Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissioni Riunite (Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e V Camera)
AUDIZIONE
13.
INDAGINE CONOSCITIVA
4.
Mercoledì 30 marzo 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

La Loggia Enrico, Presidente ... 3

Audizione del professor Gianfranco Viesti, rappresentante del CERPEM, Centro ricerche per il Mezzogiorno, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di risorse aggiuntive e interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali (Atto n. 328) (ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati):

La Loggia Enrico, Presidente ... 3 5 6 7
Calvisi Giulio (PD) ... 5
Duilio Lino (PD) ... 5
Viesti Gianfranco, Rappresentante del CERPEM ... 3 6

Audizione di rappresentanti della Corte dei conti, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di risorse aggiuntive e interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali (Atto n. 328) (ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati):

La Loggia Enrico, Presidente ... 7 12 14 15 16
Bernini Bovicelli Anna Maria (PdL) ... 13
Causi Marco (PD) ... 12
Franco Paolo (LNP) ... 12
Giampaolino Luigi, Presidente della Corte dei conti ... 7 14 15
Mazzillo Luigi, Presidente di sezione della Corte dei conti ... 16
Meloni Maurizio, Presidente di sezione della Corte dei conti ... 16

ALLEGATI:
Allegato 1
: Documentazione consegnata dal professore Giancarlo Viesti, rappresentante del CERPEM ... 17
Allegato 2: Documentazione consegnata dai rappresentanti della Corte dei conti ... 22

[Indietro] [Avanti]

Seduta del 30/3/2011


Pag. 3


...
Audizione del professor Gianfranco Viesti, rappresentante del CERPEM, Centro ricerche per il Mezzogiorno, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di risorse aggiuntive e interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali (Atto n. 328).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione del professor Gianfranco Viesti, rappresentante del CERPEM nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di risorse aggiuntive e interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali (Atto n. 328).
Do la parola al professor Viesti per lo svolgimento della relazione, ringraziandolo molto per la sua disponibilità anche per aver portato un testo, in maniera tale che possa, ove lo ritenga, illustrarcelo senza la necessità di scorrerlo per intero.

GIANFRANCO VIESTI, Rappresentante del CERPEM. Signor presidente, grazie molte per l'invito. Farò esattamente ciò che lei mi ha chiesto, ossia svolgerò una telegrafica illustrazione dei punti che costituiscono la mia breve memoria.
Devo partire dall'importanza degli interventi speciali, perché essi non sono un aspetto accessorio, ma fondamentale, in primo luogo, per la crescita dell'economia italiana. Il Ministro Tremonti ieri ha affermato che la crescita dell'economia italiana su un potenziale maggiore si attua soltanto facendo ricorso alle risorse inutilizzate del Paese, che si trovano prevalentemente nelle aree verso cui si dirigono gli squilibri. Non si tratta di interventi a favore di alcuni, ma per lo sviluppo dell'economia italiana.
In secondo luogo, si tratta di interventi molto importanti sotto il profilo della qualità del nostro Paese, nel quale i giovani dispongono di opportunità molto diverse tra le diverse aree territoriali. L'emigrazione costituisce una strada seguita da molti per costruirsi opportunità personali, ma non può essere, anche semplicemente per motivi quantitativi, una strada per tutti. È necessario andare a creare le opportunità laddove le persone risiedono.
Il terzo e ultimo motivo è forse più importante ancora dei precedenti e rappresenta, a mio avviso, un tema fondamentale per il successo dell'intera operazione di decentramento, autonomia e responsabilità condotta con la legge n. 42. I costi standard sono possibili da garantire


