Sulla pubblicità dei lavori:
Marinello Giuseppe Francesco Maria, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DELLA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI SULL'ANALISI ANNUALE DELLA CRESCITA: PROGREDIRE NELLA RISPOSTA GLOBALE DELL'UE ALLA CRISI (COM(2011)11 DEFINITIVO)
Audizione di rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani e CNA:
Marinello Giuseppe Francesco Maria, Presidente ... 3
Occhiuto Roberto, Presidente ... 8 9 12 14
Cambursano Renato (IdV) ... 11
Ciccanti Amedeo (UdC) ... 11
De Micheli Paola (PD) ... 8
Giovine Claudio, Responsabile del dipartimento politiche industriali della CNA ... 13
Guerrini Giorgio Natalino, Presidente di R.ETE. Imprese Italia ... 3 12
Polledri Massimo (LNP) ... 9
Vannucci Massimo (PD) ... 10
ALLEGATO:Documentazione consegnata dal presidente di R.ETE. Imprese Italia, Giorgio Natalino Guerrini ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.
[Avanti] |
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14,05.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nel quadro dell'indagine conoscitiva nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell'UE alla crisi (COM(2011)11 definitivo), l'audizione di rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani e CNA.
Sono presenti il dottor Giorgio Natalino Guerrini, presidente di R.ETE. Imprese Italia e di Confartigianato imprese, il dottor Domenico Rizzi, in rappresentanza di Confcommercio, i dottori Mauro Bussoni e Giuseppe Fortunato per Confesercenti, la dottoressa Stefania Multari e il dottor Bruno Panieri per Confartigianato, il dottor Danilo Barduzzi per Casartigiani, nonché il dottor Claudio Giovine e il dottor Sergio Gambini in rappresentanza della CNA.
Ricordo al dottor Giorgio Natalino Guerrini, presidente di R.ETE. Imprese Italia che, se ha un contributo scritto, lo può fornire. I colleghi ne terranno conto e avranno tutto il tempo per valutarlo. Può svolgere, inoltre, argomentazioni che possono anche essere riassuntive o aggiuntive rispetto al contributo preparato. Gradirei poi che ci fosse un tempo riservato ai colleghi per osservazioni e domande in modo da concentrare l'attenzione su alcune questioni da loro ritenute utili, fermo restando che eventuali risposte alle questioni poste dai colleghi possono anche essere fornite successivamente e fatte pervenire per iscritto a questa Commissione.
Do la parola al dottor Giorgio Natalino Guerrini, presidente di R.ETE. Imprese Italia.
GIORGIO NATALINO GUERRINI, Presidente di R.ETE. Imprese Italia. Noi presentiamo un documento piuttosto ampio, frutto di riflessioni svolte in queste settimane dalla presidenza di R.ETE. imprese Italia, che, vorrei ricordare, riunisce sotto la sua sigla le associazioni di maggior rappresentanza del commercio e dell'artigianato in Italia: Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti.
Si tratta di un documento molto ampio, che abbraccia in maniera - credo - esauriente tutte le questioni poste e che consegno al presidente, invitandolo a metterlo a disposizione degli altri componenti della Commissione.
Proverò a formulare una veloce sintesi del documento. Sono, inoltre, presenti i colleghi di tutte le cinque sigle che compongono R.ETE. Imprese Italia e, quindi, siamo a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Una premessa che ritengo necessaria è che noi vorremmo dare, il più possibile, concreta attuazione al nuovo Patto di stabilità e crescita definito dall'Unione europea nel settembre del 2010. Lo riteniamo molto importante e confidiamo che possa essere una spinta decisiva anche a importanti decisioni che dovrà prendere il nostro Paese nel mantenimento del doppio profilo, così importante, non solo di stabilità e di contenimento dei conti pubblici, ma anche di spinta verso la crescita economica.
Il risanamento dei bilanci pubblici e le politiche di occupazione per il rilancio della crescita, in un Paese come il nostro, purtroppo ormai da un paio di decenni stentano a raggiungere le medie di crescita in Europa e, al netto dell'inflazione, la quale purtroppo in questo ultimo periodo sta riprendendo a crescere, determinano un delta di quasi la metà di valore che, con una crescita tanto bassa, il nostro Paese perde.
Riteniamo fondamentale che si debba proseguire un percorso credibile di rientro dei conti pubblici e, quindi, che la correzione dei conti pubblici per il nostro Paese sia una priorità fondamentale da percorrere. Si tratta di un percorso non semplice, date le condizioni attuali. Oggi il debito è il 119 per cento del PIL, ragion per cui, con i tassi di crescita del nostro Paese, che sono mediamente, in questo ultimo periodo, inferiori al 2 per cento, credo che quello citato sia un obiettivo fondamentale, ma di non semplice attuazione.
Un altro numero che va tenuto in grande considerazione è quello per cui, in un Paese come il nostro, la pressione fiscale ha raggiunto livelli molto elevati: quella ufficiale è al 42,6 per cento, mentre quella legale, cioè quella percepita da chi paga realmente le tasse, è superiore al 51 per cento. Occorre prestare molta attenzione a questo punto.
Per quanto riguarda un altro capitolo importante, quali sono le misure correttive della finanza pubblica, segnaliamo come sia essenziale il contenimento della spesa attraverso interventi che noi di R.ETE. Imprese Italia riteniamo importanti anche per il contenimento dei costi della rappresentanza politica, soprattutto nell'area dei livelli di governo, molto spesso considerati ridondanti e, a volte, anche dispersivi.
