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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
27.
Martedì 10 luglio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI FENOMENI DI ILLEGALITÀ CHE INCIDONO SUL SUO FUNZIONAMENTO E SUL SUO SVILUPPO

Seguito dell'esame e approvazione del documento conclusivo:

Russo Paolo, Presidente ... 2
Negro Giovanna (LNP) ... 2

ALLEGATO: Documento conclusivo approvato dalla Commissione ... 3
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

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COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 10 luglio 2012


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ALLEGATO

Indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo.

DOCUMENTO CONCLUSIVO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

1. Oggetto e svolgimento dell'indagine

I gravi fatti che si sono verificati a Rosarno all'inizio del 2010 e in precedenza, nel settembre 2008, a Castelvolturno, hanno posto all'attenzione generale i fenomeni di disagio sociale connessi alla diffusione di forme di irregolarità nel mercato del lavoro agricolo, che coinvolgono principalmente, ma non esclusivamente, i lavoratori stranieri.
Questi fatti hanno sollecitato la Commissione Agricoltura a svolgere una riflessione più ampia sui fenomeni di illegalità che caratterizzano, in generale, il sistema agroalimentare italiano, considerato che gli stessi rischiano di alterare pesantemente il normale funzionamento dei mercati, con serie conseguenze per la sicurezza e la qualità delle produzioni nazionali e per le potenzialità di sviluppo di un settore strategico dell'economia.
Il programma dell'indagine è stato finalizzato ad approfondire il fenomeno in tutti i suoi aspetti.
Innanzitutto, si è inteso approfondire la situazione del mercato del lavoro agricolo, con i noti fenomeni del «lavoro nero», dello sfruttamento, attraverso il cosiddetto «caporalato», della manodopera, spesso immigrata e irregolare, dell'inosservanza delle normative sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori, e con i casi di vere e proprie truffe agli enti previdenziali, realizzatesi, per esempio, attraverso la costituzione di rapporti di lavoro totalmente o parzialmente fittizi.
Altro campo sul quale si è inteso svolgere un approfondimento, in quanto di rilevante interesse per il settore, è quello delle frodi e delle contraffazioni dei prodotti agroalimentari, fenomeno che produce danni non solo ai consumatori, ai quali non si garantisce una corretta informazione in termini di spesa e di sicurezza alimentare, ma anche ai produttori onesti, che vedono alterato il gioco della concorrenza, e, più in generale, all'intera economia nazionale, in considerazione dell'immagine negativa che si riflette a livello internazionale e sui consumi dei prodotti interessati.
Altrettanto gravi sono apparse poi le denunce circa i tentativi delle organizzazioni criminali di esercitare un controllo sulle filiere di produzione e di commercializzazione dei prodotti agroalimentari o addirittura di acquisire il controllo e la proprietà delle aziende. Tali tentativi si realizzano attraverso pressioni, minacce, furti ed estorsioni nei confronti degli agricoltori oppure attraverso il fenomeno del


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l'usura, che trae alimento dalla tradizionale carenza di liquidità e di redditività delle imprese del comparto. È stata per esempio denunciata l'esistenza di un vero e proprio «mercato fondiario parallelo», in cui gli agricoltori sono costretti a cedere la terra o l'attività ai clan. In tal modo, un gran numero di imprese legali rischiano di finire nell'orbita delle organizzazioni delinquenziali, a scapito del mercato e delle aziende che operano in condizioni di legalità.
Tutte le tematiche sopra richiamate sono state approfondite chiamando in audizione i rappresentanti degli enti e delle istituzioni competenti, delle associazioni di categoria e sindacali e di altre organizzazioni interessate alla materia e alcuni giornalisti che hanno svolto particolari inchieste sul fenomeno.
Sono stati, in particolare, ascoltati:
i rappresentanti delle organizzazioni sindacali FAI-CISL, FLAI-CGIL, UILA-UIL e UGL Agroalimentare (29 aprile 2010 e 27 maggio 2010);
i rappresentanti della Confagricoltura, della Coldiretti, della CIA, della Copagri, dell'AGCI-Agrital, della Fedagri-Confcooperative, della Legacoop-Agroalimentare e dell'UNCI-Coldiretti (19 maggio 2010 e 3 giugno 2010);
il presidente dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) (7 luglio 2010);
i rappresentanti delle associazioni Legambiente e FareAmbiente (15 febbraio 2010);
i rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni d'Italia (ANCI) e dell'Unione delle province d'Italia (UPI) (23 febbraio 2010);
i rappresentanti dell'associazione Libera (23 febbraio 2010);
i rappresentanti delle associazioni Medici senza frontiere e Integra - Associazione per l'integrazione degli immigrati - ONLUS (1o marzo 2011);
i rappresentanti dell'Associazione nazionale imprese agrofarmaci (Agrofarma) (2 marzo 2011);
i rappresentanti dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (8 marzo 2011);
il sindaco di Rosarno (24 marzo 2011);
i rappresentanti della Guardia di finanza (29 marzo 2011);
l'autorità di gestione del Programma operativo nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo-Obiettivo Convergenza 2007-2013 (30 marzo 2011);
il capo del Corpo forestale dello Stato (5 aprile 2011);
i rappresentanti dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) (12 aprile 2011);


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l'assessore all'agricoltura e alla forestazione della Regione Calabria (28 aprile 2011);
il direttore della Direzione investigativa antimafia (DIA) (3 maggio 2011);
il sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia (DNA), dottor Maurizio de Lucia (4 maggio 2011);
il prefetto di Reggio Calabria (4 maggio 2011);
il comandante del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari (28 giugno 2011);
il presidente dell'Istituto di studi politici economici e sociali (Eurispes) (13 luglio 2011);
i rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome (14 luglio 2011);
il direttore generale dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (20 luglio 2011);
la giornalista Maria Pirro (26 luglio 2011);
il giornalista Antonio Corbo (11 ottobre 2011).

2. I fatti di Rosarno e la situazione dell'agricoltura calabrese

La Commissione ha in primo luogo verificato il contesto nel quale sono maturati i gravi fatti di Rosarno, approfondendo le problematiche relative alla produzione agricola della zona, gli interventi effettuati per risolvere lo stato di grave disagio riscontrato nonché le prospettive di crescita dell'attività agricola calabrese unitamente agli interventi necessari per favorire tale processo. Evidenti elementi di criticità si riscontrano infatti anche in altri territori della regione, come la Sibaritide, dove si registra una consistente presenza di lavoratori extracomunitari assunti in nero, in particolar modo nel comune di Corigliano Calabro, soprattutto nel periodo della raccolta degli agrumi, e dove si sono verificati casi di truffa all'INPS da parte di cooperative agricole fantasma riconducibili ad organizzazioni criminali del luogo, oggetto di indagine da parte della magistratura ordinaria ed antimafia.
Il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, ha ricordato la situazione dell'agricoltura in Calabria. Mentre nel 1951 il settore produceva il 43 per cento della ricchezza totale, attualmente la percentuale si attesta intorno al 7,9, mentre il numero di occupati è sceso dal 65 al 16 per cento. L'agricoltura calabrese continua comunque ad avere un certo peso: i settori più importanti sono l'olivocultura, l'agrumicoltura, la cerealicoltura e la vitivinicoltura. Le problematiche del settore sono legate alla scarsa redditività di alcune produzioni e ad alcuni fenomeni di illegalità riscontrati nel mercato del lavoro, manifestatesi con comunicazioni di assunzioni che si sono rivelate fittizie.
L'assessore all'agricoltura e alla forestazione della regione Calabria ha ricordato che nella regione tre sono le zone agricole importanti: la piana di Sibari, con le sue produzioni di eccellenza, tra


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le quali le clementine IGP, la piana del Lametino, con alcune colture ortive di qualità, e la piana di Gioia Tauro, all'interno della quale insiste il comune di Rosarno. L'agricoltura è, quindi, da un lato, un settore importante per l'economia della regione; dall'altro, manifesta forti elementi di debolezza in quanto soggetta alle influenze della criminalità organizzata. Tali organizzazioni dispongono, infatti, di ingenti capitali liquidi e possono intercettare, soprattutto in periodi di crisi, una domanda di credito da parte delle imprese agricole che rimane in larga parte insoddisfatta. Proprio le difficoltà nell'ottenere un giusto ricavo dalla coltivazione di alcuni prodotti determina per i produttori la necessità di ridurre i costi della manodopera che, poi, finisce per essere gestita in nero e con il fenomeno di intermediazione illecita, più propriamente noto come caporalato. Molto spesso le imprese sono in apparenza legali, con i certificati antimafia in ordine; spesso le società vengono intestate a dei prestanome per gestire e «ripulire» i proventi delle organizzazioni criminali. L'agricoltura calabrese deve, quindi, essere incentivata a divenire settore produttivo autonomo in un contesto di legalità.
Il prefetto di Reggio Calabria ha sottolineato, inoltre, che i fatti di Rosarno sono scoppiati quando la Commissione europea ha mutato il parametro di riferimento per la concessione dei contributi, non più legato al quantitativo raccolto, ma riferito a quello dell'estensione del terreno. Il contributo si è abbattuto da 8.000 euro per ettaro a 1.500-1.600 euro. Così le imprese non hanno più avuto interesse a raccogliere le arance industriali di Rosarno. Per quanto riguarda il fenomeno delle dichiarazioni fittizie, si è trattato di lavoratori locali che sono stati iscritti all'INPS e che hanno percepito l'indennità di malattia o di disoccupazione, nonostante che lo svolgimento del lavoro venisse realmente effettuato da persone diverse, in prevalenza emigrate. Quando il contributo si è abbattuto, i 2.500 migranti sono spariti e a distanza di un anno ne sono arrivati solo 700-800. Tra i caporali è stata riscontrata l'esistenza di cittadini extracomunitari. Nel 2011, le condizioni di vita dei lavoratori di Rosarno non sono molto cambiate, salvo il miglioramento delle strutture, la scomparsa dei ghetti e la realizzazione di un centro di accoglienza. Sono state, inoltre, effettuate numerose verifiche fiscali e nel 2011, per la prima volta dopo vent'anni, sono stati registrati all'INPS 800 contratti regolari di migranti extracomunitari. C'è stata quindi una svolta nel senso del rispetto della legalità. Il prefetto ha in ogni caso sottolineato come una maggiore attenzione al rispetto delle regole può determinare nel breve periodo effetti contrastanti quali, per esempio, l'acuirsi di un senso di paura tra gli abitanti locali nel concedere in locazione le abitazioni all'interno dell'azienda, nella preoccupazione che qualcosa possa non essere in regola. La prefettura si è fatta carico di realizzare un nuovo centro di accoglienza, utilizzando le risorse del Programma operativo nazionale 2007-2013 (PON-Sicurezza, che si propone di migliorare le condizioni di sicurezza e legalità nelle regioni Obiettivo convergenza, ossia Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). È stato, inoltre, sottoscritto, il protocollo di intesa con la Regione Calabria per l'emersione del lavoro nero e per la formazione.
Il sindaco di Rosarno ha rilevato che la crisi del settore agrumicolo nella zona è dovuta alla scarsa qualità delle arance e alla


