fine di rendere più veloce l'accesso alle stesse, e, nello stesso tempo, a redigere una nuova programmazione, al fine di rendere le medesime più aderenti ai reali fabbisogni del Paese.
(1-00958)
«Iannaccone, Belcastro, Porfidia, Brugger».

La Camera,
premesso che:
secondo le stime che vengono fatte, quando sarà esaurita la «bolla» di super-iscrizioni degli anni '70-'80, l'Italia allineerà il rapporto dei medici per abitanti a quello più basso dei Paesi Ocse e si passerà così dalla pletora del passato alla carenza di medici del futuro;
le previsioni parlano di un'inversione di tendenza a partire dal 2015, che porterà nel giro di dieci anni il numero di medici da 350 mila a circa 250 mila, anche se già oggi si avverte una carenza strutturale di circa 5.000 medici tra radiologi, anestesisti e personale dell'area emergenza;
nello stesso piano sanitario nazionale 2011-2013 si afferma che «si attende una carenza dal 2012 al 2018 di 18.000 unità di personale medico nel servizio sanitario nazionale e di circa 22.000 medici dal 2014 al 2018 in totale (si passerà da 3,7 medici «attivi» per 1000 abitanti a 3,5 medici «attivi» per 1000 abitanti, contro una media europea di 3,1 medici attivi per 1000 abitanti);
oltre ad assumere meno personale medico per carenza di fondi e vincoli di bilancio (un gran numero di regioni sono sottoposte a piani di rientro dove vige il blocco del turnover), si continua a formare il personale senza tenere conto dell'andamento della curva demografica del nostro Paese, che invecchia, e, quindi, dei reali bisogni assistenziali del territorio;
attualmente l'articolo 35, commi 1 e 2, del decreto legislativo n. 368 del 1999 prevede una cadenza triennale del rilevamento del fabbisogno di medici specialistici del servizio sanitario nazionale sulla base di un'approfondita analisi della situazione occupazionale, dopodiché il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, acquisito il parere del Ministro della salute, determina il numero dei posti da assegnare a ciascuna scuola di specializzazione, tenuto conto della capacità ricettiva e del volume assistenziale delle strutture sanitarie inserite nella rete formativa della scuola stessa;
per formare un medico oggi in Italia si richiede un tempo relativamente lungo: 6 anni di laurea in medicina, cui occorre aggiungere in media un anno per l'abilitazione, cioè per l'esame di Stato, più 5 anni di specializzazione, oppure 3 anni per le scuole regionali di medicina generale. Insomma 10-12 anni, visto che la legge n. 502 del 1992 non consente ai medici di entrare nel servizio sanitario nazionale senza avere una specializzazione. I «giovani» medici, dunque, entrano a pieno titolo nel mondo del lavoro solo dopo i trent'anni, almeno ufficialmente, anche se, nella realtà, già oggi, molti laureati senza specializzazione sono inseriti con contratti atipici nelle strutture, territoriali e ospedaliere, di molte regioni;
il decreto ministeriale 6 marzo 2006, n. 172, recante il «Regolamento concernente modalità per l'ammissione dei medici alle scuole di specializzazione in medicina», che disciplina le modalità di accesso dei medici alle scuole di specializzazione in medicina e chirurgia di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, prevede, all'articolo 2, che l'ammissione a dette scuole possa avvenire con «concorso annuale per titoli ed esami, indetto con decreto del rettore dell'università, per il numero di posti determinati con decreto del Ministro, di cui all'articolo 35, comma 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368. Al concorso possono partecipare i laureati in medicina e chirurgia in data anteriore al termine di scadenza fissato dal bando per la presentazione delle domande di partecipazione al concorso, con obbligo di superare l'esame di Stato entro il termine fissato per l'inizio delle attività didattiche delle scuole. Nel bando sono, altresì, indicate la sede e la data della prova di esame, i posti disponibili presso ciascuna scuola e le necessarie disposizioni organizzative»;
per poter, quindi, accedere alle scuole di specializzazione, così come previsto dall'articolo 2 del decreto, non solo bisogna essere laureati in medicina, ma bisogna già aver superato l'esame di Stato o comunque superarlo entro l'inizio di ogni anno; quindi, i neolaureati in medicina per poter continuare il proprio percorso formativo devono sperare che tutte le scadenze siano sincronizzate, altrimenti si vedono costretti a perdere un anno per concludere la loro formazione;
a partire dal 1995 è stato introdotto il titolo di formazione specifico necessario per poter esercitare la professione di medico di famiglia, guardia medica o medico del 118 in convenzione con il servizio sanitario nazionale e tale titolo viene rilasciato dalle regioni dopo un corso di tre anni;
i medici di medicina generale «titolati» non sono attualmente sufficienti per coprire il fabbisogno del territorio, a causa dell'alto costo richiesto alla regione per la formazione, per la bassa disponibilità di tutoring presso le strutture sanitarie, nonché per il fatto che molti abbandonano il corso in favore dell'ingresso nelle scuole di specializzazione, che garantisce loro un periodo più lungo di occupazione (4 anni invece che 3) e uno stipendio più alto (2000 euro a fronte di 800), tant'è che le aziende sanitarie locali (ma anche i medici di base, privatamente) da anni si «servono» in maniera continuativa e strutturata di medici privi del titolo di formazione specifica, addirittura «specializzandi» o neolaureati,

impegna il Governo:

a promuovere, al fine di attenuare la carenza strutturale di personale medico, un sistema di rilevamento (criteri ed analisi) del fabbisogno formativo della facoltà di medicina e chirurgia, nonché dei corsi di laurea in area sanitaria, che tenga conto a livello territoriale della reale necessità di personale medico, predisponendo un numero programmato di ingressi alla facoltà di medicina e chirurgia;
al fine di limitare il più possibile l'abbandono durante il corso di studi intrapreso, ad intervenire sulle modalità di ingresso, predisponendo un test nazionale attinente esclusivamente al corso di studi prescelto, nonché modalità di valutazione uniforme per tutte le scuole di specializzazione, al fine di evitare percorsi «facilitati» in talune realtà territoriali, con conseguenti inique sperequazioni;
ad individuare tutte le misure normative necessarie affinché i posti nelle scuole di specializzazione medica a livello nazionale siano distribuiti tra le regioni tenendo conto del reale fabbisogno di specialisti di ciascuna regione, al fine di assicurare la qualità del servizio sanitario;
ad intervenire affinché si possa pervenire ad un'armonizzazione cronologica delle date relative al conseguimento della laurea, dell'abilitazione e dell'ingresso nelle scuole di specializzazione, onde evitare perdite di tempo nel già complesso e lungo iter di formazione di un medico;
ad assumere, con il coinvolgimento delle regioni, tutte le iniziative normative ed economiche necessarie affinché i medici di medicina generale in possesso della formazione specifica possano essere formati in un numero sufficiente al fabbisogno del territorio.
(1-00959)
«Miotto, Lenzi, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Grassi, Murer, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini, Livia Turco».

La Camera,
premesso che:
secondo il piano sanitario nazionale 2011-2013, entro il 2018 in Italia è prevista una carenza di 22.000 medici, non solo per un rilevante numero di pensionamenti, ma anche per un'errata programmazione del numero chiuso alle facoltà di medicina e chirurgia e, soprattutto, dei posti disponibili nelle scuole di specializzazione;
il corso di studi di uno specialista, costituito dalla laurea in medicina e dalla successiva specializzazione, risulta essere nel mondo tra i più lunghi, senza garantire, al tempo stesso, una formazione specialistica adeguata, come avviene nella maggior parte dei Paesi occidentali;
attualmente, nel nostro Paese si iscrivono a medicina circa 9.500 giovani l'anno, mentre i posti alle scuole di specializzazione sono significativamente più bassi. Annualmente, infatti, conseguono il diploma di specializzazione circa 5 mila professionisti medici, a fronte di un fabbisogno stimato dalle regioni di 8.850 nuovi specializzati l'anno;
una ricerca del luglio 2011, effettuata dal sindacato ospedaliero «Anaao Assomed», ha confermato che nei prossimi dieci anni in Italia andranno in pensione più medici di quanti ne saranno specializzati nelle università. E per alcune discipline ci sarà un concreto rischio di crisi;
come segnala la suddetta ricerca, l'Italia sta per entrare nella «gobba pensionistica», perché circa la metà dei medici ospedalieri italiani, nati dal 1950 al 1959, andranno in pensione tra il 2012 e il 2021 e lasceranno un «buco» di 63 mila posti, che dovrebbe essere colmato da 50 mila specializzandi. Di questi circa il 70 per cento, ossia 35 mila, entreranno nella sanità pubblica. La crisi peggiore interesserà i pediatri, per i quali si prevede un'uscita di 5.700 unità, a fronte di 2.300 in entrata, con un saldo negativo di 2.400 specialisti. Anche gli internisti subiranno una cospicua riduzione numerica, con un saldo negativo di 1.950 medici. In diminuzione anche i chirurghi generali, i ginecologi e gli anestesisti. In controtendenza sarebbero, invece, i radiologi;
la procedura per l'avvio dei concorsi annuali di ammissione alle scuole di specializzazione è contenuta all'articolo 35 del decreto legislativo n. 368 del 1999, come successivamente modificato, il quale prevede che «con cadenza triennale ed entro il 30 aprile del terzo anno, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, tenuto conto delle relative esigenze sanitarie e sulla base di un'approfondita analisi della situazione occupazionale, individuano il fabbisogno dei medici specialisti da formare comunicandolo al Ministero della sanità ed a quello dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Entro il 30 giugno del terzo anno il Ministro della sanità, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica e con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, sentita la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, determina il numero globale degli specialisti da formare annualmente, per ciascuna tipologia di specializzazione, tenuto conto delle esigenze di programmazione delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano con riferimento alle attività del servizio sanitario nazionale»;
in particolare, il comma 2 del suddetto articolo 35 prevede che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, acquisito il parere del Ministero della salute, determina il numero dei posti da assegnare a ciascuna scuola di specializzazione in medicina e chirurgia;
il decreto ministeriale 6 marzo 2006, n. 172, ha definito le modalità per l'ammissione dei medici alle scuole di specializzazione in medicina. All'articolo 2 si prevede che: «Alle scuole si accede con concorso annuale per titoli ed esami, indetto con decreto del rettore dell'università, per il numero di posti determinati con decreto del Ministro, di cui all'articolo 35, comma 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368. Al concorso possono partecipare i laureati in medicina e chirurgia in data anteriore al termine di scadenza fissato dal bando per la presentazione delle domande di partecipazione al concorso, con obbligo di superare l'esame di Stato prima dell'iscrizione alla scuola»;
questa procedura determina un ritardo notevole per tutti gli studenti che, laureatisi entro la sessione autunnale del sesto anno di corso, dovranno aspettare l'anno solare successivo per svolgere il tirocinio propedeutico all'esame di Stato, superarne la prova e poter accedere al concorso per la scuola di specializzazione;
a detta dello stesso Ministero, non è materialmente possibile armonizzare le sessioni di laurea, che normalmente sono tre in ogni anno accademico, con le sessioni degli esami di Stato, che si svolgono due volte l'anno, e con il concorso di ammissione alla scuola di specializzazione, che viene bandito una sola volta per ciascun anno accademico,

impegna il Governo:

ad individuare idonee modalità volte a rendere coerenti le date per il concorso alla scuola di specializzazione medica con la calendarizzazione delle sessioni di laurea e delle sessioni per l'esame di Stato, al fine di non penalizzare i neolaureati spesso obbligati a lunghi tempi di attesa prima di poter esercitare la professione medica a conclusione del loro iter formativo;
a valutare l'opportunità - nel rispetto dell'autonomia universitaria - di considerare il mese di marzo quale data di scadenza prevista dal bando per la domanda di ammissione al concorso per l'ingresso alle scuole di specializzazione;
a valutare l'opportunità di considerare tirocinio abilitante quello svolto durante il corso di laurea, dal momento che esso prevede anche l'attività di pronto soccorso;
a valutare la possibilità che l'esame di abilitazione possa essere effettuato dopo ogni seduta di laurea;
a riconsiderare la reale necessità di un corso di studi che, tra laurea e specializzazione, abbia una durata così lunga, valutando l'opportunità di adeguarla, invece, agli standard internazionali, garantendo al tempo stesso un controllo più stringente sulla partecipazione degli specializzandi alla pratica clinica necessaria per acquisire il titolo;
a rendere coerente il numero chiuso ai fini dell'accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia con le reali necessità del Paese, secondo le previsioni relative alla disponibilità futura di personale medico;
ad aumentare il numero di posti delle scuole di specializzazione, ridefinendoli in relazione al fabbisogno reale del sistema sanitario e alle necessità demografiche ed epidemiologiche della popolazione, coinvolgendo a tal fine le amministrazioni locali e le università.
(1-00962)
«Palagiano, Zazzera, Donadi, Borghesi, Evangelisti».

La Camera,
premesso che:
il piano sanitario nazionale 2011-2013 affronta la questione riguardante l'imminente calo del numero dei medici del servizio sanitario nazionale;
dall'attuale distribuzione per età dei medici impiegati nel servizio sanitario nazionale (fonte Inpdap, dati sugli iscritti alla cassa pensione sanitari, anno 2006), si evince una forte concentrazione di personale nella fascia di età superiore o uguale a 60 anni. Presumibilmente è possibile stimare che circa 17.000 medici lasceranno il servizio sanitario nazionale entro il 2015;
considerando il numero medio di laureati in medicina e chirurgia per anno accademico e la quota di questi che viene immessa annualmente nel servizio sanitario nazionale, ci si aspetta, a partire dal 2012, un saldo negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni. Si stima che la forbice tra uscite ed entrate nel servizio sanitario nazionale tenderà ad allargarsi negli anni a seguire, data la struttura per età e tenuto conto del numero di immatricolazioni al corso di laurea in medicina e chirurgia. Verosimilmente, tale scenario risulterà ancora più marcato nelle regioni impegnate con i piani di rientro a causa del blocco delle assunzioni;
le previsioni contenute nel piano sanitario nazionale hanno fatto sì che il Ministero della salute abbia richiesto un ampliamento dell'offerta formativa, ossia del numero delle immatricolazioni al corso di laurea in medicina e chirurgia, a 10.566 unità già a partire dall'anno accademico 2011/2012. Con questa richiesta il Ministero della salute ha tenuto conto del fatto che il percorso formativo di un medico si completa in circa 10 anni; quindi bisognerà attendere il 2019, affinché il maggior numero di laureati/specializzati sia disponibile sul mercato del lavoro;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha, invece, determinato per il 2011/2012 un aumento pari a 9.501 posti: praticamente mille in meno rispetto al fabbisogno dei prossimi anni previsto dal Ministero della salute;
è prevedibile una carenza dal 2012 al 2018 di 18.000 unità di personale medico nel servizio sanitario nazionale e di circa 22.000 medici dal 2014 al 2018 in totale;
nonostante i dati sopra riportati, il 27 settembre 2011 il Ministro della salute pro tempore Ferruccio Fazio, nel rispondere ad un'interrogazione a risposta immediata (n. 3-01849) presentata dal gruppo Misto-Movimento per la Autonomie-Alleati per il Sud, ha sostenuto che, nonostante il numero di medici che andrà in pensione, il fenomeno possa essere in equilibrio con un numero di immatricolati compreso tra le 9.000 e le 10.000 unità;
a breve si dovrà necessariamente, comunque, aumentare l'offerta formativa per compensare nel medio periodo i pensionamenti ed impedire una forte carenza di personale medico;
risulta, peraltro, non ragionevole affidare gli accessi alle immatricolazioni esclusivamente a quiz con domande a risposta multipla, determinando differenziazioni a parità di punteggio tra diverse università;
oltre ad un aumento dell'offerta formativa, sarà necessario sempre di più garantire ai neolaureati la possibilità di frequentare una scuola di specializzazione, aumentando i posti disponibili;
un neolaureato in medicina e chirurgia rischia, peraltro, a causa della normativa attuale, di ritardare dopo la laurea il proprio accesso alla professione di un altro anno per accedere alla scuola di specializzazione;
il regolamento per il concorso per l'accesso alle scuole di specializzazione prevede, infatti, quale requisito necessario per l'ammissione alla prova, il conseguimento dell'abilitazione alla professione prima del termine per la presentazione delle domande di partecipazione allo stesso concorso,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative volte a un concreto incremento dell'offerta formativa dei corsi di laurea in medicina e chirurgia;
a rivedere i criteri di selezione, evitando di affidarli esclusivamente a quiz con domande a risposta multipla;
a far sì che vengano aumentati significativamente i posti disponibili nelle scuole di specializzazione;
ad assumere ogni iniziativa per ridurre i tempi di attesa tra la laurea e gli esami di abilitazione e tra questi e l'accesso alle scuole di specializzazione.
(1-00964)
«Lo Monte, Commercio, Lombardo, Oliveri, Brugger».
(26 marzo 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
per l'anno accademico 2011/2012 la programmazione dei corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia risulta inferiore all'effettivo fabbisogno formativo;
ai sensi dell'articolo 3, comma l, lettera a) della legge n. 264 del 1999, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca stabilisce il numero dei posti «sulla base della valutazione dell'offerta potenziale del sistema universitario, tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo»;
dalle tabelle predisposte dal Ministero della salute il 27 aprile 2011, il fabbisogno formativo di medici chirurghi, suddiviso per regioni e province autonome, risultava di 10.566 unità, superiore alle previsioni del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca che avrebbe autorizzato la disponibilità di 9.501 posti per l'accesso al corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia;
il piano sanitario nazionale ha evidenziato, tra le criticità del sistema attuale, la distribuzione per età dei medici impiegati nel servizio sanitario nazionale, da cui si evince una forte concentrazione di personale nella fascia di età superiore o uguale a 60 anni;
a decorrere dal 2012, si registrerà un saldo negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni;
tale divario risulta ancora più marcato nelle regioni impegnate con il piano di rientro, a causa del blocco delle assunzioni;
il 16 marzo 2012, in sede di conferenza Stato-regioni, sarebbe stato sancito l'accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, concernente la determinazione del «fabbisogno di medici specialisti» da formare nelle scuole di specializzazione di area sanitaria per il triennio accademico 2011/2012, 2012/2013 e 2013/2014 e la ripartizione dei contratti di formazione specialistica a carico dello Stato per l'anno accademico 2011/2012;
stante l'evidente insufficienza del numero dei posti assegnati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca rispetto al reale fabbisogno formativo, è opportuno prevedere un ampliamento dell'attuale ripartizione, obiettivamente insufficiente, anche in considerazione della necessità di far coincidere il numero dei laureati con il numero dei potenziali specialisti;
con apposito decreto, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha previsto l'istituzione di una commissione di esperti che, oltre ad aggiornare e monitorare le aggregazioni delle scuole di specializzazione di area sanitaria, ai fini di una corretta razionalizzazione, dovrà esprimere un parere sull'attribuzione su base nazionale della dotazione di contratti ministeriali alle scuole di specializzazione di area sanitaria da mettere a concorso per il corrente anno accademico 2011/2012;
il concorso per l'accesso alle scuole di specializzazione è disciplinato dal nuovo «Regolamento concernente le modalità per l'ammissione dei medici alle scuole di specializzazione in medicina», del Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca del 6 marzo 2006, n. 172;
dette modalità, penalizzano sia coloro che si laureano a luglio 2012 (che attendono almeno 9 mesi) sia quelli che si laureano nell'ultima sessione in corso (costretti ad attendere almeno 12 mesi prima di poter sostenere l'esame di accesso alla scuola di specializzazione);
il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha evidenziato l'impossibilità di armonizzare in maniera omogenea le tre sessioni di laurea di ciascun anno accademico con le due sessioni annuali dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione medica e con il concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione mediche (che si tiene appunto una volta l'anno),

impegna il Governo:

ad adottare iniziative che attenuino la carenza strutturale di personale medico, anche al fine di evitare il ricorso a personale proveniente da altri Stati per coprire i posti in organico vacanti nelle aziende sanitarie ed ospedaliere presenti sul territorio nazionale, sia pubbliche che private, prevedendo a tale fine un aumento almeno del 15 per cento, per l'anno accademico 2012/2013, delle immatricolazioni al corso di laurea in medicina e chirurgia;
anche sulla base delle numerosissime proposte di legge d'iniziativa parlamentare, a valutare l'opportunità di rivedere il sistema dell'accesso programmato alla facoltà di medicina e chirurgia, rivedendo i criteri di selezione, alla luce del convincimento che l'appartenenza all'Unione europea non impone l'adozione di sistemi di contingentamento quanto, piuttosto, una qualità della formazione di tali medici da raggiungersi anche attraverso una riorganizzazione dei percorsi di specializzazione, tenendo anzitutto conto che vi sono ambiti in cui si registra un eccesso di percorsi formativi ed aree fondamentali caratterizzate da croniche carenze (ad esempio, anestesia e rianimazione);
a valutare la possibilità di inserire una graduatoria regionale tra coloro che affrontano gli esami di ammissione per evitare che vengano esclusi in una sede e quanti, a parità di punteggio, sono ammessi in altra sede, anche al fine di ridurre i costi di tipo logistico a carico delle famiglie;
a riprendere l'iter di riforma del percorso formativo pre e post laurea in medicina, iniziato dal precedente Governo, valutando la necessità di attuare in tempi rapidi la riforma del percorso di studi riguardante: la formazione degli specializzandi; il dottorato di ricerca; la laurea magistrale, attraverso:
a) la riduzione dell'eccessiva durata del percorso che porta uno studente a diventare medico professionista (attualmente 12 o 13 anni: 6 di università, uno di attesa per l'esame di Stato per entrare nella scuola di specializzazione, 5 o 6 di scuola di specializzazione);
b) l'assunzione di iniziative volte a valorizzare il ruolo dei giovani medici in formazione all'interno del sistema sanitario nazionale, al fine di allineare i tempi di accesso alla professione e di acquisizione della piena maturità professionale a quelli degli altri Paesi dell'Unione europea, equiparando la durata della specializzazione a quella prevista dal modello europeo con la direttiva 2005/36/CE, consentendo allo specializzando all'ultimo anno di poter svolgere contemporaneamente anche il dottorato di ricerca, accorciando così di un ulteriore anno l'ingresso dello studente nel mondo del lavoro;
c) la previsione del ruolo abilitante della laurea, conglobando all'interno del percorso di studi il tirocinio di tre mesi (indispensabile per poter partecipare all'esame di Stato), ma che attualmente viene svolto dopo il conseguimento del titolo;
a valutare, altresì, l'opportunità di effettuare una reale implementazione delle reti formative delle facoltà di medicina e delle scuole di specializzazione di area sanitaria, allargandole al sistema ospedale-territorio ed alle eccellenze del servizio sanitario pubblico, anche al fine di superare le difficoltà organizzative e di budget, ma anche per qualificare al meglio le attività delle scuole di specializzazione, nel rispetto della centralità dell'università, che detiene il primato della metodologia della ricerca e della didattica.
(1-00967)
«Laura Molteni, Rondini, Martini, Fabi, Goisis, Rivolta, Cavallotto, Grimoldi, Fugatti, Fedriga, Fogliato, Lussana, Montagnoli».
(26 marzo 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)