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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
15.
Martedì 5 maggio 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Audizione di Rebiya Kadeer, presidente del World Uyghur Congress:

Colombo Furio, Presidente ... 3 7 8
Kadeer Rebiya, Presidente del World Uyghur Congress ... 3 7 8
Mecacci Matteo (PD) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 5 maggio 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEL COMITATO FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 12,50.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di Rebiya Kadeer, presidente del World Uyghur Congress.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, l'audizione di Rebiya Kadeer, presidente del World Uyghur Congress.
Ringrazio Rebiya Kadeer, rappresentante del popolo uiguro, la cui causa viene particolarmente seguita dal Comitato permanente dei diritti umani, che è accompagnata da Valentina Trevisi e Elena Caprioni.
Do quindi la parola a Rebiya Kadeer, presidente del World Uyghur Congress.

REBIYA KADEER, Presidente del World Uyghur Congress. Desidero ringraziare il Parlamento italiano e soprattutto il presidente Colombo che mi ha permesso di venire qui oggi e di descrivere la situazione degli uiguri.
È la prima volta che vengo in Italia e vi ringrazio per avermi ricevuto in Parlamento. Non avrei mai pensato di poter sedere oggi in questa sede e di poter parlare della situazione della terra degli uiguri, lo Xinjiang, del problema dei diritti umani e soprattutto della libertà.
Sono lieta di poter finalmente illustrare la nostra situazione a tutto il mondo e anche a voi italiani.
Vorrei ringraziare anche il Partito radicale, che ci ha permesso di intervenire nel Parlamento europeo ed è interessato al problema dei diritti umani.
Vi ringrazio di nuovo della possibilità di parlare in questa sede e del vostro interessamento verso il problema dei diritti umani del Turkestan orientale. Ho avuto la possibilità di scrivere la mia biografia, che anche grazie a Valentina Trevisi è stata tradotta in italiano e di cui potrei fornirvi eventuali copie.
Miei stimati amici della Camera dei deputati, è un grande onore essere qui oggi a parlarvi della situazione del popolo uiguro nella Repubblica popolare cinese. Da parte degli uiguri di tutto il mondo, vi ringrazio dell'opportunità di rivolgermi a un uditorio tanto illustre. Sono particolarmente contenta di parlare di fronte ai rappresentanti del popolo italiano, strenui difensori dei diritti umani in Cina e schierati apertamente contro qualunque forma di oppressione.
La spettacolare cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici di Pechino dell'agosto del 2008 ha tolto il fiato al pubblico di tutto il mondo. La cerimonia era una dimostrazione di efficienza con cui il popolo della Repubblica popolare cinese intendeva affermare la propria presenza sulla scena mondiale. Per sedici giorni gli atleti hanno gareggiato in uno spirito solidale