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tipologia di contributo europeo erogato, rivolto direttamente all'agricoltore senza tener conto della quantità raccolta. Inoltre, sussistono rilevanti problemi di logistica, considerata la distanza dai luoghi distributivi e la mancanza di una filiera commerciale che goda di un aiuto all'inserimento nella distribuzione. La difficoltà maggiore è la mancanza di vere cooperative tra gli agricoltori. La rivolta di Rosarno è legata a queste questioni. Le modalità di gestione della manodopera mal si raccordano con le caratteristiche del territorio, dove l'estensione fondiaria è ridotta e per raccogliere il prodotto servono, utilizzando una manodopera pari a 5 operai, 15-20 giorni di lavoro, meno di quanti ne servono per metterli in regola. L'agricoltura di quelle zone risulta oramai datata e occorre investire su un processo di riconversione degli agrumeti, incentivando attività di nicchia quali le arance biologiche, inserite in un contesto di qualità e di legalità che escluda il ricorso alla manodopera in nero. Il sindaco ha reso noto alla Commissione che sono in atto, tra le istituzioni, iniziative per l'emersione del lavoro nero e per configurare piani di aiuto per gli agricoltori nell'ambito del programmi di sviluppo rurale in atto, anche al fine di fornire alloggi dignitosi ai lavoratori. Dal Ministero dell'interno è arrivato un contributo di 1 milione e 800 mila euro, che è stato destinato alla costruzione di un centro di accoglienza su un bene confiscato alla mafia. Preoccupante è che, durante i fatti di Rosarno, tra gli stessi lavoratori extracomunitari vi erano soggetti riconducibili alla figura di caporali. Nel Mezzogiorno e in particolare in Calabria i voucher si sono rilevati inefficaci perché troppo cari rispetto al prezzo di acquisto delle arance. Negli anni '70 si tentò una prima riconversione del biondo comune, ma successivamente sono state introdotte alcune varietà tipiche dell'agricoltura siciliana, come il moro e il tarocco, che sono consigliabili per i succhi bevibili e non per quelli concentrati. Inoltre, per le caratteristiche climatiche della zona, caratterizzata da frequenti gelate, tali varietà non riescono a raggiungere una maturazione sufficiente. È stata, quindi, tentata una riconversione in pescheti, ma essa non ha funzionato.
L'Autorità di gestione del Programma operativo nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo-Obiettivo Convergenza 2007-2013 ha illustrato il programma 2007-2013, che prevede come linee strategiche la promozione e il sostegno alla competitività, all'occupazione ed all'inclusione sociale. Questi obiettivi generali sono ripartiti in tre assi: l'asse 1, per la sicurezza e la libertà di imprese, con particolare riguardo all'economia imprenditoriale; l'asse 2, per la diffusione della legalità e per la gestione dell'impatto migratorio; l'asse 3, per l'assistenza e la comunicazione. La dotazione complessiva è per il periodo 2007-2013 di circa 1 miliardo e 258 milioni di euro. Il primo asse ha una dotazione di 573 milioni e ha come obiettivi: il miglioramento delle condizioni di controllo del territorio; il controllo delle vie di comunicazione; la tutela dell'ambiente; la lotta alla contraffazione e, infine, la formazione degli operatori di polizia. L'asse 2 ha una dotazione di 538 milioni di euro e ha come obiettivo la gestione dell'impatto migratorio (l'obiettivo 2.2. tutela il lavoro regolare). I progetti possono essere presentati dalle amministrazioni centrali o dagli enti del territorio. Al 30 marzo 2011 i progetti finanziati erano 171, di cui 64 di iniziativa delle amministrazioni


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centrali e 107 di provenienza territoriale. Sempre alla medesima data risultavano assegnati 716 milioni di euro, mentre restavano ancora da spendere 400 milioni di euro. Le risorse impegnate ammontavano a 396 milioni di euro. A fronte di un'erogazione di 700 milioni di euro è stato, quindi, impegnato il 65 per cento delle risorse disponibili. Mentre per il 2010 è stata superata la soglia di spesa richiesta dall'Unione europea per non perdere i finanziamenti, nel 2011 tale risultato ancora non era stato raggiunto. Per l'agricoltura, e soprattutto per far fronte alla situazione di disagio verificatasi a Rosarno, è stato disposto un finanziamento di 2 milioni di euro per il recupero di un bene confiscato da destinare ad una casa di accoglienza e l'avvio di un progetto di monitoraggio degli impiegati in agricoltura. Vi sono, poi, altri progetti che interessano indirettamente il settore e che riguardano l'impatto migratorio e l'inclusione dei lavoratori in alcune località, come Somma Vesuviana, Battipaglia, Pachino e Canosa. Le difficoltà del programma possono essere individuate nella sostenibilità da parte dei piccoli comuni a portare avanti e gestire i singoli progetti; in particolare è stato segnalato lo scarso interesse dei comuni nel portare avanti progetti nel settore agricolo. Risulta, al riguardo, particolarmente importante assicurare una sinergia tra i PON ed i POR regionali.
La Commissione ha poi ascoltato i rappresentati di alcune associazioni che hanno realizzato specifici interventi per aiutare l'integrazione degli immigrati.
In particolare è stata chiamata in audizione l'organizzazione medico-umanitaria Medici senza frontiere, che ha partecipato a progetti umanitari anche in Italia, iniziati negli anni '90 con l'organizzazione del primo soccorso sanitario alle popolazioni che arrivavano sulle coste pugliesi e proseguiti, poi, con l'assistenza ai lavoratori stagionali, una popolazione costituita da circa 10.000 cittadini stranieri che si spostano ogni anno dal Nord al Sud dell'Italia, ritornando periodicamente negli stessi luoghi. Nel 2004 è stato redatto un primo rapporto, ripetuto nel 2007, sulle condizioni di vita, di lavoro e di salute di questa popolazione; i risultati hanno fatto emergere un quadro spaventoso in ordine alle condizioni di igiene e sanitarie nelle quali sono costrette a vivere queste persone. Con le regioni Puglia e Sicilia è stato avviato un percorso di collaborazione, anche attraverso la stipula di protocolli di intesa, che ha portato al miglioramento delle condizioni di sicurezza nelle quali sono gestiti gli sbarchi degli immigrati, anche attraverso la prestazione di immediate prestazioni di soccorso sanitario. Sono state avviate collaborazioni con le regioni Puglia e Sicilia per fornire servizi di assistenza igienico-sanitaria a tali popolazioni. Dal lavoro svolto emerge come la manodopera utilizzata è per circa il 90 per cento irregolare e vive in condizioni di sfruttamento.
L'Associazione per l'integrazione degli immigrati - Integra Onlus opera in sinergia con i vari enti del territorio prevalentemente salentino e pugliese, avendo come obiettivo la valorizzazione e l'integrazione degli immigrati, e basa la propria attività sulla progettazione, il reperimento di fondi, la presentazione di bandi e l'attivazione di sinergie con le amministrazioni pubbliche. Grazie al PON Sicurezza è stato attivato il progetto INEA che, attraverso un'analisi


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condotta sui territori del sud Italia, mira ad individuare l'entità e la mappa del lavoro dei braccianti agricoli. Secondo tale associazione, sarebbe importante attivare nuove sinergie per migliorare le condizioni di vita dei braccianti agricoli che, sovente, appartengono alla categoria dei richiedenti asilo o dei rifugiati politici.
Infine, sono intervenuti i rappresentanti di Libera, associazione attenta ai temi della formazione e dell'educazione alla legalità, con attenzione particolare al ricordo delle vittime della mafia. Libera è impegnata in progetti di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, in particolare terreni agricoli, affidati a cooperative sociali che operano in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania, le quali gestiscono circa 1.000 ettari di terreno. Mentre nei primi progetti le terre confiscate ai mafiosi erano spesso di cattiva qualità, abbandonate ed incolte, oggi si acquisiscono realtà pienamente produttive. L'attenzione che la criminalità organizzata riserva ai terreni agricoli è dovuta anche al fatto che le aree agricole possono essere oggetto di modificazioni in ordine alla destinazione d'uso, potendo essere sfruttate per costruire o per produrre energia da fonti rinnovabili. L'associazione Libera non gestisce direttamente i terreni agricoli, ma promuove l'applicazione della legge n.109 del 1996, che prevede l'affidamento di questi terreni a cooperative sociali, anche ai fini dello svolgimento della cosiddetta agricoltura sociale. Le cooperative sono tenute a rispettare un disciplinare per poter utilizzare il marchio «Libera terra»; in tal senso è richiesto il rispetto di tutti i requisiti di legge; vengono, inoltre, sottoscritti accordi con i produttori locali, dove una particolare attenzione viene rivolta al rispetto dei diritti dei lavoratori. Il prezzo del prodotto conferito dalle cooperative riesce a garantire un buon livello di rimuneratività e smentisce la convinzione di taluni che per essere competitivi sul mercato è necessario tollerare una certa dose di illegalità. Certo, occorre garantire una filiera nella quale al produttore è riconosciuto il giusto prezzo, le intermediazioni sono minime e l'attività è corretta; in tal caso non sussiste alcuna ragione economica perché le cooperative sociali in questione non riescano a stare in piedi con le loro gambe, non ricevendo alcun contributo pubblico a fondo perduto. Questo non significa che svolgendo un'attività di interesse pubblico, le stesse cooperative non necessitino di politiche premianti da parte delle regioni; inoltre, esse non hanno la proprietà del bene che gestiscono in comodato d'uso e incontrano numerosi problemi per l'accesso al credito. I rappresentanti di Libera ritengono, quindi, che si potrebbe pensare a costituire un fondo di garanzia in capo all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

3. Documenti e rapporti

L'Associazione Legambiente produce ogni anno il «Rapporto Ecomafia», l'unico studio in Italia sul fenomeno dell'illegalità ambientale. Il settore agroalimentare, che rappresenta (dati 2010) il 15 per cento del PIL ed è il secondo comparto manifatturiero nazionale, risulta continuamente colpito dall'agropirateria e dal falso made in Italy. All'estero tre prodotti alimentari italiani su quattro sono falsi.


