Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione III
25.
Giovedì 11 marzo 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Audizione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navanethem Pillay:

Colombo Furio, Presidente ... 3 4 6 8
Mecacci Matteo (PD) ... 6
Nirenstein Fiamma (PdL) ... 5
Orlando Leoluca (IdV) ... 5
Pillay Navanethem, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ... 3 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 11 marzo 2010


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 8,40.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso
(Così rimane stabilito).

Audizione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navanethem Pillay.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, l'audizione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navanethem Pillay.
Nel dare il benvenuto alla signora Pillay e nel ringraziarla per aver accolto l'invito a svolgere l'intervento nella sede di questo Comitato permanente, avverto i colleghi che la seduta dovrà concludersi entro le ore 9 circa, per consentire alla Commissione esteri di proseguire i propri lavori prima dell'inizio delle votazioni in Assemblea, previsto per le ore 9,30.
Peraltro, l'agenda della signora Pillay prevede alle 9 un incontro con il Presidente della Camera, nel quadro di una fitta serie di incontri al massimo livello istituzionale che le ha consentito, in questi giorni di visita ufficiale in Italia, di affrontare alcune delle maggiori questioni in tema di tutela dei diritti umani, anche in considerazione della procedura di revisione periodica in corso nei confronti dell'Italia da parte del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Mi sta a cuore ricordare ai colleghi che Navanethem Pillay è stata Presidente del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e dal 1o settembre 2008 ricopre la carica di Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Prima di dare la parola alla nostra illustre ospite, aggiungo che tra gli appelli di questi giorni che la signora Pillay ha rivolto al nostro Paese ritengo particolarmente rilevante quello relativo all'istituzione di una Commissione nazionale indipendente per la rapida armonizzazione del diritto nazionale con il diritto internazionale umanitario. Al riguardo, segnalo che al Senato la Commissione affari costituzionali è in procinto di approvare in sede deliberante il testo unificato delle proposte di legge parlamentari finalizzate all'istituzione della Commissione nazionale, a conferma della piena condivisione da parte di tutti i gruppi parlamentari sul merito dei provvedimenti.
Ho l'onore di dare la parola alla signora Pillay.

NAVANETHEM PILLAY, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Buongiorno. È un grande onore essere qui in Commissione e vi ringrazio di avermi incluso così presto nell'ordine del giorno.
Sarò molto breve. Conosco bene l'importanza del vostro Comitato rispetto al mio operato e relativamente alla situazione dei diritti umani in Italia. Preferisco, quindi, rispondere alle vostre domande e quindi, rispondere alle vostre domande e ai vostri suggerimenti piuttosto che svolgere un lungo intervento.


