Sulla pubblicità dei lavori:
Russo Paolo, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DELLE IMPRESE AGRICOLE
Audizione dei rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole Coldiretti, Confagricoltura, CIA e Copagri (sezioni Abruzzo):
Russo Paolo, Presidente ... 3 8
Fabrizi Stefano, Direttore della Confagricoltura L'Aquila ... 5
Palozzo Bruno, Responsabile dell'ufficio studi e documentazione della Coldiretti Abruzzo ... 3
Visco Tommaso, Presidente della UIMEC UIL Abruzzo ... 6
Audizione dei rappresentanti delle organizzazioni cooperative agricole Agci Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unci-Ascat (sezioni Abruzzo):
Russo Paolo, Presidente ... 8 11 12
Talucci Gasper Rino, Presidente della Fedagri-Confcooperative Abruzzo ... 8
Tonello Mauro, Presidente della Unci-Coldiretti Abruzzo ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 13.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema di finanziamento alle imprese agricole, l'audizione dei rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole Coldiretti, Confagricoltura, CIA e Copagri (sezioni Abruzzo).
Sono presenti per la Coldiretti il dottor Bruno Palozzo, responsabile ufficio studi e documentazione; per Confagricoltura il dottor Stefano Fabrizi, direttore della Confagricoltura L'Aquila e il dottor Fabrizio Lobene, vicepresidente della Confagricoltura L'Aquila; per la Copagri il dottor Tommaso Visco, presidente della UIMEC UIL Abruzzo e il dottor Marco Cipollotti; i rappresentanti della CIA sono impossibilitati a partecipare e si rimettono al documento inviato a disposizione della Commissione.
Do la parola agli auditi. Al loro intervento potranno fare seguito eventuali domande da parte dei colleghi della Commissione.
BRUNO PALOZZO, Responsabile dell'ufficio studi e documentazione della Coldiretti Abruzzo. Buongiorno. Ringraziamo per l'importante opportunità che ci viene offerta di far conoscere come viene gestito il credito agrario in Abruzzo e le difficoltà che attraversano oggi le aziende agricole.
Sono attualmente vigenti due leggi regionali, la n. 53 del 1997 e la n. 62 del 1994, quest'ultima successivamente modificata dalla legge n. 11 del 2004. In realtà, è vigente solo la legge regionale n. 53, perché la n. 62 è stata resa inapplicabile dagli ultimi orientamenti comunitari 2007-2013.
Le aziende hanno dunque difficoltà nell'accedere al credito agrario, perché tali leggi sono state ormai ritenute incompatibili con il trattato comunitario: non ci sono più i prestiti per acquisire bestiame, per l'acquisto di macchine agricole, né per la conduzione aziendale.
Per sopperire alle esigenze delle aziende agricole, soprattutto in un momento così difficile, la regione, in applicazione dell'articolo 17 della legge regionale n. 53, eroga i finanziamenti agevolati a breve termine, della durata di un anno, solo in regime di de minimis.
Passando alle proposte che illustriamo questa mattina, auspichiamo che oggi venga approvato l'emendamento, che è stato già presentato, in merito al finanziamento del Fondo di solidarietà. Sappiamo benissimo che per l'anno 2009 sono
stati già stanziati oltre 66 milioni di euro, ma ne occorrono almeno 330, in quanto la somma disponibile verrà utilizzata per coprire anche parte dei buchi del 2008.
In Abruzzo, nel 2008, la riduzione del fondo ha causato un maggior costo di 2 milioni di euro e nel 2009 circa 3 mila aziende hanno assicurato le loro produzioni per un valore di oltre 79 milioni di euro, circa il 90 per cento dell'anno precedente. L'unico consorzio operante dovrà versare, entro il prossimo dicembre, 3 milioni e 700 mila euro di premio alle compagnie assicuratrici, ragion per cui ha addebitato ai produttori l'intero premio e ha già predisposto i ruoli. Tale notifica, ovviamente, ha suscitato una reazione e un disagio indescrivibili. Auspichiamo, dunque, che l'emendamento già presentato venga oggi approvato.
In merito agli interventi erogati dopo il verificarsi delle calamità, in applicazione del decreto legislativo n. 102, tra il 1999 e il 2004 in Italia le aziende agricole hanno subìto danni accertati dalla regione per 12 mila 900 milioni di euro e hanno ricevuto indennizzi per meno dell'8 per cento dei danni, pari a 806 milioni di euro. Il finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per l'assicurazione agevolata è, dunque, davvero indispensabile per garantire una stabilità dei livelli di reddito e, quindi, dell'attività economica.
