Sulla pubblicità dei lavori:
Conte Gianfranco, Presidente ... 3
Audizione del Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze, Mario Monti, sul disegno di legge C. 4829, di conversione del decreto-legge n. 201 del 2011, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Conte Gianfranco, Presidente ... 3 5
Giorgetti Giancarlo, Presidente ... 7 8 13 15 17 19
Borghesi Antonio (IdV) ... 13
Corsaro Massimo Enrico (PdL) ... 9
Fallica Giuseppe (Misto) ... 17
Fugatti Maurizio (LNP) ... 11
Monti Mario, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 5 7 17
Moroni Chiara (FLpTP) ... 14
Occhiuto Roberto (UdCpTP) ... 12
Pugliese Marco (Misto) ... 16
Reguzzoni Marco Giovanni (LNP) ... 7
Simonetti Roberto (LNP) ... 5
Tabacci Bruno (Misto-ApI) ... 15
Ventura Michele (PD) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud): Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la
Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 22,05.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze, Mario Monti, sul disegno di legge C. 4829, di conversione del decreto-legge n. 201 del 2011, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici.
Do la parola al Presidente Monti.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio i presidenti, onorevole Giorgetti, onorevole Conte, e sono molto lieto di potermi indirizzare a voi questa sera, durante il lavoro così intenso che le Commissioni riunite V e VI della Camera stanno svolgendo sul provvedimento che abbiamo presentato. Voglio anche manifestare il mio e nostro apprezzamento molto vivo ai relatori, onorevole Leo e onorevole Baretta.
Non vorrei, in questa occasione, scorrere con voi il dettaglio di tutti gli interventi previsti in un decreto-legge molto articolato. Quello che vorrei fare, se siete d'accordo, è sottolinearne alcune caratteristiche a mio avviso, forse per nostra carenza, non sufficientemente evidenziate in questi giorni. In particolare: la natura strutturale degli interventi, l'equilibrio qualitativo dell'azione intrapresa, gli elementi - che a me sembrano numerosi e durevoli - di equità distributiva anche tra le generazioni che abbiamo introdotto, pur nel contesto di estrema urgenza e di grave emergenza economica.
Grazie all'approfondita riflessione compiuta nel corso dei lavori parlamentari dalle forze politiche e grazie anche al dialogo, sia pure in tempi succinti come la realtà ci ha imposto, con le organizzazioni sindacali, siamo in grado oggi di accogliere suggerimenti che io credo contribuiscano a rafforzare l'equità dell'intervento per salvare l'Italia. Non sono solito usare termini retorici e quando abbiamo quasi incoraggiato l'uso di questo termine, sia pure non ufficiale, di «salva-Italia», credo che abbiamo semplicemente fatto da specchio alla realtà.
Vorrei iniziare citando alcuni brani del giudizio di un organo terzo e indipendente come la Corte dei conti, dal testo dell'audizione presso le Commissioni riunite bilancio e finanze della Camera e del Senato del 9 dicembre scorso, che sottolinea
come: «La composizione della manovra presenta evidenti novità. Le maggiori entrate sono in gran parte strutturali, le minori spese sono quasi interamente spese correnti». La Corte poi segnala positivamente come - cito ancora - «tra le maggiori spese quelle in conto capitale hanno un peso significativo, il 46,7 per cento del totale del triennio». La Corte segnala altresì che «la strutturalità dell'intervento è rafforzata notevolmente dalla decisione coraggiosa - così troppo benevolmente la Corte la qualifica - di non contabilizzare in anticipo i proventi dei nuovi strumenti antievasione molto incisivi che certamente produrranno risultati importanti». Voi sapete che non sempre ci si è attenuti a questa prassi e si è talora largheggiato di ottimismo contabile, segnalando numericamente i risultati attesi da azioni antievasione.
Abbiamo agito in tempi evidentemente molto ristretti, come quelli che purtroppo sono poi stati imposti a voi per il vostro esame di questo intenso provvedimento, ma abbiamo cercato di tenere presenti i capisaldi di una manovra qualitativamente corretta.
Non voglio apparire lettore parziale e distorto delle audizioni. La Corte, come anche la Banca d'Italia e altri, hanno ben segnalato i rischi di rallentamento della domanda interna a seguito dell'introduzione di nuove imposte. Non lo nego, ma l'alternativa sarebbe un avvitamento nella crisi del debito sovrano, che porterebbe non alla recessione ma alla distruzione del patrimonio e all'evaporazione dei redditi degli italiani.
Siamo fiduciosi sul fatto che i mercati reagiranno positivamente allo sforzo dell'Italia, anche se non dall'oggi al domani, questo lo sappiamo bene. La riduzione, nei prossimi mesi, dei tassi di interesse, che noi auspichiamo, sarà un importante elemento antirecessivo. Non ho bisogno di soffermarmi su questo punto. Nel frattempo, il Governo interviene con misure a favore delle imprese e dell'occupazione di giovani e donne, in particolare al Sud.
La principale correzione rispetto all'impianto originario del decreto-legge attuata dal Governo, su invito del Parlamento e delle forze sociali, in termini di equità, è stata la conservazione del pieno adeguamento all'inflazione per i trattamenti pensionistici fino a tre volte la pensione minima. Il blocco dell'indicizzazione non riguarderà, dunque, gran parte dei pensionati e verrà compensato dal sacrificio richiesto a coloro che hanno rimpatriato capitali attraverso il cosiddetto «scudo fiscale».
Inoltre, sono state apportate alcune integrazioni e modifiche alle misure di riordino del sistema previdenziale per consentire un adeguamento più graduale alla nuova normativa. Per esempio, un lavoratore del settore privato che avrebbe conseguito la pensione di anzianità nel 2013, a 60 anni, con 36 anni di contribuzione, potrà beneficiare della pensione anticipata al compimento dei 63 anni, in deroga al requisito dei 66 anni previsti dal nuovo ordinamento. Analogamente è prevista una deroga per 65.000 lavoratori in mobilità o in disoccupazione, così come è previsto il più elevato riconoscimento della perequazione per il 2012.
Segnalo la particolare rilevanza delle misure antievasione, elemento essenziale di equità per l'economia italiana. Il Governo ritiene che l'Agenzia delle entrate, grazie ai nuovi strumenti introdotti in termini di informazioni e di tracciabilità delle transazioni, otterrà grandi risultati, migliorando quelli degli ultimi anni.
Il Governo non vuole promuovere un fisco repressivo. Al contrario, la strumentazione, così efficiente, messa a disposizione dell'Agenzia delle entrate è di per sé un forte elemento di deterrenza che favorirà l'adempimento spontaneo dell'obbligazione tributaria da parte dei contribuenti. Non solo, il fisco diventa amico - anche questo è possibile - e favorisce coloro che hanno accesso ai dati e agli accertamenti, con vantaggi concreti in termini, per esempio, di rimborsi alle imprese individuali, che costituiscono, soprattutto in certe zone d'Italia, la spina dorsale della nostra economia.
Il Governo si è posto il problema - un grande problema, molto discusso - dell'introduzione
di una tassazione del patrimonio e della ricchezza, per evitare che a pagare lo sforzo dell'emergenza fossero soprattutto i redditi e i fattori della produzione, che abbiamo il dovere, invece, di rilanciare con tutte le nostre forze. Vi accorgete di sicuro, e non ho bisogno di sottolinearlo, che sto cercando di percorrere i vari luoghi comuni - mi permetto di dire - che sono stati a volte espressi su questa manovra: pagano sempre i soliti, e via dicendo. Come vedete, c'è una concretezza di misure specifiche.
Ci siamo posti, quindi, il problema dell'introduzione di una tassazione sul patrimonio e sulla ricchezza. Non sfugge a nessuno, certamente, la grande differenza che esiste tra tassare il patrimonio, naturalmente in misura moderata, e tassare i redditi prodotti, il che disincentiva gli sforzi produttivi di tutti i fattori di produzione.