Pag. 4


Per la prima volta, la situazione dei diritti umani in Italia è stata discussa nel quadro della revisione periodica universale (UPR) del Consiglio dei diritti umani, il 9 febbraio. Se, ovviamente, quello che l'Italia ha realizzato nel campo dei diritti umani è stato riconosciuto, molte delle 92 raccomandazioni presentate da Stati diversi erano dirette alle modalità per il superamento della discriminazione in Italia, ivi incluse la xenofobia e la discriminazione razziale.
A livello istituzionale, alcuni Stati hanno raccomandato la costituzione di un'istituzione indipendente nazionale per i diritti umani e il rafforzamento dell'Ufficio nazionale contro la discriminazione. L'Italia ha accettato di compiere questi passi, quindi di istituire un organo per i diritti umani a livello nazionale.
Sottolineo che il mio ufficio è disponibile a rafforzare queste istituzioni nazionali e finora lo ha già fatto in cento Stati, dove ha sostenuto l'istituzione di cento organismi preposti alla tutela dei diritti umani a livello nazionale.
Esprimo, quindi, il mio apprezzamento per l'impegno profuso dall'Italia per rinnovare il dibattito e per alimentarne uno nuovo sull'istituzione di un organismo nazionale, conformemente ai principi di Parigi e agli standard approvati in virtù di una risoluzione dell'Assemblea generale. Per arrivare allo status A, ossia allo stato di valutazione ottimale, l'istituzione creata a livello nazionale deve rispettare i princìpi di Parigi. Faccio anche riferimento a tutte le raccomandazioni avanzate nell'UPR e mi limito soltanto a questo rinvio.
Vorrei chiedere a voi come vedete le possibilità di una valida e significativa partecipazione da parte della società civile per un organismo nazionale preposto alla tutela dei diritti umani.
Nella giornata di ieri ho avuto una serie di incontri. Vorrei dire, in via confidenziale, che mi è sembrato che alcuni degli interlocutori si concentrassero soltanto sulle osservazioni e sugli apprezzamenti positivi rivolti all'Italia da altri Stati. Vi sarei grata se, invece, ci si concentrasse anche sugli aspetti meno positivi evidenziati da altri Paesi rispetto all'Italia.
Per quanto riguarda la migrazione, vorrei sottolineare l'importanza di mantenere sempre a livello nazionale, europeo e internazionale un approccio basato sui diritti umani. Io deploro la tendenza a criminalizzare l'immigrazione clandestina e a considerarla come una circostanza aggravante nel caso di reati penali.
Esprimo la mia preoccupazione sull'immagine negativa che viene trasmessa nei media e nel dibattito politico, in Italia, rispetto ai migranti. Questo porta a discorsi fondati sull'odio e a manifestazioni di violenza contro i migranti stessi. Si avvertono tensioni, anche in una serie di eventi pubblici. Cosa ha portato a rendere l'immigrazione clandestina e il soggiorno clandestino un reato penale in Italia?
Un'altra questione sollevata nell'UPR è il modo in cui l'Italia tratta i rom e i sinti. Si esprime una certa preoccupazione per il modo in cui l'Italia ha affrontato la questione dei rom sul proprio territorio. I rom sono stati considerati soltanto come un problema di sicurezza, per affrontare il quale sono state usate misure repressive con l'impiego di pattuglie di polizia eccetera.
Qual è l'impegno affinché lo svuotamento dei campi avvenga nel pieno rispetto degli standard internazionali e della dignità delle persone coinvolte e sia legato anche alla disponibilità di una sistemazione in alloggi alternativi?
Deploro - lo dirò anche nella conferenza stampa - questi stereotipi e questi cliché contro i rom, come anche questa rappresentazione negativa dei migranti, che sembrerebbe essersi intensificata nell'ultimo anno, con una tendenza a etichettare tutti i rom come nomadi e criminali.
Posso fermarmi qui, presidente, perché vorrei che nel breve tempo a disposizione si sviluppasse un dialogo con la Commissione.

PRESIDENTE. Grazie per la chiarezza, la completezza e lo sforzo di essere breve per assecondare il poco tempo nel quale ci muoviamo questa mattina.
È estremamente importante sottolineare il punto fondamentale contenuto


Pag. 5

nell'intervento dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, quello di non compiacerci degli aspetti positivi che sono stati sottolineati nell'incontro di Ginevra e di prestare la dovuta attenzione, invece, agli aspetti negativi e ai problemi che rimangono aperti. In particolare, l'Alto Commissario ci ha ricordato il problema dei migranti, del reato di clandestinità e la questione dei campi rom e dello sgombero degli stessi che - come è chiaro e come alcuni di noi dicono e sostengono - non fa notizia soltanto sui giornali locali italiani.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

FIAMMA NIRENSTEIN. Vorrei innanzitutto dare il benvenuto alla signora Pillay ma anche alla nostra ambasciatrice Mirachian, che già in parecchie circostanze ci ha dato la prova del suo importante e forte impegno nel campo dei diritti umani.
Pur ringraziando la signora Pillay per la sua esposizione, mi sento tuttavia in dovere di sottolineare che mi aspettavo un altro tipo di relazione legata, piuttosto che a domande rivolte al nostro Paese, a un'informazione sullo Human Rights Council, istituzione non poco problematica sin dalla sua nascita. Infatti, essa nasce da una riforma della Commissione per i diritti umani che fu trasformata proprio a causa della difficoltà di espletare il suo lavoro. Nel 2003 tale istituzione ha avuto una presidenza libica.
In primo luogo, chiedo alla signora Pillay come lo Human Rights Council preveda di evitare l'ingresso dell'Iran nei suoi ranghi. Questo mi sembra un elemento fondamentale in discussione in tutto il mondo. Non vorrei vedere uno dei principali violatori dei diritti umani membro di questa istituzione. So che hanno fatto domanda di ingresso la Thailandia, il Qatar, la Malesia e le Maldive: mi sembrano tutte realtà certamente preferibili all'Iran che, però, ha molte frecce al suo arco e sta combattendo questa battaglia politica con grande intensità.
Caspian Makan, il fidanzato di Neda Soltan, la fanciulla uccisa durante le manifestazioni nella piazza iraniana, proprio qualche giorno fa è andato a Ginevra, nell'ambito del vostro incontro, per chiedere espressamente che l'Iran non venga accolto in questo consesso. Credo che noi possiamo unire i nostri auspici determinati e profondi - tra l'altro, ospiteremo questo giovane uomo nei prossimi giorni per un'audizione - affinché l'Iran non sia accolto in questo organismo.
Dallo Human Rights Council ci si aspetta molto, in un contesto mondiale spazzato - dalla Cina, alla Birmania, all'Iran - da una violazione continua, spaventevole, gigantesca dei diritti umani. Questo è uno dei principali problemi del nostro tempo e quasi sempre appare connesso al tema del totalitarismo. Tuttavia, su 33 condanne pronunciate dallo Human Rights Council, con stupore ci si accorge che 27 sono dedicate a Israele, più dell'80 per cento. Questo non può che preoccuparci e sollevare alcuni punti interrogativi sul lavoro dello Human Rights Council.
Avendo a disposizione pochi minuti, piuttosto che rispondere alle domande dell'Alto Commissario, che ha tutta la mia stima e simpatia, mi sono riservata il privilegio di porle alcune domande.

