Sulla pubblicità dei lavori:
Aprea Valentina, Presidente ... 3
Seguito dell'audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, professore Lorenzo Ornaghi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Aprea Valentina, Presidente ... 3 16
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 5 9
Ornaghi Lorenzo, Ministro per i beni e le attività culturali ... 5 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche:
Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 9,10.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, professore Lorenzo Ornaghi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Do la parola al Ministro per la replica.
LORENZO ORNAGHI, Ministro per i beni e le attività culturali. Grazie, presidente. Dal momento che alla messe di domande formulate nel corso dell'audizione dell'11 gennaio ho risposto per iscritto, con formule talvolta burocratiche e amministrative - la cui sostanza è opinabile ma politica -, per impiegare il tempo utilmente - alle 10.15, purtroppo, devo andar via causa di un altro impegno istituzionale - preferirei intervenire brevemente per illustrare il decreto-legge sulle semplificazioni, perché credo che per voi sia utile riflettere in anticipo su alcuni temi.
Il pacchetto semplificazione, approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale ieri o oggi, contiene alcune misure che riguardano beni e attività culturali. Almeno una di queste misure è già oggetto di controversia, essendovi i contrari ed i favorevoli, ma toccherà ai parlamentari procedere o meno alla conversione in legge.
La prima misura è la semplificazione della procedura di ricerca di sponsor per il restauro di beni culturali. Al fine di assicurare i classici princìpi di economicità e trasparenza, sono state definite in modo chiaro le procedure per la collaborazione tra l'amministrazione e gli sponsor privati desiderosi di concorrere al restauro di un bene culturale. Questo era necessario per diverse ragioni, che tutti conoscete.
Il provvedimento disciplina due modalità di sponsorizzazione: la sponsorizzazione pura, che si risolve nella mera erogazione del finanziamento, e la sponsorizzazione tecnica, nella quale lo sponsor si impegna non solo a erogare un contributo economico, ma anche a curare la realizzazione dell'intervento: si tratta di una misura necessaria, che valuterete nel dettaglio, ma credo che essa rappresenti un passo avanti.
La seconda misura è costituita dalle semplificazioni in materia di paesaggio. Tale norma riapre la delega per definire e ampliare la casistica degli interventi di lieve entità soggetti alla procedura semplificata già prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 139 del 2010. Il Ministero dovrà emanare entro un anno
un apposito Regolamento, nel quale verranno indicate le ulteriori semplificazioni nei procedimenti.
Aggiungo, in modo informale ma corrispondente ai fatti, che ho risollecitato, in Consiglio dei Ministri, un lavoro interministeriale tra i Ministeri dei beni culturali, dell'ambiente e dello sviluppo economico, al quale, giustamente, hanno chiesto di essere cooptati anche i Ministeri dell'agricoltura e del turismo, perché si possa emanare un decreto interministeriale che disciplini meglio tali questioni, soprattutto in relazione a temi ormai incombenti, che tutti conoscete. Se entriamo nel meccanismo mai risolto di qualche deroga, diventa un pasticcio e, quindi, forse è meglio affrontare di comune accordo la disciplina entro un mese.
La terza misura è la razionalizzazione degli interventi del Ministero per il sostegno ai privati onerati dagli obblighi conservativi dei beni culturali. La norma è diretta a razionalizzare la distribuzione dei contributi ai privati proprietari di beni culturali, soggetti per legge all'obbligo della conservazione.
Si intende creare a livello centrale il coordinamento e la pianificazione della concessione dei contributi, in modo da garantire un'equità territoriale con le esigenze di compatibilità di bilancio in relazione all'effettiva disponibilità annuale dei fondi.
La quarta misura è la semplificazione in materia di verifica dell'interesse culturale nell'ambito delle procedure di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico. La norma demanda al Ministero il compito di stipulare accordi e fissare linee guida per accelerare notevolmente i tempi delle procedure di dismissione. A tal fine, il Ministero per i beni e le attività culturali emanerà entro sessanta giorni un decreto che indichi le modalità tecniche ed operative per il processo di verifica dell'interesse culturale.
La quinta misura è la più controversa: si tratta della semplificazione dell'apertura di sale cinematografiche. La norma mirerebbe - a questo punto adopero il condizionale - a snellire il processo amministrativo previsto per l'apertura delle sale cinematografiche. Essa stabilisce che l'autorizzazione amministrativa al Ministero sia richiesta solo per i multisala con capienza superiore a 3.000 posti.
Restano ovviamente ferme le altre autorizzazioni (urbanistiche, edilizie, di agibilità, di pubblica sicurezza), nonché il nullaosta dei vigili del fuoco. Si tratta di una questione controversa, perché accanto a coloro che sono favorevoli ci sono coloro che sono nettamente contrari. È un argomento prioritario di riflessione. Credo che la misura fosse già tempo fa all'attenzione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma la valutazione spetta ai parlamentari.
Ho richiamato la vostra attenzione sulle cinque misure comprese nel decreto-legge sulle semplificazioni rispondo ora brevemente alle domande: qualora fossi troppo sintetico, vi prego di fare riferimento al testo scritto. Ho seguito l'ordine delle domande.
Per quanto riguarda la prima domanda sullo spettacolo, ribadisco nella risposta l'appoggio convinto alla prosecuzione dell'iter di approvazione della proposta di legge a prima firma dell'onorevole Carlucci. Ieri ho incontrato le diverse rappresentanze dello spettacolo: sono tutte favorevoli, riconoscendo solo questo sbocco e la necessità di unirsi. Se io per la mia parte e i parlamentari per la loro faremo un'operazione congiunta su economia e ragioneria, forse riusciremo a sbloccare rapidamente la situazione.
La seconda questione riguarda le critiche sollevate da numerosi interventi in merito alla nomina nel consiglio di amministrazione della Fondazione lirico-sinfonica San Carlo di Napoli, in qualità di componenti, del senatore Villari e del Capo di Gabinetto del Ministero per i beni e le attività culturali, dottor Nastasi. Riprendo formalmente quanto avevo anticipato verbalmente.
Per quanto riguarda il senatore Villari, che, come è noto, è stato nominato dal Ministro Galan e a cui ho già precisato che, come è mio stile, le nomine fatte per me sono valide, mi limito a ricordare che
il Senato ha in più occasioni ritenuto legittimo che i senatori facciano parte dei consigli di amministrazione di istituzioni culturali, in alcuni casi proprio delle fondazioni lirico-sinfoniche, e ciò in base a una norma speciale, la legge n. 60 del 1953, richiamata anche dalla legge Frattini sul conflitto di interesse, che consente ai parlamentari di ricoprire incarichi nelle istituzioni culturali.
Non vi sono dunque motivi oggettivi di legittimità, che autorizzerebbero un intervento in senso contrario alla scelta di chi mi ha preceduto. Per quanto riguarda il capo di Gabinetto, dottor Nastasi, basterà ricordare che negli ultimi quattro anni egli ha svolto, a titolo completamente gratuito, l'incarico ben più impegnativo di commissario straordinario della Fondazione Teatro San Carlo di Napoli, conseguendo risultati valutati positivamente da più parti.
Devo anche aggiungere che il dottor Nastasi mi ha posto la questione e io, avendola affrontata, non ho rinvenuto motivi di incompatibilità o illegittimità, quanto, piuttosto, ragioni di opportunità, ma la scelta è di chi ha ricevuto l'incarico. Non vi sono motivi, quindi, per considerare incompatibile la funzione di componente del consiglio di amministrazione designato dalla regione Campania. Anche in questo caso l'incarico è a titolo gratuito.
Ricordo, infine, che le funzioni di vigilanza sulle fondazioni lirico-sinfoniche spettano al dirigente preposto all'apposito servizio della Direzione generale dello spettacolo dal vivo presso il Ministero.
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Si tratta del dottor Nastasi?
LORENZO ORNAGHI, Ministro per i beni e le attività culturali. No, si tratta del dottor Graziano.
Per quanto concerne la richiesta formulata dagli onorevoli Levi, Carra e Barbieri di nominare tempestivamente il Presidente della Fondazione Biennale, la questione è sostanzialmente chiusa.
Ringrazio l'onorevole Carra per l'apprezzamento manifestato in ordine alle linee programmatiche che avevo esposto ed ai primi interventi contenuti nel cosiddetto decreto-legge «salva-Italia». In ordine ai rifinanziamenti alle Accademie della Crusca e dei Lincei, sono consapevole che questo intervento, pur indispensabile e positivo, non può considerarsi risolutivo e, soprattutto, non può far diminuire l'attenzione sulla necessità di garantire a molti altri istituti culturali adeguata disponibilità di risorse economico-finanziarie.
È questione di enorme complessità, perché le richieste degli istituti culturali sono tantissime: tradizionalmente il Ministero adotta criteri che sto riconsiderando, ma, date le risorse, considero impossibile soddisfare tutte le esigenze, che in alcuni casi diventano soddisfazioni umilianti. È difficile, tuttavia, lasciar fuori alcuni benemeriti istituti culturali. La situazione è complessa perché ci sono sia quelli a livello nazionale e sia quelli a livello locale, e abbiamo avuto anche numerose richieste in più.
Considero, dunque, ineludibile la necessità di definire criteri e modalità razionali di concentrazione delle risorse scarse su un numero adeguato di istituzioni culturali di sicuro rilievo.
È all'esame della 7a Commissione del Senato l'apposito disegno di legge d'iniziativa governativa presentato nell'agosto 2010, sul quale ho sollecitato l'avvio dell'esame nel merito presso la predetta Commissione, ritenendo quel testo, presentato da chi mi ha preceduto, una buona base di partenza per elaborare in modo condiviso un nuovo sistema generale di finanziamento, grazie al quale si possano individuare nuovi criteri e nuove modalità di contribuzione statale per il sostegno delle istituzioni culturali.
Ogni suggerimento degli onorevoli deputati è davvero importante, perché la questione è complessa e all'apparenza quasi irrisolvibile.
Ringrazio l'onorevole Barbieri per l'intervento a sostegno della posizione del Ministero nella tutela del paesaggio, vicenda che si è riaperta anche questa mattina, nonché in ordine alla copertura
finanziaria della proposta di legge riguardante le celebrazioni verdiane mediante l'integrazione dei fondi, di cui al decreto-legge n. 34 del 31 marzo 2011, destinati alla manutenzione e conservazione dei beni culturali.
In merito al paesaggio, tema posto anche in termini abbastanza o del tutto convergenti dagli onorevoli De Biasi, Granata e Capitanio Santolini, il Governo intende mantenere alta l'attenzione sul rispetto dei fondamentali princìpi di tutela dell'articolo 9 della Costituzione.
Ho chiesto e ottenuto, in occasione del Consiglio dei ministri del 21 novembre, l'impugnativa della legge regionale della Sardegna n. 19 del 2011, nella parte in cui questa disconosce il ruolo dello Stato nella copianificazione paesaggistica. Nello scorso Consiglio del 20 gennaio 2012 si è impugnata la successiva legge della Sardegna, la n. 21 del 2011, per la stessa motivazione.
Ricordo, infine, la recentissima sentenza del Consiglio di Stato, la n. 7500 del 30 dicembre 2011, che conferma definitivamente la legittimità del vincolo paesaggistico su ampie porzioni dell'agro romano imposto con un provvedimento ministeriale del 25 gennaio 2010. Questa è una buona notizia, perché costituisce un ulteriore, autorevole riconoscimento del ruolo centrale riservato allo Stato nel garantire la tutela del paesaggio.
Sempre in tema di tutela paesaggistica, colgo l'occasione per riferire alla Commissione che ho fatto approvare, nello scorso Consiglio dei ministri del 27 gennaio, all'interno del decreto-legge sulla semplificazione, una norma che prevede la riapertura del tavolo con le regioni e i comuni per un ampliamento della casistica degli interventi di lieve entità, per i quali poter ammettere una procedura semplificata per l'autorizzazione paesaggistica.
La norma ha un valore sistematico importante, perché esprime un indirizzo politico nella delicata materia del rapporto fra semplificazione e tutela del patrimonio.
Riguardo alla proposta di legge sulla insequestrabilità delle opere d'arte, rilevo che il testo è stato radicalmente riscritto rispetto alla proposta elaborata al Senato, sulla quale gli uffici del Ministero si erano espressi in senso sostanzialmente favorevole. Il nuovo testo richiede un approfondimento tecnico, poiché, come mi segnala a un primo esame l'ufficio legislativo, sembra non essere più enunciato il principio della insequestrabilità, mentre figura la previsione di una garanzia di restituzione in capo al Ministero, che richiede di una precisazione ed un approfondimento della sua portata giuridica.
Il sottosegretario Cecchi, che ha di recente partecipato a una seduta di questa Commissione nella quale si discuteva del tema, mi ha riferito i dubbi di costituzionalità sollevati dalla Commissione giustizia con riferimento all'articolo 24 della Costituzione. Occorre dunque un approfondimento ulteriore per il superamento degli aspetti critici emersi.
L'onorevole De Biasi ha segnalato alcune urgenze e, in particolare, ha posto l'attenzione sulla spinosa questione della tutela dei diritti connessi al diritto d'autore, soprattutto sui diritti degli artisti interpreti ed esecutori attualmente curata dall'IMAIE, il cui statuto giuridico e il cui ruolo, negli ultimi tempi, sono oggetto di discussione.
L'onorevole De Biasi ha altresì introdotto il tema più generale riguardante la SIAE e l'evoluzione dei sistemi di raccolta dei compensi dovuti per il diritto d'autore, domandandosi in particolare se la SIAE sia in grado di fare adeguatamente fronte a questi compiti. Il tema del ruolo della SIAE è stato sollevato anche nell'intervento dell'onorevole Barbieri.
Al riguardo, la discussione politica è in evoluzione e, con specifico riferimento all'IMAIE, il recente decreto-legge sulle liberalizzazioni, approvato dal Consiglio dei Ministri il 20 gennaio scorso, ha introdotto all'articolo 39, commi 3 e seguenti, talune disposizioni che aprono il mercato nel settore della tutela dei diritti e gli artisti (interpreti ed esecutori), al
fine di favorire la creazione di nuove imprese che possano affiancarsi all'IMAIE.
La questione è molto delicata perché, come ben evidenziato dalla stessa onorevole De Biasi, si pone sulla linea di confine fra le esigenze di liberalizzazione del mercato e quelle, non meno importanti, della tutela efficace degli autori, degli artisti e degli esecutori interpreti. Qui davvero la scelta non è facile.
Vi può essere il dubbio che i più deboli all'interno delle predette categorie possano subire una diminuzione di tutela per effetto del proliferare di imprese che si fanno concorrenza fra di loro in questo specifico settore, con tutti i connessi rischi di scarsa solidità e affidabilità finanziaria dei nuovi soggetti. La norma fa salve le funzioni assegnate alla SIAE, e questo è un elemento di prudenza del Governo, ma mi riservo di valutare attentamente eventuali correttivi in sede di conversione in legge del decreto-legge.
L'onorevole De Biasi ha fatto riferimento alla polemica e ai diversi articoli comparsi sulla stampa a proposito di una pretesa svendita del patrimonio immobiliare della SIAE e del suo fondo pensioni, tema affrontato anche dagli onorevoli Zazzera e Giulietti.
Su tale questione, nei venti giorni trascorsi dall'11 gennaio, molte cose sono state chiarite e la SIAE stessa ha affrontato il tema anche sul suo sito istituzionale. Il 18 gennaio ho risposto a un interrogazione a risposta immediata sul tema nell'Aula della Camera. Per brevità, se l'onorevole De Biasi lo consente, rinvio alla risposta che lascerei agli atti.
Credo sappiate che ho acconsentito al fatto che la struttura commissariale della SIAE possa essere audita dalla Commissione: credo che l'audizione si terrà domani. Mi auguro che i rappresentanti della SIAE possano fornire tutti i dettagli e gli ulteriori chiarimenti in merito a questa vicenda.
L'onorevole De Biasi ha affrontato, poi, il tema relativo alla società ARCUS, evidenziando talune criticità emerse negli ultimi anni nella gestione degli interventi tramite essa finanziati, auspicando che quelle risorse vengano riportate nell'ambito della programmazione ordinaria dei fondi ministeriali.
Al riguardo, sottolineo che una delle ragioni storiche che hanno suggerito la costituzione di ARCUS consiste nella possibilità di questo soggetto di diritto privato di attivare, mediante accensione di appositi mutui bancari, quella particolare forma di finanziamento pubblico consistente nei limiti di impegno a valere sulle risorse del 3 per cento degli investimenti infrastrutturali, come previsti dalla legge originaria di disciplina di ARCUS.
Questa peculiare modalità di finanziamento non sarebbe attivabile attraverso gli ordinari canali ministeriali. ARCUS può dunque svolgere un suo ruolo specifico, significativo, utile, a condizione che si possa introdurre una sua riforma idonea a semplificare le procedure ed a meglio concentrare gli investimenti su qualificati obiettivi strategici condivisi con il Ministero delle infrastrutture, così da evitare ogni rischio di dispersione di fondi pubblici in piccoli interventi a pioggia di scarsa consistenza.
A tal fine, considero utile lavorare per un rafforzamento dei poteri di indirizzo ministeriali. Già in altra sede ho espresso la mia idea di un rafforzamento dei poteri di indirizzo anche tramite ARCUS e del coinvolgimento dei privati del terzo settore nella realizzazione di questi programmi di investimento. In tal senso ARCUS potrebbe proporsi come catalizzatore di fondi privati a sostegno di iniziative culturali. In quest'ottica credo stiano lavorando il Ministro Passera e il Viceministro Ciaccia, al fine di mettere a punto un'efficace riforma dell'istituto.
Sempre riguardo alla società ARCUS, sottopongo all'attenzione della Commissione una riflessione; peraltro, la Commissione stessa è chiamata ad esprimersi sulla mia proposta di conferma dell'ambasciatore Ortona in qualità di presidente della società, questione di non facile soluzione, perché si ereditano sempre questioni temporalmente differite.
Come è noto, il decreto-legge n. 78 del 2010 sulla riduzione dei costi degli apparati burocratici ha imposto il limite massimo di cinque componenti degli organi di amministrazione. La norma si applica anche alle società controllate pubbliche e, quindi, si applicherebbe anche ad ARCUS.
La norma istitutiva di ARCUS, che è del 2003, prevede che i membri del consiglio di amministrazione siamo sette, di cui tre designati del Ministro dell'economia e delle finanze. Purtroppo, pur essendo trascorso un anno e mezzo abbondante dall'approvazione della nuova norma più restrittiva del 2010, ARCUS non ha provveduto ad adeguare il suo statuto. Sarebbe probabilmente occorsa una norma per chiarire il nuovo meccanismo delle designazioni, una volta ridotto a cinque il numero dei componenti dell'organo.
Allo stato attuale si rischia dunque un'empasse, poiché non c'è una norma chiara su come ricostituire il consiglio di amministrazione di ARCUS: si tratta, quindi, di assumere le valutazioni conseguenti. Sarebbe forse stato semplice, se una piccola proroga avesse consentito di riflettere, ma ciò non è stato possibile. Dovevo quindi adempiere anche al dovere di proporre il presidente, pur dovendo essere affrontate e risolte a breve tutte queste questioni.
L'onorevole De Biasi ha parlato anche dell'altra società controllata dal Ministero, ALES Spa, domandando quali mansioni svolgano i lavoratori in essa impiegati. Su ARCUS sapevo poco, ma qualcosa sapevo, di ALES molto meno, quindi ho dovuto documentarmi rapidamente.
È noto che questa società è nata con una specifica missione e ha conservato la finalità di salvaguardia del posto di lavoro di un gruppo di ex lavoratori socialmente utili, che negli anni Ottanta e Novanta lavoravano in apposite cooperative e avevano ricevuto, in base alle leggi speciali vigenti all'epoca, affidamenti diretti di servizi di varia natura da parte del Ministero.
La società ALES è subentrata in alcuni di questi contratti, tra cui quelli dei servizi di supporto alla guardiania e alla custodia, di minuta manutenzione dei beni culturali, di sfalcio dell'erba e di cura delle aree verdi, mansioni cui sono prevalentemente impegnati i lavoratori socialmente utili, che forniscono peraltro un contributo importante sia alle attività di tutela che a quelle di fruizione pubblica dei beni. La piccola manutenzione e la gestione delle aree verdi sono infatti essenziali per la tutela dei beni culturali.
Essenziale è il ruolo di questi lavoratori socialmente utili impegnati nella società ALES nel garantire l'effettiva apertura al pubblico di numerose sale di importanti musei e aree archeologiche. La società ALES, in obbedienza agli indirizzi ministeriali, sta facendo uno sforzo significativo nella gestione di questo personale e nell'erogazione dei suddetti servizi, garantendo economie di scala e risparmi derivanti da una più efficace gestione.
L'onorevole De Biasi ha poi affrontato il tema della partecipazione del terzo settore del volontariato alla valorizzazione del patrimonio culturale, argomento nei confronti del quale, per ragioni storiche, sono particolarmente sensibile. Auspico che la Commissione possa audire anche il direttore generale Resca, che resta competente per la valorizzazione, e l'attuale segretario generale, l'architetto Antonella Vecchia, perché credo che qualche innovazione possa essere altamente significativa, oltre che utile.
Probabilmente, dobbiamo fare qualcosa che assomigli a quanto che il Presidente Monti ha in mente di inserire nel decreto-legge riguardante i giovani: non tutti i volontari sono giovani, ma il tema è l'innovazione.
Il tema della Grande Brera comparso sui giornali è complesso: sto procedendo pragmaticamente a raccogliere le valutazioni dei diversi soggetti interessati. Non c'è una valutazione che converga con quella di un altro soggetto interessato, ma bisogna avere pazienza. Credo che si tratti di riprendere in mano il protocollo che fu firmato fra i tre Ministeri della difesa, dell'università e per i beni e le attività culturali, di sentire i nuovi Ministri e di cercare, infine, almeno un
iniziale finanziamento del Ministero, che consenta di attivare immediatamente il cofinanziamento che i privati garantiscono.
C'è da mettere insieme il comune e l'Accademia di belle arti, che comunque, dopo aver comunicato il suo trasferimento, fa ancora resistenza: ho comunque preferito prima sentire i rappresentanti individualmente, perché ho riunito un tavolo di venticinque persone, altrimenti avrei già concluso. Cerchiamo, quindi, di risolvere la questione, con pazienza, in questa settimana.
Un ulteriore tema sollevato dall'onorevole De Biasi è quello relativo alle proposte pervenute di recente dall'Associazione generale italiana dello spettacolo, che ho incontrato ieri. Ho esaminato con attenzione queste proposte, tutte di grande rilievo. Quella sulla cedibilità del tax credit digitale, che potrebbe dare un impulso importante al rinnovamento tecnologico delle sale cinematografiche soprattutto medio-piccole, è una proposta che ho condiviso e riproposto anche in seno alla discussione dell'ultimo decreto-legge sulle liberalizzazioni, peraltro senza successo.
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Ma se chiudiamo le sale cosa le digitalizziamo a fare?
LORENZO ORNAGHI, Ministro per i beni e le attività culturali. Si tratta, infatti, di un argomento controverso: qualcuno sostiene che le sale piccole e medie debbano chiudere, altri che vengano favorite da un'intelligente operazione di programmazione da parte di regioni ed enti locali. Questo costituisce materia di disputa.
Circa il cosiddetto «tesoretto» costituito dal fondo ENPALS, proposto anche dall'onorevole Carlucci, il tema è complesso e devo fare opportuni approfondimenti, da avviare anche con il Ministro Fornero.
In merito alla riforma del settore delle Fondazioni lirico-sinfoniche, ieri ho incontrato i sovrintendenti, per i quali c'è la proroga del termine di un anno. Anche qui siamo dinanzi a una questione complicatissima: la legge c'è e può essere ritenuta perfettamente corrispondente alle esigenze in alcuni punti, modificabile in altri, ma suggerirei di tenerla ferma e valutare in sede regolamentare cosa si possa fare meglio, sapendo che il tema economico-finanziario è dirompente soprattutto per alcune fondazioni e che è drammaticamente urgente la definizione del nuovo contratto collettivo nazionale. Ieri i sovrintendenti manifestavano due diversi orientamenti, che non sono antitetici: per un contratto unico nazionale o per contrattazioni particolari, ma credo che il tema sia davvero spinoso. Ritengo che la presenza dell'Aran possa costituire un fattore positivo, ma dobbiamo lavorare soprattutto per un più forte coinvolgimento delle
autonomie territoriali, che non sempre contribuiscono ai costi di gestione di questi enti in misura proporzionale al ruolo che ricoprono.
D'altra parte, ogni fondazione lirico-sinfonica è un problema. Forse una informale collaborazione fra qualche parlamentare più sensibile e più attento alla questione delle fondazioni liriche, i rappresentanti delle Fondazioni ed il Ministero potrebbe portare a un'iniziativa legislativa che cerchi di risolvere questa complessa questione. I sovrintendenti mi paiono tutti bravi e capaci, però soffrono di solitudine.
Dopo aver risposto rapidamente alle questioni poste dall'onorevole De Biasi, passo a quelle poste dall'onorevole Levi. Mi riferisco, in primo luogo, al modo in cui conciliare le due mostre del cinema di Venezia e di Roma, argomento esaminato ieri. So che può suonare ironico, ma ritengo opportuno ribadire, come linea di indirizzo del Ministero, l'opportunità di una convivenza proficua di queste due prestigiose manifestazioni, anche tenendo conto del fatto che hanno caratteristiche e obiettivi solo in parte sovrapponibili.
Sarebbe bene quindi che Roma e Venezia, ciascuno per la propria storia, lavorassero nella direzione di affinare le loro specifiche caratteristiche strutturali e funzionali. È un auspicio che può essere
operativamente tradotto, perché sarebbe davvero una iattura, se la competizione facesse perdere la dimensione internazionale delle due mostre.
L'onorevole Levi, che è autore della significativa legge sul prezzo dei libri e ha a cuore queste tematiche, mi ha dato elementi di riflessione per lo sviluppo di una politica della lettura e della diffusione del libro. Ho preso nota di questi spunti, che penso siano da trattare con il Ministro dell'università, perché è sicuramente un tema rilevante. Accanto alla educazione alla lettura, ieri, in questi incontri, emergeva la necessità di un'educazione allo spettacolo nelle scuole.
Si tratta di temi non facili, ma conviene cominciare a farli emergere, in modo tale che possano trovare una risposta non burocratica. Si constata, inoltre, il problema della scarsezza dei finanziamenti riguardanti il Centro del libro.
L'onorevole Motta mi ha chiesto una valutazione sulla proposta di legge riguardante le celebrazioni del bicentenario verdiano, riguardo al quale ho già dato indicazioni nell'esposizione delle linee programmatiche: ribadisco il consenso sul testo in discussione, che è anche frutto del contributo degli uffici del Ministero e del Ministro Galan. Mi pare che dal testo siano state eliminate le parti superflue, adeguando gli impegni alle risorse disponibili, certamente scarse ma, se bene utilizzate, non irrilevanti. In merito a tale proposta di legge, il recente parere della Ragioneria generale dello Stato pone ancora qualche problema di copertura finanziaria, ma ho dato disposizione agli uffici perché questi problemi vengano prontamente risolti. Informo che l'ufficio legislativo ha già replicato agli ulteriori rilievi della Ragioneria, che è la struttura più ostinata dell'amministrazione pubblica.
L'onorevole Granata ha richiamato l'attenzione di noi tutti sul dramma della ricostruzione de L'Aquila, tema posto anche dall'onorevole Lolli. Abbiamo tutti registrato una scarsezza di fondi esteri e privati, che erano stati annunciati generosamente, sull'onda dell'emozione, all'indomani del sisma. La scarsezza delle risorse si lega all'enorme difficoltà degli interventi di recupero di un patrimonio fragile e molto esteso sul territorio. Credo che proprio questa consapevolezza abbia indotto il Governo a conferire al Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, l'incarico finalizzato a integrare le iniziative volte allo sviluppo della città de L'Aquila e l'accelerazione della ricostruzione.
A tale scopo sarà attivato un tavolo, cui contribuiranno in modo specifico il sottosegretario Catricalà, le strutture della Presidenza del Consiglio, i Ministri interessati e la Ragioneria generale dello Stato. A breve incontrerò il sindaco de L'Aquila.
L'onorevole Granata ha introdotto il tema, che personalmente considero di grande rilevanza per lo sviluppo del Paese, della cosiddetta Green economy. Non sempre lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile va d'accordo con la tutela del paesaggio: si pensi agli impianti eolici ma anche a quelli fotovoltaici.
Per gli impianti eolici mi sono di recente impegnato a sottolineare e ribadire la necessità che nella loro localizzazione sia tenuto nella massima considerazione il profilo dell'inquadramento paesaggistico. Abbiamo insistito nel rivendicare la competenza del Ministero anche riguardo gli impianti off-shore.
A tale proposito, come ho ricordato all'inizio, ho chiesto per due volte nel Consiglio dei Ministri l'istituzione di un apposito tavolo tecnico con i Ministri dell'ambiente e dello sviluppo economico, a cui si sono aggiunti i Ministri dell'agricoltura e del turismo.
La vicenda di Sepino è complessa: una pluralità di sentenze del Consiglio di Stato ha consentito, nonostante la contrarietà del Ministero, la realizzazione di un grosso parco eolico a ridosso di quella pregevolissima area archeologica. Purtroppo, giunti a questo punto, non vedo soluzioni in via amministrativa, essendo state emanate delle sentenze: dovrebbe essere al limite il Parlamento a intervenire con una legge-provvedimento di tutela di quell'area,
pur con profili anticipabili di costituzionalità di una norma che si ponga in contrasto con un atto di giudicato.
Se il Parlamento e, in particolare, questa Commissione volessero fornire indicazioni utili in tale direzione, potrei eventualmente - con la riserva detta - farmi promotore della presentazione di un disegno di legge di iniziativa governativa.
Per quanto riguarda il piano energetico nazionale, ho chiesto agli uffici del Ministero una valutazione approfondita per saggiarne la sostenibilità sotto il profilo della tutela del paesaggio: non nego che vi sia il rischio di operare una sorta di inversione logica dei fattori, secondo la quale la verifica della sostenibilità degli impianti segue, anziché precedere, la definizione dei nostri impegni in termini di megawatt, da realizzare entro una certa data per le diverse tipologie di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile. Anche in questo campo occorrerebbe tener fermo il principio della valutazione ambientale strategica, che deve precedere e non seguire le decisioni.
Anche per quanto riguarda il fotovoltaico, che comporta spesso un impatto paesaggistico notevole, soprattutto quando viene realizzato in aree agricole, l'attenzione del Ministero cerca di essere la più alta possibile. Anche di recente, negli ultimi Consigli dei Ministri, in sede di composizione di conflitti in ordine all'autorizzazione di alcuni di questi impianti in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, ho difeso il parere delle soprintendenze.
Segnalo la recente norma introdotta in questa materia dal decreto-legge sulle liberalizzazioni (articolo 65), che pone un limite al dilagare di questi impianti nelle aree agricole, poiché nega gli incentivi statali per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole. Il tema richiede sempre massima attenzione per diversi motivi, perché anche le ragioni che sono a favore dello sviluppo economico tendono ogni tanto ad essere miopi rispetto a tali questioni.
Per quanto riguarda, infine, la proposta di legge dell'onorevole Granata, volta all'istituzione di una soprintendenza del mare, l'onorevole Granata conosce prima di me alcune perplessità emerse in seno alla I Commissione (Affari costituzionali) circa l'opportunità di andare in questa direzione, con particolare riferimento all'appropriatezza dello strumento legislativo primario, ossia la legge, per introdurre quella che, in sostanza, è una modifica organizzativa del Ministero.
L'onorevole Zazzera ha posto la questione della supposta dismissione del patrimonio della SIAE. Ho già risposto all'onorevole De Biase in merito a tale questione, quindi rinvio a quanto già riferito. Un'altra questione posta dall'onorevole Zazzera riguarda la sponsorizzazione dei lavori di restauro del Colosseo.
La scorsa settimana, il sottosegretario Cecchi ha fornito una risposta esauriente in Aula a un'interpellanza urgente a firma dell'onorevole Buttiglione ed altri. La complessiva operazione, molto innovativa e indubbiamente difficile in un contesto normativo che tende a ostacolare più che a favorire, a mio giudizio può andare avanti e, al di là delle discussioni giuridiche sulle procedure seguite, ritengo prioritario, oggi, assicurare la pronta realizzazione di interventi manutentivi e di restauro non più differibili.
Del resto, è bene precisare che l'avviso dell'Autorità antitrust, da cui ha preso l'avvio la discussione sul tema, non ha contenuti sospensivi né sanzionatori, ma consiste in una segnalazione al Governo per il futuro, affinché siano garantite ampie forme di pubblicità, trasparenza e non discriminazione nell'accesso delle imprese interessate al nuovo mercato delle sponsorizzazioni.
In proposito, informo la Commissione che, cercando di trarre spunto in chiave positiva dalle recenti polemiche, nell'ultimo decreto-legge sulle semplificazioni ho fatto sì che il Governo approvasse una norma ad hoc volta a fare chiarezza e a dare certezza a tutti sul modo di procedere per realizzare queste sponsorizzazioni, raccogliendo anche l'invito contenuto nella citata pronunzia dell'Autorità antitrust. Questa norma ha aggiunto un nuovo articolo nel Codice dei contratti
pubblici, che spiega passo dopo passo come ricercare lo sponsor e dovrebbe porre fine a dubbi e polemiche strumentali. Il decreto-legge prevede, altresì, che, entro sessanta giorni, il Ministero detti le linee guida applicative, sulle quali sarà mio dovere informarvi. Gli uffici stanno già lavorando a questo.
Sempre riguardo alla vicenda del restauro del Colosseo, l'onorevole Zazzera ha espresso la sua preoccupazione per il rischio che i restauratori possano essere tagliati fuori dai lavori, ad esclusivo vantaggio delle imprese edili. Rassicuro che, in base a quanto mi è stato riferito dalla struttura commissariale che ha predisposto gli atti di gara, ampie quote dei lavori sono riservate ai restauratori.
Aggiungo, peraltro, che il Consiglio di Stato, con la recente sentenza n. 6414 del 2011, ha chiarito che molti interventi di restauro di beni culturali hanno comunque la natura di lavori di edilizia e non possono essere attribuiti a restauratori solo perché vi sono parti o superfici decorate.
In margine alla vicenda relativa al Colosseo - che tutti conoscete nei dettagli e, quindi, non occorre che ricostruisca -, credo che non si finisca mai di imparare come funziona questo Paese: ho ricevuto un intimidatorio, lungo e costoso telegramma - non so se abbia inciso sui costi della politica, ma era di 70-80 righe -, in cui mi si criticava perché stavo disturbando il corso della giustizia e mi si intimava di consegnare l'atto di convocazione del dottor Della Valle e il verbale della seduta. Nessuno, quindi, può ricevere più le persone: se dobbiamo mandare questi atti a qualcuno che pretende di avere forme di rappresentanza - che, a mio modo di vedere, ha solo il Parlamento -, veramente non si fa più nulla. Il mio è un discorso di sociologia del Paese.
Anche l'onorevole Lolli ha posto la questione del recupero del centro storico de L'Aquila, quindi rinvio a quanto dettolo già affermato. Sottoporrò all'attenzione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti la proposta, che mi pare utile, di un aumento dal 3 al 5 per cento della quota degli investimenti per le infrastrutture da destinare ai beni culturali. Ritengo doveroso sottoporla, anche se l'esito è piuttosto noto, ma vedremo.
Negli ultimi anni, chi mi ha preceduto ha discusso a lungo con i Ministri delle infrastrutture e dell'economia su quale dovesse essere esattamente la base per il computo di questo 3 per cento. Sono state individuate nel tempo diverse soluzioni applicative, non sempre chiare e soddisfacenti, che hanno ad esempio ristretto questa base di computo alle sole risorse stanziate dal CIPE nella cosiddetta legge-obiettivo. Da qui sono derivati rinvii e ritardi, che hanno reso questo meccanismo poco efficace. Il Ministro Galan volle riformulare la norma e nel decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011, al comma 16 dell'articolo 32, spostò il riferimento del 3 per cento verso un'altra fonte, il Fondo infrastrutture ferroviarie e stradali, relativo a opere di interesse strategico. Anche questa operazione non sembra però aver dato i frutti sperati, stante l'incertezza dell'entità del finanziamento di tale nuovo fondo. Anche in tal senso dovrebbe indirizzarsi la riforma di
ARCUS a cui accennavo, rispondendo all'onorevole De Biasi.
L'onorevole Mazzuca ha chiesto se siano stati eliminati i benefici fiscali previsti per le elargizioni liberali e le contribuzioni ai beni e alle attività culturali. Al riguardo, assicuro che tali previsioni, contenute nel Testo unico delle imposte sui redditi, non sono state eliminate, anche se su di esse pende la spada di Damocle del taglio progressivo prima del 5 e poi del 20 per cento, che dovrebbe colpire tutte le agevolazioni fiscali nel 2013 e nel 2014 in base al decreto-legge del mese di agosto del 2011, adottato dal precedente Governo, salvo che entro le suddette date non sia varata una complessiva riforma fiscale, tale da garantire altre diverse coperture. Questo è un punto da monitorare attentamente.
Nel frattempo, nel decreto-legge cosiddetto «salva-Italia» è stata inserita una norma breve, che semplifica l'applicazione di questi benefici fiscali, prevedendo che il cittadino che intende avvalersene possa
semplicemente produrre un'autocertificazione, senza bisogno di chiedere tutti i certificati previsti dal Testo unico. Abbiamo già avviato un'apposita campagna di comunicazione in tal senso.
Raccolgo con vivo interesse la segnalazione dell'onorevole Mazzuca in ordine all'esigenza di provvedere alle celebrazioni per il centenario della morte di Giovanni Pascoli nel 2012. Purtroppo, pur riconoscendo l'alto profilo culturale della richiesta, anche per il 2012 il Ministero non potrà procedere alla costituzione di comitati nazionali celebrativi ai sensi della legge n. 420 del 1997, in considerazione delle esigenze di contenimento della spesa pubblica e delle conseguenti riduzioni di bilancio disposte dalle recenti manovre economiche e finanziarie.
Nel 2011, come è noto, è stato costituito un solo comitato nazionale per celebrare il bicentenario della nascita di Cavour, collegato al centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. Cercheremo di fare in modo che non sia dimenticato, quindi, al di là dei dati formali che sono impossibili da realizzare, cercheremo di raggiungere l'obiettivo culturale nelle forme più appropriate.
L'onorevole Capitanio Santolini ha chiesto indicazioni sulle procedure che il Ministero sta seguendo per le assunzioni del personale previsto dal decreto-legge su Pompei. Al riguardo, assicuro che gli uffici ministeriali stanno lavorando con impegno per assicurare la pronta attuazione di queste norme. Le procedure di reclutamento si stanno concludendo in questi giorni con l'utilizzo di graduatorie in corso di validità.
Con un provvedimento del 20 dicembre 2011 è stata disposta l'assunzione presso la soprintendenza di Pompei di 22 funzionari, di cui 13 archeologi, 8 architetti, 1 funzionario amministrativo. I nuovi assunti hanno già sottoscritto il contratto individuale di lavoro in data 28 dicembre e hanno già preso servizio il 2 gennaio. Con ulteriori provvedimenti del 25 e del 28 novembre 2011, è stata disposta l'assunzione in ruolo di 105 funzionari appartenenti a diversi profili professionali, assistenti alla fruizione, all'accoglienza e alla vigilanza, nonché di un assistente tecnico calcografo, 18 dirigenti, 7 architetti, 6 storici dell'arte, 2 amministrativi, un archivista, un bibliotecario, un archeologo.
In base a queste norme, è stato riattivato, con decreto del 25 novembre 2011, il procedimento amministrativo al momento ancora in atto per l'assunzione in ruolo di 57 disabili nel profilo professionale di addetto ai servizi ausiliari, ai sensi della legge n. 68 del 1999. Sempre in forza delle predette disposizioni normative, in base alle cessazioni intervenute nel 2011 e a quelle che si presume interverranno nel 2012, si ritiene che il Ministero potrà assumere nel 2012 e nel 2013 altre 140 unità di personale fra dirigenti, funzionari e assistenti alla vigilanza.
L'onorevole Capitanio Santolini ha posto l'importante questione del rispetto delle norme di tutela del Codice dei beni culturali nell'ambito del processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, previsto da ultimo dalla legge di stabilità per il 2012 e dal decreto-legge Salva-Italia. L'onorevole Capitanio Santolini ha osservato, in maniera condivisibile, che le norme in questione sono talvolta o spesso prolisse e confuse, e la confusione è aggravata dal fatto che esse non hanno sostituito le numerose disposizioni generali settoriali già vigenti nell'ordinamento giuridico, ma si sono aggiunte producendo una stratificazione normativa di non facile interpretazione.
Ciononostante, il Ministero difenderà con fermezza la necessità di adottare un'interpretazione e un'applicazione di queste norme conformi all'articolo 9 della Costituzione e si adopererà per garantire la previa verifica dell'interesse culturale degli immobili pubblici soggetti a dismissione.
Al fine, tuttavia, di evitare strumentali obiezioni circa una presunta complicazione procedurale, che potrebbe derivare dall'applicazione delle norme del Codice dei beni culturali, ho fatto approvare dal Governo, nell'ultimo decreto-legge, l'articolo 44, in forza del quale il Ministero si
impegna a stipulare con gli enti pubblici interessati appositi protocolli d'intesa, volti a semplificare ed accelerare la procedura di verifica dell'interesse culturale.
Questa norma implica e riafferma il principio della sottoposizione a previa verifica dell'interesse culturale di tutti i procedimenti di dismissione del patrimonio pubblico. Questo è un tema importante.
Sul tema della tutela dei beni paesaggistici, con specifico riferimento al rapporto con le regioni, il Ministero ha già stipulato con tutte le Regioni, tranne il Molise, accordi procedimentali miranti alla redazione congiunta dei nuovi piani paesaggistici. Come ho già detto a proposito degli interventi degli onorevoli Barbieri e Granata, ribadisco che l'attenzione del Ministero sul tema tende a essere massima, anche per contrastare iniziative legislative regionali, che si muovono nel desiderio di aggirare il ruolo di tutela dello Stato.
Per quanto concerne la procedura di autorizzazione paesaggistica, ho già riferito poc'anzi in merito alla nuova norma inserita nel decreto-legge. Riguardo all'idea di istituire una giornata della cultura della scuola, oggi ho preso contatto con il Ministro Profumo, per accelerare i tempi e valutare la formula migliore, che non sia puramente retorica.
Sul tema relativo ai restauratori, informo che è a buon punto il lavoro di concertazione della 7a Commissione del Senato per approvare un testo unificato e condiviso, che componga la proposta del precedente Governo con quella di iniziativa parlamentare presentata dal senatore Marcucci ed altri.
L'obiettivo, del tutto condiviso, è quello di trovare un punto di equilibrio ragionevole fra due esigenze: difendere l'eccellenza della tradizione della scuola italiana di restauro e dare spazio e riconoscimento lavorativo alle giovani leve, che hanno maturato titoli e un'esperienza lavorativa significativa nello scorso decennio (questo tema è stato sollevato anche dall'Accademia delle belle arti.
L'onorevole Frassinetti si è associata alle osservazioni dell'onorevole Capitanio Santolini in merito all'esigenza di rilanciare lo studio della storia dell'arte e ha richiamato l'apposito provvedimento presentato per la difesa della lingua italiana. Anche questo è un tema di grande rilievo, riguardo al quale assicuro il mio personale impegno, al fine di garantire un veloce iter per l'approvazione di questa proposta. Da ciò che si legge e si sente dai mezzi di comunicazione, si comprende come sia una difesa molto impegnativa!
Infine, con riferimento all'intervento dell'onorevole Carlucci, richiamo quanto già riferito sulla proposta di legge dalla stessa presentata. L'onorevole Carlucci ha posto il difficile tema della pirateria on line, chiedendo che il Governo si impegni a sostenere l'approvazione del regolamento elaborato dall'Agcom.
Come testimoniano recenti vicende, si tratta di un tema delicato: negli Stati Uniti il Congresso ha rinviato l'esame di un provvedimento di repressione della pirateria on line, il Stop Online Piracy Act (SOPA), che prevede lo spegnimento dei siti accusati di illecito download.
Non c'è dubbio che si tratti di una materia molto spinosa, in quanto il sacrosanto diritto dell'autore di ricevere il giusto profitto per le opere dell'ingegno non può arrestarsi di fronte a queste minacce e all'idea di una sorta di Far West della rete. Anche qui si tratterà di capire, attraverso un lavoro congiunto con il Ministro Passera, quali punti di equilibrio ragionevole possano essere rinvenuti oggi. D'altra parte, gli stessi comportamenti degli Stati europei sono molto differenti fra loro, quindi si tratta di un tema non facile.
L'onorevole Mazzarella ha ben illustrato le funzioni di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, raccomandando di garantire la priorità dell'esigenza della tutela: condivido tale indicazione. L'onorevole Scalera ha denunciato la sottrazione dei fondi dell'8 per mille, originariamente destinati al Ministero per i beni culturali e ora dirottati verso il completamento del programma straordinario per l'edilizia carceraria. Preciso che la somma
di cui il Ministero viene privato ammonta non a 57 milioni di euro - su qualche giornale si è parlato di tale somma -, ma a una cifra inferiore, come ho cercato di argomentare in un comunicato: 57 milioni di euro costituiscono l'intero ammontare della quota dell'8 per mille derivante dalle dichiarazioni dei redditi del 2011, somma che poi doveva essere ripartita tra le quattro diverse finalità istituzionali previste dalla legge.
Occorre considerare che le somme suddette sono state destinate non solo al completamento del programma di edilizia carceraria, ma anche alla copertura di capitoli di bilancio della Protezione civile, destinazione indubbiamente prioritaria, resa ancor più urgente dalle numerose calamità naturali verificatesi nel nostro Paese lo scorso anno.
Il tema dell'8 per mille non è semplice e adesso c'è anche il caso del 5 per mille, ma ho sono trovato fatto anche questo: qualche associazione ha protestato, ma cercheremo di impostarlo nella maniera più chiara e trasparente.
Ho preso debita nota dei problemi segnalati dall'onorevole Scalera circa l'Opificio delle pietre dure di Firenze: sono stati chiesti incontri che terrò a breve, per capire meglio la situazione. Condivido, infine, l'indirizzo fornito dall'onorevole Scalera in ordine all'esigenza di una maggiore internazionalizzazione dell'attività del Ministero: mi sto muovendo in quel senso.
L'onorevole De Pasquale ha richiamato la mia attenzione sull'esigenza di incrementare il sostegno all'attività delle bande musicali. La storia recente è complessa e bisogna riprendere il filo più opportuno delle bande. Condivido la sollecitazione, perché non v'è dubbio che il mondo delle bande musicali sia meritevole di particolare attenzione, non solo come tradizione, ma anche come lunga storia di quasi tutti i territori. Le attività bandistiche costituiscono uno straordinario momento di aggregazione e di valorizzazione delle identità e specificità delle popolazioni locali, ma le misure di sostegno e di incentivazione non possono non tener conto dell'esiguità delle risorse a disposizione. Penso a quelle del FUS, che, seppure incrementate nel corso degli ultimi tempi, non sono tali da garantire alle bande cospicui finanziamenti.
Ritengo comunque importante mantenere viva l'attenzione e cercare di fare, con le risorse a disposizione, almeno quanto si è fatto utilmente, sollecitando anche il contributo delle regioni e degli enti locali: questo, ormai, è una specie di auspicio, perché, anche su temi in cui le risorse necessarie sono più consistenti, regioni ed enti locali affermano che i tagli dello Stato sono talmente cospicui che non possono più fare nulla.
L'onorevole Giulietti ha riproposto la questione aperta della sorte del cantiere per la realizzazione del nuovo Palazzo del Cinema di Venezia, questione che non coinvolge strettamente la competenza del Ministero, ma che peraltro non può lasciarlo indifferente. Al riguardo, rilevo che, nel provvedimento di proroga del Commissario straordinario, disposta di recente dal Governo, l'incarico non comprende più i poteri di deroga propri della normativa di Protezione civile, ma finalità di solo coordinamento in base alla legge n. 400 del 1988.
Questa novità rimuove in radice taluni dubbi che erano stati profilati circa il rischio di deroga dei vincoli di tutela. Riguardo al più ampio tema relativo a quali prospettive future immaginare per quell'intervento, avevo già sentito il sindaco di Venezia, ma ho in programma un nuovo incontro con lui e con i presidenti della Biennale, per valutare alcune loro proposte operative, che potrebbero indicare soluzioni conclusive (non so se per tutti soddisfacenti) del problema.
L'idea di fondo è quella di cercare una soluzione condivisa fra tutti gli attori coinvolti. Non appena avrò elementi più concreti a disposizione, sarà mia cura fornire le informazioni alla Commissione, raccogliendo le opinioni e i suggerimenti che gli onorevoli deputati vorranno fornirmi in merito al tema, altrettanto complesso, della competizione tra Venezia e Roma.
Ringrazio per l'attenzione. Ho letto velocemente il mio intervento, ma credo di aver risposto a tutti. Grazie.
PRESIDENTE. Siamo noi che la ringraziamo, Ministro, per la precisione ed il dettaglio con cui ha voluto rispondere a ciascuno di noi. Autorizzo la distribuzione della nota del Ministro.
Sappiamo che deve scappare, ma vorrei chiederle conferma del fatto che non ritira la proposta di nomina dell'ambasciatore Ortona a presidente dell'ARCUS: possiamo quindi procedere in tal senso.
Nel ringraziare il Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 10,20.