Sulla pubblicità dei lavori:
Alessandri Angelo, Presidente ... 3
Audizione del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, sulle nuove misure per la promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Alessandri Angelo, Presidente ... 3 7 15 21
Benamati Gianluca (PD) ... 14
Bratti Alessandro (PD) ... 8
Dionisi Armando (UdCpTP) ... 12 19
Dussin Guido (LNP) ... 7 19 20
Ghiglia Agostino (PdL) ... 11
Margiotta Salvatore (PD) ... 14
Mariani Raffaella (PD) ... 20
Passera Corrado, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti ... 3 15 17 19 20 21
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 13
Realacci Ermete (PD) ... 9 17 20
Stradella Franco (PdL) ... 15 20
Viola Rodolfo Giuliano (PD) ... 11
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 10
ALLEGATO:Documentazione consegnata dal Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera ... 22
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti:
Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.
[Avanti] |
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 14,40.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, sulle nuove misure per la promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Nel ringraziarlo per la presenza, do la parola al Ministro Passera per la relazione.
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Abbiamo depositato della documentazione perché alcune tavole che illustrerò nella relazione sono più facili da spiegare avendole davanti che non descrivendole a parole. Nell'illustrare la relazione farei riferimento ad alcune di queste tavole - non tutte sono necessarie per seguire la presentazione - ma, naturalmente, tutte sono a disposizione della Commissione.
Vorrei ringraziare la Commissione per l'opportunità che ci offre di illustrare e di confrontarci oggi sul provvedimento molto atteso del Quinto conto energia, che rappresenta un mattone fondamentale del nostro disegno di sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili. Negli ultimi mesi ci siamo confrontati in maniera costruttiva con tutte le parti interessate, Parlamento, Ministero dell'ambiente, Autorità per l'energia elettrica e il gas, associazioni di categoria, regioni ed enti locali, recependo molti dei contributi che migliorano l'applicabilità dei decreti mantenendo inalterati gli obiettivi complessivi.
Vorrei, quindi, con questo intervento, relazionarvi sugli aspetti chiave del decreto che sarà emanato a giorni, alcuni dei quali contengono delle novità rispetto al testo originario che conoscete, e su come il provvedimento si collochi in maniera coerente all'interno della nuova strategia energetica nazionale rappresentandone una delle priorità.
Le energie rinnovabili elettriche sono un pilastro fondamentale della strategia energetica italiana. Il Governo intende superare gli obiettivi europei 20/20/20. Questo è un punto molto qualificante. Non solo siamo vicini a raggiungere l'obiettivo per la parte di produzione da energie rinnovabili di energia elettrica, ma intendiamo superarlo con le scelte che stiamo prendendo e prenderemo.
Come ho già ribadito in altri interventi, inclusa l'ultima audizione in materia al Senato, in un contesto internazionale del settore energia in grande evoluzione l'Italia deve formulare una propria strategia energetica nazionale incentrata su obiettivi
chiari e coerenti con le necessità di crescita del Paese. La tavola 2 della documentazione depositata riassume questi obiettivi: mantenere gli alti standard raggiunti per la qualità del servizio - non dobbiamo dimenticare che l'Italia può vantare un'alta qualità del servizio - e l'impatto ambientale, elemento chiave delle politiche europee definite dal pacchetto clima energia, appunto il 20/20/20, e da Energy roadmap 2050; continuare a migliorare la nostra sicurezza e indipendenza di approvvigionamento. Soprattutto, è necessario ridurre il costo dell'energia per i consumatori e favorire la crescita economica sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico.
Per perseguire questi obiettivi e tenendo conto dei nostri naturali punti di forza, abbiamo individuato cinque priorità di sviluppo della strategia energetica, tra le quali lo sviluppo delle energie rinnovabili.
La prima priorità è la promozione dell'efficienza energetica; la seconda lo sviluppo dell'HUB del gas sud europeo (l'Italia può, cioè, svolgere un ruolo di HUB a livello di Mediterraneo e per il sud dell'Europa); la seconda è lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, la terza riguarda le energie rinnovabili, cioè il tema di cui parliamo nella riunione di oggi; la quarta è il rilancio della produzione nazionale di idrocarburi, dove questo è possibile; la quinta priorità, infine, è la modernizzazione del sistema di governance.
Le energie rinnovabili sono una priorità perché contribuiscono al raggiungimento di tutti gli obiettivi della strategia energetica principalmente grazie ai benefici in termini di impatto ambientale, alla riduzione della dipendenza da combustibili fossili con impatto sulla sicurezza di approvvigionamento e sulla bilancia dei pagamenti, all'appiattimento della curva della domanda con potenziale impatto positivo sul mercato all'ingrosso, e alle importanti ricadute sulla filiera economica nazionale.
In particolare, per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, è molto importante il contributo italiano sul totale degli investimenti per le tecnologie geotermiche, biomassa, idroelettrico ed eolico. Dal 70 al 90 per cento del contenuto di queste produzioni energetiche sono di filiera nazionale ed è pari a circa il 50 per cento per il solare, in quest'ultimo caso in crescita dopo l'impulso degli ultimi anni. Anche in Italia, infatti, si sono create filiere tecnologiche in questo settore. Si pensi alla progettazione e installazione, ma anche, ad esempio, alla produzione di inverter. Questi valori sono nettamente superiori a quelli delle tecnologie termiche tradizionali, in cui il contenuto italiano è soltanto intorno al 20 per cento.
Il Governo considera, quindi, le energie rinnovabili di importanza strategica e intende continuare a svilupparle e incentivarle nonostante il difficile momento che il Paese sta attraversando, superando gli obiettivi europei, come abbiamo detto, del 20/20/20. Nell'ambito del pacchetto clima energia l'obiettivo italiano per le rinnovabili è pari al 17 per cento del consumo complessivo. Nel settore elettrico questo è pari al 26 per cento, ossia circa 100 terawatt. A pagina 4 della documentazione depositata vedete come l'obiettivo italiano relativo al 20/20/20 si suddivida nelle diverse categorie.
A fine 2011 gli impianti installati raggiungevano già una produzione annua di 94 terawatt. In pratica, l'obiettivo al 2020 è già quasi raggiunto con circa 8 anni di anticipo. A pagina 5 della documentazione vedete come sia salita velocemente la produzione annua attraverso energie rinnovabili e come siamo vicini al livello del 100, implicito nell'obiettivo 202020.
In molti Paesi d'Europa, anche a causa della crisi finanziaria, è in corso un ripensamento delle politiche nazionali sulle rinnovabili e in qualche caso in maniera drastica. È recente la decisione da parte di Spagna e Portogallo di bloccare a tempo indeterminato tutti gli incentivi, mentre Germania e Gran Bretagna stanno riducendo drasticamente gli incentivi al fotovoltaico.
Data l'importanza strategica che il Governo assegna alle energie rinnovabili nell'ambito
della strategia energetica, gli obiettivi sono stati rivisti al rialzo arrivando nel settore elettrico fino al 32-35 per cento rispetto all'obiettivo del 26 per cento (tavola 6). Ciò significa che, per ragioni che reputiamo importanti, nei programmi che ci siamo dati e attraverso il decreto di cui stiamo parlando ci poniamo l'obiettivo di arrivare al 32-35 per cento anziché al 26, ossia 30 terawatt di elettricità da fonti rinnovabili.
L'approccio finora seguìto - è la ragione per cui abbiamo dovuto cambiare alcune delle impostazioni finora seguite - ha una serie di ragioni perché non sia considerato ottimale. Ci sono state tre principali criticità nella strategia finora seguita (come riportato, in dettaglio, a pagina 8 della documentazione): innanzitutto, ci si è focalizzati sulle rinnovabili elettriche anche in quanto più semplici da sviluppare rispetto alle rinnovabili termiche o a misure di efficienza energetica; questo secondo tipo di interventi risulta molto più efficiente da un punto di vista economico con costi medi di abbattimento delle emissioni significativamente inferiori o, addirittura, con un ritorno economico netto positivo. I dettagli sul contributo che le diverse forme di intervento sull'efficienza energetica rispetto alla produzione possono portare è descritto a pagina 9 della documentazione.
Sono in fase di discussione con i ministeri concertanti specifiche misure da parte del Governo destinate alle rinnovabili termiche e all'efficienza energetica con un prossimo decreto incentrato, in particolare, sui piccoli interventi, che presenteremo alle regioni entro qualche settimana.
In secondo luogo - stiamo parlando delle ragioni, per cui era necessario introdurre alcune modifiche - il forte sviluppo in Italia delle rinnovabili elettriche è stato per molti aspetti prematuro. Non si è tenuto conto che, grazie all'evoluzione tecnologica, i costi di queste tecnologie sono in forte diminuzione. Se, anziché il boom di impianti fotovoltaici nel 2010-2011, avessimo favorito un andamento graduale e crescente su un arco di 6 anni, avremmo potuto installare più del doppio degli impianti a parità di spesa. Vedete questo calcolo a pagina 10 della documentazione: la linea nera è quella dell'andamento degli incentivi rispetto all'andamento del costo di alcuni fattori delle tecnologie che hanno avuto un andamento ben più calante di quanto sia stato l'andamento del livello di incentivi.
Il livello di incentivi unito alla mancanza di adeguati meccanismi di programmazione dei volumi ha determinato una vera e propria esplosione degli impianti installati, in particolar modo nel fotovoltaico. Il dato è presente a pagina 12 della documentazione. Nel 2011 siamo stati il Paese che ha installato più capacità al mondo, circa 9.000 megawatt, quasi sei volte l'installato nello stesso anno degli Stati Uniti, e siamo a oggi il secondo Paese dopo la Germania per capacità installata.
Il livello degli incentivi sulle rinnovabili elettriche è stato molto generoso, soprattutto per il solare. La remunerazione totale dell'energia è stata circa il doppio della media europea e, in particolare, dei livelli tedeschi per quanto riguarda il fotovoltaico. Anche le altre tecnologie hanno beneficiato di livelli di remunerazione ben più elevati rispetto a tutti gli altri Paesi europei. A pagina 11 della documentazione vedete che l'esplosione, l'accelerazione, e quindi il grosso onere che come Paese ci siamo presi, è anche dovuto a un livello unitario di incentivi molto superiore a quello dei Paesi in qualche modo confrontabili.
Tutto questo si è tradotto in un costo molto elevato per il Paese pur tenendo conto dei vantaggi di cui ho parlato precedentemente. Gli incentivi alle rinnovabili nel 2011 sono costati agli italiani circa 9 miliardi di euro in bolletta su 42 miliardi complessivi escluse le imposte, in crescita del 200 per cento, dai 3 miliardi del 2008 rispetto a una crescita del 7 per cento circa degli altri costi in bolletta. Anche l'Autorità, segnalando separatamente ad aprile l'aumento in bolletta pari a circa 21 euro all'anno per una famiglia tipo, dovuto direttamente agli incentivi e alle fonti rinnovabili, ha voluto giustamente richiamare
l'attenzione dei decisori pubblici sulla necessità di rivedere i meccanismi di incentivazione.
Su 15-20 anni il costo cumulativo complessivo degli incentivi alle rinnovabili sarà, infatti, pari a circa 170 miliardi di euro. La cifra è riferita a ciò che è già stato garantito, per cui questi 170 miliardi non sono più modificabili sulla base dei contratti esistenti, principalmente dovuta al fotovoltaico. A pagina 13 della documentazione avete i numeri di dettaglio: vedete a quanto ammonta l'onere legato a questi programmi che si sono completati negli anni passati.
Occorre continuare a sviluppare le energie rinnovabili con un approccio alla crescita più virtuoso basato sull'efficienza dei costi e sulla massimizzazione del ritorno economico e ambientale per il Paese. In questo contesto, è in corso di emanazione il Quinto conto energia, che ridefinisce il sistema incentivante per il fotovoltaico in parallelo al decreto ministeriale relativo alle altre fonti rinnovabili.
Il Governo intende superare gli obiettivi 202020 europei e, per far questo, abbiamo deciso di incrementare di 3,5 miliardi di euro all'anno gli incentivi a regime dagli attuali 9 a circa 12,5. È forte, dunque, l'impegno del Paese - si tratta, infatti, di soldi sia dei cittadini sia delle imprese - ad aumentare, senza lasciarlo andare come sarebbe andato autonomamente, che sarebbe stato un rischio di raddoppio su tutte le rinnovabili elettriche, complessivamente nei vent'anni di 70 miliardi, che si aggiungono agli attuali 170.
In particolare, con il Quinto conto energia gli incentivi per il fotovoltaico sono stati incrementati di 700 milioni di euro all'anno, portandoli da 6 a 6,7 miliardi di euro all'anno, mettendo a disposizione circa 14 miliardi ulteriori nei prossimi vent'anni, che si aggiungono agli attuali 120.
La revisione degli incentivi è stata formulata in modo da avvicinarsi ai livelli europei in termini di incentivi unitari pur rimanendo al di sopra - con le riduzioni che abbiamo introdotto rimaniamo, comunque, al di sopra degli altri Paesi - e accompagnando verso la competitività grid parity e l'integrazione del sistema elettrico la tecnologia solare. Così facendo, si stabilizza l'incidenza dell'incentivo sulla bolletta producendo una riduzione di spesa rispetto al costo inerziale che si sarebbe raggiunto con il precedente regime.
I meccanismi disegnati favoriscono lo spostamento del mix verso le tecnologie più virtuose. Sono, ad esempio, previsti premi e privatizzazioni per le tecnologie con maggiori ricadute sulla filiera economica e sull'innovazione, come fotovoltaici con caratteristiche innovative, e di produzione europea, per benefici di impatto ambientale, come la sostituzione eternit, impianti su edifici ad elevata efficienza energetica, per impianti di più piccole dimensioni, per impianti che operano in autoconsumo e che sono meglio integrati con il mercato elettrico complessivo e con la rete.
Sono stati, inoltre, introdotti meccanismi che pongono le basi per uno sviluppo ordinato e sostenibile del settore attraverso il governo dei volumi, registri con criteri di priorità di accesso definiti per impianti di dimensioni medie e grandi. Prima non esisteva praticamente alcun «rubinetto» e ci è scappato di mano il volume totale. In questi ultimi mesi e, in particolare, nelle ultime settimane, il Governo si è confrontato ampiamente sui nuovi schemi di incentivo con tutte le parti interessate, Autorità per l'energia elettrica e del gas, Parlamento, associazioni di categoria, regioni ed enti locali, valutando e recependo molte delle richieste che contribuiscono a migliorare l'applicazione dei decreti.
Oltre all'incremento complessivo del budget ci sono alcuni esempi, come quelli che vado a illustrare: una maggior flessibilità nella definizione delle soglie oltre le quali scatta il meccanismo dell'iscrizione al registro con esenzioni nei limiti dei volumi dedicati per cinque categorie di impianti, quelli innovativi, a concentrazione, in sostituzione di amianto, di amministrazioni
pubbliche e in zone terremotate dell'Emilia; una semplificazione delle procedure che attengono al meccanismo dei registri per ridurre al massimo gli oneri e gli adempimenti da parte degli investitori - l'iscrizione al registro avverrà mediante presentazione di dichiarazione sostitutiva o di atto di notorietà con la quale l'interessato dichiara di avere l'autorizzazione e i requisiti; l'introduzione di premi specifici per i prodotti di origine europea, per la sostituzione di copertura eternit e di un incentivo particolare per il fotovoltaico innovativo; l'introduzione di un ampliamento nell'applicazione degli incentivi anche ai fabbricati rurali, alle cave e alle miniere, agli edifici produttivi non soggetti all'obbligo di certificazione energetica, come i capannoni non condizionati termicamente, alle aree e ai distretti di crisi industriali; una gestione più graduale della data di entrata in vigore dei nuovi incentivi affinché possano
confermarsi le aspettative in base alle quali gli investimenti sono stati messi in atto, assicurando un intervallo di tempo sufficientemente ampio a partire dal raggiungimento della soglia dei sei miliardi.
Ci aspettiamo che il Quinto conto energia così riformato garantisca livelli di potenza annua installata elevati. A pagina 17 della documentazione sono descritti gli obiettivi che ci siamo posti in termini di potenza installata, di superare ampiamente gli obiettivi europei, di ridurre gli sprechi e gli oneri eccessivi sulla bolletta e di favorire lo sviluppo della filiera economica italiana.
In grande sintesi, questi sono i punti. Nella documentazione trovate anche altri dati su cui ci siamo basati per il lavoro svolto e, ovviamente, siamo pronti ad ascoltare i vostri suggerimenti.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Passera e, nell'autorizzare la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata (vedi allegato), do la parola ai colleghi che vogliano intervenire per porre domande o formulare osservazioni.
GUIDO DUSSIN. Grazie, Ministro. Per quanto riguarda questo settore, come Commissione già da parecchio tempo siamo convinti che questi incentivi siano stati sì, come sostiene, buoni per chi investiva negli anni, ma una soluzione che avremmo dovuto e possiamo trovare è quella della rinegoziazione di questi incentivi. La Germania in questo senso ha fatto qualcosa di positivo. Possiamo farlo anche noi prolungando il tempo delle incentivazioni, trovando varie soluzioni che ci diano la possibilità di puntare veramente sulle rinnovabili.
In ogni caso, le rinnovabili già da un certo periodo sono comunque indirettamente penalizzate e non considerate come un elemento di sviluppo. Oggi, tuttavia, il settore dell'edilizia, seppure in sofferenza e quindi con numeri negativi, «tiene botta» solamente - lo dico in modo popolare e da cantiere - perché il settore delle rinnovabili funzionava, per cui il settore dell'edilizia ha fatturato per tramite degli elettricisti, degli idraulici, ma non sicuramente grazie alle imprese di costruzioni. Confidiamo e speriamo che nel Quinto conto energia si tenga conto di questo e, anzi, sia considerato centrale il tema della rinegoziazione degli incentivi.
L'altra mia richiesta è che il Governo ci aiuti a portare a compimento l'iter delle proposte di legge sul cosiddetto «sistema casa-qualità», già approvato dalla Camera e attualmente all'esame del Senato, dove si intende introdurre alcune modifiche. Il mio auspicio e la mia richiesta è che, anche grazie al contributo del Governo, sia possibile riapprovare alla Camera in tempi rapidi il provvedimento per mettere finalmente a disposizione degli operatori del settore misure coerenti con obiettivi come quello della «casa passiva» (cioè della costruzione di abitazioni capaci di assicurare il benessere termico senza o con una minima fonte energetica tradizionale). Si tratta di un provvedimento che va proprio nella direzione dello sviluppo delle energie rinnovabili e che può congiungersi senz'altro alla filiera economica delle rinnovabili. Esiste, infatti, nell'ambito del sistema casa-qualità
proprio una branca che riguarda le energie rinnovabili, per cui anche con l'approvazione della legge sul sistema casa-qualità possiamo inserire alcuni elementi positivi per lo sviluppo del settore delle rinnovabili.
ALESSANDRO BRATTI. Grazie, signor Ministro. Ho alcune domande di carattere generale, altre di carattere puntuale. Vorrei capire, innanzitutto, rispetto al confronto che avete avuto con le regioni e gli enti locali in sede di Conferenza unificata - le notizie sono tante e variegate - quali delle loro proposte avete accolto e quante e quali non avete accettato. È vero, infatti, che avete incontrato tutte le parti, ma negli incontri, a quanto è dato sapere, non ci sono sempre state opinioni condivise rispetto alle misure e agli strumenti che avete predisposto. Peraltro, siccome all'esito della Conferenza unificata il Governo ha assunto l'impegno di recepire una serie di osservazioni delle regioni e degli enti locali in sede di emanazione definitiva dei due decreti, modificando il testo degli schemi di decreti originariamente adottati, vorrei capire quali di quelle osservazioni sono state recepite e
dunque vi accingete ad inserire nel testo definitivo dei decreti.
Nei mesi scorsi, e anche oggi, abbiamo approfondito in maniera molto dettagliata la questione relativa all'ammontare degli incentivi, ma in realtà nella discussione non si è posta mai un'adeguata attenzione al tema - lo chiamo così per semplicità - del carico burocratico che insiste sul sistema complessivo di incentivazione delle energie rinnovabili. Se si confrontano le vicende della installazione di un impianto fotovoltaico da 3 chilowatt su tetto in Italia e in Germania, si vede che sicuramente gli incentivi tedeschi sono minori, ma anche il numero delle autorizzazioni necessarie è minore! Altri Paesi hanno, infatti, un numero di autorizzazioni minori e un carico burocratico molto minore rispetto all'Italia, dove non c'è solo un carico burocratico a livello centrale, ma c'è anche un carico burocratico da parte del sistema degli enti locali. È anche questo elemento, forse, va in qualche modo regolato! Al singolo
installatore, infatti, sono rivolte richieste e incombenze amministrative diverse dai singoli comuni e spesso anche nella stessa regione tali incombenze non sono tutte uguali e tutto questo crea negli operatori un disorientamento non da poco.
A questo proposito, una delle questioni più recenti messa in rilievo da tantissimi operatori dal fotovoltaico riguardava anche l'introduzione dei nuovi sistemi di regolazione dell'allacciamento, richiesti dalla famosa normativa CEI 0-21, e la richiesta di una tipologia d'inverter, già prevista nel Quarto conto energia, che pare però si faccia fatica a trovare sul mercato. Cito questo esempio per dire che, mentre tutti discutono sul conquibus economico degli incentivi sono queste le problematiche che si determinano dal punto di vista normativo e burocratico, tanto che per gli operatori non dico che siano minori le problematiche relative all'ammontare degli incentivi, perché non sarebbe vero, ma ce ne sono tante altre di tipo burocratico che, forse, se fossero eliminate renderebbero la discussione un po' più tranquilla.
Inoltre, lei ha citato alcune questioni specifiche, come quella dell'esenzione dall'iscrizione al registro, fra l'altro, per gli impianti realizzati con sostituzione di amianto, che era una richiesta molto forte che veniva da parte delle regioni e spero sia stata accolta in modo completo; sempre sul fotovoltaico, le chiedo: rispetto al tema degli impianti pubblici, avete preso decisioni che recepiscono le richieste di regioni ed enti locali?
Anche riguardo tutto il tema della realizzazione di impianti in siti contaminati, intendendo per siti contaminati non solo gli oltre 50 definiti siti di interesse nazionale, ma tutti quelli dove c'è un interesse concreto, avete preso in considerazione la possibilità di inserire misure per aiutare a bonificare, ad esempio, le circa 8.000 discariche abusive di questo Paese che, se non si mettono in campo dei percorsi
incentivanti, rischiano di rimanere tali per sempre, dato che per bonificare tout court occorrono molti quattrini.
Ho letto, inoltre, alcuni articoli di stampa dedicati specificamente agli incentivi per gli impianti a biogas e biomassa, tema delicato da tanti punti di vista, secondo i quali il sistema incentivante pensato dal Governo per aiutare i piccoli impianti a filiera corta, a conti fatti, rischia di privilegiare non i piccoli impianti, ma una forchetta di impianti a biomassa diretta, quindi non a biogas. Inoltre, in relazione al biogas, vorrei chiedere se è previsto un percorso privilegiato per gli impianti che recuperano rifiuti organici o biogas da discarica perché anche a questo proposito abbiamo ricevuto segnalazioni secondo le quali, in realtà, si metterebbe tutto dello stesso calderone.
Infine, in relazione ai due decreti importanti che ha citato sulle rinnovabili termiche - aggiungo quello del biometano, con la possibilità di introdurre in rete il biogas prodotto da fermentazione aerobica e anaerobica - vorrei sottolineare che sono attesi da tempo e vorremmo sapere se e quando il Governo intende emanarli.
ERMETE REALACCI. Grazie, signor Ministro. Condivido completamente la direzione e condivido anche il giudizio negativo sull'overdose di fotovoltaico che abbiamo prodotto senza scadenzarlo nel tempo, e quindi senza far attrezzare l'industria nazionale.
Vorrei aggiungere alcune riflessioni alle questione poste dal collega Bratti. Innanzitutto, sui numeri e i dati che lei ha dato, signor Ministro. Primo: i 9 miliardi di cui lei ha parlato con riferimento alla componente A3 della bolletta elettrica mi sembrano comprendere anche qualcosa che non ha a che vedere con gli incentivi alle rinnovabili. Inoltre, nel fornire i dati credo che dobbiamo anche avere un senso della dimensione di quanto è successo. Secondo i dati forniti l'altro ieri da Confartigianato, ci sono attualmente 300.000 posti di lavoro tra edilizia e rinnovabili in senso stretto che dipendono da questo settore: non so se sia un dato vero, ma fa capire che questo è stato un settore fortemente anticiclico nel corso di questi anni. Quando si parla, quindi, di risposta economica alla crisi bisogna pensare anche a questo.
Dobbiamo intenderci anche sul significato del peso in bolletta degli incentivi. È vero, negli ultimi dieci anni la bolletta elettrica degli italiani è aumentata tantissimo. Di questo forte aumento, però, la grandissima parte è dovuta ai combustibili fossili, che hanno prodotto un aumento in bolletta di 190 euro a famiglia. La bolletta media attualmente è, seguendo i dati dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, di poco più di 500 euro. Su questa benedetta media, il peso delle rinnovabili attualmente è, complessivamente, pari a un po' meno di 65 euro all'anno. È, quindi, giusto il suo rilievo, ogni euro conta nelle tasche degli italiani, ma è giusto anche dire che quelli a carico dei cittadini per sostenere le rinnovabili sono euro che portano soldi nelle casse dello Stato, perché questi soldi sono spesi a fronte della realizzazione di impianti che producono imposte che lo Stato incassa.
Non adopererei quindi il dato del costo degli incentivi come unico punto di riferimento perché va collocato, a mio avviso, all'interno di un più ampio circuito economico. Del resto, non devo spiegare questo a lei, signor Ministro, che sa bene quanto, per esempio, nel settore bancario l'intervento a favore di impianti rinnovabili sia stato uno degli interventi più forti fra quelli per l'incentivazione di impresa. Bisogna stare, dunque, molto attenti, nella definizione dei nuovi incentivi, che certo devono andare - come principio - nella giusta direzione da lei indicata, a non strozzare un settore con le caratteristiche che ho appena richiamato.