In tal senso, la riduzione di questi elevati costi non solo dovrebbe generare un contenimento della spesa, ma dovrebbe anche innescare, secondo noi, un meccanismo virtuoso di efficientamento della macchina amministrativa, la quale, soprattutto in prospettiva del federalismo, deve assecondare e sviluppare questo percorso, questa strada verso il federalismo, che non è solo di federalismo fiscale.
Un'altra area di intervento molto importante è la riduzione della spesa corrente della pubblica amministrazione, che noi riteniamo fondamentale in una situazione economica come quella che sta attraversando il Paese.
Procedo per capitoli in modo da illustrare in maniera molto sintetica questo ampio documento. Se poi ci sono argomenti che vi interessa ampliare e sviluppare, siamo a disposizione.
Una terza area che riteniamo importante è quella individuata nel processo attuativo del federalismo, il quale, come da tempo sottolineiamo, deve andare nella direzione di una maggiore responsabilizzazione dei livelli prossimi di governo, senza, però - lo voglio sottolineare in maniera ampia - produrre aumento di pressione fiscale o un'ulteriore complicazione dei livelli di versamento.
Infatti, non solo l'aumento della pressione fiscale, ma anche l'aumento della burocrazia connessa al pagamento delle imposte sono tra le preoccupazioni maggiori che R.ETE. Imprese Italia nutre in questo momento. Soprattutto ci preoccupano molto sul fronte del federalismo lo
spostamento dei livelli di prelievo dalla totalità del panorama dei cittadini a quello più ristretto delle imprese.
A tale proposito, faccio un riferimento specifico al cambiamento di prelievo da ICI a IMU, che penalizza moltissimo soprattutto le strutture produttive di più piccole dimensioni, sia del commercio, sia dell'artigianato.
Noi siamo stati fin dall'inizio molto favorevoli al cammino federalista, soprattutto perché ci ha convinto fin da subito la filosofia dell'avvicinare il cittadino al controllo sulle amministrazioni, di poter riscontrare più da vicino come i soldi pubblici vengono spesi e, quindi, di avvicinare il controllato al controllore.
Non vorremmo, però, che in una fase iniziale come questa, prima che le norme del federalismo fiscale vadano a regime, a pagare il conto siano gli imprenditori, i quali sono reduci da due anni molto difficili. Questi ultimi, infatti, hanno dovuto già affrontare la crisi finanziaria che si è abbattuta sul sistema produttivo e che ha dato luogo non solo alla chiusura di molte attività, ma anche al ridimensionamento e alla contrazione dei fatturati di molte altre.
Non vorremmo, dunque, che in questa fase iniziale a pagare il conto maggiore fossero le imprese, che in questi anni hanno sopportato una forte crisi economica. Occorre, quindi, trovare sistemi che riescano a non incentivare aumenti di tassazione da parte dei sindaci, i quali su tutto il livello nazionale si lamentano sempre per i diminuiti trasferimenti, ma poi possono, con una previsione non difficile da compiere, ossia alzando le aliquote, rimpinguare le casse dei loro comuni.
In generale sul fronte fiscale, un fronte che interessa moltissimo i nostri associati, che vorrei ricordare essere una platea di oltre 2,5 milioni di imprese - costituenti il tessuto produttivo ed economico largamente più presente e, come spesso si dice, ma credo che non sia una frase fatta, la spina dorsale economica del Paese - è quello dei percorsi della riforma del fisco.
A tale proposito, voglio leggere una frase contenuta nel nostro documento, perché è stata frutto di grande riflessione: «Più in generale, crediamo sia necessario un più ampio progetto di riforma fiscale che porti a un sostanziale equilibrio della pressione fiscale a favore del lavoro, con conseguente riduzione del cuneo e delle imprese. Dato il vincolo di bilancio, occorre, però, evitare che questo avvenga con ulteriori aumenti delle aliquote legati, sia sul versante delle imposte dirette, come ad esempio con la tassazione dei patrimoni, sia su quello dell'imposizione indiretta, tramite l'aumento delle aliquote IVA.»
È un argomento molto importante. Si è avviata da alcuni mesi una fase di verifica con tutto il sistema economico da parte del Ministro Tremonti, il quale ha convocato tavoli tecnici di cui attendiamo la conclusione. Crediamo che, insieme alla riforma della giustizia, anche quella del fisco sia una questione molto importante, della quale il Paese ha bisogno.
Anche in questo caso, però, vorremmo che si andasse nella strada maestra non solo di una progressiva riduzione dei carichi fiscali dal lavoro alla rendita finanziaria, ma anche di un deciso cammino di semplificazione, perché per il contribuente-imprenditore il fisco in questo Paese oggi è complicatissimo. Molto spesso si cade in inadempienze più formali che sostanziali, ma che alle imprese costano una marea di soldi.
L'ultimo capitolo è quello della riqualificazione della spesa, affinché si attesti su più elevati livelli qualitativi in innovazione in grado di generare un percorso virtuoso su tutta l'economia.
Nel capitolo sulle misure a sostegno delle imprese, per quanto riguarda la competitività di tutto il sistema noi vorremmo, e mi sembra che in questo ultimo periodo si sia maturata in merito una sensibile cultura anche all'interno del panorama della rappresentanza politica, iniziative che vadano verso una semplificazione della pubblica amministrazione.
