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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
15.
Mercoledì 4 luglio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE N. 2 DEL 9 GENNAIO 2008, RECANTE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA SOCIETÀ ITALIANA DEGLI AUTORI E DEGLI EDITORI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD ATTIVITÀ, GESTIONE E GOVERNANCEDELLA MEDESIMA SOCIETÀ

Audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi:

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3 6 10 12 13
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 13
Colucci Francesco (PdL) ... 3
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 6 10
Goisis Paola (LNP) ... 12
Ornaghi Lorenzo, Ministro per i beni e le attività culturali ... 6 13
Zazzera Pierfelice (IdV) ... 11

ALLEGATO: Nota depositata dal deputato Colucci ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

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COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 4 luglio 2012


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ALLEGATO
NOTA DEPOSITATA DAL DEPUTATO COLUCCI

1. ALIENAZIONE IMMOBILI DEL FONDO PENSIONI SIAE e ALIENAZIONE DEGLI IMMOBILI DELLA SIAE.

La problematica della necessità di vendere gli immobili per fronteggiare le esigenze di liquidità del Fondo Pensioni e per contenere gli investimenti immobiliari entro il limite del 20 per cento del patrimonio immobiliare entro il 2012, termine peraltro soggetto a proroga (decreto ministeriale n. 62 del 2007), riguardava esclusivamente il patrimonio del Fondo Pensioni non gli immobili di proprietà della SIAE. Non vi era alcuna ragione di dismettere in maniera repentina e presso che clandestina anche gli immobili appartenenti ad un ente pubblico, tale essendo ancora la SIAE pur dopo la legge n. 2 del 2008, attraverso il loro trasferimento a fondi immobiliari appositamente costituiti.
Tanto più che nel Piano Strategico 2011-2013, predisposto dal Direttore Generale e fatto proprio dalla gestione commissariale, non v'è traccia di un simile programma di alienazione del patrimonio immobiliare del Fondo Pensioni né tanto meno di quello della SIAE. Si pone quindi la domanda perché è stata posta in essere, al di fuori di qualsiasi pubblicità e con aperta violazione dei Regolamenti interni e del Codice etico dell'Ente, un'operazione di tale rilevanza e complessità che ha comportato l'alienazione degli immobili della SIAE anziché adottare la linea diretta e trasparente di vendita dei soli immobili del Fondo Pensioni, senza coinvolgere il patrimonio immobiliare della SIAE.
L'operazione appare nel suo complesso un complicato espediente per creare plusvalenze dal valore degli immobili della SIAE senza generare nuove opportunità di ricavi, sfruttando solo la ricchezza già esistente in SIAE (cioè il patrimonio immobiliare) e, lungi dal realizzare condizioni strutturali e prospettiche di equilibrio del bilancio SIAE, si limita a creare disponibilità una tantum che esauriscono i loro effetti nell'arco di uno o due esercizi, avvantaggiando nell'immediato principalmente i bilanci della gestione commissariale ma con poste solo straordinarie e naturalmente gli attuali associati «grandi» editori che potrebbero beneficiare della riduzione delle provvigioni non a seguito di nuove condizioni di crescita e di sviluppo della Siae ma solo sfruttando le operazioni sugli immobili della Società che generano plusvalenze, impoverendo di fatto in prospettiva il patrimonio dell'Ente.
È evidente infatti che le plusvalenze realizzabili con l'alienazione degli immobili della SIAE costituiscono operazioni straordinarie, non più ripetibili sul patrimonio immobiliare della Società e non sono quindi annoverabili tra i ricavi caratteristici dell'Ente - il cui core business è l'intermediazione nell'utilizzazione economica delle opere dell'ingegno e non certo la gestione immobiliare - né potranno garantirne il risanamento economico sul piano strutturale perché di


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carattere eccezionale e non ricorrente, contrariamente a quanto affermato da Direttore Generale e Sub-commissari nel corso delle loro audizioni. Ad oggi non sono chiari i costi dell'operazione immobiliare, compresi quelli fiscali che resteranno definitivamente a carico della SlAE. La Commissione pretende un quadro riepilogativo chiaro, completo ed esaustivo della reale necessità dell'operazione così come congegnata, di tutti i soggetti coinvolti e di tutti i costi connessi con l'operazione: consulenze, commissioni varie, imposte, finanziamenti bancari, interessi, premi di assicurazione, spese comunque riferibili all'iniziativa in parola.
Si vuole conoscere anche con precisione da un lato l'ammontare del premio assicurativo per garantire le prestazioni pensionistiche e dall'altro l'ammontare del debito del Fondo per erogare le prestazioni ai pensionati attuali e futuri. La gestione commissariale e il direttore generale, a cui dette richieste sono state rivolte dalla Commissione, non hanno dato risposte adeguate. Tale circostanza, di per sé offensiva nei confronti delle Istituzioni, legittima l'allontanamento dalle funzioni e dai ruoli attualmente ricoperti da Commissario, sub commissari e direttore generale. Si ritiene necessario inoltre, al fine di far valere le connesse responsabilità gestionali, un formale interessamento dell'Agenzia delle entrate, prima committente pubblica della SIAE, affinché verifichi la sussistenza di una fattispecie di abuso del diritto con relativa elusione fiscale da parte dell'Ente Pubblico SlAE in operazioni che appaiono poste in essere senza una valida ragione economica in quanto nulla hanno a che vedere con il core business e l'attività d'impresa dell'Ente.

