Sulla pubblicità dei lavori:
Alessandri Angelo, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE PER LA TUTELA DEL TERRITORIO, LA DIFESA DEL SUOLO E IL CONTRASTO AGLI INCENDI BOSCHIVI
Audizione di rappresentanti del Corpo forestale dello Stato:
Alessandri Angelo, Presidente ... 3 8 9 10 11
Ginoble Tommaso (PD) ... 9
Libè Mauro (UdC) ... 9 11
Monai Carlo (IdV) ... 8
Patrone Cesare, Capo del Corpo forestale dello Stato ... 3 10 11
Simonetti Roberto (LNP) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 13,50.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche per la tutela del territorio, la difesa del suolo e il contrasto agli incendi boschivi, l'audizione di rappresentanti del Corpo forestale dello Stato.
Ringrazio l'ingegner Patrone, Capo del Corpo forestale dello Stato, per la presenza e gli cedo subito la parola.
CESARE PATRONE, Capo del Corpo forestale dello Stato. Grazie. Saluto tutti i parlamentari. Mi accompagnano l'ingegner Cozza, dirigente superiore, capo del servizio che si occupa delle questioni sulle quali ci avete convocato, e il dottor Milazzo, responsabile della divisione che concerne gli incendi.
Se lei permette, signor presidente, illustrerei agli onorevoli parlamentari un quadro delle attività del Corpo forestale dello Stato - stiamo distribuendo del materiale - per proseguire quindi con le domande che loro riterranno di rivolgermi.
Il Corpo forestale dello Stato è una moderna forza di polizia ambientale, riformata con la legge n. 36 del 2004, che svolge un lavoro ponderoso. Siamo 8.500 in tutta Italia e ci occupiamo di oltre il 50 per cento dei reati ambientali.
Oltre alla legge n. 36 del 2004, esiste un decreto molto importante emanato dal Ministro dell'interno il 28 aprile 2006 - cosiddetto decreto Pisanu - , sul riassetto dei comparti di specialità delle forze di polizia, che recepisce la valenza del Corpo forestale dello Stato nel comparto sicurezza. Si passa, dunque, dalla normativa del 1992 - cosiddetto decreto Scotti - nella quale il Corpo forestale era assente, alla situazione del 2006 dove il Corpo forestale, per quello che riguarda gli aspetti ambientali, ha un ruolo preminente.
Passo a descrivere la struttura organizzativa della mia amministrazione. C'è un Ispettorato generale, a Roma, con 6 servizi, 15 divisioni, vari uffici, e la cosiddetta «centrale operativa» (il numero di emergenza ambientale 1515), 15 comandi regionali, 83 comandi provinciali, comandi distrettuali, comandi stazione (questo vuol dire che la struttura più periferica dello Stato è il Corpo forestale).
Abbiamo poi strutture specializzate: i coordinamenti per l'ambiente, previsti dalla legge n. 394 del 1991, che svolgono la sorveglianza nei parchi nazionali; i nuclei CITES (Convention on international trade of endagered species), che fanno riferimento alle dogane e si occupano di import di specie animali in via di estinzione. Quest'ultima è un'attività molto importante, se pensiamo che, dopo la droga e le armi, l'import illegale di animali, pelli, tartarughe e così via, è una voce molto consistente, dietro la quale agisce la criminalità organizzata.
Abbiamo, inoltre, gli uffici per la biodiversità. Le riserve naturali dello Stato
sono gestite dal Corpo forestale dello Stato e in queste situazioni noi facciamo tutela di biodiversità. Mi permetto di sottolineare che si tratta di situazioni molto interessanti, anche dal punto di vista della evoluzione della cultura forestale: dalla gestione dei cosiddetti «cantieri di rimboschimento Fanfani», nel dopoguerra, la Forestale è passata a una funzione di polizia ambientale e di tutela dell'ambiente, quindi da un aspetto di sviluppo economico-sociale di un Paese prostrato dalla guerra a un atteggiamento più legato alla polizia ambientale. In concreto, cito i progetti LIFE dell'orso o della lontra, fino a qualche anno fa della cinta senese, oggi del persano e così via. A queste situazioni il Corpo forestale ha posto sempre particolare attenzione, se pensiamo che la prima riserva naturale dello Stato è stata istituita nel 1956, dal Corpo forestale dello Stato, a Sasso Fratino.