Noi abbiamo salutato anche con molta enfasi l'inizio di questa legislatura, che aveva e ha dato alcuni segnali, per ora più teorici che concreti, in tale direzione. Infatti, quando partecipo alle decine di
assemblee dei miei associati, pongo sempre la domanda se la semplificazione burocratico-amministrativa sia stata sentita e la risposta, ahimè, purtroppo è no! Magari se ne è letto o sentito, ma credo che non sia ancora arrivata al destinatario finale. Se si considera che il costo della burocrazia per il sistema delle piccole e medie imprese, che R.ETE. Imprese Italia rappresenta, vale quasi un punto di PIL, quindi 16 miliardi di euro, si può comprendere quanto questo sia un argomento molto importante. Tutto ciò che va nella direzione della sburocratizzazione e della semplificazione per R.ETE. Imprese Italia è, dunque, molto gradito.
Oggi, peraltro, è una giornata per noi importante, perché ieri è cominciato il dibattito sullo Statuto delle imprese. Noi ci auguriamo, perché abbiamo dato tutti insieme un forte contributo a tale iniziativa, che ci sia anche una presa di posizione da parte di tutto il Parlamento, dimenticando un po' il gioco delle parti, che si deve giustamente tenere. Per l'interesse del Paese noi riteniamo quella citata una questione molto importante, sempre più dal punto di vista filosofico che non dal punto di vista concreto. Credo, però, che sia necessario cambiare anche i paradigmi filosofici in questo Paese, perché l'impresa in questi decenni non ha goduto, purtroppo, per colpa anche forse di noi imprenditori, di un adeguato sostegno da parte della politica e dell'opinione pubblica. Solo attraverso le imprese sane si sviluppa economia e ricchezza. L'impresa andrebbe, quindi, sostenuta diversamente anche dal punto di vista
culturale.
Siamo, quindi, lieti che tale iniziativa possa arrivare a buon fine. In merito si è svolto anche un percorso un po' carsico, in cui per un po' di mesi la questione scompariva e per altri ricompariva. Finalmente sembra che siamo arrivati all'atto finale. Nel documento sono contenute tante questioni che noi riteniamo importanti e che vanno in una direzione auspicata, che è quella non solo del federalismo, ma anche della sussidiarietà.
Noi viviamo, per fortuna, in un Paese che ha una grande cultura di sussidiarietà. R.ETE. Imprese Italia lo testimonia: noi siamo la rappresentazione europea di maggior peso della rappresentanza di impresa. Non esiste Paese al mondo che abbia una rappresentanza di oltre 2,5 milioni di imprese, con uffici periferici e un rapporto diretto con i propri associati.
Vorremmo anche che questa cultura di sussidiarietà fosse recuperata e messa a disposizione nel Paese attraverso tante iniziative interessanti che si possono attuare, come ad esempio: la mediazione nel rapporto tra impresa e pubblica amministrazione attraverso l'Agenzia per le imprese, oppure alcune opportunità per poter andare, nel nostro Paese, verso un futuro, in cui alcuni pezzi di sanità, come alcuni pezzi di previdenza, possono essere effettuati in maniera integrativa. Iniziative del genere esistono già nei nostri contratti di lavoro, sia nel commercio, sia nell'artigianato. A tale proposito, ricordo che, per il mondo che rappresento, sono importanti la bilateralità e gli enti bilaterali.
Ci sono tante questioni interessanti. In merito a uno sguardo di prospettiva che vorremmo che il nostro Paese compisse, vorremmo che si dedicasse molta più attenzione ai problemi del lavoro e dell'economia.
Un altro capitolo importante è quello della legalità. Riteniamo che sia essenziale vivere in un Paese dove vi sia la certezza del diritto e dove chi investe non debba avere la pazienza di aspettare quattro o cinque anni per la risoluzione di una causa di lavoro oppure di una causa tra imprese. Il deficit di legalità è in grado di fermare fortemente lo sviluppo. Quest'ultimo argomento lo vogliamo sottolineare in maniera molto forte.
Un altro argomento che sta moltissimo a cuore a R.ETE. Imprese Italia è quello dei termini di pagamento, sia della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, sia nella filiera tra imprese e committenti più grandi e contoterzisti. Si tratta di una vergogna, perché, nonostante un anno di dibattiti e alcune indicazioni, questa volta positive, il che avviene in rarissimi casi, venute dall'Europa, le quali consegnano al nostro Paese una sorta di
maglia nera, invece che diminuire, i tempi di pagamento della pubblica amministrazione sono aumentati. I tempi di pagamento delle imprese grandi nei confronti di quelle piccole sono aumentati a loro volta. Non esiste, dunque, un circuito virtuoso, ma vizioso, in cui il privato purtroppo prende il cattivo esempio dal pubblico.
Bisogna spezzare questo meccanismo, che è collegato al discorso della legalità. Non si può pensare che ci sia un'azienda che effettua un service nei confronti di un comune, di una provincia o di una ASL e che riscuote le fatture dopo un anno o un anno e mezzo. Se lo può fare, significa che ha altre entrate, altrimenti non lo può fare; non è sostenibile. Oggi poi, con le difficoltà esistenti nel vedere finanziate le proprie attività economiche per via della penuria di liquidità interna alle banche, è quasi impossibile.
Chiedo con forza che ci sia un'iniziativa stringente, penalizzando chi paga tardi. Se non introduciamo un'ammenda da pagare, purtroppo solo con i richiami oppure con gli inviti alla correttezza non riusciamo a risolvere il problema, che è pesantissimo per il sistema delle imprese. Dobbiamo, quindi, imporre alcune barriere a chi paga con ritardo, attraverso una sanzione.
