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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 29 novembre 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 29 novembre 2012.

  Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Borghesi, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lamorte, Leo, Leone, Lombardo, Lupi, Lusetti, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mogherini Rebesani, Mura, Mussolini, Nucara, Palagiano, Palumbo, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Tenaglia, Valducci, Vitali, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Borghesi, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lamorte, Leo, Leone, Lombardo, Lupi, Lusetti, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mogherini Rebesani, Mura, Mussolini, Nucara, Palagiano, Palumbo, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Tenaglia, Valducci, Vitali, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 28 novembre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   NASTRI: «Modifiche al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di agevolazioni per favorire l'accesso dei giovani all'abitazione principale» (5606);
   RONDINI e FEDRIGA: «Modifiche all'articolo 85 del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, concernenti la rendita erogata agli ascendenti, ai fratelli e alle sorelle superstiti in caso di morte dell'assicurato» (5607);
   VILLECCO CALIPARI e VENTURA: «Disposizioni per la celebrazione del settantesimo anniversario della Resistenza e della guerra di liberazione» (5608);
   PAGANO: «Disposizioni per lo sviluppo e l'ammodernamento dei porti e per la promozione della competitività del sistema portuale nazionale» (5609).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

  In data 28 novembre 2012 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   dal ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione:
  «Nuove disposizioni di semplificazione amministrativa a favore dei cittadini e delle imprese» (5610).

  Sarà stampato e distribuito.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

  La proposta di legge n. 5502, d'iniziativa del deputato PAGANO, ha assunto il seguente titolo: «Modifiche all'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, nonché al testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, e altre disposizioni per il rafforzamento e la patrimonializzazione dei consorzi di garanzia collettiva dei fidi».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  MONTAGNOLI: «Modifica all'articolo 18 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, concernente l'istituzione della città metropolitana di Verona» (5555) Parere della V Commissione;
  VINCENZO ANTONIO FONTANA ed altri: «Modifiche all'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, nonché al testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, e altre disposizioni per il rafforzamento e la patrimonializzazione dei consorzi di garanzia collettiva dei fidi» (5568) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   VI Commissione (Finanze):

  PAGANO: «Modifiche al testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, e altre disposizioni per il rafforzamento e la patrimonializzazione dei consorzi di garanzia collettiva dei fidi» (5502) Parere delle Commissioni I, II, V, X e XIV.
   Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali):

  CIRIELLI ed altri: «Disposizioni per il censimento e la bonifica dell'amianto nonché in materia di benefici per i lavoratori esposti ed ex esposti all'amianto o che hanno contratto malattie derivanti da tale esposizione» (5574) Parere delle Commissioni I, IV, V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti – sezione del controllo sugli enti – con lettera in data 27 novembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della fondazione Istituto nazionale del dramma antico (INDA), per l'esercizio 2011. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4 primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV n. 474).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  La Corte dei conti – sezione del controllo sugli enti – con lettera in data 27 novembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziarla dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (INSMLI), per l'esercizio 2011. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 doc. XV, n. 475).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

  Il ministro degli affari esteri, con lettera del 27 novembre 2012, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data, per la parte di propria competenza, agli ordini del giorno EVANGELISTI n. 9/4250/1 e MECACCI e altri n. 9/4250/2, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 6 settembre 2012, concernenti l'Accordo di cooperazione cinematografica fra l'Italia e la Cina con particolare riferimento alla tutela della libertà di pensiero e di creazione artistica.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri), competente per materia.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 27 novembre 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Relazione sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità (COM(2012)672 final), assegnata, in data 15 novembre 2012, in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Attuazione e sviluppo della politica comune in materia di visti per stimolare la crescita nell'Unione europea (COM(2012)649 final), assegnata, in data 22 novembre 2012, in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio recante deroga temporanea alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europea e del Consiglio che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità (COM(2012)697 final), assegnata, in data 26 novembre 2012, in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente), nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà.

  La Commissione europea, in data 28 novembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione dell'Unione europea in seno al Comitato di associazione UE-Algeria relativa all'attuazione delle disposizioni riguardanti i prodotti industriali di cui agli articoli 9 e 11 dell'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica algerina democratica e popolare, dall'altra (COM(2012)700 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del regolamento (CE) n. 577/98 del Consiglio (COM(2012)701 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
   Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione (COM(2012)709 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro).

  La Commissione europea, in data 28 ottobre 2012, ha trasmesso un nuovo testo della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma per la competitività delle imprese e le piccole e le medie imprese (2014-2020), facente parte del «Pacchetto ricerca, innovazione e competitività» (COM(2011)834 final/2), che sostituisce il documento COM(2011)834 final, già assegnato, in data 9 dicembre 2011, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla X Commissione (Attività produttive), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), nonché alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà.

Trasmissione da un consiglio regionale.

  Il presidente del consiglio regionale della Basilicata, con lettera in data 26 novembre 2012, ha trasmesso un voto, approvato dal consiglio regionale della Basilicata nella seduta del 13 novembre 2012, in materia di riordino delle province.
  Questa documentazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: DELEGA AL GOVERNO IN MATERIA DI PENE DETENTIVE NON CARCERARIE E DISPOSIZIONI IN MATERIA DI SOSPENSIONE DEL PROCEDIMENTO CON MESSA ALLA PROVA E NEI CONFRONTI DEGLI IRREPERIBILI (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DELL'ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE N. 5019, DELIBERATO DALL'ASSEMBLEA IL 9 OTTOBRE 2012) (A.C. 5019-BIS-A) ED ABBINATI PROGETTI DI LEGGE: PECORELLA ED ALTRI; BERNARDINI ED ALTRI; VITALI E CARLUCCI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; FERRANTI ED ALTRI; FERRANTI ED ALTRI (A.C. 879-2798-3009-3291-TER-4824-5330)

A.C. 5019-bis-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE N. 5019-BIS NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

CAPO I
DELEGA AL GOVERNO

Art. 1.
(Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie).

  1. Il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi per l'introduzione delle pene detentive non carcerarie nel codice penale e nella normativa complementare con le modalità e nei termini previsti dai commi 2 e 3 e nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
   a) prevedere che, per i delitti puniti con la reclusione non superiore nel massimo a quattro anni, la pena detentiva principale sia la reclusione presso l'abitazione del condannato o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza, di seguito denominato «domicilio», anche per fasce orarie o per giorni della settimana, in misura non inferiore a quindici giorni e non superiore a quattro anni, salvo che si tratti del reato di cui all'articolo 612-bis del codice penale;
   b) prevedere che, per le contravvenzioni punite con la pena dell'arresto, la pena detentiva principale sia l'arresto presso il domicilio, anche per fasce orarie o per giorni della settimana, in misura non inferiore a cinque giorni e non superiore a tre anni;
   c) prevedere che, nei casi indicati nelle lettere a) e b), il giudice prescrive particolari modalità di controllo, esercitate anche attraverso mezzi elettronici o altri strumenti tecnici;
   d) prevedere che le disposizioni di cui alle lettere a) e b) non si applichino qualora:
    1) la reclusione o l'arresto presso il domicilio non siano idonei a evitare il pericolo che il condannato commetta altri reati;
    2) la reclusione o l'arresto presso il domicilio possa ledere le esigenze di tutela delle persone offese dal reato;
   e) prevedere che, nella fase dell'esecuzione della pena, il giudice possa sostituire le pene previste nelle lettere a) e b) con le pene della reclusione o dell'arresto, qualora non risulti disponibile un domicilio idoneo ad assicurare la custodia del condannato ovvero sulla base delle esigenze di tutela delle persone offese dal reato.

