Sulla pubblicità dei lavori:
Marinello Giuseppe Francesco Maria, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SUL DECRETO-LEGGE 6 DICEMBRE 2011, N. 201, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER LA CRESCITA, L'EQUITÀ E IL CONSOLIDAMENTO DEI CONTI PUBBLICI
Audizione di rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia:
Marinello Giuseppe Francesco Maria, Presidente ... 3 8 10 15
Barbato Francesco (IdV) ... 9
Bella Mariano, Direttore dell'ufficio studi di Confcommercio - Imprese per l'Italia ... 13
Bonfrisco Anna Cinzia (PdL) ... 8
Crosetto Guido (PdL) ... 14
Fugatti Maurizio (LNP) ... 9
Giovine Claudio, Responsabile del dipartimento politiche industriali della CNA ... 13
Leo Maurizio (PdL) ... 10
Malavasi Ivan, Presidente di R.ETE. Imprese Italia ... 3 11 15
Pugliese Marco (Misto) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud): Misto-NPSud;
Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 12,45.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici, l'audizione di rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia.
Sono presenti il dottor Ivan Malavasi, presidente di R.ETE. Imprese Italia e della CNA, il dottor Claudio Giovine, responsabile del dipartimento politiche industriali della CNA e il dottor Mariano Bella, direttore dell'ufficio studi di Confcommercio - Imprese per l'Italia.
Do la parola al dottor Ivan Malavasi, presidente di R.ETE. Imprese Italia.
IVAN MALAVASI, Presidente di R.ETE. Imprese Italia. Grazie, presidente, per questa opportunità. Sono presenti anche altre organizzazioni, Confartigianato, Casartigiani, e Confesercenti.
Vi leggerò un documento non molto lungo, ma neanche breve, dal momento che la materia che trattiamo è piuttosto corposa. Abbiamo avuto gli elementi necessari alla preparazione del documento, come tutti, solo ieri pomeriggio. Mi riservo, quindi, di inviarvene in seguito uno più dettagliato ed approfondito, affinché possiate metterlo agli atti.
Siamo ben consapevoli della gravità della situazione finanziaria ed economica dell'Italia. Da imprenditori, viviamo con crescente apprensione il calo della domanda, la difficoltà di ottenere credito dalle banche e, più in generale, il diffuso senso di incertezza dei cittadini.
Al di là delle oscillazioni quotidiane manifestate dai differenziali di rendimento tra i nostri titoli del debito pubblico e i benchmark internazionali, resta forte la preoccupazione che l'euro e lo stesso disegno di un'Europa coesa siano oggi a rischio. Non possiamo e non vogliamo rassegnarci alla visione pessimistica del futuro dell'Europa, un futuro di marginalizzazione economica e quindi politica nel contesto mondiale. Dobbiamo, vogliamo e possiamo reagire per restituire all'Italia e all'Europa credibilità e nuove prospettive di creazione di benessere per i cittadini.
La politica economica deve guidare i mercati finanziari e non rincorrerli. Siamo convinti che difendere l'euro costi molto meno che uscirne. Crediamo che l'Italia stia giocando una partita di dimensioni che travalicano i confini nazionali. L'Italia, l'euro e l'Europa sono accomunati dall'esito delle politiche di risanamento e di stabilizzazione delle finanze pubbliche. Non abbiamo mai avuto dubbi sulla capacità
dell'Italia di superare le difficoltà con successo, anche in questo passaggio storico difficile, contando sui talenti, sulle competenze, sulle ricchezze faticosamente accumulate e sul capitale sociale disponibile, di cui la coesione sociale è massima espressione.
Non intendiamo sottrarci a dare il nostro contributo. Accoglieremo le misure che il Governo varerà, esercitando il nostro ruolo di messa a disposizione delle competenze per finalizzare al meglio obiettivi generali e agevolare su di esse il consenso. Non rinunceremo, però, a una critica costruttiva.
Il riequilibrio dei saldi di finanza pubblica non può essere raggiunto se prevalgono gli effetti depressivi sui redditi e i consumi. Un concreto programma di dimagrimento del settore pubblico deve permettere di avviare un percorso di riduzione del prelievo per evitare effetti depressivi sul reddito disponibile.
Non va dimenticato, infatti, che già prima del lavoro di questa manovra tutti gli indicatori portavano a una previsione di crescita nuovamente negativa per la nostra economia nel 2012 e una sostanziale stagnazione, con una crescita di appena qualche decimo di punto nel 2013. Ecco perché appaiono squilibrati gli interventi sull'indicizzazione delle pensioni, sull'aumento dell'IVA e sull'addizionale IRPEF rispetto, ad esempio, alla riduzione dei costi della politica e del funzionamento della macchina pubblica, con tagli che appaiono molto al di sotto delle aspettative, nonostante sia apprezzabile l'intervento relativo al contenimento dei costi di funzionamento delle autorità indipendenti e delle province. Queste ultime, considerando che il decreto di fatto ne determina un totale svuotamento di funzioni, potrebbero essere riassorbite in toto dalle regioni, al fine di assicurare l'esercizio unitario delle funzioni stesse. Sarebbe, quindi, auspicabile
che in questo scorcio di fine legislatura le Camere avviassero e concludessero l'iter costituzionale che ne determini la definitiva soppressione. Sotto il profilo, invece, dei costi della politica, sarebbe opportuno incidere ben più massicciamente, con ampi ridimensionamenti a livello nazionale e locale tanto dei costi connessi agli emolumenti, quanto delle consulenze, nonché prevedere l'introduzione di divieti di cumulo di cariche e di relative retribuzioni. Si deve procedere con rapidità e incisività nella revisione complessiva della spesa dando attuazione alla delega affidata al Governo.
I sacrifici richiesti agli italiani sono notevoli anche sul piano previdenziale, che rappresenta sicuramente il settore fondamentale di intervento ai fini del risanamento del bilancio pubblico e risulta essere tra i più corposi anche alla luce della rilevanza sociale che tale disciplina riveste.