Da questo punto di vista, torno a porre la questione che poneva il collega Bratti n ordine al recepimento da parte del Governo delle proposte avanzate dalle regioni, che, peraltro, sento almeno in parte recepite perché, per esempio, nel primo schema di decreto sul fotovoltaico c'era la follia di non prevedere quello specifico incentivo alla sostituzione dell'amianto, che è stata l'unica misura che ha portato in Italia a togliere un po' di «tetti all'amianto»
(concretamente, è quello l'unico strumento che ha realmente funzionato. Secondo le regioni, c'è stato un lungo confronto con il Governo, al termine del quale è stata avanzata una serie di richieste che in quella sede sono state condivise dal Governo: quel che vorrei capire ora è se quelle richieste sono state concretamente accettate dal Governo in sede di stesura del testo definitivo dei decreti perché su questo punto circolano delle ipotesi fra loro molto differenti.
Un'altra questione, signor Ministro, riguarda il risparmio energetico. Sono completamente d'accordo con lei, sull'importanza del risparmio energetico: è un discorso che vale per l'industria, come vale per l'edilizia. Ricordo anche, per esempio, che il peso dell'energia elettrica sulle imprese italiane, se facciamo il paragone con la Germania, è maggiore per i piccoli consumatori di energia (le piccolissime e piccole imprese), identico per i medi consumatori di energia (le imprese di medie dimensioni), più basso per i grandi consumatori di energia (le grandi imprese). Per capirci, quelli che si lamentano di più (le grandi imprese) sono quelli che pagano l'energia meno dei tedeschi. Dico questo anche per dire che, se sono fuori mercato, è dovuto ad altro, non al fatto che pagano tanto l'energia.
Un punto, tuttavia, ci sta particolarmente a cuore ed è nelle competenze di questa Commissione: la questione del risparmio energetico nell'edilizia. Da questo punto di vista, la rimodulazione delle agevolazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica degli edifici (le misure note come 36 per cento e 55 per cento) proposta con il cosiddetto «decreto sviluppo» (decreto-legge n. 83 del 2012) va, a nostro avviso, nella direzione sbagliata. Benissimo il giudizio del Governo sul fatto che l'edilizia è un settore importantissimo (il 55 per cento, peraltro, è una delle cose che più ha funzionato nell'edilizia), ma abbassare dal 55 al 50 per cento le agevolazioni per la riqualificazione energetica degli edifici e aumentare dal 36 al 50 per cento quelle per le ristrutturazioni edilizie porterà gli italiani a una minirottamazione dei bagni da qui a giugno 2013 e non produrrà né
innovazione e competitività né risparmio energetico. Meglio sarebbe, invece, stabilizzare la misura del 55 per cento, estenderla agli interventi di consolidamento antisismico degli edifici, che sono un'altra priorità del Paese, così da favorire un settore in cui l'innovazione e la competizione basata sui nuovi materiali, sulle caldaie, su un'edilizia di maggiore qualità ha prodotto e può continuare a produrre tanti posti di lavoro. Il decreto sviluppo arriverà in Parlamento e qui cercheremo di cambiarlo, ma vorremmo dialogare con lei, signor Ministro, su questo perché ci pare che quella adottata dal Governo sia una scelta che va assolutamente in direzione opposta a quello che lei ha indicato qui.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Grazie, signor Ministro, anzitutto perché la sua relazione fa emergere quei gravissimi errori che, in particolare, le forze politiche rappresentate in questo Parlamento hanno commesso per quanto riguarda il sistema di incentivazione delle rinnovabili elettriche.
Vorrei chiederle come pensa di far fronte a quegli impegni che pure, nell'audizione che ha tenuto in Senato, ha espresso a favore delle rinnovabili termiche e dell'efficienza energetica a fronte di un provvedimento, il Quinto conto energia, ancora tutto incentrato sulle rinnovabili elettriche. In particolare, non ritiene che sia assolutamente improprio usare uno strumento di questo tipo per rivedere al rialzo gli obiettivi delle rinnovabili elettriche che erano state definite nel piano nazionale sulle rinnovabili? Non mi pare assolutamente appropriato usare questo strumento per rivedere ancora una volta al rialzo solo gli obiettivi del comparto elettrico.
Anche in termini di risorse, visto che continuano a essere importanti quelle destinate all'elettrico, come pensa di far fronte al sostegno al termico e all'efficienza
energetica rispetto anche a quello che ho avuto modo di leggere e che trovo molto riduttivo nel decreto-legge sviluppo per quanto riguarda l'efficienza energetica? In questo senso, trovo condivisibile quanto affermato dal collega Realacci.
Sempre sotto questo punto di vista, le chiedo perché l'interlocuzione del Governo continua soltanto con i soggetti che operano nel settore elettrico e non è mai stato concesso un incontro, un tavolo con altri soggetti, a partire dal Coordinamento delle associazioni delle rinnovabili termiche e dell'efficienza energetica (CARTE), in modo da avere un'interlocuzione anche con i protagonisti di questi settori che, a parole, tutti ci dicono potrebbero essere dei settori importantissimi, ma di cui nessuno si fa carico.
Infine, ho sentito che nel Quinto conto energia intendete mantenete i registri, che va benissimo, ma mi auguro che questo sia per quelle soglie di potenza che inizialmente avevate individuato e che non vadano anche in questo caso a essere ulteriormente aumentate. Questo comporterebbe, infatti, una minor possibilità di controllo rispetto agli impianti che si vanno a realizzare in futuro.
AGOSTINO GHIGLIA. Grazie, signor Ministro, per la disponibilità a venire a riferire in Commissione anche su questo comparto. Vorrei rivolgerle due domande generiche e una un po' più precisa. Mi sembra di aver colto due aspetti, uno particolarmente incentrato sul fotovoltaico, tale da sostenere che ci sia stato uno sviluppo, una crescita e un'incentivazione eccessiva e che, se invece si fosse tenuto conto dell'andamento della curva dei costi, si sarebbe potuto produrre di più, installare il doppio degli impianti, come è scritto nella relazione, a parità della spesa. Vorrei, però, sapere: era possibile prevederlo prima? Era possibile prevedere che questa curva dei costi si sarebbe abbassata al punto da rendere «risparmiosa» una sua maggior spalmatura nel corso degli anni? Questo non è un dettaglio perché credo che anche le tecnologie di
questo settore si siano sviluppate in maniera assolutamente veloce nel corso degli anni, e quindi è legittima la domanda sulla prevedibilità.
Oltretutto, se la memoria non mi fa difetto, non più tardi di un anno e mezzo fa c'erano state delle critiche violentissime rispetto alla riduzione degli investimenti e delle incentivazioni sul fotovoltaico da parte di chi oggi condivide, mi sembra in toto, questa parte della sua relazione. Quando si volevano ridurre gli incentivi ci fu una levata di scudi, che oggi non mi è sembrato più di cogliere, ma ne prendo atto, anche perché solo i paracarri stanno fermi.
Inoltre, rispetto al fatto che il Governo lavori - ve ne dobbiamo rendere merito - per il superamento degli obiettivi 20/20/20, oggi siamo in grado già di avere una stima rispetto alle percentuali raggiunte? Come e se pensiamo nei prossimi anni di raggiungere queste percentuali?
Ho anche una domanda molto particolare per la quale, anche in un secondo momento, gradirei poter avere una risposta. A proposito di un'autorizzazione per realizzare un impianto di energia rinnovabile a Trino Vercellese, vorrei sapere quale sarà il futuro di questo impianto da 70 megawatt? Sarà incentivato? Io sono di Torino, e quindi non c'entro, riferisco semplicemente la domanda segnalatami da alcuni colleghi.
