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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
16.
Giovedì 28 aprile 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Zucchi Angelo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI FENOMENI DI ILLEGALITÀ CHE INCIDONO SUL SUO FUNZIONAMENTO E SUL SUO SVILUPPO

Audizione dell'assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria, Michele Trematerra:

Zucchi Angelo, Presidente ... 3 4
Russo Paolo, Presidente ... 5 10 11
Delfino Teresio (UdCpTP) ... 6 11
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 6
Dima Giovanni (PdL) ... 8
D'Ippolito Vitale Ida (PdL) ... 4
Fiorio Massimo (PD) ... 6
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 7
Trematerra Michele, Assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria ... 3 10 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 28 aprile 2011


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANGELO ZUCCHI

La seduta comincia alle 9,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dell'assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria, Michele Trematerra.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo, l'audizione dell'assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria, Michele Trematerra.
Ringrazio l'assessore per aver accolto il nostro invito. L'indagine sull'illegalità nel mondo agricolo che stiamo conducendo è, in particolare, un'indagine mutuata dalla vicenda nata a Rosarno, che interessa, quindi, direttamente la sua regione. Inoltre, la recente audizione del sindaco di Rosarno, in qualche modo, ci ha portato a considerare l'utilità di un'audizione dell'assessore regione Calabria.
Lo ringrazio ancora per la sua presenza dandogli la parola.

MICHELE TREMATERRA, Assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria. Buongiorno a tutti. Il settore agroalimentare è economicamente molto importante per la nostra Regione. In premessa, voglio ricordare ai commissari che ci sono tre importanti aree del settore agroalimentare economicamente trainanti rispetto all'intero comparto: la Piana di Sibari che, con le sue produzioni di eccellenza - agrumi, tra i quali le clementine IGP - ha anche una fortissima vocazione distrettuale; la Piana del Lametino, con alcune caratteristiche importanti, soprattutto per ciò che attiene alle qualità ortive in coltura protetta (le serre), quindi fragole e altre tipologie di prodotti; e un'altra importante area dal punto di vista orografico, la Piana di Gioia Tauro, all'interno della quale insiste anche il comune di Rosarno, da cui è partita la vostra indagine per i noti fenomeni.
Si tratta di un settore molto importante, ma anche strutturalmente debole, se vogliamo, in quanto debole è la nostra la nostra regione nella quale, purtroppo, come è ben noto, soprattutto in alcune aree, come la Piana di Gioia Tauro, insistono le organizzazioni criminali che cercano di insinuarsi in tali elementi di debolezza del sistema. Da una parte c'è, quindi, un sistema agroalimentare che ha già raggiunto importanti obiettivi, che potenzialmente può continuare a crescere, ma che vive un momento di crisi; dal lato opposto abbiamo la presenza di organizzazioni criminali che, invece - non dobbiamo sottacere o nascondere - rappresentano un sistema che guarda con attenzione a dove investire.