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I dati sull'illegalità nel settore agroalimentare sono riportati annualmente nel dossier «Italia a tavola» e dimostrano che gli interessi della criminalità organizzata continuano a crescere in maniera incisiva nel settore. La mafia è nata nelle campagne e da lì si è espansa, investendo i suoi interessi anche nel settore della commercializzazione dei prodotti agroalimentari al punto da influenzarne la formazione dei prezzi. Tutto ciò costa 3,5 miliardi di euro all'anno alle aziende, ovvero 5.400 euro ad azienda. I reati più frequenti vanno dal furto di attrezzature, all'usura, al racket, all'abigeato, alle estorsioni, alle macellazioni clandestine, alle corse clandestine di cavalli, alle truffe all'Unione europea e al caporalato. L'associazione Legambiente ha sottolineato, in particolare, le numerose infiltrazioni criminali riscontrabili nei mercati ortofrutticoli: in tale contesto si sono costituiti pericolosi cartelli che gestiscono e controllano le rotte della commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli verso le diverse zone d'Italia. Le quotazioni dei prodotti all'origine sono bassissime, mentre subiscono rincari sproporzionati nel momento in cui devono essere distribuiti. Risulta, a tal fine, particolarmente importante attuare le misure normative che garantiscono la tracciabilità dei prodotti alimentari e rafforzare la rete dei controlli. Occorre, inoltre, una politica di investimenti nella prevenzione coinvolgendo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare. È necessario infine assicurare maggiori controlli sulla presenza di OGM e sulla qualità dei mangimi.
FareAmbiente è un'associazione che si occupa prevalentemente del settore agroalimentare e redige annualmente un «Rapporto sulle frodi agroalimentari». Nel 2010 l'analisi svolta dall'associazione ha evidenziato un aumento degli illeciti nel mercato dei prodotti di qualità a marchio registrato. Il rapporto ha inteso inoltre approfondire il grado di consapevolezza dell'acquirente italiano e straniero in ordine alla negatività del fenomeno della contraffazione e al livello di efficienza dell'attuale sistema di controlli. Per monitorare la situazione avendo riguardo al settore imprenditoriale, è stato predisposto un piano di comunicazione ad hoc e sono stati istituiti appositi corsi da realizzare nelle scuole. Il settore agroalimentare può costituire un volano importante per il turismo e per lo sviluppo di un modello imprenditoriale non più legato esclusivamente all'industria pesante.
L'Eurispes ha realizzato nel 2011, con la Coldiretti, «Agromafie - 1o Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia». All'interno del rapporto sono state segnalate due prevalenti criticità. La prima è data dalla forte presenza delle organizzazioni criminali nel settore agricolo. Secondo l'Eurispes, il fatturato complessivo delle agromafie ammonta a 12,5 miliardi di euro, circa il 5-7 per cento del fatturato complessivo delle organizzazioni criminali che, nel complesso è pari a circa 220 miliardi di euro. Secondo l'Istituto è soprattutto la difficoltà delle imprese, in particolare meridionali, nel riuscire ad ottenere il credito bancario di cui hanno bisogno, a determinare una richiesta di aiuto alla criminalità organizzata locale che dispone, di converso, di consistente liquidità monetaria; a ciò consegue un subentro di fatto nel controllo della gestione dell'azienda fino a quando l'imprenditore originario non diventa un mero prestanome. Il secondo fattore di criticità è connesso al fenomeno dell'italian sounding, il cui fatturato si aggira tra i 51 ed i 60 miliardi di euro. La diffusione del fenomeno


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è in larga parte dovuta al fatto che una parte delle materie prime agricole viene importata in Italia e classificata come importazione temporanea; dopo una qualche trasformazione sul territorio nazionale, i prodotti vengono, poi, rivenduti sul mercato estero come prodotti italiani. Queste merci, pur contenendo prodotti agricoli non italiani, possono, con l'attuale normativa, essere rivendute all'estero con il marchio made in Italy. Pertanto su 27 miliardi di euro di importazioni di materie prime, parte di queste sono riesportate, in forma di nuovi prodotti, come se fossero prodotte in Italia. Su un fatturato complessivo di 154 miliardi di euro, il 33 per cento della produzione complessiva agroalimentare diretta all'export, pari a 51 miliardi di fatturato, deriva da materie prime importate. I marchi italiani hanno bisogno di un'incisiva e coordinata attività di tutela in ambito europeo, considerato che per molti prodotti di eccellenza (pasta, formaggi, latte a lunga conservazione, carne di maiale, di coniglio e ovicaprine, derivati dal pomodoro, frutta e verdura, derivati dai cereali) non è prevista l'indicazione obbligatoria in etichetta dell'origine del prodotto. Il sistema di controlli italiano è tra i più efficienti; il problema è fuori dal Paese, in ambito internazionale, dove vengono copiati i brand italiani. Infine, dal Rapporto emerge come l'agricoltura è il comparto, all'interno della filiera agroalimentare, con minor potere contrattuale e con gli utili più bassi. Le cause possono essere rinvenute nella eccessiva polverizzazione delle imprese, nella scarsa trasparenza nella formazione dei prezzi, nella mancanza di una vera concorrenza, nel numero troppo elevato di intermediari, nell'inadeguatezza delle piattaforme logistiche; nell'eccessivo potere detenuto dalla grande distribuzione.

4. Le organizzazioni agricole

I rappresentanti della Coldiretti hanno osservato che il fenomeno dell'illegalità in agricoltura interessa sia comportamenti aventi rilevanza penale (estorsioni con minacce a beni aziendali, attività penalmente rilevanti nei mercati ortofrutticoli, macellazioni clandestine) - per i quali risultano necessarie un'intensificazione dei controlli, una maggiore certezza della pena e l'utilizzazione di strumenti di confisca del bene -, sia comportamenti aventi natura di illecito amministrativo e civilistico.
Per quanto riguarda il fenomeno della contraffazione, occorrerebbero un aumento della dotazione organica delle forze dell'ordine preposte ai controlli nonché l'evidenziazione dell'origine territoriale dei prodotti in etichetta, anche attraverso il potenziamento di apposite ricerche sui marcatori molecolari. È stato, inoltre, ritenuto importante l'ampliamento della possibilità di costituirsi parte civile, il riconoscimento della legittimazione ad intraprendere azioni a carattere collettivo e la diffusione di sportelli per agevolare le persone che debbono sporgere denunce contro le condotte delittuose.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro agricolo, le parti sociali insieme ai sindacati hanno siglato avvisi comuni per dare una risposta al problema del lavoro nero o del caporalato. Sono stati, inoltre, adottati nuovi provvedimenti che hanno semplificato l'assunzione di manodopera in agricoltura, anche attraverso l'introduzione di appositi


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voucher. L'Istituto nazionale di previdenza sociale è oggi in grado di controllare i dati delle aziende attraverso le denunce che le stesse sono tenute a presentare; con la lettura dei documenti si può capire se vi sia un uso giustificato di manodopera. Certo, occorre evitare che i controlli si concentrino solo su quelle aziende che si autodenunciano e pagano i contributi. Il settore agricolo è quello maggiormente penalizzato nell'ambito del costo finale del prodotto, che poi ricade interamente sui consumatori. Si potrebbe immaginare di attribuire al riguardo maggiori poteri all'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
I rappresentanti della Confagricoltura hanno sottolineato il particolare interesse dell'organizzazione per le problematiche riguardanti il lavoro in agricoltura che coinvolge (dati riferiti al 19 maggio 2010) circa un milione di persone e che, in caso di lavoro irregolare o non dichiarato, comporta problemi oltre che di legalità anche di concorrenza sleale per le imprese che rispettano le regole. Le caratteristiche principali del mercato del lavoro agricolo sono la maggiore presenza di operai rispetto agli impiegati e una prevalenza di rapporti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato. Occorre, secondo Confagricoltura, intervenire sul costo del lavoro, prevedendo un esonero dall'obbligo contributivo per i rapporti di lavoro agricolo fino a 110 giornate annue. Sono stati creati numerosi organismi bilaterali che assolvono a determinate funzioni rispetto sia ai datori di lavoro e che ai lavoratori (FORAGRI, AGRIFORM per la formazione, FISLAF e FIA in materia sanitaria e AGRIFONDO in materia di previdenza complementare). Gli assetti della contrattazione collettiva si caratterizzano per un marcato decentramento degli aspetti fondamentali della contrattazione. Sono stati sottoscritti tre avvisi comuni tra tutte le parti sociali agricole (2004, 2007 e 2009) nei quali sono state formulate proposte per alleggerire il peso degli oneri sociali, per eliminare le rigidità burocratiche, per restituire alla previdenza agricola l'importanza e la dignità che merita all'interno dell'INPS e per risolvere alcune criticità interpretative. Per favorire una reale emersione del lavoro nero, è necessario introdurre una semplificazione in merito agli adempimenti burocratici, con particolare riguardo alle modalità di assunzione dei lavoratori extracomunitari, e ridurre i costi per le imprese. Le aliquote previdenziali agricole in vigore in Italia sono tra le più alte in Europa, a causa dell'elevata incidenza della contribuzione antinfortunistica. Sarebbe auspicabile l'istituzione di una commissione tripartita presso i centri di impiego, composta dalla parte datoriale, da quella sindacale e dalle amministrazioni pubbliche per cercare di intervenire in maniera più trasparente sul mercato del lavoro.
La Confederazione italiana agricoltori (CIA) ha elaborato tre rapporti (2003, 2005 e 2009) sulla criminalità organizzata nelle campagne; dagli ultimi dati acquisiti emerge un'attenzione particolare della stessa criminalità alla distribuzione, al trasporto e alla commercializzazione dei prodotti agricoli. Le associazioni dei produttori sono state oggetto di attentati in alcune zone da parte delle organizzazioni criminali. I nuovi ambiti nei quali le mafie investono interessano: l'usura, la contraffazione e adulterazione dei prodotti agricoli, le truffe all'AGEA, il controllo della filiera agroalimentare, il


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lavoro nero in agricoltura, la modifica del paesaggio agricolo, con investimenti in grandi infrastrutture viarie, in aree agricole e zone limitrofe.
La COPAGRI ha messo in risalto come la crisi economica ha aggravato alcune questioni che interessano il mondo agricolo; infatti, nonostante i numerosi tentativi delle organizzazioni sindacali di intervenire e stimolare la legalità nel settore, la disoccupazione tende ad aumentare, con conseguente aumento di manodopera disponibile e di fenomeni illeciti di intermediazione, mentre il credito alle aziende stenta ad essere erogato e i prodotti spesso non vengono più raccolti in quanto i prezzi non sono remunerativi.
Le associazioni di rappresentanza della cooperazione agricola AGCI-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare hanno sottolineato la necessità che si provveda con urgenza a riorganizzare il modello imprenditoriale agricolo; l'eccessiva frammentazione non permette, infatti, l'innovazione di prodotto, il perseguimento di economie di scala ed un soddisfacente accesso ai mercati. Nel mercato del lavoro occorre semplificare e rendere compatibili le scadenze burocratiche con i normali tempi di lavoro dell'agricoltura, per esempio emanando il cosiddetto «decreto flussi» quando sta per cominciare la stagione di raccolta in modo da consentire alle aziende di mettersi in regola. Occorre, poi, che i controlli siano effettuati in maniera regolare e non eccezionale.
L'Unci Coldiretti (Associazione nazionale delle cooperative agricole e di trasformazione agroindustriale) ha sottolineato che occorrerebbe vietare alle aziende che non sono in regola di accedere alle agevolazioni fiscali e ai piani di sviluppo rurale. La legislazione deve tutelare e favorire la certificazione di origine, lo sviluppo della vendita diretta e l'apposizione di un marchio etico al prodotto che assicuri il giusto valore aggiunto alle produzioni di quelle imprese che hanno fatto del rispetto della legalità il proprio modus operandi. In questo senso, risulta determinante l'efficienza del sistema dei controlli alle frontiere e prevedere un'etichettatura obbligatoria che garantisca la tracciabilità dei prodotti.

5. Le organizzazioni sindacali

Il coordinatore delle politiche agricole della UILA-UIL ha sottolineato che nel 2004 e nel 2007 sono stati stipulati con Confagricoltura, Coldiretti e CIA taluni avvisi comuni in materia di lavoro nero e di emersione. Il fenomeno del caporalato è collegato a quello delle false cooperative create per far figurare in maniera fittizia come lavoratori persone residenti nel luogo; la durata di tali cooperative è mediamente di circa un anno, al termine del quale le stesse vengono sciolte. L'INPS effettua i controlli dopo due o tre anni, disconoscendo, i rapporti di lavoro falsamente denunciati. La pubblica amministrazione, detentrice di un'enorme quantità di informazioni sulle aziende agricole, deve effettuare controlli incrociati tra gli organismi che erogano i contributi europei, l'Agenzia delle entrate, le camere di commercio, l'INPS e l'INAIL, in modo da individuare gli eventuali illeciti che avvengono a livello previdenziale. È stato richiesto di poter costituire degli organismi territoriali trilaterali, ai quali


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partecipino le organizzazioni sindacali, le organizzazioni dei datori di lavoro e le istituzioni, al fine di promuovere una politica attiva del lavoro, incrociando domanda ed offerta. Ai fini dell'emersione del lavoro nero, dovrebbe essere prevista una premialità dal punto di vista fiscale o contributivo per quelle aziende che si rapportano con gli organismi trilaterali al fine di soddisfare il bisogno di manodopera. Per quanto riguarda in particolare i fatti di Rosarno, i ricavi che si possono ottenere dalla raccolta delle arance non coprono i costi; per garantire a quei lavoratori un salario contrattuale, occorrerebbe prevedere un sostegno da parte della collettività. Per quanto riguarda l'utilizzo dei voucher, essi possono essere uno strumento utile di semplificazione e di emersione se riservato a soggetti che non sono imprenditori agricoli. Nell'impresa agricola vi sono due tipologie di impiego di manodopera. La prima è costituita da pochi lavoratori a tempo indeterminato e da un numero abbastanza consistente di lavoratori a tempo determinato che lavorano presso l'azienda in periodi ripetuti dell'anno. La seconda tipologia è rappresentata da lavoratori stagionali che nei periodi di raccolta si aggiungono ai lavoratori organici dell'azienda. Occorre operare una semplificazione delle procedure attraverso l'introduzione della comunicazione di assunzione cumulativa e non individuale e la registrazione sul libro unico del lavoro, da considerarsi sufficiente in caso di ispezione. Per sconfiggere il fenomeno del caporalato, oltre a suggerire di introdurre nell'ordinamento una specifica fattispecie di reato (effettivamente introdotto in data successiva), è stata puntualizzata particolarmente la necessità di istituire delle commissioni trilaterali, composte dai sindacati, dai datori di lavoro e dalle istituzioni che facciano incontrare la domanda e l'offerta di lavoro. Esiste poi il problema degli immigrati, che non si iscrivono alla previdenza in quanto clandestini; al riguardo, è necessario prevedere la possibilità di mettersi in regola, denunciando i rapporti di lavoro che hanno avuto.
Il segretario nazionale della FAI-CISL ha rilevato che l'utilizzo dei voucher in agricoltura rappresenta un elemento di destrutturazione delle tutele assistenziali e previdenziali dei lavoratori.
Il rappresentante della FLAI-CGIL ha messo in risalto le peculiarità del mercato del lavoro in agricoltura, caratterizzato dalla stagionalità e da una certa mobilità geografica. Per quanto riguarda i fenomeni di illegalità nel lavoro, che si accompagnano frequentemente alla illegalità della presenza dei lavoratori migranti, essi determinano situazioni di «schiavismo», per l'impossibilità sostanziale per i lavoratori di ribellarsi o rivolgersi alle autorità. Ritiene pertanto importante attuare con sollecitudine la direttiva n. 2009/52/CE, che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (che è stata recepita con decreto legislativo deliberato in via definitiva dal Consiglio dei ministri il 6 luglio 2012).
Il segretario della federazione nazionale dell'UGL Agroalimentare ha sottolineato come il nuovo regime del disaccoppiamento dei pagamenti della politica agricola comune ha tolto il controllo sui volumi e ha dato libertà all'impresa; il fatto di percepire un aiuto senza il controllo sulla quantità e qualità del prodotto potrebbe aver fornito una sponda al lavoro nero.


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6. Gli enti previdenziali e assicurativi
Il Presidente dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) ha sottolineato che il settore agricolo è caratterizzato da agevolazioni particolari, in quanto soggetto a discontinuità lavorativa e a calamità naturali. Il sistema degli elenchi anagrafici annuali rappresenta un sistema non più efficiente. Attualmente, infatti, i modelli di dichiarazione trimestrale vengono presentati entro la fine del mese successivo alla scadenza e la riscossione avviene circa sei mesi dopo. Gli elenchi della manodopera a tempo determinato vengono compilati annualmente entro il 31 maggio dell'anno successivo a quello di svolgimento delle prestazioni lavorative. Tale sistema ha favorito l'instaurarsi di comportamenti fraudolenti, tesi alla dichiarazione di rapporti di lavoro fittizi, finalizzati alla percezione indebita di prestazioni assistenziali e previdenziali. I fenomeni di illegalità maggiormente riscontrati riguardano: le aziende agricole fantasma, create ad hoc per denunciare rapporti di lavoro fittizi; le aziende che denunciano manodopera in esubero con una compresenza sia di rapporti di lavoro regolari che irregolari; la somministrazione irregolare di lavoro agricolo mediante denuncia di rapporti da parte di aziende diverse da quelle per le quali hanno lavorato, le cosiddette «cooperative senza terra». L'Istituto ha negli ultimi anni incrementato l'attività ispettiva, fornendo dettagliate istruzioni alle sedi provinciali. Sarebbe opportuno, quindi, abrogare gli elenchi nominativi dei braccianti agricoli, assimilando il sistema alla generalità dei dipendenti. In merito all'indennità di malattia ai lavoratori agricoli a tempo determinato, si potrebbe o corrisponderla qualora l'evento malattia si verifichi in costanza di rapporto di lavoro, prescindendo dall'iscrizione negli elenchi che hanno validità annuale; o innalzare il requisito delle 51 giornate arrivando ad un minimo di 70 giornate annue. In tal modo si recupererebbero quelle ulteriori giornate lavorate in nero, oltre la media delle 56-60 giornate denunciate in vaste zone del Paese, salvaguardando comunque i comportamenti corretti che si riscontrano nel centro-nord, in cui la media si attesta intorno alle 75 giornate. Per i lavoratori a tempo indeterminato, occorrerebbe effettuare un controllo sul numero di giornate di malattia anticipate e sul relativo importo conguagliato tramite compensazione sulle dichiarazioni trimestrali di manodopera occupata. Per le prestazioni economiche di maternità e di paternità, occorre effettuare controlli tempestivi, da effettuare anche incrociando le informazioni contenute negli archivi automatizzati. L'INPS registra un forte squilibrio finanziario nel settore agricolo. Il doppio danno che l'ente subisce è quello di pagare prestazioni assistenziali non dovute e la mancata percezione dei contributi da parte delle aziende che occupano lavoro in nero. Sui voucher, ritiene che essi abbiano aiutato a regolarizzare i rapporti che prima avvenivano in forma illegale. Esistono nel settore forti differenze territoriali; il Veneto ha il primato assoluto nell'utilizzo e il Friuli ha fatto registrare un incremento addirittura fuori da qualsiasi previsione.
Il rappresentante dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) ha sottolineato che i rapporti di lavoro agricoli sono interamente gestiti dall'INPS il quale riversa all'INAIL il flusso finanziario relativo ai premi assicurativi versati dai datori di


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lavoro per la copertura previdenziale degli infortuni e delle malattie professionali. In caso di infortunio, tuttavia, la procedura prevede che la denuncia debba essere indirizzata all'INAIL. Pertanto l'INAIL non ha dati riguardo al numero delle aziende agricole; vorrebbe però iniziare a gestire in maniera diretta il rapporto con le imprese anche per costruire una base di dati di conoscenza per il fenomeno antinfortunistico. Per il Mezzogiorno è stato adottato il piano straordinario di vigilanza che ha interessato la Puglia, la Campania, la Sicilia e la Calabria, con 7.500 ispezioni in agricoltura. Per mandato istituzionale, l'INAIL si è dedicata maggiormente all'attività di vigilanza in edilizia, mentre l'INPS ha seguito maggiormente l'agricoltura. Dai dati pubblicati dal Ministero del lavoro emerge che nel settore agricolo si registra, rispetto alle aziende ispezionate, una media del 50 per cento di aziende irregolari. Occorre, quindi, condividere le informazioni, anche in ragione di quanto previsto dal Codice dell'amministrazione digitale che impone a tutte le pubbliche amministrazioni di per scambiare i propri dati in rete. Ciò potrebbe servire anche per realizzare quei sistemi denominati di business intelligence per mirare l'attività ispettiva su aziende che presentano profili di irregolarità più mirati. Nel caso di ispezioni condotte dall'INAIL vi sono percentuali di irregolarità più alte; il profilo infortunistico presenta un trend in discesa.

7. Gli organi di controllo

I rappresentanti della Guardia di finanza hanno svolto un'analisi sui principali fenomeni di illegalità nel settore agricolo, enucleato i tratti salienti della loro missione istituzionale e fornito talune indicazioni sulle iniziative da intraprendere. Riguardo ai fenomeni di illegalità, essi si manifestano in varie forme, dall'evasione fiscale e contributiva, al lavoro nero, alle illecite percezioni di finanziamenti pubblici, alle contraffazioni, alle frodi commerciali fino alle infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Per quanto riguarda l'evasione fiscale, nei tre anni precedenti il 2011 il Corpo ha scoperto 1.200 evasori fiscali che operano nel ramo agricolo e ha individuato quasi 9 mila lavoratori in nero o irregolari (uno dei fenomeni più ricorrenti è l'intermediazione abusiva; sono poi state scoperte indebite percezioni di sussidi destinati ad aziende operanti nell'agroalimentare per oltre 45 milioni di euro). Altro fenomeno frequente sono le frodi perpetrate a danno dei fondi comunitari e della spesa pubblica nazionale. Vi sono poi condotte delittuose pericolose per la salute dei consumatori, che riguardano l'importazione e l'immissione in commercio di prodotti con falsa indicazione made in Italy o prodotti che riportano ingannevolmente denominazioni di origine protetta. Il comparto inoltre soffre di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
Quanto alle competenze della Guardia di finanza, essa svolge il ruolo di forza di polizia economico-finanziaria e si occupa: del controllo in ordine all'entrate fiscale e ai conseguenti fenomeni di evasione fiscale e contributiva; della vigilanza sulle uscite, comprese le frodi al bilancio comunitario; del controllo del mercato dei capitali attraverso la lotta al riciclaggio e all'usura; del mantenimento della


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sicurezza attraverso il contrasto dei traffici illeciti; della tutela del mercato dei beni e servizi, nell'ambito del quale rientrano le azioni di contrasto ai fenomeni di carovita. Le fenomenologie illecite che si manifestano nell'agroalimentare tendono ad intersecarsi essendo rivolte a conseguire profitti di natura diversa. A ciò consegue la necessità che ogni azione di contrasto coinvolga le diverse forze di controllo e i vari livelli istituzionali, tra i quali i Ministeri dello sviluppo economico, del lavoro e della salute. Per il coordinamento dell'attività di contrasto alle frodi comunitarie è stato istituito il COLAF (Comitato per la lotta contro le frodi comunitarie) mentre, sul fronte della lotta al lavoro sommerso, è stato attivato un piano straordinario di vigilanza per l'agricoltura e l'edilizia nel Mezzogiorno. Sul versante della tutela della salute, la Guardia di finanza ha dato il proprio contributo alla predisposizione del piano nazionale integrato dei controlli in materia di sicurezza alimentare e ha fornito uno strumento operativo all'Autorità garante della concorrenza e del mercato. La Guardia di finanza ritiene importante rafforzare sul piano internazionale la tutela del made in Italy, estendendo ad altri Stati gli accordi, per lo più di natura bilaterale, sottoscritti dall'Unione europea (per esempio con la Svizzera e la Corea del Sud). Sul piano interno, il Corpo ha avviato due iniziative che riguardano l'implementazione di una piattaforma informatica in materia di contraffazione e l'esecuzione di un progetto in materia di frodi comunitarie. Sebbene l'Italia detenga un primato nelle frodi comunitarie (dati 2010), con il 38,59 per cento degli illeciti perpetrati, i controlli svolti nel Paese rappresentano un unicum in quanto nessun Paese dell'Unione europea dispone di una forza di polizia economico-finanziaria.
Il Capo del Corpo forestale dello Stato ha ricordato come il Corpo, fortemente radicato sul territorio, dipende dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e collabora strettamente con i Ministri dell'ambiente e dell'interno. La legge n.4 del 2010, sull'etichettatura obbligatoria di origine, ha inserito il Corpo forestale nelle sezioni di polizia giudiziaria istituite presso ciascuna procura della Repubblica presso il tribunale ordinario, al fine di meglio collaborare alla tutela della sicurezza agroalimentare. I numeri sull'attività espletata (riferiti al 2010, secondo il rapporto del Corpo sulla sicurezza agro-ambientale) sono in aumento. Nel rapporto del 2010 è evidenziato che su 5.056 controlli effettuati, i reati accertati sono stati 102, le persone segnalate all'autorità giudiziaria 120, gli illeciti amministrativi 772. Rispetto al 2009, i dati sono in aumento anche in ragione dell'incremento dei controlli effettuati. Il Corpo si avvale in questa attività di 1.100 comandi stazione dell'amministrazione, localizzati soprattutto in zone montane e rurali. Una delle azioni più rilevanti del Corpo è la lotta alla contraffazione.
Quattro le proposte di intervento avanzate dal Corpo per meglio tutelare la produzione agroalimentare italiana. In primo luogo, si ritiene necessario estendere il meccanismo dell'articolo 517-quater del codice penale anche ad alcuni prodotti «non certificati» di particolare importanza per il Paese, in caso di illecita etichettatura dei prodotti. In secondo luogo, viene suggerito di realizzare una banca dati che possa individuare le varietà in modo da poter distinguere la provenienza


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del prodotto; la ricerca in tal senso ha fatto passi da gigante e attraverso l'analisi degli isotopi (caratteristiche di ossigeno presenti) è possibile distinguere tra il pomodoro cinese e quello italiano. Inoltre, occorre dare attuazione a quanto già previsto in un decreto interministeriale relativamente all'istituzione del comparto di specializzazione agroambientale. Infine, risulterebbe opportuna l'istituzione di una Direzione nazionale di sicurezza agroalimentare interforze con compiti di coordinamento investigativo.
Il Comandante del Comando carabinieri politiche agricole ed alimentari ha ricordato che il Corpo, ferma restando la subordinazione gerarchica al Ministero della difesa - Arma dei carabinieri, segue le direttive del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ai sensi del decreto ministeriale 2 dicembre 1997, sotto cui è posto in dipendenza funzionale. La sua azione è volta a contrastare le frodi sui finanziamenti comunitari e l'agropirateria (in quest'ambito opera in collaborazione con i NAS sugli aspetti igienico sanitari). Il Comando ha in organico 83 uomini e tre nuclei, uno a Parma, uno a Roma ed uno a Salerno. Collabora anche con il Nucleo ispettorato del lavoro (NIL) e con il Nucleo operativo ecologico (NOE). Nel 2010, ha controllato 1.375 aziende, sequestrato 12 mila tonnellate di prodotti alimentari e accertato 17 milioni di finanziamenti illeciti. Sulle frodi alimentari, il flusso di finanziamenti si aggira intorno ai 6 miliardi di euro, comprensivi degli aiuti alimentari agli indigenti; gli organi europei hanno evidenziato ultimamente che tassi più elevati di sospetta frode non significano necessariamente una maggiore attività fraudolenta; in conseguenza di ciò l'attenzione è stata spostata su quei Paesi che rivelano tassi piuttosto bassi di sospetta frode. Risulta comunque importante definire un sistema di controlli uniforme a livello europeo. La specificità italiana è di avere un vero e proprio apparato investigativo ad hoc. La tipologia delle frodi comunitarie è prevalentemente riconducibile alle false attestazioni di conduzione di superficie agricola e all'attestazione di operazioni inesistenti. Nel 2009, su 18 milioni di euro di finanziamenti controllati, gli illeciti accertati sono stati pari ad 8 milioni; nel 2010 su 21 milioni di euro di finanziamenti controllati, gli illeciti accertati sono stati pari a quasi 17 milioni, con un incremento del 123 per cento rispetto all'anno precedente. Esiste una certa contiguità tra truffe ai danni dell'Unione europea e nei confronti dell'INPS. Per quanto riguarda le linee strategiche di azione è risultato importante il rafforzamento del rapporto di collaborazione con la Corte dei conti, che ha permesso l'utilizzo del sequestro conservativo e ha incentivato il recupero delle somme, pena la riduzione dei finanziamenti comunitari a favore dello Stato. Per migliorare l'azione di recupero sarebbe importante prevedere l'estinzione della sanzione nel caso in cui il beneficiario restituisca i contributi percepiti illecitamente. Sull'attività di contrasto delle frodi nel settore agroalimentare particolare importanza può assumere la legge n. 4 del 2011 che permette la tracciabilità degli alimenti. Tra il 2009 ed il 2010 c'è stato un incremento del 43 per cento delle violazioni, con 11.862 tonnellate di prodotti sequestrati. Le violazioni più comunemente riscontrate riguardano la falsa evocazione dei marchi DOP nei settori delle carni e dei pomodori; la commercializzazione di pomodoro concentrato cinese, di carne e pomodoro