RODOLFO GIULIANO VIOLA. Cercherò di essere rapidissimo. Tra i punti sollevati dalle regioni, che non ho sentito citare, circa il ruolo delle pubbliche amministrazioni nella realizzazione di impianti di energie rinnovabili, soprattutto per quanto riguarda il fotovoltaico (molti sono, infatti, è inutile nasconderlo, gli enti locali, soprattutto i piccoli comuni, che hanno usato questa leva per mettere in moto anche meccanismi di finanziamento dell'ente locale) in siti inquinati e, in molti casi - lo citava prima il collega Bratti - in aree dismesse e spesso non recuperabili, specie se le dimensioni dei comuni in cui tali aree ricadono sono piccole. Penso, ad esempio, ad aree smilitarizzate, non così appetibili come un'area militare che si
trovi in centro a Milano, dove evidentemente, il recupero immobiliare può essere importante. In altri luoghi così non è, e quindi queste aree dimesse o inquinate corrono il rischio di rimanere come sono. Non so se se sia stato svolto un approfondimento da questo punto di vista e vorrei chiedere al Ministro un chiarimento e se nel Quinto conto energia possono essere inserite misure per sostenere azioni di recupero e di bonifica di tali aree anche attraverso un'apposita incentivazione ad installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
L'altra questione, invece, anche questa già affrontata dalla Commissione - noi abbiamo fatto un'interrogazione e una risoluzione su questo tema - riguarda i piani energetici regionali. In molte regioni, di fatto, siamo in assenza di un piano energetico regionale. Questo sta provocando uno sviluppo di alcuni settori (centrali biogas, biomasse e quant'altro) un po' incontrollato, soprattutto senza un piano che ne definisca la localizzazione e individui gli altri parametri su cui basare i provvedimenti autorizzatori. Questo sviluppo incontrollato sta provocando, inevitabilmente, molto spesso, una reazione di contrasto da parte delle popolazioni interessate, che spinge le amministrazioni locali a reagire nella stessa maniera, vanificando quello che mi pare sia anche un obiettivo che il Ministro ha, secondo me giustamente, sottolineato, ossia riorientare e ripartire in maniera più equilibrata fra tutte le fonti rinnovabili gli oneri necessari a promuovere lo sviluppo
di questo settore tali. Da questo punto di vista, io penso il lavoro istruttorio condotto ai fini della emanazione del Quinto conto energia sia un'occasione importante per dare risposta anche a questa problema.
Penso - l'avevamo chiesto con una risoluzione - che in questo caso forse deve esserci un atto di commissariamento del Governo su queste regioni affinché si imponga la definizione del piano energetico regionale. Senza questo strumento programmatorio c'è il rischio che il Quinto conto energia che avete predisposto non possa trovare coerente attuazione sul territorio e che provochi addirittura un vero e proprio «effetto boomerang».
ARMANDO DIONISI. Voglio ringraziare il Ministro perché ha fornito una documentazione chiara, che ci consente anche di capire meglio quanto è avvenuto in questo Paese in questo settore. Ritengo che aver raggiunto oggi l'obiettivo europeo del 20/20/20 sia un fatto estremamente positivo. Tuttavia - e non si tratta di critiche politiche - appare chiaro che la strategia del Governo nel biennio 2010 e 2011 ha portato a una spesa che, se fosse stata diluita nel quinquennio 2010-2015, avrebbe consentito di realizzare il doppio degli impianti senza costi aggiuntivi. Credo che ci sia stato un errore di scelta da parte del Governo allora in carica. Io non ero tra quelli che sosteneva di prorogare le incentivazioni ai livelli precedenti. Al contrario, ritenevo e ritengo che gli incentivi vadano riportati nell'ambito della media UE. Se, infatti, gli imprenditori tedeschi o francesi riescono a realizzare gli
impianti, non vedo perché in Italia dobbiamo incentivarli al doppio. Ritengo che la riduzione degli incentivi, così come qualcuno ha proposto, debba servire per tentare di diminuire gli effetti del Conto energia sulla bolletta degli utenti.
Nel decreto sviluppo che lei, signor Ministro ha predisposto c'è, sicuramente, la possibilità di immaginare misure che consentano al Paese di riprendersi nei prossimi anni ed io credo che fra queste misure debba esserci anche quella di dilazionare in un periodo di tempo più lungo quegli incentivi che sono stati eccessivi rispetto al mercato, destinando magari i minori costi degli incentivi ad un alleggerimento della bolletta elettrica delle famiglie italiane. Questa sarebbe, Ministro, a mio avviso, una misura necessaria per rilanciare anche il reddito delle famiglie. Parliamo, infatti, di 9 miliardi di euro all'anno e dilazionare nel tempo anche solo la metà di questi incentivi in più anni e sgravare la bolletta delle famiglie italiane di questo 50 per cento potrebbe essere una
misura importante per conseguire gli obiettivi che ci si è posti con l'emanazione del decreto sviluppo che dovremo esaminare nei prossimi giorni.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Vorrei andare un po' controcorrente. Fino a un paio di anni fa molti si dichiaravano preoccupati per il fatto che non ci si ponesse minimamente a ragionare su come raggiungere effettivamente gli obiettivi ambientali che a livello internazionale ci eravamo posti. Al contrario, c'è stata una trattativa per diminuire al 17 per cento l'obiettivo del 20 per cento di aumento dell'energia prodotta da fonti rinnovabili e si è presentata questa come una conquista dell'Italia perché altrimenti avremmo fatto soffrire troppo l'industria italiana.
Credo, invece, con tutte le confusioni, con tutti gli sprechi fatti, che sia stato un successo riuscire a vedere, alla fine, che era possibile raggiungere questi obiettivi. Abbiamo fatto male, magari abbiamo sprecato risorse, ma questi errori partono da lontano, ad esempio da quando abbiamo cominciato a dare anche gli incentivi per le rinnovabili (i cosiddetti CIP6) anche agli inceneritori. In ogni caso, non possiamo tornare indietro. Adesso si possono solo aggiustare le cose e mi pare che si stiano aggiustando. Forse quando sarà emanato il Quinto conto energia avremo lo spazio per proporre qualche suggerimento.
Già alcuni colleghi hanno, giustamente, posto alcune questioni, compresa la possibilità di rinegoziare l'ammontare degli incentivi nel tempo anche per vedere se è possibile recuperare risorse o tagliare, eventualmente, costi sulla bolletta. In ogni caso, mi pare che l'obiettivo centrale sia quello di avere la certezza di poter coordinare un piano energetico nazionale, che ancora non vediamo, con i piani energetici regionali e quello di diminuire il costo in bolletta degli incentivi.
Vorrei, però, chiedere, signor Ministro, anche ai colleghi che ci concentrassimo su quello che, invece, dovrebbe succedere secondo le enunciazioni e gli obiettivi che lei ci ha presentato. In particolare, vorrei concentrarmi su due di questi obiettivi su cui ho dei dubbi - condivido, invece, pienamente gli altri 3 obiettivi che ci ha proposto -. Il primo riguarda la questione dello sviluppo dell'hub del gas del sud Europa. Ciò vuol dire avere chiaro, tutti, dove posizionare i rigassificatori e quanti occorre realizzarne e se questo deve avvenire attraverso l'assalto selvaggio alle autorizzazioni, secondo la capacità delle singole imprese di di portarne a casa, o se invece dobbiamo noi indicare dove, come e perché realizzare gli impianti. Perché poi la verità è che tutti ci schieriamo, ogni volta (che succeda a Trieste, a Rovigo, in Sicilia, ad Agrigento), e ogni volta siamo qui a fare le barricate perché non
vogliamo i rigassificatori: ogni volta che si pone la questione del raddoppio o del rafforzamento della rete da Sud a Nord delle condotte per il gas, ognuno è lì a difendere l'ambiente interno perché si vuole passare sugli Appennini ed è una zona sismica, oppure, in caso contrario, a dire che non si può passare sulle coste e sul mare perché abbiamo le città, e quindi aree troppo antropizzate. Io invece penso che su questo tema, anche a costo di «farci male», dovremo trovare le soluzioni giuste e indicare la linea.
Allo stesso modo bisogna regolarsi sulla questione del rilancio attraverso un aumento dal 10 al 20 per cento della produzione di idrocarburi in Italia, che vuol dire, naturalmente, pozzi più vicini alle coste, normativa diversa di valutazione di impatto ambientale e quant'altro, e quindi anche alla ricerca di depositi di gas su un territorio come il nostro. Ricordiamo che nella zona del terremoto di adesso c'era uno dei grandi depositi d'Italia, nei termini di 4-5 miliardi di metri cubi, equivalenti più o meno al 5 per cento del consumo di un anno intero circa dell'Italia.
Chiedo anche su questi argomenti, che diventeranno sicuramente i temi di discussione dei prossimi mesi, di avere più elementi per capire se, effettivamente, gli obiettivi che il Governo propone sono raggiungibili oppure se sono specchietto per le allodole e ci fanno solo discutere, litigare, ma in realtà non si possono raggiungere.
Se, invece, sono concreti e si possono raggiungere, credo che si debba fare uno sforzo maggiore di conoscenza e di riflessione per capire come.
GIANLUCA BENAMATI. Sono d'accordo con l'osservazione che ha formulato chi mi ha preceduto del mio gruppo e anche altri. La mia osservazione è molto semplice, è una domanda di carattere generale. Peraltro, credo che quanto è stato detto a proposito del Quarto conto energia e dell'ammontare degli incentivi, del loro gravame sulla bolletta elettrica, del peso complessivo degli incentivi alle rinnovabili per il Paese, che possiamo giudicare positivo o negativo, corretto o scorretto - io non ne ho un'opinione negativa - sia un po' il frutto di quanto è successo negli anni scorsi.
Il Governo precedente - non possiamo dire sempre cose negative - aveva impostato le sue politiche ponendo al centro l'idea di una strategia energetica nazionale. La questione del nucleare ha tuttavia appannato tutto il discorso: c'era comunque la questione di centrare l'obiettivo europeo del 20/20/20 ma, dopo lo stop al nucleare (le cose sono andate come sappiamo), c'è stato, a mio avviso, un oggettivo momento di sbandamento.
Oggi stiamo riprendendo. La sua, signor Ministro, è una relazione di sistema e su questo vorrei porre una questione molto semplice. Ho visto sul Documento di economia e finanza che si richiama la necessità di tornare a definire una strategia energetica complessiva. Oggettivamente, determinare la convenienza o la non convenienza di una fonte sul brevissimo periodo, sul contingente, non ha molto senso. Questi sono bilanci tecnico-economici di lungo termine, per cui la mia domanda sui cinque obiettivi e su quanto avete definito nel Documento di economia e finanze è la seguente: a che punto siamo con la determinazione o la definizione vera di una strategia o, comunque, di un quadro di politica energetica nazionale che tenga in conto per i prossimi anni sia della sostenibilità strategica sia della sostenibilità economica del nostro sistema energetico? Anche tutte le questioni delle fonti rinnovabili stanno all'interno di questo discorso.
SALVATORE MARGIOTTA. Interverrò molto rapidamente - anche perché è stato detto quasi tutto - soltanto per richiamare un'indagine conoscitiva che questa Commissione ha svolto, di durata lunga, di quasi un anno, nella quale abbiamo raccolto molti dati, esperienze e provato a sintetizzare tutto in un documento conclusivo. In questo documento, tra l'altro, evidenziando che siamo tutti d'accordo sull'idea che si debba risparmiare e far scendere gli incentivi, come il Ministro ci ha detto, indicavamo una serie di misure previste nel Quinto conto energia. Alcune sono state già descritte - le riassumo brevemente - che rischiano di determinare grandi problemi in un settore che ha sì determinato i costi a cui si è fatto prima riferimento, al di là del fatto se i dati presentati siano precisi o meno, ma comunque certamente hanno determinato un costo in bolletta.
Altrettanto certamente, però, c'è stato un beneficio economico oltre che di tipo ambientale e che deve continuare ad esserci considerato che si tratta di un settore che garantisce posti di lavoro e anche economia.
Quali erano i punti che nelle conclusioni dell'indagine conoscitiva evidenziavamo, con riferimento al contenuto del Quinto conto energia? Intanto, la prevista soglia dei dodici kW per l'iscrizione al registro, a nostro parere, mette a rischio lo sviluppo di tante aziende innovative. Destano perplessità la mancata conferma del sistema autoregolante di riduzione delle tariffe già previsto nel Quarto conto energia; la soppressione del premio automatico in tariffa per gli impianti installati su coperture bonificate dall'amianto, ma mi pare che ci sia volontà di recuperarlo; la drastica riduzione del budget, che non garantisce continuità al mercato; la previsione della certificazione energetica degli edifici come barriera di accesso agli incentivi.
Vorrei sapere se su questi punti il Ministro riesce rapidamente a darci qualche speranza.
PRESIDENTE. Volevo anch'io richiamare l'indagine conoscitiva e bene ha fatto il collega Margiotta a farlo, visto che ne è stato relatore. Aggiungerei una domanda personale che era emersa durante le audizioni che abbiamo fatto. Era stato evidenziato che questi incentivi a un certo punto avevano smesso di essere tali ed erano diventati, di fatto, un finanziamento a fondo perduto degli impianti. Era diventato troppo semplice investire nelle fonti rinnovabili in questo Paese facendole pagare, tra l'altro, sulla bolletta dai cittadini. Direi che è fondamentale arrivare, in qualche modo, a una riduzione.
La questione, però, che pongo è la seguente. Ci sono alcune aree di questo Paese in cui, mancando un piano energetico regionale, è nato una sorta di far west, si sono costruiti impianti fotovoltaici, eolici senza un quadro e si era evidenziato, se lo ricordate, il fatto che ci fosse molta energia prodotta in alcune aree di questo Paese che non veniva messa in rete, ma era incentivata ugualmente per i diritti acquisiti.
Vorremmo sapere se ci sono stati da parte del Governo dei passaggi consequenziali del tipo celle a idrogeno per il recupero e il trasporto di questa energia o la reimmissione in rete e se c'è la volontà di realizzare un piano regionale, ossia prevedere anche che le varie concessioni siano legate al fatto che, se laddove serva, ci sia possibilità di distribuire energia in tempi ragionevolmente brevi per non garantirla dopo 4-5 anni. Diversamente, credo che siano altissimi i costi che paghiamo tutti. Vorrei sapere, quindi, se il piano nazionale tiene conto anche del territorio e si parta dal basso per arrivare all'alto con un'operazione un po' più sensata rispetto al passato.
FRANCO STRADELLA. Signor Ministro, le rivolgerò una domanda da «casalinga di Voghera». Lei ha affermato che la produzione di energia da fonti rinnovabili e, soprattutto, da solare e da fotovoltaico è andata oltre i limiti delle previsioni, quindi, ne deduco che c'è stato un vantaggio da parte dello Stato e delle casse erariali. Infatti, mentre gli incentivi gravano sulla bolletta elettrica, la realizzazione degli impianti genera un aumento del giro d'affari, quindi più gettito IVA, che io credo potrebbe, per una volta, essere considerato anche per immaginare un ritorno a favore dei cittadini. Capisco che è poco, sono d'accordo con lei, ma anche poco sarebbe una buona cosa.
Sul Quinto piano energia, inoltre, direi di stare attenti a evitare gli errori compiuti in passato, come l'utilizzo di aree agricole pregiate con il trucco della declassificazione delle aree agricole, avvenuto in modo diffuso. Io appartengo alla stessa area geografica del collega Ghiglia e in Piemonte c'è stata la messa in opera di fotovoltaico in aree assolutamente improprie, che avrebbero dovuto mantenere la loro destinazione agricola e non essere destinate a un reddito certamente interessante per il proprietario, ma improprio rispetto all'esigenza anche di conservare fiorente un'agricoltura che non è un'attività da non considerare.
PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Passera per la replica.
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Vi ringrazio per le domande e per i commenti. Spero di aver segnato almeno le più importanti e proverò a rispondere.
Nella prima domanda si parla di rinegoziazione degli investimenti, degli incentivi e così via: io tendo a essere contrario a interventi che modifichino contratti esistenti. Non è escluso che ci si possa arrivare, ma è un'operazione da studiare a parte. Anche altri hanno posto la questione di rivedere, cambiare i contratti, cambiamoli: io dico no. Deve essere comunque volontario. È qualcosa che potremo
valutare solo su questa base. Su questo sarei abbastanza fermo.
Quanto al confronto con la Conferenza unificata, ci siamo lasciati - c'era per conto mio, oltre all'ingegner Senni, il sottosegretario De Vincenti - su cose che stiamo realizzando, che sono quelle che vi ho detto prima e che sono nel documento che, eventualmente, possiamo anche distribuire. Certamente, abbiamo accettato una parte delle richieste e sono quelle relative alla flessibilità nella definizione delle soglie oltre le quali vale il meccanismo del registro. Abbiamo inoltre accettato il concetto delle esenzioni per quanto riguarda il registro per impianti innovativi (es. a concentrazione), gli interventi con sostituzione di amianto, gli interventi delle amministrazioni pubbliche e nelle zone terremotate dell'Emilia; abbiamo accettato le richieste di semplificazione delle procedure per quanto riguarda il meccanismo dei registri, la riduzione degli oneri e degli adempimenti da parte degli investitori, l'iscrizione a registro attraverso presentazioni e dichiarazione
sostitutiva di atto di notorietà, e quindi alleggerimento dell'onere, l'introduzione di premi specifici per i prodotti di origine europea, per la sostituzione di coperture eternit, e la previsione di un incentivo particolare per il fotovoltaico innovativo, l'introduzione di un ampliamento dell'applicazione degli incentivi anche ai fabbricati rurali, alle cave, alle miniere, agli edifici produttivi non soggetti all'obbligo di certificazione energetica e alle aree e ai distretti in crisi industriali, una gestione più graduale della data di entrata in vigore, che è stata anche leggermente modificata, affinché possano confermarsi e così via. Tutte queste sono le cose su cui ci siamo lasciati e su cui stiamo finalizzando la correzione del decreto ministeriale.
È stata giustamente fatta la considerazione sui carichi burocratici italiani superiori a quelli di altri Paesi. L'andamento dei fatti toglie però valore all'argomento. Se in un anno, infatti, è stata realizzata l'enormità degli investimenti fatti, vuol dire che, per quanto gli oneri burocratici possano essere stati un po' più alti di quelli di altri Paesi, hanno permesso comunque un investimento nel nostro Paese come in nessun altro del mondo, quindi certamente non sono stati bloccanti. In ogni caso, anche a oggi gli incentivi che proponiamo rimangono leggermente più alti di quelli di tutti gli altri.
È giustissimo il richiamo a problemi che possono essere tecnici e da risolvere e di cui possiamo farci tramite come sistemi di allacciamento di altre problematiche tecniche accennate, per cui di questo sicuramente teniamo conto.
Ai siti contaminati è stata data priorità e, per quanto riguarda gli impianti delle pubbliche, è già stato risposto.
Per quanto riguarda il privilegio, quindi un vantaggio maggiore per recupero rifiuti organici e discariche, la risposta è sì.
Entro poche settimane arriveranno anche gli altri decreti, per le rinnovabili termiche (solare termico, biomasse, geotermia, pompe di calore, biometano e altro).
Realacci mi chiede dei dati specifici. A pagina 13 e 14 della documentazione depositata ci sono dati che abbiamo visto anche con l'Autorità per l'energia elettrica e il gas. A pagina 13 è indicato il peso degli incentivi alle rinnovabili sul totale della bolletta e il loro andamento nel corso del tempo. Sicuramente, nel lungo termine ha avuto effetto molto anche l'andamento degli idrocarburi, ma non c'è dubbio che l'andamento della componente A3 e delle rinnovabili all'interno della A3 - lo vediamo nel suo dettaglio - sia stato particolare.
Dal dettaglio di pagina 14 - sulla parte sinistra sono indicate le varie voci degli incentivi e sulla parte destra sono indicati coloro che ricevono soldi dalla bolletta energetica, cioè fatto 42 miliardi circa la bolletta economica, sulla parte sinistra è dove sono destinate le cifre e sulla parte destra chi riceve questi ammontari - come vediamo, per una scelta, che come altri di voi hanno detto e che io in nessun modo contesto, è stato dato un grandissimo peso, un grandissimo impulso a questo settore. Questo grandissimo impulso, se guardiamo gli 11,8 miliardi, il quantum della bolletta
energetica che va ai produttori di energia da fonti rinnovabili, che sono una piccola percentuale del totale, ci rendiamo conto che è stata fatta una scelta di grandissimo favore... Giusta, per carità, strategicamente corretta - ripeto che a me non interessa guardare al passato né muovere critiche -, però certamente teniamo anche conto di certi errori, meglio, di certe cose che, essendo cambiato il mondo, dobbiamo non ripetere. In ogni caso, qui ci sono tutte le componenti e potete trovare la destinazione, in termini sia proprio di finalità sia di beneficiari, degli incentivi gravanti sulla bolletta energetica e molte delle risposte alla domanda giusta dell'onorevole Realacci.
Quanto ai 300.000 posti di lavoro, sono sempre stime fatte molto genericamente. È chiaro che, se prendiamo il totale di tutti gli installatori che fanno anche installazioni di fotovoltaico, magari non arriviamo a queste cifre, ma arriviamo, in ogni caso, a cifre importanti. Questo non ci deve, però, togliere la responsabilità del fatto di dire che per giustificare questi posti di lavoro vogliamo aumentare di tanto la cifra complessiva del costo complessivo degli incentivi alle rinnovabili che, calcolata su un periodo di 15/20 anni, ammonta a 170 miliardi. Perché questa cifra diviso per i posti di lavoro porta a un impegno dei cittadini - dato che gli incentivi sono soldi proprio delle imprese e dei cittadini - di cui non possiamo non tener conto. Colgo, però, completamente lo spirito con cui Realacci ha posto la domanda.
Sull'efficienza energetica, siccome siamo d'accordo nella sostanza, vorrei riuscire a spiegarmi. Cominciamo a dire che gli incentivi all'efficienza energetica (il cosiddetto 55 per cento) che sarebbero scaduti a dicembre 2012, con i soldi che abbiamo trovato, sono stati prorogati a giugno 2013. Sarà niente, ma arriviamo a giugno 2013, quando magari speriamo di avere abbastanza soldi per portarli ancora più avanti.
La misura dell'aumento a 96.000 euro del tetto di spesa e dell'elevamento dal 36 al 50 per cento delle spese detraibili per le ristrutturazioni edilizie, ha un'altra finalità: volevamo avere in un settore molto in difficoltà, che è quello dell'edilizia e di tutti i settori collegati al mondo della casa, un'iniziativa forte che mettesse in moto lavoro. Quindi, oggi abbiamo dato più importanza a un'operazione molto robusta che abbia effetto in 12 mesi piuttosto che non usare quei soldi per dire per dieci anni che abbiamo l'efficienza energetica.
Questo non vuol dire che non cercheremo e non cercherò, personalmente, di allungare la vita degli incentivi per la parte «efficienza energetica» più avanti, che comunque abbiamo prorogato di sei mesi, ma l'obiettivo dell'altra misura è diverso e, siccome la situazione dell'edilizia è la situazione di un settore di grandissima occupazione ma in grandissima difficoltà e dove soltanto con interventi di questo genere si può, a nostro avviso, parare la difficoltà, non vorrei che fosse letto quello che abbiamo fatto come disinteresse per la parte ecologica.
ERMETE REALACCI. Ma, con le vostre misure, gli interventi per l'efficienza energetica non li farà nessuno, signor Ministro, perché è chiaro fra il «fare il 55 per cento» che ha bisogno di certificazione e «fare il 50 per cento» per le semplici ristrutturazioni edilizie...
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Le faranno tutte e due, dopodiché, a giugno 2013, vedremo dove andare a concentrare la prossima misura.
Onorevole Zamparutti, pensiamo che ci saranno i modi per favorire nei prossimi decreti sia la parte «efficienza energetica» sia la parte «rinnovabili termiche». Aggiungo che stiamo, comunque, parlando di un decreto (il Quinto conto energia) che ha portato una riduzione del trend di crescita degli incentivi alle rinnovabili elettriche, e che il loro aumento programmato (pari a 3,5 miliardi) si giustifica con la considerazione che non volevamo frenare eccessivamente dei settori, soprattutto quelli a filiera italiana, che interessano a tutti. Pensiamo, però, voglio ribadirlo, che
ci sia spazio anche per la parte «efficienza energetica» e per la parte «rinnovabili termiche» e che con quel che abbiamo fatto fino ad oggi per le rinnovabili elettriche non abbiamo tolto possibilità di fare agli altri settori.
Concludo su questo punto, dicendo che stiamo in questo momento parlando, così come abbiamo fatto per la parte fotovoltaica, con tutti i protagonisti o comunque con tutti gli attori degli altri settori. Se ci sono dei settori che alla fine di queste consultazioni si sentissero trascurati, ce ne informeranno e stiano certi che li ascolteremo.
Quanto al «posizionamento» dei registri, mi assumo personalmente la responsabilità di dire che occorre tendere a non alzare troppo il limite che abbiamo indicato (12 chilowatt) perché ci siamo accorti che senza un rubinetto il meccanismo di governo degli incentivi scappa di mano. Ci siamo lasciati scappare questi 170 miliardi tutti in un anno, sostanzialmente, o poco più, perché non ci eravamo dati un meccanismo anche solo di conoscenza di quello che stava succedendo. Se chiunque - e la stragrande maggioranza sono piccoli e piccolissimi produttori - non deve passare attraverso un meccanismo quanto meno di conoscenza che c'è il progetto, ci si può trovare, come in questo caso, da un giorno all'altro ad aver esaurito tutte le risorse senza essere riusciti a direzionarle verso quello che consideriamo il bene comune.
Onorevole Ghiglia, poco importa se fosse possibile prevedere quel che è successo. Di fatto, è andata così. Nelle nuove tecnologie la regola ci dice che il loro costo ha sempre un andamento fortemente calante. Poteva essere l'eccezione, però - possiamo dirlo per il futuro, e lo dico senza critica per il passato - non avere ipotizzato che ci sarebbe stato un forte decremento del costo della tecnologia - col senno di poi, ma poco importa -, forse, questo è stato un fatto di cui non si è sufficientemente tenuto conto. Ripeto qui quel che ho detto prima a proposito dei registri, che pure cerchiamo di semplificare al massimo, che da qualche parte dobbiamo avere una misurazione di quello che sta succedendo nel Paese per poterlo gestire, per non rischiare di ritrovarci in una situazione simile a quella che è già capitata.
Per quanto riguarda il superamento dell'obiettivo europeo 20/20/20, a pagina 5 della documentazione c'è il punto a cui siamo arrivati oggi e sottolineo che ci siamo arrivati con 8 anni di anticipo. Questo fatto da solo ci dice che siamo stati o poco ottimisti o non abbiamo tenuto conto di alcune cose. Dall'altra parte, a pagina 6 c'è l'obiettivo che ci poniamo, e che ci proponiamo di inserire nel piano strategico nazionale dell'energia, che è quello di superare il 32 forse il 35 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.
Su Trino Vercellese dico che le risponderò, onorevole Ghiglia, dopo essermi ben documentato.
Quanto alla questione posta dall'onorevole Viola su «piani regionali e piani nazionali», dico che entro l'estate porteremo in discussione, ovviamente anche in questa Commissione, la nostra ipotesi di piano energetico nazionale, che dovrà fare, a nostro giudizio, da punto di riferimento per i piani energetici regionali. Io sarei dell'idea di non fare il piano energetico nazionale come somma dei piani energetici regionali; partirei, invece, dall'obiettivo nazionale e cercherei di convincere, tutti insieme, le regioni ad andare in una direzione coerente. È chiaro che, alla luce di tutto quanto è successo, delle decisioni sul nucleare, il piano nazionale è da fare, è in corso di predisposizione ed entro l'estate ci assumiamo l'impegno di aprire una consultazione pubblica sul piano e, certo, ne parleremo con voi.
Per quanto riguarda le regioni, oltre a quanto detto, abbiamo anche fatto un decreto, che si chiama burden sharing, per far sì che le regioni si muovano in qualche modo in maniera coordinata con il centro.
L'onorevole Dionisi ritorna sul tema del come rimodulare gli incentivi e diluirli maggiormente nel tempo per avere un risparmio, ma questo rientra nella categoria
degli interventi retroattivi su contratti in essere, che a me personalmente suonano non giusti.
ARMANDO DIONISI. Il fatto è che abbiamo fatto guadagnare qualcuno un po' troppo!
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Certamente, c'è una serie di casi in cui l'andamento del costo della tecnologia e degli incentivi ha creato delle posizioni, come qualcuno ha detto, di «investimento molto facile».
GUIDO DUSSIN. Signor Ministro, se però agiamo allungando il periodo di durata degli incentivi.
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Sono due cose diverse. Lei, onorevole Dussin, parla di rinegoziare l'incentivo e allungare la concessione; il collega parla di non pagarlo subito, ma nel tempo, per cui nell'immediato risparmieremmo. La rinegoziazione non è retroattività, mentre l'onorevole Dionisi parla proprio di quest'ultima.
Onorevole Piffari, quello dell'HUB del gas è un tema importante e sarà uno dei capitoli del piano energetico nazionale. L'Italia si trova in una posizione in cui, teoricamente, può svolgere questo ruolo perché può essere percorso di tutti i corridoi meridionali, di tutto ciò che viene dal Sud, e può, se realizza certi investimenti, essere centro dei collegamenti non soltanto Nord-Sud, ma anche di quelli Sud-Nord.
È chiaro che in questo quadro è importante decidere dove e quali rigassificatori avere, ma naturalmente partiamo da quelli che sono stati approvati, che ci sono e che sono già anche in produzione. Se lei è d'accordo, siccome questo è uno dei capitoli del piano energetico nazionale, sulla base di quello, al momento opportuno, parliamo anche di questo. In ogni caso, aver operato la suddivisione SNAM-ENI e avendo, quindi, un'azienda che, a questo punto, come Terna SpA nell'elettricità ha come obiettivo la massimizzazione della competitività nel settore delle reti per la trasmissione del gas, secondo noi è un grande passo avanti.
Si solleva un tema che tutti noi conosciamo, che è quello della difficoltà, anche una volta deciso a livello centrale - quindi a livello Paese -, di realizzare le opere pubbliche, ed è stato sollevato anche un tema ancora diverso, che è quello del come coinvolgere i territori nelle scelte per la realizzazione delle grandi infrastrutture e come far sì che non ci sia la possibilità di veto a tutti i livelli. Qui mi sento di dire che, un po' tutti insieme, per quanto riguarda il mondo ambientale, dovremo forse prendere qualche iniziativa.
Quanto all'obiettivo di un aumento della produzione di idrocarburi, dico che abbiamo avanzato alcune proposte: probabilmente il raddoppio della produzione è solo un fatto teorico, potenziale, ma si potrebbe, anche soltanto con opere già autorizzate in passato, soprattutto nel campo del gas, procedere in maniera importante. Credo, comunque, che sarebbe sbagliato, in un Paese come il nostro, che ha la dipendenza dall'estero come nessuno al mondo, perlomeno tra i Paesi a noi paragonabili, non cercare, senza prendere rischi eccessivi, di valorizzare quanto abbiamo di possibile produzione nazionale.
Onorevole Benamati, le confermo che parleremo del piano strategico energetico in questa sede tra non molto.
In relazione all'indagine conoscitiva, ovviamente abbiamo guardato e, in ogni caso, ho già risposto. Come ho detto, d'altronde, troverete parecchie risposte nel decreto.
Che il settore sia dei servizi, cioè degli installatori, sia anche della produzione - in Italia si sono create alcune aziende di grandissimo valore nel campo delle tecnologie del fotovoltaico e, in particolare, nel campo degli inverter - è qualcosa di cui dobbiamo tener conto. Come dicevo, però, dobbiamo anche decidere come rappresentanti
dell'interesse pubblico qual è il costo che accettiamo di prendere come società per facilitare o per far crescere questo settore.
Il presidente fa riferimento a delle zone in cui sono stati realizzati impianti fotovoltaici e non i collegamenti. Questo fa parte di un tema generale di investimenti che stiamo spingendo e incoraggiando Terna a fare. Io credo che, più che un tema di batterie, celle e altre forme di storing di energia, il collegamento con tutti gli impianti sia un'occasione per completare la rete, che in alcune regioni del Sud, effettivamente, ma non solo nel Sud, debba essere completato.
Onorevole Stradella, è chiaro che la concentrazione in un anno di lavori che potevano essere svolti in più anni ha portato anche a maggiore occupazione, a maggiore IVA, a fronte però di impegni per 170 miliardi di euro, che quindi è un impegno molto forte.
FRANCO STRADELLA. Ma quegli impegni gravano sulla bolletta elettrica non sullo Stato...
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Ma la bolletta siamo noi, non i marziani!
ERMETE REALACCI. Lo Stato, però, ha incassato risorse.
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Certo. L'installazione di quegli impianti ha portato a una certa situazione. Anche quando si parla, per esempio, di benefici apportati dalle rinnovabili con riferimento alla curva di domanda e ai picchi di costo dell'energia elettrica nel corso della giornata, certo, ci sono 200, 300, 400 milioni di miglioramento e, dall'altra, parte però ci sono 10 miliardi all'anno di incentivi per vent'anni. Certo, quindi, ma non tutto vale allo stesso modo, bisogna dare peso alle cose.
GUIDO DUSSIN. Ma allungando il periodo di ammortamento del debito e sgravando fiscalmente...
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. È una cosa che portiamo a casa per approfondire, che teniamo in extra-conto e che, in parte, trova anche nella mia relazione.
L'onorevole Stradella ci chiede ancora di evitare errori del passato e di non consumare terreno agricolo pregiato. Su questo, nel decreto-legge liberalizzazioni, c'è un'indicazione assoluta. C'è una responsabilità di lungo termine dal punto di vista ambientale che tutti dobbiamo avere e che è, per quanto ci riguarda e mi riguarda, assoluta.
Concludo ricordando che nella documentazione che abbiamo depositato trovate anche altri dati. Credo di aver risposto a tutte le domande, ma resto a disposizione se ho trascurato qualcosa.
RAFFAELLA MARIANI. Vorrei rivolgere solo un appello, non una domanda, al Ministro. Al termine dell'indagine conoscitiva che abbiamo svolto c'era un riferimento ad un impegno del Governo che ritengo importante e che sta tutto nella responsabilità dei Ministeri competenti, ossia quello di emanare i decreti attuativi della legislazione di settore (per il decreto-legge n. 28 del 2011 - lo segnalava anche il GSE, non solo il Parlamento - vi erano ancora da mettere a punto circa 20 tra decreti e regolamenti ministeriali).
Naturalmente, noi e il Governo predichiamo a tutti una maggiore efficienza, una minor burocrazia, ma ritengo che, trascorso circa un anno e mezzo circa da quel decreto legislativo, mettere a punto da parte dei Ministeri competenti tutti i decreti attuativi significhi aiutare non poco a costruire i percorsi di rispetto delle regole e di semplificazione delle procedure a beneficio delle famiglie e delle imprese (ovviamente non mi riferisco solo al fotovoltaico, ma anche alle rinnovabili termiche, alle biomasse, eccetera).
Noi riceviamo in continuazione richieste anche da tutti i soggetti coinvolti da questo argomento perché si diano lumi sul fatto che mancano i decreti attuativi dei Ministeri. Rivolgo dunque un appello al
Ministro affinché i decreti attuativi ci siano abbastanza velocemente. Diversamente, si vanificano i decreti-legge approvati velocemente. Non avrebbe senso, infatti, che noi dovessimo approvare velocissimamente i decreti-legge del Governo, mentre i decreti attuativi di competenza del Governo non si fanno.
CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Appello accolto.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Passera e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.
[Avanti] |