  2. I decreti legislativi previsti dal comma 1 sono adottati entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge su proposta del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Gli schemi dei decreti legislativi, a seguito di deliberazione preliminare del Consiglio dei ministri, sono trasmessi alle Camere per l'espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia, che sono resi entro il termine di trenta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale i decreti possono essere emanati anche in mancanza dei predetti pareri. Qualora tale termine venga a scadere nei trenta giorni antecedenti allo spirare del termine previsto dal primo periodo o successivamente, la scadenza di quest'ultimo è prorogata di sessanta giorni. Nella redazione dei decreti legislativi di cui al presente comma il Governo tiene conto delle eventuali modificazioni della normativa vigente comunque intervenute fino al momento dell'esercizio della delega. I predetti decreti legislativi contengono, altresì, le disposizioni necessarie al coordinamento con le altre norme legislative vigenti nella stessa materia.
  3. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al presente articolo possono essere emanate disposizioni integrative e correttive dei medesimi, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi di cui al comma 1 e nel rispetto del procedimento di cui al comma 2.
  4. Dall'attuazione della delega di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  5. Le amministrazioni pubbliche interessate provvedono ai compiti derivanti dall'attuazione della delega con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

INTERPELLANZE URGENTI

Misure per la salvaguardia della qualità della mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta – 2-01742