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e l'interesse dei media di tutto il mondo in Cina ha raggiunto livelli senza precedenti. Poi, il 24 agosto 2008, i giochi si sono conclusi e l'attenzione del mondo si è spostata altrove.
Questa attenzione di breve durata si è rivelata un disastro per il Turkestan orientale (noto anche come regione autonoma uigura dello Xinjiang, secondo la denominazione del governo cinese), poiché nel periodo successivo ai Giochi Olimpici gli uiguri hanno subito dure repressioni e restrizioni.
La Repubblica popolare cinese viola sistematicamente i diritti umani fondamentali del popolo uiguro, fra cui quelli politici, civili, economici, sociali e culturali; inoltre applica restrizioni sulle libertà di espressione, di movimento e di culto degli uiguri. Questo deplorevole stato di cose non ha fatto che aggravarsi negli otto mesi successivi alla fine dei Giochi Olimpici.
Oggi vorrei concentrarmi su quattro aree che in questo periodo hanno visto un peggioramento: l'uso della giustizia come strumento di repressione, le violazioni della libertà di culto, i limiti imposti alla libertà di espressione e la retorica incendiaria dei funzionari cinesi. Tuttavia, vorrei partire dagli eventi che hanno portato all'inasprimento delle misure nel periodo successivo ai Giochi Olimpici nel Turkestan orientale, una situazione ampiamente ignorata dal mondo esterno.
Durante un discorso tenuto il 14 agosto 2008, Wang Lequan, segretario del Partito comunista della Regione autonoma uigura dello Xinjiang, ha dichiarato che le autorità governative cinesi erano di fronte a una lotta «per la vita o per la morte» per reprimere le agitazioni uigure.
Secondo l'Information Center for Human Rights and Democracy con sede a Hong Kong, per la fine di agosto del 2008 le autorità cinesi avrebbero mobilitato 200 mila ufficiali di pubblica sicurezza e forze dell'ordine nel Turkestan orientale.
Ciò cui stiamo assistendo dalla fine di agosto non è altro che la messa in atto della «lotta per la vita o per la morte» di cui parlava Wang Lequan.
Nel suo rapporto annuale sugli abusi sui diritti umani, il Dipartimento di stato americano ha messo in evidenza tali abusi da parte delle autorità cinesi nel Turkestan orientale, fra cui l'uso del sistema giudiziario come strumento di repressione. Gli uiguri del Turkestan orientale devono anche affrontare vari abusi in tal senso, fra cui la detenzione e l'esecuzione senza motivo, il trasferimento forzato di donne nella Cina orientale per essere impiegate nelle fabbriche, l'eliminazione dell'uiguro come insegnamento linguistico a tutti i livelli scolastici nella regione, gravi discriminazioni a livello di politiche sanitarie, del lavoro e degli alloggi, l'influsso massiccio, incoraggiato ufficialmente, dei cinesi Han che emigrano nel Turkestan orientale.
In una dichiarazione del 21 ottobre 2008 da parte del portavoce del ministero di Pubblica sicurezza, Wu Heping, le autorità cinesi hanno reso noto il nome di otto uiguri ricercati per aver «complottato, organizzato e messo in atto varie attività terroristiche che avevano come obiettivo i Giochi Olimpici di Pechino».
Il 17 dicembre 2008 Abdurahman Azat e Kurbanjan Hemit sono stati condannati a morte dal Tribunale intermedio del popolo di Kashgar per «omicidio volontario e produzione illegale di armi, munizioni ed esplosivi». Abdurahman Azat e Kurbanjan Hemit erano stati arrestati perché sospettati di essere gli esecutori di un attentato avvenuto a Kashgar il 4 agosto 2008 in cui morirono sedici poliziotti. Entrambi sono stati giustiziati il 9 aprile 2009 in una località ignota dopo che l'annuncio della loro imminente esecuzione era stato letto di fronte a 4 mila tra funzionari e abitanti di Kashgar riuniti in uno stadio locale.
Il 4 gennaio 2009 il Procuratorial Daily ha riferito che nel 2008 quasi 1.300 persone sono state arrestate nel Turkestan orientale con l'accusa di attentare alla sicurezza dello stato, segnando un netto aumento rispetto agli anni precedenti. In Cina, i reati contro la sicurezza dello stato sono punibili con la pena capitale. Dei quasi 1.300 arresti eseguiti, a 1.154 è