Abbiamo, ancora, i centri operativi antincendio, le unità operative territoriali sempre collegate agli incendi (ho previsto un capitolo apposito, inserendo nella documentazione distribuita ai deputati materiale piuttosto corposo per quello che riguarda i dati degli incendi del 2007 e del 2008); le Scuole forestali, presenti dal nord al sud del Paese (abbiamo aperto ultimamente un centro polifunzionale in località Ceva, in provincia di Cuneo); un centro aeromobili, dove abbiamo elicotteri che mettiamo a disposizione della Protezione civile : i quattro elicotteri Ericsson, che mettiamo sotto l'egida della Protezione civile nello schieramento estivo, ma non solo, visto che in Piemonte, ad esempio, gli incendi si verificano anche in inverno.
Abbiamo, poi, alcuni nuclei specializzati per quello che riguarda la polizia ambientale: agroalimentare, antibracconaggio, cinofilo, ippomontato. Infine, mi permetto di ricordare che abbiamo anche un gruppo sportivo che ha vinto diverse medaglie d'oro alle Olimpiadi.
Signor presidente, signori membri della Commissione, in totale più o meno si delinea una amministrazione di circa 8.500 unità e ritengo di poter dire che siamo sotto organico per 900-1000 unità.
Mi permetto di citare velocemente l'esperienza dei laboratori mobili di repertazione, che hanno un grado di efficienza molto elevato, in quanto permettono di effettuare prelievi direttamente sul territorio, per collegarmi ad un punto cruciale, legato ai nostri rapporti con la magistratura. Faccio presente che il Corpo forestale, che ha il 2 per cento di forze di polizia, rileva fino al 60 per cento dei reati ambientali (cito il Rapporto ecomafie di Legambiente). Per quel che riguarda la lotta ai reati ambientali, è necessario un profondo background tecnico, una specializzazione precisa (si pensi alle problematiche relative alle discariche, al bracconaggio e così via), una elevata professionalità: elementi che la magistratura trova proprio nel Corpo forestale. Il rapporto con la magistratura, dunque, è molto importante, tant'è che mi sono mosso, anche in questi giorni, dietro le direttive del signor Ministro per fare in modo di
inserire il Corpo forestale, a costo zero - al riguardo la Commissione bilancio si è espressa - nelle sezioni di polizia giudiziaria presso le procure della Repubblica. Ciò al fine di non essere più sparpagliati, ma uniti, con la nostra identità.
Per evidenziare ancora il ruolo del Corpo forestale, mi permetto di evidenziare ancora le sue numerose attività: polizia ambientale e forestale, lotta agli incendi boschivi, sorveglianza nelle aree naturali protette, tutela delle riserve naturali, controlli per quello che riguarda la sicurezza alimentare (sia contraffazioni che adulterazioni), salvaguardia delle risorse forestali, anche attraverso il sistema informativo della montagna. Sottolineo questo ultimo aspetto per ricordare che, quando si alimenta la polemica sul catasto delle aree bruciate dal fuoco, bisognerebbe ricordare che il Corpo forestale possiede questo catasto e lo mette a disposizione dei comuni; peraltro, grazie ai due ultimi decreti emanati dal sottosegretario Bertolaso, i comuni che hanno predisposto il catasto delle aree bruciate sono passati da 80, se non erro, a 1700. Questo è un punto davvero cruciale, perché il catasto delle aree bruciate altro non è che il
rilevamento
che il Corpo forestale effettua sul territorio, mette su internet e, attraverso una password, mette poi a disposizione dei comuni.
Ricordo, inoltre, le attività in regime di convenzione con le regioni (abbiamo convenzioni con quasi tutte le regioni, che significano un rapporto molto stretto e forte) e le attività del Servizio CITES, che è impegnato a dare attuazione in Italia alla Convenzione di Washington sul commercio delle specie di flora e di fauna in via di estinzione.
Cito, poi, il servizio Meteomont: il Corpo forestale, insieme agli alpini e ad altri enti preposti, si occupa del rilievo delle valanghe e dello stato della neve. Ricordo che, purtroppo, ci sono molte morti in montagna.
Oltre alla citata salvaguardia delle biodiversità, ricordo anche le attività di verifica dell'attuazione di convenzioni internazionali: molti parchi hanno al proprio interno delle aree sottoposte a convenzioni internazionali, per il rispetto delle quali noi ci impegniamo.
Svolgiamo, inoltre, attività di repressione della violenza sugli animali e di protezione del loro benessere, ai sensi della legge n. 189 del 2004. Ciò risponde all'esigenza della società di non proteggere solo l'animale selvatico, ma anche quello domestico, il gatto, il cane e così via. La protezione del benessere degli animali è molto avvertita da un punto di vista sociale e noi, alla luce di questo, abbiamo istituito il Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali (NIRDA), una struttura che interviene incisivamente su tutte le situazioni di maltrattamento degli animali, dalle corse, agli zoo, ai canili e ad altre situazioni diffuse e comuni.