Pag. 4

ed è auspicabile che tutti vi arrivino in presenza di pari dotazioni, considerato che le condizioni di contesto possono non consentire l'erogazione di servizi a pari qualità, ma soprattutto a pari costo a tutti i cittadini. Se vogliamo, in una battuta, ridurre la spesa corrente, dobbiamo effettuare un investimento sul futuro attraverso la spesa in conto capitale.
Nel nostro Paese l'esperienza di questi interventi è varia ed è molto meno peggiore di quella raccontata da una diffusa pubblicistica, in quanto in alcuni periodi questi interventi sono stati molto utili ed efficaci e soprattutto hanno ottenuto grandi risultati in termini di crescita del reddito dell'intero Paese.
Nel periodo più recente tali effetti sono stati più modesti e ciò dipende, a mio avviso, da due aspetti, che sono anche i due punti centrali del decreto alla vostra attenzione.
Il primo è l'addizionalità degli interventi. Laddove gli interventi speciali sono meramente sostitutivi - nella memoria, che non riprendo, indico alcuni dati in base ai quali è possibile certificare questo aspetto - è evidente che l'aspetto addizionale sul reddito non esiste.
Mi permetto anche di portare alla vostra attenzione la circostanza che, allo stato attuale, per il prossimo futuro, cioè per i prossimi tre o quattro anni, il livello di questi interventi sarà certamente molto inferiore a quello che è stato anche nel recente passato. Ciò potrebbe mettere in dubbio, soprattutto in un momento di grande difficoltà dell'economia italiana come quello attuale, i tre processi virtuosi, ossia crescita, maggiori opportunità, attuazione del federalismo, di cui parlavo prima.
Ci sono certamente alcuni aspetti qualitativi, ma mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione la circostanza che il principale problema è rappresentato dai tempi di realizzazione degli interventi, sui quali richiamo gli infiniti documenti del CNEL, della stessa Camera e, per finire, l'articolo di oggi sul Sole 24 Ore, i quali ci dimostrano che esiste un grande problema-Paese nella realizzazione di tali interventi. Tutti i dati ci consentono di affermare che nelle aree più deboli il problema è più forte, il che non mi sorprende, anche se mi dispiace.
Il problema del ciclo del progetto, appalto, realizzazione e certificazione dovrebbe essere il fuoco della nostra attenzione. Si discute molto su altri aspetti qualitativi, che riguardano, a mio personale avviso - ho alcuni riferimenti anche per dimostrarlo - aspetti importanti, ma minori.
Concludo con il testo in discussione, all'interno del quale personalmente individuo una grande criticità, che è quella dell'addizionalità. Naturalmente il testo non può che sottolineare come gli stanziamenti siano connessi alle disponibilità di finanza pubblica, però in questo modo esso rischia di non fornire alcun dato certo di riferimento per il futuro. Questo è - lasciatemelo esprimere come osservatore esterno - sorprendente rispetto ai vostri lavori, che invece hanno la caratteristica molto positiva di individuare con grande precisione parametri obiettivi. In questo caso, però, restiamo molto sul generale.
A tal fine, mi sono permesso di richiamare la circostanza per cui nello scorso decennio Governi di colore politico opposto avevano convenuto su un obiettivo quantitativo, che figura in tutti i documenti ufficiali dell'esecutivo, che io richiamo nella memoria e che potrebbe essere un punto di riferimento, dato che dal 1998 al 2008, con Governi molto diversi, è stato effettivamente condiviso.
Vi sono, infine, alcuni aspetti qualitativi, di cui cito i tre principali.
Il primo è la preoccupazione per un eccesso di accentramento, soprattutto nella gestione di queste politiche, che può emergere nel decreto. Da economista, devo rilevare che non è né il totale accentramento, né il totale decentramento la caratteristica ottimale di queste politiche, ma una buona collaborazione. Appare, però, sorprendente che in attuazione della legge n. 42 si profili un maggiore accentramento rispetto alla situazione attuale.