In conclusione, mi soffermo su un altro capitolo importante, che è quello relativo alle misure del mercato dell'energia e alla green economy. In queste settimane, a seguito anche del decreto del Ministro Romani, si è attivato un dibattito molto forte, che vede il mondo che rappresentiamo molto interessato. Sulle energie rinnovabili e sulla green economy la stragrande maggioranza di imprese è, infatti, di dimensioni medio-piccole e, quindi, il tema interessa fortemente R.ETE. Imprese Italia.
Noi abbiamo dato da sempre sulle politiche energetiche del Paese un giudizio molto severo, perché purtroppo scontiamo oggi le non scelte compiute nel passato. Abbiamo avuto sempre un atteggiamento tale da porci questo problema in maniera molto pragmatica e non andando a inseguire delle mode.
Un Paese come il nostro, che è un grande consumatore e un grande produttore - dobbiamo ricordarci sempre che l'Italia, dopo la Germania, è il secondo Paese contoterzista d'Europa e il secondo per export - ha bisogno di sviluppare il mercato dell'energia su più direttrici: quelle tradizionali, quelle innovative e di risparmio, e quella del nucleare.
Le direttrici sono tre. Non si può pensare in un momento come questo di affossarne una. È questo il punto che noi sottolineiamo con preoccupazione. Non si può, come abbiamo sentito in questi giorni, addebitare a un settore, quello delle rinnovabili, costi di sottrazione attraverso benefici fiscali parametrati su 2 o 3 miliardi di euro, che è una cifra che non esiste e che non ha senso. Si tratta, infatti, di un numero che circoscrive più voci: comprende la voce più pesante, di 1,7 miliardi di euro derivante dal CIP6 e da quelli che per molti decenni hanno fatto finta di smaltire e poi hanno incassato, ma anche gli oneri di smaltimento del nucleare, nonché una quota, che noi valutiamo con i benefici fiscali attuali intorno agli 800 milioni di euro, sulle rinnovabili.
Un settore come quello, che ha uno sviluppo di lunga scadenza, non può essere bloccato tra un'indecisione per cui non si sa ciò che succederà nel mese di marzo o di aprile. Bisogna dare alcune certezze, decidere che cosa si vuol fare, mettere in campo un percorso che arrivi ai prossimi due o tre anni, riparametrando i benefici fiscali a quelli europei. Le aziende hanno necessità di sapere quali sono gli investimenti che possono compiere, perché molte aziende del settore, pur avendo firmato contratti e iniziato impianti, si sono viste bloccare i finanziamenti dalle banche. È un problema serio.
Con questa ultima osservazione concludo la mia relazione, sperando di non essere stato troppo noioso e di essere stato esauriente. Resto a vostra disposizione per il restante tempo.
PRESIDENTE. Grazie, presidente Guerrini, per il contributo e anche per il documento che ha lasciato perché sia messo a disposizione di tutti i commissari e che è riassuntivo dell'audizione.
Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.
PAOLA DE MICHELI. Ringrazio R.ETE. Imprese Italia, il presidente Guerrini e tutti i rappresentanti della spina dorsale del Paese, come tutti la definiscono. Purtroppo chi si occupa di queste questioni ultimamente osserva che questa definizione, che ha una valenza tanto importante, sembra essere un po' dimenticata dalla politica.
Noi stiamo affrontando in Aula il provvedimento che riguarda le imprese. Non vorrei darvi subito un dispiacere, ma, appena prima che voi entraste, nonostante la nostra battaglia per avere un parere favorevole sull'emendamento Lulli 9.4, riferito alla proposta di legge sullo statuto delle imprese, relativo ai pagamenti, che di fatto dimezza i tempi di recepimento della direttiva comunitaria da due anni a un anno e che delega al Governo il compito di trovare una soluzione a tale questione, abbiamo purtroppo riportato un altro parere negativo. Torneremo in Aula alle 15 e terremo una nuova battaglia, cercando di convincere i colleghi, ma la questione in questo momento è l'emergenza.
È vero che voi siete qui per darci la vostra opinione sulle riforme strutturali necessarie in questo Paese, però è anche vero che non arriveremo alle riforme strutturali, se la parte importante e produttiva del Paese ci lascia le penne prima.
La questione dei pagamenti è dirimente in questo momento, perché di fatto o fa chiudere le aziende - il che è la peggiore delle ipotesi, o forse non è neanche la peggiore delle ipotesi - o crea e genera credito malato nei confronti delle banche, perché tutta la vicenda della moratoria e delle analisi che sono state compiute ci mostra che spesso il fabbisogno di credito dei piccoli, dei medi o dei piccolissimi è superiore rispetto a una condizione di normalità proprio perché ci sono ritardi nei pagamenti, oppure ancora - nell'ipotesi che è forse veramente la peggiore - arriva al rischio dell'usura, un fenomeno che in questi due anni di crisi si sta incrementando. Il Parlamento non può far finta di nulla perché abbiamo paura che entro un anno ci sia un problema nel bilancio pubblico rispetto al rispetto - scusate il gioco di parole - di una direttiva comunitaria.
Ciò è accaduto prima che voi entraste e per noi è un problema grandissimo, un segnale grave di disattenzione nei confronti delle imprese.