LEOLUCA ORLANDO. Benvenuta, signora Pillay, in questa riunione del Comitato permanente sui diritti umani della Commissione affari esteri. Mi permetto di esprimere alcune considerazioni su quello che lei ha esposto.
In primo luogo, si tratta di prendere atto che il nostro è un Paese sotto osservazione e questa è ragione di preoccupazione da parte del suo ufficio. Credo che questo sia un dato da segnalare da parte nostra - da parte mia sicuramente - con qualche preoccupazione. Vorremmo che l'Italia non fosse un Paese sotto preoccupata osservazione del suo ufficio. Ovviamente, però, la responsabilità non è del suo ufficio, ma del nostro Paese.
In secondo luogo, ho registrato le sue preoccupazioni sui temi che riguardano le forme diverse di discriminazione, ivi compresa l'omofobia - confermo la preoccupazione precedente, che si unisce a questa


Pag. 6

- ma è con riferimento alla migrazione che vorrei permettermi non di darle una risposta, ma di rivolgerle una domanda.
Lei ha fatto presente come innaturalmente il tema dell'immigrazione si connette agli affari criminali e come ci sia un'immagine negativa di questo fenomeno che porta alla criminalizzazione dei migranti e alla violazione dei diritti umani. Non rispondo su questo, perché le sue domande, per quanto mi riguarda, possono essere trasformate in affermazioni.
Mi permetto, invece, di porle una domanda: cosa intende fare il suo ufficio perché l'Italia possa rimuovere questa condizione che desta scandalo in chi ha a cuore il rispetto dei diritti umani?

MATTEO MECACCI. Anch'io desidero dare il benvenuto in Parlamento all'Alto Commissario ONU per i diritti umani. Purtroppo abbiamo poco tempo, ma io ho letto anche il resoconto integrale del suo intervento ieri al Senato, che ha ripreso in parte nella sua esposizione odierna. Credo che, in linea generale, si debba sottolineare come sia importante che le Nazioni Unite e il Consiglio sui diritti umani cerchino di avere un approccio universale al rispetto dei diritti umani, come è il mandato anche del suo ufficio. Pertanto, la previsione di questo meccanismo che mette anche i cosiddetti Paesi democratici sotto il controllo di organizzazioni internazionali, come è giusto che sia - e ancora più efficacemente deve avvenire per i Paesi autoritari e dittatoriali - è sicuramente un dato positivo. Applicare i doppi standard, infatti, non è sicuramente una scelta opportuna da parte delle Nazioni Unite.
Nella sua relazione al Senato lei ha parlato della necessità, in base al diritto internazionale, di garantire la salvezza e la salute dei migranti che arrivano nel nostro Paese dal Mediterraneo, in particolare quelli che vengono intercettati in mare. Nei mesi scorsi, il suo ufficio, anche insieme all'ufficio dell'Alto Commissario ONU per i rifugiati, ha assunto posizioni molto chiare contro le politiche di respingimento degli immigrati nei confronti della Libia. Nella sua esposizione al Senato, lei non ha toccato nello specifico la questione della legalità o meno di questi respingimenti. Vorrei chiederle dunque se ne ha discusso con il Ministero degli esteri e con il Ministero dell'interno e se c'è una risposta che sia diversa rispetto a quella che abbiamo sentito in questi mesi, che è stata, purtroppo, anche di attacco nei confronti del suo ufficio e dell'Alto Commissario ONU per i rifugiati, che semplicemente chiedevano il rispetto delle norme di diritto internazionale.
La seconda osservazione riguarda una questione che credo le stia a cuore, ossia la vicenda della Corte penale internazionale, istituita nel nostro Paese nel 1998, come lei ben sa. Purtroppo ancora nel nostro Paese non si prevede l'adozione delle norme di implementazione dello Statuto, il che significa che l'Italia si trova a non poter collaborare con questa Corte che ha contribuito a fondare. Su questo c'è una responsabilità anche del Parlamento, non solo del Governo. Tuttavia, inviterei anche il suo ufficio a seguire questa vicenda.
La terza questione è più di carattere generale. Alcune risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e anche della precedente Commissione per i diritti umani trattavano la questione del legame stretto tra il rispetto dei diritti umani e la democrazia. Ora, vorrei sapere se il suo ufficio intende continuare, anche in questo lavoro di approfondimento, a considerare il rispetto dei princìpi democratici all'interno dei Paesi come un diritto umano fondamentale. In tal modo, esso entra a far parte pienamente anche del lavoro dell'Alto Commissario ONU per i diritti umani e non solo di altre istituzioni come il Consiglio d'Europa, l'OSCE eccetera.
Credo che questa sia una necessità importante perché i diritti umani siano rispettati.