Un'altra proposta riguarda i finanziamenti per migliorare l'operatività dei Confidi agricoli e avviare anche il processo di aggregazione. Bisognerebbe prevedere adeguati finanziamenti per consentire alle Cooperative di garanzia, operanti esclusivamente nel settore agricolo, di avviare il processo di aggregazione, proprio per arrivare, in tempi brevi, ad avere organismi in grado di assicurare la loro operatività su tutto il territorio regionale e consentire alle aziende agricole di cogliere tutte le opportunità, soprattutto per quanto riguarda il finanziamento del piano di sviluppo rurale (PSR) 2007-2013. Sappiamo benissimo che l'ammontare del contributo in conto capitale non supera quasi mai il 40 per cento, ragion per cui le aziende a volte faticano a effettuare investimenti, dovendo poi garantire mutui per la differenza, ossia per il 60 per cento, e non sempre sono in grado di farlo. È importante, dunque, l'intervento delle Cooperative di
garanzia.
Come terza proposta, bisognerebbe modificare il quadro di riferimento per gli aiuti di Stato temporanei nell'attuale situazione di crisi finanziaria. Nello specifico, occorrerebbe proporre alla Commissione dell'Unione europea la modifica del punto 4.2 della comunicazione, prevedendo per tutti i produttori agricoli, e non solo per il settore lattiero-caseario, la possibilità di beneficiare di sovvenzioni dirette in denaro fino a un massimo di 50 mila euro, senza il rispetto del massimale nazionale, da cui non andrebbero dedotti gli eventuali aiuti in de minimis percepiti.
La quarta e ultima proposta è la seguente: bisognerebbe richiedere alla Commissione dell'Unione europea di elevare l'importo massimo complessivo degli aiuti in de minimis concessi alle imprese agricole da 15 mila a 50 mila euro, prevedendo, in cinque anni, cinque esercizi fiscali, anziché tre, come avviene attualmente, proprio per dare la possibilità alle aziende di effettuare una programmazione più mirata allo sviluppo.
Occorrerebbe poi consentire alle regioni di effettuare le seguenti operazioni: concessione di prestiti quinquennali per l'acquisto di macchine agricole, per favorire la rottamazione e la riduzione dei consumi di carburante e dell'inquinamento, superando la disciplina di de minimis; concessione di prestiti biennali per l'acquisto di bestiame, superando sempre la disciplina de minimis; concessione di finanziamenti agevolati in conto interessi e in conto capitale, sia alle cooperative, sia ai loro consorzi, per il ripianamento di crediti inesigibili e di oneri bancari relativi a finanziamenti ordinari, fidi e via elencando.
Tali finanziamenti dovrebbero essere, secondo noi, subordinati alla ricapitalizzazione e, ove ci siano condizioni favorevoli, anche alla fusione di tali cooperative, proprio per renderle sempre più competitive in un mercato sempre più globale.
Bisognerebbe, inoltre, elevare gli aiuti per compensare la riduzione del reddito medio del 30 per cento rispetto a quello del triennio precedente - parlo di crisi di mercato - da 3 mila a 6 mila euro per imprenditore agricolo in caso di superfici pari o superiori a 6 ettari o a 15 IBA, da 2 mila a 4 mila in caso di superfici pari o superiori a 3 ettari o a 7,5 IBA ma inferiori ai parametri di cui alla lettera a), e da mille a 2 mila euro in caso superfici pari o superiori a 0,3 ettari o a 3 IBA.
STEFANO FABRIZI, Direttore della Confagricoltura L'Aquila. Grazie, presidente. Ringraziamo la Commissione per l'opportunità che ci viene concessa. Veniamo dalla provincia de L'Aquila e quest'estate abbiamo avuto la missione della Commissione agricoltura, nel corso della quale abbiamo potuto anche illustrare le problematiche derivanti dall'emergenza.
Alcune di esse, per le imprese agricole della nostra zona, non sono state ancora affrontate: c'era stato un impegno da parte delle regioni, il cosiddetto intervento di solidarietà, che avrebbe dovuto ammontare a 50 milioni di euro - queste erano le notizie che abbiamo avuto - che però non si è concretizzato.
Un'altra doccia fredda è arrivata dalle decisioni assunte dalla Commissione europea sulla misura 126 del PSR. Nonostante la regione Abruzzo sia stata molto tempestiva nel proporre una modifica su tale misura, allocando su di essa le poche risorse che il PSR poteva consentire - avevamo chiesto alla Commissione di estendere le possibilità di intervento anche a favore delle imprese agricole danneggiate, per le quali esisteva effettivamente una connessione diretta tra l'evento sismico e il danno, ossia per le aziende agricole che operano al di fuori del cratere, proprio nelle zone limitrofe - ma, purtroppo, la Commissione ci ha risposto negativamente. Ciò ha determinato un ulteriore problema, perché si dovrà far fronte a tale esigenza, o con i fondi della protezione civile o con altre risorse, per sostenere tali imprese, che sono numerose.
Mi rimetto alla lettura della nostra nota, nella quale ho voluto inserire un paio di argomenti che non sono strettamente connessi con il credito, ma che recano molti problemi alle imprese in tale settore.
Il primo riguarda i termini di pagamento delle forniture di beni agricoli, che in agricoltura, l'anello più debole della catena, si stanno allungando in maniera assolutamente ingiustificata. La legge n. 192 del 18 giugno 1998, che disciplina le subforniture, non ha dato risultati nel caso delle imprese agricole ed è incomprensibile che le forniture di carni, mozzarelle, frutta e verdura, cioè di prodotti freschi, vengano pagate dalla grande distribuzione organizzata con tempi che si allungano sempre di più (siamo arrivati a 90-120 giorni). Per sopperire alla mancanza di liquidità, bisogna ricorrere al credito e, di conseguenza, l'argomento dei termini di pagamento delle forniture diventa assolutamente importante.
Credo che bisognerebbe intervenire normativamente per cercare di trovare una soluzione su questo aspetto e che sia una pia illusione pensare che l'organizzazione commerciale dei produttori possa da sola risolvere il problema. Un intervento normativo sotto questi aspetti potrebbe rivelarsi di grande utilità in un settore debole come quello dell'agricoltura.
Un secondo problema riguarda il recupero dei crediti. Anche su questo argomento è fondamentale un intervento normativo, soprattutto nel settore ortofrutticolo, dove esistono forniture molto costose a favore della grande distribuzione, soprattutto attraverso intermediari. L'esposizione delle aziende nei confronti di società che intermediano anche notevoli volumi di merci diventa molto rischiosa.
Purtroppo, è in continua crescita il numero delle società, soprattutto a responsabilità limitata, che assumono la veste di intermediatrici, senza disporre di patrimonializzazioni tali da garantire i crediti delle aziende fornitrici. Credo che bisognerebbe intervenire per non consentire a tali intermediari commerciali di potersi esporre in maniera tanto elevata
nei confronti dei fornitori e per tutelare, anche in questo caso, l'anello più debole della catena, ovvero il fornitore agricolo.
Nella nota che la Commissione ci ha trasmesso, è stato fatto riferimento a un altro problema importante, che spesso causa notevoli danni, come nel caso della Sardegna.
Proprio in questi giorni vediamo un esempio connesso all'errata pianificazione dell'intervento pubblico: nella regione Abruzzo sono state, infatti, pubblicate le graduatorie delle aziende ammesse a finanziamento, di quelle che non lo saranno per carenza di fondi e di quelle escluse. C'è una piccola tabellina. Solo per l'ammodernamento delle aziende, a fronte di 1.566 istanze ritenute ammissibili e che assorbono un contributo di 132 milioni di euro, le risorse disponibili ammontano a 68 milioni di euro.
È facile comprendere che non si trovano le differenze attraverso la rimodulazione delle tabelle finanziarie del PSR - peraltro, un'azione non molto consentita dalla Commissione - e si pone il problema che, nella maggior parte dei casi, soprattutto perché i nostri bandi prevedevano pratiche cantierabili, le imprese interessate avevano già sostenuto tali spese.
La preoccupazione maggiore, quando si verifica un'errata pianificazione finanziaria, è che si creano evidenti disparità: ci saranno 500 pratiche di aziende che saranno state finanziate e potranno godere del contributo pubblico, e magari ce ne saranno altre che, invece, per un analogo investimento, non lo saranno, creando un'evidente disparità di trattamento.
Non ci sono ricette assolute. Le responsabilità nella pianificazione sono anche in capo alle regioni. La normativa comunitaria detta anche in questo caso regole estremamente severe, per le quali non è possibile intervenire a priori. Per il PSR, infatti, occorre necessariamente fare bandi a sportello, mentre il vecchio sistema permetteva di accedere al finanziamento attraverso domande aperte, con un flusso continuo, in modo tale da poterle bloccare nel momento in cui venivano esaurite le risorse. Presentare le domande in questo modo, con una graduatoria, aumenta invece i rischi.
Sul Fondo di solidarietà nazionale, speriamo che abbiate la comprensione di approvare l'emendamento presentato oggi, a cui teniamo molto.
In merito al Fondo rischi e crisi di mercato, l'OCM ortofrutta prevede nella normativa la possibilità, da parte delle organizzazioni dei produttori ortofrutticoli, di creare fondi rischi di mercato sostenuti con l'intervento dei piani operativi, quindi con un finanziamento dell'Unione europea. Bisognerebbe attivare qualcosa di simile anche per le organizzazioni dei produttori non ortofrutticoli, regolate dalla normativa nazionale e consentire, attraverso la normativa nazionale, il sostegno per la creazione di fondi per i rischi di mercato anche nei settori che non sono regolamentati a livello europeo dalle organizzazioni dei produttori.