Passo alle domande. Sulla questione relativa alla semplificazione, avrei bisogno di capire un aspetto da voi. Ci sono alcune emergenze sulle semplificazioni che noi dobbiamo affrontare subito e che si possono gestire senza ulteriori oneri per la spesa pubblica e per il bilancio pubblico. Poi ci sono alcune riforme strutturali. Noi abbiamo bisogno, dal momento che arriverà un decreto, probabilmente l'omnibus della primavera - ormai questo Governo ci ha abituato a tali provvedimenti - anche di svolgere un ragionamento sull'emergenza e sul subito, per vedere di capire se riusciamo a sbloccare tali emergenze già nei prossimi mesi.
Non torno sulla questione dell'IMU, che il presidente ci ha chiarito. Vorrei soltanto capire se voi avete un calcolo spannometrico di quanto potrebbe incidere sulle piccole e medie imprese italiane la disgraziata scelta del decreto legislativo di attuazione del federalismo municipale legata all'IMU, la quale sposta dal 6,4 al 7,6 per mille, di fatto di un 1,2 per mille, sulle imprese in più il carico del federalismo municipale.
Sulle rinnovabili non torno, perché ho già avuto tutte le risposte. Mi ero segnata questa domanda.
Sulle riforme strutturali per la crescita in materia fiscale, non ho fatto in tempo a leggere il testo, che ci è stato dato all'ultimo momento, ma mi sembra di aver capito che il carico di incremento si sia spostato
tutto sulla questione relativa alla rendita finanziaria. Mi pare che questa sia la vostra idea, ossia niente carico sugli immobili o sui consumi.
Chiederei di chiarire, però, la posizione della rendita immobiliare. Non dimentichiamoci che non esiste soltanto quella strumentale degli artigiani e dei commercianti e quella della prima casa, ma esistono anche rendite immobiliari immense, rispetto alle quali probabilmente sul piano fiscale sarebbe ora che in questo Paese si arrivasse a un riordino chiaro.
La riforma degli incentivi, non tanto degli incentivi alle rinnovabili, quanto della modalità di erogazione degli incentivi, questo Governo ha fatto decadere la delega Bersani. Noi siamo convinti che si tratti di una questione strategica, perché cambiare la modalità di erogazione degli incentivi significa potenziare i pochi soldi disponibili sugli incentivi. Usare un meccanismo piuttosto che un altro significa usare un moltiplicatore piuttosto che un altro e anche usare gli incentivi come strumento di consenso oppure di crescita. A noi interessa la crescita, non il consenso.
Noi non abbiamo un piano energetico nazionale, presidente. Non esiste soltanto l'emergenza relativa all'ultimo decreto, né solo la vicenda del nucleare, che arriva da lontano, ma che è molto vicina. Lo afferma una come me, che abita vicino a Caorso, dove è stata attiva una centrale per tanti anni.
Noi non abbiamo un piano energetico nazionale e di tutte le questioni di competitività, lavoro, infrastrutture, presenza della pubblica amministrazione e ruolo dello Stato, ricerca, internazionalizzazione e legalità forse soprattutto per le piccole e medie imprese italiane, che pagano il 25 per cento in più dei loro competitor europei, per non parlare di quelli fuori dell'Europa, la questione del piano energetico nazionale richiede di chiarirsi le idee e di avere una visione di medio periodo su come vogliamo dare energia a questo Paese. Immagino che voi abbiate alcune idee e chiedo se si possa specificarle un po' di più.
PRESIDENTE. Mi scuso con i colleghi per non aver ricordato che, poiché alle 15 riprende l'Aula con votazioni immediate, sarebbe il caso di limitare gli interventi solo alle domande, al fine di consentire ai nostri ospiti in audizione di replicare. Abbiamo concesso una deroga particolare all'onorevole De Micheli.
Prego, onorevole Polledri.
MASSIMO POLLEDRI. La ringrazio, presidente. Non avevo intenzione di tenere comizi, ma di porre domande.
Intanto ringrazio il presidente Guerrini perché, rispetto al tenore di altre audizioni da parte di alcune altre associazioni, che si sono presentate con due «fogliettini» e con alcune banalità, il suo è stato un contributo articolato, che potremo approfondire. Almeno è venuto il presidente e non solo il direttore. Altre associazioni hanno mandato il direttore a fare un giretto al mattino alle ore 8.30.
Presidente, ho preso atto delle difficoltà, che conosciamo benissimo. Volevo chiederle il sentore che voi avete in merito. Adesso siamo in un periodo congiunturale, in cui si è verificata una riduzione delle commesse. Si osserva un iniziale segnale di ripresa per quanto riguarda le entrate fiscali, ma è evidente che succedono fatti nuovi ogni giorno uno dopo l'altro. Conosciamo i punti di forza, ma qual è la vostra percezione per il futuro?
Inoltre, a proposito di reti d'impresa e di distretti, ci sono state normative sulle reti d'impresa. Sono efficaci? Immaginate che ci siano correzioni sulla politica dei distretti? In relazione, per esempio, ad alcune agevolazioni fiscali previste per questi ultimi. Già oggi, sulla base della legislazione vigente, girando per le imprese, ci viene riferito che è troppo difficile unificare le energie. Il riferimento è anche ad alcune misure di semplificazione per i distretti
La disgraziata scelta dell'IMU deriva purtroppo da una richiesta dei comuni. È stata una richiesta a cui il Governo ha dovuto cedere per poter arrivare a questo
punto. È evidente, altrimenti non avremmo avuto l'accordo da parte dell'ANCI.
Si pone anche un'altra questione, quella del passaggio dall'IVA rispetto all'IRPEF, che personalmente vedo negativamente. Volevo chiedere come la vedete voi.