Cito, infine, le attività per la tutela della fauna, per il rispetto del codice della strada, per la tutela del patrimonio artistico, e via elencando. Di tutto questo si occupa il Corpo forestale dello Stato.
Mi permetto, adesso, se il presidente è d'accordo, di fare una zoomata su alcuni argomenti particolarmente delicati. Rispetto al 2006 abbiamo registrato un incremento di una serie di illeciti, tra questi, alcuni particolarmente delicati ai quali poniamo la massima attenzione. Si tratta degli illeciti collegati al ciclo dei rifiuti, rispetto ai quali registriamo situazioni di grandissimo degrado, soprattutto in alcune regioni del sud; situazioni legate non solo alle cosiddette ecomafie, ma molto spesso anche a una certa imprenditoria deviata, alla quale basta la modifica di una bolletta di accompagnamento per fare in modo che il rifiuto tossico venga classificato in altro modo.
L'attenzione che poniamo alle discariche è davvero molto antica, tant'è vero che, se non ricordo male, fin dal 1985, come amministrazione forestale, ponemmo l'attenzione sulla necessità di un inventario delle discariche, sapendo che si trattava di un elemento molto interessante di lettura del paesaggio.
Non cito i dati relativi alle trasgressioni che abbiamo evidenziato. Piuttosto, mi preme sottolineare alcune particolari questioni. Ad esempio, per quanto riguarda le risorse idriche, il Corpo forestale si è sempre interessato dei prelievi abusivi d'acqua e di ghiaia. In questi casi non si tratta di una forma di inquinamento, ma di una rapina che rappresenta un vulnus per il territorio di pari importanza.
Per quanto riguarda la tutela del paesaggio, ricordo che il Corpo forestale per primo ha applicato la legge n. 431 del 1985 (cosiddetta legge Galasso), e vi sono, al riguardo, sentenze della magistratura molto interessanti.
Nell'ambito della nostra scuola principale, a Cittaducale, abbiamo realizzato un osservatorio, anche con la collaborazione del magistrato Santoloci, per seguire anche il profilo dell'evoluzione della normativa in materia di reati ambientali. Ci siamo accorti, infatti, dell'importanza di un nostro stimolo, nella forma di suggerimento rispettoso nei confronti dell'autorità giudiziaria e dei parlamentari, in merito all'evoluzione culturale di certi reati, a partire dai reati di dolo e di colpa per quanto riguarda gli incendi. Quando, ad esempio, l'anno scorso è scoppiata una diatriba molto pesante perché era stato arrestato un soggetto in possesso di candelotti chiaramente incendiari, ma inizialmente
non ne era stato convalidato l'arresto, spiegammo, con l'aiuto di alcuni magistrati, al magistrato competente per quali ragioni in quel caso si trattava di un vero e proprio reato.
Insomma, c'è un'evoluzione anche culturale nei confronti di questi reati, tanto è vero che qualcuno ha proposto che, se non si fanno entrare gli hooligans negli stadi, non si comprende perché persone recidive sotto il profilo dell'illecito ambientale, per quello che riguarda gli incendi boschivi, debbano poter entrare nei boschi.
Ho già accennato alla tutela della biodiversità e questo tema si collega in modo molto interessante al profilo della divulgazione. Lavorando nelle scuole - quest'anno abbiamo organizzato anche un cineforum a Villa Borghese - e spiegando ciò che rappresenta la biodiversità, ci accorgiamo che il passaggio di un messaggio, che si traduce in atteggiamento fisico da parte della popolazione, è molto efficace.
Cito l'esempio degli incendi e dei danni rilevantissimi anche dal punto di vista delle spese che la pubblica amministrazione sostiene per il loro spegnimento (basti pensare alle spese elevatissime per gli elicotteri). Ebbene, se pensiamo che in Italia la problematica degli incendi è legata esclusivamente all'atteggiamento, doloso e colposo, dell'uomo, evidentemente un atteggiamento migliore, almeno sotto il profilo della negligenza, quindi un'educazione nei confronti delle scolaresche se non è la soluzione, sicuramente potrebbe avere una forza notevole.