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È chiaro, infatti, che queste organizzazioni non possono che guardare laddove c'è presenza di soldi e lì possono, dunque, trovare allocazione. Parliamo, infatti, di organizzazioni con grandissime disponibilità economiche, che hanno la possibilità, paradossalmente, di effettuare investimenti e, rispetto a un sistema debole come quello del comparto agricolo calabrese, che ha delle criticità ataviche - mi riferisco all'accesso al credito, per esempio - cercano di rappresentarsi come coloro che danno una mano al sistema, ma il cui unico fine è quello di entrare al suo interno e fagocitarlo. In buona sostanza, abbiamo, da una parte, un sistema debole, dall'altra, un sistema illegale, economicamente molto forte, che può mettere a disposizione importanti risorse.
Certo, quello che è successo a Rosarno va letto anche, a mio avviso, come un evento negativo che emerge da un momento di crisi del comparto. Oggi, le aziende agricole che hanno un reddito molto basso e che devono cercare di aumentarlo legalmente possono solo ridurre i costi della mano d'opera, ma essa è gestita attraverso il caporalato e fenomeni similari proprio dalle organizzazioni criminali.
Il difficile accesso al credito, le difficoltà di reddito, la disponibilità offerta dal caporalato o, comunque, dalla presenza su quel territorio di extracomunitari e anche, in questi anni, di persone provenienti da Stati membri dell'Unione europea, come i cittadini rumeni che hanno di fatto invaso quel territorio e dato disponibilità attraverso queste associazioni, tutto questo ha condotto al verificarsi di quei fenomeni che hanno originato questa indagine conoscitiva. Il problema riguarda, quindi, l'agricoltura, ma più in generale il sistema economico produttivo calabrese.
Se posso permettermi una personale riflessione, credo che per questo settore sarebbe importante prestare un'attenzione maggiore all'accesso al credito, alla disponibilità economica. Questo è uno degli elementi con cui, secondo il nostro dipartimento, le organizzazioni criminali iniziano a rendersi disponibili ad aiutare le imprese. Tramite questa fase di aiuto, si creeranno le premesse per pervadere le imprese e sarà, quindi, facile trovare imprese che possono apparire del tutto legali - il certificato antimafia sarà in ordine - ma i cui titolari non sono altro che prestanome per gestire e ripulire i proventi che provengono da attività illecite da parte delle organizzazioni criminali e della 'ndrangheta. Quest'ultima si sta trasformando anche in imprenditoria agricola. Prima l'interesse di quest'organizzazione era su altri settori; oggi, essa guarda con molta attenzione all'agricoltura.
È importante la vostra iniziativa perché la politica della nostra regione sta puntando molto all'agricoltura per una serie di valutazione e considerazioni di carattere, ovviamente, politico, ma penso condivise da tutti. I fatti di Rosarno sono stati il campanello d'allarme che avete colto e per cui siamo oggi qui a rappresentare questo comparto, e ritengo sarebbe importante riuscire a tracciare delle linee guida che possano accompagnare l'agricoltura calabrese. Essa oggi costituisce un sistema economicamente importante, ma potenzialmente potrebbe diventarlo ancora di più. Si tratta, a mio avviso, di un sistema che deve essere necessariamente sostenuto e rilanciato per poter meglio esprimere tante potenzialità.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per formulare quesiti o osservazioni.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Mi sia consentito di esprimere il mio personale benvenuto all'assessore Trematerra, che svolge in Calabria il delicato e importante ruolo di amministratore di una delle grandi opportunità - mi permetto di dire, ancora non completamente sviluppate - della mia terra.
La sua rappresentazione, molto chiara e lineare nel denunciare le criticità oggettive di questo comparto, mi induce ad alcune brevi considerazioni. Credo che l'agricoltura in Calabria abbia sofferto, come già l'assessore ha sottolineato, di criticità antiche e di una distrazione, di un