2. FINALITÀ DEL COMMISSARIAMENTO.

Con il decreto del Presidente della Repubblica 9 marzo 2011 è stato affidato al Commissario (e ai due subcommissari), tra l'altro, l'incarico di assicurare il risanamento finanziario e l'equilibrio economico gestionale della Società nonché individuare le modifiche statutarie idonee a garantire la funzionalità dell'Ente.
Va premesso che non sussisteva alcuna necessità di risanamento finanziario dell'Ente considerate le rilevanti riserve patrimoniali e l'ingente costante liquidità a disposizione della Società (oltre 600 milioni di euro), evidentemente non adeguatamente valutate dall'estensore del provvedimento di commissariamento. Anche l'equilibrio economico risultava dai risultati di bilancio pur con tutte le riserve derivanti dalla contrazione dei ricavi e dall'andamento declinante degli incassi in connessione con la crisi economica che ha investito il Paese e con le note difficoltà ad approcciare il mercato digitale. In realtà il commissariamento è stato indotto dall'impossibilità di funzionamento dell'Assemblea degli associati SIAE, in conseguenza dell'atteggiamento ostruzionistico adottato dagli editori e dichiaratamente volto a far decadere gli organi sociali nei quali ritenevano di non poter far valere una posizione di supremazia per influire in maniera decisiva sulla ripartizione dei diritti d'autore e per condizionare le scelte gestionali dell'Ente. Nonostante l'assoluta libertà di azione della gestione commissariale e del direttore generale, grazie alla mancanza


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degli organi ed organismi societari attraverso cui si esplicavano i poteri decisionali, sorveglianza e controllo della base associativa, nessun obiettivo sembra raggiunto a distanza di quasi tre anni dall'insediamento del direttore generale e di quasi un anno e mezzo dalla nomina dei commissari: né il risanamento economico dell'Ente in via strutturale, né un nuovo Statuto idoneo a garantire la funzionalità della Società. Di ciò ne è testimonianza la mancata approvazione, da parte degli organi di vigilanza, del bilancio SIAE per l'anno 2010 (predisposto dal Direttore generale e deliberato dai Commissari nel maggio 2011). Stessa sorte sembra toccata al misterioso testo dello Statuto predisposto dai Commissari (d'intesa con il direttore generale).
Nessuna iniziativa è stata assunta per garantire in maniera strutturale l'equilibrio economico della SIAE se non ricorrendo ad operazioni sulla ricchezza dell'Ente già esistente (il patrimonio immobiliare) e creando artificiosamente plusvalenze contabili ma con elevati costi reali, mentre nulla è stato fatto per quanto concerne lo sviluppo di nuove fonti di ricavi, tranne un fumoso e astratto piano strategico dal quale non risulta alcuna iniziativa programmata di concreta produzione di nuovi ricavi ma solo la mera elencazione descrittiva di generiche e modeste «opportunità» da coltivare, tutte da verificare e comunque insuscettibili di tradursi in effettivi, credibili e consistenti proventi. Direttore generale e Commissari si sono dimostrati palesemente non all'altezza dei loro compiti e vanno tempestivamente rimossi e sostituiti.

3. DEFICIT DEL FONDO PENSIONI.

È singolare che il direttore generale, a suo dire sempre così attento e pronto a rilevare le criticità della struttura aziendale, non si sia accorto né del presunto «buco» del Fondo Pensioni né dell'asserita «mala gestio» da parte degli amministratori e revisori del Fondo, pur avendo affrontato la problematica fin dal suo insediamento insieme con il Consiglio di amministrazione della SlAE. Si ricorda che il bilancio SIAE 2009, che teneva conto di una situazione di equilibrio del Fondo Pensioni, è stato predisposto nel giugno 2010 dal Direttore generale già in carica da circa sette mesi che ha pertanto pienamente condiviso la legittimità delle operazioni poste in essere dal Fondo, contrariamente a quanto dichiarato dallo stesso direttore generale nell'audizione del 22 febbraio 2012 nel corso della quale ha affermato dapprima che non doveva avere cognizione del bilancio del Fondo pensioni, poi ha fatto riferimento a «convinzioni da lui maturate sul disequilibrio del fondo» perché basato «su valutazioni e assunzioni non realistiche e non ragionevoli». Non è affatto chiaro quando tali convinzioni siano maturate poiché le dichiarazioni si affastellano senza riferimenti temporali. Resta il fatto che sarebbe particolarmente grave il comportamento di un direttore generale che, pur essendosi reso conto del presunto «buco» del Fondo, non ne abbia tenuto conto nella predisposizione del bilancio della SIAE per il 2009, predisposto a maggio 2010. Quindi, nel 2010, nell'espletamento delle sue funzioni il direttore generale avrebbe dovuto conoscere e controllare il bilancio del Fondo e se del caso denunciarne le presunte irregolarità prima di presentare il bilancio SIAE 2009 al Consiglio di Amministrazione.


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Lo stesso direttore generale, a distanza di un anno (giugno 2011 in sede di bilancio SlAE 2010), in piena sintonia con la gestione commissariale ritiene di riscontrare gravi irregolarità nella gestione del Fondo che avrebbero causato un dissesto del Fondo stesso e capovolge i criteri di imputazione dell'erogazione della SIAE al Fondo Pensioni, creando le premesse per giustificare la contorta operazione sugli immobili della SIAE e su quelli del Fondo Pensioni accomunati in un'unica contestuale alienazione per produrre plusvalenze di cui occorre attentamente individuare i reali beneficiari. Si chiede di conoscere se in occasione dell'approvazione del bilancio SIAE 2009 a giugno 2010, il direttore generale si era accorto o meno del presunto «buco» e della mala gestio del Fondo Pensioni.

4. RAPPORTI PROFESSIONALI CON IL SUB-COMMISSARIO SCORDINO

Si chiede di conoscere se risponde al vero che l'avv. Scordino, prima della sua nomina a sub commissario, sia stato legale di fiducia del direttore generale, di cui a più riprese ha curato gli interessi anche in sede di predisposizione del contratto di lavoro con la SIAE. È quantomeno atipico che nella gestione di un Ente Pubblico uno dei responsabili della gestione (un sub commissario) sia il legale, retribuito, del sottoposto (direttore generale), con evidente confusione di ruoli e responsabilità. La risposta del Blandini pervenuta dopo l'audizione del 22 febbraio non convince, dimostrando la scarsa considerazione e rispetto in cui il direttore generale tiene i lavori di questa Commissione.
Si ripropone la domanda con l'intento di ottenere una risposta chiara e inequivoca, chiedendo di conoscere altresì se in virtù di una delibera del Commissario Rondi che ripartisce le deleghe è stata assegnata all'avvocato Stella Richter la delega sui problemi dello Statuto e all'avv. Scordino (già legale di fiducia del Direttore generale) la delega sui problemi dell'amministrazione dell'Ente, proprio come supervisore del Blandini suo cliente.

5. RAPPORTI DI PARENTELA E AFFINITÀ TRA SUB COMMISSARI E AMMINISTRATORI DELLA SGR O FONDI IMMOBILIARI.

Si chiede di conoscere se esistano e quali siano eventuali relazioni di parentela/affinità tra i membri della gestione commissariale (e i propri coniugi) e i responsabili della gestione dei fondi immobiliari costituiti dalla SIAE ovvero della SGR prescelta nell'operazione immobiliare oggetto di questa indagine.

6. ASSUNZIONE DI SINDACALISTA DEL MINISTERO BENI CULTURALI COME DIRIGENTE PRESSO LA SIAE.

La presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pubblica, ha ribadito recentemente l'incompatibilità di cui all'articolo 53 comma 1-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 per un impiegato già esponente sindacale presso il MIBAC. Questo


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impiegato, inquadrato nella categoria di concetto presso il Ministero, è stato assunto dal direttore generale presso la SIAE addirittura come dirigente di vertice, pur versando nella situazione di incompatibilità stabilita dalla legge e deliberatamente ignorata dal direttore generale! Si chiede di conoscere quali provvedimenti sono stati assunti in proposito.

7. DICHIARAZIONI DEL DIRETTORE GENERALE BLANDINI RESE ALLA COMMISSIONE E NON CORRISPONDENTI AL VERO.

Contrariamente a quanto dichiarato sulle modalità di scelta del Cerasoli, il direttore generale Blandini ha personalmente partecipato a tutte le riunioni per la selezione dei candidati, come è agevole verificare dai documenti sicuramente disponibili presso la Società di «cacciatori di teste» MOLZA & PARTNERS di Bologna, appositamente incaricata dal Direttore generale, i cui rappresentanti potranno essere chiamati a testimoniare se il Blandini sia stato presente o meno al momento della valutazione e scelta del Cerasoli. Poiché il direttore generale fa riferimento a verbali firmati dal cosiddetto Comitato che attesterebbero quanto da lui affermato, si chiede la produzione di tali verbali e di tutti gli atti del Comitato. Resta inspiegabile il motivo per cui il direttore generale abbia dovuto far ricorso ad una Società di ricerca e selezione di manager (con dispendio di tempi e di risorse) per «scoprire» il Cerasoli, impiegato di gruppo B ed esponente sindacale del Ministero dei Beni Culturali (ben conosciuto dal direttore generale per iniziative sindacali «scomode» nei suoi confronti per vicende denunciate dai sindacati interni del Ministero), come potenziale candidato addirittura a dirigente responsabile delle relazioni sindacali.
Si ritiene offensivo tentare di far credere, come ha fatto il direttore generale, che il Cerasoli sia finito nella rosa di candidati predisposta dalla Molza per una singolare coincidenza, specie avuto riguardo al profilo professionale rivestito dallo stesso. È da chiedersi se l'attenta gestione del direttore generale Blandini non abbia riscontrato irregolarità quando gli è stata presentata la rosa di candidati con il nome di Cerasoli, o forse il nome di Cerasoli era stato preselezionato. Il comportamento del Blandini appare ancora più grave perché, contrariamente a quanto da lui affermato («ci si è rivolti all'esterno quando i profili professionali non esistevano all'interno»), esisteva già in SIAE una collaudata professionalità con esperienza decennale nelle funzioni a cui è stato chiamato il Cerasoli ed il cui successivo licenziamento (non certo per giusta causa) ha esposto la SIAE a rischio di contenzioso e soprattutto all'impatto economico negativo derivante dalla eventuale soccombenza in giudizio. Secondo le affermazioni del Blandini, la Commissione che scelse Cerasoli motivò la scelta anche con il fatto che il candidato aveva accettato un compenso inferiore rispetto agli altri e cioè 100.000 euro. È necessario che il direttore generale spieghi per quale motivo il trattamento economico del Cerasoli è stato più alto, sia pure graduato nel tempo e il direttore generale ha firmato un contratto a carico della Siae più oneroso per svariate decine di migliaia di euro.


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La Commissione ha appreso che l'ex sindacalista Cerasoli, assunto dal direttore generale come responsabile delle relazioni sindacali in SIAE, oltre a versare in uno stato di incompatibilità si è occupato della costituzione di un sindacato. Nonostante l'espresso impegno del direttore generale ad occuparsi della questione, né il direttore generale né la gestione commissariale hanno adottato alcun provvedimento ed hanno tollerato che il Cerasoli, responsabile delle relazioni sindacali della SIAE, appositamente assunto ricorrendo ad una società di cacciatori di teste, abbia impunemente commesso una grave scorrettezza vietata dallo Statuto dei Lavoratori (articolo 17). Il direttore generale ha affermato altresì che i cacciatori di teste sono stati utilizzati solo per due soggetti sui cinque dirigenti assunti mentre gli altri soggetti sono stati cercati proprio in base alla loro specifica esperienza all'interno della SIAE. Risulta che anche questa affermazione non corrisponda al vero. Tra questi dirigenti risulta infatti un ex impiegato di gruppo B del Ministero, Alessandro Bracci, già segretario del Blandini presso il MIBAC, con nessuna esperienza di SIAE eppure chiamato ad un ruolo di dirigenza di vertice come responsabile del settore sviluppo, organizzazione e metodo di nuova creazione in Siae.
A differenza da quanto affermato, il direttore generale per varie assunzioni di personale non ha seguito le procedure previste in SIAE. Basta citare l'assunzione dell'autista personale figlio di un ex collaboratore di Blandini al MIBAC, e di una sua ex segretaria al Ministero. Da quanto sopra emerge un quadro di gravi responsabilità a carico del Blandini che non ha esitato a rendere dichiarazioni non rispondenti al vero su aspetti oggetto di specifiche domande ed approfondimenti di fronte ad una Commissione parlamentare, dando la netta impressione di depistare e confondere gli interlocutori con affermazioni che non trovano riscontro nei fatti. È sorprendente infine che la gestione commissariale ometta qualsiasi controllo e verifica dei comportamenti del direttore generale, anche per ciò che attiene alle dichiarazioni da quest'ultimo rese alla Commissione. Si chiede quindi che gli Organismi di vigilanza, e in questo caso il Ministro Ornaghi, forniscano le risposte agli interrogativi sopra esposti e adottino i consequenziali provvedimenti nei confronti del direttore generale e della gestione commissariale della SIAE, l'uno e gli altri del tutto inidonei a proseguire nello svolgimento delle loro funzioni.

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