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biologici falsi e di olio di oliva adulterato, l'indicazione di false date di scadenza e di prelevamento di prodotti ittici nonché irregolarità nel regime di conservazione. Per migliorare la situazione sarebbe auspicabile: una maggiore trasparenza nei dati dell'import/export commerciale dei vari operatori, ove vige una regime di riservatezza nelle comunicazioni; la modifica della normativa contenuta nel codice doganale onde evitare interpretazioni restrittive, quali quelle adottate da una parte della giurisprudenza, secondo le quali risulta possibile etichettare come made in Italy anche prodotti che contengono materie prime provenienti dall'estero. Occorre, inoltre, un corpus iuris comune a livello internazionale. Altri circuiti di illegalità riguardano: i mercati ortofrutticoli del sud pontino, usura e attività estorsive, ippica, doping e mercato degli agrofarmaci.
Sarebbe importante un intervento normativo volto ad incrementare la pena edittale per quelle frodi alimentari per le quali la pena prevista di soli due anni potrebbe rilevarsi poco efficace. Il reato di frode in commercio, che è compreso tra i reati contro l'economia, se realizzato nel comparto agroalimentare dovrebbe prevedere una pena edittale più incisiva. Infatti, l'incremento della pena non solo ha l'effetto della deterrenza, ma permette anche l'arresto in flagranza. Inoltre, in determinati casi si potrebbe inserire l'agropirateria tra i reati di competenza della Direzione distrettuale antimafia. Importante sarebbe inoltre stilare dei protocolli a livello comunitario da applicare in maniera omogenea in tutti gli Stati membri per il sistema dei finanziamenti comunitari. L'Arma dei Carabinieri non ritiene necessaria la creazione di un organismo ex novo che finirebbe con il disperdere il background investigativo di ciascuna forza di polizia.
I rappresentanti dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali hanno ricordato che l'Ispettorato svolge attività di controllo (30.000 ispezioni l'anno), attività di laboratorio (6 laboratori che effettuano analisi di revisione) e attività di vigilanza sugli organismi di controllo sulle DOP, IGP e produzioni biologiche. Nell'ambito degli organi di controllo operanti presso il Dicastero agricolo, l'Ispettorato svolge l'84 per cento dei controlli a fronte del 13,8 per cento svolto dal Corpo forestale e del 2,5 per cento effettuato dal Comando carabinieri politiche agricole e alimentari. Le principali contestazioni hanno carattere amministrativo, essendo stata la materia quasi del tutto depenalizzata; quelle più numerose attengono al settore vitivinicolo; seguono i mezzi tecnici, nei quali rientrano i concimi ed i mangimi, e il settore lattiero caseario. Particolarmente rilevante l'attività legata alla lotta alla contraffazione. In ordine alla necessità di un maggior coordinamento tra gli organi di controllo, l'Ispettorato ha messo a punto due programmi di ricerca: uno per il miglioramento dell'efficienza per verificare quali sono i settori, i tempi, i territori, gli operatori da controllare; l'altro mira a mettere in una banca-dati a disposizione degli organi di controllo i controlli effettuati. Ogni organo di controllo ha la sua specificità: il Corpo forestale si interessa prevalentemente di impatto ambientale, la Guardia di finanza di questioni fiscali, i Carabinieri dei NAS dell'impatto sulla salute, mentre l'Ispettorato si occupa prevalentemente degli aspetti commerciali. Già si è costituita una banca dati in


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cui far affluire tutte le informazioni interessanti. Per esempio, è possibile tracciare il vino; a livello comunitario esiste il progetto della costituzione di una banca dati delle uve, per tipizzare i vini dal punto di vista della caratterizzazione carbonio/ossigeno. L'Ispettorato non ha mandato per operare all'estero. In ordine all'adeguatezza del sistema di controllo, sicuramente poter contare su una quantità di risorse sufficienti permette comunque lo svolgimento di un lavoro capillare. Inoltre, l'istituzione di un osservatorio potrebbe permettere di far incontrare i diversi segmenti della filiera (logistica, scienziati, tecnologi, operatori) per individuare gli elementi di rischio in ciascun settore ed ottimizzare i controlli.
Il direttore della Direzione investigativa antimafia (DIA), dopo aver illustrato la specificità professionale della struttura cui è preposto, la sua articolazione territoriale e i compiti attribuiti, ha elencato i principali fenomeni di illegalità in agricoltura: l'abigeato, considerato dal codice un aggravante del furto; il danneggiamento e il furto di macchine ed attrezzature agricole; la macellazione clandestina; le truffe ai danni dell'Unione europea, con l'Italia destinataria di circa 8 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, una cifra che ha destato l'interesse della criminalità organizzata (in questo ultimo caso, le fattispecie di reato riscontrabili sono all'articolo 316-ter del codice penale, che configura un'indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, e all'articolo 640-bis del codice penale, che configura la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche); il lavoro nero ed il caporalato; la creazione di finte cooperative agricole e le frodi ai danni degli enti previdenziali; la contraffazione e l'adulterazione alimentare (importante al riguardo la legge n.99 del 2009 sulla tutela dei marchi). Inoltre, durante l'audizione è stato evidenziato l'aumento esponenziale dei prezzi agricoli dal produttore al consumatore per effetto di monopoli nei trasporti (i prezzi dalla produzione al consumo si triplicano, i ricavi variano, secondo dati Coldiretti, dal 70 per cento in caso di filiera corta al 300 per cento in caso di filiera lunga; sempre secondo la Coldiretti su 47, 5 miliardi di euro circa 7,5 sono di arricchimento illecito).
Quanto all'azione di contrasto, l'agricoltura, in quanto settore dell'economia dove è possibile fare business, è oggetto di interesse da parte della criminalità organizzata anche per simulare tipologie tradizionali di illecito. Per esempio, è stata constatata la costituzione nel mercato ortofrutticolo di Milano di società che camuffavano il traffico di stupefacenti. Nel mercato di Fondi, il clan dei casalesi ha attuato il controllo mafioso del mercato della distribuzione dei prodotti agroalimentari. Quanto allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, il fenomeno non è limitato ai soli territori gravati dalla presenza di criminalità organizzata. Quanto alla necessità di creare una maggiore collaborazione interistituzionale, si ritiene già buona la collaborazione tra i diversi organi incaricati del contrasto dell'illegalità nell'agroalimentare; anche dal punto di vista informatico, non è opportuno creare una nuova piattaforma informatica. La DIA ritiene molto importante agire in modo preventivo per regolarizzare il mercato, magari attraverso un organismo a livello nazionale con una visione onnicomprensiva, anche attraverso le competenze già attribuite all'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Spesso i


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fenomeni di irregolarità, come l'elevato aumento dei rincari lungo la filiera, può essere dovuto ad un monopolio di fatto che non necessariamente implica la presenza della criminalità organizzata.
Il sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia, Maurizio de Lucia, ha messo in risalto che nel settore dell'agricoltura l'interesse delle organizzazioni mafiose è lo stesso che si registra in tutti gli altri settori della produzione; laddove si possono realizzare dei profitti e c'è la possibilità di lucrare su queste attività, le organizzazioni criminali sono presenti e cercano di infiltrarsi. Dai dati dell'Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata risultano confiscate 1.323 aziende, di cui 87 nel settore agricolo, ma soprattutto su 9.660 beni confiscati 1941 sono terreni agricoli. Uno dei grandi problemi è che, contrariamente alle banche, particolarmente restie ad erogare prestiti alle imprese, le organizzazioni criminali dispongono di molta liquidità. Il meccanismo prevede che, in un primo tempo, l'imprenditore ottiene iniezioni di liquidità per la sua impresa e, in cambio di questi nuovi capitali, accetta che l'organizzazione criminale si interessi dell'attività fino ad acquisirne la proprietà. Un altro rischio è l'uso distorto del territorio, con particolare riguardo allo sviluppo delle fonti fotovoltaiche. Quanto al fatto che l'Italia risulta ai primi posti nelle classifiche delle frodi, è stato sottolineato che il nostro sistema di controllo è il più efficiente rispetto agli altri Paesi e questo può anche incidere nel determinare questo primato. Quanto all'infiltrazione nel territorio, ricorda come negli Stati Uniti si è posto per un determinato tempo un problema di infiltrazione della criminalità nel ciclo del cemento. Lo Stato di New York ha, quindi, deciso la nazionalizzazione delle imprese per un periodo di due anni consentendo, così, l'eliminazione della presenza criminale. Anche a Palermo, alcune cave della regione occidentale sono state poste sotto il controllo dell'amministrazione giudiziaria e questo ha fatto venir meno l'interesse delle organizzazioni criminali.
Il Direttore generale dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) ha sottolineato che l'Italia è il Paese che segnala più sospette frodi tra i 27 Paesi dell'Unione europea e ciò è dovuto anche al fatto di essere all'avanguardia nel sistema investigativo. Si può solo dire che rispetto agli altri Paesi le frodi italiane presentano un carattere più vasto quanto a numero di soggetti coinvolti e sono maggiormente legate al territorio, probabilmente in quanto legate alla criminalità organizzata. Gli elementi di debolezza del sistema possono essere rinvenuti nella durata della prescrizione, troppo limitata rispetto alla durata media dei processi, e nella difficoltà di recuperare le somme dovute.

8. Le autonomie locali

I rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome hanno illustrato quali sono i principali fenomeni di illegalità in agricoltura, individuati nella contraffazione, nell'elusione delle norme nazionali e comunitarie e nel lavoro irregolare. Rispetto al primo fenomeno, la percentuale dei casi accertati è aumentata. Risulta, pertanto, necessaria un'incisiva azione politica per l'istituzione di un sistema di riconoscimento delle indicazioni geografiche protette


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a livello internazionale; al riguardo risulta di particolare interesse quanto previsto da ultimo in sede europea in ordine all'introduzione della protezione ex officio, ossia la possibilità riconosciuta agli Stati membri di porre in essere le adeguate azioni amministrative per fermare l'uso improprio delle indicazioni DOP e IGP. Oltre a ritenere importante l'estensione in sede europea delle disposizioni contenute nella legge n. 4 del 2011, si ritiene necessario la realizzazione di un unico sistema integrato di reti di controllo in modo che gli stessi siano svolti in modo intelligente e senza accanimenti nei confronti di talune aziende.
I rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni d'Italia (ANCI) hanno sottolineato, in merito al lavoro stagionale in agricoltura, la necessità che il sindaco sia consapevole del numero di richieste regolari di permessi di soggiorno per lavoro; sarebbe, quindi, necessaria l'attivazione di protocolli per l'accoglienza dei lavoratori stagionali. Per i controlli sul territorio sarebbe indispensabile avere una mappatura delle aree interessate da forme di illegalità nel settore agricolo. I comuni hanno partecipato ad un programma operativo nazionale di contrasto alla contraffazione dei marchi di prodotti, che ha consentito, tra l'altro, di intervenire sui mercati all'ingrosso, verificando le variazioni dei prezzi. Sono stati firmati protocolli affinché i comuni, nell'ambito del PON Sicurezza, possano accedere ai fondi per la costruzione di alloggi temporanei, mentre diverso è il caso di interventi strutturali relativi agli alloggi sociali, rispetto ai quali il sindaco non ha una reale cognizione del flusso dei lavoratori regolari.
I rappresentati dell'Unione delle province italiane (UPI) hanno ritenuto necessaria l'istituzione di una cabina di regia nazionale. Per quanto riguarda le attività di contrasto al lavoro nero, si ritiene utile la possibilità di avvalersi del voucher formativo in agricoltura e l'impiego dei familiari come collaboratori.

9. Altri soggetti

I rappresentanti dell'Associazione nazionale imprese agrofarmaci (Agrofarma) hanno rilevato che il mercato degli agrofarmaci illegali ha acquisito un'incidenza del 4 per cento del mercato complessivo, per un valore di circa 30 milioni di euro. Tre sono i filoni: furti di prodotti registrati e autorizzati di proprietà delle aziende o dei distributori (circa 1 milione di euro di furti ai produttori e ai rivenditori, come i consorzi agrari); importazioni illegali parallele; contraffazioni vere e proprie con camuffamento del marchio commerciale della confezione. Le regioni più colpite sono l'Emilia-Romagna, il Veneto e la Puglia. È stata effettuata una campagna di sensibilizzazione ed istituito un numero verde per la segnalazione di casi di illegalità; sono stati, altresì, istituiti corsi di formazione per gli organi di controllo e per i distributori. Importante, oltre ad una costante opera di sensibilizzazione, è la possibilità che gli organi di controllo dialoghino tra di loro. Il sistema sanzionatorio risulta troppo blando per scongiurare l'illegalità; si potrebbe immaginare anche la sospensione dell'autorizzazione alla distribuzione oppure un'ammenda proporzionale al mercato del distributore. Per l'agricoltore si potrebbe immaginare una condizionalità rispetto alla percezione dei benefici comunitari.


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Sono stati, infine, ascoltati due giornalisti, Maria Pirro e Antonio Corbo, che hanno riferito delle inchieste giornalistiche da loro condotte in merito all'illegalità nel comparto agroalimentare.

10. L'attività del Parlamento e della Commissione Agricoltura

Partendo dal presupposto che i fatti di Rosarno hanno avuto delle cause ben precise, non solo di carattere antropologico e sociale, ma anche e soprattutto economico e criminale, il Parlamento ha già fornito talune risposte alle problematiche emerse nell'indagine approvando talune disposizioni particolarmente significative.
In particolare, la novità più importante ha riguardato l'introduzione, con l'articolo 12 del decreto-legge n. 138 del 2011, del reato specifico di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, che viene commesso da chi «svolge un'attività organizzata di intermediazione, reclutando manodopera o organizzandone l'attività lavorativa caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza, minaccia, o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessità dei lavoratori». La pena consiste nella reclusione da cinque a otto anni e nella multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. La legge indica anche alcune «spie» dello sfruttamento. Tra queste ci sono una retribuzione palesemente non in linea con il contratto collettivo o sproporzionata rispetto al lavoro svolto; la violazione sistematica delle norme su orari, riposo, ferie e maternità e di quelle su sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro; condizioni di lavoro, sorveglianza o alloggio particolarmente degradanti. Come pena accessoria, i condannati rischiano di non poter più ricoprire cariche direttive nelle imprese né prendere finanziamenti, agevolazioni o appalti pubblici.
Altre disposizioni, seppur non direttamente attinenti all'illegalità, sono intervenute su alcune questioni che incidono profondamente nei rapporti di filiera e nel sistema di controlli effettuati.
In primo luogo con l'articolo 62 del decreto-legge n. 1 del 2012 sono state dettate nuove regole per i rapporti tra gli agricoltori e la distribuzione. Si è infatti previsto che i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, sono stipulati obbligatoriamente in forma scritta e indicano a pena di nullità la durata, le quantità e le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo, le modalità di consegna e di pagamento. I contratti devono essere informati a principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni, con riferimento ai beni forniti. La nullità del contratto può anche essere rilevata d'ufficio dal giudice. Viene introdotto il divieto, nelle relazioni commerciali tra operatori economici, di imporre direttamente o indirettamente condizioni di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, nonché condizioni extracontrattuali e retroattive; di applicare condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti; di subordinare la conclusione, l'esecuzione dei contratti e la continuità e regolarità delle medesime relazioni commerciali alla esecuzione di prestazioni da parte dei contraenti che, per loro natura e secondo gli usi commerciali, non abbiano alcuna connessione con l'oggetto degli uni


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e delle altre; di conseguire indebite prestazioni unilaterali, non giustificate dalla natura o dal contenuto delle relazioni commerciali; di adottare ogni ulteriore condotta commerciale sleale che risulti tale anche tenendo conto del complesso delle relazioni commerciali che caratterizzano le condizioni di approvvigionamento. Il pagamento del corrispettivo deve, oggi, essere effettuato, per le merci deteriorabili, entro il termine di trenta giorni e, per tutte le altre merci, entro il termine di sessanta giorni. In entrambi i casi, il termine decorre dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura. Gli interessi decorrono automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine. In questi casi il saggio degli interessi è maggiorato di ulteriori due punti percentuali. Sono, poi, previste sanzioni specifiche nel caso in cui si contravvenga agli obblighi introdotti, prevedendo che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato è incaricata della vigilanza sull'applicazione delle disposizioni in esame e all'irrogazione delle sanzioni ivi previste.
L'articolo 25 del decreto-legge n.5 del 2012 ha previsto numerose misure di semplificazione per le imprese agricole, stabilendo che l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) possa utilizzare, per l'acquisizione delle informazioni necessarie, anche le banche dati informatiche dell'Agenzia delle entrate, dell'INPS e delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e che i dati relativi alla azienda agricola contenuti nel fascicolo aziendale elettronico fanno fede nei confronti delle pubbliche amministrazioni per i rapporti che il titolare della azienda agricola instaura ed intrattiene con esse anche per il tramite dei centri autorizzati di assistenza agricola.
La Commissione Agricoltura ha inoltre iniziato l'esame di alcune proposte di legge in materia di salvaguardia e valorizzazione dei prodotti italiani di qualità e riorganizzazione delle competenze in materia di lotta alle frodi e alla contraffazione di prodotti agroalimentari (C. 3422, 3537 e 4209). Alcune di tali proposte (C. 3422 e 3577) prevedono il riordino delle competenze dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari, mentre una (C. 4209) istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un nuovo Ufficio nazionale per il coordinamento delle attività di tutela dei prodotti agricoli ed agroalimentari.
La XIII Commissione ha, inoltre, dato seguito a quanto affermato nel corso delle audizioni in ordine al fatto che «il prezzo che pagano le multinazionali per l'acquisto di prodotto da destinare ai succhi di frutta non è equo» e che «così si costringono le piccole aziende dell'area a sottopagare gli operai». Sono state, quindi, presentate tre proposte di legge (C. 4108, 4114 e 5090) volte a modificare la legislazione vigente per aumentare la quantità minima di frutta presente nelle bevande analcoliche. La Commissione ha, in merito, adottato un testo unificato delle tre proposte che prevede per le bevande analcoliche con denominazioni di fantasia e per le bevande analcoliche commercializzate con il nome di uno o più frutti una quantità minima di succo di agrumi non inferiore al 20 per cento. Si prevede, inoltre, l'obbligo di riportare nell'etichetta dei succhi di frutta e delle bevande analcoliche a base di frutta, oltre alle indicazioni già obbligatorie, il luogo di provenienza e di origine della frutta, istituendo un logo nazionale per le bevande il cui processo di produzione e di