Ho già accennato alla CITES, quindi alla presenza del Corpo forestale nelle dogane per il controllo di animali e piante a rischio di estinzione. Permettetemi, ora, di fare una riflessione sull'inventario forestale dei serbatoi di carbonio. Anche su questo siamo stati, modestamente, dei precursori, visto che già nel 1985 c'era stato un inventario: si tratta, sostanzialmente, della conta degli alberi. In questo periodo stiamo realizzando, in collaborazione con il Ministero dell'ambiente, l'università e i centri di ricerca (ma noi siamo la spina dorsale di questo progetto), un inventario forestale dei serbatoi di carbonio dinamico, attraverso il quale dimostriamo la quantità di ossigeno prodotta dall'Italia. Attraverso una gestione oculata del nostro patrimonio forestale - in linea con l'attuazione del protocollo di Kyoto -, gli esperti calcolano che noi possiamo detrarre 10,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica dal bilancio nazionale delle
emissioni, con un risparmio che può andare da 750 milioni a un miliardo di euro. Il modello economico di tipo capitalistico, per dirla brutalmente, è permesso dalla produzione di ossigeno: più alberi si hanno, più è possibile impostare quel modello.
Sotto questo profilo, soprattutto in conseguenza dell'urbanizzazione, le foreste italiane sono cresciute dal 1985 a oggi, passando da 8,5 a circa 10,5 milioni di ettari: un terzo del territorio italiano è quindi forestale. Tuttavia - mi permetto di rubare un'immagine utilizzata da un mio predecessore -, l'Italia è un Paese ricco di boschi poveri, di boschi non curati. Il bosco, invece, va curato. La cultura vetero-ambientalista dell'abbandono, soprattutto in un territorio del paesaggio come quello dell'Italia, è una cultura negativa: in un territorio abbandonato non sono curate le scoline, non sono curati gli alberi, non sono curati i boschi e, di conseguenza, gli alberi sono più soggetti a malattie e (per l'accumulo di necromasse) anche agli incendi.
In definitiva, sebbene abbiamo più boschi, purtroppo noi rileviamo un abbandono degli stessi, come se non ci fosse un'attenzione, mi permetto di dire, anche politica, per il bosco.
Della tutela della fauna ho già parlato, quindi ribadisco il discorso della tutela agro-alimentare, particolarmente sottolineato dal Ministro dell'agricoltura Zaia. Rispetto a questo tema, ci stiamo occupando anche della creazione di nuclei regionali per lavorare sia sull'adulterazione sia sulla contraffazione. Nella documentazione distribuita, comunque, sono elencate tutte le nostre attività, anche per quello che riguarda il controllo agro-alimentare.
Procedo velocemente, citando l'attività di concorso nei servizi di ordine pubblico.
Qui abbiamo settori di eccellenza. Alla situazione di Castelvolturno, ad esempio, noi poniamo particolare attenzione, considerata la presenza di una riserva naturale dello Stato. Ricordo, in proposito, che la lottizzazione camorristica, qualche decennio fa, ebbe nel Corpo forestale una diga, prima che da parte dello Stato ci fosse un recupero di iniziativa. Proprio in questi giorni si stanno facendo delle transazioni (dopo quelle già fatte in passato) riferite alla «lottizzazione Coppola» per il trasferimento di queste strutture allo Stato.
Ho parlato dell'attività del numero 1515, un numero di soccorso ambientale che viene letteralmente intasato di telefonate soprattutto nei periodi estivi (l'anno scorso ci sono state circa 40 mila chiamate). È un numero fondamentale perché permette all'utente di avere un punto di riferimento sicuro e a noi, dopo aver ricevuto le segnalazioni, di muoverci sul territorio per contrastare quelle infrazioni ambientali che sono sempre più sentite dalla collettività.
Signor presidente, mi permetta un piccolo flash sugli incendi boschivi, di cui si parla molto. Tengo a precisare che il Corpo forestale contrasta gli incendi boschivi dall'inizio alla fine e non li spegne solo davanti alle telecamere.
Oltre alle operazioni di spegnimento, il Corpo forestale si occupa dell'inventario delle aree bruciate, aree sulle quali, per legge, sono vietate le attività agro-silvo-pastorali, non si può costruire né rimboschire con denaro pubblico. È importante, dunque, che i comuni predispongano il catasto delle aree bruciate e ribadisco che noi l'inventario di quelle aree lo abbiamo e lo mettiamo sempre a disposizione dei comuni, ai quali rimane solo da inserire le aree in questione nei loro piani regolatori.