Inoltre, può maggiormente precisare il discorso sulle rinnovabili? Condividiamo anche noi il suo giudizio sul decreto del Ministro dello sviluppo economico. L'idea oggi sarà quella di impegnare il Governo a modificarlo. Le chiedo se può rieseguire i conti.
Per ultimo, la scelta nucleare, che, per esempio su Caorso, nel caso venisse scelto, dovrebbe mobilitare, a seconda del tipo di tecnologia, cifre tra i 3 e i 5 miliardi di euro, risorse che possono rimanere in Italia per metà o addirittura per il 60 per cento. Per voi è una scelta importante? Pensate che ci sia una ricaduta anche sulla piccola e media impresa?
MASSIMO VANNUCCI. Mi scuso con l'onorevole Polledri, ma ad onor del vero, nella discussione del federalismo municipale, l'IMU per le imprese è partita dimezzata ed è tornata al 100 per cento nel momento in cui abbiamo tolto i beni ecclesiastici. All'inizio erano compresi i beni ecclesiastici e l'IMU a metà. Avendo tolto i beni ecclesiastici, l'IMU è tornata al 100 per cento per le imprese. È una decisione che può essere discutibile, ma non c'è bisogno di giustificarsi.
Ringrazio per l'audizione e mi compiaccio per la partecipazione di R.ETE. Imprese Italia e delle cinque associazioni, nonché per il materiale che ci è stato fornito.
Siamo alla fine delle nostre audizioni sull'analisi annuale della crescita e io registro una questione: in questo Paese in generale svolgiamo tutti le stesse considerazioni, corrette, giuste e ormai conclamate e le analisi coincidono perfettamente. In altri termini, c'è bisogno di sburocratizzare il Paese, la giustizia non attrae, i costi dell'energia sono più alti, ci sono problemi di pagamenti.
Vorrei che ognuna di queste parti si concentrasse sul suo pezzo, cioè creasse lobby vera e non generica, ovvero che individuasse quattro questioni di suo interesse, ma che alla fine coincidano tutte con l'interesse generale.
Lei, presidente, ci ha parlato della necessità della riforma fiscale. Noi dobbiamo cercare di favorire, e possiamo farlo solo attraverso la leva fiscale, una maggiore domanda interna, e ciò avviene se i redditi hanno più potere d'acquisto. Lei riconosce questo punto, però ci limita moltissimo le leve per poterlo attuare. Non si può tenere assolutamente una pressione fiscale del 43,5 per cento, che di fatto lei sostiene essere al 51 per cento, ma non si può nemmeno operare dentro questo 43,5 per cento. Sarà difficile farlo con 80 miliardi di euro di deficit all'anno. Noi spendiamo, infatti, 80 miliardi in più di quelli che incassiamo, alla faccia di un Governo che sosteneva che la sinistra voleva fare deficit spending. Paghiamo 80 miliardi all'anno di interessi e, quindi, prima dovremmo andare a coprire queste due poste, per poi pensare a riduzioni fiscali. Non so se mi spiego.
Per il fisco è possibile solo una redistribuzione del carico fiscale fra le voci di entrata - redditi, rendite, consumi e patrimoni - e i contribuenti. Solo così sarà possibile effettuare un'equa ripartizione. Ci vorrebbe, quindi, secondo me, più coraggio nelle vostre affermazioni.
Io, per esempio, ho avanzato una proposta di imposta patrimoniale molto particolare sui beni non utilizzati, su quelli che bloccano lo sviluppo, sulle aree di grandi città e paesi lasciate inutilizzate, su alberghi tenuti chiusi, su terreni tenuti sfitti. Si potrebbe cominciare a colpire coloro che frenano lo sviluppo.
Più in generale, di fronte al momento attuale, oggi noi discutiamo, come ricordava l'onorevole De Micheli, lo Statuto delle imprese. Non ho seguito il tema, ma vi vedo una carenza. Di fronte alle grandi crisi aziendali, noto che le più colpite sono le vostre aziende dell'indotto, per esempio la Merloni di Fabriano, e che non esiste soluzione. Per i contratti di programma
abbiamo recepito una normativa europea solo per le imprese superiori a 49 dipendenti. Nell'emergenza, è una questione che andrebbe posta.
Riapriamo la stagione estiva. Penso al turismo, ai balneari, con un Ministro per i beni e le attività culturali che non esiste e con le spiagge che non hanno trovato una loro definizione. Abbiamo rinviato al 2015, ci sono contenziosi con la magistratura, non siamo riusciti a intervenire per chiudere la procedura di infrazione e non c'è un euro di investimento sulle migliaia di chilometri delle nostre spiagge, perché non esiste certezza sulla prospettiva.
Potrei continuare citando la riforma delle professioni e la liberalizzazione dei trasporti. Siamo tornati alla tariffa cosiddetta a forcella. Bisognerebbe concentrarsi su alcuni temi particolari e approfondirli; risolvere un problema per volta, perché, se rimaniamo nella genericità, alla fine non ne veniamo fuori. Se, invece, c'è chi si concentra su tre questioni e crea veramente lobby nel modo in cui andrebbe fatta, forse aiutiamo la crescita.
RENATO CAMBURSANO. Ringrazio il presidente di R.ETE. Imprese Italia e i miei colleghi che mi hanno preceduto e che hanno ridotto i tempi a nostra disposizione, ma poco importa. Ringrazio soprattutto l'ex collega Gambini. Siamo stati insieme, anche se su rami del Parlamento incrociati, lui alla 14a Commissione al Senato e io alla Camera, lui alla XIV alla Camera e io al Senato. Lo saluto volentieri.
Credo che non ci sia bisogno di convincere nessuno, tanto meno l'ex collega, perché è già convinto di suo. Condividendo molte delle questioni che sono state citate, osservo che noi abbiamo di fronte una sfida non da poco e un confronto altrettanto non da poco, che si chiama Germania, la quale sta «dettando legge» su come dovrà essere l'Europa del domani. Il problema è che noi non riusciamo, con tutta la nostra buona volontà e con le tante parole spese, neanche a seguirla a distanza.
Vi fa onore il fatto che quattro o cinque confederazioni si siano associate e che abbiate costituito insieme R.ETE. Imprese Italia, ma credo che, oltre che definire «ossatura del Paese», i vostri oltre 2,5 milioni di imprese, non sarebbe male che le medesime si interrogassero, come sicuramente avranno fatto e come farete quotidianamente, se saranno ancora in grado oggi, ma soprattutto domani, di competere con altre realtà, che invece hanno compiuto passi in avanti.
Il problema è la polverizzazione delle imprese in Italia rispetto ad altre realtà: come venirne fuori, come rafforzare la patrimonializzazione delle imprese, come inserire il credito? Non è vero che in Italia è messo meglio che da altre parti. Nonostante non abbiano avuto prodotti tossici in casa non sta bene, perché ha una patrimonializzazione molto bassa, ragion per cui è difficile che si concedano finanziamenti, in quanto non ha quattrini, se non ricorrendo all'interbancario. Come far crescere le imprese? Mi aspettavo da voi alcune indicazioni per poter inserire nel Programma nazionale di riforma gli strumenti per far crescere le imprese, per patrimonializzarle e per unificarle, se necessario.
AMEDEO CICCANTI. Noi dell'Unione di centro abbiamo già espresso grande considerazione per R.ETE. Imprese Italia, ritenendola una delle iniziative più importanti che siano state assunte negli ultimi dieci anni nel settore della rappresentanza dei diversi soggetti economici che operano nel Paese.
Mi scuso se sono arrivato dopo la relazione, ma, come sono abituato a fare, ho dato uno sguardo veloce al testo.
Mi interessa la questione delle misure relative al mercato dell'energia e della green economy su tre fronti: liberalizzazione dei mercati, infrastrutture, fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Non si parla dell'opzione nucleare, non so se per scaramanzia, oppure se per una scelta del sistema.
Sulle infrastrutture e sui trasporti giustamente avanzate diverse richieste. Come
pagarle? Come pensate che si possa modernizzare il Paese e pagare le infrastrutture che voi chiedete?
Avete parlato di fisco. Su www.contribuenti.it, che potete visitare tutti e che visitiamo un po' tutti, è scritto che il 40 per cento dell'evasione fiscale è in capo alla grande impresa, alle assicurazioni e alle banche. Chiaramente, però, esse hanno un sostegno di base su un modo di concepire la lotta all'evasione fiscale, che si avvale anche di altri 4-5 milioni di partite IVA, nelle quali R.ETE. Imprese Italia è ben presente. Non pensate che si possa fungere da paravento ai grandi evasori fiscali, se non si mette mano a una riforma fiscale che combatta l'evasione e consenta così di ricavare i soldi - l'ISTAT li stima in circa 400 miliardi di euro di imponibile - per realizzare le infrastrutture che auspicate? Sull'evasione fiscale bisogna essere un po' più chiari e vorrei capire meglio la vostra posizione.
PRESIDENTE. Mi rendo conto che i contributi offerti dai colleghi, non solo con le domande, ma anche con le riflessioni svolte, meriterebbero una replica più articolata di quella che è possibile svolgere in pochi minuti. Se ritenete, potete farci pervenire un testo scritto che possa servire a rispondere a tutti.
Do la parola ai nostri ospiti per la replica.
GIORGIO NATALINO GUERRINI, Presidente di R.ETE. Imprese Italia. Vorrei trattare alcune questioni concrete sulle quali credo che sia necessario dare ulteriori spiegazioni.
In risposta alla domanda dell'onorevole De Micheli su quanto possa incidere a spanne il calcolo dell'IMU sulle imprese che rappresentiamo, noi abbiamo svolto una simulazione con la forchetta alta e bassa. Se l'aliquota rimane al 7,6 per cento, l'incremento del tributo per gli imprenditori, gli artigiani e i commercianti è di 812 milioni di euro. Se, invece, si va a un aumento del 3 per mille, con un'aliquota al 10,60 per cento, che è quella più elevata, l'incremento è di oltre 3 miliardi di euro. Mi sembra che non sia una partita irrilevante, ma sostanziale.
Permettetemi di svolgere una battuta: il mondo che rappresento avrebbe preferito che rimanesse l'ICI, che era spalmata su una platea maggiore di contribuenti, piuttosto che andare a pescare laddove la crisi economica di questi ultimi anni ha dato segni più forti. I parametri sono questi.
Ci sono molte altre considerazioni da svolgere in relazione ai vostri quesiti. Intanto volevo invitarvi a leggere con attenzione il nostro documento, che è volutamente ampio, perché al suo interno sono scritte questioni concrete. Ci veniva mosso il rilievo che occorre indicare quattro o cinque proposte. Ce ne sono quattro o cinque in ogni capitolo, quindi moltissime.