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   i casi di adulterazione della mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta (dop), assurti alla massima visibilità nazionale ed internazionale, richiedono un immediato e deciso intervento che riaffermi la volontà del Governo di tutelare un patrimonio alimentare nazionale d'indubbio valore e appeal organolettico apprezzato in tutto il mondo;
   le produzioni lattiero-casearie, da sempre, hanno una radice storico-culturale correlata all'attività costante di micro, piccole e medie imprese artigiane che tramandano, con la pratica quotidiana, l'arte della caseificazione e l'avventura di fare impresa in contesti difficili, dove ogni posto di lavoro deve essere difeso con energia e determinazione;
   le inefficienze e le speculazioni lungo la filiera agroalimentare, per l'utilizzo di materie prime a basso costo di dubbia provenienza, determinano una turbativa di mercato nel settore lattiero-caseario e, in particolare, nella filiera bufalina, con notevoli perdite in termini di posti di lavoro per la contrazione del prodotto interno lordo nel settore della produzione primaria e dell'indotto; la produzione di latte e di mozzarella di bufala, correntemente definiti «l'oro bianco», rappresenta senz'altro un comparto produttivo strategico e non assistito. La capacità produttiva dei Paesi emergenti (dovuta all'alto numero di addetti ed al basso costo del lavoro) e la globalizzazione dei mercati (che rende facile la circolazione delle merci e difficile il loro controllo) hanno suscitato, nei cittadini dell'Unione europea, un giustificato allarmismo su qualità, sicurezza e provenienza dei prodotti alimentari;
   è stato attivato uno specifico percorso parlamentare che ha condotto all'approvazione della legge n. 205 del 2008, di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 171, recante: «Misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare» in cui è contenuto uno specifico articolo;
   l'articolo 4-quinquies-decies, intitolato «Disposizioni per la produzione della “mozzarella di bufala campana” DOP» prevede che, a decorrere dal 1o gennaio 2013, la produzione della mozzarella di bufala campana, registrata come denominazione di origine protetta, ai sensi del regolamento (CE) n. 1107/96 della Commissione europea, del 12 giugno 1996, deve essere effettuata in stabilimenti separati da quelli in cui ha luogo la produzione di altri tipi di formaggi o preparati alimentari. Imponendo nuovi principi per la gestione dei controlli, prevede la tutela degli interessi dei consumatori ed il loro coinvolgimento ed esalta l'approccio di filiera from farm to fork;
   le problematiche della filiera, nonostante provvedimenti legislativi come quello menzionato, sono ancora enormi e di vario tipo. Ne è un esempio la turbativa del prezzo del latte che viene posta in essere attraverso la contrazione della mozzarella di bufala. A tal proposito, la Coldiretti negli ultimi anni si è impegnata a manifestare pubblicamente, istituendo blocchi alla frontiera del Brennero ed ai porti di Napoli e Salerno, per denunciare l'arrivo in Italia ogni anno di enormi quantità di latte, cagliate e polveri di latte di bufala provenienti dalla Romania e dall'Est-Europa, dall'Egitto e dall'India;
   gli allevatori bufalini dell'area dop vengono costantemente derubati dell'identità e dell'immagine con l'immissione sul mercato di mozzarella di bufala proveniente da chissà quale parte del mondo, con un inganno enorme anche nei confronti dei consumatori;
   la questione «latte» preoccupa non solo per i dati, ma anche per la poca chiarezza in ambito legislativo, soprattutto comunitario: «non c’è trasparenza sulla tracciabilità del prodotto estero e non è nemmeno possibile reperire l'origine di ingredienti utilizzati per la sua trasformazione». Pertanto, è indispensabile che il Governo realizzi gli obiettivi previsti dalla citata legge 30 dicembre 2008, n. 205, nella parte in cui prevede, dal 1o gennaio 2013, l'obbligo di differenziare gli stabilimenti che producono la mozzarella di bufala dop e, pertanto, disporre che gli stessi siano obbligati all'acquisto di latte proveniente esclusivamente da aree dop, indipendentemente dalla trasformazione di questo latte in mozzarella di bufala dop o mozzarella di latte di bufala non dop, dove è possibile utilizzare il latte o la cagliata di latte di bufala;
   è necessario tracciare tutto il latte di bufala italiano verificando, con opportuni controlli incrociati, la produzione di latte alla stalla e la trasformazione in mozzarella di bufala dop e non dop, così come realizzata nei caseifici autorizzati, utilizzando gli organismi di controllo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, delle regioni e delle azienda sanitarie locali per controlli crociati e periodici nei caseifici e negli allevamenti, verificando la vera rispondenza fra il latte bufalino italiano e la mozzarella dop e non dop prodotta dai caseifici;
   i controlli devono essere effettuati in maniera costante, improvvisa e mensile, in modo da tutelare sia i produttori di latte che i caseifici che hanno lavorato e continuano a lavorare onestamente;
   solo evitando le frodi si potrà diminuire l'offerta di prodotto alterato sul mercato, fatto, questo, che garantirà al consumatore la sicurezza e la qualità di ciò che acquista, all'allevatore e al trasformatore onesto il ritorno alla redditività delle loro imprese, ai lavoratori l'innalzamento di posti di lavoro, grazie all'adeguamento dei prezzi di mercato al valore della produzione del latte prodotto;
   il Consorzio per la tutela del formaggio mozzarella di bufala campana è stato costituito nel 1991 ed il Ministro delle politiche agricole pro tempore, con decreto del 24 aprile 2002, definì il riconoscimento del consorzio di tutela mozzarella di bufala campana e gli attribuì l'incarico di svolgere le funzioni di cui all'articolo 14, comma 15, della legge n. 526 del 1999;
   continue e comprovate attività di sofisticazione della produzione della mozzarella di bufala dop, oggetto, tra l'altro, di una serie di puntate di Striscia la notizia, hanno imposto nel 2010 al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali pro tempore, onorevole Luca Zaia, di adottare il decreto del 14 gennaio 2010, istituendo un «Comitato di garanzia avente il compito di coordinare e supervisionare l'attività di tutela, promozione, valorizzazione e informazione del consumatore e cura generale degli interessi relativi alla DOP Mozzarella di Bufala Campana», commissariando di fatto il citato Consorzio per la tutela del formaggio mozzarella di bufala campana, con il comitato di garanzia composto da: il tenente colonnello dei carabinieri Marco Paolo Mantile, vice comandante dei nuclei antifrodi carabinieri del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con funzioni di coordinatore; il professore Antonio Sciandone, docente di diritto agrario presso la seconda università degli studi di Napoli; il dottore Emilio Gatto, direttore generale del dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari; il vice questore Roberto Miele, dirigente del Corpo forestale dello Stato di Napoli; il maggiore Claudio Gnoni del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli; il dottore Pietro Quaranta, direttore dell'ufficio di Napoli del dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari;
   il comitato di garanzia nominato dal Ministro pro tempore Zaia ha svolto una puntuale attività di controllo e di verifica durata 6 mesi, dal 21 gennaio al 14 giugno 2010, conclusa con un'articolata relazione consegnata il 7 luglio 2010 al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, alla direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli ed alla Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale;
   in data 30 giugno 2011, nel corso dell'audizione del tenente colonnello Marco Paolo Mantile, quest'ultimo chiariva: «Nel corso dei propri lavori e nel rispetto del mandato conferitogli, il Comitato ha svolto una complessa attività prima di procederà alla stesura della relazione finale (...). Sono state riscontrate evidenze documentali circa l'utilizzo di latte bufalino congelato e di latte bufalino concentrato per la realizzazione della mozzarella di bufala campana Dop, impieghi vietati espressamente dal disciplinare di produzione»;
   «Con riguardo al latte concentrato, è opportuno precisare che si tratta di un procedimento di lavorazione che consente di contrarre i costi di produzione e di stoccaggio. Il latte viene disidratato, concentrato e successivamente congelato, per un costo che varia dai 12 ai 13 centesimi di euro al litro. La concentrazione, fino al 50 per cento dell'umidità presente, tramite evaporazione, consente anche un aumento della resa produttiva della mozzarella pari al 6-7 per cento»;
   «Per tale lavorazione è previsto l'utilizzo di acqua per diluire il prodotto concentrato e l'aggiunta di sieroproteine per ridare il giusto apporto proteico a questo prodotto che io ho chiamato “latte”»;
   «Abbiamo operato, su 31 ispezioni, 31 sequestri, esattamente 21 per violazioni amministrative e dieci per violazioni penali. Vi era un problema di tracciabilità del prodotto e problemi a margine anche di natura sanitaria, in quanto si trattava di un grosso quantitativo di latte: abbiamo sequestrato 12.000 tonnellate di latte, per un valore complessivo di 17 milioni di euro»;
   «(...) Di queste, circa 3-4 mila tonnellate (di latte) presentavano, dalle analisi fatte dall'Asl competente, una carica batterica di un milione di volte superiore al limite massimo consentito. In mancanza di una tracciabilità del prodotto (non siamo stati in grado di comprendere da dove proveniva questo latte), per dato esperienziale della Asl competente per territorio, ci è stato detto che si trattava sicuramente di latte proveniente dall'estero; segnatamente dalla Romania»;
   «(...) Ricordo a me stesso – lo dico a salvaguardia dell'onorabilità dei miei collaboratori del Nac di Salerno, che hanno operato in quel difficile clima che vi lascio immaginare, anche intimidatorio – che sia il Tar, sia il Consiglio di Stato hanno dato pienamente ragione agli operatori. Non solo, anche in sede penale, si è arrivati fino al ricorso in Cassazione da parte della controparte ma l'attività è stata considerata legittima e quindi non ci sono state osservazioni di sorta»;
   «(...) Per completezza, a proposito della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, immagino che stesse svolgendo delle attività nello specifico settore (lo immagino perché con un'esplicita richiesta il dottor Giovanni Conso, della Dda di Napoli, mi ha chiesto copia dell'intera relazione che ho depositato anche agli atti e deduco, dal protocollo della richiesta, che era in atto una procedimento penale verosimilmente afferente a questo argomento). Comunque, noi non siamo stati coinvolti con deleghe ma so che su questo settore operavano anche altri reparti territoriali»;
   «Abbiamo inoltre affiancato i Nas nell'attività di acquisizione documentale presso il Ministero a proposito di un'attività svolta sui pane di Altamura, (originata da una serie di controlli fatti dai Nas in esercizi commerciali). Quindi, un lavoro così puntuale non è mai stato fatto su nessun Consorzio, È anche vero che dall'attività degli ordinari controlli svolti nella filiera, criticità così accentuate come quelle che purtroppo – non lo dico con piacere – sono state rilevate nel Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana, non le abbiamo trovate per gli altri consorzi. Certamente, inadempienze ci sono state, truffe ci sono ma non della portata di quelle che abbiamo riscontrato per questo Consorzio (...)»;
   «C’è un sistema dietro – lo abbiamo dimostrato con le nostre attività – che è fuori controllo: sicuramente. C’è un giro d'affari notevole: quando, invece di pagare all'allevatore dell'area Dop, sia esso di Caserta o di Frosinone, il latte 1,20 o 1,30 euro al litro, lo si fa venire dalla Romania o dalla Bulgaria pagandolo 5 centesimi, si capisce bene che invece di guadagnare 30 centesimi o 1 euro, il caseificio ne guadagna 4»;
   «(...) C’è quindi una movimentazione di soldi e che dietro ci sia anche la criminalità organizzata lo posso intuire per l'esperienza maturata. Ho lavorato infatti anche in contesti operativi di altro genere, come in Sicilia presso il raggruppamento operativo speciale, e so che quando ci sono grosse movimentazioni di denaro, alle spalle c’è sicuramente la criminalità organizzata, non solo nelle aree del sud ma anche in altre aree del territorio nazionale. Potrebbe essere una forma di riciclaggio molto comoda, molto utile, con dei rischi, veramente minimali, di essere comunque individuati e contrastati dagli organi di polizia. Se mi consente, approfitto del clima di serenità (...)»;
   «(...) Abbiamo lavorato in un clima veramente non facile. Noi appartenenti alle forze dell'ordine – così anche il Corpo forestale e la Guardia di finanza – percepivamo la pressione e anche una sorta di intimidazione. Non vi nascondo che sono stato convocato dalla procura di Napoli perché per l'attività tecnica svolta in un determinato contesto, il mio nome riecheggiava e sicuramente non in maniera positiva. Quindi, immagino la situazione di una persona che – sia essa del posto o meno – si trova a rivestire quell'incarico: senza poteri è chiaro che da solo non può fare assolutamente nulla»;
   «(...) Inoltre, è stato disarmante verificare un certa mentalità all'interno del Consorzio, volta soltanto al profitto e finalizzata a spuntare il prezzo più basso per il latte al fine di guadagnare di più. Poi, in realtà, della tutela del marchio, non importava nulla a nessuno (...)»;
   «Lo ripeto: il giro di affari è notevole ma, da parte del Consorzio, non c’è proprio la mentalità. La tracciabilità non sanno neanche che cosa sia, né si ponevano minimamente il problema: questo è il dramma»;
   la stampa ha divulgato gli esiti di un'indagine durata due anni, dove la procura di Napoli ha chiesto l'arresto di un «gruppo criminale» che per anni avrebbe violato il disciplinare di produzione, grazie a un accordo fraudolento tra controllori e controllati. Questo è quanto emerge da un'inchiesta condotta da alcuni pubblici magistrati della direzione distrettuale antimafia di Napoli (Giovanni Gonzo, Alessandro D'Alessio e Maurizio Giordano), pubblicata da più organi di stampa, che si sono trovati di fronte ad un ulteriore filone di indagine;
   la direzione distrettuale antimafia di Napoli ipotizza l'esistenza di un vero e proprio sistema, un'associazione a delinquere tra controllati e controllori. I trasformatori hanno realizzato, per anni, la mozzarella impiegando illecitamente latte congelato e/o proveniente dall'estero. E chi aveva istituzionalmente il compito di vigilare ha chiuso un occhio. Se non tutti e due. I pubblici ministeri hanno allegato agli atti le trascrizioni di decine di telefonate in cui gli indagati discutono delle loro trasgressioni al disciplinare, dell'uso di materia prima proveniente dalla Lituania, dall'Estonia e dalla Polonia (si accenna persino a latte in polvere in arrivo dall'India) e della necessità di utilizzare decine di migliaia di quintali di latte congelato e stoccato nei depositi, del valore di milioni di euro, senza il quale – lamentano – i costi si moltiplicherebbero e il fatturato dimezzerebbe;
   la procura di Napoli ha chiesto l'arresto in carcere di 38 persone, di cui gran parte titolari di caseifici, ed il sequestro di una trentina di strutture casearie, mentre il giudice per le indagini preliminari, in una ordinanza di 124 pagine che riassume le tappe dell'inchiesta, ha detto no alle misure cautelari perché non sussisterebbero i gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione a delinquere e mancherebbe l'attualità del reato, constatato che «gli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria si fermano al settembre 2010»; mentre i pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia hanno fatto ricorso al riesame, che lo discuterà a fine novembre 2012;
   per fregiarsi del marchio dop, la mozzarella di bufala campana deve essere prodotta solo con latte fresco proveniente dalle province di Caserta e Salerno, oltre che dai comuni ricompresi tra le province di Napoli, Benevento, Isernia, Frosinone, Latina, Foggia, Roma. Latte che deve essere trasformato entro 60 ore dalla mungitura, acidificato con siero naturale e coagulato con caglio di vitello. Regole che nessuno rispettava, nella continua corsa al ribasso dei prezzi e alla necessità di tamponare in qualche modo gli effetti di alcune epidemie di brucellosi, che hanno decimato i capi di bestiame e la produzione di latte fresco. Quando tutti «barano», è più conveniente impegnarsi per cambiare le regole piuttosto che mettersi a norma;
   notizie riportate da L'Espresso del 29 ottobre 2012 hanno riferito come l'ordinanza del tribunale di Napoli abbia chiarito che quasi nessuno ottemperava alle regole scritte, che venivano continuamente calpestate. Ed allora, la preoccupazione di tutti, di fronte ai controlli sempre più stringenti dei Nas (Nuclei antisofisticazioni e sanità dell'Arma), sembra essere quella di «uscire dall'illegalità». Non certo, però, cominciando finalmente ad utilizzare solo latte fresco prodotto nell'area dop; «Bisogna modificare il disciplinare e consentire ai caseifici di utilizzare una percentuale di latte congelato o cagliata congelata – si legge in un'intercettazione – sono 20 anni che lo facciamo tutti quanti. Questa è la posizione. È la stessa posizione l'avrà Assolatte, l'avrà l'Unione industriali, l'avranno tutti quanti». In un'altra conversazione: «Siamo in difficoltà, questi qua ci fanno chiudere; noi facciamo tutti quanti delle frodi»; ed un altro: «Se non utilizziamo il latte congelato il fatturato scende del 50 per cento. Il problema è che negli anni tutti hanno ammassato enormi quantità di latte congelato». Il titolare di un caseificio ammette di averne «10 mila quintali» stoccati: valore di mercato 1,3 milioni di euro; un altro ancora parla di «1 milione 750 mila litri nelle celle»;
   gli allevatori bufalini, ovviamente, si oppongono con decisione alla modifica del disciplinare. Perché il prezzo pagato alle stalle è irrisorio, il timore è che precipiti ulteriormente; anche pochi mesi fa, nonostante il cambio di gestione, il consorzio ha provato nuovamente a far passare la modifica, con una delibera approvata in assemblea il 27 giugno 2012, cioè solo pochi giorni prima che esplodesse l'inchiesta. Infatti, le proposte di modifica del disciplinare di produzione della mozzarella di bufala campana dop, avanzate dal consorzio di tutela, sono entrate nei meccanismi della concertazione agricola (il tavolo verde), anche se le regioni amministrativamente interessate alla dop non hanno ancora una posizione ufficiale;
   ad oggi, nessuna regione ha ancora espresso il parere da rendere al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, loro richiesto dall'articolo 6 del decreto ministeriale del 21 maggio 2007, con il quale il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali regolamenta la procedura a livello nazionale sia per la registrazione che per le modifiche del disciplinare delle dop e igp, come definite dal regolamento dell'Unione europea n. 2006/510;
   trattandosi della modifica di un disciplinare per la produzione di formaggio dop, le regioni Campania, Lazio, Puglia e Molise devono valutare la documentazione a suffragio delle novità da introdurre ed esprimere un parere sia sulla legittimità dell'ente proponente che sul merito delle modifiche; il parere va trasmesso dalle regioni al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali entro i 120 giorni dalla notifica delle richieste di modifica del disciplinare consegnate dal consorzio di tutela: termine che scadeva a fine luglio 2012;
   il consorzio, a quanto consta agli interpellanti, avrebbe approvato le modifiche prima in consiglio di amministrazione, quindi, le avrebbe notificate a fine marzo 2012 a regioni e Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, infine, solo il 24 giugno 2012 queste sarebbero state ratificate dall'assemblea del consorzio della mozzarella di bufala campana dop, mentre lo statuto consortile prevede, invece, una procedura inversa: un mandato dell'assemblea al consiglio di amministrazione per procedere alle modifiche del disciplinare di produzione;
   le questioni di merito da affrontare sono di sostanza. Una su tutte: la cagliata condizionata, secondo il consorzio di tutela, si può produrre, purché il latte sia trasformato in cagliata entro 60 ore dall'ultima mungitura; sempre secondo il consorzio, ciò non significa che sia possibile congelare la cagliata. Il consorzio, inoltre, sottolinea che con il nuovo disciplinare ha fatto divieto ai caseifici di commerciare in latte e semilavorati tra loro, anche freschi, e che, di conseguenza, è così scongiurata ogni possibilità che si formi una qualche posizione di dominio tale da interferire con la formazione del prezzo del latte;
   di diverso avviso Confagricoltura e Confederazione italiana agricoltori, mentre Coldiretti non ha ancora formalizzato la sua posizione;
   infatti, il 5 novembre 2012 Giuseppe Politi (presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori) e Mario Guidi (presidente nazionale di Confagricoltura) hanno scritto una nota congiunta al Ministro interpellato chiarendo che:
    «dopo un'attenta analisi delle proposte di modifiche al Disciplinare di produzione avanzate dal Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana, si ritiene di dover ribadire con forza e convinzione le perplessità indotte dagli elementi innovativi proposti a sostanziale modifica del vigente articolato che, si ricorda, ha ottenuto la conferma con il regolamento n. 103 del 2008 della registrazione protezione e tutela comunitaria ai sensi del regolamento n. 510 del 2006 del 20 marzo 2006 relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d'origine dei prodotti agricoli e alimentari»;
    «Le innovazioni proposte modificando sostanzialmente il processo produttivo farebbero difatti, a nostro avviso, perdere al prodotto la sua caratteristica di formaggio fresco e potrebbero pericolosamente volgarizzare e dequalificare il prodotto – con evidenti riflessi negativi sulla valorizzazione economica della materia prima – nell'immaginario del consumatore. Si ritiene pertanto opportuno ribadire quanto più volte abbiamo avuto modo di manifestare in merito alla nostra contrarietà rispetto:
     a) alla proposta di sostituire l'obbligo di concludere il processo produttivo entro la 60a ora dalla prima mungitura, con la possibilità d'interromperlo consentendo il condizionamento e, di fatto, il congelamento della cagliata; una tale ipotesi da un lato apre a nostro avviso – con pericolosi decadimenti d'immagine – alla possibilità d'utilizzo di cagliate congelate, ma sembra rendere anche possibile la pratica d'inaccettabili forzature del normale andamento dei corsi mercantili del latte bufalino;
     b) alla previsione normativa di una diversificazione della produzione (artigianale, normale, per uso industriale) che non solo arrecherebbe confusione e disorientamento nei consumatori, ma anche ufficializzerebbe un'inaccettabile diversificazione ed il decadimento qualitativo di gran parte del prodotto;
   come è noto abbiamo sempre sostenuto la necessità di una contestuale attuazione delle vigenti normative inerenti la tracciabilità della produzione del latte di bufala e la separazione fisica delle strutture finalizzate alla produzione della Mozzarella di bufala Campana (DOP). Riteniamo altresì necessario che entrambe le norme siano portate alla completa applicazione in modo graduale per consentire sia agli allevatori che ai trasformatori di adeguarsi alle prescrizioni in esse previste» –:
   se si intenda prendere una posizione rigida sulla vicenda sopra richiamata ed in tali circostanze rigettare qualunque richiesta che avesse come fine la modifica, peggiorativa, del disciplinare della mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta (dop);
   se corrisponda al vero che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali stia valutando l'approvazione della modifica del disciplinare della denominazione di origine protetta, nel senso di ammettere la pratica del congelamento del latte o della cagliata congelata di latte di bufala per permetterne il relativo uso differito nella produzione della mozzarella a denominazione di origine protetta e, se al verificarsi di tali circostanze, si intenda fermamente rigettare una tale, a giudizio degli interpellanti inaccettabile, richiesta;
   se si intenda provvedere all'attuazione senza proroghe della normativa sulla separazione dei luoghi di produzione della mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta e della mozzarella non a denominazione di origine protetta;
   se si intendano adottare iniziative normative d'urgenza che impongano al consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta l'attività obbligatoria di controllo e di verifica mensile incrociata tra la produzione di latte di ciascun allevamento bufalino dell'area a denominazione di origine protetta e l'effettiva trasformazione e resa quantitativa nei caseifici che ritirano il latte per la produzione di mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta e mozzarella di bufala campana non a denominazione di origine protetta, prevedendo, altresì, misure dissuasive integrative ed aggiuntive a quelle ordinarie già previste a carico delle strutture casearie che violano i vincoli normativi di riferimento, al fine di scoraggiare le frodi in commercio;
   se si ritenga utile e necessario adottare iniziative in favore degli allevatori di bufale dell'area a denominazione di origine protetta della mozzarella di bufala campana, volte a permettere una più ampia e diffusa applicazione della tecnica della destagionalizzazione dei parti.
(2-01742) «Alessandri, Brugger».


Orientamenti del Governo in vista del prossimo congresso dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni, che si svolgerà a Dubai nel dicembre 2012, concernente la revisione dei regolamenti internazionali delle telecomunicazioni – 2-01758

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   l'Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu) è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite, il cui obiettivo è quello di promuovere «la cooperazione internazionale tra i popoli e lo sviluppo economico e sociale attraverso servizi di telecomunicazione efficienti»;
   alla riunione plenipotenziaria dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni del 2010, si è deciso di tenere una Conferenza mondiale sulle telecomunicazioni internazionali (WCIT) a Dubai dal 3 al 14 dicembre 2012, con l'obiettivo di rivedere i regolamenti internazionali delle telecomunicazioni, contenuti in un accordo internazionale firmato da 178 Paesi, che definiscono i principi generali per la fornitura e la gestione di telecomunicazioni internazionali;
   mentre alcuni regolamenti internazionali delle telecomunicazioni si concentrano su questioni di telecomunicazione internazionali, altri regolamenti internazionali delle telecomunicazioni sono direttamente collegati all’acquis comunitario ed, in particolare, al quadro regolamentare delle comunicazioni elettroniche;
   l'Italia è Paese votante dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni, così come tutti i 27 Stati membri dell'Unione europea; molte delle proposte presentate finora per le modifiche ai regolamenti internazionali delle telecomunicazioni riguardano aspetti di telecomunicazioni internazionali che rientrano nel campo di applicazione dell’acquis comunitario e delle politiche dell'Unione europea, tra cui il rapporto tra autorità di regolamentazione e operatori commerciali indipendenti, il roaming e la protezione dei dati personali –:
   quali attività preparatorie stia svolgendo il Governo e quale sia la posizione che esso assumerà nell'ambito del prossimo congresso dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni di dicembre 2012 a Dubai, concernente la revisione dei regolamenti internazionali delle telecomunicazioni.
(2-01758) «Bergamini, Baldelli».


Iniziative urgenti volte a garantire il rispetto della disciplina sull'ordinamento penitenziario e dei diritti dei detenuti nel carcere di Vicenza – 2-01752

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   domenica 18 novembre 2012 la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo ha visitato il carcere di Vicenza accompagnata da Maria Grazia Lucchiari della direzione di Radicali italiani e da Fiorenzo Donatello, radicale vicentino;
   la visita ispettiva è stata per certi versi sconvolgente non solo per quel che la delegazione ha potuto vedere direttamente ma, soprattutto, per le informazioni raccolte durante i colloqui con i detenuti;
   nell'istituto penitenziario di Vicenza sono presenti 358 detenuti di cui 90 italiani e 268 stranieri; la capienza regolamentare indicata sul sito del Ministero della giustizia è, invece, di 146 posti; fra le nazionalità più rappresentate si contano 51 tunisini, 39 marocchini, 33 albanesi, 24 nigeriani e 21 rumeni; i detenuti con sentenza definitiva sono 171; nelle celle visitate convivono sia detenuti in attesa di giudizio sia con condanna definitiva; i tossicodipendenti sono 100;
   la delegazione ha ispezionato approfonditamente la sezione del piano terra dove si trovano alcuni lavoranti e la terza sezione, soffermandosi davanti alle celle e interloquendo con i ristretti sulle loro condizioni di detenzione; quanto alla terza sezione, come dati generali, questo è quanto è emerso: in quasi tutte le celle, delle dimensioni inferiori ai 9 metri quadrati (celle nate per ospitare una persona) convivono tre detenuti e, solo raramente, due; in queste condizioni di segregazione i detenuti vivono per 21 ore al giorno, le altre ore sono «d'aria» in uno squallido passeggio che i detenuti chiamano «il blocco di cemento»; da mesi in quelle tre ore non possono più andare al campo sportivo dove attualmente pascolano alcune capre e dove in futuro verrà costruito un nuovo padiglione da 64 celle detentive; anche la palestra è inagibile, pertanto, le possibilità di movimento fisico sono ridottissime; nella terza sezione manca anche la saletta di socialità; il freddo è intenso e la stessa prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo con i suoi accompagnatori, per tutta la durata della visita, non ha mai potuto togliersi il cappotto: infatti, il riscaldamento, pur con le temperature gelide, è acceso un'ora la mattina e un'ora di pomeriggio; i detenuti più fortunati infilano un maglione sopra all'altro, mentre i più poveri (quasi tutti) patiscono anche il freddo; il cibo è del tutto insufficiente, soprattutto se si considera la giovane età dei reclusi: quella domenica il «carrello» con i viveri è passato solo all'ora di pranzo e, a parte la scarsità delle porzioni, solo in una cella la delegazione ha potuto notare che i due «fortunati» detenuti si erano potuti cucinare un piatto di pasta al pomodoro; per cena sono state consegnate a ciascuno solo due uova sode; la dotazione di prodotti per l'igiene personale e della cella è ridottissima: la saponetta per lavarsi viene consegnata ogni due mesi, così come lo spazzolino, mentre il dentifricio ogni mese; le condizioni igienico sanitarie sono, pertanto, preoccupanti anche perché nell'istituto vicentino si sono registrati in un passato recente casi di tubercolosi e lo stesso personale ha paura di contrarre malattie infettive; quasi nessuno lavora: lo stesso comandante – che ha raggiunto la delegazione quando la visita si era già protratta per ore – ha confermato che le «turnazioni» – per i poco qualificanti lavori interni al carcere – prevedono attese lunghissime; alcuni detenuti hanno segnalato che gli è impedito di lavorare perché non dispongono, essendo clandestini, del codice fiscale; i canali tv visionabili sono andati via via riducendosi nel tempo e, al momento, è possibile guardare solo Rai 1, Rai 2 e Canale 5; fra le tante vessazioni riscontrate è vietato ai detenuti acquistare le pile sia per i rasoi elettrici che per far funzionare gli apparecchi cd e radio fm: in molti si sono lamentati di non poter più ascoltare Radio radicale e, in particolare, la trasmissione del martedì sera «Radio Carcere», condotta da Riccardo Arena; diversi sono i detenuti, soprattutto stranieri, che hanno perso ogni contatto con la famiglia perché è loro impedito di effettuare chiamate sui telefoni cellulari cosa che, invece, è consentita da una circolare del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
   al piano terra, nella sezione dove si trovano i lavoranti, la delegazione ha incontrato, in isolamento, il detenuto albanese L.F. che alcuni giorni fa ha incendiato la sua cella; era visibilmente provato dallo sciopero della fame che sta portando avanti da 12 giorni; la delegazione ha potuto constatare che il detenuto disponeva solo di un materasso gettato sul pavimento; L.F. ha affermato che ha presentato diverse istanze per essere trasferito in Liguria dove almeno si trovano i suoi cugini con i quali poter intrattenere un rapporto umano nei colloqui; ha chiesto di poter parlare con il direttore o con il garante dei detenuti e ha voluto precisare che il giorno dell'incendio «è uscito fuori di testa e voleva morire»;
   venendo ad alcuni casi da segnalare fra i detenuti incontrati nella terza sezione, si rappresenta quanto segue: nella cella n. 1, J.E. afferma che in due anni ha lavorato solo un mese per un compenso di 240 euro; nella cella n. 2, un detenuto di nazionalità marocchina dice che in due anni non ha mai lavorato perché – gli è stato detto – non ha il codice fiscale; nella cella n. 3, c’è un detenuto, visibilmente provato: si tratta di un cittadino moldavo ventiduenne, eroinomane dall'età di 12 anni; un altro detenuto, che si trova nel carcere di Vicenza da quattro mesi, non ha di che vestirsi pur avendo fatto numerose richieste; la cella n. 5 ospita tre marocchini, uno dei quali lavora in sezione come «scopino»; gli altri due sono poverissimi e affermano di ricevere 10 euro al mese dal cappellano dell'istituto; sono senza sapone che l'amministrazione del carcere non fornisce da tempo;
   il momento più drammatico della visita è quando il detenuto nigeriano O.P.M. proveniente dal carcere di Padova, laureando in lettere e filosofia (gli mancano due esami), come un fiume in piena denuncia le violenze che vengono commesse da alcuni agenti che pestano i detenuti; afferma di aver più volte chiesto, senza esito, di poter parlare con il direttore e il comandante e di essere stato minacciato; fra le espressioni usate: «qui è un carcere militare», «un feudo medievale», «gli educatori hanno paura e sono inascoltati», «siamo ostaggi», «non c’è civiltà»; soffre molto perché nelle condizioni date (non può usare il computer) gli è impossibile studiare soprattutto per le difficoltà di comunicazione per prenotare gli esami; chiede, visto che gli mancano solo 5 mesi al fine pena, di poter tornare al carcere di Padova in via Due Palazzi per poter completare gli studi e laurearsi; O.P.M. indica il suo compagno di cella che non parla ma che ha il naso rotto per le botte ricevute dagli agenti e afferma «non mi mandano a Padova per ciò che ho visto»; «qui è orrore, tutti i giorni»;
   i detenuti della terza sezione affermano di non aver mai visto, pur trovandosi diversi di loro ristretti a Vicenza da alcuni anni, né il direttore, né il comandante; anche il magistrato di sorveglianza sembra che non abbia mai varcato il cancello della sezione per visitare le celle e verificare le condizioni di detenzione;
   è dopo l'accorata denuncia di O.P.M. che altri detenuti, nelle celle successive, si fanno coraggio e confermano i pestaggi messi in atto da alcuni agenti: «qui siamo in balia degli umori degli ispettori»; «la saletta socialità c’è solo per pestare noi e per il barbiere»; «tanti agenti sono bravi, ma certi ispettori...»; viene ripetuto da più voci il nome di un ispettore;
   nell'ultima parte della visita, arriva anche il direttore dell'istituto, il dottor Fabrizio Cacciabue che, come detto, molti detenuti affermano di vedere per la prima volta;
   nella cella n. 12 sono ristretti un serbo, un bosniaco che da 20 anni si trova in Italia e un rumeno che nel nostro Paese si trova da 22 anni: il detenuto serbo afferma che da tre anni e tre mesi non ha mai potuto lavorare pur non avendo mai ricevuto alcun rapporto disciplinare e avendo completato la scuola di agraria;
   nella cella n. 13 la delegazione trova due albanesi e un serbo: tutti e tre si trovano nell'istituto da tre anni e nessuno di loro ha mai lavorato perché sono senza codice fiscale;
   nella cella n. 15 ci sono due italiani e un tunisino; uno degli italiani sta lì da due anni e afferma che non gli è mai stata data la possibilità di lavorare; ha una storia di tossicodipendenza alle spalle e vorrebbe andare a San Patrignano;
   nella cella n. 16 evidenziano la mancanza dell'assistente sociale che – affermano – «qui non si vede»; «perché il problema grosso è anche quando usciamo di qui»; uno di loro sottolinea che l'educatrice l'ha vista solo appena entrato, poi prosegue «qui scoppiano le liti, perché ci tengono in cattività, come gli animali; se fai presente che stai male, ti fanno aspettare una settimana prima di essere visitato dal medico»; E.G. ha la protesi dentaria rotta da tre mesi e non riesce a risolvere il problema, così è costretto a ingerire solo liquidi; un tunisino è stato trasferito a Vicenza dal carcere di San Vittore perché lì era sovraffollato;
   nella cella n. 17 ci sono due tunisini e uno di loro afferma di non aver mai incontrato l'avvocato d'ufficio; uno di loro, tossicodipendente, dice che gli hanno sospeso i colloqui con la convivente da quando è diventato definitivo; un ragazzo ha il ventre tutto sfregiato da tagli che si è fatto in momenti di disperazione e dice «qui la vita è cella-aria-dormire/cella-aria-dormire»;
   nella cella n. 18 la delegazione trova tre italiani che si lamentano perché manca la possibilità di socializzare, i pochi corsi che ci sono in un anno durano pochissimo e sono a numero chiuso; l'acqua calda c’è solo un'ora al giorno e ai colloqui i parenti non possono portare molte cose, soprattutto da mangiare, cosa che li aiuterebbe a compensare la scarsità di cibo passato dall'amministrazione;
   nella cella n. 19 ci sono tre detenuti tunisini che definiscono il carcere di Vicenza il peggiore di tutti; uno di loro con il braccio operato si lamenta perché non può fare alcun tipo di riabilitazione e sta perdendone l'uso; B.W. viene dal carcere di Ferrara sgomberato per il terremoto: dice che, quando stava lì, poteva telefonare alla madre in Tunisia, cosa che a Vicenza gli viene impedito; tra le lacrime fa sapere di essere senza vestiti perché quelli che aveva glieli hanno fatti lasciare a Ferrara;
   E.L. mostra il suo addome e afferma che deve essere operato da un'evidente ernia e che il medico gli ha risposto «solo se sei tagliato, devi venire da me»;
   nella cella n. 20 si trovano un italiano, un marocchino e un rumeno; P.B. ha presentato richiesta di trasferimento a Rebibbia il 10 luglio 2012 perché a Roma ha un fratello che potrebbe andare a trovarlo; sua madre è morta quando stava già in carcere; S.L.C. è stato condannato a 3 anni e sei mesi e ha scontato 2 anni e due mesi: dice di aver chiesto 5 mesi fa di essere trasferito in Romania, ma senza ricevere finora alcuna risposta;
   M.E. deve scontare 5 anni e 4 mesi e ha chiesto di essere trasferito in Sardegna a Mamone o Isili nella speranza di poter lavorare;
   nella cella 22 si trova un detenuto S.Z. che sta 24 ore 24 rinchiuso perché ha il divieto d'incontro;
   un detenuto della cella n. 7 è nel carcere di Vicenza da 4 mesi e, da quando è entrato, non è riuscito a telefonare alla moglie e ai due figli che si trovano in Bulgaria;
   nella cella 23, dove si trovano tre detenuti rumeni, la delegazione assiste ad una scena commovente: c’è un ragazzo con lo sguardo perso nel vuoto con evidenti problemi psichiatrici e, riferiscono gli altri due che si sono presi cura di lui, con frequenti crisi epilettiche: T.T.F. non parla una parola di italiano e nessuno è riuscito a rintracciare la famiglia che dovrebbe trovarsi vicino a Craiova in Romania –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se intenda intervenire per ridurre, fino a portarla a quella regolamentare, la popolazione detenuta nel carcere Vicenza;
   in particolare, quali provvedimenti di competenza il Ministro interpellato ritenga opportuno adottare al fine di riportare il carcere di Vicenza all'interno della legalità istituzionale, con ciò modificando radicalmente le condizioni della vita penitenziaria in esso presenti e garantendo finalmente il rispetto dell'ordinamento penitenziario e del relativo regolamento, nonché dei diritti alla dignità, alla salute, allo studio, alla tutela dei rapporti familiari dei detenuti e di quanto prescritto dall'articolo 27 della Costituzione riguardo alle finalità rieducative della pena;
   se e quando si intenda intervenire per colmare il deficit di organico della polizia penitenziaria e, per quanto di competenza, degli psicologi e degli educatori;
   se e quali iniziative di competenza si intendano assumere, affinché siano assicurati un'adeguata assistenza sanitaria ai detenuti e l'assoluto rispetto dei livelli essenziali di assistenza;
   cosa si intenda fare per incrementare le possibilità di studio e di lavoro per i detenuti;
   se si intendano incrementare i fondi relativi alle mercedi per il lavoro dei detenuti, quelli riguardanti i sussidi per i più indigenti, quelli per le attività trattamentali e, infine, quelli da destinare all'igiene personale delle persone recluse, nonché alla pulizia dell'istituto e, in particolare, delle celle;
   per quali motivi non venga consentito ai detenuti stranieri di mantenere contatti con i propri familiari mediante chiamate fatte sui cellulari e se si sia mai valutato o si intenda valutare la possibilità di utilizzare tecnologie tipo Skype per ridurre il costo delle telefonate effettuate dai detenuti ai loro congiunti;
   per quali motivi i canali tv visionabili nel carcere vicentino siano solo Rai 1, Rai 2 e Canale 5;
   quali iniziative urgenti si intendano promuovere, sollecitare o adottare al fine di rimuovere la situazione di gravissimo degrado in cui attualmente versano gli ambienti ubicati all'interno dell'istituto di pena in questione, a partire dalla messa a regime di un adeguato ed efficace impianto di riscaldamento;
   se si ritenga di promuovere un'indagine amministrativa interna nella casa circondariale di Vicenza, mediante visita ispettiva in loco, al fine di verificare se, in effetti, si siano verificati i pestaggi denunciati dai detenuti, in primis da O.P.M., così come riportati in premessa, e anche se comportamenti del genere rappresentino la prassi usata da alcuni elementi della polizia penitenziaria assegnata nel predetto istituto di pena; in particolare quali provvedimenti si intendano intraprendere per accertare l'esistenza dei fatti illeciti denunciati dai detenuti nel corso dei colloqui avuti con la prima firmataria della presente interpellanza e perseguire gli eventuali responsabili di tali abusi;
   quali provvedimenti urgenti si intendano adottare al fine di salvaguardare l'incolumità dei detenuti che hanno denunciato i pestaggi alla prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo, con ciò salvaguardandoli da possibili ritorsioni da parte del personale della polizia penitenziaria che presta servizio nel carcere vicentino;
   quali iniziative di propria competenza il Ministro interpellato intenda assumere in relazione alle criticità rappresentate in premessa, con particolare riferimento al ruolo del direttore e del comandante della polizia penitenziaria della casa circondariale di Vicenza, i quali, secondo quanto riferito dai detenuti alla prima firmataria del presente atto, si sono visti all'interno dei singoli reparti detentivi per la prima volta solo in occasione della visita ispettiva;
   quante volte, nell'arco di un anno, il magistrato di sorveglianza si rechi in visita nell'istituto di pena in questione e/o a colloquio con i detenuti ivi ristretti, quante volte abbia visitato le celle di detenzione, e se lo stesso abbia mai prospettato al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria le esigenze in merito alle lacune che caratterizzano i vari servizi del carcere di Vicenza, con particolare riguardo all'attuazione dei trattamento rieducativo;
   in che modo si intenda intervenire in merito ai singoli casi segnalati in premessa.
(2-01752) «Bernardini, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti, Madia, Amici, Gozi, D'Incecco, La Forgia, Burtone, Baretta, Colombo, Sposetti, Berretta, Renato Farina, Vitali, Adornato, Craxi, D'Anna, Cilluffo, Tempestini, Duilio, Boccuzzi, Portas, Benamati, Vico, Maran, Tenaglia, Velo, Sarubbi, Albonetti, Fadda, Marrocu, Gianni, Mario Pepe (Misto-R-A), Pisacane, Grassano, Guzzanti, Raisi, Granata, Perina, Argentin, Santagata, Moffa, Mottola, Taddei, Marini, Dima, Calvisi».


Chiarimenti in merito alla richiesta di parere rivolta al Comitato IVA da parte dell'Agenzia delle entrate in materia di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto secondo la contabilità di cassa – 2-01759

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la direttiva 2010/45/UE del Consiglio del 13 luglio 2010, recante modifica della direttiva 2006/112/CE, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda le norme in materia di fatturazione, all'articolo 1, comma 7, con l'articolo 167-bis, prevede che gli Stati membri che applicano il regime opzionale dell'iva di cassa fissano, per i soggetti passivi che optano per tale regime nel loro territorio, una soglia basata sul fatturato annuo del soggetto passivo che non può essere superiore a 500 mila euro o al controvalore in moneta nazionale; gli Stati membri possono, previa consultazione del comitato iva, applicare una soglia fino a 2 milioni di euro o al controvalore in moneta nazionale; tuttavia, tale consultazione del comitato europeo iva non è necessaria per gli Stati membri che, al 31 dicembre 2012, abbiano applicato una soglia superiore a 500 mila euro o al controvalore in moneta;
   l'articolo 32-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, ha introdotto, in esecuzione della facoltà accordata dalla citata direttiva, il regime di liquidazione dell'iva secondo la contabilità di cassa;
   la circolare n. 44/E del 26 novembre 2012 dell'Agenzia delle entrate, contrariamente a quanto previsto dalla direttiva 2010/45/UE, ha previsto la consultazione del comitato iva al fine di applicare il regime di contabilità per cassa alle imprese con una soglia di fatturato superiore a 500 mila euro e fino a 2 milioni di euro;
   la medesima circolare n. 44/E sottolinea che tale consultazione è ancora in corso e che ne è prevista la definizione dopo il 1o dicembre 2012, stabilendo che, in caso tale procedimento non dovesse dare esito positivo, si dovrà procedere alla liquidazione con le modalità ordinarie dell'iva per cassa eventualmente applicata senza corresponsione di sanzioni e interessi;
   la decisione di chiedere un parere non necessario al comitato iva genera incertezza e preoccupazione nelle imprese –:
   per quali ragioni l'Agenzia delle entrate abbia inviato la richiesta di parere al comitato iva senza che ciò fosse necessario in base alla direttiva europea 2010/45/UE;
   se non si ritenga necessario ritirare immediatamente tale richiesta di parere.
(2-01759) «Vignali, Lupi, Baldelli, Saglia, Casero».


Chiarimenti in ordine alla gestione dei fondi destinati alla ricerca, alla luce di recenti notizie di stampa – 2-01756

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   da un articolo apparso su IlFatto Quotidiano del 17 novembre 2012, si apprende che negli uffici dello stesso è stato fatto recapitare un dossier con ogni probabilità curato da un funzionario di ruolo, composto da un centinaio di pagine molto circostanziate nelle quali si parla di un non meglio specificato «sistema» che avrebbe interessato, da tempo, uno dei centri di spesa principali del Governo: la direzione generale per il coordinamento e lo sviluppo della ricerca;
   tale organo ministeriale gestisce l'erogazione di 6,2 miliardi di euro di contributi comunitari a fondo perduto, 3 miliardi di euro di budget statale e un miliardo di euro l'anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca;
   stando al dossier anonimo, quanto ivi contenuto sarebbe soltanto la punta dell’iceberg di un sistema messo in piedi da una vera e propria «cricca» che, ai piani alti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, avrebbe offerto una sponda sistematica alle truffe; come si apprende ancora da citato quotidiano; l'anonimo fa nomi e cognomi di funzionari e collaboratori infedeli, di consulenti rapaci, di tangenti, scambi di favore, di appalti pilotati, di assunzioni e consulenze, ancorché tutte da dimostrare e di una decine di aziende che avrebbero beneficiato di finanziamenti pur non avendo i requisiti; nell'articolo viene ricordato anche che tale ingente quantità di risorse risulta in parte già finita al centro di alcune inchieste per truffa, dal dissesto dell'Idi romana al gruppo Silva che dirottava al Nord i fondi europei per il Meridione;
   la ricerca in Italia è stata penalizzata da tagli assurdi e sconsiderati e immaginare che finanziamenti destinati ad essa siano finiti in un ragnatela fatta di scambi di favore, appalti pilotati, assunzioni e consulenze in pieno conflitto di interessi, sarebbe la mortificazione della ricerca, uno schiaffo in faccia intollerabile al Paese, ai giovani e ai ricercatori che portano avanti progetti importanti tra mille difficoltà o che, in molti casi, vi hanno dovuto rinunciare definitivamente;
   il Ministro interpellato, nel corso di un'audizione tenutasi il 22 novembre presso la VII Commissione (cultura, scienza e istruzione), ha comunicato di aver prontamente richiesto alla Ragioneria generale dello Stato di disporre, con immediatezza, un'indagine amministrativo-contablle, da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, sulle modalità di gestione delle risorse finanziarie nazionali e comunitarie dal 2008 a oggi, e di segnalare alla magistratura contabile e penale le eventuali irregolarità rinvenute, pur nella consapevolezza della natura anonima del citato dossier del quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a tutt'oggi non conosce i contenuti;
   a parere degli interpellanti, le risposte fornite nel corso della menzionata audizione non sono apparse, in ogni caso, pienamente esaustive –:
   di quali ulteriori informazioni il Ministro interpellato disponga in ordine a quanto espresso in premessa, con particolare riferimento ai contenuti del citato dossier anonimo;
   quali tempi si prefigurino per ottenere una risposta tempestiva da parte delle istituzioni competenti, in termini di trasparenza e chiarezza.
(2-01756) «Borghesi, Zazzera, Di Pietro».