Siamo ancora noi che arrestiamo gli incendiari - abbiamo provato a costruire anche un profilo dell'incendiario, al quale dedicherò alcune parole - e poi, ovviamente, ci occupiamo, nel sistema di protezione civile delle regioni, delle operazioni di spegnimento.
A questo riguardo, mi preme evidenziare un punto. Con una cultura sistemica, così come avviene nel Comitato per l'ordine pubblico, l'anno scorso abbiamo stretto un accordo importantissimo con i Vigili del fuoco. In base a tale accordo, sotto il profilo della direzione dello spegnimento, la gestione degli incendi nel bosco è del Corpo forestale, mentre fuori del bosco, quindi sia nelle aree di interfaccia, sia nelle aree urbane, è di competenza dei Vigili del fuoco. Abbiamo, inoltre, lavorato fortemente per la formazione, in quanto si tratta di formare forestali, vigili del fuoco, volontari e così via: riteniamo che sia necessario creare una scuola di alta formazione e siamo disponibili a rendere utilizzabile la nostra struttura. Nulla più del sistema di protezione civile contro gli incendi è legato a un discorso di intelligente relazione: è vero che devono intervenire gli elicotteri, è vero che devono intervenire gli
aerei, ma gli incendi si spengono a terra, con la bonifica e con l'intervento dell'uomo. Allora, un giusto coordinamento dei volontari opportunamente formati, dei forestali, dei vigili del fuoco, insieme all'azione delle sale operative regionali, rappresenta la svolta nelle attività di spegnimento degli incendi. La «politica» di chiamare l'elicottero ogni volta che si vede una fiamma è assolutamente sbagliata, per non dire molto esosa e onerosa, ma un giusto coordinamento è cruciale.
Qualora - come è stato pubblicamente evidenziato anche dal dottor Bertolaso - ci fosse una riflessione sulla legge n. 353 del 2000, siamo disponibili a mettere a disposizione le nostre riflessioni. Dobbiamo evidenziare che alcuni Stati sono avanti a noi in questo comparto. Si parla di «fuochi prescritti», di «controfuochi» e di una serie di attività, probabilmente poco conosciute in Italia, che potrebbero rappresentare a mio avviso una strada per la risoluzione dei problemi.
Il servizio Meteomont, insieme al Saf-Soccorso alpino, è molto sentito dalla popolazione. L'informazione sullo stato della neve, infatti, è molto importante, soprattutto oggi che la fruizione della montagna avviene non tanto da parte di
chi la conosce, ma da urbanizzati che a volte affrontano la montagna con atteggiamento un po' superficiale.
Prima ho parlato di profilo dell'incendiario. Avendone arrestati molti, abbiamo fatto una riflessione e abbiamo cercato di disegnarne il profilo. A volte si è parlato anche di malavita organizzata, ma quello è un altro discorso. Se parliamo di incendiari e non di malati, cioè piromani, che pure ci sono, lasciando fuori dal discorso l'aspetto della negligenza, ossia l'aspetto colposo, rispetto al quale occorre certamente un'attività di repressione, ma soprattutto di educazione (bisogna insegnare agli agricoltori e ai pastori che certe pratiche non vanno effettuate), ecco dunque che avremo il profilo dell'incendiario, cioè di colui che agisce con dolo: un maschio adulto, a volte anziano, in controtendenza con l'età media della delinquenza, fondamentalmente un «emarginato della ruralità». Quando assistiamo, in televisione, all'arresto di queste persone, vediamo che sono tutte persone di bassa cultura,
fondamentalmente abbandonate. Queste persone guardano addirittura con disprezzo l'atteggiamento degli inurbati che vogliono dettare regole sul territorio e sulla sua fruizione, mentre loro, vivendolo, pretendono di poterne disporre come vogliono, in una visione meramente strumentale della natura.
Se poniamo attenzione all'emarginato della città, al drogato, non si vede perché non dobbiamo porre analoga attenzione all'emarginato della ruralità e della montagna. A mio avviso, se queste figure non vengono isolate, bensì coinvolte e addirittura premiate nel caso in cui i boschi non vengano incendiati, si può individuare una soluzione, o almeno dare un contributo in questa direzione. In questo senso, non vedo tanto la malavita organizzata dietro gli incendi, come a volte è stato detto, quanto piuttosto questa figura rurale di emarginato-abbandonato che, seppur criminale, resta comunque una persona abbandonata.
PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ROBERTO SIMONETTI. Ringrazio il dottor Patrone per questa brillante relazione. Porto l'esperienza della provincia in cui vivo e in cui sono stato eletto, la provincia di Biella in Piemonte, dove la presenza del Corpo forestale si avverte ed è importante per la tutela del territorio.
Devo dire che un'implementazione dell'organico sarebbe auspicabile, soprattutto perché le zone del nord, il Piemonte in particolare, hanno un territorio boschivo di superfici vaste, talora coltivate, talora no. La stessa frammentazione delle proprietà rende difficile condurre una politica pubblica della gestione del bosco, in ragione della notevole frammentazione dei fondi.
Abbiamo già considerato con i suoi collaboratori un'ipotesi di sviluppo del vostro corpo in provincia di Biella, che penso possa essere portata avanti e spero che, come diceva il presidente Alessandri, si possano reperire fondi per incrementare l'organico dato che, sostanzialmente, tutto l'arco alpino necessita di una vostra maggiore presenza.
CARLO MONAI. Anch'io desidero ringraziare l'ingegner Patrone per questa interessante audizione.
Vorrei sollecitare una particolare attenzione sul contesto del nord-est d'Italia, dove recentemente le province di Belluno, Bolzano, Trento, Pordenone e Udine si sono consorziate per portare avanti la proposta, poi avallata dal Ministero per i beni e le attività culturali, di inserire il Parco delle Dolomiti nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO.
Da questo punto di vista - ne parlavo anche con il Ministro Prestigiacomo nell'audizione dello scorso luglio - penso che vi sia la necessità che anche la componente forestale che sarà impiegata nella tutela di questo importante complesso paesaggistico e naturalistico sia rafforzata, a garanzia che il patrimonio mondiale dell'umanità - tutti ci auguriamo che il Parco delle Dolomiti venga ufficialmente inserito nella lista dell'UNESCO nel 2009 - abbia i necessari supporti anche logistici.
Approfitto per ricordare quel grande polmone verde, uno dei più grandi d'Europa,
che è la foresta di Tarvisio, che confina con la Carinzia, dove si assiste a un'utile collaborazione tra il Corpo forestale dello Stato e il Corpo forestale regionale del Friuli Venezia Giulia. Anche in questo caso, sono in atto valutazioni circa le modalità per valorizzare il grande patrimonio boschivo, in una logica turistica sostenibile e anche qui mi risulta che gli organici non siano adeguati per garantire una sorveglianza efficace del territorio. Su questo versante, peraltro, su iniziativa del presidente Illy, si era cercato di intervenire con convenzioni transalpine con la vicina Carinzia che prevedono, in caso di incendi boschivi, dei protocolli di intervento transfrontaliero.
Su questi temi, come ha detto il collega che mi ha preceduto, è bene prestare la massima attenzione. Abbiamo, infatti, un patrimonio boschivo tra i migliori d'Europa e, soprattutto nelle due zone che citavo, è opportuno che anche lo Stato focalizzi in maniera più attenta le sue disponibilità.
MAURO LIBÈ. Grazie, dottor Patrone, per la relazione sicuramente esaustiva. L'unico aspetto che non mi sembra lei abbia toccato - ma forse mi sono distratto -, sebbene oggetto di questa indagine conoscitiva siano le politiche per il contrasto agli incendi boschivi, è la questione, per così dire, della «catena di comando». Eppure, a mio avviso, questo è un punto cruciale. Ci sono, infatti, 3 o 4 soggetti che cercano di impossessarsi della direzione delle operazioni.
Soprattutto nella precedente legislatura, quando ero al Senato, ho sentito in più audizioni ripetere che in tema di gestione delle operazioni di spegnimento degli incendi, il primo che arriva dispone, comanda e dà le direttive. Poiché ritengo che, alla fine di questo ciclo di audizioni, dovremmo formulare una proposta che riguarda principalmente il ciclo di comando di quelle operazioni - mi corregga, presidente, se sbaglio -, su questo tema mi piacerebbe sentire qualche parola in più. Ho l'impressione che ognuno pensi di avere le competenze per esercitare questa funzione e credo che anche voi, come Corpo forestale dello Stato, abbiate la titolarità per rivendicarla.
TOMMASO GINOBLE. Saluto l'ingegner Patrone, che ho incontrato anche nel mio precedente ruolo di assessore regionale alla protezione civile della regione Abruzzo. Soprattutto, voglio esprimere i miei ringraziamenti al Corpo forestale, il cui lavoro abbiamo potuto apprezzare in occasione degli incendi del 2007, che toccarono la mia regione in particolare.
Si discute molto, e da tempo, sulla «catena di comando». Peraltro, mi permetto di dire che la disputa riguarda in particolare il Corpo forestale e i Vigili del fuoco. Comunque, io non farei di questo l'argomento fondamentale dell'indagine conoscitiva. Credo che l'ingegner Patrone abbia già illustrato le competenze specifiche da cui derivano le catene di comando successive. In caso di incendi boschivi c'è il Corpo forestale...
TOMMASO GINOBLE. Può darsi, io porto la mia esperienza. Noi, in Abruzzo, siamo riusciti ad affrontare efficacemente l'emergenza incendi nel 2007 e mi sembra che anche il dottor Patrone abbia distinto bene i vari compiti; se, però, in altre zone non funziona sempre maniera così, se esistono elementi di confusione, credo che basterebbe essere chiari, specificare e codificare i ruoli; non capisco per quale motivo non si dovrebbe riconoscere la specificità e la diversità dei due corpi.
Rivolgo, inoltre, un invito in particolare al Governo affinché il Corpo forestale - trattato spesso come una «Cenerentola» - venga considerato con maggiore attenzione, anche dal punto di vista delle risorse e degli organici.
La nostra regione vuol porre una particolare attenzione nei riguardi del patrimonio boschivo e credo che si debba passare dalle parole ai fatti perché non si possono fare le nozze con i fichi secchi, insomma senza le necessarie risorse. Noi del Partito Democratico esprimiamo una sollecitazione
affinché si integri il numero dei forestali, che non solo svolgono il loro lavoro - lo ripeto - in condizioni straordinarie, ma sono l'interfaccia dello Stato in quei territori e svolgono anche una grande opera di sensibilizzazione, permettendo a popolazioni che vivono in zone belle ma distanti dai servizi di vedere la presenza dello Stato e di non sentirsi abbandonate, ma parte di una società che vorrebbe che questi luoghi non si desertificassero, con il risultato di congestionare zone già troppo urbanizzate e antropizzate.
Credo che questi due elementi dovrebbero essere tenuti nella debita considerazione: maggiori risorse e maggior numero di uomini per far sì che questo straordinario lavoro possa essere ancora più efficace.
PRESIDENTE. Do la parola al capo del Corpo forestale dello Stato per la replica.
CESARE PATRONE, Capo del Corpo forestale dello Stato. Signor presidente, rispondo velocemente alle domande poste dagli onorevoli parlamentari, cominciando dall'onorevole Simonetti. Abbiamo istituito la sede di Biella da poco tempo, abbiamo individuato un bel fabbricato per il comando provinciale e stiamo facendo in questi giorni alcune riflessioni per i comandi stazione.
Non è nel mio stile, né nello stile del Corpo forestale la cultura della lamentazione. Tuttavia, se dovessi fare una computazione per quel che riguarda l'efficacia e l'efficienza del Corpo forestale dello Stato, dovrei registrare la condizione per cui uno stesso funzionario si occupa , peraltro con brillantezza, di diverse attività, dall'inventario forestale alla polizia ambientale, agli elicotteri e così via. Siamo 8.500 in tutta Italia; abbiamo in Calabria 300 operai, bravissimi, per carità, e ne abbiamo 1.500 in tutta Italia. Sottolineo ancora una volta che il Corpo forestale svolge un lavoro ponderoso e mi chiedo che costi avrebbe avuto un inventario forestale realizzato da qualcun altro, con lo schema molto moderno dell'outsourcing (cito l'esempio dei parchi, che vogliono noi perché non spendono nulla.
Non aderiamo, dunque, alla cultura della lamentazione, ma rimaniamo male se poi la proposta di inserire, a costo zero, il Corpo forestale nelle sezioni di polizia giudiziaria presso le procure della Repubblica non passa in Commissione giustizia; a mio avviso, invece, deve passare, perché il ruolo del Corpo forestale è fondamentale in certe indagini.
Sempre in Piemonte, abbiamo istituito la scuola di Ceva. Oggi leggevo i commenti entusiasti della popolazione. Certo, l'istituzione è stata possibile perché il provveditorato ci ha dato risorse che altrimenti noi non abbiamo.
C'è un'attenzione per il nord, per il nord-est, per il sud: l'Italia è una. C'è, dunque, attenzione da parte del Corpo forestale dello Stato anche per le Dolomiti bellunesi e per il parco. Quanto al servizio di sorveglianza (qualche anno fa, come dirigente responsabile, mi sono occupato proprio della sorveglianza dei parchi nazionali) segnalo che abbiamo delle professionalità elevatissime. A Celarda, ad esempio, abbiamo un gruppo che si occupa di equitazione, con metodi «moderni», rivolgendosi anche alla cittadinanza. A Tarvisio, nonostante la nostra particolare attenzione, abbiamo assistito con molta serenità al tentativo di acquisizione della foresta da parte della regione. Noi siamo disponibili: se la classe politica e le leggi decidono, per noi va bene, ma la realtà è che Tarvisio è una foresta, una struttura, che funziona e che è gestita adesso dal Corpo forestale dello Stato. Siamo
disponibili all'obbedienza, ma chiediamo una grossa attenzione, perché l'accordo tra Corpo forestale e Ministero dell'interno per la foresta di Tarvisio sta funzionando molto bene.
Per quanto riguarda la catena di comando, argomento che non intendo eludere, ho parlato con una certa serenità di uno strumento come la scuola di formazione che, a mio avviso, deve essere istituita, così come ho parlato dell'accordo siglato tra Corpo forestale e Vigili del fuoco; peraltro, nutriamo grandissima
stima nei confronti del Comandante dei Vigili del fuoco, prefetto Pecoraro, e del corpo nel suo insieme.
È ovvio, tuttavia, che certe catene di comando non funzionano nella misura in cui la regione non funziona. In Abruzzo, ad esempio, la catena di comando funziona, come testimoniava l'onorevole Ginoble, già assessore regionale, così come funziona in Toscana, in Liguria e in molte altre regioni d'Italia. Per quanto riguarda la catena di comando a terra, la sala operativa unificata permanente (SOUP) è di competenza della regione; laddove la regione non ce la fa, l'aiutiamo noi e, per dirla tutta, laddove la regione «non c'è», c'è il COR (Centro operativo regionale) del Corpo forestale.
MAURO LIBÈ. Mi scusi dottor Patrone, ma abbiamo sentito in occasione di un'audizione in questa Commissione il Capo della protezione civile dire cose diverse. Dato che esiste il resoconto, credo converrebbe leggerlo.
CESARE PATRONE, Capo del Corpo forestale dello Stato. Onorevole, io porto la mia esperienza. Per quello che riguarda lo spegnimento a terra, onorevole, la catena di comando per certi versi è chiara: la competenza è della regione, ma laddove questa non riesce a gestire la situazione, dove non c'è la SOUP, interviene il COR. Questa è la situazione normativa e, fino a quando è in vigore la legge n. 353 del 2000, noi obbediamo a questa normativa. Sul territorio, le sale operative provinciali, laddove ci sono, danno le indicazioni. Pertanto, i forestali, laddove ci sono (non siamo ovunque) hanno il comando - il cosiddetto DOS - nei boschi; i Vigili del fuoco hanno il comando fuori dei boschi.
Faccio notare che l'anno scorso c'è stato un attivismo notevole degli organi centrali, e quindi da parte del Capo della protezione civile Bertolaso, del Prefetto Pecoraro e di chi le parla: abbiamo definito l'accordo, sono stati emanati due decreti, ci siamo incontrati continuamente, siamo andati nelle regioni carenti e abbiamo cercato di portare avanti il più possibile il discorso del coordinamento delle attività.
Ribadisco, quindi, che in alcune regioni la catena di comando funziona, in altre regioni c'è notevole confusione al riguardo. Anche per ciò che concerne il cosiddetto COAU (Centro operativo aereo unificato), quindi lo spegnimento aereo, la procedura è molto chiara e se qualche politico, o qualche sindaco a livello locale, richiede direttamente l'elicottero, segue una procedura che non è quella giusta e che è diversa da quella prevista dalla legge. La procedura giusta è sempre attivata dal Corpo forestale, come avviene nelle regioni che funzionano. Volevo dire questo per scongiurare il rischio di «gettare il bambino con l'acqua sporca». Ci sono realtà che funzionano, e piuttosto bene, e realtà che funzionano meno bene, anche a causa delle carenze degli organi locali (spesso i sindaci preferiscono andare in televisione anziché predisporre i programmi antincendio, come è loro dovere e come
è dovere dei parchi.
Probabilmente occorrerebbe una maggiore chiarezza anche da parte della legge n. 353 del 2000 - nella mia relazione troverete diverse proposte in ordine alla sua revisione - e soprattutto, a mio modo di vedere, occorrerebbe una scuola di alta formazione nella quale tutti gli organi competenti possano relazionarsi fra loro.
PRESIDENTE. Nel ringraziare il Capo del Corpo forestale dello Stato, dottor Patrone, e i suoi collaboratori, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14,35.