Siamo particolarmente preoccupati per gli effetti negativi sui consumi prodotti dalla deindicizzazione delle pensioni, mentre condividiamo la complessiva opera di razionalizzazione normativa per l'intera disciplina pensionistica, oggetto in passato di interventi di natura episodica e frammentata. Consideriamo, in particolare, dovute le misure in materia di incremento dell'età per l'accesso alle pensioni, che rispondono, oltre che a esigenze di equità ed equilibrio della spesa pensionistica, all'osservanza dei princìpi di parità di trattamento tra i lavoratori e le lavoratrici più volte sollecitato a livello europeo.
Auspichiamo che la riforma delle pensioni e, soprattutto, l'estensione del metodo contributivo a tutti i lavoratori, costituisca una misura indispensabile anche per rendere meno iniquo il rapporto tra generazioni. Per tale motivo riteniamo che le risorse reperibili per la riforma delle pensioni possano essere presto utilizzate per ridurre l'attuale cuneo contributivo e fiscale e rilanciare, così, l'occupazione giovanile.
La parificazione dell'età pensionabile dei lavoratori e delle lavoratrici di ogni categoria produttiva risulta ben più onerosa per le lavoratrici autonome rispetto a quelle dipendenti. Avremmo auspicato un intervento che richiedesse sin da subito gli stessi sacrifici per tutte le categorie di lavoratori anche in riferimento all'esclusione degli automatismi dei benefici per lo
svolgimento dei lavori usuranti, che è necessario estendere anche al lavoro autonomo.
In materia fiscale, R.ETE. Imprese Italia ritiene condivisibile la scelta di istituire un regime di favore per il rafforzamento patrimoniale delle imprese. Tuttavia, auspichiamo che tale regime possa essere più accessibile anche per le imprese personali, per le quali le elevate aliquote marginali IRPEF penalizzano l'autofinanziamento, la capitalizzazione, gli investimenti e la crescita. A tal fine, ritiene debba essere introdotta la possibilità per le imprese individuali e le società di persone di optare per la tassazione proporzionale del reddito di impresa alla stessa aliquota dei soggetti IRES per dare completa attuazione al principio della neutralità della tassazione dei redditi di impresa indipendentemente dalla forma giuridica.
È accolta con favore la scelta di incrementare la deducibilità dell'IRAP dalle imposte sui redditi partendo dalla componente del costo del lavoro, così come quella di allargare le deduzioni finalizzate ad alleggerire ulteriormente il cuneo fiscale sulle lavoratrici e sui giovani.
R.ETE. Imprese Italia ritiene, tuttavia, che, a fianco di queste misure, sia fondamentale definire in modo inequivocabile le caratteristiche delle imprese individuali escluse dal pagamento del tributo per l'assenza dell'autonoma organizzazione. In secondo luogo, per incidere sulla componente lavoro sulla base imponibile dell'IRAP, si potrebbe incrementare la deduzione forfetaria sui primi dipendenti estendendo, ovvero anche eliminando, l'attuale limite di 400.000 euro per i componenti positivi previsto per l'applicabilità alle disposizioni, come pure prevedere l'integrale deducibilità del costo del lavoro per il triennio successivo alla trasformazione del contratto di apprendistato in contratto a tempo indeterminato.
Per andare verso una vera semplificazione degli adempimenti fiscali va prevista la possibilità per tutte le ditte individuali e le società di persone in regime di contabilità semplificata di applicare il criterio di cassa ai fini della determinazione del reddito di impresa per non dover corrispondere imposte sui proventi non ancora incassati.
R.ETE. Imprese Italia ritiene condivisibili le modifiche alla disciplina degli accertamenti. In materia, si sottolinea l'importanza di aver escluso qualsiasi altro strumento di accertamento induttivo per la riscossione dei redditi di impresa qualora il contribuente presenti una situazione completamente in regola con gli studi di settore, così come pure è importante la scelta di aumentare per i medesimi soggetti la franchigia per l'applicazione del redditometro dal 20 al 33 per cento. Si tratta, infatti, di misure tese a effettuare una selezione più seria e ragionata delle posizioni a rischio, dando maggiori margini di tranquillità alle tante imprese fedeli al fisco.
Il sacrificio maggiore, in termini di incremento di imposizione fiscale, deriva dalla tassazione sugli immobili tramite l'anticipazione dell'IMU, imposta municipale unica. Si tratta, infatti, di un incremento di pressione fiscale che, oltre ad agire in modo pesante sulle famiglie tramite la reintroduzione dalla tassazione sulla prima casa, determina un appesantimento della tassazione sugli immobili strumentali utilizzati dall'impresa per effettuare l'attività produttiva.
R.ETE. Imprese Italia condivide l'esigenza di dare un segnale forte ai mercati finanziari sulla capacità dell'Italia di raggiungere il pareggio di bilancio, tuttavia ritiene che proprio a tal fine occorra rendere operativo quanto prima, nell'ambito del federalismo fiscale, il superamento della spesa storica in favore delle previsioni di adeguati costi standard per i servizi essenziali dei comuni e delle province. Solo una responsabilizzazione diretta delle amministrazioni comunali nella gestione della cosa pubblica può impedire che i comuni portino le aliquote dell'imposta comunale ai livelli massimi consentiti.
Agire sui beni di lusso tramite l'incremento delle imposizioni sulle autovetture, sulle imbarcazioni e sugli aeromobili va sicuramente verso l'equità dei sacrifici
imposti ai cittadini. Tuttavia, si ritiene necessario che dall'applicazione della norma siano esclusi i beni strumentali, utilizzati per lo sviluppo dell'attività produttiva.
È positiva la scelta di eliminare il taglio lineare dal 5 al 20 per cento delle agevolazioni fiscali, tuttavia si ritiene fondamentale procedere, entro il settembre 2012, al riordino della spesa in materia sociale, nonché all'eliminazione o alla riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali.
Occorre, infatti, scongiurare assolutamente un ulteriore pesante aumento dell'IVA, che avrebbe effetti depressivi sulla crescita e sui redditi medio-bassi, trattandosi di un incremento che riguarda anche l'aliquota ridotta del 10 per cento, applicabile in primo luogo sulla generalità degli alimenti, sulle prestazioni di ristrutturazione degli immobili adibiti ad abitazione, nonché sull'intero settore del turismo.
È condivisibile la scelta di modificare l'attuale tassazione di bollo per gli strumenti finanziari e l'incremento dell'imposizione sostitutiva sulle attività finanziarie oggetto dello scudo fiscale, che peraltro potrebbe essere ulteriormente potenziata proprio per generare maggiori risorse finanziarie aggiuntive per incentivare lo sviluppo.
Non appare, al contrario, condivisibile la decisione, che abbiamo appreso solo all'ultimo minuto, di incrementare dello 0,33 l'aliquota base dell'addizionale regionale IRPEF, che colpisce tutte le fasce di reddito in modo assolutamente iniquo.
Anche l'introduzione di limiti nell'utilizzo del contante può concorrere al recupero dell'evasione e dell'elusione fiscale, eliminando un importante fattore di concorrenza sleale. Riteniamo, tuttavia, che l'utilizzo della moneta elettronica possa diffondersi solo con una contestuale ridefinizione della struttura delle commissioni sulle transazioni ai fini di una loro drastica riduzione. Appare, quindi, importante il mandato affidato alle associazioni e alle imprese di trovare con l'ABI la soluzione per assicurare un'equilibrata riduzione delle commissioni sulle transazioni effettuate mediante carte di credito.
La questione dell'accesso al credito per le micro, piccole e medie imprese si fa ogni giorno più drammatica. A partire dallo scorso mese di luglio la situazione si è progressivamente deteriorata, come dimostra la sempre minore disponibilità di risorse e i costi sempre più alti. È importante allentare la nuova stretta creditizia, appesantita dalle previsioni dell'European Banking Authority in merito alla ricapitalizzazione delle banche. Il sostegno della garanzia dello Stato alle banche dovrà assicurare flussi di credito coerenti con i fabbisogni del sistema imprenditoriale e delle famiglie e traslare sul pricing il contenimento del costo del denaro.
Per quanto riguarda il fondo centrale di garanzia, il decreto opportunamente prevede un sostanzioso finanziamento che recupera i tagli apportati dall'ultima manovra, rendendo disponibili ulteriori risorse e introducendo la possibilità di concedere la garanzia per i portafogli di finanziamenti. Qualche perplessità destano, invece, la possibilità di portare la garanzia fino all'80 per cento dell'ammontare dei finanziamenti e l'elevazione dell'importo massimo garantito per le operazioni fino a 2,5 milioni di euro. Il combinato disposto di questi due interventi rischia di affievolire gli effetti del rifinanziamento e della riduzione dell'accantonamento.
Si segnala, infine, la necessità di sostenere con maggiore convinzione l'intervento finalizzato a recuperare la solidità patrimoniale dei confidi. A tal fine, è necessario consentire di computare a capitale di vigilanza i contributi pubblici, mentre non appare convincente l'apertura del capitale dei confidi alla partecipazione delle grandi imprese.
In tema di appalti, è positiva l'introduzione di princìpi e di disposizioni comuni che, attraverso la suddivisione di lotti funzionali, facilita l'accesso alle piccole e medie imprese al mercato pubblico, con un maggiore coinvolgimento anche nella realizzazione delle grandi infrastrutture.
Con conferimento alla detrazione fiscale sull'efficienza energetica, risulta non pienamente convincente la proroga, limitata a un solo anno, delle detrazioni fiscali del 55 per cento. La disposizione prevista dal decreto-legge inserisce l'installazione di impianti da fonte rinnovabile nell'ambito delle opere ammesse alle detrazioni del 36 per cento per gli interventi di risparmio energetico.
Le detrazioni fiscali del 55 per cento hanno contribuito a favorire la crescita di un settore, e di conseguenza degli investimenti e dell'occupazione. Per proseguire tale percorso virtuoso sarebbe necessario garantire maggiore stabilità al settore anche mediante una rimodulazione dell'incentivo, con percentuali che variano in funzione dei risparmi energetici effettivamente conseguiti con i singoli interventi.
Va, inoltre, sottolineato che la norma, così come formulata, non consente ai soggetti titolari di reddito di impresa di usufruire di tali detrazioni, differentemente da quanto accade oggi con il 55 per cento, e riduce fortemente lo stimolo ad investire, essendo l'ammontare massimo detraibile limitato a 48.000 euro per unità immobiliare.
Si valuta positivamente, invece, la stabilizzazione delle detrazioni del 36 per cento, che andrà sicuramente coordinata con il contenuto del cosiddetto Piano casa al fine di integrare le norme dei due provvedimenti moltiplicandone gli effetti.
In relazione al costo dell'energia, si ritiene particolarmente critico l'effetto dell'aumento di due punti percentuali dell'IVA. L'aspetto fortemente distorto della fiscalità gravante sui consumi energetici rende, infatti, la bolletta energetica particolarmente onerosa per i consumatori italiani, soprattutto per le famiglie e le piccole imprese, che pagano l'energia più della media europea.
Sui rifiuti, il decreto fissa al 1o gennaio 2013 l'entrata in vigore del nuovo tributo comunale per rifiuti e servizi, un contributo locale ancora più macchinoso degli attuali modelli di prelievo. Peraltro, la definizione della nuova tassa sotto forma di tributo, seppur comprensibile per rendere più certe le entrate dei comuni, penalizza gli obiettivi di efficienza e trasparenza. Continua, inoltre, a permanere uno scollamento rispetto al principio comunitario secondo cui «chi inquina paga». Il presupposto impositivo è tuttora ancorato, infatti, alla mera occupazione dei locali e non all'effettiva produzione dei rifiuti.
Sempre in materia di smaltimento rifiuti, si richiede il sostanziale superamento del sistema del SISTRI e la sua sostituzione con un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi efficiente, efficace e semplice per gli utilizzatori.
Per sostenere l'impresa diffusa e le imprese di minori dimensioni, che contribuiscono alla creazione della maggior parte del reddito e dell'occupazione, vanno attentamente calibrate le misure relative a liberalizzazioni, concorrenza e accesso al mercato degli appalti.
In particolare, sul versante delle liberalizzazioni degli orari e degli obblighi di chiusura delle reti commerciali, andrebbe piuttosto adottata una metodologia di benchmark europeo, per rendere comparabili i livelli di servizio oggi resi dalle reti commerciali italiane con quelli praticati in gran parte dell'Unione, dove il principio generale resta l'obbligo di chiusura domenicale e festiva insieme a specifiche discipline per le aperture in tali giorni dettate per particolari categorie di esercizio e tipologie di comuni.
Di grande importanza, inoltre, appare la disposizione che prevede l'introduzione di un termine tassativo - fissato al 13 agosto 2012 - entro cui gli ordinamenti professionali dovranno essere riformati con un decreto.
In merito all'eliminazione dei controlli ex ante per l'avvio delle attività economiche, l'opinione di R.ETE. Imprese Italia è fortemente positiva in relazione ai princìpi stabiliti. Occorre, tuttavia, evidenziare che il decreto in esame ritorna sull'autocertificazione per l'avvio di impresa sovrapponendosi alle disposizioni vigenti in materia di SCIA - segnalazione certificata di inizio di attività - e di SUAP, lo sportello unico per le attività produttive. L'assenza di
norme di coordinamento potrebbe ingenerare dubbi interpretativi, che rischierebbero di rallentare ulteriormente il processo di attuazione della riforma per «l'impresa in un giorno».
Merita attenzione, soprattutto, per gli effetti che potrà produrre nel rapporto tra l'impresa e la pubblica amministrazione, l'ipotesi di potenziamento dei poteri dell'autorità Antitrust, che potrà agire in giudizio contro atti o regolamenti della pubblica amministrazione.
Appare assolutamente condivisibile la rilevanza strategica che il provvedimento assegna al potenziamento infrastrutturale e al conseguente innalzamento dei servizi per l'accessibilità. Positivi sono, dunque, gli interventi ordinamentali previsti al fine di accelerare la realizzazione delle opere.
Appare, inoltre, apprezzabile la misura diretta alla costituzione di fondi immobiliari per la gestione e l'alienazione del patrimonio immobiliare pubblico di proprietà di Stato, regioni ed enti locali, al fine del reperimento di risorse finanziarie da destinare alla riduzione dello stock del debito pubblico.
Il ritardo nel pagamento dei crediti commerciali da parte della pubblica amministrazione origina crisi di liquidità per le imprese con conseguenti difficoltà, che si aggiungono a quelle indicate in precedenza, nell'adempimento delle obbligazioni da parte delle stesse imprese.
In parallelo all'attuazione della nuova direttiva comunitaria relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, occorre avviare un piano di smaltimento dei residui debiti, valutando anche forme innovative, dal pagamento con titoli di Stato alla compensazione dei debiti tributari e previdenziali con i crediti nei confronti della pubblica amministrazione.
L'internazionalizzazione delle imprese è uno degli elementi chiave del rilancio dell'economia del nostro Paese. Un contributo determinante, e spesso poco avvertito, alle esportazioni italiane proviene dalle piccole e medie imprese, che presentano una proiezione internazionale sorprendente già nelle classi dimensionali più piccole, realizzata facendo leva prevalentemente sulle proprie risorse e capacità.
Non è sufficiente la funzione di accompagnamento svolta dai diversi soggetti pubblici che operano a favore delle imprese nelle fasi di selezione dei mercati e delle controparti commerciali, nell'organizzazione della rete redistributiva, nella finanza e nell'assicurazione dei crediti. Auspichiamo che la costituzione dell'agenzia deputata al commercio con l'estero colmi il vuoto strategico e organizzativo e riorganizzi l'attività di promozione del made in Italy in funzione di una governance effettivamente in grado di rispondere alle esigenze di tutte le imprese italiane, anche le più piccole, con gli strumenti più efficaci per competere e crescere sul mercato globale.
Politiche di intervento a sostegno della crescita dovrebbero attivare strumenti infrastrutturali dedicati all'efficientamento del sistema dei trasporti e della logistica, anche attraverso la mobilitazione strategica dei fondi europei per il Mezzogiorno.
Per la loro caratteristica anticiclica, risulta confermata l'importanza degli interventi di riqualificazione dei sistemi urbani.
In materia di turismo, resta necessaria una strategia nazionale per la valorizzazione dell'offerta turistica dell'irreplicabile patrimonio e dell'identità italiana.
Siamo certi che il passaggio alle Camere potrà consentire di apportare opportune correzioni nella direzione di una maggiore equità nel prelievo, incidendo maggiormente sulle grandi rendite e rafforzando la tassazione dei capitali scudati, accrescendo il controllo della spesa senza intaccare i saldi complessivi, favorendo le condizioni per la ripresa e assicurando il necessario sviluppo al Paese.
PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ANNA CINZIA BONFRISCO. Presidente Malavasi, la sua illustrazione è stata molto ampia, ma vorrei un'opinione più precisa riguardo ad un passaggio che lei
ha fatto in modo forse un po' semplice sulla tracciabilità dei pagamenti. Lei si è concentrato su un aspetto, io invece vorrei conoscere la sua opinione soprattutto sulle ricadute della tracciabilità con riferimento ad una categoria - che aderisce a R.ETE. Imprese e che lei rappresenta - quale quella dell'artigianato. Questo settore è tradizionalmente forse più esposto, ma oggi rischia di pagare per primo e più di altri gli effetti significativi di questa importante e positiva iniziativa verso, appunto, una migliore lotta all'evasione fiscale nella sua qualità oltre che nella sua quantità.
FRANCESCO BARBATO. Innanzitutto, ringrazio il dottor Malavasi e R.ETE. Imprese Italia per l'audizione che ci hanno offerto stamane a nome del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori e mio.
Andando subito alla manovra, è fin troppo evidente ormai la storica lettura che si dà delle manovre a seconda dei Governi di destra o di sinistra. È fin troppo evidente, infatti, che, almeno nella storia della politica, un Governo di destra tradizionalmente cerca di proteggere i grandi patrimoni appartenenti a categorie sociali ben precise: la grande finanza, i cosiddetti poteri forti e via discorrendo; mentre quelli di centrosinistra dovrebbero, naturalmente, proteggere e sostenere le categorie più deboli, che oggi, neanche a farlo apposta, diventano anche quelle dei ceti moderati.
Tuttavia, io non le pongo una questione di opzione tra una politica di destra e una di sinistra. Alla luce della presente manovra, mi sembra di poter affermare che la filosofia che un po' l'ha ispirata metta in campo una semplicistica operazione tributaria di tipo orizzontale. Probabilmente, cerca di fare, in questo modo, più massa critica. Coinvolgendo, infatti, più contribuenti, si fa prima a procurare entrate per lo Stato, a partire, ad esempio, dagli aumenti dell'accise sui carburanti, dallo stop all'indicizzazione delle pensioni rispetto al costo della vita, fino all'l'ICI sulla prima casa, che abbiamo visto interessare redditi fino a 24.000 euro. Tali soggetti, infatti, non mi sembrano essere quelli possessori di grandi ricchezze e possidenze.
Ciò fa rilevare che, piuttosto che guardare, come si è detto, a princìpi di equità, e quindi a far pagare i grandi patrimoni o l'evasione, ce la prendiamo con ceti oggi moderati e meno abbienti perché abbiamo visto che in questo modo si riesce a colpire più persone. A questo punto, la domanda è la seguente: non sarete proprio voi i primi a registrare una manovra che - secondo noi appartenenti al gruppo dell'Italia dei Valori - è sbagliata, perché diventa depressiva in quanto va a colpire la stragrande maggioranza degli italiani che, naturalmente, avendo redditi più bassi, sono quelli che meno possono alimentare i consumi?
Una seconda domanda riguarda l'IVA. Annunciando, come ha fatto il Governo, un eventuale aumento dell'IVA nel prossimo anno, questo naturalmente può determinare l'acquisto di più materiale e l'immagazzinamento di più merce da parte degli operatori del vostro settore. Può darsi che questo all'inizio determini un maggiore movimento, un risveglio delle attività, ma poi nei mesi successivi potrebbe dar luogo ad un crollo dei consumi stessi.
Infine, poiché nelle recenti audizioni sulla delega fiscale, ISTAT ci dice che la maggiore evasione purtroppo si registra soprattutto nelle piccole e medie imprese, poiché nella vostra relazione parlate di coesione sociale, ritenete di essere stati «agevolati» dalla presente manovra economica? In termini di evasione fiscale, infatti, non c'è una parola di contrasto all'evasione fiscale.
MAURIZIO FUGATTI. Nella sua relazione, presidente, faceva riferimento alle previsioni sul prodotto interno lordo. Secondo il vostro giudizio, questa manovra avrà degli effetti negativi sul PIL, tali per cui non si raggiungerà il pareggio di bilancio, e quindi ci sarà una manovra che creerà alla fine un calo del prodotto interno lordo?
MARCO PUGLIESE. Per quanto riguarda, in generale, le imprese, l'articolo 1 del decreto-legge reca disposizioni volte a ridurre lo squilibrio del trattamento fiscale tra imprese che si autofinanziano e imprese che si finanziano a debito. A tal fine è ammessa, già nell'esercizio finanziario in corso, la deducibilità fiscale del rendimento stimato dei nuovi apporti del capitale proprio. La norma si applica anche al reddito di impresa delle persone fisiche e della società semplici. Dal 2012, inoltre, c'è il ridimensionamento dell'IRAP e questo rifinanziamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese nella misura di circa 300 milioni di euro. Lei ha anche parlato di fonti energetiche alternative.
Tuttavia, a mio avviso, non c'è una perequazione tra le imprese del nord e quelle del sud. Sappiamo che al sud le imprese vivono differenze anche logistiche rispetto al grosso tessuto sociale e imprenditoriale del nord, e quindi vorrei sapere se secondo lei non era necessario operare una distinzione tra le realtà del nostro Paese al fine di prevedere un incentivo maggiore per le imprese del sud.
Ritengo anche che questi 300 milioni di euro siano pochi rispetto a quello che è stato uno dei punti fondamentali per sostenere una crescita imprenditoriale nel tessuto italiano.
Lei ha anche parlato di fonti energetiche alternative e, effettivamente, sappiamo molto bene che, al di là del decreto già esistente, ci sono problemi con il gestore dei servizi energetici - GSE -, che non rispetta i tempi del decreto. Il gestore, infatti, è fermo per motivi burocratici, mentre il settore di riferimento è in forte crescita ed espansione soprattutto nel sud Italia, dove l'energia alternativa, ad esempio quella eolica e fotovoltaica, ha creato occupazione e tante micro imprese. Credo, quindi, che sulle energie alternative, in particolare, voi come R.ETE. Imprese possiate osare di più.
MAURIZIO LEO. Ringrazio il presidente Malavasi per l'inquadramento che ci ha offerto e per le problematiche che ha segnalato. Vorrei soffermarmi, nello specifico, sull'articolo 10 del provvedimento, che, come lei ha ricordato, introduce una serie di misure premiali a favore dei contribuenti che assumono un atteggiamento collaborativo nei confronti del fisco, vale a dire che provvedono alla trasmissione telematica dei corrispettivi, delle fatture, creano dei conti correnti dedicati dove vengono annotati i componenti positivi e negativi concernenti il reddito di impresa.
Nel contesto di questo articolo c'è una parte che riguarda, nello specifico, gli studi di settore. Noi sappiamo che le cosiddette misure premiali si rendono applicabili dal 2013, però nello stesso contesto normativo abbiamo una norma che si rende applicabile già dal periodo d'imposta 2011, secondo la quale coloro che si adeguano agli studi di settore, in termini sia di congruità sia di coerenza, ne hanno un beneficio, che consiste nella non applicazione di accertamenti induttivi, nella riduzione di un anno dell'attività di accertamento e, come lei ricordava, nella «franchigia» ai fini degli accertamenti sintetici, e in particolare, del redditometro.
Questa disposizione è separata e autonoma rispetto a quella che riguarda gli interventi premiali, quindi si applica anche indipendentemente dalle misure premiali? Se è vero questo per l'anno 2011 e per gli anni a venire, laddove il contribuente si adegui a tale disciplina anche per gli anni pregressi, divenendo congruo e coerente, il fisco si metterà da parte e non darà più corso ad attività di accertamento? In altri termini, lei ritiene che questa disposizione, che in buona sostanza supera altre metodologie di accertamento, sia applicabile anche agli anni pregressi?
PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Malavasi, ma prima di dargli la parola, vorrei porre una piccola domanda e formulare una piccola osservazione.
Secondo lei, o secondo voi, la manovra che stiamo esaminando sarà recessiva oppure no?
Quanto all'osservazione, lei ha parlato esplicitamente, in tema di liberalizzazioni,
dell'articolo che prevede alla data del 13 agosto la definizione della materia degli ordini professionali: fermo restando che questa è una mia opinione, in assoluta libertà, così come lei in assoluta libertà è venuto qui a esporre la vostra relazione, credo che sia un profilo non perfettamente attinente alla vostra specificità.
Questa norma, così come è scritta tecnicamente, non solo pone delle questioni in ordine al rispetto di quella data, ma è anche un problema dello Stato e delle istituzioni. Teoricamente, un ordine professionale può presentare la propria istanza e la propria proposta, ma può esserci un ritardo del ministero competente, e quindi per come è formulata la norma, scatterebbe in ogni caso la tagliola dell'abolizione dell'ordine professionale non per colpa dell'ordine professionale stesso, ma, elemento da non sottovalutare, per colpa dello Stato.
Al di là di queste questioni, che non sono assolutamente marginali, vorrei che ci dicesse brevemente come mai avete inserito nella vostra relazione questo punto. Grazie.
Do ora la parola al dottor Malavasi per la replica.
IVAN MALAVASI, Presidente di R.ETE. Imprese Italia. Rispondo, innanzitutto, alla domanda, comune a tutte quelle rivolte appena formulate, se la manovra sia recessiva o meno. La nostra opinione è che, sicuramente, senza manovra la situazione sarebbe stata più recessiva. La manovra è stata, dunque, a nostro avviso, indispensabile.
All'interno della manovra, poi, c'è maggiore o minore equità e potremmo discuterne a lungo. Abbiamo inserito nella nostra relazione il tema degli ordini professionali perché pensiamo che il mercato, se disciplinato bene dal punto di vista legislativo, debba diventarne il regolatore.
In questo Stato gli ordini professionali sono evidenti e ci sono da anni, noi non abbiamo dispute contro qualche ordine in particolare, ma, a nostro avviso, più il mercato è libero, più si liberano risorse. Naturalmente è necessario che questo avvenga con equità.
Non sono un tecnico e neanche voglio spacciarmi per tale. Da imprenditore conosco un po' di cose, da rappresentante altre, e sulle questioni di natura più tecnica lascerò la parola al collega Giovine e mi avvarrò anche della disponibilità del collega della Confcommercio.
Per quanto concerne le norme sulla lotta all'evasione e sulla tracciabilità, noi consideriamo - lo diciamo da tanto tempo - che l'evasione sia il primo grande nemico dell'impresa, e quindi anche nostro, anche se sappiamo che in casa nostra c'è. Esistono «pezzi» di economia che possono eludere o evadere più facilmente di altri.
La lotta all'evasione e all'elusione deve essere coerente nei confronti di tutte le imprese perché noi abbiamo, sicuramente, dentro il nostro mondo alcuni soggetti che evadono o eludono il fisco, ma esiste anche altro. Vi assicuro che è irritante per chi fa impresa trovarsi soggetto alla tagliola dei controlli dell'Agenzia delle entrate, dopo due bilanci negativi - e vi garantisco che in questi anni è facile avere bilanci negativi -, mentre a chi magari ha grandi società per azioni in perdita da dieci anni non succede niente.
Chiederemmo un po' più di attenzione e di equilibrio, vorremmo avere la dignità di tutti gli altri. Purtroppo gli imprenditori sanno che si può anche guadagnare molto, ma si può anche perdere molto: è il cosiddetto rischio di impresa, che non vogliamo scaricare sugli altri, vogliamo semplicemente che siano riconosciuti i nostri diritti.
A me non piace parlare degli altri e riportare esempi strani, per cui parlo della mia esperienza personale: sono un imprenditore nel settore metalmeccanico classico della via Emilia ed ho 50 dipendenti. Nel 2009 ho perso, come tutti gli amici e i concorrenti del settore, dal 60 al 70 per cento del fatturato senza lasciare a casa un dipendente. Come me hanno fatto in tanti. Pensate che quel bilancio sia in utile? Eppure il mio bilancio è uno di quelli che rientrano negli studi di settore.
Per fortuna il 2010 è andato molto meglio e il 2011 sta andando ancora meglio. Per il 2012 vedremo.
La lotta all'evasione, quindi, è insita in noi. Credo che siano state previste norme importanti, e anche nuove perché non si tratta solo della questione della tracciabilità. Tra le cose ricordate dall'onorevole Leo, incontrato a un dibattito poche sere fa, c'è un'affermazione che apprezziamo molto: l'eventuale evasione è considerata sotto il profilo penale. In tal modo sarà possibile distinguere i diversi piani, e, soprattutto, riteniamo sia un bel deterrente per i cosiddetti furbetti. In tale direzione vanno anche le norme relative alla tracciabilità con i conti dedicati.
Se a tale misure fosse aggiunta anche, come suggeriamo da tempo, l'introduzione, nel regime fiscale, del principio del conflitto di interesse a un certa soglia potrebbe nascere un bel pacchetto di interventi in materia fiscale.
Quanto all'equità la questione è lunga. Noi non siamo né di centrodestra né di centrosinistra. Ci interesserebbe che l'Italia andasse bene. Dentro la manovra vediamo delle iniquità - lo abbiamo detto anche nelle dichiarazioni rese alle varie associazioni - quali ad esempio quelle che colpiscono i redditi più bassi. A tale proposito, stamattina ho avuto un confronto con un sociologo, professor Revelli, sentito in collegamento con la emittente televisiva La 7, il quale, riportando un dato ISTAT, ha sostenuto che il 28 per cento delle famiglie italiane ha una capacità di sopportare un incidente di percorso per una spesa aggiuntiva massima di 700 euro.
Dalle tabelle che leggiamo sui giornali - se cito non correttamente, correggetemi - questa manovra incide sulle famiglie per un valore di circa 630 euro: in questo modo, il 28 per cento delle famiglie che ho prima citato lo abbiamo se non ammazzato, messo veramente a rischio.
Allora, richiamiamo l'attenzione del Parlamento sulla possibilità di modificare le disposizioni del decreto-legge di manovra al fine di alzare la soglia delle pensioni per l'indicizzazione, ad esempio aumentando di qualche frazione l'imposta agli scudati o con qualche altra misura.
Tutto sommato, però, la manovra davvero consente al Paese di voltare pagina. Non penso, purtroppo, che sia l'ultima e come me lo pensano in molti. Tra l'altro, il Governo l'ha anche detto. Affronta quattro temi su questa manovra rispetto ai nove presentati all'incontro di Palazzo Chigi di domenica mattina. Rimangono fuori questioni non di poco conto, ma ci sono misure in materia di mercato del lavoro, privatizzazioni, e patrimonio edilizio: quindi, a mio avviso, anche in tempi non lunghissimi, si potrebbe arrivare a varare una manovra più equa. Oggi non ci sono le condizioni perché credo che sia necessario rispettare i saldi previsti.
D'altro canto se si pensa alle norme stabilite in Grecia a fronte di un possibile default, ci si accorge che questa manovra è acqua di rose. Là hanno tagliato il 20 per cento degli stipendi pubblici, il 20 per cento dei dipendenti e il 40 per cento delle pensioni, se ricordo bene.
Siamo convinti che questa manovra richieda a tutti dei sacrifici. In questo sacrifici osserviamo che riceviamo un trattamento diverso da altri e questo ci dispiace. Non siamo cittadini diversi, siamo lavoratori autonomi, imprenditori che stanno dentro le regole del lavoro e delle imprese italiane e vorremmo avere trattamenti, possibilmente omogenei, sia in termini di fiscalità sia in termini di accesso alla crescita.
Di ciò che condividiamo della manovra abbiamo detto poco, bisogna sempre sottolineare gli aspetti che ci preoccupano e ci sono importanti questioni legate alla crescita. In relazione al credito, che è il tema che si ricordava rispetto agli incentivi al sud, ciò che è rilevante sono i 20 miliardi di euro che il Ministro Passera ha sostenuto essere a disposizione del fondo del mediocredito e del fondo di garanzia. Questa è una precondizione.
Badate - voi che avete anche relazione con gli altri livelli istituzionali - il credito diventerà l'emergenza delle emergenze. Lo è già adesso, ma dal prossimo anno sarà,
in termini quantitativi, assai ridotto, selettivo e carissimo. Il razionamento del credito è davvero un modo per affondare il sistema imprenditoriale italiano.
Inviterei, quindi, tutte le amministrazioni che hanno anche solo un euro a disposizione - dai comuni alle camere di commercio, alle province, alle regioni - a rimpinguare con quelle risorse i fondi delle cooperative di garanzia.
Sugli studi di settore, quanto alla riflessione sollecitata dall'onorevole Leo, credo sia auspicabile che questi abbiano effetto da adesso anche per gli anni passati, come chiediamo da tanto tempo.
Abbiamo sempre detto a tutte le audizioni a agli incontri con l'Agenzia delle entrate e con il ministro dell'economia e delle finanze che quando si è congrui è sbagliato essere soggetti ad altre misurazioni, redditometro o qualunque altra diavoleria che la legislazione possa mettere in campo.
Alle altre domande, in merito al PIL e al sud, risponderanno i colleghi Bella e Giovine.
MARIANO BELLA. Direttore dell'ufficio studi di Confcommercio - Imprese per l'Italia. Ricordiamo che l'IVA è un'imposta che grava sui consumi, quindi, per quello che riguarda il commercio e la filiera produttiva, gli effetti possono essere così sintetizzati: l'IVA sarà traslata, come è già accaduto nel mese di ottobre. Più in dettaglio, l'incremento dal 1o primo ottobre 2012 avrà un effetto inflazionistico che stimiamo in 1,4 punti percentuali, il che ridurrà il reddito disponibile delle famiglie consumatrici e il risparmio accumulato, quindi tutti gli asset mobiliari e immobiliari, e avrà un effetto depressivo sui consumi di circa 3-4 decimi di punto nel 2012 e il doppio nel 2013, con le normali conseguenze in termini di PIL che, a parità di altre condizioni, subirà un effetto recessivo di tre decimi nel
2012 e 7-8 decimi nel 2013.
Devo aggiungere che siamo molto preoccupati per questo aspetto dell'IVA, che è un'imposta molto delicata. In particolare, siamo moderatamente preoccupati per il fatto che il Governo apposti gettiti su manovre che, comunque, hanno effetti sui consumi esclusivamente di tipo ex ante. Afferma, cioè, che se non cambia niente in termini di consumi l'incremento di 2 punti percentuali delle aliquote del 10 e del 21 per cento dell'IVA, implicherà questo gettito. Abbiamo, tuttavia, già visto nel mese di ottobre con la scorsa manovra che gli effetti ovviamente ci sono, sono depressivi in termini di consumi, e quindi quel gettito ex ante non può matematicamente essere raggiunto.
CLAUDIO GIOVINE, Responsabile del dipartimento politiche industriali della CNA. Ho poco da aggiungere a quanto detto dal presidente e vorrei solo riprendere il tema del credito nel rapporto nord-sud.
Gli interventi varati nella manovra muovono su una doppia linea: rafforzare con l'intervento della garanzia dello Stato le banche, misura operata già all'inizio del 2008 e che riteniamo in questa fase sia un intervento opportuno, a vantaggio di tutti, a condizione che, chiaramente, questo generi da parte del sistema bancario una disponibilità comunque generosa nei confronti delle imprese, cosa che invece, da questi ultimi mesi, stiamo registrando andare in senso opposto con grande preoccupazione.
La seconda questione su cui vorrei soffermarmi è quella relativa al fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese: 400 milioni di euro per ciascuno dei prossimi tre anni sono comunque da considerarsi significativi rispetto alla modalità di funzionamento del fondo e delle risorse oggi giacenti. Ci sono altri interventi che vanno, sicuramente, in una direzione dovuta in termini di semplificazione delle procedure di accesso, ma da parte nostra non possiamo non marcare con attenzione l'allarme sulla necessità della patrimonializzazione dei confidi, che rappresentano in questa catena un anello importante, ma non per questo meno sottoposto a stress in questi ultimi anni.
Da qui riprendo anche l'invito del presidente a dire che è necessario che tutte le
risorse che oggi muovono intorno alla garanzia, a partire da regioni, comuni, province e camere di commercio, possano concentrarsi su una filiera più ristretta e organica, in modo da garantire un effetto leva maggiore e facilitare, effettivamente, l'accesso al credito di tutte le imprese italiane.
GUIDO CROSETTO. Avrei due riflessioni e una richiesta. Premetto che non mi pongo la domanda sulla recessività o meno della manovra perché suppongo che questa, sommata alle due manovre precedenti, se va bene, il prossimo anno ci porterà, non come dice l'OCSE uno 0,5, ma almeno l'1-1,5 per cento in meno di PIL. Non potrebbe essere altrimenti perché quando si tolgono i soldi pubblici e i soldi privati, alla fine o viene qualcuno da fuori che porta i soldi, cosa che vedo difficile stante la nostra posizione mondiale in termini di competitività nell'attrazione degli investimenti, o difficilmente il PIL può mantenersi stabile.
Alla luce di questo, siccome però quello con cui si affronta questa manovra è uno spirito di necessità da una parte, per evitare qualcosa di peggiore, come dicevamo, ma dall'altra dovremo cercare di inserire elementi che aiutino l'economia a muoversi e non sono contenuti in questa manovra, vorrei sapere se è possibile per R.ETE. Imprese Italia, non in questa sede e non oggi, ma nei prossimi giorni, dare cinque punti che intervengano sulla burocrazia, sui costi delle imprese, sulla difficoltà di nuove imprese, per far sì che questo pericolo di recessione sia combattuto con qualche strumento reale.
Faccio un ragionamento da imprenditore oltre che da politico - anche se siamo casta, infatti, ognuno di noi ha una vita fuori dalla casta e porta anche le esperienze personali - e sono convinto, ad esempio, ma la lascio come riflessione a voi, che in un Paese in cui 4-5 anni è la media di tempo che serve per le autorizzazioni, se trovassimo il modo di comprimere questi tempi, avremmo probabilmente nel prossimo anno scaricati investimenti che altrimenti avremmo diluito in 4-5 anni e in un momento di questo tipo ci aiuterebbe a combattere una caduta del PIL che alla fine rischia di innescare la necessità di una nuova manovra il prossimo anno.
Se fosse possibile, quindi, al di là dell'audizione, ritengo, presidente che sarebbe utile avere cinque punti scritti che voi ritenete utili in questo senso.
Vi lascio un'ulteriore riflessione su cui chiedo risposte: sono convinto che la lotta all'evasione si possa fare in molti modi, probabilmente con le norme penali, ma non so con il limite dei mille euro. Io non vedo l'evasore totale che da domani va a fare un acquisto di 1.100 euro lasciare il codice fiscale, per cui non farà consumi in questo Paese o cercherà alternative, luoghi in cui non chiedono codici fiscali, aumenterà così il nero, ossia la richiesta di negozianti o fornitori di merci che non chiedono il codice fiscale. Se devo comprare l'oro, non vado quindi in una gioielleria che mi chiede il codice fiscale, tanto per capirci, ma in alcuni laboratori a Valenza, a Napoli, ad Arezzo o a Vicenza e li compro in nero: non posso citarle tutte le località per far piacere a tutti i colleghi parlamentari. Dicevo prima con Tremonti ciò che continuo a dire adesso, ma lo lascio a una vostra valutazione.
Certo che è necessaria una discussione europea perché le aliquote IVA vanno decise in sede europea, certo che l'IVA si applica sui beni e non sui sistemi di pagamento, ma se il momento è straordinario e ci stiamo adeguando a richieste europee, non capisco se sia valutabile o meno - voi potete valutarla meno di me - un'IVA che sia maggiorata sul sistema di pagamento.
Il limite dei contanti è di mille euro? Chi vuole pagare in contanti sopra i mille euro, si prende un'aliquota IVA non del 20 per cento, ma del 38 per cento che era quella che c'era sui beni di lusso una volta. Sarebbe un modo molto pratico, pragmatico, non ideologico di affrontare il tema in un Paese nel quale probabilmente non si riescono a eliminare i consumi in nero soltanto con l'obbligo del codice fiscale.
Ribadisco, infatti, che ho l'impressione che si creerà un mercato parallelo in nero.
IVAN MALAVASI, Presidente di R.ETE. Imprese Italia. Raccolgo volentieri la sollecitazione dei cinque punti. In realtà, li abbiamo, potremmo fornirli anche domani e addirittura aggiungerne altri.
Valuto con un certo interesse la novità di quest'IVA differenziata sotto o sopra una soglia. Non escludo nessuna misura, però rivolgo a voi tutti una raccomandazione: mentre noi studiamo i cinque punti, voi provate a trovare il modo che la pubblica amministrazione paghi i debiti nei confronti delle imprese.
PRESIDENTE. Ringraziamo R.ETE. Imprese Italia nella persona del presidente della CNA Malavasi, del dottor Giovine e di tutti i rappresentanti di Casartigiani, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 13,45.