PRESIDENTE. Do la parola all'Alto Commissario Pillay per la replica.

NAVANETHEM PILLAY, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Mi dispiace che l'onorevole Nirenstein non mi abbia aiutato con le domande che avevo posto. Mi sarebbe stato molto utile. Vorrei


Pag. 7

aggiungere che io ho ascoltato molte volte le sue osservazioni. Effettivamente c'è una reale esigenza che l'Italia si informi meglio rispetto al Consiglio dei diritti umani. È vero che anni fa la Commissione sui diritti umani è stata presieduta dalla Libia. Tuttavia, non voglio entrare in questo argomento, perché l'Italia ha un ottimo rapporto con la Libia - un rapporto di fiducia - per quanto riguarda i respingimenti.
Vorrei sottolineare che il Consiglio dei diritti umani è un organismo intergovernativo. Pertanto, quella di ammettere un Paese o l'altro è una decisione dei Governi, quindi una decisione politica: saranno i Governi a votare per decidere chi ammettere nel Consiglio. Attualmente abbiamo 47 membri, ma tutti i 191 Paesi membri del mondo sono assoggettati a una revisione e l'anno prossimo ci sarà anche la revisione del Consiglio, dopo cinque anni. Le questioni che lei desidera sollevare, dunque, dovrebbero essere sollevate anche nei rapporti con gli altri Stati quando si parla della riforma dell'ONU. Oggi non mi sembra che si possa avere il Consiglio dei diritti umani come un club di Paesi che hanno una situazione impeccabile dal punto di vista dei diritti umani. Noi vogliamo modificare la situazione per le vittime sul campo. L'unico meccanismo che abbiamo è questo Consiglio, attraverso il quale possiamo in qualche maniera chiedere agli Stati di assumersi degli impegni e realizzarli nella pratica. Come ho detto, non c'è un solo Paese nel mondo che possa rivendicare di essere completamente immune da problemi di questo tipo o di avere una situazione impeccabile. Non credo che lei possa sostenere questo neanche per quanto riguarda l'Italia.
Per quanto riguarda l'Iran, noi abbiamo sollevato tantissime questioni. Il Paese è stato assoggettato a revisione periodica universale anche a febbraio. Anche Israele, come tutti gli altri Paesi, è assoggettato all'UPR, ossia alla revisione periodica universale. L'ambasciatore israeliano mi ha detto che era molto soddisfatto della circostanza che il suo Paese fosse stato trattato come gli altri Paesi.
Forse lei confonde la situazione della critica di Israele come potenza occupante dei territori palestinesi occupati. Nella vecchia Commissione sui diritti umani due Paesi erano sempre sull'agenda. Il Sudafrica lo era per l'apartheid, ma da quando l'apartheid è finito, grazie agli sforzi dei vari Paesi del mondo, ivi inclusa l'Italia, il Sudafrica non è più all'ordine del giorno.
Per quanto riguarda Israele, l'occupazione deve terminare per poter togliere anche Israele dall'ordine del giorno. Il motivo per il quale si torna sempre a parlare di Israele è che si tratta di una potenza occupante.
Nella prima settimana di marzo abbiamo avuto il cosiddetto «segmento di alto livello», composto da 20 a 25 rappresentanti ministeriali, quasi sempre ministri degli affari esteri. È un'ottima occasione affinché le capitali nazionali si informino sull'operato del Consiglio dei diritti umani e per informare al tempo stesso il Consiglio sulla situazione dei diritti umani nei vari Paesi, tra cui l'Italia. Molti ministri hanno colto questa opportunità e il loro numero è in aumento, quindi sarei molto lieta di ricevere una visita di alto livello da parte dell'Italia.
Per quanto riguarda la migrazione - ringrazio per la domanda - noi esortiamo gli Stati a ratificare la Convenzione per la tutela dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. So che ci sono difficoltà all'interno dell'Unione europea in ordine a detta ratifica. L'Unione europea sta esaminando tre direttive: una sulla discriminazione, una sull'asilo e l'ultima sui lavoratori provenienti da Paesi terzi.
Se queste direttive verranno adottate, verranno fissati dei criteri e dei princìpi molto elevati, forse un modello per altre parti del mondo.
Io appartengo anche al Gruppo globale per la migrazione. Quest'anno noi abbiamo la presidenza e ci sarà una grossa conferenza in Messico su questi temi. Noi esaminiamo le sfide che i vari Paesi debbono affrontare per quanto riguarda la migrazione.
Abbiamo aperto un ufficio per i diritti umani a Bruxelles - è qui presente il


Pag. 8

responsabile - dal quale osserveremo anche il fenomeno della criminalizzazione della migrazione.
Grazie delle vostre domande. Mi avete sollecitato a far sì che il Consiglio dei diritti umani non adotti una doppia morale e doppi standard, ma abbia una visione universale. Credo che anche la questione dei blocchi regionali sia un ostacolo a questa visione universale. Se vogliamo applicare, dunque, i valori universali non debbono esserci rapporti di contiguità. Questa è una critica che sollevo in merito all'intera questione della costituzione dei blocchi regionali all'interno delle Nazioni Unite.
È stato detto che io ho sottolineato l'esigenza di rafforzare i diritti economici, sociali, culturali e umani dei migranti, soprattutto quelli che arrivano per mare. C'è una preoccupazione anche per quanto riguarda la detenzione di questi migranti, con le possibili interferenze con il diritto di asilo. Chi chiede asilo, infatti, deve poter essere ascoltato e la politica di respingimento impedisce la procedura per l'asilo, quindi è una violazione della Convenzione internazionale sui rifugiati.
Capisco perché l'Alto Commissario per i rifugiati e l'Alto Commissario per i diritti umani continuino a sottoporre questa questione all'attenzione dell'Italia, che senz'altro non vorrebbe essere visto come un Paese che viola questa Convenzione così importante.
C'è anche la questione della camera di appello o di ricorso, un'ottima istituzione. Siamo molto orgogliosi dello Statuto di Roma, ma ora apprendo che non sono state adottate le norme di attuazione. Ovviamente sollecito l'Italia ad approvare le norme di attuazione, perché è corresponsabile dello Statuto insieme ad altri Paesi.
Noi siamo a disposizione per darvi anche alcuni esempi del modo in cui altri Paesi hanno ratificato e delle preoccupazioni sollevate da altri Parlamenti. Possiamo aiutarvi in questo.
Il rispetto dei diritti umani e la democrazia vanno di pari passo. Non possono essere esercitati i diritti umani se non in un contesto democratico. Noi sosteniamo lo stato di diritto, i diritti umani e il buongoverno.
Siamo presenti, in tal senso, in 56 Paesi, con uffici nazionali, uffici regionali o consulenti per i diritti umani. Organizziamo anche seminari di formazione per rappresentanti del Governo, delle forze di polizia e della magistratura, per illustrare gli standard per i diritti umani.

PRESIDENTE. Il tempo è stato effettivamente troppo breve. Ringrazio l'Alto Commissario per il suo intervento e l'ambasciatore italiano per essere stati con noi. Do il benvenuto al nuovo rappresentante dell'ufficio dei diritti umani a Bruxelles. Francamente è un peccato che l'occasione si spenga in questo modo, avendo ascoltato spunti estremamente interessanti sia dall'Alto Commissario sia dai brevi interventi dei colleghi, e che si debba chiudere a causa del tempo di cui siamo privati.
Non ci resta che manifestare ancora una volta la nostra gratitudine.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,10.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive