Sulla pubblicità dei lavori:
Alessandri Angelo, Presidente ... 3
Comunicazioni del Governo sul recente sversamento in mare di olio combustibile avvenuto nel polo industriale di Porto Torres:
Alessandri Angelo, Presidente ... 3 6 13 14
Bratti Alessandro (PD) ... 13
Calvisi Giulio (PD) ... 11
Melis Guido (PD) ... 9
Nizzi Settimo (PdL) ... 12
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 8
Pili Mauro (PdL) ... 6
Prestigiacomo Stefania, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 13
Realacci Ermete (PD) ... 7
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 12
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 15,10.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Governo sul recente sversamento in mare di olio combustibile avvenuto nel polo industriale di Porto Torres.
Nel ringraziare il Ministro Prestigiacomo per la tempestività con cui ha garantito la presenza del Governo in Commissione, gli do immediatamente la parola affinché svolga il suo intervento.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie presidente. Onorevoli colleghi, l'11 gennaio alle ore 16,45 nella diga foranea del porto industriale di Porto Torres presso il terminale della centrale termoelettrica di Fiume Santo di proprietà della società E.On, durante le operazioni di scarico di olio combustibile denso della nave cisterna Emerald si è verificato uno sversamento accidentale di olio combustibile a mare.
L'incidente è stato segnalato dal comune di Porto Torres che ha individuato il luogo dello sversamento di combustibile in corrispondenza della banchina della diga foranea, che è compresa nella perimetrazione del sito di bonifica di interesse nazionale «Area industriale di Porto Torres».
Anche la E.On ha informato la capitaneria di porto di Porto Torres che, giunta sul luogo ha verificato sia la presenza di mezzi nautici della società Sardegna antinquinamento, sia la presenza delle panne galleggianti di contenimento, già posizionate precedentemente alle operazioni di scarico come da regolamento di sicurezza del porto.
Secondo una prima ricostruzione sembrerebbe che l'olio combustibile fuoriuscito, causato dalla rottura di una saldatura della pompa di drenaggio, inizialmente quantificato in circa 17 metri cubi, sia potuto precipitare direttamente in mare senza essere immediatamente notato dagli operatori a causa delle caratteristiche strutturali della banchina. Il prodotto, infatti, è fuoriuscito da una porzione di linea posta al di sotto del piano di calpestio della predetta banchina, non ispezionabile perché posizionata all'interno di cassoni cellulari in calcestruzzo.
Queste circostanze non hanno consentito di percepire immediatamente l'entità del fenomeno, anche in considerazione del sopravvenire dell'oscurità e di peggiorate condizioni meteo marine. Inoltre la società E.On non è stata e non è tuttora in grado di fornire notizie sull'esatta quantità di prodotto disperso.
Il Ministero dell'ambiente, informato dell'incidente ai sensi degli articoli 242 e 304, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, ha subito attivato l'ISPRA e il reparto ambientale e marino del Corpo delle capitanerie di porto, al fine di verificare l'entità e la gravità dell'incidente in mare e a terra disponendo, ovviamente, anche sopralluoghi nell'area interessata.
È stato richiesto, inoltre, di fornire il necessario supporto tecnico alle istituzioni locali, per definire l'estensione dell'impatto provocato dallo sversamento sulle matrici ambientali (suolo sottosuolo, acque di falda, acque marine e sedimenti) e di individuare gli ulteriori provvedimenti da adottare in materia di tutela dell'ambiente e della salute della popolazione.
Il 24 gennaio l'ISPRA, espletati gli accertamenti, ha trasmesso una relazione nella quale sono stati descritti gli interventi effettuati nell'immediato per limitare le conseguenze dello sversamento e le azioni intraprese nei giorni successivi, finalizzate al recupero del prodotto sversato in mare e alla messa in sicurezza di emergenza delle acque marine e degli arenili oggetto di spiaggiamento dell'olio combustibile.
Per quanto riguarda il rischio di contaminazione dell'ambiente, l'ISPRA ha evidenziato in particolare: che l'olio combustibile subito dopo il contatto con l'acqua marina, avente temperatura sensibilmente inferiore a venti gradi, diventa solido e tende ad agglomerarsi grazie al movimento della superficie marina e tale fattore, unito alla non solubilità degli agglomerati di idrocarburi, ha limitato la contaminazione dell'acqua; che la densità dell'olio combustibile, inferiore a quella dell'acqua marina ha in linea teorica impedito il suo affondamento, nonché la sua conseguente deposizione sul fondo marino, peraltro escluso da accertamenti effettuati con successive immersioni; che per tale natura l'olio combustibile è stato invece trasportato dalle correnti marine sulle spiagge a est della darsena portuale; che sono state ripulite le porzioni di spiaggia con evidenze visive di sostanze idrocarburiche, ad esclusione degli arenili occupati dagli scogli;
che sono stati effettuati con l'ausilio dell'ARPA Sardegna, in contraddittorio con la società E.On, campionamenti sia dal punto di rilascio che sul prodotto spiaggiato, le analisi hanno dimostrato che si tratta dello stesso materiale; che è stato suggerito di sottoporre il materiale raccolto sulla spiaggia a un trattamento per la separazione meccanica dei grumi dalla sabbia e, ove necessario, di sottoporre la sabbia ad un lavaggio finalizzato all'asportazione delle piccole quantità di idrocarburi residui.
Nella relazione sono state inoltre definite una serie di ulteriori attività da intraprendere successivamente a ulteriore tutela dell'ambiente.
Primo, il monitoraggio del tratto di mare antistante la spiaggia di Platamona e dei litorali interessati, dall'eventuale spiaggiamento di materiale bituminoso finalizzato all'esclusione della diffusione della contaminazione da idrocarburi ai sedimenti marini.
Secondo, l'attività di vigilanza di concerto con ARPA Sardegna, sulle metodologie di gestione, trattamento e smaltimento dei materiali contaminati rimossi delle spiagge.
Terzo, la verifica delle stime della massa di olio combustibile effettivamente riversato in mare a seguito dell'incidente.
Accertato che la parte di olio combustibile rinvenuto sulle spiagge aveva interessato zone esterne al perimetro del SIN, su richiesta del Ministero, l'ISPRA ha collaborato anche nelle ulteriori attività di rimozione, nonché, di concerto con il Ministero, ha avviato le procedure per la valutazione del danno ambientale provocato alle matrici acqua di mare, sedimenti, spiagge, eccetera, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Anche il reparto ambientale marino, a seguito delle richieste formulate, ha trasmesso una relazione di dettaglio sulle attività condotte a seguito dell'incidente, nella quale in particolare si evidenzia che: la società E.On produzione Spa ha ipotizzato un quantitativo massimo di prodotto finito in mare di circa 46 metri cubi; che l'attività di raccolta e pulizia delle aree a
mare ha consentito di recuperare circa 29 tonnellate di materiale, mentre il materiale recuperato a terra che si trova però mescolato a sabbia, alghe, acqua di mare e altre sostanze, è pari a circa 20 tonnellate; che l'olio combustibile, nella forma di agglomerato solido galleggiante è stato trasportato dalle correnti marine fino alla località Capo Testa, comune di Santa Teresa di Gallura, circostanza quest'ultima che ha indotto la Capitaneria di porto territorialmente competente a richiedere la dichiarazione d'emergenza nazionale.
Vista la tempistica e le modalità con cui sono stati espletati gli interventi di risposta all'inquinamento e la quantità di prodotto sinora recuperato, credo si possano valutare positivamente i risultati ottenuti da un'azione che è stata veloce, incisiva e ha visto la partecipazione di tutti i soggetti nazionali e locali interessati alla salvaguardia del patrimonio ambientale e naturale.
Tale valutazione è stata confermata nel corso di una riunione operativa svoltasi ieri pomeriggio presso la prefettura di Sassari, a cui hanno partecipato tutti i rappresentanti degli enti locali e regionali interessati. Nel corso della riunione, di cui lascerò agli atti un resoconto redatto dalla Capitaneria di porto, è stato dato atto da parte del prefetto e da parte del direttore marittimo del nord Sardegna, che sono state messe in campo tutte le risorse necessarie per fronteggiare l'evento e che la risposta del Ministero al manifestarsi dell'incidente è stata prontissima ed efficace.
Da parte dell'ISPRA è stato redatto oggi un rapporto tecnico, da cui si evince che quanto è accaduto non si ritiene possa avere gravissime conseguenze per l'ambiente marino e che comunque non è verosimile parlare di una marea nera nella zona. Queste notizie, certamente confortanti e che giungono a valle di un impegno messo in campo con prontezza, naturalmente non ci inducono a sottovalutare quanto è accaduto. Come detto, sulla base di una stima effettuata dalla società ritenuta responsabile, si ipotizza un quantitativo massimo di prodotto inquinante finito in mare di circa 45,6 metri cubi. Tale quantità, in condizioni normali, equivarrebbe ad un piccolo inquinamento secondo i parametri internazionali, ma l'incidente è avvenuto all'interno di un particolarissimo e sensibilissimo contesto ambientale e richiede quindi un'attenzione speciale, proporzionata all'incomparabile valore naturalistico dell'area circostante su cui
insistono contestualmente i parchi nazionali dell'Asinara e della Maddalena, un'area di reperimento di area marina protetta, il SIC, il santuario dei mammiferi marini, oltre allo stretto di Bonifacio, interessato da uno specifico accordo internazionale con la Francia per la reciproca eliminazione dei traffici marittimi di sostanze inquinanti, con un comune impegno avviato nelle sedi internazionali per giungere ad un integrale divieto di transito proprio delle sostanze pericolose trasportate via mare.
Inoltre nell'attuale piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamenti di idrocarburi o di altre sostanze nocive causati da incidenti marini, le condizioni di sensibilità naturalistica dell'area in questione assommano a una molteplicità di motivi per una specifica attenzione, una corsia preferenziale per l'emergenza nazionale in caso di incidenti, a prescindere dalle dimensioni, tanto più in presenza di spiaggiamenti.
Va sottolineato che la questione comporta delicatissimi problemi da gestire con piena consapevolezza, per non stabilire un precedente generico non calibrato sulla specifica particolarità anche internazionale dell'area, vista la particolare diffusione lungo tutto le coste italiane di aree sensibili, con il conseguente rischio che in presenza di qualsiasi inquinamento da idrocarburi, per assurdo anche poche decine di litri, in o a ridosso di un'area marina protetta, di un parco, di un SIC o di una zona ZPS, e soprattutto indipendente dai quantitativi, scaturisca poi quasi in automatico la richiesta di emergenza nazionale, con conseguente e ricorrente rinvio a Roma di tutti i problemi.
Allo stato, sulla base delle notizie attualmente disponibili e delle richieste che
pervengono, si segnala che gli interventi richiesti a oggi riguardano soprattutto lo smaltimento di quanto recuperato lungo le coste; in ogni caso la situazione è costantemente monitorata nella consapevolezza dell'estrema delicatezza dei problemi che un episodio di inquinamento in quell'area può porre.
Alla luce di queste considerazioni abbiamo richiesto alla Presidenza del Consiglio di avviare un tavolo di confronto per una valutazione tecnica rigorosa circa la richiesta avanzata di dichiarazione di emergenza nazionale.
PRESIDENTE. La ringrazio, signora Ministro, per la sua esposizione.
Do ora la parola ai colleghi che intendono porre quesiti o formulare osservazioni.