Non è stato possibile passare esplicitamente a una tassazione della ricchezza familiare per ragioni tecniche decisive. Per essere concreto, a noi - che non abbiamo tabù, credo - non sarebbe dispiaciuto, come c'è in vari Paesi che consideriamo civili e avanzati almeno quanto il nostro Paese, ad esempio la Francia, la Svizzera, introdurre senza drammi un'imposta sul patrimonio, in particolare sui grandi patrimoni. Ebbene, io ho chiesto ai nostri tecnici se fosse possibile introdurla, visto che non abbiamo tabù politici, né di un segno né di un altro. La risposta è stata che si sarebbe potuto fare, forse, dopo due anni di lavoro intenso per dotarci di basi conoscitive fiscali appropriate. Farlo oggi per compiacere alcune parti politiche, che avrebbero anche gradito, e posso capirlo, l'annuncio di un'imposizione sul patrimonio come tale, avrebbe avuto un duplice effetto negativo: da un lato, non produrre gettito nel breve
periodo, come invece abbiamo bisogno, e dall'altro incoraggiare la fuga di capitali dal Paese, perché avremmo abbaiato ma non morso (scusate se uso questa terminologia un po' nostrana).
In ogni caso, l'insieme degli interventi sul patrimonio immobiliare, sulle attività finanziarie, sui capitali illegalmente esportati e rientrati poi con il cosiddetto «scudo», con la tassazione di beni che sono espressione di manifesta ricchezza, con la tassazione di cespiti patrimoniali, presi complessivamente, producono l'effetto di un intervento sul patrimonio che, nel complesso, oserei dire ci sembra equo e razionale. Non pagheranno i soliti noti. Chi lo dice...
ROBERTO SIMONETTI. Ci sono 11 miliardi di euro di tributi con l'ICI per i soliti noti.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. Non pagheranno i soliti noti.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Pagano sempre gli stessi!
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. Non sto dicendo che quelli che in passato pagavano non pagheranno più. Sto attirando la matura attenzione di tutte le forze politiche sulla circostanza che, pur facendo una manovra in due settimane, dopo aver ottenuto la vostra fiducia, abbiamo strutturalmente identificato nuova materia imponibile - e non sono i soliti noti, sono nuovi noti - che ci consente di tassare meno l'impresa e il lavoro, come si conviene ad un'economia che vuole crescere.
PRESIDENTE. Per cortesia, lasciamo intervenire il Presidente del Consiglio. Ci sarà successivamente spazio per porre questioni e per le richieste di chiarimenti.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. A questo proposito, l'una tantum sui capitali rientrati con il cosiddetto «scudo» viene elevata, con l'emendamento presentato dal Governo, al 10 per mille per i primi due anni di applicazione, mentre diventa strutturale, con aliquota al 4 per mille, per gli anni successivi, istituendo
un'imposta di bollo che rappresenterà il prezzo per la prosecuzione dell'anonimato.
Segnalo che l'imposta di bollo introdotta dal precedente Governo viene estesa a tutte le tipologie di attività finanziarie e dal 2013 diventa proporzionale, con aliquota dello 0,15 per cento.
Da tale imposta sono esclusi i conti correnti, sui quali continua ad essere applicato un bollo in cifra fissa, che anzi viene cancellato per i conti correnti inferiori ai 5.000 euro.
Si è molto discusso sull'imposizione sul patrimonio immobiliare e, in particolare, sulla prima casa. Sappiamo bene quanto sia sensibile per tutti questo tema.
L'imposizione sulla prima casa esiste in tutti i Paesi europei. Segnalo che l'IMU, elaborata grazie al prezioso lavoro di questo Parlamento, ha caratteristiche di maggiore equità rispetto alla vecchia ICI: grazie a un'aliquota inferiore (0,4 per cento, elevabile dello 0,2 per cento da parte dei comuni); grazie, inoltre, alla più elevata franchigia (da 103 a 200 euro, in modo strutturale, con l'aggiunta, nel biennio 2012-2013, di una franchigia crescente fino a 400 euro per le famiglie con figli minori di 26 anni residenti). Il patrimonio immobiliare di imprese e famiglie, valutato in 1.530 miliardi di euro (sulla base delle rendite catastali non rivalutate), produce una tassazione di oltre 10 miliardi di euro, dei quali solo 2,4 sulla prima casa, con una sensibile riduzione rispetto al vecchio gettito di 3,2 miliardi della vecchia ICI. L'emendamento che accresce la franchigia per le famiglie numerose innalza significativamente il numero di proprietari che
resteranno esenti dall'IMU nei prossimi due anni.
Un ulteriore elemento di equità, credo non sufficientemente sottolineato, è rappresentato dalla mancata riduzione automatica delle agevolazioni alle famiglie mediante la cosiddetta «clausola di salvaguardia». I risparmi previsti vengono resi certi con l'aumento dell'IVA, ma tale aggravio delle imposte indirette consente di rivedere le deduzioni e le detrazioni, creando risorse per un più efficace intervento fiscale a favore della famiglia.
A tale proposito, ci ha fatto piacere constatare che i sentimenti, valori e ideali dei membri del Governo - se è consentito ai tecnici di avere sentimenti, valori e ideali - hanno trovato riscontro in quelli di molte forze politiche. Ebbene, crediamo che da ciò sia scaturito un più efficace intervento fiscale a favore della famiglia.
La riduzione dell'uso del contante e la diffusione dei pagamenti attraverso moneta elettronica offrono un forte contributo alla lotta all'evasione, al progresso tecnologico del Paese, riducono costi impropri sull'economia, aiutano la lotta alla criminalità. Il Ministero dell'economia e delle finanze farà in modo che, attraverso una convenzione con l'ABI, prosegua e si estenda l'impegno al contenimento di costi e commissioni delle banche. Saranno istituiti conti base con l'obiettivo della gratuità delle spese di gestione per le fasce socialmente svantaggiate (per esempio, i pensionati sociali).
La solidarietà richiesta per conseguire gli obiettivi di finanza pubblica ai quali è legato il futuro del nostro Paese deve riguardare tutti i cittadini. L'emersione degli imponibili evasi e la lotta alle frodi fiscali sono fattori chiave che consentono di conciliare rigore ed equità. Il decreto-legge introduce un «regime di trasparenza fiscale» opzionale e premiale, per favorire la trasparenza e l'emersione di basi imponibili. Qual è l'idea centrale? Abbinare la volontaria accettazione del controllo da parte del fisco a una serie di vantaggi di tipo premiale, quali la drastica semplificazione degli adempimenti amministrativi, il tutoraggio prestato dall'Amministrazione fiscale, una corsia preferenziale per i rimborsi e le compensazioni dei crediti IVA. Il nuovo regime è rivolto a tutti gli imprenditori individuali, lavoratori autonomi esercenti arti e professioni e alle società di persone, indipendentemente dalla
dimensione.
Forse sono troppo sensibile ai miei luoghi d'origine, ma mi sembra che anche, e probabilmente soprattutto, nelle regioni
del Nord produttivo, che ha problemi importanti di competitività e che aiuta l'Italia a crescere nel suo insieme, il tessuto produttivo sia in gran parte costituito da imprese del predetto tipo, le quali - come certo non sfugge a nessuno che affronti questa tematica scevro da pregiudizi ideologici o politici - sono considerate attentamente nel nostro provvedimento.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Non abbiamo capito questo passaggio.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. Se sono stato oscuro, posso chiarire il mio pensiero. L'unica capacità che chi ha insegnato dovrebbe mantenere nel tempo, pur invecchiando, è una certa chiarezza, ragion per cui le chiedo e vi chiedo scusa.
Sto affermando che, tra gli altri provvedimenti per contrastare l'evasione, ce ne sono diversi che sono articolati in maniera particolare, proprio per gravare di meno sul tessuto delle piccole e medie imprese.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Vada a chiederlo alle piccole e medie imprese!
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. Non posso chiederglielo (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Alla fase dell'interlocuzione passeremo in seguito, quando a ciascun gruppo sarà consentito formulare quesiti ed osservazioni. Invito tutti ad attenersi a tale regola.
Può proseguire, Presidente Monti.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. Chiedo scusa, è stata colpa mia.
L'incentivo alla trasparenza, unitamente ad altre disposizioni introdotte dal decreto-legge, quale, in specie, quella concernente il regime premiale per i contribuenti soggetti agli studi di settore che risultano congrui e coerenti, può riuscire, credo, a spezzare il fronte, distinguendo i contribuenti più corretti e trasparenti da quelli che persistono nell'inadempimento dei doveri fiscali. Questi ultimi, infatti, risulteranno assai più esposti al rischio del controllo fiscale e, dunque, incoraggiati all'osservanza.
Le modalità di calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) vengono riviste in modo da rafforzare la rilevanza degli elementi di ricchezza patrimoniale della famiglia. I risparmi sono riassegnati a interventi in favore delle famiglie numerose, delle donne e dei giovani. In altre parole, l'imposizione rileverà più accuratamente la reale ricchezza delle famiglie, con un effetto redistributivo a favore delle fasce più deboli.
Dall'imposta sui redditi verrà integralmente dedotta l'IRAP riferita al costo del lavoro, rendendo così più attrattivo l'uso del fattore lavoro e favorendo la stabilizzazione dei precari. Oltre a ciò, per i lavoratori a tempo indeterminato di età inferiore a 35 anni, nonché per le lavoratrici, è stato concesso un credito d'imposta, che sale a 10.600 euro su tutto il territorio e fino a 15.200 euro nel Mezzogiorno. La platea interessata è di 1.100.000 giovani maschi fino a 35 anni e di 2.800.000 lavoratrici.
Ai fini della determinazione della base imponibile per l'IMU, si adeguano i valori catastali ai valori di mercato.
Diverse misure mirano a inserire la ricchezza finanziaria nella valutazione del patrimonio a fini fiscali. Non abbiamo, quindi, soltanto cercato di andare a «vedere», in senso fiscale, componenti del patrimonio che in precedenza non erano considerate, ma abbiamo anche compiuto uno sforzo - che ci sembra non punitivo, ma civile, se posso esprimermi in questi termini - per inserire la ricchezza finanziaria nella valutazione del patrimonio a
fini fiscali. Non vediamo ragioni per accanirsi contro la ricchezza finanziaria, ma nemmeno vediamo ragioni per premiarla rispetto ad altre forme di ricchezza, non facendola rientrare nella nozione di patrimonio a fini fiscali.
L'attuale imposta di bollo sui conti di deposito titoli viene razionalizzata, estendendola alle gestioni patrimoniali, alle quote di fondi di investimento italiane ed estere e alle polizze del ramo vita. Si prevede anche l'applicazione di un'aliquota proporzionale sull'insieme di questa base imponibile, dando origine a un intervento sul patrimonio finanziario con elementi di progressività, fatti salvi i conti correnti, per i quali rimane l'imposta di bollo in misura fissa, al fine di non penalizzare i conti di piccolo importo e di incoraggiare l'uso della moneta elettronica.
Il quadro degli interventi di tassazione patrimoniale di tipo reale si completa prevedendo la tassazione di alcune specifiche manifestazioni di ricchezza, incrementando il prelievo sulle auto di grossa cilindrata e introducendo nuove forme di tassazione per le imbarcazioni da diporto e per gli aeromobili privati.
Se posso esprimermi in questo modo, di fatto, guardando nell'insieme a questi interventi su cespiti del patrimonio reale e finanziario, riteniamo di aver introdotto senza drammi - né rivendichiamo grandi meriti per averlo fatto - l'imposta patrimoniale possibile, l'imposta patrimoniale fattibile nel nostro Paese in questo momento storico. Si tratta di un'operazione alla quale, permettetemi di osservarlo, nessun altro si era finora avvicinato.
Le detrazioni sulle ristrutturazioni di immobili e degli impianti per il risparmio energetico sono rifinanziate e rese durature. Tali incentivi vengono estesi agli interventi di ricostruzione e al ripristino degli immobili danneggiati o distrutti a seguito di calamità naturali.
Il decreto-legge prevede un diverso trattamento delle indennità di fine rapporto in denaro e in natura. Si prevede, in particolare, che la tassazione separata sia ammessa solo fino all'importo di un milione di euro di base imponibile, mentre il rimanente viene assoggettato all'imposta personale e progressiva sul reddito, con un aggravio per le cosiddette «liquidazioni d'oro».
Infine, anche le «pensioni d'oro», ovvero i trattamenti superiori ai 200.000 euro, vengono chiamate a un significativo contributo di solidarietà.
Concludendo, vorrei, in modo molto sincero e genuino, ringraziare le forze politiche. Voi avete capito fin dal primo giorno, perché l'ho affermato quando il Governo ha chiesto e ottenuto la fiducia del Parlamento, che siamo impegnati - sia voi, sia noi - in un esercizio senza precedenti. Siamo chiamati, cioè, da alcuni, segnatamente da quanti, numerosi, appartengono alla maggioranza del precedente Governo, il quale giustamente rivendica tante buone iniziative intraprese, a esercitare un'attività di governo che si inscriva nella continuità, e da altri a governare nel segno della discontinuità.
Anziché considerare questa una situazione paralizzante, che ci forzasse a essere incoerenti, abbiamo provato, e giudicherete voi se ci siamo riusciti e in quale misura, a volgere tutto ciò in positivo, cioè a creare una situazione nella quale ai sacrifici - ai quali indubbiamente l'Italia in questo momento è chiamata - concorrano tutti i cittadini, senza la prevenzione di escludere a priori misure che per l'una o per l'altra parte politica singolarmente considerata sarebbero state impensabili.
Il nostro è stato uno sforzo pragmatico di coerenza. Spero che come tale vogliate valutarlo, dandovi riconoscimento del fatto che le vostre critiche, il dialogo con voi e i vostri interventi ci hanno permesso, ci hanno indotto e ci hanno stimolato a migliorare tutto quanto abbiamo fatto.
Grazie, signor presidente.
PRESIDENTE. Grazie, Presidente Monti. L'audizione prosegue ora secondo quanto definito dagli uffici di presidenza delle Commissioni riunite. Ci sarà un intervento per gruppo della durata massima di cinque minuti. Potranno essere poste anche alcune domande. Sarò inflessibile
sui tempi poiché, data l'ora e il lavoro che ci resta da fare, non potrò concedere deroghe. Seguirà la replica del Presidente Monti.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Inizio con l'osservare, onorevole Presidente del Consiglio, che la manovra sulla quale ancora in questi minuti le Commissioni bilancio e finanze stanno lavorando non è una manovra che ci piace e che avremmo autonomamente scritto e sottoscritto, avendo avuto noi direttamente responsabilità di governo. All'interno di questa manovra noi ravvediamo, infatti, una serie di luci e ombre; le esporremo in modo più compiuto con i tempi disponibili nel corso del dibattito che si svolgerà in Aula a partire da domani.
Noi riteniamo che questa manovra affronti alcune questioni importanti, prima tra tutte l'obiettivo di mantenere la capacità del sistema nazionale di arrivare al pareggio di bilancio fissato per il 2013. In questo senso vi sono temi significativi, a partire dal primo vero intervento riformatore che riconosciamo all'interno di questa manovra, quello della riforma delle pensioni. Su di esso abbiamo manifestato, insieme ad altre forze politiche, alcune perplessità su aspetti che hanno trovato parziale correzione nel corso del lavoro delle Commissioni riunite. Dal nostro punto di vista, si tratta di uno degli interventi che erano ineludibili e che rappresentano un avanzamento nella fase di modernizzazione che il Paese deve intraprendere.
Consideriamo altri temi una prosecuzione della logica che ha contraddistinto anche l'azione del nostro Governo, quello che ha preceduto il suo, signor Presidente. Mi riferisco, per esempio, all'individuazione della garanzia alle banche come elemento di transito necessario per il mantenimento della credibilità del sistema di impresa e, per il tramite di questo, del mantenimento della forza lavoro del Paese, nonché al tema dell'emersione della base imponibile e della lotta all'evasione.
Voglio ricordare, signor Presidente, che il Governo che l'ha preceduta è quello che, nei suoi tre anni e mezzo di vita, ha conseguito il maggior risultato sotto il profilo del recupero delle imposte evase. Nessun Governo aveva mai raccolto tanto quanto il Governo Berlusconi.
Voglio anche citare le ombre che noi abbiamo ravvisato. Tra di esse vi sono un utilizzo eccessivo e predominante, nel complesso di questa manovra, della leva fiscale: la tassa sui rifiuti, l'imposta di bollo, l'aumento delle accise sulla benzina, l'aumento di due punti dell'IVA e, infine, l'aspetto per noi culturalmente più complesso da accettare, ossia il ritorno alla tassazione della prima casa. L'abolizione dell'ICI sulla prima casa è uno dei vanti, di cui noi continuiamo a conservare gelosa memoria, dell'attività del nostro Governo e la sua reintroduzione è un elemento di sperequazione ai danni soprattutto delle famiglie meno facoltose.
Il lavoro delle Commissioni ha prodotto e sta producendo alcuni miglioramenti, a partire dall'allargamento della fascia cui è riconosciuta l'indicizzazione delle pensioni e da una totalmente insoddisfacente in termini quantitativi - ancorché apprezzabile come sforzo - possibilità di estendere la detrazione sull'ICI sulla prima casa.
Altri elementi importanti frutto dell'esame delle Commissioni possono ravvisarsi nell'elevazione del limite della soglia entro cui può essere corrisposta la pensione in contanti da 500 a 980 euro.
Il presidente Giorgetti mi fa cenno che mi rimane a disposizione un solo minuto e non voglio abusare del tempo, data l'ora tarda e la sua disponibilità a essere presente a questi lavori. Mi lasci, dunque, esprimere in trenta secondi un concetto che riproporrò domani in Aula. Noi auspichiamo, signor Presidente del Consiglio, che questa sia l'ultima manovra congiunturale ad occuparsi prevalentemente del pareggio dei conti e che si apra una fase importante, in cui il suo Governo si adoperi per avviare una lotta strategica alla dimensione del debito, in altre parole che si operi in termini strutturali e non congiunturali
per abbattere il vero elemento differenziale che rende il sistema economico e finanziario italiano assai meno competitivo degli altri. Noi abbiamo fondamentali migliori, abbiamo un sistema bancario meno esposto ai rischi, abbiamo i livelli di disoccupazione meno elevati in Europa, abbiamo un avanzo primario, ma abbiamo anche un debito superiore rispetto a quello degli altri Paesi. Questo è il tema sul quale ci aspettiamo e auspichiamo l'impegno suo personale, signor Presidente, e del suo Governo.
MICHELE VENTURA. Presidente, prima di tutto vorrei ringraziarla per la presenza e per la disponibilità all'incontro di questa sera.
Questa manovra - vorrei ricordarlo a tutti noi - si è resa necessaria per rendere credibile ed effettivo il pareggio di bilancio, così come da impegni sottoscritti con l'Unione europea, e si inserisce in uno sforzo che l'Unione europea deve compiere per ridare dinamicità al proprio sistema.
Abbiamo seguito con interesse l'ultimo vertice, sia sulla parte del coordinamento dei sistemi fiscali e sulla stabilizzazione, sia su quella probabilmente più carente, ossia quella della crescita e dello sviluppo. Ci sono più scuole di pensiero in merito e ovviamente non mi impegno questa sera in un dibattito su questo tema, ma è del tutto chiaro che, se non vi sarà un incremento significativo dei livelli di sviluppo, nonché uno sforzo di risanamento come quello al quale siamo chiamati, difficilmente il pareggio del bilancio potrà concretizzarsi in modo stabile.
Le chiederei qual è la posizione dell'Italia sul fondo di salvataggio e sulla sua dimensione e, più in generale, la volontà che ha potuto riscontrare nei maggiori Paesi europei per quanto riguarda le politiche relative alla terza questione che ho citato, quella della crescita e dello sviluppo.
Il secondo punto che vorrei sottolineare è il ruolo importante svolto dal Parlamento. Queste sono state giornate molto intense. Se noi dovessimo esaminare il lavoro che è stato compiuto anche dal punto di vista dell'equità - dopo ci tornerò un momento - con il riequilibrio di alcuni interventi e grazie al lavoro prezioso svolto dai relatori e da tutti i commissari, in collaborazione, in particolar modo, con il Ministro Giarda e col sottosegretario Vieri Ceriani, ci accorgeremmo di quanto esso sia stato rilevante.
Sottolineo, perciò, l'importanza del ruolo del Parlamento, signor Presidente, perché ciò che è accaduto in queste giornate, mentre noi eravamo impegnati nell'esame della manovra, è stato non solo spiacevole, ma alla fine dannoso; mi riferisco alla polemica sui parlamentari e sul loro costo, che ha finito addirittura per oscurare anche il lavoro di merito che si stava compiendo.
Che giudizio esprimiamo? Noi pensiamo che la manovra sia incentrata soprattutto sulle questioni che lei ha richiamato: riforma delle pensioni, intervento sulla casa, intervento sullo sviluppo attraverso detrazioni IRAP e via elencando.
Nel corso della lettura in Parlamento, essa si è affinata con una serie di strumenti. Ne cito solo alcuni. Per esempio, è molto più chiara la trasparenza su movimenti bancari e finanziari per il fisco, ma aggiungo anche l'IMU, che è venuta precisandosi, come lei ha riconosciuto, il nuovo tributo comunale sui rifiuti e servizi, l'imposta sul lusso, l'imposta di bollo su titoli e strumenti finanziari, l'imposta di bollo sui capitali scudati, che è una cosa diversa dalla pratica dell'una tantum, l'imposta sugli immobili posseduti all'estero, l'imposta sulle attività finanziarie detenute all'estero, la riforma di Equitalia, e ancora un'altra serie di misure.
Insomma, sottolineo l'impegno che abbiamo messo sulle misure urgenti che ritenevamo necessarie, come rendere più accettabile l'intervento sulle pensioni, come grande fatto sociale. È evidente che una riforma fatta in tre giorni suscita una serie di reazioni e evidenzia la necessità di limature e di interventi per renderla più equilibrata. Oltre a tutto questo, l'intervento sull'IMU e la rimodulazione credo siano segnali importanti e non trascurabili.
Chiudo citando una questione. Penso che ci dovrebbe essere, da parte di un Governo con queste caratteristiche, maggiore slancio sulle liberalizzazioni, minore impaccio. Infatti, in questo Paese avremo sempre forti resistenze di tipo corporativo, le quali sono un motivo non secondario che ha limitato probabilmente lo sviluppo e l'emergere di nuove energie. Su questo, anche se abbiamo notato un certo impegno, auspichiamo che ci sia in futuro una cornice un po' più precisa entro la quale agire sulla via delle liberalizzazioni, che ci sembra una strada obbligata. Grazie.
MAURIZIO FUGATTI. Buona sera, signor Presidente. Il gruppo della Lega è deluso per come si stanno svolgendo i lavori nelle Commissioni su questa manovra e per come essa è stata formulata, ed è preoccupato per le conseguenze che la manovra stessa avrà nei confronti dei cittadini italiani.
Questa è una manovra iniqua che tocca le categorie meno abbienti, nei confronti delle quali si dimostra «cattiva». Questa sera, con l'ultimo emendamento dei relatori, abbiamo innalzato il livello per l'indicizzazione, ma siamo andati a toccare, per oltre 900 milioni, i contributi pensionistici dei commercianti e degli artigiani. Sta nascendo una guerra tra poveri, signor Presidente: per riuscire a coprire da una parte abbiamo dovuto colpire un'altra categoria.
Con l'accantonamento dei valori della politica - perché questo in parte è accaduto - e con l'innalzamento dei valori, che pure ci sono, dei tecnici, francamente credevamo che ci sarebbe stata qualche mossa diversa rispetto alle classiche misure per raggiungere il pareggio di bilancio. Non crediamo che servano dei professori per innalzare la tassa sui rifiuti, per aumentare il prezzo della benzina, per aumentare l'addizionale regionale all'IRPEF, per reintrodurre l'ICI sulla prima casa, per tagliare le pensioni, per aumentare l'aliquota contributiva nei confronti dei commercianti e degli artigiani e per aumentare l'IVA. Crediamo che operazioni di questo tipo sia capace di farle chiunque.
Non c'è stata la grande mossa che noi ci aspettavamo da parte di chi, venendo dal mondo dei tecnici (il che può essere un valore), avrebbe potuto realizzarla. Questa manovra avrebbe potuto farla chiunque! Il pareggio di bilancio in questo modo lo avrebbe raggiunto chiunque!
Questa è una manovra che di federalista ha molto poco, se non nulla. È una manovra, invece, centralista. Cosa c'è di federalista quando si obbligano i comuni a devolvere il 50 per cento dell'IMU sulla seconda abitazione e gli altri fabbricati allo Stato? Non crediamo che questa sia una manovra federalista: questa è una manovra contro il Nord! Sappiamo che le pensioni di anzianità, per i due terzi, sono al Nord; sappiamo dove funziona il catasto, dove è ubicata la maggior parte degli immobili accatastati; sappiamo dove viene pagata la gran parte dell'IVA e dove vengono eseguite le fatturazioni.
Lei ha usato l'espressione «evaporazione dei redditi degli italiani». Ebbene, noi sappiamo che prima che arrivasse l'euro chi guadagnava 2 milioni di lire pagava, magari, il 12 o 13 per cento di tassi d'interesse sui mutui bancari, però stava bene. Oggi chi guadagna mille euro, pur avendo pagato, fino a poco tempo fa, il 3 o 4 per cento sui tassi d'interesse, non arriva alla fine del mese. L'evaporazione dei redditi degli italiani si è avuta con l'avvento dell'euro.
Quello che sta accadendo, a nostro modo di vedere, tra la gente, è che non appare chiaro se questa manovra realmente servirà a mettere al riparo i redditi degli italiani, che lei dice stanno evaporando. La Banca d'Italia e la Corte dei conti, dinanzi a queste Commissioni, hanno affermato che questa è una manovra recessiva, che farà calare il prodotto interno lordo, perché costituita di troppe tasse. Quindi, il pareggio di bilancio, che è il primo obiettivo di questa manovra, sarà messo in discussione dal fatto che il PIL, invece di crescere, calerà per effetto della manovra stessa.
Noi le chiediamo se lei sia proprio sicuro che a gennaio, febbraio, marzo, aprile dell'anno prossimo non ci sarà
un'ulteriore manovra correttiva per correggere l'effetto recessivo che questa manovra - e non lo dice il gruppo della Lega, lo dicono la Banca d'Italia e la Corte dei conti - avrà.
Vorremmo che lei spiegasse agli italiani il fatto che il nostro Paese sta perdendo la sovranità - questo è accaduto, ormai i bilanci vengono fatti in Europa - e li aiutasse a capire se tutto questo realmente servirà. Potremmo fare polemica, ma vogliano che lei spieghi agli italiani se esiste la possibilità che questa manovra, che li sta toccando pesantemente e in maniera iniqua, realmente serva.
Abbiamo visto che sul famoso spread, alla fine, come politici o tecnici, non ci stiamo allontanando di molto. Se quello è l'indicatore, dobbiamo dire che oggi, purtroppo - non vogliamo fare la parte di quelli che vogliono portare sfortuna - questo Governo su questi temi non è riuscito a fare molto meglio di quello che facevano i Governi politici.
ROBERTO OCCHIUTO. Professor Monti, noi dell'UdCpTP abbiamo sostenuto la sua manovra con convinzione, con la stessa convinzione con la quale solo qualche settimana fa abbiamo deciso di darle la nostra fiducia in Parlamento, insieme agli altri gruppi che compongono questa maggioranza, affinché lei facesse esattamente le cose che sono contenute in questa manovra, insomma affinché facesse anche quelle cose impopolari - ma necessarie - che una sola parte della politica probabilmente non sarebbe riuscita a fare, che anzi una sola parte della politica, a turno, negli anni passati, non è riuscita a fare.
Questo non vuol dire che la manovra ci piaccia, ma siamo convinti - abbiamo sentito anche lei affermarlo nei giorni passati - che non piaccia nemmeno al Presidente Monti e al Governo. Non credo che il Governo abbia qualcosa da ricavare da questa manovra, né che provi un sadico piacere nell'infliggere sacrifici ai cittadini.
Non ci piace, dunque, che con questa manovra si infliggano sacrifici ai cittadini, tuttavia riteniamo che molti abbiano messo in evidenza solo i sacrifici, e lo hanno fatto anche comprensibilmente, richiamando anche la politica ad adeguarsi ai sacrifici. Il Parlamento ha fatto un buon lavoro, anche oggi, adeguandosi a questa opportunità.
Pochi, però, hanno evidenziato i costi che sarebbero derivati al nostro Paese se non avessimo fatto questa manovra e non avessimo avuto il coraggio di sostenerla con convinzione. Pochi hanno evidenziato - lei lo ha fatto prima nel suo intervento e noi vogliamo farlo con maggiore enfasi - l'onestà e il coraggio che questo Governo ha avuto nel disinnescare quella bomba che era contenuta nelle precedenti manovre, legata ai tagli lineari alle detrazioni, che avrebbero riguardato le famiglie. Ecco, quella sì che avrebbe avuto conseguenze di straordinaria iniquità sul nostro sistema fiscale, perché avrebbe addossato il peso del nostro sistema fiscale prevalentemente sulle famiglie. Il Governo avrebbe potuto dire che l'aveva fatto qualcun altro, invece ha avuto il coraggio di occuparsene, disinnescando questa bomba ad orologeria.
Noi riteniamo che il Parlamento abbia lavorato bene, e che bene abbiano operato anche i relatori, rapportandosi alle forze politiche, anche a quelle come la nostra, Presidente Monti, che ha deciso - anche per dimostrare il livello di responsabilità - di non proporre emendamenti. Non abbiamo presentato alcun emendamento né subemendamenti. Siamo grati però al Governo per aver recepito nell'ultimo emendamento una nostra vecchia battaglia, quella del quoziente familiare, rimodulando l'IMU, la tassazione sulla casa, in modo da far pagare meno alle famiglie in base al numero dei figli. È una nostra vecchia battaglia, che oggi trova finalmente coronamento grazie alla sensibilità del Governo e dei relatori.
Per finire, vorrei rivolgerle alcune brevissime domande. Poiché sono convinto che il lavoro dell'Esecutivo non debba finire qui - essendo appena iniziato - chiedo quando il Governo vorrà mettere mano alle altre riforme (ugualmente necessarie),
a cominciare ad esempio dalla riforma del mercato del lavoro e del sistema degli ammortizzatori sociali.
In secondo luogo, Presidente Monti, vorrei chiederle come è stata percepita questa manovra in Europa, in ragione dei contatti che lei ha avuto con i premier europei.
Infine, le chiedo di quali strumenti la governance europea debba dotarsi, magari rafforzandoli, per dare una risposta alla grave crisi che coinvolge non solo il nostro Paese, ma l'Europa intera.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi siamo tra coloro che hanno criticato fortemente e definito iniquo il decreto-legge in esame, ritenendo che in realtà esso faccia pagare sempre ai soliti. Quella frase l'abbiamo detta noi. Nel suo intervento lei ha cercato di dire che non è vero, però è la Ragioneria generale dello Stato che ci conferma che la nostra affermazione è vera. Quando consideriamo i saldi delle risorse, Presidente, alla voce «allargamento della base imponibile» troviamo 1 miliardo; insomma, da interventi contro l'evasione noi ricaviamo 1 miliardo su 30 e oltre.
Allora, quando le risorse provengono da altri elementi, ad esempio dalle accise, che, come è noto... Presidente, non riesco a continuare in questa situazione.
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Borghesi. Chi non è interessato alla discussione può accomodarsi fuori.
ANTONIO BORGHESI. È con riferimento alla provenienza delle risorse che sosteniamo che la manovra non è equa. Certamente, nelle ultime modifiche proposte, è stato previsto qualche intervento in termini di equità, sebbene francamente ci aspettassimo di più: se consideriamo l'intervento sui beni di lusso, esso ammonta a circa 150 milioni.
Noi abbiamo cercato di proporre dei suggerimenti per un diverso reperimento delle risorse. Abbiamo parlato di costi della politica, ad esempio. Presidente, non voglio parlare di ciò che devono fare i rami del Parlamento, poiché è un problema loro, ma i vitalizi dei consiglieri regionali costano circa un miliardo all'anno e non credo che il Governo possa chiamarsi fuori da un intervento su un tema come questo. Per le auto blu si parla di un costo di 4 miliardi all'anno: non ne parlo solo io, ma lo ha fatto anche il precedente Ministro per la pubblica amministrazione. Ci si aspetta un intervento forte, draconiano, non un semplice consiglio o un suggerimento o - mi permetta, Presidente - un cambio di nazionalità dell'auto.
Abbiamo proposto di eliminare i consigli di amministrazione delle società partecipate dagli enti locali e di nominare immediatamente un amministratore unico. Questa decisione - abbiamo fatto un po' di conti - corrisponderebbe a un risparmio di 2 miliardi di euro all'anno.
Abbiamo proposto di rendere in qualche modo obbligatorie le unioni tra comuni per la gestione dei servizi generali, almeno per i comuni fino a 20.000 abitanti. Anche in quel caso abbiamo conteggiato un risparmio, per la soglia critica che si ottiene, di 2-2,5 miliardi all'anno. Si tratta di cifre che si possono riscontrare perché ci sarebbe una riduzione dei centri di spesa dagli oltre 8.000, quanti sono oggi, a circa 600.
Abbiamo chiesto perché si debba continuare a impegnare risorse finanziarie per l'acquisto di cacciabombardieri: stiamo già spendendo un miliardo all'anno per quella voce.
Abbiamo ricordato che le confessioni religiose - e non solo - non pagano l'ICI: conti fatti dall'ANCI e da altri soggetti individuano in almeno 500-600 milioni le risorse che si potrebbero ottenere da un intervento in tale settore.
Certo, noi avremmo preferito all'incremento dell'addizionale IRPEF, per esempio una tassazione maggiore dei redditi più alti, oppure un intervento con una patrimoniale.
Per gli evasori, per quelli che portano i capitali all'estero, ci chiediamo perché non possiamo applicare la legge antimafia quando emergono i beni non dichiarati.
Credo che ciò farebbe passare a qualcuno la voglia di portare i capitali all'estero o di investirli in Italia in società di comodo.
Concludo, Presidente, con un accenno al tema delle liberalizzazioni: noi sappiamo che il vero respiro e la vera crescita del Paese dovrebbero arrivare da lì. Lei ha fatto un passo in avanti, ma poi il Governo ha fatto marcia indietro, persino sulla categoria dei tassisti. Francamente, da un Governo che vuole spingere sulle liberalizzazioni, mi sarei aspettato assolutamente di più. Grazie.
CHIARA MORONI. Vorrei ringraziare in modo non formale il Presidente del Consiglio e Ministro dell'economia e delle finanze per la sua presenza stasera e per la possibilità che ci dà di svolgere questa discussione.
Questa è evidentemente una manovra dura, che chiede grossi sacrifici ai cittadini italiani, ma risponde al mandato che il Governo ha ricevuto da questo Parlamento, quello di adottare misure difficili, spesso impopolari, ma che rispondono alla necessità di salvare il Paese e di mantenere gli impegni presi in sede europea. Parlo di misure che rispondono anche al non secondario proposito di restituire al nostro Paese il ruolo internazionale ed europeo che esso ha avuto e deve continuare ad avere tra i Paesi trainanti dell'Unione europea.
Il nostro Paese deve compiere tutto ciò dando prova di saper prendere misure serie e strutturali che rimettano in ordine i conti pubblici e che possano generare crescita e sviluppo.
Riteniamo che si tratti di una manovra rigorosa ed equa, il più possibile date le condizioni e considerando che la più importante misura di equità è la tenuta della finanza pubblica.
Accogliamo con favore l'applicazione del meccanismo di rivalutazione delle pensioni fino a tre volte il minimo e la rimodulazione dell'IMU per le famiglie con figli a carico. Riteniamo che l'introduzione di un'imposta con un'aliquota bassa sulla ricchezza finanziaria sia importante e che, in prospettiva, si dovrà alleggerire il carico fiscale sul lavoro, in favore della crescita e dello sviluppo.
Consideriamo importante l'avvio delle riforme nella direzione di una maggiore libertà economica, volte ad aumentare il potenziale di crescita dell'Italia, che è certamente un Paese in cui si registrano resistenze forti rispetto alle liberalizzazioni, ma anche un Paese che sa compiere sacrifici e guardare al futuro.
Il Presidente del Consiglio ci ha riferito che ci sono problemi di tempi e noi lo comprendiamo. La manovra è stata adottata velocemente, il Parlamento la sta discutendo e ha cercato di proporre alcuni suggerimenti e miglioramenti, in una interlocuzione molto intensa e proficua con il Governo. Nei successivi provvedimenti credo che dovremo orientarci a tagli strutturali della spesa e a provvedimenti per la crescita e lo sviluppo.
Cogliamo nelle parole del Presidente del Consiglio un'attenzione particolare per il mondo femminile e siamo convinti che nei prossimi provvedimenti la maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro sarà considerata un obiettivo strategico, nell'ottica della crescita e dello sviluppo del Paese. Ciò non può prescindere da un grande piano di conciliazione, come nei Paesi più moderni dell'Unione europea, fra i tempi di vita e i tempi di lavoro, che consenta alle donne di seguire una carriera e di dare il loro contributo all'aumento del PIL del Paese, ma anche di conservare il loro ruolo di madri e di preservare la struttura della famiglia italiana.
Cito per ultimo un tema che ha trattato il Governo, al quale ritengo che il Parlamento abbia contribuito, ossia la riduzione dei costi della politica. Io considero un ambizioso intervento quello che ha ristrutturato profondamente l'ente provincia, che ha ridotto drasticamente gli enti inutili e ha reso efficienti quelli utili, anche se meno popolati.
Il Parlamento si è assunto l'impegno, perché a esso spetta, di compiere un'azione forte sulle indennità parlamentari.
In conclusione, mi permetta di svolgere una considerazione, rivolgendomi al Presidente del Consiglio, ma anche ai colleghi e, in parte, anche ai cittadini italiani. Certamente la classe politica deve restituire dignità non agli attuali membri del Parlamento, ma alle istituzioni di questo Paese. Un Paese non può crescere e guardare al futuro se non ha rispetto delle proprie istituzioni e dei propri eletti. Lo deve fare nel momento in cui chiede sacrifici forti ai cittadini italiani, partendo da un'esemplare assunzione di responsabilità rispetto ai sacrifici da compiere e anche dimostrando ai cittadini italiani di avere la capacità e la responsabilità politica di compiere scelte forti e impopolari che guardano al futuro dell'Italia, al futuro delle prossime generazioni, allo sviluppo, al benessere, alla competitività di questo Paese e alla possibilità per i giovani di domani e di dopodomani di lavorare e di sviluppare le
proprie capacità nel proprio Paese, che, con 50 milioni di abitanti, ha compiuto nella storia del mondo molte imprese sproporzionate rispetto all'entità geografica e alle dimensioni della sua popolazione, e può tornare a compierle.
Io sono convinta che i cittadini credano in questo Paese e la classe politica deve dimostrare ai suoi cittadini che ci crede ancora di più, compiendo le scelte che possano illuminare il loro futuro.
PRESIDENTE. Per il gruppo Misto sono previsti due interventi: quello dell'onorevole Tabacci e quello dell'onorevole Pugliese. Ricordo che il tempo a disposizione, ovviamente, è dimezzato.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente del Consiglio, confesso che mi ha fatto molto piacere sentirla e le illustro il modo in cui interpreterei il rapporto tra continuità e discontinuità al quale lei ha fatto riferimento.
Lei ha la continuità di un Governo parlamentare, perché il popolo italiano non ha eletto il Governo ma il Parlamento e lei è qui in quanto trae la fiducia dal Parlamento. Questo è il discorso che pone al centro della democrazia il sistema parlamentare.
Quanto alla discontinuità, lei dovrebbe rappresentare una discontinuità rispetto all'idea di non parlare al Paese il linguaggio della verità, anche la più cruda. Ciò che è mancato in questi anni è proprio questo: si è sottovalutata la profondità strutturale della crisi. Lei deve rappresentare la discontinuità rispetto all'idea che il benessere si possa raggiungere senza il lavoro, che gli affari possano essere condotti senza le regole, che i diritti possano essere sganciati dai doveri e dalle responsabilità. Ecco, se il suo Governo, e lei che ne è al vertice, riesce a realizzare questa discontinuità, dà un contributo etico al superamento della crisi morale che attraversa il nostro Paese.
Sul terreno concreto delle disposizioni contenute in questo decreto-legge io evidenzio un tema che mi è stato sempre molto caro in questi anni, ossia la lotta all'evasione, in nome della trasparenza del sistema economico italiano.
In questi giorni abbiamo letto anche alcuni contributi importanti sulla struttura storica del sommerso, su come esso si sia andato articolando nell'arco di questi ultimi venticinque anni e su quanto abbia potuto moltiplicarsi sull'onda di un'idea che la religione prevalente dovesse essere la furbizia anziché l'obiettivo di regole condivise.
La lotta all'evasione è fondamentale in un Paese che ha un'economia sommersa il cui ammontare complessivo si aggira tra il 25 e il 30 per cento del PIL, come dimostrano tutti gli studi più recenti. Il che significa che ogni quattro anni un ammontare di risorse pari al PIL annuale entra nell'area della «ricchezza grigia», quella che non concorre e non contribuisce al dovere fiscale. Lei, va detto, ha avviato alcune iniziative precise su questo punto specifico, che però devono essere completate.
Da parte mia, dunque, c'è il riconoscimento delle riforme strutturali, in materia sia previdenziale sia di finanza locale, ma vorrei richiamare alla sua attenzione, concludendo, il tema del rilancio delle liberalizzazioni, sul quale ho notato alcune incertezze.
L'esperienza di questi anni dimostra che, se noi cominciamo solo a tagliare il salame, che è il sistema economico incrostato dalle diverse consorterie e corporazioni, se noi - dicevo -, minacciando di tagliare il salame, tagliamo solo le prime tre fette, automaticamente determiniamo la coesione degli interessi più disparati, i quali si coalizzano e impediscono il raggiungimento di qualsivoglia obiettivo in questa direzione.
Il salame va tagliato tutto! Le date possono essere anche diverse, ma non può maturare nel Paese la sensibilità che tutto ciò che si fa è strumentale; che adesso si toccano i tassisti, ma poi questi metteranno in piedi una reazione, a seguito della quale saremo costretti a tornare indietro. Lo stesso discorso vale per i farmacisti e domani varrà per le altre categorie.
Il salame va tagliato tutto e il prossimo provvedimento, secondo la mia opinione, deve prevedere ogni fetta con un suo nominativo, cioè una serie di misure per ciascuna corporazione che deve essere messa nelle condizioni di non nuocere, perché, se vincono le corporazioni, perde il Paese e il Paese, per vincere, ha bisogno di battere le corporazioni.
MARCO PUGLIESE. Svolgo il mio intervento a nome della componente Grande Sud del gruppo Misto.
Presidente Monti, innanzitutto la ringraziamo di essere presente in audizione davanti alle Commissioni bilancio e finanze riunite, circostanza che, a mia conoscenza, nell'arco della Repubblica e della storia italiana non si era mai vista.
Prendo subito spunto dalle parole che lei ha pronunciato nel momento in cui è intervenuto alla Camera e ha illustrato il contenuto del decreto-legge, che lei ha definito indispensabile per la salvaguardia economica e sociale del Paese e soprattutto nei confronti dell'Europa, una sorta di «decreto salva-Italia», i cui elementi essenziali si possono sintetizzare in tre sostantivi: rigore, equità e crescita.
Presidente Monti, per quanto riguarda il rigore, io considero che sia un atto di responsabilità verso tutti gli italiani, da parte del Governo, dei parlamentari, delle parti sociali, adottare definitivamente le misure contenute in questa manovra.
Per quanto riguarda l'equità, credo che lei dovrà anche ringraziare il Parlamento e le Commissioni per ciò che hanno fatto in questi giorni di lavoro, durante i quali sono state evidenziate tante criticità del decreto-legge. Personalmente, ho apprezzato il lavoro che tutte le forze politiche hanno svolto, evidenziando tali criticità e migliorando il provvedimento, che oggi, soprattutto sulle pensioni e sull'ICI, contiene alcuni positivi aggiustamenti.
Per quanto riguarda la crescita, io, che vengo da una regione meridionale, le devo riferire, con tutta onestà, che l'economia finanziaria è un po' diversa dall'economia reale in cui viviamo quotidianamente. L'economia reale, soprattutto al Sud, riguarda grandi aziende che chiudono, la disoccupazione giovanile che aumenta, così come crescono i lavoratori in cassa integrazione e in mobilità. Per questo noi, oltre che apprezzare gli sforzi compiuti, ci proponiamo come suggeritori.
Per lo sviluppo e la crescita del Paese la esortiamo innanzitutto a investire molto al Sud utilizzando i fondi strutturali che, ahimè, non vengono spesi. Perché, allora, non fare subito una norma di semplificazione sull'utilizzo dei fondi strutturali?
In secondo luogo, occorre intensificare la lotta contro la burocrazia, lotta già intrapresa dal Governo precedente. Da ultimo, è importante utilizzare i fondi FAS. Una legge dello Stato stabilisce che questi fondi devono essere spesi per l'85 per cento al Sud e per il 15 per cento nel Centro-Nord. Non è più possibile, quindi, com'è successo in passato, che tali fondi siano utilizzati per finanziare le «quote latte» o la TAV.
Noi crediamo che la vera ricetta per la crescita del Paese sia lo sviluppo del Sud, così come quello della ex DDR lo è stato per la crescita della Germania, che, all'indomani della caduta del muro di Berlino in quelle regioni ha investito fortemente.
Le chiediamo, quindi, un'attenzione particolare per il Meridione, affinché possa essere fonte di sviluppo per l'intero Paese.
PRESIDENTE. Do la parola al Presidente Monti per la replica.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Ringrazio tutti gli intervenuti e tutti i presenti. Non siete voi che dovete ringraziare me perché sono venuto questa sera - non sapevo di fare una cosa così innovativa rispetto alla prassi -, ma sono io che devo ringraziare voi perché lavorate fino a tarda notte, per giungere ad un risultato complessivo e congiunto e in un modo che sinceramente ha permesso di migliorare, e di molto, i nostri provvedimenti.
In questa mia replica non citerò singoli interventi e sarò molto sintetico. Devo anche dire che le molte domande interessanti relative all'Europa e all'ultimo Consiglio europeo riceveranno una risposta molto succinta, anche perché domani al Senato mi soffermerò particolarmente su quel tema.
È stato auspicato giustamente che questa sia l'ultima manovra di tipo congiunturale e che ci si possa dedicare d'ora in poi al vero problema strutturale, cioè la riduzione del debito. Sono parole sacrosante. Vorrei dare un po' più di speranza. Quanto abbiamo cercato di fare con questa operazione di politica economica non è veramente solo congiunturale, perché abbiamo iniettato nell'intervento, massiccio e rigoroso, princìpi di riforme strutturali.
Adottare il sistema contributivo in materia di pensioni è un passo strutturale importante, ma credo che possiamo essere d'accordo sul fatto che la vera riforma strutturale per abbattere il debito o perlomeno il rapporto tra debito e PIL è la crescita.
In ordine a questo abbiamo adottato solo alcuni provvedimenti, cercando di orientare, per esempio, la fiscalità in un senso più favorevole alla produzione, al lavoro e alla crescita. Le misure, forse non sufficienti, in materia di liberalizzazioni, sulle quali tornerò, hanno lo scopo di sprigionare nuove energie, ma, per rispondere alle domande su ciò che arriverà da domani, ci sono due grandi «cantieri» aperti, che per ora non abbiamo potuto affrontare.
Il primo, come è stato detto, è quello che riguarda il lavoro e gli ammortizzatori sociali. Ci siamo dedicati all'aspetto previdenziale e non ancora a quello del lavoro e degli ammortizzatori sociali, non perché quest'ultimo sia meno importante, ma perché, quanto meno nella nostra visione, il lavoro richiede un quantum di negoziato con le parti sociali maggiore di quello che era richiesto dalle pensioni e perciò avevamo bisogno di più tempo.
L'altro grande «cantiere», anche letteralmente, è quello relativo allo sviluppo e alle infrastrutture per lo sviluppo, che sono infrastrutture fisiche ma anche di ricerca, di comunicazione, di banda larga e quant'altro. Come sapete, la prima riforma strutturale l'abbiamo fatta in casa nostra, dotando il Governo per la prima volta di una competenza forte sull'economia reale, che unisce lo sviluppo economico, le infrastrutture e i trasporti. L'abbiamo affidata al Ministro Passera, che sta lavorando sullo sviluppo.
A questo riguardo sono perfettamente d'accordo sul fatto che molta parte dello sviluppo italiano deve passare da una ripresa del Sud. Lo dico come settentrionale e come lombardo. Non osavo dire varesino, anche perché vedo che di questi tempi non serve a molto. Ma chissà se non fossi varesino...
Quando guardo da quella parte e penso a Varese, però, perdo il filo.
GIUSEPPE FALLICA. Stava parlando del Sud.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze. Sì, parlavo del Sud, grazie.
Il 15 dicembre avremo un primo risultato concreto, che sarà presentato dai Ministri Barca e Passera e da me, che riguarda cinque, ma io spero ancora sei,
regioni del Sud, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo più rapido ed efficace dei fondi strutturali.
Vorrei dire una parola sul Consiglio europeo e sulla posizione dell'Italia a proposito del «fondo salvataggio» e delle politiche per la crescita. Su questi due punti la posizione dell'Italia è che quanto si sta facendo in Europa non basta. L'Italia rappresentata dal mio Governo è a favore della disciplina di bilancio, ma quello che l'Europa sta facendo per la crescita non basta. È un tema di cui mi sono occupato in altra veste a lungo e vi assicuro che ho tutta l'intenzione di portare, anche grazie a voi e al vostro appoggio, una voce più forte del Governo italiano. La nostra assertività potrà essere tanto maggiore quanto più confermeremo di avere messo in ordine la nostra parte d'Europa.
Sulle liberalizzazioni prendo nota della critica, anche se in realtà la considero uno stimolo a fare di più. Ho sentito solo voci insoddisfatte. Nessuno ha detto che siano troppe, anche se forse qualcuno lo pensa. Diversi hanno però lamentato che non ne abbiamo fatte abbastanza. Forse è vero, ma vi invito a non sottovalutare il fatto che nel provvedimento abbiamo inserito un grimaldello per le liberalizzazioni e abbiamo previsto alcune misure sulla concorrenza, laddove invece la legge annuale sulla concorrenza, di cui vedo presenti alcuni autorevoli promotori, si è persa. Dopo un mese di perlustrazione dei palazzi romani io non so ancora dove sia finita.
Forse grazie al fatto che questo Governo è presieduto da un ex Commissario europeo alla concorrenza e ha come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio un ex presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, abbiamo inserito dei grimaldelli, quale per esempio l'attribuzione all'Autorità garante del potere di impugnare i provvedimenti degli enti locali che creano distorsioni alla concorrenza. Come sappiamo, in Italia il freno alla concorrenza viene sì, come in tanti Paesi, da comportamenti delle imprese, ma più che in altri Paesi si deve a comportamenti delle pubbliche amministrazioni. Il conferimento di questo potere diretto di impugnazione credo che darà luogo a notevoli liberalizzazioni nel corso del tempo.
In un intervento che ho trovato particolarmente interessante - non farò nomi - è stata detta una profonda verità: non occorrevano professori per fare questa manovra. Parole sacrosante! Quell'intervento si rivolgeva a me come se fossi corresponsabile o grande fautore di un governo dei tecnici. Mai ho voluto un governo dei tecnici. Sono altri che l'hanno voluto e non ho presentato la mia candidatura per trovarmi nella posizione in cui mi trovo. Credo, però, trovandomi in questa posizione, di aver fatto appello ai migliori tecnici in circolazione e sono molto orgoglioso che abbiano voluto venire a lavorare insieme a me in quest'impresa condotta per vostro conto. Ma certamente non occorrevano professori.
Anzitutto rifiuto risolutamente l'idea che questa sia una manovra di pura meccanica fiscale. Non abbiamo il tempo per andare più a fondo, ma non lo è. Qualunque osservatore in buona fede, come siete per definizione tutti voi, avrà notato, condividendo o meno, che contiene strumenti di fiscalità che in passato non erano stati né proposti né adottati.
In secondo luogo, è verissimo che non occorrevano professori, ma perché non avete fatte voi queste cose (Applausi)? Come ho descritto all'inizio, il sistema politico un po' incartato in un bipolarismo ad alta concentrazione di conflitto aveva determinato il fatto che, se gli uni volevano un timido accenno di imposta patrimoniale, gli altri lo bloccavano, se gli uni volevano una riforma strutturale delle pensioni, gli altri la bloccavano, se gli uni volevano un po' di liberalizzazioni, gli altri le bloccavano e tutti quanti poi tornavano indietro. Eravate paralizzati, altrimenti non saremmo arrivati noi, non ci avreste chiamati.
Ho ascoltato con molto interesse considerazioni, per esempio, sulla insufficienza delle misure di liberalizzazione operate da noi in due settimane, espresse da una parte politica che ha fatto parte della maggioranza di governo negli ultimi tre anni. Al di fuori di qualsiasi polemica, io spero che torni
presto il tempo in cui non avrete bisogno dei professori o dei tecnici perché, in un sistema politico che abbia ripreso piena confidenza e fiducia nel rapporto col Paese, voi eletti saprete guardare abbastanza lontano per fare ciò che serve al futuro del Paese. A noi è toccato, e apprezzo che qualcuno l'abbia sottolineato, parlare il linguaggio della verità e vi assicuro che fino all'ultimo giorno faremo questo.
Mi è stato chiesto se l'Italia sta perdendo la sovranità. È un quesito importante. La mia risposta è la seguente. L'Italia sta perdendo quote di sovranità deliberatamente, come tutti gli altri Paesi che partecipano al progetto dell'integrazione europea. Mi permetto di dire che l'Italia, in più ha perso involontariamente qualche quota di troppo di sovranità negli ultimi tempi, perché si è messa in una posizione di debolezza rispetto agli altri Paesi.
Non sarei stato lieto, se fossi stato membro del Governo italiano, di leggere, come nell'agosto scorso, comunicati del Presidente della Repubblica francese e del Cancelliere Merkel che indicavano all'Italia che cosa avrebbe dovuto fare. Non sarei stato lieto, se fossi stato membro del Governo italiano, di ricevere, e forse di aver invocato, una lettera firmata dai banchieri centrali europei. Io sono a favore dell'Europa e sono a favore di una perdita consensuale di sovranità in una maggiore integrazione, ma non della cessione di sovranità per debolezza. Il nostro progetto, spero col vostro appoggio, è quello di rendere l'Italia di fatto più sovrana.
Uno di voi ha evidenziato con una certa dovizia di cifre, di cui ho preso nota, il quantum di gettito che si sarebbe potuto ottenere con imposizioni più osé dal punto di vista della lotta all'evasione di chi non ha mai pagato e ci si aspettava che noi avremmo chiamato a contribuire. Mi permetto di dire che qualche stima forse è un po' larga, ma approfondiremo perché, se davvero le cifre sono quelle, possiamo fare di più e di meglio.
È stato osservato, ed è un punto molto importante, che secondo la Corte dei conti i nostri interventi di lotta all'evasione danno luogo solo a un miliardo di gettito. Mi permetto di correggere: i nostri interventi di lotta all'evasione danno zero. Come ha sottolineato la Corte dei conti nel passaggio che ho letto all'inizio, questa manovra ha il merito di non contabilizzare in anticipo i proventi dei nuovi strumenti antievasione (Applausi). Ciò che noi vi prospettiamo come contributo ai saldi di bilancio delle misure antievasione è quindi zero, pur sapendo che sarà ben di più.
Il tema della conciliazione famiglia-lavoro è ovviamente un tema chiave. Noi ci ripromettiamo nei prossimi tempi anche di contribuire culturalmente, se possiamo, all'idea di vedere la donna, oltre a tutto il resto, come un grande fattore di produzione economico. Quanto accade al mondo femminile in Italia è un grande spreco di risorse economiche e di potenziale di sviluppo.
Scusandomi per essere stato così sommario, concludo dicendo che sono sinceramente grato per il grande lavoro di qualità che avete svolto. Ci aiuta molto. Noi non vogliamo alcun merito. Ci prendiamo volentieri tutti i demeriti di questa manovra, ma il merito qualitativo di averla migliorata e di averla resa più equilibrata è vostro. Vi voglio ringraziare molto a nome del Governo.
Dopo l'esperienza di queste poche settimane e dopo questo dibattito sono molto fiducioso sul nostro futuro (Applausi).
PRESIDENTE. Ringrazio, anche a nome del presidente Conte, il Presidente del Consiglio Monti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 23,35.