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trasformazione è interamente realizzato sul territorio nazionale e che riportano nell'etichettatura l'indicazione di origine o di provenienza italiana della frutta utilizzata. Viene, poi, previsto che siano potenziati i programmi straordinari di lotta alle frodi e alle contraffazioni, stabilendo che i laboratori dell'Ispettorato per la tutela della qualità e per la repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari effettuino analisi riguardanti il rispetto dei parametri qualitativo-merceologici delle bevande in esame. Il provvedimento interviene, inoltre, in materia di controlli antifrode e di lotta alla contraffazione, estendendo la previsione dell'articolo 517-quater del codice penale - che punisce con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a 20.000 euro chi contraffa o altera indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari ovvero introduce nel territorio dello Stato, detiene per la vendita o pone in vendita tali prodotti al fine di trarne profitto - a chiunque, chiunque, al fine di trarne profitto, introduce nel territorio dello Stato, detiene per la vendita, pone in vendita con offerta diretta ai consumatori o mette comunque in circolazione bibite analcoliche a base di frutta, succhi di frutta e nettari con le indicazioni di origine o di provenienza o con il logo contraffatti.
È stata, inoltre, avviata una elaborazione su alcune misure destinate a innalzare, nelle aree regionali a vocazione agrumicola, la qualità e la genuinità delle arance e a convertire e diversificare gli impianti agrumicoli, dando la priorità alle zone ad agrumicoltura commercialmente obsoleta.

12. Considerazioni finali

L'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione Agricoltura, a seguito dei fatti di Rosarno dell'inizio del 2010, attraverso dati di analisi e informazioni provenienti dai principali stakeholder di sistema, ha evidenziato in particolare le forme più diffuse di illegalità in agricoltura, nonché il ruolo e gli interessi delle organizzazioni criminali nel controllo del mercato agroalimentare italiano. Il risultato più significativo dell'indagine risiede nell'avere interiorizzato un approccio conoscitivo integrato, un metodo teso ad unificare le puntuali informazioni e le valutazioni critiche provenienti da soggetti investiti istituzionalmente del compito di contrastare le attività criminali e illegali e di effettuare controlli nel comparto agroalimentare.
Durante l'indagine, sono stati individuati i fattori più significativi di rischio circa la sicurezza e la tutela dei diritti dei lavoratori in agricoltura (in particolare, la diffusione del lavoro nero, lo sfruttamento della manodopera immigrata, le condizioni sanitarie dei braccianti stranieri) e sono stati svolti specifici riferimenti ai fenomeni di turbativa del mercato agricolo e della leale concorrenza tra le imprese del settore. Si è avuto modo di constatare che il mercato del lavoro agricolo è caratterizzato dalla presenza di forme diffuse di irregolarità e illegalità, soprattutto a causa della frammentazione e stagionalità dei processi produttivi, che favorisce l'impiego di lavoratori temporanei pagati, in molti casi, a giornata e non regolarmente registrati.


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L'affinamento della capacità di organizzare truffe ai danni dell'INPS, da parte di gruppi criminali organizzati, ha favorito la diffusione su larga scala di rapporti fittizi in agricoltura, oltre che di numerose pratiche di evasione contributiva, del lavoro nero, nonché di meccanismi fraudolenti particolarmente sofisticati ai danni del fisco. Nel corso delle audizioni, sono stati portati esempi di cooperative agricole, spesso addirittura inesistenti, che assumono fittiziamente i braccianti agricoli iscrivendoli all'INPS affinché questi ultimi percepiscano indebitamente le indennità di disoccupazione, di malattia e di maternità e maturino i requisiti pensionistici. Il meccanismo di truffa prevede che, in seguito, le organizzazioni criminali incassino da questi braccianti fittizi una quota parte delle varie indennità indebitamente percepite.
Le associazioni che realizzano interventi per favorire l'integrazione degli immigrati in agricoltura (Medici senza frontiere, Integra Onlus) hanno sottolineato le condizioni di sfruttamento lavorativo e le intollerabili condizioni sanitarie dei braccianti stranieri.
Il ruolo delle organizzazioni criminali, soprattutto nelle regioni meridionali, è preponderante anche nel controllo dei mercati agroalimentari e della grande distribuzione organizzata. La presenza sempre più pervasiva di fenomeni criminali nel settore altera la libera competizione tra le imprese e il normale funzionamento dei mercati, non ultimo quello del lavoro, introducendo pesanti condizionamenti dell'attività economica, attraverso l'asfissiante ricerca, da parte dei clan, del controllo sia delle filiere di produzione e di commercializzazione dei prodotti agroalimentari sia dei mercati ortofrutticoli.
Anche il funzionamento del mercato fondiario è condizionato dagli interessi dei clan. In alcune zone, la compravendita dei terreni è condizionata da soprusi, minacce violente e meccanismi pilotati di acquisto dei terreni agricoli, venendo a costituire, per queste vie, un vero e proprio mercato fondiario parallelo, in cui gli agricoltori sono costretti a cedere la terra o l'attività d'impresa ai clan, fortemente interessati a riciclare capitali illeciti. La proprietà di estesi fondi agricoli inoltre è un presupposto fondamentale per richiedere e ottenere finanziamenti pubblici (europei, nazionali e regionali) destinati allo sviluppo dell'agricoltura.
Per di più, quando l'impresa agricola, per svariati motivi, va in crisi, scattano modalità usurarie attraverso le quali i criminali assumono il controllo se non la proprietà dell'azienda agricola. Quando un'impresa finisce nell'orbita delle organizzazioni delinquenziali, soprattutto in località strategiche per gli affari criminali, tale sovranità criminale viene a configurarsi anche come strumento di controllo del territorio e come simbolo dell'onnipotenza dei clan.
Inoltre, accanto a reati di tipo tradizionale (abigeato, usura, furti di attrezzature e mezzi agricoli, estorsioni, macellazione abusiva, traffici di carne, eccetera), coesistono sofisticate operazioni finanziarie finalizzate alle truffe comunitarie. In alcune aree rurali, la criminalità organizzata monopolizza i meccanismi predatori e di frode a danno dell'Unione europea, costruendo rapporti parassitari con le imprese che richiedono i finanziamenti europei, «accompagnando» i progetti finanziati e attuando procedure di subentro o comunque di partnership «forzate» dei piani industriali alla base dei progetti.


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L'indagine ha evidenziato anche che l'agroalimentare italiano ha subito una crescita costante della contraffazione in senso stretto e delle usurpazioni delle denominazioni di origine geografica protette, con un impatto economico di dimensioni rilevantissime. Il valore della contraffazione delle merci (e dell'usurpazione delle denominazioni di origine protette) è destinato a moltiplicarsi esponenzialmente se rapportato all'intero «agganciamento» dei prodotti agroalimentari all'identità italiana, il cosiddetto italian sounding, che secondo alcune fonti associative esprime un valore analogo al fatturato legale dell'industria agroalimentare nazionale.
Quali dunque gli interventi che si possono implementare per restituire caratteri di legalità al sistema agroalimentare, quali misure per contrastare l'italian sounding e quali politiche per ridurre l'impatto delle organizzazioni criminali sul mercato del lavoro agricolo?
Tra le varie misure sollecitate durante le audizioni, è emersa l'esigenza di razionalizzare, semplificare e unificare l'azione degli apparati amministrativi di controllo (e anche di quelli investigativi) del settore, soprattutto in materia di sicurezza alimentare. Un modello normativo organico sembrerebbe necessario perché si è in presenza di una molteplicità di soggetti istituzionali non perfettamente coordinati tra di loro, che spesso lasciano disapplicate talune norme fondamentali e altre volte rendono onerosa presso gli operatori del settore l'attuazione di altre.
La ricerca di importanti soluzioni semplificative dei rapporti di lavoro è un argomento sollevato, invece, dalle associazioni di categoria e dall'INPS, al fine di contrastare l'evasione contributiva, il lavoro nero e quello irregolare. Sempre a tal fine, è stata auspicata l'implementazione di meccanismi concertativi in grado di coniugare al meglio, soprattutto su base locale, le esigenze della parte datoriale, di quella sindacale e delle amministrazioni pubbliche. D'altro canto, molti tra gli stakeholder hanno enfatizzato la bontà e l'efficacia dei voucher in agricoltura. Al riguardo, oltre a sottolineare come i voucher siano stati utilizzati nelle regioni dove la presenza del lavoro illegale spesso non è riconducibile alla criminalità organizzata, si ricorda che la nuova legge sul mercato del lavoro ha sostanzialmente confermato la disciplina vigente, con alcune limitazioni, mirate ad evitare che i voucher diventino sostitutivi del tradizionale rapporto di lavoro stagionale. Nell'esprimere il parere su tale provvedimento, la Commissione ha rilevato in ogni caso l'opportunità di meglio definire le disposizioni riguardanti il lavoro accessorio in agricoltura, in modo che esse siano capaci di rispondere alle specifiche esigenze del mondo lavorativo agricolo.
Per contrastare le organizzazioni criminali e la loro capacità di perpetrare frodi ai danni dello Stato e dell'Unione europea, sono stati richiesti l'adozione di un corpus iuris comune a livello internazionale unitamente ad un inasprimento delle sanzioni penali per le frodi commerciali realizzate nel comparto agroalimentare (per esempio in materia di illecita etichettatura); secondo alcuni sarebbe importante anche l'istituzione di una direzione nazionale di sicurezza agroalimentare interforze, con compiti di coordinamento investigativo.


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Infine, l'indagine ha evidenziato la necessità di potenziare (al fine di reprimere le frodi commerciali) i meccanismi di tracciabilità e di etichettatura dei prodotti, attraverso tecniche di rintracciabilità di tipo genetico oppure attraverso il rafforzamento della cosiddetta «tracciabilità geografica», ossia la possibilità di identificare con certezza il contesto geografico d'origine di un certo alimento o degli ingredienti che lo formano.

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