L'intendimento con cui abbiamo partecipato a questa audizione non è solo quello di fare rappresentanza e di spiegare ciò che R.ETE. Imprese Italia rappresenta nel Paese, ma di cercare di dare un contributo fattivo da parte di chi ogni giorno ha la possibilità di misurare concretamente, attraverso le migliaia di sedi periferiche - le nostre cinque organizzazioni hanno nel territorio quasi 4.000 sedi periferiche, che sarebbero la più grande banca territoriale d'Italia, e decine di migliaia di addetti, ragion per cui conoscono bene le esigenze dei piccoli imprenditori - lo sforzo che abbiamo compiuto, ritenendo anche questi appuntamenti importanti. Credo che la presenza del presidente portavoce di R.ETE. Imprese Italia - voglio sottolineare proprio questo -, infatti, non è venuto un direttore o qualcun altro, sia rilevante, perché riteniamo queste occasioni importanti.
Abbiamo voluto, quindi, fornire un contributo meditato, non i cosiddetti «copia e incolla» che spesso si compiono. Fino a stamattina abbiamo tenuto ore di riunioni per trovare innanzitutto una sintesi tra queste quattro sigle, che io mi auguro sia apprezzata, perché va nella direzione auspicata del «bene comune». In questo Paese molto spesso si curano interessi molto particolari e poco il bene comune. Lo sforzo che R.ETE. Imprese Italia compie nel suo piccolo è questo:
fornire una proposta condivisa, magari dopo ore e ore di discussione al nostro interno, ma che rappresenti con quanto è scritto sul nostro documento l'opinione di 2,5 milioni di imprese italiane, che sono rappresentate da queste sigle e che ogni anno, spontaneamente, pagano la tessera. Non mi sembra una questione da poco e la vorrei sottolineare.
Per quanto riguarda un altro argomento sollevato nell'intervento dell'onorevole De Micheli: il contrasto all'evasione fiscale. Questo è trattato in un capitolo importante del documento. Noi riteniamo che questo punto debba essere sempre più intensificato. Vediamo anche noi le preoccupazioni dei tempi di pagamento lunghi, con l'infiltrazione della malavita, che - basta leggere le cronache di questi giorni - purtroppo scorre spesso anche da Sud verso Nord.
All'intervento dell'onorevole Polledri vorrei che rispondesse il dottor Panieri. Mi riferisco al discorso delle reti di impresa e dei distretti e al fatto se questa nuova visuale di aggregazione di imprese, dal punto di vista sia della fiscalità che del credito, dia risultati avvertibili oppure no.
Sull'energia, nel relativo capitolo contenuto nel documento, non è sottolineato in maniera ampia il discorso relativo al nucleare, ma noi abbiamo sempre affermato di essere favorevoli a una ripartizione di più fonti di approvvigionamento elettrico. Riteniamo, però, che, come è sotto gli occhi di tutti, avendo il nucleare necessità di uno sviluppo in tempi più lunghi, a differenza del risparmio energetico e delle rinnovabili, con cui si ottengono risultati a più breve scadenza, sia nell'interesse del Paese puntare con più decisione su ciò che serve ora, piuttosto che su ciò che servirà fra dieci anni.
CLAUDIO GIOVINE, Responsabile del dipartimento politiche industriali della CNA. Svolgo solo una battuta sul tema del credito, che è stato richiamato da qualcuno. Sono evidenti a tutti, e noi condividiamo la preoccupazione espressa anche in quest'Aula, le tensioni che in prospettiva potrebbero di nuovo mostrarsi all'interno dei mercati creditizi.
Esiste una questione di accesso alla liquidità e ci sono tensioni sui mercati interbancari. Il costo che le banche devono sostenere per l'approvvigionamento è in crescita e, quindi, abbiamo il timore che - a causa dell'aumento delle sofferenze, della riduzione dei margini delle banche, dell'aumento dei costi e delle tensioni patrimoniali che esse dovranno affrontare in prospettiva dell'adeguamento a Basilea 3 - ancora per i prossimi mesi, e forse anni ci potranno essere condizioni di accesso difficile al credito.
Il sistema delle imprese, attraverso i meccanismi che prima il presidente richiamava, di generazione di meccanismi di sussidiarietà, in particolar modo attraverso i confidi, ha assistito in maniera encomiabile in questi anni le piccole imprese nell'accesso al credito. Siamo, però, arrivati a un punto di svolta importante. Siamo anche noi, come sistema di confidi, sotto pressione non meno di quanto lo siano le banche.
In questi anni l'unico strumento che il Governo ha varato insieme al Parlamento è stato quello di un rafforzamento degli strumenti pubblici di garanzia nazionale. Su questo punto lancio solo un appello al Parlamento affinché ci sia un impegno forte a sostegno dell'intervento statale sulla garanzia. Le risorse che sono state disposte a favore del fondo centrale non sono sufficienti, infatti, a consentire una gestione tranquilla, almeno nel 2011.
Inoltre, chiedo che ci sia un'attenzione importante nei confronti del rafforzamento patrimoniale dei confidi. Non possiamo correre assolutamente il rischio che questo strumento così indispensabile e apprezzato, che è diventato risolutore di una situazione drammatica, non possa affrontare una fase senza la necessaria tranquillità e le garanzie necessarie. Svolgo a tale proposito un richiamo importante perché sia sempre alla vostra attenzione l'unica leva che a favore delle
imprese il Parlamento può giocare in questo momento.
PRESIDENTE. Grazie al dottor Giovine, al presidente Guerrini e agli altri intervenuti per il prezioso contributo che hanno offerto alla Commissione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal presidente di R.ETE. Imprese Italia, Guerrini Giorgio Natalino (vedi allegato).
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,05.
[Avanti] |