MAURO PILI. Grazie presidente, ringrazio il Ministro per la puntuale relazione. Per quanto riguarda l'intervento del Governo e del Ministero mi ritengo assolutamente soddisfatto per la tempistica con la quale il Ministero stesso è intervenuto sulla questione.
Mi permetto di sottolineare un passaggio che il Ministro ha evidenziato e cioè la necessità di non abbassare assolutamente la guardia rispetto a questo episodio che si è verificato e mi permetto di dire che, probabilmente, alcuni elementi meriterebbero di essere approfonditi, come la tempistica e la verifica che è stata fatta sul territorio rispetto al primo allarme e lo dico in termini di precauzione anche per il futuro.
La mattina successiva all'incidente, dopo un primo esame alla sera precedente, si è parlato di 10.000 litri di olio combustibile versato; un dato che è stato moltiplicato ora dopo ora, sino ad arrivare agli attuali 46.000 dichiarati, che rappresentano sicuramente un dato non irrilevante su un'area, così come ha sottolineato il Ministro, sensibile al punto di essere un parco nazionale, a cavallo tra l'Asinara e l'area di Santa Teresa di Gallura e Bonifacio e quindi, di fatto, si tratta di una partita anche di livello internazionale.
Mi permetto di dire che c'è una discrasia fortissima, rilevantissima tra le due capitanerie. La Capitaneria di porto di Olbia ha chiesto l'emergenza nazionale e non risulta che abbia fatto altrettanta sollecita richiesta, anzi non ha attivato nemmeno quelle di emergenza locale la Capitaneria di Porto Torres. Dico questo perché anche dopo i primi sopralluoghi aerei, si è verificato che di fronte all'allarme rientrato, dopo quarantotto ore è stata individuata una macchia a mare di oltre due miglia e mezzo di estensione, per due o trecento metri di larghezza.
Resta quindi su questo punto un sospetto, che probabilmente non si sia affrontata in maniera puntuale la parte iniziale emergenziale, quindi mettendo a rischio l'intero territorio.
Bene fa il Ministro a chiedere l'immediata attivazione di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio perché si possa effettuare una verifica puntuale di quello che è successo. Mi permetto di dire che ho notato da parte di E.On, e non ho difficoltà a dirlo, una sufficienza eccessiva sulla valutazione del disastro ambientale che si è verificato; chi è stato sul posto può rendersi conto del danno recato sia alla costa ma anche alla parte di mare di fronte a Platamona e alla costa di Sorso, in particolar modo, e adesso alla costa di Santa Teresa di Gallura.
Se il Ministro avrà, come ha avuto fino ad oggi, attenzione rispetto a questo tema, abbiamo anche presentato una risoluzione in Commissione in cui chiediamo di conoscere alcuni elementi essenziali che vorrei sottoporre allo stesso Ministro, in particolar modo per quanto riguarda l'esigenza di definire in maniera puntuale qual è stata l'entità dello sversamento. Se non si definisce questo aspetto, non si riuscirà a capire quale effetto questo potrà avere da qui a breve sull'intera costa.
Io mi auguro che scaturisca un provvedimento importante da parte del Governo per azioni efficaci di bonifica sul territorio, ma credo che sia indispensabile, questo vorrei sottolinearlo con attenzione al Ministro, valutare l'opportunità che il Governo si costituisca parte civile per
risarcire i danni che sono stati provocati all'intera costa da questo sversamento e anche i danni di immagine che sono stati provocati in questi giorni alle coste della Sardegna.
Mi permetto di aggiungere che sarebbe indispensabile, proprio per la sensibilità che il Ministro ha richiamato sulle coste della Sardegna, avanzare un'ipotesi di nuovi regolamenti e nuove norme di sicurezza ancora più restrittive per quanto riguarda il traffico merci relativo ai prodotti petroliferi che presenzia su tutta la costa della Sardegna.
Questo episodio dimostra come la Sardegna sia molto più a rischio di qualsiasi altra realtà nazionale e che meriti un protocollo di sicurezza immediato e aggiuntivo, perché non si può rischiare di perdere un patrimonio straordinario come quello della nostra regione e della parte costiera.
Chiederei al Ministro di valutare per ultimo, e concludo, l'esistenza di una disparità di comportamento da parte delle capitanerie: anche se la competenza è a cavallo con altri Ministeri, però credo sia opportuno valutare quelle quarantotto ore di buco nelle quali si è arrivati a dichiarare da una parte che il primo giorno non c'era la macchia nera e il giorno dopo trovare invece la macchia nera dall'altra parte della costa, sulla parte più a nord verso la Gallura. È inspiegabile che non sia stata intercettata in tempo utile per poter arginare, prevenire e in qualche modo creare le condizioni perché nessun'altra zona della costa sia interessata a questo tipo di intervento.
Ringrazio ancora il Ministro per la tempestività e per la sensibilità mostrata su questo tema; ella vedrà anche gli amministratori comunali e provinciali che hanno chiesto nei giorni scorsi di poterla incontrare, credo che sia motivo di sensibilità e, di fronte alla pressione psicologica di E.On, che comunque esercita un ruolo importante sul piano energetico in Sardegna, sia doveroso richiamare la stessa società a comportamenti più attenti rispetto al grande patrimonio ambientale della Sardegna.
ERMETE REALACCI. Grazie presidente, la relazione del Ministro è stata seria, mi pare che il Ministero si sia mosso in maniera tempestiva in questa occasione e mi sembra giusto che venga valutata con attenzione, ma senza creare allarmismi, la questione della dichiarazione dello stato di emergenza: bisogna capire se serve o se non serve. Molti punti della vicenda tuttavia sono ancora oscuri, lo devo dire con chiarezza.
Primo punto, l'entità del rilascio, lo ricordava anche il collega Pili. Continuo a vedere il dato che viene fornito, anche se è stato più che triplicato rispetto all'inizio, come un dato problematico. Anche il collega Bratti infatti mi faceva riflettere sul fatto che un tratto di costa così esteso (conosco bene quella zona è bellissima e la frequento anche per motivi di diletto oltre che per dovere) sia stato toccato da uno sversamento di dimensioni così limitate mi pare difficile da immaginare.
Anche ammesso che vi sia un problema di correnti, 46 metri cubi è meno di un decimo di questa stanza, per avere un ordine di grandezza. Ciò significa che una quantità di olio combustibile che è meno di un decimo di questa stanza si è sparsa per decine e decine di chilometri di costa. In ogni caso E.On ha fornito i primi dati sull'entità del rilascio in relazione alla fessura che è stata trovata, perché c'è stato chiaramente un problema, era messa in sicurezza la parte interna del molo ma, come veniva ricordato da lei, la fuoriuscita è stata dai cassoni, dal lato esterno del molo e i dati che ha fornito E.On per valutare il rilascio nelle prime ore, se li si prende per buoni significa che per ventiquattro ore non ci si è accorti che stava fuoriuscendo petrolio.
Il grafico che è stato fornito a noi, ma immagino anche al Ministero, sull'andamento di questo rilascio per arrivare già solo ai quarantasei metri cubi di cui si parla, comporta che per ventiquattro ore non ci si è accorti che quel petrolio stava fuoriuscendo.
C'è quindi il problema di capire come fare perché la vicenda non si ripeta e come si deve rispondere in maniera efficace.
Da questo punto di vista mi pare che la risposta ci sia stata: volevo avere garanzie da parte del Ministro anche sul fatto che è attivo ormai su tutta la costa italiana anche il servizio di salvaguardia contro le varie forme di inquinamento; si era sollevata anche qui in Commissione la questione della mancata copertura da parte di mezzi adeguati in caso di fuoriuscite di questo tipo.
Ci sono state anche delle sbavature, perché in questi casi bisogna avere dei protocolli consolidati; a quanto mi risulta a volte lo scortecciamento delle spiagge è stato fatto in maniera un po' pesante, con il rischio di sottrarre molta sabbia in quella zona in cui lo stato di salute delle coste rappresenta anche un valore economico dal punto di vista del turismo. Si sono verificati anche degli episodi di pressappochismo, ad esempio alcuni sacchi di catrame sono stati lasciati lungo la spiaggia e sono stati poi trasportati da una mareggiata di nuovo in mare. C'è quindi bisogno di essere più attenti in queste vicende.
È chiaro che adesso dobbiamo al tempo stesso dare il massimo di garanzie sugli effetti e sul ripianamento dei danni che sono stati prodotti dall'inquinamento, senza creare inutili allarmismi perché altrimenti si potrebbe creare un effetto negativo sia dal punto di vista del turismo, sia dal punto di vista dell'industria della pesca che in quelle zone è molto presente.
Massimo rigore quindi, ma al tempo stesso non danneggiare i comuni e le attività economiche connesse e soprattutto far sì che questo tipo di cose non si ripetano. Da questo punto di vista mi pare che forse è questa l'occasione anche per prestare un'attenzione un po' più forte non solo alle misure di salvaguardia e alle garanzie di sicurezza preventiva, che abbiamo visto in questo caso essere carenti e siamo in un'area peraltro molto delicata, in cui è previsto che l'ENI realizzi anche un deposito molto consistente di prodotti petroliferi.
Bisogna stare molto attenti e può essere anche questa l'occasione per mettere a regime le garanzie rispetto alle società responsabili di sversamenti di questo tipo. Mi risulta che E.On abbia in più sedi dichiarato che farà fronte a tutti i danni che sono stati prodotti e ai costi della bonifica.
Voglio però ricordare in quest'occasione al Ministro che noi siamo ancora molto indietro come Paese nell'avere garanzie che questo effettivamente accada, perché siamo ancora nelle condizioni in cui quando si verifica una vicenda di questo tipo, prima di attivare le procedure di danno ambientale le vicende sono molto complesse. Siamo ancora nelle condizioni di qualche decennio fa quando, per capirci, a fronte di sversamenti analoghi come dimensioni in Italia e negli Stati Uniti, penso all'incidente della Haven e all'incidente della Exxon Valdez, la Haven al largo della Liguria e la Exxon Valdez al largo dell'Alaska, alla fine del percorso giudiziario la società armatrice della Haven versò un sessantesimo di quello che versò la società armatrice della Exxon Valdez il che significa, siccome il mare ligure non è meno delicato di quello dell'Alaska, che c'è un arretratezza normativa.
Invito quindi il Ministero a considerare questa vicenda anche come un campanello d'allarme, non solo per riparare i danni, ma per adottare adeguate misure preventive e per essere sicuri che coloro che sono responsabili di queste attività sappiano che corrono rischi se non sono molto attenti alle vicende che possono aver luogo se non sono rispettate tutte le norme. Le cose che diceva il collega Pili sono quelle che sono anche a nostra conoscenza; è utile che il Ministero ci faccia avere, anche senza che venga il Ministro, un aggiornamento dei lavori che l'ISPRA sta svolgendo per monitorare gli effetti di questo inquinamento, se effettivamente si sono arrestati come è stato da lei detto, oppure se invece compaiono altre chiazze in altre zone di quel tratto di costa, come da altre notizie, che ci auguriamo non fondate, sembrerebbe.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Grazie presidente. Ringrazio anch'io a nome di Italia dei Valori il Ministro per i dati che
ci ha comunicato. Successivamente sarebbe interessante capire se questi 46 metri cubi di olio combustibile persi sono stati recuperati in 29 tonnellate di catrame o invece in 20 tonnellate di materiale misto a sabbia. Quanti metri cubi di catrame abbiamo in giro ancora per il mare? Perché così ci si confonde un po' le idee, quindi vorrei sapere se abbiamo recuperato l'80, il 90 o il 99 per cento, oppure se ci sono in giro altri metri cubi.
Credo che il problema non sia la quantità perché quando è catrame liquido prima, poi solidifica a volte anche in particelle molte piccole e dentro al mare fa un danno immenso, come lo dimostrano le distanze che ha raggiunto.
C'è una cosa poi a cui non trovo ancora risposta o non l'ho capita, o forse magari ci si scontra anche, a volte, con la voglia di gestire il territorio in una certa maniera. La regione Sardegna ha creato recentemente quattro altre piccole province, che dovevano fare i piani e la valutazione dei rischi, non solo del pronto intervento. Ma le valutazioni dei rischi sulle proprie coste o nei propri porti esistono, quindi quante navi, di che dimensioni, quali traffici si svolgono, che tipo di materiale deve transitare, come bisognerebbe intervenire. Credo che questo sia un compito comunque istituzionale territoriale più che del Governo o del Ministero e forse siamo in assenza di questo strumento, perché va bene il pronto intervento, però si tratta sempre della rincorsa di un qualcosa che non c'è, e spero di sbagliare. Questo è invece un elemento fondamentale come strumento di reazione; non voglio entrare tecnicamente nel dettaglio su
cosa sia accaduto nell'impianto idraulico, però il dubbio è che può succedere mille volte di più, perché lì ci sono opportunità di questo tipo, con prodotti che non sono solo di questo genere ma anche peggio.
Credo che gli elementi di valutazione e di programmazione degli interventi in caso disastro siano assolutamente necessari, quindi è un invito anche all'ente regione, se non ha ancora una legge in materia, a intervenire per prevenire queste situazioni di gravi disagi e danni all'ambiente ma anche alla salute pubblica.
GUIDO MELIS. Grazie presidente, ho apprezzato la relazione del Ministro e anche la tempestività con cui arriva. Mi consenta signor Ministro di aggiungere un paio di cose che ho dedotto. Io sono un deputato della Sardegna, vivo a Sassari e forse sono il primo che si è recato sul posto e ne ho approfittato per fare una piccola inchiesta personale, ho parlato con molte persone, con esperti, con gli amministratori, i tecnici, i chimici e anche con esperti di queste operazioni, vecchi dipendenti dell'Enichem.
Il problema è che questa operazione di scarico di olio combustibile si è svolta in assenza delle regolari sorveglianze, perché il personale che avrebbe dovuto presenziare non era presente al momento in cui è avvenuta la fuoriuscita del liquido e quindi intercorre un periodo piuttosto lungo, non sappiamo ancora quanto, nel corso del quale il liquido si è riversato nell'acqua senza che nessuno si rendesse conto, perché mi dicono i miei esperti che sarebbe bastato forse utilizzare una cravatta, intervenire, sono successi già piccoli incidenti di questo genere in passato, ma la sorveglianza immediata ha consentito di evitare conseguenze così gravi.
Non solo, queste operazioni di scarico dovrebbero avvenire con una barriera protettiva fatta di natanti e una piccola barca che li sorveglia, in maniera tale che il liquido che sta in superficie venga bloccato da questa specie di barriera, almeno fintanto che non si interviene prontamente, naturalmente non può superare la barriera e questo consente di limitare i danni. Nell'atteggiamento di E.On che si è certamente prestata subito a riparare all'accaduto, c'è anche un tantino di complesso di colpa, perché un tantino di colpa, io credo, non voglio qui anticipare i giudizi che saranno dati in altre sedi, E.On c'è l'ha.
Aggiungo che i rimedi messi in atto da E.On sono stati rapidi, certamente efficaci, ma come diceva Realacci, per esempio, c'è qualche protesta già degli ambientalisti
sardi per lo scorticamento delle spiagge, perché si è proceduto molto rapidamente, con rastrellamenti violenti e gli scogli sono ancora in gran parte da pulire e bisogna decidere come farlo senza aggravare la situazione di degrado.
I rimedi comunque sono stati messi in atto e mi pare che E.On, non so se a lei signor Ministro questo consti, abbia dichiarato che saranno dati i risarcimenti adeguati e che l'impresa non si sottrae alle sue responsabilità. Questo naturalmente non può che renderci un po' più tranquilli su questo aspetto del problema.
Restano adesso alcune questioni, che mi sembra siano venute fuori anche nella riunione alla prefettura di Sassari che lei ha citato e che si è svolta ieri. La prima è il coordinamento dell'intervento perché si stanno verificando disguidi, di cattiva direzione dell'intervento stesso. Si tratta di decidere a chi tocca il coordinamento dell'intervento; io penso che spetti alla regione prevalentemente, però siccome quella di Porto Torres è un'area molto particolare, forse non spetta soltanto agli enti locali.
Mi piacerebbe quindi sapere qual è la sua posizione su chi deve guidare l'intervento complessivo di risanamento. In secondo luogo c'è un problema molto delicato che riguarda l'opinione pubblica. Le organizzazioni dei pescatori non soltanto della zona di Porto Torres, ma anche della Gallura denunciano che c'è stato un calo drastico in questi giorni della vendita del prodotto, perché naturalmente siamo tutti allarmati e nessuno compra volentieri un pesce che ritiene inquinato. Allora bisogna che intervenga qualcuno, un'autorità, le ASL stesse, so che il prefetto Fulvi a Sassari ha già interessato le ASL. Bisogna però che ci sia una voce autorevole che dia su questo punto una rassicurazione se c'è da dare una rassicurazione, se c'è invece da dare un allarme, naturalmente si dia un allarme e si prendano i provvedimenti del caso.
Si è detto subito dopo la perdita che non tutto l'olio combustibile versato viene poi raccolto in catrame, ma che una parte di questo olio combustibile (io non conosco la chimica e quindi non entro nei dettagli perché farei una brutta figura) rischia di diluirsi nell'acqua e di essere più difficilmente individuato. Vorrei avere anche assicurazioni su questo punto, se si sta procedendo a campionature dell'acqua anche a distanze ragguardevoli dal punto dove è avvenuta la perdita, per esempio sulle coste galluresi, per capire se vi sono altri fenomeni di inquinamento.
Infine la rimozione dei sacchi non è una questione da niente, perché si tratta di migliaia di sacchi pieni di catrame e si tratta di vedere come li si smaltisce, anche questo è un problema ulteriore, perché potrebbe ingenerare rischi di inquinamento successivo. Voglio aggiungere che ieri o avantieri il cambio delle correnti ha interessato anche l'altra zona, quella di Stintino, dall'altra parte rispetto al verso che la marea ha preso e che per ora non ci sono pericoli perché non è stato riscontrato nessun fenomeno ma siamo nel pieno dell'interparco dell'isola dell'Asinara. Bisognerebbe anche pensare che per questa zona, come lei ha detto e l'ho apprezzato, occorre una corsia preferenziale; quella costa è tutta bella, tutta importante dal punto di vista naturalistico e non solo turistico, però il Parco dell'Asinara è una cosa unica al mondo, deve essere assolutamente protetto.
Gli amministratori di Porto Torres hanno fatto una proposta: che vi sia un'adeguata dotazione di mezzi del Ministero dell'ambiente di stanza all'Asinara, che possano intervenire prontamente senza aspettare che venga dato l'allarme e che si attivi tutta la filiera. L'intervento è stato certamente pronto rispetto all'allarme, non rispetto alla perdita, torno a dire, perché l'allarme è arrivato troppo tardi rispetto alla perdita. L'intervento è stato pronto, ma naturalmente non quanto sarebbe stato se avessimo avuto dei mezzi di immediato intervento sul luogo e se ciò si verificasse all'Asinara avremmo un problema molto grave da risolvere.
Apprezzo che sia stato istituito il tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, chiedo che le amministrazioni provinciali e comunali interessate e la
regione sarda siano fortemente protagoniste di questo momento e che siano chiamate, ognuna nell'ambito delle sue responsabilità, a collaborare all'attività di risanamento. Personalmente mi sono fatto l'idea, ho avuto anche un colloquio con il prefetto di Sassari proprio poco fa e ho parlato anche con i sindaci dei principali comuni costieri, che non siamo nell'ambito dell'emergenza nazionale, perché gran parte dell'intervento, mi pare di capire, è stato già attivato e mi sembra che le autorità locali siano un po' più tranquille di quanto non fossero qualche giorno fa quando forse io stesso ho richiesto una misura così drastica. Anche questo, come diceva Realacci, va appurato, si tratta di accertarlo e se necessario lo si farà; bisogna stare molto attenti, perché naturalmente uno stato di emergenza nazionale si riverbera sia sull'attività turistica che su quelle economiche della zona e può produrre degli effetti molto negativi. Tuttavia, se fosse necessario per la salute pubblica, naturalmente non ci opporremmo.
GIULIO CALVISI. Io intervengo condividendo molte delle cose che sono state dette e per aggiungere qualche dato di mia conoscenza e per fare qualche valutazione politica, naturalmente rispecchiandomi in quello che hanno detto i colleghi Melis e Realacci, e non discostandomi molto anche da quello che diceva l'onorevole Pili.
C'è un'inchiesta della magistratura che stabilirà di chi sono le responsabilità; certo sarebbe opportuno sapere in tempo, come già è stato chiesto, qual è l'entità del danno, non solo sui metri cubi, ma anche sapere quanto è rimasto in mare e quanto è spiaggiato e diventato catrame, perché non tutto si è solidificato e non tutto quello che è arrivato a terra è diventato catrame. Ho parlato con dei volontari che mi hanno dato anche le fotografie che prima ho fatto vedere al Ministro, dove si vedono degli scogli apparentemente di colore naturale, poi ci si avvicina, ci si passa la mano con un guanto e quel guanto diventa nero.
Bisogna quindi sapere effettivamente che cosa è arrivato e se effettivamente quello che è stato dichiarato poi corrisponde al vero. Dico questo anche perché, alcuni volontari con cui ho parlato hanno descritto dei problemi, che riporto, perché sono sicuro che saranno oggetto di valutazione da parte dell'ISPRA: alcuni dei volontari che domenica scorsa sono andati a raccogliere il catrame dalla spiaggia, nel pomeriggio hanno avuto nausea, arrossamenti agli occhi e non hanno potuto ritornare in spiaggia per continuare il loro lavoro.
Domanda: che cosa è fuoriuscito, solo olio combustibile che poi diventa catrame, come quello che abbiamo visto in altre occasioni oppure è fuoriuscita qualche altra cosa?
Le aree interessate. Parliamo fino adesso dei comuni di Sassari, Sorso, Porto Torres, Aglientu, Santa Teresa e Castelsardo. Voglio ricordare un dato: l'11 c'è la fuoriuscita, il 19 c'è l'allarme a Santa Teresa, prima del 19 questa macchia d'olio non era arrivata a Santa Teresa. Siccome abbiamo parlato del Parco dell'Asinara, del parco della Maddalena, non è che il 30 parliamo dell'arrivo di questa macchia oleosa all'Asinara o alla Maddalena?
Il buco quindi a cui accennava anche il Ministro, non è stato di quarantotto ore, è stato di quasi dieci giorni, perché questa marea nera, che magari possiamo non definire così perché tecnicamente non risponde a parametri di grandezza per poter essere definita così, dopo dieci giorni è arrivata laddove non avrebbe dovuto arrivare.
Adesso c'è un problema di prelievo, raccolta, stoccaggio e conferimento del materiale inquinante. È stato detto, lo ha ricordato il Ministro, chi fa queste cose? C'è un problema anche di coordinamento di cui si parlava, perché le prime attività di prelievo e raccolta sono state fatte da E.On, che come ha ricordato l'onorevole Pili a un certo punto ha provveduto alla raccolta del catrame, ma l'hanno lasciato in una spiaggia, mi pare a Platamona, se ne sono andati e la notte sono arrivate le onde del mare e hanno riportato quel materiale inquinante in mare.
Sulla dichiarazione dello stato di emergenza condividiamo quello che ha detto il Ministro: se c'è da dichiarare lo stato di emergenza noi lo dichiariamo, quindi questo tavolo tecnico approfondirà tutto quello che c'è da approfondire.
Vorrei poi mettere in evidenza un'altra cosa, che c'è una seconda fase; finita questa attività dell'emergenza, prelievo, raccolta, stoccaggio, conferimento del materiale inquinante che viene raccolto, poi c'è la seconda fase che è quella della caratterizzazione e del monitoraggio continuo per una valutazione effettiva dei danni causati all'ambiente marino.
Seconda fase, pulizia delle rocce. Chi lo fa e con quale macchinari? Oggi leggo sulla stampa locale che E.On ha detto che loro forniranno i macchinari che sono costosi. Attenzione: io vorrei che l'opera di pulizia e di ripristino dello stato delle cose non sia appaltato a E.On. Certo è che l'obiettivo deve essere la restituzione delle coste come erano prima.
Altro aspetto e chiudo, lo ricordava adesso il collega Melis è legato alla prevenzione e al livello di sicurezza nell'area industriale di Porto Torres, perché un dato emerge con grande chiarezza, cioè che il piano di emergenza non ha funzionato.
Su questo, ne parlavamo prima con il collega Melis e con il collega Realacci, presenteremo una risoluzione su questi punti. Prendiamo atto che anche l'onorevole Pili a nome del PdL ha annunciato che presenterà una risoluzione, ci auguriamo che possa esserci un'unica risoluzione della Commissione ambiente sottoscritta da tutti i parlamentari sardi di maggioranza e opposizione.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Davvero brevissimamente. Non entro nel merito di quanto è stato fatto o non è stato fatto, a chi competeva fare e intervenire. Dico solo che ci troviamo sempre a ragionare su interventi emergenziali e io credo che anche quanto è accaduto a Porto Torres debba porre la necessità di una riflessione sulla dismissione e sulla riconversione di questi apparati produttivi.
Volevo quindi anche sapere dal Ministro se c'è una progettualità su questo fronte, in particolare a partire dalla dismissione e riconversione del petrolchimico di Porto Torres.
SETTIMO NIZZI. Vorrei dire che come è già stato chiesto dai colleghi, lo Stato, il Governo, il Ministro devono assolutamente monitorare quotidianamente la situazione.
Dovremmo anche costituirci parte civile, così come è stato detto, ma bisogna anche assolutamente procedere ad una specifica bonifica del sito. Molte volte il danno che viene fatto dall'essere umano nell'asportare il catrame è molto maggiore rispetto al danno nel lasciare una parte dell'olio combustibile che si è solidificato sulla roccia, per cui sono necessarie ditte specializzate e macchinari. Tutti vogliono produrre e tutti vogliono darsi da fare per andare sulle rocce, magari con solventi specifici chimici o con macchinari particolari: ebbene il più delle volte si è visto che il danno è stato maggiore a seguito dell'opera dell'uomo e su questo dobbiamo vigilare molto attentamente.
Un'altra cosa importante, nella sfortuna siamo stati fortunati: in Sardegna c'è uno dei maggiori impianti di smaltimento di scorie di idrocarburi del mondo. Dovremmo chiedere ai nostri amici dell'Internazionale Football Club di darci una mano per smaltire tutti quei sacchi di idrocarburi e di catrame e di olio sversato.
Per questo siamo facilitati, immediatamente si obbliga l'E.On a trasportare tutti quei sacchi accumulati direttamente alla SARA senza lasciarli un minuto in più, non ci fanno niente sulla spiaggia, non dobbiamo costituire e realizzare un deposito temporaneo di quegli idrocarburi, basta caricarli sul camion e portarli direttamente a Cagliari e abbiamo fatto già un buon lavoro per la nostra isola.
Purtroppo gli incidenti capitano, dovremmo essere molto più attenti, le aziende dovrebbero essere molto più attente ma una volta fatto il danno bisogna far sì che ci sia non solo l'allarme immediato, ma che ci sia l'azione immediata. Le popolazioni si sono mosse perché è più
importante per le popolazioni locali la salvaguardia delle loro coste rispetto a dover aspettare un risarcimento economico.
Il risarcimento economico noi lo avremo se nel giro di una settimana, dieci giorni, il Ministero dell'ambiente dirà chiaramente che non ci sono più idrocarburi che galleggiano sull'acqua e che la quantità di idrocarburi e catrame depositati sulle rocce e sulle spiagge è infinitesimale. Noi ci aspettiamo questo per non avere un danno economico importante per le nostre future stagioni estive.
ALESSANDRO BRATTI. Molto velocemente, volevo semplicemente chiedere alla luce di questo incidente, che fortunatamente si spera si chiuda in maniera positiva, se esiste un protocollo, signor Ministro, o una serie di procedure ben definite per quanto riguarda questi casi relativamente nelle vicinanze della costa.
È noto che per le situazioni off-shore sono previsti determinati interventi, però mi sembra che il sistema in atto nelle vicinanze costiere quando capitano incidenti di questo genere, sia definito dagli operatori abbastanza farraginoso e quindi si tratterebbe di capire chi è responsabile quando succedono queste cose, chi coordina, chi interviene, cioè quali sono le procedure che si attivano in situazioni del genere? Perché adesso è stata colpita la Sardegna, ma di situazioni analoghe nel nostro Paese ce ne sono tante altre.
L'altra questione che volevo sollevare non riguarda più comunque lei, ma riguarda propriamente la regione Sardegna che ha un'agenzia ambientale che è l'ARPAS, l'ultima agenzia formata in Italia che mi risulta sia ad oggi ancora commissariata. Questa agenzia è la più giovane, visto che parecchi colleghi hanno rilevato la necessità di controllare in maniera attenta emergenze ambientali molto importanti, mi chiedo se non sia il caso che questa agenzia finalmente abbia la connotazione di una vera e propria agenzia ambientale come quelle che esistono in alcune regioni del Paese.
PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Prestigiacomo per la replica.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Desidero ringraziare tutti i parlamentari che sono intervenuti, in particolar modo i parlamentari della Sardegna che con i loro interventi hanno anche messo in luce alcuni aspetti che vanno ulteriormente approfonditi, perché è nostra intenzione fare piena luce su quanto è accaduto.
Io mi sono limitata a riferire una sintesi delle informazioni in possesso del Ministero, ma, anche per consentire a voi di intervenire altrimenti avrei occupato tutto il tempo, ho lasciato qui a disposizione della Commissione, sia una relazione tecnica fornita dall'ISPRA che una nota della Capitaneria di porto che riferisce della riunione che si è svolta ieri a Sassari, e anche un dettaglio giorno per giorno della cronologia di tutti gli interventi fatti. Ovviamente ringrazio i parlamentari non della Sardegna che si sono interessati della questione.
Per quanto riguarda alcuni dei quesiti che voi avete posto, io dopo la riunione che si svolgerà in Presidenza del Consiglio, potrò fare un ulteriore passaggio in Commissione e quindi dare delle risposte precise. Posso però dire che per quanto riguarda il coordinamento degli interventi ci sono delle procedure che sono assolutamente anche segnate dalla norma che ho citato; intervengono innanzitutto le capitanerie di porto, gli enti locali, ma immediatamente contattano il Ministero dell'ambiente che anche in questo caso, nonostante la gara d'appalto per il servizio marino non sia ancora conclusa, come sapete è stato definito un contratto ponte con il consorzio Castalia che per fortuna in questo caso è stato necessario perché è potuto intervenire.
Anche con la regione, con la quale siamo in costante contatto, c'è piena sintonia e pieno coordinamento quindi io devo dire che anche la riunione di ieri in prefettura ha registrato, dopo le prime preoccupazioni anche da parte dei sindaci,
una comune volontà a collaborare quindi non ci sono problemi che da questo punto di vista.
Ho appreso da voi che E.On si è dichiarata disponibile a risarcire eventuali danni, questo è un fatto molto positivo, a noi ancora non lo ha formalizzato; quindi questo ovviamente sarà un ulteriore elemento che dovremo verificare, perché certamente ci sono dei danni anche al di fuori del SIN e bisognerà verificare attraverso quali procedure attivare una richiesta di risarcimento.
Credo che l'idea di trasferire la problematica alla Presidenza del Consiglio e quindi di confrontarsi con la Protezione civile sia stato la più saggia, perché nessuno qui vuole sminuire la portata dell'evento, però credo che sull'onda dell'emotività e anche della paura, formalizzare uno stato di emergenza forse potrebbe non essere la soluzione più giusta per la vera entità del danno, ma anche per i risvolti che questa potrebbe avere. Considerate che noi abbiamo chilometri e chilometri di costa italiana che praticamente tra ZPS e tutte le altre varie riserve nazionali e regionali, è sottoposta a particolare regime. Se noi con la motivazione che siamo in un'area particolarmente bella e vicina a siti protetti intendiamo sostenere questa tesi per la dichiarazione dello stato d'emergenza, attiviamo un meccanismo che non sappiamo dove ci porta in futuro.
Ci vuole quindi tanta analisi e fare una cosa che sia poi condivisa, fermo restando che bisogna ripulire le spiagge, che bisogna farlo nel modo migliore e che ovviamente non siamo noi dei tecnici ma per quello che mi dicono sono state già individuate le metodologie per ripulire le coste dal catrame.
Come voi sapete c'è una quantità di disperdente obbligatorio per legge che i Paesi devono tenere in dotazione proprio per fronteggiare eventuali incidenti di questo tipo, ma che in questo caso non sono stati ritenuti adatti proprio perché, come diceva l'onorevole i disperdenti, che non sono altro che dei solventi, possono essere invece più dannosi.
A me sembra quindi che tutte le precauzioni siano state messe in campo e mi sento di dire che tutti hanno risposto in maniera assolutamente pronta ed efficiente. Se il Presidente è d'accordo io quindi mi riservo di riferire magari tra qualche giorno a seguito del tavolo che si apre a Palazzo Chigi.
Se posso permettermi, dato che ho saputo l'esito della votazione sulla proposta di nomina del dottor La Porta all'Agenzia per la sicurezza nucleare, desidero ringraziare la Commissione ambiente per il sostegno che è stato amplissimo a favore del dottor La Porta, che quindi ci dà la possibilità finalmente di avviare l'Agenzia per la sicurezza nucleare. Desideravo fargli anche gli auguri, perché dopo un passaggio delicato che ha visto una delle nomine fermarsi proprio qui alla Camera dei deputati, credo che va dato atto alla persona del dottor La Porta di aver saputo rimettere un po' tutti d'accordo.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Prestigiacomo e dichiaro concluse le comunicazioni del Governo.
La seduta termina alle 16,10.