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seguita un'accusa e un processo o una sanzione amministrativa. Secondo il National Bureau of Statistics della Repubblica popolare cinese, in tutto il 2007 solo 742 persone sono state arrestate per reati contro la sicurezza dello stato, e di queste 619 sono state formalmente accusate.
Ciò che preoccupa di questi tre eventi è la sorprendente mancanza di prove che accompagna le accuse immotivate, gli arresti e le sentenze di morte. Il processo contro Abdurahman Azat e Kurbanjan Hemit è particolarmente allarmante, poiché la testimonianza oculare di alcuni turisti contraddice la versione ufficiale degli eventi. Non sappiamo se tale testimonianza sia stata presa in considerazione dalle autorità giudiziarie cinesi, dal momento che il processo, ammettendo che ve ne sia stato uno, è stato celebrato a porte chiuse.
Le continue accuse non sostenute da prove di attività terroristica sono un tentativo da parte del governo cinese di demonizzare gli uiguri. Tale demonizzazione ha «permesso» alle forze dell'ordine di eseguire un numero di arresti senza precedenti nel 2008. Tutti questi abusi da parte del potere giudiziario avvengono nel Turkestan orientale senza riconoscere in alcun modo la necessità di trasparenza. Oggi tutti gli uiguri sono visti come dei potenziali sospetti.
Le misure restrittive messe in atto dalla Repubblica popolare cinese nel Turkestan orientale nel periodo successivo ai Giochi Olimpici non riguardano solo i singoli cittadini, ma l'intera società.
Le violazioni della libertà di culto si sono aggravate dai Giochi di agosto. L'anno scorso, durante il Ramadan, agli studenti e ai dipendenti statali non è stato concesso digiunare o recarsi nelle moschee. I ristoranti sono stati obbligati ad aprire nelle ore di digiuno; alle donne è stato proibito indossare il velo; inoltre è stata vietata la riproduzione di alcuni nastri religiosi. I siti ufficiali delle città e delle contee di tutto il Turkestan orientale hanno riportato apertamente tali restrizioni durante il Ramadan del 2008, a un livello di chiarezza senza precedenti.
Oggi agli uiguri non è consentito intraprendere l'Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca, se non con un costoso tour ufficiale, in cui i richiedenti vengono accuratamente esaminati per la loro «obbedienza alla legge». La confisca dei passaporti, al punto che pochissimi uiguri ne hanno uno, garantisce l'adesione alla politica dei tour ufficiali, oltre a restringere la possibilità di altri viaggi internazionali.
In una riunione tenutasi il 17 novembre 2008 a Karamay, Burhan Kahar, membro del Comitato permanente del Partito comunista, insieme ad altri funzionari governativi locali, ha proposto misure specifiche per 22 quadri della minoranza uigura di Karamay che sarebbero in relazione con le moschee e i fedeli della regione, in parte per «eliminare i fattori di instabilità» e «raggiungere l'obiettivo di unificare le masse di fedeli».
Attualmente è in corso una serie di misure restrittive particolarmente dure nelle città a predominanza uigura di Kashgar e Hotan, nel Sud del Turkestan orientale. A Kashgar sono stati arrestati almeno 90 uiguri: il governo cinese ha mobilitato le forze di sicurezza in tutta la regione e le autorità conducono perquisizioni casa per casa. Le telecamere piazzate in tutta Kashgar controllano ogni mossa degli uiguri. I cittadini uiguri di Hotan devono subire controlli di sicurezza, e gli uiguri sia di Kashgar che di Hotan vengono puniti per il loro coinvolgimento in «attività religiose illegali».
A quanto viene riferito, nella città di Hotan le autorità governative locali stanno chiudendo le scuole islamiche non autorizzate e conducendo perquisizioni casa per casa. Nell'ambito delle misure restrittive cui viene sottoposta Hotan dalla fine di febbraio, gli abitanti riferiscono che la polizia conduce perquisizioni casa per casa di notte, e picchia chi si rifiuta di collaborare. Sono state chiuse almeno sette scuole religiose, e 39 cittadini sono stati arrestati.
Secondo quanto riferito da Radio Free Asia, alla fine di marzo centinaia di uiguri che si erano riuniti per pregare nella moschea fuori dal loro villaggio nella prefettura


