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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
3.
Martedì 28 aprile 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROPOSTA DI LEGGE C. 2131, SENATORE CAFORIO, APPROVATA DALLA 7a COMMISSIONE PERMANENTE DEL SENATO, RECANTE ABROGAZIONE DELL'EQUIPOLLENZA DEL DIPLOMA DI LAUREA IN SCIENZE MOTORIE AL DIPLOMA DI LAUREA IN FISIOTERAPIA

Audizione di esperti del settore:

Aprea Valentina, Presidente ... 3 5 7
Ghizzoni Manuela (PD) ... 5
Saggini Raoul, Professore ordinario in Medicina fisica e riabilitativa presso la facoltà di Scienze dell'educazione motoria dell'Università di Chieti e presidente del corso di laurea in fisioterapia dell'Università «G. D'Annunzio» di Chieti ... 4 6
Santoro Giuseppe, Presidente dell'Associazione nazionale laureati in Scienze motorie ... 3 5
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 28 aprile 2009


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 13,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di esperti del settore.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla proposta di legge C. 2131, senatore Caforio, approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato, recante abrogazione dell'equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia, l'audizione di esperti del settore.
Questa indagine è stata fortemente voluta dal relatore, per recepire spunti essenziali, per cui ringraziamo gli auditi per la loro partecipazione. Avverto inoltre che il professor Stocchi ha dichiarato di essere impossibilitato a partecipare e che invierà alla Commissione un contributo scritto.
Do quindi la parola al presidente dell'Associazione nazionale laureati in Scienze motorie (ANLISMI), dottor Giuseppe Santoro, e, quindi, al professore ordinario in Medicina fisica e riabilitativa presso la facoltà di Scienze dell'educazione motoria dell'Università di Chieti e presidente del corso di laurea in fisioterapia dell'Università «G. D'Annunzio» di Chieti, professor Raoul Saggini.

GIUSEPPE SANTORO, Presidente dell'Associazione nazionale laureati in Scienze motorie. Non mi dilungo, ma vado direttamente al sodo. Ritengo che questo sia un percorso non obbligatorio, ma necessario per avvicinare le due professioni, che sono strettamente correlate. Nella fase riabilitativa di una persona, a prescindere dal fatto che possa essere un atleta, dopo la prima fase terapeutica si necessita anche di una sorta di riabilitazione motoria.
Ritengo che il laureato in scienze motorie abbia i requisiti necessari. Tra l'altro, per quanto riguarda l'analisi macroscopica del movimento, il laureato in scienze motorie è in grado di formulare anche una diagnosi specifica sull'eventuale problema del paziente.
Auspichiamo quindi che dopo tanti anni si possa finalmente raggiungere una soluzione a questo argomento più volte trattato. Non vengo infatti audito oggi per la prima volta, ma puntualmente, però, tutto decade e non va avanti. Spero che almeno questa volta si giunga a una soluzione e si individui un compromesso ideale, anche perché in altri Stati più importanti di noi per gli aspetti fisioterapici e motori, quali gli Stati Uniti le facoltà di scienze motorie e fisioterapia sono strettamente collegate. Non individuo quindi motivazioni per ostacolare in Italia un processo di fusione e di alleanza a beneficio dei cittadini.
Per quanto riguarda la paura spesso manifestata dai fisioterapisti, li invito a considerare che come in passato, speciali «leggine» abbiano consentito a ex centralinisti ed ex portantini di diventare fisioterapisti


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con 50 ore di corso, per cui non capisco perché si tema chi ha già seguito un percorso universitario di tre anni di un certo livello, che con un ulteriore completamento potrebbe raggiungere un determinato traguardo. Personalmente, infatti, sono assolutamente contrario alla totale equipollenza del titolo e considero necessario un completamento del percorso. Ritengo che sia compito dei legislatori trovare la strada più corretta per giungere a questa soluzione.

RAOUL SAGGINI, Professore ordinario in Medicina fisica e riabilitativa presso la facoltà di Scienze dell'educazione motoria dell'Università di Chieti e presidente del corso di laurea in fisioterapia dell'Università «G. D'Annunzio» di Chieti. Ringrazio la Commissione per avermi chiamato in audizione.
Desidero innanzitutto precisare che sono professore ordinario di medicina fisica e riabilitazione, presidente del corso di laurea in fisioterapia nella mia Università, ma anche docente incardinato nella Facoltà di scienze dell'educazione motoria. Vivo quindi un contesto articolato. A tal riguardo vorrei sottolineare alcuni aspetti. I due diplomi di laurea sono non sovrapponibili, ma assolutamente contigui e lo diventeranno sempre più con il progresso della ricerca in medicina, giacché notoriamente l'esercizio motorio, la locomozione, la gestualità motoria nelle sue estrinsecazioni è momento che caratterizza l'uomo in stato di salute e in stato di malattia.
Quest'ultimo deve essere ricondotto allo stato di salute attraverso la rieducazione dell'esercizio motorio. Il terapeuta sia fisioterapista che laureato in scienze motorie deve quindi possedere una profonda conoscenza dell'esercizio motorio. Ritengo pertanto che i due diplomi di laurea siano assolutamente contigui.
Nel percorso di formazione del fisioterapista nella mia Università, attraverso i 180 crediti nei tre anni, noi formiamo un soggetto che deve lavorare nella fase acuta e in quella postacuta, cioè cronica. Il soggetto laureato in scienze dell'educazione motoria persegue invece la costruzione di una corretta motricità, ovvero la sintesi finale dell'intervento riabilitativo sia del medico specialista in riabilitazione, sia del fisioterapista.
Riteniamo quindi compatibile non un'equipollenza, ma la costruzione di un percorso di ulteriore specializzazione, in cui i soggetti laureati in scienze motorie, che lo desiderino, possano seguire un percorso definito, estremamente serio, razionale e duro, che può investire 60 crediti, ossia l'anno accademico, e garantire loro adeguate conoscenze terapeutiche.
Questo potrebbe essere auspicabile per diversi motivi. In primo luogo, oggi i numerosi laureati in scienze motorie svolgono attività spesso non degne della loro formazione, con retribuzioni ridicole, non comparabili neppure con quelle di collaboratori domestici. Il numero dei laureati in fisioterapia invece è scarso, con conseguente sofferenza dello Stato italiano e dei diritti di cittadini, che hanno necessità di avere salute.
Il costo orario, nelle strutture pubbliche come in quelle private convenzionate e accreditate, che lo Stato italiano riconosce idonee a prestare un servizio per il cittadino, è inoltre elevato. Questo potrebbe permettere alla classe dei laureati in scienze motorie, intenzionati a perseguire un ulteriore approfondimento e certificazione del loro sapere, di andare verso una definizione, che li porterebbe a compensare delle deficienze strutturali dello Stato italiano e della sanità e a incidere anche positivamente su quella che è una spesa economica sanitaria che sappiamo essere debordante per tutti gli operatori della salute e per gli amministratori politici regionali e statali.
Non si può quindi ipotizzare di sancire un'equipollenza ex abrupto, ma si può partire da una situazione del genere per definire un percorso ulteriore. Il laureato in scienze motorie o in fisioterapia, oltre alla laurea di primo livello, ha del resto anche la laurea magistrale, che prevede due anni ulteriori: utili ai laureati in fisioterapia per caratterizzare una capacità amministrativo-dirigenziale; ai laureati in scienze motorie servono a definire


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ulteriori specializzazioni. Ad esempio nella nostra Università noi abbiamo orientato questo nell'ambito dell'intervento post-riabilitativo. Il nostro corso di laurea specialistico è sempre pieno, perché costituisce una necessità culturale.
Considero quindi opportuno arrivare a definire un percorso, che permetta ai laureati in scienze motorie, che desiderino accedervi attraverso un concorso annuale per un numero definito di posti, di caratterizzare alla fine 60 crediti estremamente professionalizzanti, che garantiscano loro la possibilità di ricollocarsi e di uscire da un alveo mortificante, laddove spesso svolgono attività prive di liceità, che però vengono ugualmente effettuate. Ritengo quindi doveroso da parte del Parlamento intervenire nel correggere questa situazione.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

MANUELA GHIZZONI. Vorrei esprimere poche considerazioni, perché le vostre esposizioni sono state molto chiare. Mi auguro che abbiate anche una relazione scritta da lasciare agli atti. Ritengo che queste audizioni servano a chiarirci definitivamente le idee. Auspichiamo come il dottor Santoro di poter giungere a una soluzione definitiva, per la quale avevamo a lungo lavorato anche nella precedente legislatura.
Vorrei quindi chiedervi un chiarimento utile per il prosieguo del nostro lavoro. Desidero conoscere la vostra opinione sulla soluzione che avevamo individuato alla Camera, fermo restando che si tratta di due lauree non sovrapponibili. Il professor Saggini le ha opportunamente definite contigue, ma certamente non sovrapponibili, giacché nascono con percorsi diversi. L'articolo 1-septies in realtà cita anche un'equipollenza, che nel nostro sistema universitario, soprattutto dopo la riforma con i crediti, non potrebbe esistere. Vorrei dunque conoscere la vostra opinione sulla soluzione individuata nella precedente legislatura, quando foste auditi per aiutarci nella nostra indagine conoscitiva.
Vorrei inoltre porre una domanda di dettaglio al professor Saggini in merito alla laurea magistrale, in particolare quella in scienze motorie, per le scienze preventive e adattate. Vorrei sapere se le declaratorie di questa laurea, di cui trattammo relativamente alla legge n.270, corrispondano esattamente alle possibilità di lavoro professionale che il laureato di scienze motorie, che frequenta la laurea specialistica, può ragionevolmente attendersi.

PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

GIUSEPPE SANTORO, Presidente dell'Associazione nazionale laureati in Scienze motorie. Anche io avevo premesso l'impossibilità di realizzare la totale equipollenza, laddove mancano parecchi step nel programma formativo tra le due qualifiche professionali.
Non vorrei esulare dal discorso, ma desidero sottolineare come in Italia si rilevi il gravissimo problema del non riconoscimento ufficiale di un profilo professionale per i laureati in scienze motorie. Stiamo parlando di difficoltà di equipollenza tra i due titoli, infatti, senza citare come con tre giorni di corso a Rimini o Riccione si mettano nelle mani di persone qualificatesi con poche ore di formazione i cittadini che devono essere rieducati nelle varie palestre.
Dobbiamo comprendere che da una sana attività motoria parte il leggere, lo scrivere e il far di conto. Ritengo opportuno partire da questi princìpi, perché si tratta già di una rieducazione. Non possiamo parlare di rieducazione motoria dopo che il cittadino ha avuto un problema di salute, ma dobbiamo partire dall'inizio, da quando il cittadino inizia a crescere e deve supportare gli apprendimenti cognitivi in maniera assolutamente difforme dalla logica peraltro seguita da tutto il mondo scientifico, tranne che in Italia.
Nelle scuole elementari, infatti, l'educazione motoria non esiste ed è solo una


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parvenza. Esiste sull'orario, ma non si fa mai. In Italia, non è possibile garantire una seria professione al laureato in scienze motorie, che subisce una spietata concorrenza a livello economico, giacché la scelta è liberamente operata su titoli non culturalmente qualificanti.
Considero dunque necessario porre attenzione a questo argomento, che esula dal tema dell'audizione, ma non può essere tralasciato. Se si riconoscesse questo profilo professionale, infatti, paradossalmente, Lippi o Capello non potrebbero andare in panchina con la nazionale, la Juve, il Milan o l'Inter.
Si potrebbe eventualmente prevedere una sanatoria per coloro che già posseggono una qualifica, ma in futuro si deve evitare che la nostra salute venga attaccata da un esercito di impreparati.
Anche contro gli interessi della nostra categoria, mi dichiaro pertanto contrario a una totale equipollenza. È necessario svolgere un percorso, che credo possa essere annuale, superiore quindi a quello previsto dall'1-septies di otto mesi su paziente. Ritengo però che non si possa essere qualificati con un percorso su un solo paziente. È necessario dare un primo step di avvicinamento alla professione del fisioterapista, operando sull'aspetto squisitamente motorio, prevedendo eventualmente un ulteriore percorso di un anno per avere una qualifica a quel punto assolutamente equipollente.

RAOUL SAGGINI, Professore ordinario in Medicina fisica e riabilitativa presso la facoltà di Scienze dell'educazione motoria dell'Università di Chieti e presidente del corso di laurea in Fisioterapia dell'Università «G. D'Annunzio» di Chieti. Posso rispondere ai due quesiti posti. Il primo riguarda la declaratoria della laurea magistrale in tecniche delle attività motorie preventive e adattative, definizione di estrema fumosità. È necessario considerare le definizioni del 1960, del 1980, del 2000, del 2010 e quelle che si realizzeranno in futuro per noi e per le generazioni che vengono.
La declaratoria annovera tra le varie competenze specifiche e caratterizzanti di un laureato magistrale anche i test di valutazione dell'esercizio fisico post-riabilitativo in termini di modalità, protocolli, misurazione fisiologiche, risultati attesi, ma il fisioterapista non conosce questi aspetti, che personalmente non faccio insegnare. Questa è fisiologia applicata, che il laureato in scienze motorie conosce.
Si elenca poi la conoscenza dei fattori di rischio cardiovascolari e polmonari, delle patologie metaboliche, tra le maggiormente diffuse nella popolazione soprattutto nella fase di invecchiamento, delle strategie farmacologiche più frequentemente utilizzate e del riconoscimento dei sintomi di disadattamento e incapacità a far fronte a problemi patologici, di elementi di intervento cognitivo-comportamentali. Lei capisce, onorevole, come l'area sia gigantesca e si cerchi di definire un soggetto utile nell'area della medicina a tutto tondo.
Personalmente, non credo che una persona dopo tre anni più due, anche se poi dedicherà alla materia tutto il suo percorso ulteriore, sia in grado di rispondere a queste esigenze. D'altronde, non vedo perché persone che abbiano studiato cinque anni e alle quali sia stata fornito un bagaglio culturale non possano poi sviluppare un'applicazione pratica nel contesto utile alla società. Spero di essere stato esauriente nella risposta al quesito sulle declaratorie.
Per quanto riguarda la questione da lei giustamente sollevata in ordine alla decisione della precedente Commissione cultura, da cui sono stato audito, in qualità di presidente del corso di laurea di fisioterapia della mia Università mi permetto di ricostruire rapidamente la memoria del percorso di riconversione creditizia per una classe gigantesca di soggetti identificati da leggi precedenti, che poi sono stati collocati nell'area della laurea in fisioterapia.
Abbiamo portato alla laurea circa 3.000 persone. Ho svolto un lavoro estenuante, fortemente dedicato a cercare di creare cultura, non ho concesso alla mia Università


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di prevedere un numero chiuso di accessi, come invece scelto dalle altre università, perché non lo ritenevo eticamente corretto laddove tutti devono avere lo stesso diritto, mentre vi assicuro che gli accessi non si definivano in base a criteri meritocratici definiti per legge, ma soltanto per definizione locale.
Abbiamo quindi portato a definire nell'area della fisioterapia molti soggetti, che non ne avevano diritto e che, come ha ricordato il professor Santoro, provenivano da diversi percorsi. Li abbiamo ricollocati dando loro una fortissima impronta culturale e costringendoli a studiare. Vi garantisco che studiavano tutti con grande piacere, tanto che alla fine, quando si sono laureati, sono venuti tutti a ringraziarmi per la formazione ricevuta, sebbene prima fossero convinti di fare fisioterapia, perché erano rimasti molto indietro.
Abbiamo dunque riconvertito questa popolazione, che oggi opera garantendo allo Stato italiano un numero superiore di fisioterapisti, laddove notoriamente questo è carente, perché tali figure professionali si trovano con difficoltà e costi molto elevati, superiori come quota oraria a quelli di un medico.
Poiché nell'evoluzione medico-culturale e scientifica questi due diplomi di laurea tendono ad avere una contiguità e un'osmosi, non una sovrapponibilità, si potrebbe dunque patrocinare un percorso formativo ulteriore, che caratterizzi un intero anno accademico, in cui le singole università possano garantire un numero definito di posti a soggetti desiderosi di riconvertirsi in questa figura della fisioterapia. Questo permetterebbe alle università di espletare un corretto momento formativo, come cerchiamo di fare.

PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri ospiti, tra cui anche la dottoressa De Marco, referente di zona per l'ANLISMI che ci ha raggiunto, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,35.

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