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mancato investimento nel settore, che forse ha rappresentato anche l'indirizzo nazionale rispetto all'agricoltura. Non possiamo sottacere in questa sede che per molti anni sono stati altri i settori in cui si effettuavano gli investimenti da parte della politica nazionale, mentre l'agricoltura è sempre stata la Cenerentola anche al tavolo europeo e solo nell'ultimo decennio si è registrata un'inversione di tendenza.
Credo di poter condividere pienamente la consapevolezza dell'assessore riguardo alle grandi potenzialità di questo comparto della Calabria, che ha tre piane importantissime (la Piana di Sibari, di Lamezia e di Gioia Tauro) forse tra le più importanti delle regioni meridionali e non solo. C'è tuttavia bisogno di linee guida, di un indirizzo strategico, di una vera e propria politica agricola per rendere compatibile le potenzialità del territorio con i condizionamenti che vengono dalle direttive europee e, naturalmente, le preservino da quella debolezza accentuata da un'ingerenza che purtroppo negli ultimi anni è diventata sempre più evidente anche nel campo dell'agricoltura.
La mia esperienza di componente della Commissione antimafia mi ha messo in condizione di registrare questa evoluzione dell'interesse delle organizzazioni criminali calabresi che, come ha sottolineato l'assessore, inizialmente era diretto verso altri segmenti delle attività economiche e produttive della nostra regione e che, invece, sta diventando sempre più penetrante nell'ambito agricolo, proprio a motivo di quel ragionamento e di quelle potenzialità che abbiamo ascoltato.
Ritengo di poter affermare che nella debolezza di un sistema economico produttivo complessivamente condizionato, che ha bisogno sia di sostegno da parte della politica, sia dei comportamenti virtuosi dei calabresi - le vere rivoluzioni si fanno attraverso la coscienza civile - una politica chiaramente orientata possa sicuramente rappresentare il giusto supporto. Mi riferisco alla difficoltà di accesso al credito che rappresenta un problema generale della Calabria per tutti i comparti della nostra economia e che avrebbe bisogno di interventi di politica più generale. Penso alla banca del sud a cui guardiamo con interesse e che mi auguro possa rappresentare anche una risposta a questa difficoltà.
Le testimonio, dunque, assessore, un apprezzamento generale per il suo lavoro - da calabrese posso registrarlo - all'interno di un'attività del governo regionale che pare chiaramente orientata a un inversione di tendenza e anche a una nuova visione dell'economia calabrese. Questa, infatti, adesso mira alla concentrazione e alla selezione degli interventi e non a una politica a pioggia che finisce per disperdere le risorse e non aiutare effettivamente l'economia. Vorrei chiedere all'assessore come si può, a livello di politica nazionale, nella specificità e nella differenza dei ruoli - è risaputo che le regioni hanno una competenza costituzionalmente riservata nell'ambito del settore - creare un quadro normativo di sostegno e tracciare delle linee generali di indirizzo che possano in qualche modo dare un supporto. Insomma, vorrei capire meglio come si può creare un'utile sinergia, oltre alla nostra funzione ordinaria, e a cosa si riferiva l'assessore quando parlava di linee guida. Infatti, ci sono competenze comunitarie, competenze proprie della regione, e c'è un ruolo che il Parlamento sta svolgendo, per esempio, con la Commissione d'indagine. Credo che finalmente questa politica si sia avviata versa una visione strategica che possa togliere anche le aziende agricole della Calabria dalla precarietà che deriva dal dover fare scelte sulla base del momento e non sulla base di ciò che è più utile in una visione prospettica e duratura, soprattutto rispetto ai profitti e ai redditi che devono essere garantiti.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

PRESIDENTE. L'occasione di avere l'assessore tra noi è troppo ghiotta per non alimentare un dibattito, come vedo, particolarmente vivace ed intenso. Voglio ricondurre,


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però, lo spirito dell'audizione alle riflessioni utili che ognuno saprà fare, ma anche alla specificità di domande che consentano all'assessore di rispondere in modo precipuo.

ANITA DI GIUSEPPE. Rivolgo il mio benvenuto all'assessore all'agricoltura della Calabria, una regione bellissima che lei oggi rappresenta. Non le chiederò quali sono le problematiche del settore dal momento che lei le ha già ha messe in evidenza, ma le porrò subito due domande. Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che riguardo al fenomeno dell'illegalità - che esiste anche in altre regioni, ma che magari in Calabria è più evidente - lo Stato debba essere in prima linea. Siccome nelle regioni lo Stato è rappresentato proprio dagli enti locali, le chiedo se la regione Calabria ha messo in atto un'attività ispettiva costante e come si comporta nei confronti di quelle imprese agricole che, per contro, operano nella legalità.
Inoltre, so che lei ha fatto alcune dichiarazioni che riguardano i contenziosi relativi ai debiti contributivi. Forse questo non c'entra con l'illegalità, ma è comunque una questione importante per questo settore dell'economia, non solo calabrese. Infatti, tali contenziosi interessano numerose aziende del sud. Si tratta, chiaramente, di un fenomeno di criticità che mette in discussione proprio la vita economica della regione e del territorio. Lei sostiene che devono essere individuate le cause di questo contenzioso e dei debiti contributivi, ma anche le soluzioni più idonee: quali sarebbero, a suo giudizio, le soluzioni più idonee?

TERESIO DELFINO. Saluto con particolare simpatia e cordialità l'assessore Michele Trematerra. Condivido le indicazioni che ha rappresentato, in particolare quelle sul valore dell'agricoltura per la Calabria e la denunzia delle difficoltà reddituali dei produttori agricoli. Farò una sola osservazione sul tema della legalità. In diverse audizioni abbiamo sentito parlare anche di esperienze molto positive in Calabria rispetto al contrasto all'illegalità. Devo dire che, essendo stato a suo tempo in visita a Rosarno per una missione del Comitato Schengen, abbiano potuto anche apprezzare che c'è una disponibilità di fondo tra le organizzazioni che avevamo incontrato né, d'altra parte, ho rilevato particolari denunce sulla carenza di personale, forze dell'ordine, eccetera. Mi domando, allora, se la regione e gli enti locali, che sono dentro il territorio, hanno piena consapevolezza, come lei ha dimostrato oggi, del fenomeno dell'illegalità, e lo Stato è presente, perché queste forze all'interno del territorio non affrontano in modo più ampio, più deciso il contrasto? Da uomo del nord non riesco a entrare dentro un tessuto che, è vero, ha tutta quell'infiltrazione che lei ha denunciato, ma che oggi ha una coscienza molto più profonda rispetto a venti, trenta o quaranta anni fa. Non è immaginabile ciò che ho avuto modo di sentire in quella - famosa, per noi del Comitato Schengen - visita a Rosarno. Quello che più mi stupisce e mi rammarica non è la mancanza di sinergia, che leggo come un dato che dovrebbe essere assolutamente lineare, non è la mancanza di linee programmatiche - quello della sicurezza è stato un tema anche dell'attuale Governo - ma è la mancanza del tema dell'azione, dell'incisività e del contrasto sociale.
Ho sentito affermare da lei che la difficoltà del credito e quella di produrre reddito renderebbero più ampia e diffusa l'infiltrazione illegale. Si tratta, tuttavia, di un problema che dobbiamo trovare il modo di superare partendo dal territorio. Non credo che si possa partire da Roma o da qualche altra parte: se non si parte dal territorio, non si sradicherà mai un fenomeno che rappresenta veramente la catena di piombo nelle ali di una regione straordinaria come la Calabria, che ho avuto modo di apprezzare anche come turista in gite di piacere e non soltanto per le visite pubbliche.

MASSIMO FIORIO. Vorrei ringraziare anch'io l'assessore regionale della Calabria per la sua presenza. Riteniamo importanti


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le sue dichiarazioni e la relazione che ha lasciato, come sono stati importanti gli altri passaggi del lavoro fatto in questa Commissione sul caso Rosarno.
In realtà, si tratta di una questione ben più diffusa. La Commissione agricoltura ha svolto un ciclo di audizioni dei protagonisti del settore che ci hanno fornito un quadro di quello che sta avvenendo nelle varie zone e abbiamo capito che c'è un'articolazione più complessa. Anche nelle parole di oggi abbiamo sentito delle capacità produttive di quelle zone. Alcune aree scontano un deficit produttivo maggiore, altre sono più avanti. In questa disarticolazione e in questo complesso mosaico produttivo si innesta l'infiltrazione delle organizzazioni malavitose che riescono a incidere anche sui meccanismi economici.
Le sue parole di questa mattina sono in continuità con le dichiarazioni del sindaco di Rosarno, che avevano sollecitato la Commissione a svolgere questa audizione. In quell'occasione il sindaco denunciò fortemente la situazione che vede una presenza delle organizzazioni malavitose nel settore e disse anche che, rispetto ai fatti dello scorso anno, le cose non erano migliorate di molto e che persisteva l'emergenza rispetto alle questioni dei lavoratori.
Le sue parole non sono rassicuranti per molti punti di vista. L'interesse per il settore agricolo da parte delle organizzazioni malavitose punta più direttamente in questo ambito e ciò crea motivi di forte preoccupazione.
Nell'audizione del sindaco si rilevava, anche con riguardo alle risorse pubbliche di cui il settore agricolo beneficia in quanto motore di attività e di produzione, la capacità di certe organizzazioni di entrare in quei meccanismi, sollevando molte preoccupazioni. Lo dico perché rischiamo davvero di abbandonare un territorio.
Venendo alle domande le chiedo, rispetto ai finanziamenti pubblici, della regione o dell'Unione europea, quali sono i meccanismi di controllo per disincentivare questo tipo di attività illecite e per scoraggiare le organizzazioni criminali in quel settore?
Sappiamo, peraltro, che c'è un meccanismo di compartecipazione: arrivano risorse dagli enti pubblici, ma le aziende stesse o comunque il territorio devono sapere innestare la propria capacità e forza di partecipazione ai progetti. Vorrei sapere, rispetto alla situazione più delicata dell'area di Rosarno, quali sono i meccanismi per disincentivare l'attenzione della malavita: che tipo di controlli l'ente pubblico ha attivato per monitorare quello che accade e capire, dal punto di vista produttivo, l'efficacia degli strumenti posti in essere sul territorio?

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Rivolgo un sentito ringraziamento all'assessore Trematerra per l'analisi e anche per il coraggio della denuncia.
Trascuro per un attimo l'osservazione della collega Ida D'Ippolito sulla mancanza di investimenti nel settore da parte del Governo. Infatti, sembrerebbe veramente di parlare di corda in casa dell'impiccato visto che abbiamo letto il documento di economia e finanza e abbiamo capito quali sono le attenzioni di questo Governo nei riguardi dell'agricoltura. Lo trascuro perché credo che di fronte all'assessore dobbiamo porci alcuni problemi.
Il primo è rappresentato dal mercato fondiario parallelo. L'assessore ha parlato di una diffusa economia debole della Calabria, di un sistema forte da parte delle associazioni malavitose e di difficoltà per l'accesso al credito. Rispetto a questi tre elementi c'è un'attenzione nuova, così almeno mi è sembrato, da parte della criminalità organizzata che la porta a diventare quasi un imprenditore agricolo: questi elementi determinano un particolare mercato fondiario parallelo in Calabria? Esiste? In che misura lo Stato, il Parlamento, la regione possono contrastare questo mercato parallelo? Percepisco questo problema non solo nel territorio reggino di Rosarno, ma anche in altri territori. Bisogna capire che strumenti abbiamo per contrastare questo tipo di fenomeno.


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In secondo luogo, ci troviamo anche di fronte a una difficoltà dell'agricoltura di Rosarno. Il sindaco ci diceva che le arance quest'anno non si sono vendute, il prezzo è molto basso, specialmente in quel territorio. C'è un problema di ammodernamento degli impianti e un tentativo di diversificare l'offerta, ma ci troviamo anche di fronte a una più generale polverizzazione di questa stessa offerta in Calabria e a una concentrazione della domanda. Mi chiedo, allora, e chiedo a lei, assessore: come può la regione Calabria incentivare la nascita delle organizzazioni dei produttori? Come possiamo tentare di risollevare il reddito degli agricoltori tentando di muoverci in un settore particolarmente delicato?
Un altro punto è rappresentato dalle infrastrutture: in Calabria non va bene il mercato, non va bene l'agricoltura, ma ci sono anche delle difficoltà di mobilità. Il porto di Gioia Tauro non ha sortito gli effetti che abbiamo sempre auspicato e le infrastrutture ferroviarie e viarie sono particolarmente carenti. Per le infrastrutture si vuole fare un investimento? Come può lavorare la regione Calabria assieme al Parlamento per tentare di scommettere in tale ambito per risollevare l'economia calabrese partendo anche dall'agricoltura?
Ci sono, inoltre, molte truffe sulle vicende agricole: abbiamo una quantificazione di queste truffe? Come si muove la regione Calabria per tentare di contrastarle? Da quello che ci risulta sono tantissime. Come sono stati programmati oggi i PSR in Calabria? Abbiamo perso risorse? Sono tutti punti che vorrei sottolineare per alimentare un rapporto costruttivo come quello che deve sempre intercorrere tra la politica nazionale e quella regionale, a prescindere anche dalle appartenenze ideologiche. L'agricoltura non ha, infatti, un colore politico, signor presidente, ma un comune interesse: quello di tentare di favorire il reddito e la salubrità dei prodotti e dei cibi. In Calabria abbiamo dei grandi giacimenti culturali e anche di produzione che bisognerebbe valorizzare al meglio: come può la politica valorizzarli?

GIOVANNI DIMA. Rivolgo anch'io un ringraziamento all'assessore Trematerra per la sua presenza e, se me lo consente, presidente Russo, vorrei riportare per qualche istante la discussione sul tema più specifico per cui è nata la possibilità, così brillantemente da lei coordinata, di ampliare la discussione alla luce degli avvenimenti di Rosarno.
Credo che, su questo versante, dobbiamo avere contezza delle cose perché corriamo il rischio di generalizzare i nostri ragionamenti, di far apparire il fenomeno del lavoro nero come qualcosa di limitato sul piano territoriale - e sappiamo che non è così - di limitare ancora sul piano territoriale il fenomeno delle truffe - e sappiamo che non è così - di immaginare di risolvere il problema del lavoro nero attraverso politiche di natura strutturale, che sono evidentemente anche queste utili, ma che non sono in via esclusiva la panacea per risolvere il problema del lavoro nero.
Rivolgo, allora, qualche domanda a coloro che da qualche tempo conoscono la realtà agricola, a prescindere dal fenomeno di Rosarno che non è stato l'unico caso nazionale. Vorrei ricordare a questa Commissione che vent'anni fa, non l'altro ieri, scoppiò la rivolta degli extracomunitari, i primi utilizzati in modo massiccio nel lavoro in agricoltura, a Villa Literno, ai confini tra le province di Napoli e di Caserta, a quell'epoca distretto fortemente legato al pomodoro. Capite bene che non è un fatto, quindi, di carattere territoriale limitato alla Calabria, a un solo tipo di produzione, alle risorse di natura infrastrutturale che l'Unione europea eroga allo Stato nazionale, e quindi alla regione, almeno da circa trent'anni.
Detto ciò, qualche considerazione va fatta per sgombrare, anche qui se me lo consentite, il campo da alcuni luoghi comuni. L'altro giorno abbiamo svolto l'audizione di rappresentanti della Guardia di finanza, che non ci ha portato uno spaccato specifico rispetto al lavoro nero, però è stata abbastanza puntuale rispetto alle frodi in agricoltura e abbiamo, ahimè, dico ahimè, riscontrato che ci sono due macchie


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nere, una nell'estremo nord e un'altra nell'estremo sud. Le uniche regioni che si salvano, rispetto ad una forte capacità di conseguire in modo truffaldino le risorse comunitarie, sono quelle dell'Italia centrale. Abbiamo appreso anche, con una certa una sorpresa, che l'estremo nord e l'estremo sud erano accomunati dallo stesso atteggiamento, assieme a una serie di altre sorprese. Il nostro lavoro, infatti, come abbiamo potuto notare da qualche mese, si è talmente allargato nel comprendere meglio questo fenomeno che quando abbiamo esteso la ricognizione andando al di là dei confini del fenomeno Rosarno, e quindi del lavoro nero, abbiamo scoperto una serie di anomalie.
Come possiamo mettere insieme, a mio parere, un ragionamento? Possiamo farlo, intanto, capendo che certamente il lavoro nero è diffuso. Quando parlo di lavoro nero non aggiungo la parolina «extracomunitario», perché il lavoro nero in Italia non è soltanto un fenomeno degli extracomunitari: oggi ci sono anche gli «ex extracomunitari», quindi i neocomunitari, e anche molti italiani sfruttati. È chiaro, infatti, che - soprattutto nel comparto del fresco e, quindi, dell'ortofrutta - l'agricoltore del nord, del centro e del sud trova opportunità di compensazione tra costi e ricavi sfruttando soprattutto il contesto del lavoro, della mano d'opera. Di conseguenza, si tratta di un fenomeno diffuso sul piano nazionale, che certamente in Calabria assume peculiarità anche più preoccupanti perché dentro questo percorso c'è la presenza della malavita organizzata, ma il lavoro nero, in quanto tale, non è un fatto di natura specificatamente calabrese.
Siamo al dilemma di sempre: tra costi di produzione e costi al consumatore c'è un forte divario. Anche le produzioni di eccellenza - la Calabria ne ha qualcuna come il settore agrumicolo e, in modo più specifico, quello della produzione delle clementine, che è una sorta di emblema produttivo, così come il settore olivicolo - evidenziano una forte differenza tra costi e ricavi. Ci poniamo, evidentemente, un problema strutturale che è antico. Qualcuno si chiede se siamo in grado di favorire processi di aggregazione di produttori. Certo: in Calabria, a quanto mi risulta - l'assessore Trematerra sicuramente mi confermerà questo dato -, per esempio nel settore agrumicolo, non più del 20 per cento è veicolato in organizzazioni di prodotto. Un grande quantitativo di questa produzione è veicolato sui mercati ancora con sistemi tradizionali, se volete, un po' approssimativi, un po' superficiali.
Detto ciò, è chiaro che la nostra azione a livello nazionale, quindi come Parlamento, dentro una logica delle cosiddette linee guida, è quella di favorire processi che facciano capire meglio dove sta la speculazione. Noi sappiamo che la speculazione sta al centro tra il mondo produttivo e il consumatore e molto spesso risiede nella grande distribuzione. Gran parte delle produzioni agricole, infatti, attraversa la grande distribuzione: è qui che dobbiamo intervenire con forza per cercare di aggiungere valore al momento produttivo, in modo che il contadino, l'agricoltore, l'associazione o l'associazione di produttori, ossia la base, siano in grado di avere un maggiore ricarico e, di conseguenza, dare anche maggiore ristoro ai lavoratori italiani, neocomunitari o extracomunitari che lavorano in agricoltura.
Non rivolgo domande all'assessore Trematerra, perché, con tutto il rispetto dei colleghi che le hanno poste, sul PSR, sui trasporti, sui mali antichi dell'economia calabrese, sulle antiche sofferenze economica di questa nostra regione, corriamo il rischio di fare qui un convegno, magari anche utile, magari anche assolutamente produttivo, ma che probabilmente non ci porta a capire meglio i fenomeni del nostro ragionamento.
Credo, quindi, e ho concluso, che possiamo dare una mano, non solo alla regione Calabria, che è sicuramente tra quelle più in sofferenza, ma al resto del Paese, se in un coordinamento serio di prevenzione, e quindi di repressione del lavoro nero, riusciamo a incanalare strumenti legislativi e amministrativi per ragionare


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meglio e portare l'agricoltura ad essere un sistema caratterizzato dalla legalità e dalla produttività.

PRESIDENTE. Nutro molto affetto per il collega Giovanni Dima, ma se passa il principio che non rivolgiamo domande, passerà anche quello che non pretendiamo risposte. Ritengo che sia utile rivolgere domande, è utile che si ricevano risposte e magari, ma questo vale per il futuro, riservare l'analisi di ciò che facciamo a una sede successiva per evitare anche di impegnare il tempo prezioso degli auditi, che ringraziamo per la cortesia di essere qui.
Darei la parola all'assessore Trematerra per fornirci qualche utile risposta.

MICHELE TREMATERRA, Assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria. Mi ritengo soddisfatto di come è andata l'audizione, non fosse altro perché sono arrivato qui con l'intenzione di rappresentare a questa onorevole Commissione una realtà senza finzioni, dicendo le cose come stanno. In un luogo così importante come la Commissione agricoltura, in base al ruolo che in questo momento ricopro, non potevo che rappresentare i problemi reali che attanagliano il sistema agroalimentare calabrese. Non potevo, quindi, parlare dell'illegalità e non menzionare che in Calabria esiste un'associazione criminale, qual è la 'ndrangheta, presente purtroppo in tutti i sistemi economici produttivi, agricoltura, lavori pubblici o altro. La storia della Salerno-Reggio Calabria, ad esempio, è a conoscenza di tutti. Ho, dunque, rappresentato uno spaccato.
Devo anche dire, però, che dietro tale spaccato esiste anche un'economia importante, che dà lavoro regolare a tantissimi calabresi, che ha fatto crescere e valorizzato alcuni territori. L'agricoltura non è solo produzione di clementine di eccellenza, come quelle prodotte nella nostra Piana di Sibari - io sono della provincia di Potenza -, ma anche di altro, e ciò consente la valorizzazione dello stesso territorio. Quindi è importante perché dà un valore aggiunto allo stesso territorio.
Ricordo, altresì, che la situazione relativa alla Piana di Gioia Tauro è cambiata negli anni ed è anche molto migliorata rispetto agli anni delle famose truffe. Ricordo, ad esempio, le famose «arance di carta»: si costituivano organizzazione di produttori fittizie che conferivano a industrie fittizie «arance di carta». Qualcuno su questo ha speculato per decine e decine di milioni di euro. Siamo intervenuti, e oggi, su quella stessa area, non ci sono più 52-53 organizzazioni di produttori, ma 20 perché il dipartimento, tramite i controlli, ha allontanato coloro che avevano in qualche misura favorito questo meccanismo di truffa. Esiste, tuttavia, lo ribadisco, anche un'organizzazione che cerca di incunearsi in tutti i momenti di criticità.
Se lo ritenete valido e opportuno, mi riserverei - a parte le altre risposte che fornirò in questa sede - di consegnare una esaustiva relazione sulle tante domande che mi sono state poste anche perché sono venuto qui come politico e non ho pensato di portare anche la mia struttura tecnica.

PRESIDENTE. Apprezziamo il fatto che a supporto dell'audizione ci giungerà anche una relazione su questioni specifiche.

MICHELE TREMATERRA, Assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria. Ho parlato di linee guida perché immaginavo che il percorso intrapreso da questa Commissione serva ad avere contezza del problema dell'illegalità anche per mettere in campo eventuali iniziative a livello centrale che fungano da supporto, pur essendo una materia delegata alle regioni. È chiaro, infatti, che l'agricoltura come tale può arrivare fino a un certo punto. Qui, invece, stiamo parlando di organizzazioni criminali, di malaffare, di illegalità, che vanno combattute attraverso una serie di iniziative culturali fondamentali in un contesto di vicinanza ai territori e di presenza sul territorio.
Non è vero che non abbiamo mai chiesto maggiore attenzione e maggior controllo del territorio. Al contrario, abbiamo chiesto e sempre sostenuto che lo


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Stato su quei territori, se possibile, deve essere ancora più presente.

TERESIO DELFINO. Bisogna avere anche dei parametri.

MICHELE TREMATERRA, Assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria. Non vi è dubbio. Sono stati fatti controlli e ho ricordato le «arance di carta».
Voglio ricordare anche che nella Piana di Gioia Tauro c'erano inizialmente 14.000 ettari in cui si produceva il famoso biondo, cosiddetto da industria. In realtà, non esiste un agrume da industria: si tratta invece di tutti quegli agrumi che non riescono a essere collocati sul mercato e quindi alla fine sono prelevati dall'industria. Negli anni, in quella stessa zona, la riconversione ha fatto sì che 11.000 ettari passassero alla produzione di clementine, che hanno una caratteristica diversa rispetto a quelle prodotte nella Piana di Sibari; mentre, infatti, queste ultime sono presenti in anticipo sui mercati, quelle di Rosarno sono più tardive. C'è stata anche la riconversione nella produzione per il kiwi: solo 3.000 ettari sono ancora dedicati alla produzione del cosiddetto biondo, che non trova allocazione nei mercati perché non utilizzato come prodotto da tavola. Il problema, dunque, è anche di chi non ha voluto probabilmente fare la riconversione o di chi non voleva semplicemente prendere il famoso premio. C'è, infatti, anche questo da aggiungere.
Nel tempo con la riforma dell'organizzazione comune di mercato (OCM) siamo passati da premi che si basavano - lo sapete meglio di me - sulla quantità, a premi oggi basati sulla superficie. Quando mi si dice che il prezzo del biondo è 7 centesimi di euro - ossia 140 delle vecchie lire - non dico che è lo stesso prezzo di qualche anno fa, ma non è crollato in maniera pazzesca. Se aggiungiamo al prodotto il premio, vediamo che rispetto al passato non ci sono state modificazioni clamorose.
Quando mi si chiede del mercato fondiario parallelo - torno sempre alle mie considerazioni - è chiaro che, laddove un'organizzazione intende fare economia di sistema, cercherà di acquisire anche altre attività e non solo le imprese. Inizialmente, la malavita entra con i prestiti, quasi come un angioletto che dà grande sostegno, ma il giorno dopo fagocita le aziende e cerca anche di diventare proprietaria dei terreni, non direttamente, ma spesso con prestanomi. Avete avuto modo di verificare che molto spesso vengono confiscati alla mafia dei beni, molti dei quali sono proprio terreni agricoli. Ci sono anche iniziative importanti che cercano di sottrarre questi beni alla mafia per darli a cooperative.
Concludo dicendo che molte delle domande sono state poste su temi che non riguardavano, a mio avviso, direttamente il problema dell'illegalità. Sono comunque temi sui quali siamo intervenuti come dipartimento e sui quali mi prendo l'impegno, ma soprattutto il piacere, di potervi rispondere in maniera più compiuta con una relazione che possa essere esaustiva.

PRESIDENTE. Nel ringraziare l'assessore Trematerra per la cortesia di essere stato qui, ma anche per la relazione approfondita e utile che ha voluto offrire a questa Commissione, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,05.

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