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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissioni Riunite
(III-XIII Camera e 3a-9a Senato)
1.
Martedì 15 luglio 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Stefani Stefano, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI ESITI DELLA CONFERENZA SULLA SICUREZZA ALIMENTARE MONDIALE (ROMA 3-5 GIUGNO 2008)

Audizione del direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM), Josette Sheeran:

Stefani Stefano, Presidente ... 3 8 10 11 14
Boniver Margherita, (PdL) ... 8
Cenni Susanna (PD) ... 11
Pianetta Enrico (PdL) ... 9
Ruvolo Giuseppe (UdC) ... 10
Scarpa Bonazza Buora Paolo, Presidente della 9a Commissione del Senato ... 9
Sheeran Josette, Direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM) ... 3 11
Zacchera Marco (PdL) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONI RIUNITE
III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) - XIII (AGRICOLTURA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
3a (AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE) - 9a (AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 15 luglio 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI STEFANO STEFANI

La seduta comincia alle 14,20.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata, oltre che mediante la registrazione audio video sul circuito chiuso, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM), Josette Sheeran.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli esiti della Conferenza sulla sicurezza alimentare mondiale (Roma 3-5 giugno 2008), l'audizione del direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM), Josette Sheeran.
Rivolgo un caldo benvenuto a Josette Sheeran, che è a Roma dall'aprile del 2007, dopo aver ricoperto l'incarico di Sottosegretario per l'economia, l'energia e l'agricoltura presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America. Il prossimo 22 luglio a Parigi, relazionerà alla Conferenza dei Presidenti delle Commissioni esteri dei Parlamenti dell'Unione europea.
L'audizione apre l'indagine conoscitiva deliberata dalle quattro commissioni sugli esiti della Conferenza di Roma sulla sicurezza alimentare mondiale svoltasi il 3 e 5 giugno ultimi scorsi. Ricordo che il 17 luglio audiremo il Presidente dell'IFAD e il 16 settembre il Direttore generale della FAO, e colgo l'occasione per ringraziare per l'assistenza la rappresentanza permanente d'Italia.
Tale indagine conoscitiva conferma la storica attenzione del Parlamento italiano per le organizzazioni internazionali alimentari che hanno sede a Roma e ha la finalità di acquisire elementi utili per l'esercizio della Presidenza dei G8, che nel 2009 spetterà all'Italia.
Come evidenziato dalla dichiarazione conclusiva della Conferenza di Roma, la recente crisi ha dimostrato la fragilità del sistema mondiale dell'alimentazione e la sua vulnerabilità agli shock. La sicurezza alimentare deve quindi diventare una materia di permanente interesse della politica.
Do la parola al Direttore esecutivo Josette Sheeran.

JOSETTE SHEERAN, Direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM). Grazie. È un grande onore intervenire di fronte alle Commissioni riunite del Parlamento italiano. Spero che questo sia il primo passo in un percorso di partenariato e di maggiore dialogo sul tema della crisi alimentare mondiale.
Oggi, affrontiamo uno dei temi globali attualmente più impellenti, l'impennata dei prezzi delle derrate alimentari e il suo impatto sui più vulnerabili e su coloro che hanno fame. Senza un'azione congiunta a livello mondiale, il miliardo di persone più povere del mondo potrebbe raddoppiare, perché il potere d'acquisto è stato dimezzato dall'impennata dei prezzi alimentari ed energetici. Si tratta di una sorta di


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tsunami silenzioso, che colpisce i più vulnerabili, laddove l'80 per cento è costituito da donne e bambini.
Siamo tutti consumatori di prodotti alimentari. L'alimentazione è essenziale per la sopravvivenza umana, per cui negarla significa negare la vita. Alcuni sostengono che soltanto sette pasti separano la civiltà dall'anarchia, giacché, dopo aver saltato il settimo pasto, la civiltà crolla e si lotta per la sopravvivenza.
Uno dei ruoli fondamentali dello Stato e della civiltà consiste quindi nel garantire alimenti accessibili. Oggi, l'offerta mondiale sta cedendo dinanzi a questa impennata della domanda e dei prezzi dei fattori produttivi, all'esaurimento delle scorte, alla siccità e alle inondazioni, alla crescente domanda di prodotti alimentari per la produzione di energia.
Nel mese di giugno ho lanciato un monito, sottolineando un imminente uragano, nel cui occhio ci troviamo attualmente. Abbiamo assistito al verificarsi di tumulti ad Haiti, ove hanno portato al crollo del Governo, e ciò è accaduto in altre parti del mondo. Questi mostrano come l'insicurezza alimentare sia una minaccia non soltanto per chi ha fame, ma anche per la pace e la stabilità.
Nel pieno della crisi il mondo guardava a Roma, che ospita le tre agenzie dell'ONU che si occupano di alimentazione e fame: PAM, FAO e IFAD.
Questa drammatica escalation dei prezzi alimentari ed energetici a livello globale ha reso più urgente il nostro impegno per erogare aiuti salvavita a decine di milioni di persone. Nel mese di giugno, però, non avevo previsto la velocità dell'uragano. Proprio a partire dal giugno scorso, i prezzi globali dei generi alimentari ed energetici hanno iniziato un percorso di impennata senza precedenti. La maggior parte dei prodotti alimentari sono aumentati, in media, del 10 per cento al mese tra giugno e gennaio, riducendo di quasi il 40 per cento il potere di acquisto del PAM e del mondo.
Gli aumenti non si limitano a questi ultimi mesi: il 3 marzo il PAM acquistava il riso a 430 dollari la tonnellata metrica, cinque settimane dopo a 780 dollari e due settimane dopo a 1.000 dollari.
Anche l'Italia si rende conto di come i consumatori siano colpiti duramente persino nei Paesi sviluppati, per cui si può immaginare cosa accada a quel miliardo di persone che nel mondo vivono con meno di 1 dollaro al giorno, che spendono soprattutto per mangiare, cercando di sopravvivere. Neppure il migliore sistema di governo al mondo può superare questa difficoltà.
Le scorte e le riserve monetarie stanno scendendo ai minimi in Liberia, in Senegal e in altri Paesi, e proprio quando il mondo aveva più bisogno del PAM non siamo stati in grado di raggiungere tutti.
Desidero illustrare l'impatto di questo incremento dei prezzi sul PAM. Noi eroghiamo come assistenza un pasto salvavita a 20 milioni di bambini all'anno. Per molti di questi bambini questo pasto è l'unico al giorno, che mangiano in una tazza come questa rossa, che apparteneva a una ragazzina di nome Lillian del Ruanda.
Come avrete visto nei nostri interventi, queste tazze sono preziose per i bambini, che vi incidono il loro nome, anche se portano un po' di cibo ai loro fratellini. A causa dell'impennata dei prezzi, tra giugno 2007 e gennaio 2008 siamo stati in grado di riempire soltanto la metà di questa tazza, perché il prezzo del cibo era raddoppiato.
Negli ultimi tre mesi ci siamo attivati e mobilitati per cercare di fronteggiare questo aumento dei prezzi e garantire l'erogazione di aiuti ai bambini.
Tra le persone che assistiamo, tre milioni di persone in Darfur ogni giorno dipendono da noi, che ne siamo l'unica fonte di alimentazione. Anche lì le razioni sono state dimezzate.
Ho scritto ai capi di Stato e di Governo, mi sono recata in tutto il mondo, sono stata audita dai Parlamenti per sensibilizzare l'opinione pubblica, ottenendo qualche risultato: il mese scorso, abbiamo avuto lo storico contributo dell'Arabia Saudita di 500 milioni di dollari Usa, abbiamo annunciato alla riunione di alto


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livello della FAO che con l'Arabia Saudita e altri Paesi molto generosi avevamo raccolto più di 1 miliardo di dollari per nuovi finanziamenti destinati a coprire il disavanzo creatosi con l'aumento dei prezzi e cercare di contenerlo.
Nel 2000, in occasione del Vertice del Millennio delle Nazioni Unite, la comunità internazionale si era impegnata a dimezzare la fame nel mondo entro il 2015. Alcuni Paesi come il Ghana e il Malawi stanno raggiungendo questo obiettivo, ma il sopraggiungere della crisi alimentare ci ha indotto a renderci conto di come avessimo trascurato questo obiettivo di sviluppo del millennio, che invece non dobbiamo accantonare.
L'OMS individua nella fame la prima minaccia per la salute pubblica, poiché uccide più persone dell'AIDS, della malaria e della tubercolosi insieme.
Sappiamo che, se a un bambino vengono negati alimenti adeguati prima del secondo compleanno, subirà irrimediabili danni mentali e fisici.
Oggi, il mondo volge lo sguardo alle agenzie ONU di Roma, FAO, IFAD e PAM, per rispondere a questa gravissima sfida, garantendo a tutti gli abitanti della terra la possibilità di usufruire di una alimentazione a prezzi accessibili.
La fame non è una parte accettabile della condizione umana. Possediamo gli strumenti scientifici e tecnologici, ma ci chiediamo se abbiamo la volontà morale e politica.
Il PAM svolge un ruolo vitale nell'architettura globale della sicurezza alimentare. Siamo la più grande organizzazione umanitaria del mondo, la più grande agenzia dell'ONU, con 10 mila addetti in tutto il mondo, mille dei quali a Roma.
Oggi, da Roma il PAM gestisce un servizio di emergenza globale, che è in grado di raggiungere in 48 ore ogni angolo del mondo, come avvenuto in occasione della guerra in Libano, della crisi in Myanmar, di quella in Bangladesh e dell'attuale siccità in Etiopia.
Utilizziamo migliaia di elicotteri, aerei, navi, chiatte e persino asini, cammelli ed elefanti. Eroghiamo alimenti ma anche altri prodotti salvavita come farmaci per l'OMS attingendo alla nostra rete globale di depositi come quello di Brindisi, qui in Italia. Il nostro servizio aereo umanitario è in grado di portare 400 mila operatori all'anno nelle zone colpite da catastrofi, 10 mila al mese soltanto nel Darfur.
Riteniamo che il PAM sia un bene pubblico globale, essenziale, che eroga servizi pubblici globali che nessun altro è in grado di erogare. Rappresentiamo quindi la valvola di sicurezza per le crisi alimentari. Se il PAM non esistesse, bisognerebbe istituirlo. Il nostro motto è che nulla è in grado di separare il PAM da un bambino che ha fame.
Siamo inoltre un esempio di efficienza, giacché soltanto il 7 per cento di ogni euro donato è utilizzato per le spese amministrative. Siamo l'agenzia ONU maggiormente basata sul campo e più operativa, giacché lavoriamo veramente in prima linea per fronteggiare i problemi della fame e dei cambiamenti climatici. Garantiamo modernissimi controlli sulla distribuzione, sull'acquisto e sul consumo di alimenti. Ci basiamo su finanziamenti totalmente volontari, perché non abbiamo finanziamenti obbligatori o quote, e siamo l'unica agenzia dell'ONU in questa situazione.
Negli anni Sessanta, quando è stato creato, il PAM distribuiva le eccedenze alimentari dei ricchi ai Paesi più poveri. Adesso la situazione è molto cambiata, perché non ci sono eccedenze alimentari a livello globale, non c'è più dumping di eccedenze alimentari in grado di manipolare i mercati locali. Oggi, meno dell'1 per cento degli alimenti che gestiamo rappresenta donazioni sulla base di eccedenze, soprattutto da parte dell'Arabia Saudita, e oltre la metà del nostro bilancio si fonda su contributi monetari, che ci consentono di acquistare alimenti dai produttori locali in tutto il mondo in via di sviluppo, di creare un legame diretto tra gli stessi grazie alle donazioni provenienti dall'UE e dai paesi europei.
Nel corso delle operazioni, il PAM si chiede come utilizzare gli aiuti alimentari non soltanto per far fronte alle emergenze


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ma anche, laddove possibile, per rafforzare l'azione dei Governi e delle altre organizzazioni, quali la Banca mondiale, l'UNICEF, l'UNHCR, la FAO, l'IFAD, affinché l'intervento di urgenza rafforzi anche la sicurezza alimentare locale, i mercati locali e soluzioni durature.
Siamo uno dei più grandi acquirenti di alimenti da agricoltori del mondo in via di sviluppo. L'80 per cento dei contributi finanziari che riceviamo dall'Italia e da altri Paesi europei viene speso per acquistare alimenti da 69 Paesi in via di sviluppo.
Nel caso delle inondazioni in Mozambico, ad esempio, le vittime erano prive di risorse finanziarie per acquistare alimenti, ma gli agricoltori possedevano riserve alimentari. Abbiamo quindi acquistato l'80 per cento dei prodotti alimentari per le vittime delle inondazioni dagli agricoltori del Mozambico. In questo modo, tutti ci hanno guadagnato. In Senegal, dove il sale iodato proviene dai produttori locali, la maggior parte donne, abbiamo insegnato alle donne locali ad aggiungere iodio al sale, creando incentivi e investimenti in tecnologia. Il sale viene iodato e questo concorre a ridurre la patologia del gozzo, molto diffusa in Senegal.
Si tratta quindi di assistenza alimentare come investimento, per promuovere soluzioni di lungo periodo alla fame, tenendo presenti anche le condizioni dei mercati locali.
È una soluzione 80-80-80, per cui l'80 per cento delle nostre risorse finanziarie viene impiegato per l'acquisto di alimenti nei Paesi in via di sviluppo, l'80 per cento dei servizi di trasporto e stoccaggio vengono acquistati in questi Paesi, migliorando quindi la base tecnologica, e l'80 per cento del nostro staff è reclutato localmente nei Paesi in via di sviluppo.
L'investimento complessivo è di oltre 2 miliardi di dollari l'anno per lo sviluppo sostenibile dei Paesi in via di sviluppo e per lo sviluppo delle capacità, con cui aiutiamo concretamente e sul campo, in situazioni spesso pericolose. Poche altre organizzazioni sono in grado di farlo.
Il nostro staff nutre milioni di persone in Sudan, cinque milioni al giorno - la nostra operazione più grande - e in Paesi come la Somalia, la Corea del nord e l'Afghanistan, in cui diamo aiuti alimentari mettendo a repentaglio la vita dei nostri operatori.
In Darfur, l'83 per cento dei nostri camion sono stati sequestrati e solo quest'anno 41 dei nostri conducenti sono ancora dispersi. Quest'anno, 12 persone hanno perso la vita mentre erano in servizio per il PAM: 7 in Sudan, 4 in Somalia e 1 in Kenia.
Le navi che portano alimenti alla Somalia sono state attaccate da pirati, per cui ci è necessaria una protezione navale per portare aiuti alimentari.
Ci appelliamo quindi all'Italia e ad altri Paesi, come la Francia, i Paesi Bassi e la Danimarca, affinché ci forniscano protezione navale consentendoci di aiutare la Somalia.
Questa è la nostra realtà quotidiana e non ci sono alternative: dobbiamo dare assistenza alimentare e umanitaria ai bisognosi. Questo è uno degli istinti umanitari originari dell'umanità. La fame può essere sconfitta e la sicurezza alimentare ripristinata. Il mondo sa come realizzare questi obiettivi.
Nel corso delle ultime due generazioni - penso anche ai miei antenati in Francia e in Irlanda -, abbiamo constatato come i Paesi siano in grado di superare la trappola della fame, di crescere e di garantire l'alimentazione.
Adesso un breve cenno alla collaborazione con l'Italia. Roma ospita il PAM da quasi cinquanta anni, giacché negli anni Cinquanta il mondo decise di ubicarvi le agenzie alimentari mondiali. La sede centrale della FAO si è spostata da Washington a Roma nel 1951; nel 1963 fu fondato il PAM, che poi acquistò autonomia.
Oggi siamo la più grande agenzia dell'ONU. Grazie anche alla vostra ospitalità e al vostro aiuto, siamo in grado di nutrire annualmente 90 milioni di persone, soprattutto donne e bambini.
Abbiamo più di 80 donatori nel mondo e l'Italia è tra i 20 principali. Ringraziamo


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e apprezziamo il trend di crescita dei contributi di quest'anno e ci auguriamo che le nuove donazioni preannunciate nel corso della Conferenza mondiale della FAO si concretizzino in futuro.
Desidero sottolineare l'importanza dell'impegno dell'Italia nei confronti della Convenzione per gli aiuti alimentari, che rappresenta una componente importante del contributo dell'Italia al PAM.
Noi ci appelliamo affinché il Parlamento approvi senza indugi questa Convenzione per gli aiuti alimentari, la cui approvazione è stata ritardata a causa delle elezioni.
L'Italia è il principale donatore per il deposito di Brindisi, che è stato un modello di risposta umanitaria per altri depositi a Panama City (Panama), Dubai City (Dubai), Accra (Ghana), Subang (Malesia) e in altri Paesi. La base di Brindisi fornisce servizi logistici alla cooperazione italiana e opera con voli umanitari nel caso di emergenze bilaterali e multilaterali. Il 17 maggio, un volo umanitario proveniente dal porto di Brindisi ha portato in Cina 31 tonnellate di kit sanitari, tende e coperte per assistere le popolazioni colpite dal terremoto.
L'Italia ha anche un innovativo accordo di swap, di cambio debito per sviluppo con l'Egitto, che dal 2004 ha fornito migliaia di pasti scolastici ai bambini egiziani in partenariato con il PAM. Recentemente, ho avuto incontri con il Primo ministro egiziano, che ha lodato molto questi programmi di mense scolastiche.
Il PAM sarà anche uno dei tre beneficiari della lotteria nazionale italiana, la cui estrazione si è svolta il 12 giugno 2008 e i cui proventi saranno utilizzati per erogare aiuti ai bambini africani. Nel 2007, il PAM ha cooperato con 24 ONG italiane, soprattutto in Africa, erogando oltre 26 mila tonnellate di alimenti salvavita a bambini affamati e a malati di AIDS. La maggior parte di questi alimenti è stata acquistata da produttori locali.
Tra i nostri partner desidero citare la Cooperazione internazionale e l'INTERSOS. Queste due ONG italiane operano nel Ciad orientale, dove nel marzo 2007 l'onorevole Casini con l'ambasciatore Sebastiani e altri ha preso visione dei progetti PAM. Ci appelliamo a voi, affinché veniate a vedere le nostre iniziative, i nostri progetti. Resterete commossi constatando direttamente l'effetto dei vostri contributi, che trasforma la vita di un bambino facendola passare dall'infelicità alla speranza. Lavoriamo con la Caritas, uno dei maggiori partner mondiali del PAM, in oltre 40 Paesi, con la Comunità di Sant'Egidio nell'erogare assistenza alimentare nella Repubblica centrafricana, in Guinea, Guinea Bissau, Mozambico e Tanzania.
Desideriamo anche approfondire i nostri rapporti con il settore privato italiano, e vi saremo grati del vostro sostegno. Nel 2005, il PAM ha istituito il Comitato italiano PAM, per aiutarci nel reperimento di fondi.
Durante la crisi del Myanmar, abbiamo lavorato con i provider telefonici H3G, Tim, Vodafone e Wind e abbiamo reperito oltre 350 mila dollari per assistere le vittime. Da poco tempo, collaboriamo anche con Mediafriends, che offrirà 500 mila euro al PAM per l'assistenza in Myanmar.
A febbraio, ho lanciato a Milano la nostra campagna tazza rossa, per garantire che tutti i bambini nel mondo abbiano almeno una tazza piena di cibo; bastano 3 miliardi di dollari all'anno per far sì che nessun bambino abbia fame a scuola. Questa non è una forma di elemosina permanente, perché dopo alcuni anni i Paesi devono diventare autonomi e oggi ci sono 36 paesi del PAM in grado di aderire alla suddetta campagna. L'iniziativa è stata lanciata a Milano con il Sindaco Moratti, con il Presidente del Ghana Kufour e con Kakà giocatore dell'anno della FIFA, che è anche ambasciatore del PAM. Questa campagna si collega al tema dell'expo mondiale del 2015 a Milano: nutrire il pianeta, energia per la vita.
Speriamo che anche l'Italia si impegni per collegare i pasti a scuola con la produzione di alimenti anche a livello locale.
Roma è la capitale alimentare del mondo, per cui può assumere una posizione di leadership a vantaggio non soltanto


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dei cittadini italiani, ma di tutto il mondo. Auspico quindi una stretta cooperazione con il Parlamento e il Governo italiani, in seguito ai forti impegni assunti al vertice G8 in Giappone.
Nel 2009, l'Italia ospiterà il G8 e quindi si troverà al centro dell'attenzione. Ci impegniamo dunque a concorrere al successo del G8 in Italia.
Tutto il mondo si è riunito a Roma con il Presidente della Banca mondiale, il Segretario generale dell'ONU e altre personalità e agenzie internazionali per affrontare e risolvere la crisi alimentare mondiale. Il mondo guarda a Roma aspettandosi un ruolo di guida.
Sono a disposizione per le vostre domande. Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio molto la signora Sheeran.
Do la parola ai colleghi che desiderino porre domande o formulare osservazioni.

MARGHERITA BONIVER. Desidero ringraziare per la brillante presentazione la Direttrice del Programma alimentare mondiale, Josette Sheeran, che ha saputo dimostrare attraverso cifre assolutamente incontrovertibili e impressionanti la vastità del problema della fame nel mondo, le nuove difficoltà derivate dal picco del prezzo dei cereali, per cui il costo di una tonnellata di grano si è triplicato o quadruplicato rispetto a qualche mese fa.
Questo ha provocato una difficoltà di cassa, che fortunatamente nella riunione del G8 che si è svolta recentemente in Giappone ci si è ripromessi di ripianare.
Per noi è uno stimolo oltre che un grande complimento la possibilità che Roma diventi sempre più la capitale mondiale dell'obiettivo della lotta contro lo sottosviluppo e la fame: la possibilità di nutrire quel miliardo di esseri umani che sopravvive, laddove è ben nitida di fronte a noi la fotografia di chi ignora se avrà qualcosa da mangiare prima di andare a dormire. Ci chiediamo cosa significhi sottosviluppo e sopravvivere con un dollaro al giorno, ma credo che siamo generosi, perché molti tentano addirittura di sopravvivere con meno di un dollaro. Questa molteplicità di crisi, questo moltiplicarsi delle difficoltà rende una agenzia come la sua uno strumento assolutamente indispensabile.
Vorrei essere molto franca, perché Roma è la capitale delle tre agenzie, ma è opportuno saper distinguere accuratamente le vere capacità operative del World Food Programme che la rendono assolutamente indispensabile, perché gestita con un criterio che condividiamo.
Ho avuto il piacere di viaggiare con il personale del PAM e di verificare come in uno dei Paesi più poveri del mondo, il Niger, il PAM sia riuscito a sfamare 3 milioni di persone.
Ovunque sia andata, nei Paesi più remoti e più poveri, tra le tante agenzie dell'ONU spiccava sempre per la capacità e l'ammirevole velocità nel portare soccorso.
Il mio intervento mira dunque a dare pieno sostegno all'operato della sua agenzia e a indurre il Governo italiano a fare fino in fondo la sua parte, sapendo distinguere i fondi da investire laddove possano rendere e costituire un concreto e immediato aiuto per sollevare dalla miseria e dalla fame decine di milioni di persone da quelli invece dovuti ad agenzie che garantiscono risposte meno efficaci.
Vorrei semplicemente ribadire ancora una volta che, per quanto riguarda la nostra parte politica, avrà tutto il sostegno necessario per accompagnare lo straordinario lavoro che il PAM svolge in decine di Paesi.

MARCO ZACCHERA. Lei ha accennato ai problemi del PAM legati all'andamento dei prezzi. Questi ultimi sono causati dai problemi climatici e dei raccolti, ma anche dalla speculazione internazionale, che, sebbene in misura minore rispetto al petrolio, interviene pesantemente sull'andamento dei prezzi.
Le chiedo quindi se abbia dei suggerimenti da darci come parlamentari, come espressione del mondo politico, per aiutare a controllare i prezzi delle materie prime a livello internazionale.


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Mi ha fatto piacere apprendere dalla sua relazione che il 93 per cento delle spese riguardano l'ambito operativo e non costi amministrativi di gestione. Sapendo che vi sono queste perturbazioni sui prezzi, vorrei sapere perché il PAM non blocchi le derrate in contratti di «pronti contro termine» per essere più sicuri dei prezzi e quindi poter continuare nei vostri programmi di aiuto.

ENRICO PIANETTA. Ho molto apprezzato l'intervento della nostra ospite, anche perché ho avuto modo di apprezzare direttamente l'operato del PAM nel delicato settore della fame nel mondo. Ho avuto modo di visitare alcuni campi in Darfur, quello di Kalma, in Uganda, in Sierra Leone, constatando tutta la determinazione e la capacità organizzativa del PAM laddove ancora tanta gente e soprattutto tanti bambini muoiono di fame.
Sembra incredibile, ma questo avviene in un contesto di grande difficoltà. Lei ha evidenziato come molti camion vengano aggrediti e alcuni camionisti sequestrati. La settimana prima del mio viaggio in Uganda, alcuni camion del PAM sono stati sequestrati rendendo impossibile l'arrivo di aiuti.
Questo è un fatto da stigmatizzare, perché laddove non c'è sicurezza è impossibile porre rimedio a una piaga indubbiamente vergognosa per tutti noi. Ascoltare le sue parole ci pone in una condizione di grande difficoltà come esseri umani, perché è impossibile immaginare che ancora oggi milioni di persone, soprattutto bambini, muoiano di fame.
Il dimezzamento della fame nel mondo rappresenta dunque un obiettivo fondamentale del millennio, e nel 2015, proprio quando ci sarà l'Expo a Milano, in maniera lungimirante è stato collocato il dibattito sull'esigenza di nutrire il pianeta. Al di là di queste analisi e considerazioni che ci mettono in difficoltà, ci chiediamo che fare. Come ribadito anche al vertice della FAO, è necessario da un lato indurre i Governi a dare priorità al potenziamento del settore agricolo per produrre derrate alimentari - aspetto fondamentale come l'impiego delle migliori tecnologie per incrementare la capacità produttiva agricola attraverso l'irrigazione e selezioni più adeguate - dall'altro la liberalizzazione del commercio internazionale.
Questi appaiono i temi fondamentali, al di là della volontà, della capacità, della disponibilità dei Governi. La ringrazio per le sue parole sulla disponibilità dell'Italia, perché si tratta di contributi volontari e quindi sottolineiamo con piacere questo apprezzamento. Le chiedo quindi cosa sia necessario fare, giacché ritengo fondamentali i tre aspetti che ho citato.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Presidente della 9a Commissione del Senato. Innanzitutto desidero rivolgere al Direttore esecutivo del PAM il saluto più cordiale e più ammirato da parte della Commissione agricoltura del Senato della Repubblica. Come rilevato da colleghi della Camera e del Senato prima di me, dalla sua esposizione si evince con assoluta nitidezza un programma effettivamente importante, gestito con criteri di altissima efficienza e ben lontano, me lo consenta, dall'immagine molto spesso più nota, non solo nel nostro Paese, che attribuisce a questo programma e soprattutto alla FAO una grandissima inefficienza e una capacità di creare incalcolabili sprechi, distanti dagli obiettivi alla base del vostro operato.
Dalla sua esposizione e dalla lettura degli atti si capisce come il vostro lavoro sia molto duro, molto serio, molto vicino al popolo più diseredato, ai bambini e alla mentalità di noi italiani, giacché questi temi ci vedono da sempre partecipi senza differenze di appartenenza politica. Credo infatti che tutto il popolo italiano si possa riconoscere nel vostro operato ed è per noi un onore che Roma sia la sede del vostro programma.
Ho ascoltato alcune valutazioni in ordine alle cosiddette recenti perturbazioni dei mercati mondiali in tema di materie prime, tema che spesso appassiona persone che non capiscono nulla di commercio internazionale di materie prime agricole.


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In Italia, non mancano certamente milioni di commissari tecnici della Nazionale di calcio, così come di cosiddetti «esperti» di politica agricola mondiale, che si divertono a imputare quotidianamente agli agricoltori europei e americani questo aumento dei prezzi di alcune materie prime verificatosi nell'ultimo anno.
Come lei sa perfettamente grazie al suo osservatorio assolutamente unico, negli ultimi decenni abbiamo assistito a un forte impoverimento degli agricoltori sia europei, sia americani, sia di altri Paesi sviluppati, e a un arretramento significativo in termini reali e spesso anche nominali delle quotazioni di materie prime quali soia, frumento, mais, colza e altre ogni giorno pubblicate sui principali quotidiani finanziari del mondo.
Ritengo oggi inopportuno incolpare della fame nel mondo gli agricoltori dei Paesi sviluppati e la presunta politica protezionistica del cosiddetto mondo sviluppato, e utile invece dedicarsi con rinnovato impegno e con forte coesione a rinforzare adeguatamente il programma mondiale che portate avanti così bene.
Al vertice FAO e al recente vertice G8 in Giappone, i grandi della terra hanno opportunamente segnalato all'opinione pubblica mondiale, ai propri Governi e alle proprie Nazioni le responsabilità fortissime, di cui per la nostra parte ci facciamo carico, del cosiddetto mondo sviluppato nei confronti dei diseredati, in particolare dei bambini e degli anziani che soffrono molto più di noi.
Ritengo doveroso trovare al più presto una soluzione, senza far cadere l'attenzione su questo tema. Si tratta di un anno particolare, perché si è dibattuto di tale argomento alla FAO, al G8, in altri importanti incontri a livello internazionale, e stanno riprendendo i negoziati a Ginevra in sede del WTO; potrebbe quindi rappresentare un anno di svolta per affrontare in modo rinnovato, più forte e positivo questo problema.
Chiedo però di non incolpare i nuovi poveri del mondo sviluppato, gli agricoltori, di colpe che non hanno. Questo sarebbe fuorviante. Rivolgo questa preghiera a me stesso e a tutti i colleghi, perché spesso vengono formulate immotivate e assurde accuse nei confronti di un mondo che negli ultimi venti anni ha visto ridursi il proprio reddito anche del 50 o 60 per cento.

GIUSEPPE RUVOLO. Esprimo il mio apprezzamento per la relazione puntuale, sintetica e molto centrata, che ci ha fornito, Direttore Sheeran, un esatto spaccato della situazione della sua agenzia e del fenomeno complessivo. Roma è la capitale mondiale del sistema dell'alimentazione e ha un onere maggiore rispetto al panorama mondiale.
Lei ha fortemente sottolineato che ci troviamo nell'occhio dell'uragano. La crescita esponenziale dei prezzi e dei prodotti alimentari è sotto gli occhi di tutti: oggi il bicchiere è mezzo vuoto, non è neppure mezzo pieno, È un'immagine molto concreta e a tal proposito esprimo anche apprezzamento per la semplificazione del linguaggio.
Desidero porre due domande specifiche. Vorrei sapere cosa si aspetti dall'Italia la sua agenzia in termini concreti, giacché sembra che lei abbia voluto lanciare un messaggio, e se dal suo alto osservatorio il problema dei prezzi appaia legato alla speculazione ovvero alla carenza di tali prodotti alimentari. Sarebbe molto utile alla Commissione conoscere dati in merito.
Condivido alcune considerazioni del presidente della 9a Commissione del Senato Scarpa, laddove accusare gli agricoltori è diventato una sorta di sport. Siamo quindi pronti anche a una battaglia per dare senso ad aspetti significativi e non al comune sentire. Senza risposte concrete non si va da nessuna parte.

PRESIDENTE. Approfitto anch'io, signora Sheeran, della sua presenza per soddisfare una curiosità che deriva forse dalla mia non approfondita conoscenza della materia. Ho chiesto anche ad altri quanti individui e per quanti giorni sia possibile sfamare con il prodotto corrispettivo necessario a far marciare a bioetanolo


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un camion normale da 500 cavalli. La ringrazio per la sua disponibilità.

SUSANNA CENNI. Anche io desidero ringraziare la signora per la sua relazione e l'utilissimo contributo ricevuto. Ritengo però che, pur esprimendo un apprezzamento per il lavoro dell'agenzia e di tante persone come lei contro la fame nel mondo, in qualità di membri del Parlamento sia difficile evitare di porci alcune domande su quanto sia ancora necessario fare. Avremo modo di leggere e approfondire anche la documentazione messaci a disposizione, ma molti di noi hanno avuto modo di leggere i resoconti dei lavori del vertice FAO e quindi di conoscere l'articolazione del dibattito sviluppatosi in quella sede.
Sebbene continuino ad essere utili gli sforzi degli Stati nell'erogare risorse e nell'impegnarsi direttamente, si deve però constatare come purtroppo non siano stati raggiunti gli obiettivi precedentemente fissati.
Si stenta infatti a produrre risultati senza modificare il nostro modello di sviluppo. Si stabiliscono aiuti e impegni finanziari degli Stati, che è ovviamente giusto mantenere, ma contestualmente si continua a produrre distorsioni del modello di sviluppo.
Anche oggi lei ci ha illustrato numeri importanti relativi alla diffusione della fame nel mondo, ai bambini che rischiano di non superare la giornata, mentre contestualmente nel mondo continua a crescere il numero dei bambini con problemi di obesità, circostanza che dovrebbe indignarci. È difficile non considerare sullo stesso piano questa problematica, perché c'è qualcosa di profondo che dobbiamo cercare di affrontare.
Ritengo che ciascuno di noi dovrebbe porsi una domanda, che indubbiamente sarebbe utile porre ai vertici di carattere internazionale al fine di assumere importanti determinazioni, per individuare il contributo che ognuno può garantire anche attraverso iniziative particolari. Le chiedo quindi cosa sarebbe opportuno chiedere al G8, ai Paesi più importanti del mondo, per rimettere in discussione un modello di sviluppo che continua a produrre povertà e fame.

PRESIDENTE. Do la parola al Direttore Sheeran per la replica.

JOSETTE SHEERAN, Direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM). Ringrazio tutti gli onorevoli parlamentari per le eccellenti osservazioni e domande. Spero di essere in grado di fare una sintesi e vi chiedo di segnalarmi qualora dovessi omettere qualche elemento di risposta.
Inizierò spiegando i motivi per cui nutro ancora speranza. Per affrontare adeguatamente determinate problematiche, dobbiamo infatti concentrarci su quanto funziona.
Oggi, il mondo eroga assistenza a un numero di persone senza precedenti nella storia umana, perché dal 1969 ad oggi abbiamo dimezzato la quota degli affamati. Nel 1969, il 36 per cento del mondo era denutrito, oggi il 17 per cento, prima della crisi alimentare.
Questo testimonia la nostra capacità di rispondere senza limitarci a tenere il passo con la crescita demografica. Nell'attuale crisi alimentare si è verificato uno sbilanciamento della domanda alimentare, ma prima o dopo la seconda guerra mondiale tanti Paesi hanno dovuto far fronte al problema della sicurezza alimentare.
Oggi, non ci preoccupiamo più che l'Irlanda soffra di una carestia ogni dieci anni, ma un tempo questo accadeva. Un numero sempre crescente di Paesi esce del ciclo della fame: Vietnam, Cina, Ghana, Salvador, Cile, Brasile, India, Paesi che stanno progredendo.
Ci chiediamo come rendere prioritario questo obiettivo, affinché sia il primo punto all'ordine del giorno mondiale, laddove non risolvere il problema dell'insicurezza alimentare significa vanificare ogni altro sforzo.
Questa crisi alimentare deve risvegliarci. Negli Stati Uniti la popolazione crede che gli alimenti crescano sugli scaffali del supermercato; non si conosce


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l'agricoltura e il cibo viene dato per scontato, perché esiste un profondo senso di sicurezza. Questa crisi, quindi, che induce la gente a chiedersi se vi sia abbastanza cibo e quanto costi, ci aiuta a far concentrare sul cibo il pensiero mondiale.
Siamo appena in tempo, perché i cambiamenti climatici con la loro imprevedibilità rendono problematica la produzione alimentare. Ci hanno infatti condotto nell'occhio dell'uragano una grave siccità in Australia, inondazioni in Africa occidentale, eventi climatici che hanno avuto un impatto sull'offerta alimentare mondiale. Questa imprevedibilità climatica è destinata a perdurare. I viticoltori francesi hanno quindi dovuto anticipare di due settimane la vendemmia rispetto ai loro predecessori a causa del riscaldamento mondiale, mentre in Germania devono aggiungere meno zucchero al loro vino perché i grappoli maturano di più.
In Africa manca invece una base di conoscenze scientifiche in grado di consentire agli africani di gestire questo cambiamento climatico e la sua incidenza nel settore agricolo. Abbiamo quindi una serie di programmi molto concreti, come il comprehensive framework del Segretario generale definisce chiaramente. Gli agricoltori inoltre sono molto intelligenti e quindi capaci di reagire all'incremento della domanda.
Tre o quattro anni saranno quindi problematici, ma poi domanda e offerta torneranno ad armonizzarsi, e forse questa crisi porterà vantaggi agli agricoltori poveri dell'Africa, che costituiscono la metà dei nostri assistiti, ma che con investimenti provenienti anche dal settore privato potrebbero quadruplicare le rese, come avvenuto in Malawi. L'incremento della domanda alimentare, per cui entro il 2050 dovremo raddoppiare la produzione, rappresenta dunque una buona notizia per gli agricoltori.
Per il miliardo di persone più povere oggi sicuramente la situazione è gravissima, critica. Si tratta quindi di affrontare diverse sfide, ma ritengo che, finché non riusciremo a dipanare questa matassa, servano non grandi scoperte, ma volontà politica e azione. Accogliamo quindi con speranza il fatto che per la prima volta dalla crisi alimentare degli anni Settanta il G8 abbia rilasciato una dichiarazione sulla sicurezza alimentare e si sia svolta una Conferenza sull'alimentazione a Roma con la partecipazione non soltanto delle agenzie con sede nella capitale ma anche dei capi di Stato e di Governo, del Presidente della Banca mondiale, dell'FMI, del Segretario generale dell'ONU, testimonianza di un largo consenso sulla priorità di questo tema.
Potrebbero esserci gravissime sofferenze a livello umanitario, se non saremo molto attenti. A livello pratico abbiamo bisogno della fiducia di ogni Paese che ci aiuta, di essere a disposizione per rispondere a ogni interrogativo.
Riteniamo che il nostro modello sia il più efficiente ed efficace, perché siamo in grado di raggiungere coloro che hanno bisogno e dare agli altri Paesi la possibilità di farlo. Se c'è un'intesa su questo, abbiamo bisogno che ogni Paese consideri la possibilità di raddoppiare il proprio contributo, perché nell'ultimo anno il costo di gestione dei nostri programmi è raddoppiato. Questo dunque è il prezzo che il mondo dovrebbe pagare per alleviare le sofferenze umane che ci attendono. Mi rendo conto che questa dichiarazione può essere sconvolgente, ma è commensurata alla drammaticità della situazione. Garantiamo un servizio salvavita a coloro che oggi non sono in grado di pagare a prezzi accessibili i prodotti alimentari.
Recentemente, ho incontrato la Presidente della Liberia, Paese che dipende per metà da importazioni alimentari. Nel mese di settembre esaurirà le scorte e non ha più riserve valutarie. Senza riserve monetarie, non sarò in grado di aiutare la Presidente della Liberia, quindi abbiamo bisogno del vostro aiuto, della vostra fiducia e del vostro sostegno. Numerosi Paesi sono stati colpiti dalla crisi e presentano rischi per la sicurezza.
Apprezzo l'indignazione morale espressa in questa sede, perché dobbiamo ribadire ovunque come sia inaccettabile


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che gli operatori umanitari vengano aggrediti o le navi verso la Somalia siano attaccate dai pirati.
Da gennaio abbiamo ottenuto una scorta navale e non abbiamo subìto attacchi da parte dei pirati. Abbiamo bisogno di portare alimenti a più di un milione di persone in Somalia, che per mangiare conta solo su di noi. Con una scorta navale non si verificano attacchi da parte di pirati.
Chiediamo quindi alla Francia, ai Paesi Bassi e alla Danimarca, che finora hanno garantito questa protezione navale, di continuare a farlo, e agli altri Paesi una turnazione ogni tre o sei mesi. Su questo non siamo in grado di operare da soli, perché abbiamo cammelli, asini, camion per fornire prodotti alimentari, ma non abbiamo neppure un'arma, quindi non siamo in grado di proteggerci.
Si tratta di richieste estremamente pratiche per un'agenzia molto concreta.
Quando il G8 lancia dichiarazioni importanti, il mondo ascolta. Nel 2009, l'Italia ospiterà il G8 e questo è fantastico, perché l'Italia capisce i problemi dell'alimentazione, della sicurezza alimentare, che conosce bene, e ospita le tre agenzie alimentari, decisione di cui siamo felicissimi. Questo ci lega al popolo italiano, alla presenza italiana nel mondo e al settore in cui l'Italia dispone di competenze e di un patrimonio di fiducia.
Lavoriamo insieme all'Italia e lanciamo questo appello affinché il problema dell'alimentazione sia al centro dell'agenda del G8 per mobilitare il supporto politico e morale di cui abbiamo bisogno.
Il mio obiettivo sarebbe rendere inutile il PAM, perché nessuno ama essere dipendente da qualcun altro per nutrire i propri familiari.
Ovviamente, la gente è grata e non dimentica mai chi l'aiuta nel momento della fame. Il mondo deve garantire che nessun bambino muoia di fame. Vi sosterremo dunque nel vostro impegno per aiutare a risolvere questo problema al di là dell'emergenza. Acquistiamo alimenti dai produttori locali, affinché tutti ricavino benefici e vantaggi.
Desidero chiedere anche un sostegno da parte dell'industria italiana e vorrei farvi vedere qualcosa a tal proposito.
Oggi, gran parte del problema della fame può essere definito come una crisi nutrizionale. Si verificano episodi di malnutrizione, quali l'obesità, anche nei Paesi ricchi. Sappiamo quanto è importante la nutrizione e dobbiamo garantirla a prezzi accessibili.
Questi ad esempio sono biscotti che possiamo distribuire nelle zone colpite da terremoti. Costano 10 centesimi a pacchetto e sono arricchiti da vitamine. Questi prodotti che provengono dall'agricoltura sono prodotti salvavita.
Non so se sia il miglior prodotto disponibile, ma sicuramente in Italia molte aziende hanno competenza nella produzione di alimenti e negli imballaggi adatti per questo tipo di emergenza.
Per l'Etiopia qui abbiamo una pasta dolce, con ceci e vitamine, che può essere anche messa nella bocca di un bambino di meno di due anni. Il gusto è buono, aiuta i bambini a superare la debolezza e a diventare felici nell'arco di pochi giorni. Non deve essere messa in frigo, né diluita con acqua. Costa un dollaro a pacchetto. Lo produciamo in India per l'Etiopia, ove non c'è acqua e in una serie di province colpite dalla siccità mancano prodotti alimentari.
Queste nuove tecnologie alimentari sono fondamentali. Vorrei chiedere quindi il supporto dell'industria alimentare italiana. Abbiamo bisogno di una nuova generazione di prodotti, che aiuti il mondo a nutrirsi a costi accessibili.
Per quanto riguarda il bioetanolo, con gli attuali prezzi del petrolio è economicamente vantaggioso produrre combustibili sulla base di prodotti alimentari quali olio di palma, frumento, semi oleosi. Ogni mattina leggo innanzitutto i prezzi del petrolio: se supera i 100 dollari al barile, coloro che acquistano energia comprano prodotti alimentari per produrre combustibile.
Solo sei mesi fa credevo che non saremmo mai arrivati a 100 dollari al barile, ora siamo a 147 e potremmo arrivare a


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200 dollari al barile. Esiste dunque una competizione tra i produttori di energia e l'alimentazione. È necessario un dibattito di altissimo livello tra i leader mondiali per dipanare questo intreccio; infatti gli agricoltori hanno anche bisogno di acquistare combustibili a prezzi accessibili. In Kenia, gli agricoltori non potevano acquistare il diesel e speravano di poter acquistare biocombustibili. Tale interconnessione non si può risolvere con l'accetta, ma è necessario un dialogo di cui il G8 dovrebbe essere il centro ispiratore, per cui dovremmo arrivare ad elaborare raccomandazioni per quello dell'anno prossimo.
Siamo partiti bene perché il Segretario generale dell'ONU ha inserito questo tema tra le prime tre questioni dell'agenda dell'ONU; il Presidente della Banca mondiale, l'FMI, il G8, l'Unione africana, le commissioni economiche e regionali hanno messo questi punti al vertice della loro agenda. Adesso è il momento di cercare soluzioni. Credo che il G8 sarà la cartina di tornasole della direzione da scegliere.
Considero molto lungimirante la scelta di Milano di inserire l'argomento dell'alimentazione per l'expo universale del 2015, perché coincide con il bilancio sugli obiettivi di sviluppo del millennio.
L'Italia è un leader naturale, una voce importantissima su questo tema. Mi appello dunque al Parlamento, affinché continui a incontrare le agenzie per elaborare insieme raccomandazioni. Grazie.

PRESIDENTE. Ringraziamo la signora Sheeran per la sua competenza e per la sua cortesia. Credo che potremo chiudere questa audizione con una nota positiva, affermando che la lotta contro la fame nel mondo non è persa né perdente anche grazie a persone come lei.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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