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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 625 di venerdì 20 aprile 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,10.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Migliori e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sul trattamento riservato a due cittadini extracomunitari durante un'operazione di rimpatrio.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul trattamento riservato a due cittadini extracomunitari durante un'operazione di rimpatrio.
Dopo l'intervento del Ministro dell'interno interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

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(Intervento del Ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, corrispondo alla richiesta di informativa urgente formulata dagli onorevoli Giachetti, Perina ed Evangelisti, in merito all'episodio avvenuto il 17 aprile scorso in occasione delle operazioni di rimpatrio forzato di due cittadini algerini, connotate da modalità coercitive sulle quali sono state richieste delucidazioni e chiarimenti.
Ho dato immediatamente la mia disponibilità a fornire al Parlamento ogni elemento informativo su questo episodio, non appena rientrata da una visita di Stato nei paesi dell'Africa australe. Vengo ora alla ricostruzione dei fatti, effettuata sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento della pubblica sicurezza.
Sabato 14 aprile il personale della polizia di frontiera, nel corso di un ordinario servizio di perlustrazione e controllo presso lo scalo aeroportuale di Fiumicino, sorprendeva due cittadini algerini, Ahmed Bouaita, di anni 30 e, Abel Aziz Leddai, di anni 35, nel tentativo di entrare illegalmente nel territorio nazionale, invece di imbarcarsi per la Turchia, destinazione finale del loro viaggio.
Il personale di polizia coglieva, inoltre, nei due stranieri un atteggiamento caratterizzato da aggressività e da una forte resistenza passiva. Ciò rendeva vani i due consecutivi tentativi d'imbarco per Tunisi, posti in essere il 15 e il 16 aprile. È stato, pertanto, ritenuto necessario l'intervento di unità specializzate della Polizia di Stato, che potessero procedere all'operazione di rimpatrio in condizioni di sicurezza anche per gli altri passeggeri.
I quattro operatori intervenuti appartengono al nucleo scorte nazionali, e sono quindi regolarmente abilitati, previo corso, all'effettuazione di tale servizio all'estero. Come si temeva, l'atteggiamento di forte opposizione da parte dei cittadini stranieri è ulteriormente proseguito, manifestandosi con sputi, morsi, calci e pugni all'indirizzo del personale di scorta. Ciò rendeva particolarmente difficoltosa la fase dell'imbarco sul volo AZ 864, in partenza da Fiumicino alle ore 9,35 del 17 aprile scorso. Pag. 3
Tale comportamento è stato posto in essere anche a bordo del vettore, durante la prima fase di volo, per circa venti minuti. Gli operatori di polizia, a quel punto, decidevano di adottare interventi coercitivi, anche a salvaguardia della sicurezza fisica degli altri passeggeri. Ai polsi dei due cittadini algerini venivano applicate fascette in velcro, materiale di cui è dotato il personale che effettua i servizi di rimpatrio a bordo di aeromobili.
Inoltre, per prevenire il tentativo di sputare il sangue fuoriuscito dalle labbra che avevano cominciato a mordersi, pratica autolesionistica a cui spesso fanno ricorso gli stranieri per ostacolare l'operazione di espulsione, gli agenti ritenevano di utilizzare delle mascherine sanitarie verdi, morbide, di tipo chirurgico. L'uso di tali mascherine riteniamo non contravvenga le rigorose disposizioni, anche europee, cui si rifanno le direttive nazionali circa l'utilizzo di mezzi di contenimento nel corso dell'esecuzione di provvedimenti di respingimento.
Tale normativa, infatti, ammette misure coercitive a condizione che siano giustificate dal rifiuto o dall'opposizione all'allontanamento e siano proporzionate e non eccedano un uso ragionevole della forza, né ledano la dignità o l'integrità fisica del rimpatriando, e non compromettano o minaccino la facoltà di respirare normalmente.
Ciò che è apparso, invece, del tutto estemporaneo nel caso di specie è l'impiego di nastro adesivo, utilizzato dal personale di polizia nel tentativo di fissare le mascherine ed evitare che i due cittadini algerini, come più volte avevano provato a fare, potessero in qualunque modo rimuoverle.
Peraltro, tale comportamento si collega verosimilmente a pregresse recenti negative esperienze, nelle quali gli operatori di polizia hanno subito gravi lesioni personali e perfino, in un caso, l'asportazione violenta di un lobo auricolare.
Tuttavia, l'impiego del nastro adesivo, sia pure accompagnato da rudimentali accorgimenti per assicurare la respirazione e dettato dalla comprensibile concitazione del momento, non appare corrispondere a nessuna delle misure coercitive previste e, nei fatti, si traduce in un comportamento che la coscienza collettiva percepisce come offensivo alla dignità della persona. Pag. 4
Per ritornare all'esposizione dei fatti, aggiungo che sia le mascherine che le fascette, una volta ristabilita la calma, sono state rimosse ed i due stranieri dopo circa un'ora di volo sono stati riconsegnati alle autorità tunisine. Il Capo della Polizia ha disposto accertamenti al riguardo. Sono certa che le verifiche verranno compiute con il massimo scrupolo e nel pieno rispetto della verità dei fatti. D'altra parte, una forza di polizia come la Polizia di Stato, che ha operato circa 20 mila rimpatri nel 2011 e circa 4 mila nei primi mesi del 2012 senza che si siano registrate evidenti criticità, ha tutto l'interesse allo svolgimento di accertamenti interni del cui esito verrà data massima e trasparente informazione.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Abrignani.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, ringrazio lei e l'Ufficio di Presidenza per aver contribuito prontamente a promuovere questo momento di informativa che potrebbe essere, al di là di quello che è accaduto, anche un momento di riflessione generale per quanto compatibile in questa sede, perché la vicenda di per sé, come sappiamo, riguarda soltanto questi due clandestini rimpatriati sull'aereo per Tunisi.
Prendo atto di quanto riferito dal Ministro e dal Governo. Anche se succintamente riferito, abbiamo appreso sia della relazione del Capo della Polizia che dell'apertura, come è stato detto, di un'indagine da parte della procura di Civitavecchia. Sapremo quindi di più, al di là di quanto oggi abbastanza rapidamente indicato dal Ministro, sugli accertamenti effettivi di queste indagini, che nascono da alcune riprese fatte da semplici cittadini che avevano appunto notato questa situazione di estrema durezza.
Innanzitutto, per sgombrare il campo da quella che è la nostra posizione, ritengo di dover fare comunque un attestato sempre di stima e di gratitudine nei confronti delle forze di polizia che, come ha detto anche adesso il Ministro dell'interno, operano spesso in situazioni di emergenza e in situazione Pag. 5di difficoltà, nelle quali loro stessi subiscono delle conseguenze. È chiaro che ci sono determinati atteggiamenti che indubbiamente fanno pensare a delle situazioni di durezza, però proprio l'emergenza in cui si opera porta certe volte ad atteggiamenti un po' forti.
Io stesso in Sicilia - sono siciliano - ho potuto verificarlo. Io sono di Marsala, per cui sono stato più volte a Lampedusa anche per rendermi conto di situazioni di difficoltà, dove indubbiamente la contemperazione dei diritti è spesso al limite, ma ho assistito a scene in cui donne tirano indumenti intimi e quant'altro contro le forze di polizia, uomini, per cui è una situazione di estrema emergenza e di estrema durezza. Pertanto, innanzitutto - ripeto - questa gratitudine va a chi opera in una situazione difficile.
Nello stesso tempo, la riflessione che va fatta è proprio questa. Il fenomeno della migrazione infatti, come sappiamo, è un fenomeno di disperazione, un fenomeno di dolore, un fenomeno di incertezza. Sarebbe bello poter sempre accompagnare tutto questo con una forma di accoglienza che tutti quanti ci auguriamo. È evidente che, invece, quando, come nel caso di specie, si tratta di rimpatri, di accompagnamenti coatti e di espulsioni, la fermezza che ci vuole - perché certamente non si trova l'accoglienza dall'altra parte - può portare a fenomeni di estrema durezza e addirittura, come qualcuno ha scritto ieri, di indifferenza cinica rispetto ad una società più ricca e una società più povera.

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È una riflessione di carattere generale ma che riguarda anche il problema di frontiera dell'Italia dove spesso e volentieri siamo lasciati soli da un'Europa che magari potrebbe con maggiore interesse guardare a questi problemi. L'Europa spesso ci richiama ai nostri doveri, alle nostre certezze rispetto alla partecipazione all'Europa ma molto spesso, per quanto riguarda i problemi che sono semplicemente italiani, veniamo lasciati soli. Allora attendiamo l'esito di queste indagini di entrambi. Non creiamo, al di là di un sensazionalismo giornalistico, un atteggiamento negativo perché, lo ripeto, le forze di polizia operano in questa difficoltà ma, nello stesso tempo, cogliamo ancora una volta lo spunto per cercare di capire come il fenomeno dell'immigrazione possa e debba essere in un equilibrio delicato di diritti reciproci. Infatti, dobbiamo sempre pensare che stiamo parlando di esseri umani, gente assolutamente come noi ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IGNAZIO ABRIGNANI. ...con riferimento alla quale dobbiamo capire come intervenire; tuttavia, non possiamo dimenticare non solo i diritti dei nostri poliziotti ma anche quelli dei nostri concittadini, gli stessi che si trovavano su quell'aereo e che avrebbero potuto rischiare anche loro qualcosa dall'atteggiamento di questi immigrati. Quella sul contemperamento di questi diritti, secondo me, è un'ulteriore riflessione che, su un fenomeno che ultimamente è stato anche tralasciato da noi e dalle cronache, sarebbe opportuna. Ringrazio comunque il Ministro del suo intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la puntualità della sua ricostruzione e soprattutto per aver scrupolosamente distinto ciò che attiene all'applicazione rigorosa della legge e ciò che invece è apparso essere un eccesso che ha leso la dignità della persona: quello scotch in eccesso è uno di quei piccoli gesti che a volta ledono la dignità Pag. 7della persona. Lei ci ha proposto questa distinzione e noi la apprezziamo anche perché sappiamo che quando si tratta di attuare un respingimento entrano in gioco due valori: il rispetto della regola - la persona che entra illegalmente nel nostro Paese deve essere respinta - ma anche il rispetto della dignità umana. Non sempre è facile mantenere questo equilibrio però farlo è assolutamente doveroso. È inutile che richiami l'articolo 2 della nostra Costituzione, i Trattati internazionali, gli stessi principi della nostra normativa sull'immigrazione, che è cambiata nel tempo ma che ha mantenuto questo punto: la dignità della persona. E proprio a partire da qui noi vorremmo cogliere questa occasione per sollevare un problema: le condizioni di tante persone che sono nei nostri CIE, i centri di permanenza, ci vengono segnalate da troppe parti, situazioni che mettono in discussione la dignità della persona e quindi prenderemo iniziative. Abbiamo anche già intrapreso iniziative sia sul piano del rapporto con il territorio sia sul piano anche dell'iniziativa parlamentare ma è giusto che vi anticipi qui questa nostra preoccupazione.
L'altro problema che voglio sollevare utilizzando questa sua preziosa presenza, signor Ministro, è che bisogna concludere l'emergenza di tunisini e libici nel nostro Paese. Bisogna concluderla: c'è una grande preoccupazione dei nostri sindaci e delle nostre regioni. Sarebbe quanto mai doveroso che si costituisse un tavolo tra il suo Ministero, le regioni e gli enti locali per discutere insieme come chiudere questa fase di emergenza, dando certezze, dalla protezione temporanea, all'inserimento nella nostra società - si tratta di piccoli numeri non di grandi numeri - all'attivazione di accordi con Tunisia e Libia; sappiamo che sono difficili ma questi accordi sono obbligati. Non c'è dubbio che una modalità possa essere anche quella del rimpatrio di queste persone, però bisogna chiudere questa fase di emergenza, anche perché i nostri amministratori locali si trovano ormai senza risorse per gestire le persone che sono state accolte, si trovano senza risorse per gestire i minori non accompagnati. Anche questo è problema che vogliamo sottolineare, pur essendo l'Italia un Paese che ha un'eccellente esperienza di integrazione di minori non accompagnati.
Credo sia doveroso chiudere questa fase di emergenza, anche perché bisogna prepararsi per prevenire altre emergenze. Pag. 8Le chiediamo proprio, quindi, ringraziandola per la sua disponibilità, di fare di tutto perché il problema aperto con i tunisini e i libici presenti nel nostro Paese, possa trovare una conclusione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, signor Ministro, anch'io mi unisco ai ringraziamenti dei colleghi per la tempestività, ma anche per la lucidità con cui lei ha voluto ricostruire la vicenda, segnalando quanto nei fatti è previsto dalla normativa e quanto in questi fatti concreti eccede la normativa. Questo mi pone nella necessità di svolgere due tipi di riflessioni. Da una parte, vi è quella relativa a questi soggetti che si trovano in una condizione indubbiamente difficile e per i quali l'allontanamento dal nostro Paese non può che suscitare delle reazioni di tipo positivo. Se queste persone stavano cercando di eludere una norma per fermarsi in Italia, o per proseguire verso altri Paesi, è perché speravano di trovare nel nostro Paese un livello e una qualità di accoglienza che garantisse loro, non soltanto il superamento di una sorta di quota di povertà, probabilmente di difficoltà economica, ma magari erano anche alla ricerca di quel clima di libertà e di rispetto della dignità e di quello che, in fondo, fa del nostro Paese tutt'oggi, uno dei punti di riferimento più alti nella storia, nella cultura e nella tradizione, non solo nel suo passato, ma anche nel suo presente. Evidentemente da queste persone non ci si poteva aspettare altro che una reazione di opposizione, perché il rimpatrio era qualcosa che andava contro, non solo un desiderio, non solo un capriccio, ma probabilmente contro ciò che veniva percepito come un'autentica speranza di cambiamento nella loro vita e, quindi, un'autentica speranza di poter avere una condizione migliore di quella da cui provenivano.
Proprio per questo gestire queste situazioni di emergenza pone delle difficoltà ulteriori. Circa le nostre forze dell'ordine, lei ha citato, se non dimentico, il dato che già quattromila di queste operazioni sono state compiute quest'anno e il fatto stesso che non ne abbiamo sentito parlare e che non sono Pag. 9approdate alla cronaca e a un certo tipo di contestazione, vuol dire che sono state eseguite con equilibrio, con rispetto per le persone e all'interno di un clima di reciproco riconoscimento delle dignità. Non c'è dubbio, però, che le forze dell'ordine sono a volte sottoposte a una pressione incredibile. Mi chiedo, allora, e le chiedo che cosa si fa in questi casi per ottenere che le nostre forze dell'ordine, se da un lato - insisto - devono essere ringraziate per il lavoro che svolgono, dall'altra parte siano aiutate a gestire un'emergenza che è di tipo emotivo, che è l'emergenza della rabbia, che è l'emergenza di chi si vede in qualche modo defraudato della speranza più importante per la propria vita, come potrebbe essere la stessa libertà. Non c'è dubbio, infatti, che l'eccesso di intervento da parte delle forze dell'ordine non può essere altro che dettato dal timore. Lei ha citato il timore di subire un danno, ha citato il caso della persona a cui è stato con un morso strappato un lobo dell'orecchio; ha citato questo tipo di situazione che in realtà suscita in tutti noi una sorta di naturale riserbo. Il fatto che ti venga sputato in faccia il sangue, frutto della morsicatura delle proprie labbra e via dicendo, crea difficoltà a gestire con freddezza, razionalità ed equilibrio situazioni che normalmente uno potrebbe gestire se fosse in grado di controllare la situazione. Non c'è dubbio che l'attenzione che va posta a queste persone è anche l'attenzione ai fattori di stress. Noi sentiamo dire che siamo ogni giorno di più circondati da una cultura dei tagli, da una cultura della mancanza di risorse e da una cultura della mancanza di mezzi. Mi chiedo fino a che punto queste due persone erano in grado davvero di controllare fatti e situazioni per la condizione di equilibrio interno, per la condizione di serietà oppure erano loro stessi sotto stress, sotto tensione, incapaci di gestire una cosa del genere. È questo è un aspetto che io vorrei, proprio nel rispetto della dignità, anche delle forze dell'ordine, venisse verificato: in che condizioni stanno lavorando, in che condizioni sono messi nella possibilità e nella necessità di gestire l'emergenza.
Detto questo, c'è soltanto una risposta a tutti questi problemi e nasce dalla difficoltà di garantire la dignità della persona, la dignità dei due algerini, la dignità delle forze dell'ordine, la dignità delle altre persone che occupavano quell'aereo. Infatti è soltanto in una visione complessiva che Pag. 10si riesce a dare una risposta soddisfacente al bisogno, che abbiamo tutti noi, di sapere che la dignità di nessuna delle persone che ci sta accanto viene calpestata. Perché quando anche la dignità, non la mia ma quella del mio vicino, viene calpestata, è un fatto che ferisce anche me e davanti al quale non posso restare indifferente. Insisto: non resto indifferente davanti alla dignità offesa di questi due algerini, perché gli è stato tolto con il cerotto sulla bocca anche il diritto di lamentarsi che è un diritto che tutti noi vorremmo conservare in ogni circostanza, ma anche la dignità delle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. La ringrazio, Signor Presidente, e ringrazio il signor Ministro per il suo puntuale resoconto. Concordo con alcune delle questioni più generali sollevate dai colleghi. Restando al punto della sua informativa credo che la questione sia abbastanza ben squadernata. È chiaro che non è in discussione complessivamente il lavoro delle forze dell'ordine e del suo Ministero per quanto riguarda l'attuazione delle disposizioni di legge sui rimpatri. Non è in discussione la vicinanza alle forze dell'ordine e la comprensione della difficoltà in cui operano in questi casi specifici. Lei ha parlato della necessità in cui non si ecceda in un uso non ragionevole della forza e credo che siamo di fronte ad un episodio che come tale va trattato, ma un episodio da condannare senza remore nell'interesse complessivo delle forze dell'ordine, nell'interesse del suo Ministero e negli interessi del suo Governo.
Il nostro fermo auspicio è che questo genere di episodi non abbiano mai più ad accadere con la comprensione indiscutibile delle difficoltà in cui si operava e presumibilmente anche della difficoltà specifica. So che è difficile ma è chiaro che sarebbe ancor più grave se non fosse avvenuto in un luogo pubblico naturalmente. Ma è chiaro che, per quel che si e visto dalle foto, poi l'indagine interna darà qualche dettaglio in più, è chiaro che a chi fa questo mestiere deve essere preclusa qualsiasi possibilità di eccedere nell'uso della forza o di Pag. 11strumenti, come lei ha detto, lesivi della dignità, della civiltà di un Paese di diritto qualunque sia difficoltà in cui ci si trovava. Quindi, da parte nostra un ringraziamento anche per la celerità con cui ha accolto l'invito del Presidente della Camera a riferire. Un ringraziamento per l'esposizione precisa. Tuttavia, le rivolgo un invito a isolarlo come episodio ma, in quanto tale, a condannare fermamente quello che è accaduto.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Ordine del giorno della seduta di giovedì 26 aprile 2012.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di giovedì 26 aprile 2012.

Giovedì 26 aprile 2012, alle 10:

1. - Discussione sulle linee generali del Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5).

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

3. - Seguito della discussione del Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5).

La seduta termina alle 9,35.