Pag. 5


La seconda e penultima questione è relativa al ruolo del Ministro delegato, che è sempre accoppiato al Ministro dell'economia e delle finanze, ragion per cui non è chiaro chi sia il vero Ministro di questi interventi, se il Ministro dell'economia e delle finanze o il Ministro per gli interventi speciali.
Come terzo e ultimo punto, concordo pienamente con alcune previsioni contenute in questo decreto con particolare riguardo ai meccanismi finalizzati ad assicurare una maggiore fluidità del ciclo di decisione politica e realizzazione degli interventi di cui parlavo all'inizio. Condivido inoltre le modalità di funzionamento di tali meccanismi, che prevedono l'inserimento di alcuni elementi condizionali, sulla base dei quali le regioni sono soggette a vincoli certi e al definanziamento di opere, se non sono in grado di effettuarle.
Mi pare, però, altrettanto opportuno che queste condizioni valgano anche, da un lato, per i ministeri di spesa, diversi dal ministero responsabile di tali politiche e dal Ministero dell'economia e delle finanze, che normalmente hanno tempi simili a quelli delle regioni, e, dall'altro, per i grandi concessionari di spesa, che spesso in tutto il Paese rappresentano colli di bottiglia non irrilevanti relativi ai tempi di attuazione delle opere.
Rischiamo, cioè, di porre vincoli opportuni alle regioni, ma di renderli relativamente poco efficaci, se non vengono traslati sui concessionari. Molto spesso i concessionari vedono finanziate alcune opere di cui essi non hanno predisposto le progettazioni esecutive e ciò fa sì che dal tempo del finanziamento al tempo della realizzazione passino molti anni, si esca dai tempi europei e soprattutto si utilizzino male queste risorse a danno dell'intera economia nazionale.

PRESIDENTE. Grazie molte, professore, non solo per il contributo estremamente significativo, ma anche per la sua sintetica relazione, dalla quale io ricavo due considerazioni che condivido pienamente.
La prima è la condizione ineludibile per cui senza crescita del Mezzogiorno non continua a crescere l'Italia, o meglio non cresce l'Italia. Mi meraviglia che qualcuno ancora non si sia convinto di questa ovvia e banale considerazione. In ogni caso, meglio tardi che mai.
L'altra è la necessità di interventi aggiuntivi o addizionali. Mi piace ricordare che, quando si costituì l'antica Cassa per il Mezzogiorno, un emendamento firmato da Luigi Sturzo che intendeva dare a quegli interventi carattere di addizionalità purtroppo fu respinto dalla Camera dei deputati. Tutta la storia del Mezzogiorno probabilmente sarebbe stata modificata in maniera sensibile, se tale emendamento fosse stato approvato. Tutti conosciamo la storia della Cassa del Mezzogiorno e non credo che occorra ulteriormente ripercorrerla.
Noi abbiamo purtroppo pochissimi minuti, perché incombe tra breve un nuovo incontro. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GIULIO CALVISI. Grazie, professore. Svolgo alcune considerazioni, sulle quali vorrei una sua opinione. Premetto innanzi tutto che gli altri decreti che riguardano le infrastrutture vanno letti in combinato disposto con la delibera del CIPE sulla riprogrammazione dei fondi FAS. L'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), che abbiamo avuto in audizione, ha espresso una considerazione molto precisa, cioè che l'accelerazione della riforma rischia di ritardare ulteriormente la spesa delle risorse 2007-2013. A tale proposito, alcuni di noi ritengono che probabilmente questo decreto avrebbe dovuto essere applicato per la programmazione 2014-2021, onde evitare effetti sulla rimessa in discussione dell'addizionalità e causare ulteriore ritardo della spesa delle risorse 2007-2013, che, come è noto, è già ampiamente in ritardo. Volevo avere una sua valutazione su questo punto.

LINO DUILIO. Grazie, professore. Le pongo due domande rapidissime.


Pag. 6


Lei tempo fa ha pubblicato un libro, se non ricordo male, dal titolo paradossale «Abolire il Mezzogiorno». Ci può riepilogare, in estrema sintesi, la tesi, che sembrava paradossale, ma che, secondo me, era molto interessante, per cui sostanzialmente sottoponeva a una critica non banale alcune misure che storicamente sono state realizzate e che hanno prodotto, io ritengo, anche effetti di deresponsabilizzazione all'interno della realtà meridionale? Riprendendo quel discorso, mi interessava, anche alla luce delle considerazioni esposte nella relazione - che ho scorso, essendo arrivato in ritardo, motivo per il quale mi scuso - avere un'attualizzazione del tema.
La seconda questione è più telegrafica. Noi di recente abbiamo approvato in Parlamento - io ho votato contro, essendo all'opposizione - una norma che prevede la Banca del Sud, dalla quale alcuni si aspettano interventi che possano essere utili nella cornice complessiva di aiuti al Mezzogiorno. Io sono molto perplesso in merito. Lei pensa che questo strumento possa essere utile o superfluo? Grazie.