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di Hotan sono stati circondati dalla polizia locale e tenuti in stato di arresto per ore. Secondo l'emittente, gli abitanti e i funzionari locali riferiscono che pregare fuori dalle case viene considerato un «crimine sociale», e che gli uiguri dei vari villaggi riuniti in assemblee di fedeli vengono arrestati e multati.
Gli uiguri hanno subito anche un inasprimento nelle misure che limitano la libertà d'espressione.
Il 20 dicembre 2008 la polizia dell'università dello Xinjiang ha arrestato Miradil Yasin, vent'anni, e Mutellip Teyip, diciannove, in relazione all'organizzazione di una protesta pacifica. I due studenti universitari sono stati arrestati nel capoluogo di Urumchi per aver distribuito volantini nell'università dello Xinjiang incitando gli studenti a unirsi in una dimostrazione pacifica. Dopo l'arresto Miradil Yasin e Mutellip Teyip sono stati trasferiti al Dipartimento di pubblica sicurezza di Urumchi per ulteriori indagini e per essere interrogati. Non è stata diffusa alcuna notizia né su dove si trovino ora né sulla loro condizione attuale.
Il 24 dicembre 2008 presso l'università dello Xinjiang si è tenuta una cerimonia speciale di encomio per gli ufficiali di polizia che hanno arrestato Miradil Yasin e Mutellip Teyip; Ilyar Ablimit, Niyazmuhemmet Imam e Wang Bing hanno ricevuto un premio di 5.000 yuan ciascuno. Sottolineando il valore di ufficialità dell'iniziativa e per impedire qualunque forma di protesta pacifica, hanno partecipato alla cerimonia gli alti dirigenti dell'ateneo e i più importanti funzionari governativi di Urumchi e della provincia. Durante la cerimonia Zhang Xianliang, segretario del partito presso l'università dello Xinjiang, ha dichiarato che il segretario di partito della Regione autonoma uigura dello Xinjiang Wang Lequan aveva apprezzato gli sforzi straordinari dell'università nel prevenire qualunque protesta.
Il 26 febbraio 2009 Abdukadir Mahsum è stato condannato a 15 anni di reclusione per aver organizzato dimostrazioni pacifiche a Hotan alla fine di marzo del 2008. Come riferito dall'Uyghur Human Rights Project (UHRP), dal Dipartimento di stato americano e da altre organizzazioni, all'epoca centinaia di uiguri, soprattutto donne, dimostrarono pacificamente contro la repressione religiosa e per denunciare la morte di un famoso filantropo uiguro mentre era agli arresti. I media del regime cinese sostennero che i dimostranti erano affiliati a gruppi religiosi estremisti. Centinaia di dimostranti vennero arrestati dalle forze di polizia.
Il 6 marzo 2009 il tribunale municipale di Hotan ha condannato Mamatali Ahat a otto anni di reclusione dopo aver innalzato la bandiera del Turkestan orientale sulla statua di Mao Zedong e aver stretto la mano di un contadino uiguro sulla piazza dell'Unità di Hotan. Il tribunale ha accusato Ahat di aver rubato armi ed esplosivi con l'intenzione di far saltare la statua.
L'inasprimento delle campagne per promuovere la sicurezza e combattere il separatismo uiguro corrispondono spesso a un aumento delle iniziative per indebolire la cultura uigura e favorirne l'assimilazione. Alla fine di febbraio è stata lanciata una campagna governativa per allontanare gli uiguri dalla secolare città vecchia, nel cuore di Kashgar; le autorità pensano di demolire gli edifici della città vecchia, ultime vestigia dell'antica architettura uigura. I 220.000 abitanti della città vecchia verranno trasferiti in una località distante alla periferia nord di Kashgar, dove sarà senza dubbio difficile mantenere lo stile di vita e la cultura tradizionali. Il governo centrale e provinciale investiranno 300 milioni di yuan nel progetto.
Nella retorica incendiaria dei funzionari cinesi ricorrono espressioni provocatorie rivolte agli uiguri che chiedono pacificamente e apertamente il rispetto dei diritti umani e della libertà di parola.
Più recentemente, l'11 gennaio, il segretario provinciale del partito Wang Lequan ha dichiarato ai membri delle Forze armate di polizia del popolo che «le tre forze del terrorismo, del separatismo e dell'estremismo» sembravano sul punto di preparare una serie di attacchi nella regione. I media ufficiali cinesi hanno riportato


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le parole che il segretario aggiunto del partito comunista Nur Bakri ha rivolto a 500 delegati di governo il 7 gennaio, affermando di essere in guardia contro le «tre forze del male», e di essere preparato a una «battaglia a lungo termine» contro tali elementi.
Il 10 settembre, inoltre, il segretario aggiunto del partito comunista della regione autonoma uigura dello Xinjiang Nur Bakri ha rivolto un lungo discorso in cui accusava i paesi occidentali di istigare il terrorismo, il separatismo e l'estremismo nel Turkestan orientale.
Queste affermazioni sottovalutano le sfide poste dalla crescita sociale, economica e politica nel Turkestan orientale; senza alcun genere di riforme positive, oltre alla chiara mancanza di alternative, i funzionari cinesi hanno fatto ricorso alla forza, all'intimidazione e alla diffamazione.
In conclusione, vi chiedo di informare il popolo italiano sulla dura repressione in corso nel Turkestan orientale e di sollevare le questioni uigure nei vostri colloqui con i governanti cinesi.
Gli uiguri speravano che il governo cinese avrebbe onorato le promesse formulate prima dei giochi olimpici a proposito di un maggiore rispetto dei diritti umani. Onorare quella promessa e non limitarsi a offrire uno spettacolo per il mondo avrebbe concretamente aiutato l'ingresso del governo cinese nella comunità internazionale come leader globale responsabile.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MATTEO MECACCI. Desidero innanzitutto ringraziare Rebiya Kadeer per la sua testimonianza, che resterà agli atti del Parlamento.
È la prima volta che il Parlamento italiano ha l'opportunità di sentire la voce, oltre che la lingua, del popolo uiguro, sconosciuto a gran parte della popolazione italiana oltre che alle nostre Istituzioni. Speriamo quindi che questo rappresenti un primo passo verso una maggiore conoscenza della realtà di milioni di persone che vivono in Cina.
Desidero porre alcune domande. La prima, consegnatami dall'onorevole Barbi, che si scusa dell'assenza dovuta a un precedente impegno, riguarda l'entità demografica del popolo uiguro nel Turkestan orientale, per conoscere i rapporti numerici rispetto ad altri gruppi etnici quali quello cinese e sapere come questo rapporto di percentuale demografica sia mutato nel corso degli anni. Vorrei sapere dunque se si rilevino mutamenti significativi all'interno della regione del Turkestan orientale.

REBIYA KADEER, Presidente del World Uyghur Congress. Nel mondo ci sono 20 milioni di uiguri, di cui 18 nel Turkestan orientale; in passato, gli uiguri erano la popolazione più numerosa della regione, mentre adesso stanno diventando una minoranza.

MATTEO MECACCI. La seconda domanda riguarda la sua proposta per giungere a una soluzione politica della condizione in cui vivono gli uiguri rispetto alla Cina.
Lei ha più volte incontrato il Dalai Lama e sa che la proposta formulata dalle autorità del Governo tibetano in esilio è finalizzata a ottenere il riconoscimento della piena autonomia del popolo tibetano all'interno della Repubblica cinese. Mi chiedo se la posizione dell'associazione da lei rappresentata sia analoga a quella del popolo tibetano o vi sia una richiesta di indipendenza rispetto alla Cina.

REBIYA KADEER, Presidente del World Uyghur Congress. Sarebbe impossibile chiedere l'indipendenza alla Cina, quindi chiediamo solo una reale autonomia, ossia un reale principio di autodeterminazione.

MATTEO MECACCI. Ritengo che dinanzi a osservatori esterni, a istituzioni quali l'Unione europea o le Nazioni Unite e a chiunque persegua la soluzione di queste tragedie che continuano a verificarsi


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in Cina, la vostra causa potrebbe essere rafforzata da un'unione d'intenti e di forze da parte del suo popolo, delle associazioni che fanno riferimento ad esso, con le altre minoranze etniche che vivono in Cina, per ottenere il riconoscimento di uno statuto delle autonomie. Invito quindi a unire le forze di coloro che attraverso la non violenza e il dialogo politico cercano di raggiungere questo tipo di soluzione con le autorità cinesi.

REBIYA KADEER, Presidente del World Uyghur Congress. Stiamo cercando di collaborare con coloro che vivono in situazioni in cui il rispetto dei diritti umani appare limitato, quali il Tibet e la Mongolia interna in Cina o, al di fuori dei confini cinesi, il Sudan e il Vietnam, e chiediamo alla Cina maggiore democrazia e maggiore riconoscimento dei diritti umani.
Chiediamo maggiore democrazia, perché nel 1949 i cinesi corrispondevano solo al 2 per cento degli abitanti della nostra regione, mentre adesso ci hanno tolto ogni libertà, aumentando numericamente di giorno in giorno. Nel 1949, ci avevano garantito l'autonomia della regione dello Xinjiang, ma si tratta di una mera definizione, perché in realtà non godiamo di alcun tipo di autonomia. Non possiamo più parlare la nostra lingua, né godere dei diritti di autonomia elencati nella Costituzione cinese.
Abbiamo solo la Costituzione. La nostra regione è definita autonoma, ma non abbiamo alcun diritto di autonomia o di libertà, non possiamo esercitare il diritto di parola.

PRESIDENTE. Siamo grati di questa testimonianza, che diventa documento formale del nostro Comitato, con la speranza di non perdere alcuna occasione per esservi di aiuto e di sostegno nella vostra battaglia per i giusti diritti del vostro popolo.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,20.

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