Poi c'è il discorso generale della riforma del sistema delle agevolazioni in agricoltura, su cui in questi giorni anche autorevoli riviste stanno pubblicando interventi. Credo che sia altamente opportuno, dal momento che la coperta diventa sempre più corta, poter cominciare a intervenire su una maggiore selettività degli interventi a favore delle imprese agricole. Vi ringrazio.
TOMMASO VISCO, Presidente della UIMEC UIL Abruzzo. Buongiorno a tutti.
Per semplicità, abbiamo riportato alcune nostre proposte nel documento consegnatovi. Operativamente, esso è frutto anche di una concertazione con i nostri uffici zonali, nonché con alcuni operatori agricoli. Abbiamo esaminato alcuni casi in cui si sono verificate difficoltà di accesso al credito - per rimanere sul tema - e abbiamo cercato di capire con gli operatori quali fossero i meccanismi e dove risiedessero gli intoppi. Ne sono emerse alcune rilevazioni e anche alcune proposte.
In Abruzzo - penso sia lo stesso in tutta Italia - il problema dell'accesso al credito delle strutture cooperative è grave,
ma è drammatico per le medie imprese che sono entrate in difficoltà economiche negli ultimi due anni.
Quando parliamo di medie imprese, in Abruzzo parliamo della realtà delle nostre aziende: delle 60 mila unità aziendali censite dall'ISTAT, quelle che hanno una PLV superiore ai 40 mila euro sono alcune migliaia. Parlando di medie imprese, parliamo, dunque, della stragrande maggioranza delle aziende.
L'accesso al credito in Abruzzo, come è stato ribadito prima, con le nostre norme regionali, funziona in de minimis. Abbiamo, quindi, ulteriori difficoltà e poca liquidità a cui accedere.
La strada maestra che stiamo indicando da anni per le aziende che rappresentiamo è quella di attivare trasformazioni in proprio e processi virtuosi che diano denaro all'impresa agricola. Tali processi, però, hanno bisogno di un forte sostegno, anche economico.
Se una difficoltà si rileva per strutture che storicamente accedono al credito - la parte cooperativa o le aziende medio-grandi - il problema focalizzato dai nostri operatori riguarda le aziende più piccole. Gli istituti di credito vanno al di là dei dispositivi di legge nel chiedere garanzie agli operatori, e il problema è ancora più drammatico per i giovani imprenditori, che noi stiamo cercando, specialmente nelle aree interne, di riportare all'agricoltura. Un giovane imprenditore che costruisce un'azienda in affitto non ha grandi garanzie da offrire e, non avendo esercizi pregressi, non ha neanche piani che possano essere valutati per l'accesso al credito.
Questa è l'immagine che ci hanno fornito gli agricoltori, specialmente delle aree interne, che abbiano intervistato. Le risposte sono forse banali e semplici. Al di là dell'incremento dei fondi e della richiesta di maggiori risorse, per noi è importante che i Confidi della regione vengano rafforzati e lavorino di più a sostegno delle imprese, ma anche che ci sia una maggiore attività dell'ISMEA. Pensavamo anche che, attraverso uno specifico intervento finanziario a livello nazionale, che non si configuri come un aiuto di Stato, per esempio attraverso l'istituzione di un apposito fondo da inserire in finanziaria, si potrebbe sostenere l'attività di impresa.
Per quanto riguarda l'ISMEA, per noi è un punto dolente, perché abbiamo notato una disparità nel funzionamento di questa istituzione. La grande impresa, storicamente quella che ha solidità economica, riesce a dialogare anche con i loro funzionari, mentre quando noi proviamo a essere intermediari con ISMEA per un piano di sviluppo e abbiamo a che fare con una media impresa, le cose si complicano: abbiamo risposte lente alle nostre proposte, alcuni uffici lamentano ritardi superiori agli otto mesi dalle istanze di finanziamento e dalla presentazione di un piano.
Il quadro si è complicato anche con la norma imposta da Basilea 2 - non ce lo nascondiamo - e si è determinato un problema sia di formazione dei nostri operatori, sia di comprensione da parte di alcune imprese. Si potrebbe sollecitare la regione Abruzzo, nonché le istituzioni pubbliche, ad aiutarci a formare i nostri operatori per approcciare questo nuovo tipo di business plan, questo nuovo approccio al finanziamento in azienda.
Naturalmente, noi ce l'abbiamo messa tutta. La nostra risposta non è stata quella di trincerarci di fronte alle difficoltà. Abbiamo formato autonomamente gli operatori perché fossero in grado di rispondere a queste richieste ma, malgrado questo, abbiamo riscontrato un altro punto dolente, ossia il fatto che gli istituti di credito con cui abbiamo a che fare in regione hanno personale non tutto qualificato e in grado di valutare anche le proposte delle aziende.
Si torna sempre al punto iniziale: c'è una richiesta di garanzie alle imprese che va al di là della normale comprensione logica, un vero blocco di comunicazione tra noi e gli istituti di credito.
Materialmente, chiediamo il rafforzamento dei Confidi; la mia sigla ha stretto accordi con un Confidi regionale, naturalmente di settore - viene dal mondo dell'artigianato, che ha un rapporto più strutturato
con gli istituti di credito - e non agricolo. Sono piccoli passi che ci permettono di andare avanti e di traguardare ancora alcuni obiettivi.
Mi fermerei, perché - ripeto - altri elementi positivi o negativi vengono evidenziati nel documento che vi abbiamo consegnato. Mi preme sottolineare che abbiamo apprezzato lo sforzo della regione e dell'assessore Febbo di prospettare queste problematiche al Ministro Zaia in più incontri, l'ultimo dei quali l'8 ottobre scorso.
In questa materia c'è veramente la necessità di una concertazione forte e di non operare alcun distinguo. Nella nostra azione non ne operiamo alcuno: vorremmo concertare la nostra attività anche con l'istituzione regionale e con quella nazionale.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti non solo per la cortesia di essere stati con noi, ma per le sollecitazioni utili che hanno voluto offrire, peraltro in modo compunto ma anche preciso e lasciando utili documenti. Speriamo di continuare a lavorare nella direzione delle sollecitazioni che giungono da questo mondo e, in modo particolare, da voi.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 13,35.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema di finanziamento alle imprese agricole, l'audizione dei rappresentanti delle organizzazioni cooperative agricole Agci Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unci-Ascat (sezioni Abruzzo).
Sono presenti per la Agci Agrital il dottor Nino Silverio, presidente, e il dottor Sante Del Corvo, presidente del consorzio COVALPA di Celano; per la Fedagri-Confcooperative il dottor Gasper Rino Talucci, presidente e il dottor Alessandro Boldegrini, funzionario; per l'Unci-Ascat il dottor Mauro Tonello, presidente dell'Unci Coldiretti, e il dottor Fabio Paduano, coordinatore dell'Unci Coldiretti; i rappresentanti della Legacoop Agroalimentare sono impossibilitati a partecipare e si rimettono alle decisioni della Fedagri-Confcooperative (sezioni Abruzzo).
Do subito la parola agli auditi. Al loro intervento potranno far seguito eventuali domande da parte dei deputati.
GASPER RINO TALUCCI, Presidente della Fedagri-Confcooperative Abruzzo. Come Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital abbiamo predisposto un documento unitario per quest'audizione. Lo illustrerò a nome di queste tre centrali.
Il settore cooperative agroalimentari in Abruzzo conta punte di eccellenza in molti settori. La cooperazione rappresenta, per esempio, il 70 per cento del vitivinicolo, il 60 per cento dell'ortofrutta, il 90 per cento del forestale, con aziende cooperative di rilevanza nazionale: si pensi a Citri e Cantina Tollo nel vitivinicolo, al COVALPA Abruzzo e all'AMPP nell'ortofrutta, al COLAFOR nel forestale. Tali aziende, tutte di carattere consortile, possono rappresentare un volano per la ripresa dello sviluppo del settore agroalimentare: sono legate a filo doppio con il territorio e sono pronte a programmare e a investire per far ripartire l'Abruzzo.
Le aziende cooperative agroalimentari hanno, in questo momento, le medesime criticità dell'intero settore: crisi di mercato e crisi di liquidità derivante dalla crisi bancaria, con l'aggiunta di una scarsa capitalizzazione.
La crisi sistemica e di mercato dell'agroalimentare rischia ormai di travolgere definitivamente le aziende agricole abruzzesi, con gravissime ripercussioni occupazionali. Detta situazione è comune a tutti i comparti agricoli, compresi quelli forti nella nostra regione, quali il vitivinicolo
nel Chietino e l'ortofrutta nella Marsica.
Si ravvisa, quindi, la necessità e l'urgenza di attivare strumenti atti a sostenere le piccole e medie aziende agricole, che rappresentano anche un valido presidio per la difesa e per la tutela del territorio.
Allo stato attuale, le criticità relative al complesso degli strumenti e delle misure finanziarie previsti a livello comunitario, nazionale e regionale non sono assolutamente in grado di assicurare il sostegno dei singoli comparti, soprattutto in un periodo di grave recessione, in cui già si avvertono le prime chiusure da parte degli istituti di credito verso il finanziamento o il rifinanziamento delle aziende agricole, compreso il sistema cooperativo.
Tra le forme di sostegno, si ritiene quindi indispensabile ripristinare in forma compiuta le provvidenze relative al credito agrario in genere, che si sostanziano nell'istituto del prestito di conduzione e, per le cooperative, in quello dell'acconto ai soci.
Tali risorse in Abruzzo - ma riteniamo che la situazione sia analoga in tutte le regioni - sono state relativamente assicurate soltanto con l'utilizzo del cosiddetto plafond nazionale del de minimis, che, da una parte, è assolutamente insufficiente - la soglia di 200 mila euro nel triennio esclude praticamente tutte le aziende con un minimo di rilevanza - e dall'altra parte risulta non spendibile per altre attività, quali, per esempio, la formazione, l'attività di ricerca e di sviluppo e via elencando.
Molte misure dell'attuale PSR presentano la limitazione del de minimis, e quindi un'azienda cooperativa che abbia avuto accesso, per esempio, a un normale programma di formazione, si trova poi a non poter usare il prestito di conduzione.
Inoltre, si paventa che, allo scadere del triennio di utilizzo, nel 2011, non sarà possibile un'ulteriore utilizzazione del plafond. Detta eventualità rappresenterà il colpo di grazia alle imprese agricole, singole e associate.
Al fine di meglio comprendere la problematica, si evidenzia come la regione Abruzzo abbia emesso, nell'anno 2008, nulla osta per un totale di 105 milioni di euro di prestiti di conduzione e acconto ai soci, mentre nel 2009 tale importo è sceso a 76 milioni, con un netto decremento soprattutto verso le imprese cooperative.
Richiediamo, quindi, che a livello europeo il credito agrario, data la particolare natura dell'agricoltura, venga escluso dall'applicazione del de minimis, o almeno che venga elevato l'importo previsto.
Per le imprese non sottoposte a procedure consorziali beneficiarie di finanziamenti pubblici occorre prevedere la possibilità di richiedere agli enti concedenti la trasformazione del 50 per cento del debito residuo in un nuovo finanziamento, di durata non superiore a dieci anni, erogato a condizioni di mercato.
Nel caso di finanziamenti erogati a concessionari di impianti demaniali di interesse pubblico, la trasformazione può riguardare il 70 per cento del debito residuo e la durata del finanziamento non agevolato dovrebbe essere elevata a quindici anni.
La soluzione prospettata non costituisce ulteriore agevolazione, in quanto agli interessi del nuovo finanziamento verrebbero comunque applicati i tassi di mercato e, quindi, non si avrebbe alcun onere a carico del bilancio dello Stato.
Nel caso di impianti demaniali di interesse pubblico, va evidenziata la proprietà pubblica degli stessi, oltre al fatto che, per le condizioni di affidamento in gestione, la norma prevede che qualsiasi miglioria vada a favore dello Stato e della regione, con totale accollo delle spese di investimento da parte delle cooperative affidatarie.
Potrebbe anche essere un'ipotesi valida quella di riportare la regione Abruzzo tra quelle inserite nell'obiettivo 1 per un periodo di tre anni, al fine di promuovere nuovamente uno sviluppo armonioso, equilibrato e duraturo delle attività economiche e dell'occupazione delle risorse umane, nonché la tutela e il miglioramento dell'ambiente.
Va potenziata, infine, la parte di intervento sulla gestione dei rischi relativi a eventi calamitosi e atmosferici e mantenute
le forme di agevolazione fiscale agli investimenti - il credito di imposta di cui alla finanziaria del 2007 - nonché il ripristino delle risorse di sostegno del Fondo di solidarietà nazionale per le assicurazioni agevolate e la stabilizzazione delle agevolazioni previdenziali e fiscali per le aziende agricole che operano nelle zone montane e svantaggiate. Sottolineiamo questo aspetto in considerazione del territorio che noi rappresentiamo: il problema è di carattere nazionale, ma in Abruzzo, per la nota percentuale di territorio montano sul totale, è particolarmente rilevante.
Occorre anche il ripristino delle agevolazioni sulle accise del gasolio per le coltivazioni in serra. È, inoltre, indispensabile un intervento di semplificazione burocratica, per risolvere un problema di cui soffre l'intero comparto agricolo.
Va, inoltre, sbloccato il comparto forestale, che vede, da un lato, il Corpo forestale dello Stato bloccare i tagli programmati, anche quelli senza finanziamento da parte dei consorzi forestali, dall'altro, il mancato varo delle misure forestali previste nel PSR, fattori che hanno portato alla crisi generalizzata delle cooperative forestali, con la perdita, in due anni, di oltre 500 posti di lavoro.
Occorre, quindi, da un lato, ricondurre il Corpo forestale dello Stato anche in Abruzzo alle funzioni di polizia, riportando in capo alla regione le funzioni autorizzative, dall'altro, come indicato, aprire i bandi del PSR. Su questo il movimento cooperativo ha indetto per sabato prossimo una manifestazione a L'Aquila, per sottolineare la drammaticità della situazione.
Uno dei punti più dolenti del comparto agricolo abruzzese è il blocco di fatto delle risorse del Programma di sviluppo rurale: al 30 giugno vi era un livello di spese del 6 per cento, con una capacità di spesa del 48 per cento, secondo dati della Rete rurale.
Le risorse per lo sviluppo ci sono, ma non vengono spese per incapacità della macchina regionale. Occorrerebbe, oltre che una semplificazione degli adempimenti burocratici, uno scatto di reni, che ci permetta, da un lato, di superare senza ostacoli gli adempimenti previsti entro il 31 dicembre 2010, dall'altro, di utilizzare al meglio le risorse disponibili in un'ottica di innovazione del settore.
Il movimento cooperativo ha avanzato alcune proposte in questo senso.
In relazione a progetti di filiera, come già fatto in altre regioni, occorrerebbe aggiungere ai bandi per i singoli interventi il nuovo strumento dei PIF, peraltro già previsti dal PSR approvato dall'Unione europea. Ciò permetterebbe di favorire lo sviluppo integrato dei settori e non legato solo a interventi spot su ogni azienda. Si realizzerebbero programmi atti ad agevolare le concentrazioni aziendali e i programmi di ricapitalizzazione a sostegno degli investimenti materiali e immateriali.
Al pari dei PIF, lo strumento del LEADER, con programmazione dal basso, già ben sperimentato nella nostra regione, permette una programmazione di carattere locale aderente ai bisogni del mondo rurale nel suo complesso.
Su questi due strumenti la cooperazione sa di poter fare molto, perché implicano una collaborazione e la costruzione di una rete; la cooperazione è già pronta, per sua natura, a questo processo.
Passando all'Asse 3, c'è da aprire tutto il capitolo che riguarda il territorio rurale e la diversificazione. Sono di particolare interesse le misure che riguardano le energie alternative, che possono rappresentare uno strumento di creazione del reddito anticrisi per le nostre cooperative e, quindi, per l'elaborazione dei piani delle aree SIC, strumento indispensabile per l'attivazione delle misure legate a Natura 2000.
Siamo la regione più protetta d'Italia: il 30 per cento del nostro territorio complessivo è sottoposto a vincoli, così come il 70 per cento del territorio interno e montano. Nonostante ciò, siamo tra le poche regioni che non sono riuscite ad attuare le misure del Piano di sviluppo rurale, che prevedono il rimborso, agli agricoltori, del danno derivante dal vincolo.
In questo campo vanno, però, eliminati i vincoli comunitari, che impediscono di accedere alle misure dell'Asse 1 del PSR, vendendo, nel contempo, l'energia al gestore della rete: se oggi accediamo al fondo del PSR come agricoltori, non possiamo poi vendere l'energia elettrica all'ENEL. Di fatto è come se non si potesse fare.
È strategico, infine, accentuare il sostegno alle aggregazioni e, dal nostro punto di vista ovviamente, alle cooperative, così da rendere sempre più le nostre imprese in grado di aggredire il mercato e recuperare spazi di operatività.
Infine, abbiamo richiesto alla regione un Fondo di rotazione per lo sviluppo. Nell'immediato, come misura urgente per far fronte alla crisi generale, proponiamo che tutte le attività agroalimentari e forestali di investimento siano sostenute nell'ambito di un Fondo di rotazione per lo sviluppo della cooperazione agricola e forestale, con finalità non di erogazione a fondo perduto di contributi, bensì di garanzia e di contributo in conto interessi. Questo potrebbe essere di utilità anche a livello nazionale. Alla creazione del fondo potrebbero contribuire anche i nostri fondi per lo sviluppo della cooperazione e le centrali cooperative sono disposte a fare la loro parte.
Infine, occorre dare la possibilità di trasformare i contratti di lavoro a tempo determinato in essere in contratti a tempo indeterminato, attraverso la previsione di un cospicuo abbattimento degli oneri previdenziali e sociali per un periodo di tre e cinque anni. Molte nostre aziende sarebbero disponibili alla trasformazione dei contratti, ma a oggi i costi sono eccessivi.
PRESIDENTE. Mi perdoni se la interrompo. Voi avete focalizzato legittimamente le vostre esigenze e istanze rispetto alla tipicità della situazione agricola abruzzese, che a noi interessa moltissimo. L'audizione, però, è relativa all'indagine conoscitiva sul finanziamento delle imprese agricole, con particolare riferimento all'Abruzzo.
GASPER RINO TALUCCI, Presidente della Fedagri-Confcooperative Abruzzo. Essendo stati convocati come organizzazioni abruzzesi, abbiamo focalizzato...
PRESIDENTE. Non era questa la vicenda centrale, che ci interessa comunque. Rispetto alla specificità, l'ambito dell'indagine conoscitiva è sul sistema di finanziamento delle imprese agricole. Volevamo capire, nel panorama generale, la criticità abruzzese, che accusava - come peraltro ci è stato già rappresentato prima dai vostri colleghi - una criticità ulteriore. Ovviamente, le sollecitazioni che ci avete fatto non cadono nel vuoto, perché sono utili a comprendere il fenomeno.
MAURO TONELLO, Presidente della Unci-Coldiretti Abruzzo. Credo che, in effetti, una particolare rilevanza e attenzione ci sia nel riuscire ad accelerare la possibilità di una ripresa del credito, in quanto oggi gli istituti bancari sono sicuramente diventati molto più lenti nella loro erogazione.
Il problema oggi di poter finanziare imprese, anche cooperative, sui PSR sta ulteriormente rallentando - e pericolosamente - l'erogazione di tali aiuti. Ci sono alcune regioni che, mantenendo il livello di spesa che hanno raggiunto fino a oggi, rischiano comunque di arrivare alla fine dei bandi non in tempo utile, con il rischio di dover restituire i fondi alla Comunità europea. Si tratta non solo di regioni del centro-sud, ma anche - secondo un'indagine che abbiamo svolto - del nord.
Il passo è rallentato, talvolta, a causa della macchina burocratica lenta, ma anche, in altri casi, per una difficoltà delle stesse imprese a poter trovare il rimanente supporto da parte del credito e quindi a investire tranquillamente.
Abbiamo pertanto presentato alcune proposte che crediamo possano aiutare a riprendere anche la macchina del finanziamento.
Bisognerebbe innanzitutto riposizionare i debiti a breve e a medio-lungo termine, perché l'affanno delle imprese agricole e associate è molto pesante.
Occorrerebbe poi procedere all'attivazione del fondo di intervento, che oggi di
fatto è fermo. Proponiamo anche, per agevolarne la vigilanza, che uno dei soggetti gestori potrebbe essere la stessa ISMEA.
È necessario, inoltre, armonizzare e creare un po' di unicità a livello nazionale nella legge quadro sui Confidi, per poter procedere più velocemente nell'incentivare l'aggregazione per le imprese agricole di trasformazione e per poter costituire un fondo per dare un'assistenza anche più qualificata nell'accesso al credito, imparando a usare meglio le possibilità delle risorse finanziarie.
Riterremmo quindi utile un fondo nazionale, che potrebbe diventare un fondo di garanzia di secondo grado, per riuscire a dare maggior tranquillità ai Confidi, i quali, se strutturati con le sorveglianze che citavamo prima, possono costituire sicuramente una maggiore garanzia.
Occorre poi la costituzione di un Fondo di rotazione per attivare i processi di salvataggio o ristrutturazione, tenendo presente anche i dettami della Commissione europea e verificare l'applicazione della moratoria, che ci può dare maggiore respiro nelle condizioni di affanno.
Bisognerebbe rifinanziare il credito di imposta come uno degli strumenti che sicuramente ci ha potuto far toccare con mano la celerità e la tranquillità che può derivarne alle imprese.
Infine, sarebbe utile inserire nella compensazione dei debiti fiscali e previdenziali anche gli oneri finanziari.
Gli strumenti che abbiamo elencato darebbero, secondo noi, anche in casi specifici come quello dell'Abruzzo, una maggiore celerità all'erogazione del credito e una maggiore solerzia alle imprese per avvicinarsi a ulteriori investimenti.
PRESIDENTE. Se non vi sono altre sollecitazioni, non solo vi ringraziamo per la squisita cortesia di essere con noi, ma anche per le ultime indicazioni che avete voluto rappresentarci, non solo di carattere generale, ma anche particolare.
Questa audizione rientra nell'ambito delle attività che questa Commissione sta svolgendo per approfondire un'indagine sul fronte del finanziamento alle imprese agricole, comprendendo un particolare riferimento alla regione Abruzzo, che ci è venuto non solo dalle evidenti condizioni di diversità, ma anche dalla visita che abbiamo compiuto negli scorsi mesi.
Vi ringrazio, quindi, per le utili indicazioni che ci avete offerto e che sono anche piuttosto in linea con le sollecitazioni che da più parti ci provengono.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 13,55.