PRESIDENTE. Do la parola al professor Viesti per la replica.

GIANFRANCO VIESTI, Rappresentante del CERPEM. Sul primo punto tendo a essere più d'accordo col Ministro Fitto, perché anticipare meccanismi che assicurino maggiore qualità e certezza negli interventi non fa mai male. Se anticipiamo questo ciclo di programmazione e le disposizioni del prossimo, secondo me, non sbagliamo. Il problema può essere che tali interventi rischiano di essere parziali rispetto ai due temi principali che ho sollevato prima, ossia la disponibilità effettiva di risorse soprattutto a scala nazionale e il ciclo degli interventi da parte dei grandi concessionari a valle.
Personalmente ritengo che la locuzione «abolire il Mezzogiorno» sia sempre più valida, perché purtroppo nel nostro Paese molti intendono questa parola come sinonimo di tutto ciò che non funziona nel Paese stesso, il che li porta a una conclusione molto pericolosa e interessante per la vostra discussione, ossia che comunque il Mezzogiorno sia diventato un vuoto a perdere. Qualsiasi risorsa si versi al suo interno defluisce per vie non opportune, ragion per cui questi interventi sono visti molto più come una doverosa carità o come un necessario intervento da limitare il più possibile e non come un possibile tentativo, difficile ma opportuno, per l'economia italiana.
Gli interventi di grande infrastrutturazione e di modernizzazione nel Mezzogiorno hanno effetti complessivi molto forti per il Paese. Hanno effetti indotti innanzitutto sull'industria del Centro-Nord da un quarto al terzo del loro valore diretto, ma sono anche, attraverso l'aumento di occupazione che possono indurre, esattamente ciò che un mago farebbe all'economia italiana. Alzare il tasso di occupazione significa ridurre gli interventi sociali di sostegno, ma anche aumentare il gettito fiscale laddove esso è più basso e ridurre la perequazione e la compensazione, con uno scambio virtuoso fra investimenti e spesa corrente.
Se aboliamo il Mezzogiorno e continuiamo a ritenere che uno Stato moderno e avanzato come l'Italia non possa permettersi di non credere di non essere capace di compiere interventi di sviluppo ovunque essi siano, il lavoro del Governo, il vostro e quello dell'intero Paese può essere molto meglio centrato.
L'ultima osservazione che mi si chiede è sulla Banca del Sud. Si tratta di un'iniziativa prevalentemente privata, senza fondi pubblici, e l'aspetto che mi preoccupa è che essa sia vista in funzione sostitutiva di altri interventi e non aggiuntiva.
Sul suo funzionamento, pur avendo essa ormai sette anni, l'idea non mi è del tutto chiara. Non sono contrario a priori, ma mi parrebbe opportuno vedere le effettive modalità di funzionamento. Se sono positive, certamente la sua esistenza può aggiungere sostegno. Dobbiamo avere chiaro che in alcuni interventi il privato può agire insieme al pubblico o anche senza il pubblico. Questo è molto opportuno,


Pag. 7

soprattutto al sud, ma naturalmente laddove ci siano condizioni di convenienza per il sud.
Io ho compiuto una piccola esperienza nel Consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti e ho scoperto che in tale ambito era opportuno e possibile favorire negli interventi, viste le condizioni della finanza pubblica, risorse e regole di mercato dei privati. Naturalmente, però, ciò è possibile laddove c'è redditività e la redditività è diversa per tipo di opera e per area del Paese. Se ci sono interventi in cui il capitale privato è redditivo al sud, è bene che siano eseguiti dai privati o con i privati, ma per molti altri interventi, purtroppo, non credo che esista questa possibilità.

PRESIDENTE. La ringrazio molto anche a nome di tutti i componenti della Commissione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal professor Viesti (vedi allegato 1).
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 14,40.

[Indietro] [Avanti]
Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive