Sulla pubblicità dei lavori:
Moffa Silvano, Presidente ... 3
Audizione del sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, sulla situazione occupazionale nelle aree della regione Abruzzo colpite dal sisma dell'aprile 2009 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Moffa Silvano, Presidente ... 3 6 12 14 15
Fedriga Massimiliano (LNP) ... 13
Gatti Maria Grazia (PD) ... 11 14
Lolli Giovanni (PD) ... 6
Pelino Paola (PdL) ... 12
Santagata Giulio (PD) ... 10
Viespoli Pasquale, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali ... 3 14
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 13,15.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, sulla situazione occupazionale nelle aree della regione Abruzzo colpite dal sisma dell'aprile 2009.
Nel ringraziare il sottosegretario, senatore Viespoli, per la sua presenza, gli do subito la parola.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Grazie, signor presidente. Prima di analizzare gli effetti del sisma del 6 aprile ultimo scorso sul mercato del lavoro in Abruzzo, è opportuno premettere alcuni dati sulla popolazione.
A giugno 2009, la popolazione residente nella regione è pari a 1.330.000 abitanti, di cui poco più di 49.000 immigrati, soprattutto di nazionalità albanese, romena, macedone e cinese. Ai fini della presente analisi, rispetto al totale della popolazione, occorre concentrare l'attenzione su quella in età lavorativa, ovvero fra i 15 e i 64 anni. Al riguardo, nel secondo trimestre del 2009, il tasso di attività, dato dal rapporto della popolazione in età 15-64 anni rispetto al totale, è pari al 59,9 per cento, con una diminuzione del 4,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Si tratta di un dato particolarmente significato sia se confrontato alla media nazionale (meno 0,9 per cento), sia rispetto a quanto registrato nelle regioni del Mezzogiorno (meno 2,2 per cento). Gli occupati ammontano a 487.000 persone, di cui 343.000 lavoratori dipendenti, ed il tasso di occupazione è pari al 54,7 per cento con una riduzione del 4,2 rispetto al secondo trimestre 2008.
L'impatto del sisma ha, dunque, causato uno scostamento rispetto alle medie nazionali e circoscrizionali analogo a quanto registrato per i tassi di attività. La distribuzione di occupati per settore di attività economica evidenzia 325.000 lavoratori nei servizi, 149.000 nell'industria, di cui 41.000 nelle costruzioni, e 13.000 nell'agricoltura. Tutti e tre i settori hanno registrato una flessione tendenziale dell'occupazione, più marcata nell'agricoltura che vede gli occupati del settore passare da 26.000, nel secondo trimestre 2008, a 13.000 nello stesso periodo del 2009.
La perdita di occupazione in agricoltura ha riguardato sia i lavoratori dipendenti che quelli indipendenti. Le persone in cerca di occupazione con e senza esperienza
sono pari a 42.000 unità, cui corrisponde un tasso di disoccupazione pari all'8 per cento che, rispetto al secondo trimestre 2008 (7,1 per cento), ha registrato un aumento dello 0,9.
Gli effetti negativi del sisma, che in molti casi ha costretto le aziende a sospendere attività economiche, hanno determinato, pertanto, un ulteriore peggioramento del tasso di disoccupazione rispetto al dato nazionale, ovvero si registra un aumento pari allo 0,7 per cento in conseguenza della crisi economica.
Altre informazioni utili ai fini della presente analisi sono quelle desumibili dal sistema delle comunicazioni obbligatorie del Ministero del lavoro, che costituisce il punto di accesso per l'invio online delle comunicazioni di instaurazione, proroga, trasformazione, cessazione di un rapporto di lavoro da parte di tutti i soggetti obbligati e abilitati.
Una prima analisi riguarda l'andamento dei rapporti e dei lavoratori attivati. La precisazione è dovuta al fatto che un lavoratore può aver lavorato con uno o più contratti attivati nel periodo di osservazione. I contratti di lavoro attivati nell'aprile 2008 ammontavano a circa 25.000, dato che nell'aprile 2009 subisce una decisa diminuzione attestandosi a poco più di 16.000 contratti. Analogo andamento si registra con riferimento al dato dei lavoratori attivati (alcuni grafici contenuti nella documentazione, che vi metterò a disposizione, esplicitano meglio tali dati).
Analogamente, le cessazioni dei rapporti di lavoro registrano un deciso aumento negli ultimi mesi del 2009 rispetto agli stessi mesi del 2008. Ai fini dell'analisi, si è ritenuto utile distinguere il dato di coloro che hanno cessato il rapporto per scadenza del termine contrattuale da quello di coloro che hanno subito un'interruzione tout court, tra i quali sono compresi i casi di cessazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
Con particolare riferimento ai dati relativi alla provincia de L'Aquila, si evidenzia che nel periodo 6 aprile-15 ottobre 2009, sono stati avviati al lavoro 4650 individui, di cui 2903 uomini. In relazione agli specifici settori segnalati, l'avviamento ha riguardato 1503 lavoratori nel settore edilizio, di cui 1048 con contratto a tempo indeterminato, diciannove in quello elettronico e cinque nel settore farmaceutico.
Relativamente alla tipologia contrattuale, il settore edilizio ha la quasi totalità dei lavoratori con contratti a tempo indeterminato. I contratti a tempo determinato e i collaboratori parasubordinati riguardano essenzialmente gli atri settori; si registra, inoltre, un 20 per cento di altre tipologie contrattuali, ad esempio apprendistato, tirocinio e via dicendo.
Nello stesso periodo, 6 aprile-15 ottobre 2009, hanno cessato il proprio rapporto di lavoro 4416 soggetti, di cui 2402 uomini. Il 33 per cento delle cessazioni ha riguardato rapporti di lavoro a tempo determinato e il 14 per cento rapporti di lavoro subordinato. In relazione agli specifici settori segnalati, le cessazioni hanno interessato 614 lavoratori dell'edilizia, venti del settore elettronico, nove di quello farmaceutico. La maggioranza delle cessazioni si colloca in altri settori.
Un'ulteriore fonte utile ai fini della presente analisi è rappresentata dai dati amministrativi INPS relativi al modello DM10, strumento utilizzato, come è noto, dal datore di lavoro per denunciare all'istituto le retribuzioni mensili corrisposte ai lavoratori dipendenti, i contributi dovuti e l'eventuale conguaglio delle prestazioni anticipate, delle agevolazioni e degli sgravi. Essi evidenziano, nel periodo maggio-giugno 2009, rispetto agli stessi mesi dell'anno precedente, una diminuzione dei lavoratori dipendenti non agricoli del settore privato con sede di pagamento dei contributi in Abruzzo, circa 214.000 lavoratori, pari a circa il 7 per cento. Detta diminuzione risulta più marcata nella provincia di L'Aquila: meno 15 per cento nel mese di aprile 2009, meno 19,4 per cento a maggio del 2009, meno 18,5 a giugno del 2009.
Sempre gli archivi dell'INPS permettono di valutare l'andamento per i lavoratori parasubordinati contribuenti con regione di lavoro Abruzzo: circa 11.000 a giugno 2009. I dati evidenziano, rispetto
allo stesso mese del 2008, una diminuzione del 17 per cento, valore che raggiunge il 25 per cento nella provincia de L'Aquila.
Al fine di fronteggiare adeguatamente lo stato di emergenza, anche occupazionale, conseguente al sisma, il Governo ha stanziato risorse aggiuntive per il finanziamento dei diversi strumenti di tutela del reddito dei lavoratori: CIGS, CIG in deroga e indennità di disoccupazione.
Per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga, a seguito dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2009, e in attuazione dell'accordo governativo del 17 aprile 2009, con decreto interministeriale n. 46449 del 7 luglio 2009, sono state assegnate alla regione Abruzzo risorse finanziarie pari a 55 milioni di euro così suddivisi: 25 milioni alla concessione e/o proroga degli ammortizzatori sociali in deroga alla normativa vigente, a favore dei lavoratori subordinati a tempo determinato e indeterminato con inclusione di apprendisti e dei lavoratori somministrati delle imprese ubicate nella regione Abruzzo; 30 milioni di euro per gli ammortizzatori in deroga in favore dei lavoratori subordinati che svolgono la propria prestazione nei comuni di cui all'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2009.
Successivamente, in attuazione dell'accordo governativo del 28 luglio del 2009, sono state attribuite alla regione Abruzzo risorse finanziarie integrative pari a 30 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali in deroga in favore dei lavoratori subordinati che svolgono la propria prestazione nei comuni di cui all'articolo 1 della predetta ordinanza del Presidente del Consiglio. Il relativo decreto interministeriale di attuazione ha la controfirma del Ministro dell'economia e delle finanze.
In particolare, nell'area del sisma sono state richieste circa 4,9 milioni di ore, per un ammontare complessivo di 46 milioni di euro. Le aziende che hanno presentato istanza per le prime 13 settimane sono state 1697, per un totale di 7204 lavoratori; 1438 hanno richiesto la proroga automatica di cinque settimane; 6600 lavoratori e 945 aziende hanno presentato istanza di proroga sino al 31 dicembre 2009 con 3866 lavoratori coinvolti.
Vengo ora alla Cassa integrazione guadagni straordinaria. Con riferimento alla CIGS a regime, di cui alla legge n. 223 del 1991, da una prima analisi dei dati in possesso, salvi ulteriori approfondimenti e verifiche da parte degli uffici competenti, emerge un notevole aumento delle richieste finalizzate alla concessione del trattamento per crisi aziendale. Ad ottobre 2009, le richieste risultano pari a 102, laddove nel 2008 le richieste registrate sono state quattordici.
Altre disposizioni in favore delle popolazioni colpite dal sisma sono state adottate con il decreto-legge n. 39 del 28 aprile 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2009. In particolare, l'articolo 8 reca provvidenze in favore delle famiglie dei lavoratori delle imprese quali, tra le altre, la proroga dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali, l'indennizzo in favore dei collaboratori coordinati e continuativi di cui all'articolo 19, comma 2, del decreto legge n. 185 del 29 novembre 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009, in favore di titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale dei lavoratori autonomi, ivi compresi i titolari di attività di impresa e professionali, iscritti a qualsiasi forma obbligatoria di previdenza e assistenza, che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa degli eventi sismici. Per l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 8, comma
1, della suddetta legge, è stata autorizzata la spesa di 53,5 milioni di euro per il 2009 e di 30 milioni di euro per il 2010.
Un ulteriore punto riguarda l'operatività delle strutture periferiche e il progetto Casa del Welfare a L'Aquila. Per quanto concerne gli aspetti legati all'operatività delle strutture amministrative, si è intervenuti non solo al fine di ripristinare la funzionalità degli uffici coinvolti, ma soprattutto per accelerare la realizzazione, nell'ambito del più complessivo progetto dei poli logistici integrati coordinati dal
Ministero del lavoro, una delle prime iniziative pilota attraverso la realizzazione della Casa del Welfare di L'Aquila. Il progetto consolida, in un'unica sede fisica, le attività e le risorse di INAIL, INPS e INPDAP grazie alla promozione di un percorso condiviso di standardizzazione dei processi organizzativi e dei sistemi operativi. Al riguardo, sono in corso di individuazione delle aree dove allocare la nuova struttura. È stato predisposto un avanzato progetto da parte degli uffici tecnici degli enti e del ministero. Si tratterà di una struttura modulare, estremamente flessibile ed espandibile in più fasi e, quindi, adattabile nel tempo alle esigenze dinamiche del polo logistico integrato. Sono stati stanziati 4 milioni di euro per il 2010.
Relativamente al graduale superamento delle difficoltà operative, al fine di garantire tutte le attività assicurative, previdenziali e assistenziali fornite dalle strutture colpite dal sisma, gli enti hanno posto in essere una serie di iniziative per sostenere le popolazioni colpite ed assicurare i servizi all'utenza. In particolare, L'INPDAP ha previsto: la messa a disposizione del pensionato dell'importo della pensione presso qualsiasi ufficio postale del territorio nazionale; il pagamento anticipato e la rata di pensione di maggio con valuta 21 e 28 aprile del 2009, a seconda del comune colpito dal sisma; la sospensione delle ritenute o delle rateizzazioni dell'importo della pensione fino al 31 dicembre 2009; la sospensione degli obblighi tributari fino al 30 novembre 2009; la sospensione dei termini di prescrizione, decadenza e perentori di natura previdenziale fino al 31 dicembre 2009; la sospensione dei termini per gli adempimenti fiscali.
L'INAIL, dal canto suo, per aiutare i propri dipendenti a sopperire alle prime esigenze familiari e abitative, ha stanziato un'indennità una tantum, prevedendo la sospensione delle rate di mutuo ipotecario e delle rate di prestito per i residenti nel cratere del sisma, nonché la facoltà di prestare servizio presso altre sedi dell'INAIL.
Passo a descrivere l'attività ispettiva presso la sede de L'Aquila. L'altro impegno assunto dall'amministrazione che rappresento, ha riguardato il potenziamento dell'attività di vigilanza sul territorio al fine di combattere fenomeni di illegalità. Più in particolare, al fine di garantire l'operatività dell'attività di vigilanza, sono stati assunti dal Ministero del lavoro undici ispettori, esaurendo gli idonei al concorso per venti ispettori presso la regione Abruzzo. Ciò ha permesso di arrivare a 117 ispettori in servizio nella regione, di cui 16 presso la DPL de L'Aquila.
L'attività svolta nel territorio aquilano nei mesi giugno-settembre 2009 ha permesso di ispezionare 147 aziende, in relazione alle quali sono state elevate 179 prescrizioni in materia di sicurezza e controllati trentanove appalti pubblici. Alcuni di questi interventi sono stati effettuati congiuntamente alle forze di polizia nonché alla Direzione antimafia, al fine di vigilare sulla regolarità degli appalti pubblici relativi al progetto CASE.
A partire dal mese di ottobre fino a dicembre 2009, in previsione di una intensificazione dei controlli, sono state costituite una task force nazionale e una task force regionale, composte da ispettori del lavoro provenienti da diverse Direzioni provinciali del lavoro, cui è affidato il compito di vigilare sul rispetto delle norme sulla tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori impegnati nella ricostruzione. Tali task force hanno iniziato la loro attività a partire dal 19 di ottobre e nella prima settimana hanno ispezionato trentaquattro aziende operanti nei diciotto cantieri attivi del centro storico della città de L'Aquila - cosiddetta zona rossa - dei quali undici sono risultati irregolari. Nell'ambito di tale attività, nelle giornate dal 19 al 22 ottobre, gli ispettori hanno impartito un totale di diciotto prescrizioni.
PRESIDENTE. Ringraziamo il sottosegretario.
Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.
GIOVANNI LOLLI. Ringrazio il sottosegretario e ringrazio il presidente per
aver avuto la sensibilità di richiamarci su un tema che rischia di rimanere un po' sullo sfondo ma che, invece, via via che gli eventi procederanno - speriamo positivamente - diventerà drammaticamente il tema centrale.
Senza raccontare di nuovo tutta la storia - per carità - descriverei la situazione attuale come segue. L'emergenza più forte, che è quella abitativa, rimane tutt'ora un'emergenza, ma c'è una linea lungo la quale si sta procedendo, se pure con fatica. Ancora oggi, infatti, abbiamo circa 1500 persone, nella sola città de L'Aquila, che stanno ancora in tenda e 26.000 persone che sono alloggiate in alberghi anche a cento e più chilometri dalla città. Molti di questi sono, poi, lavoratori che tutti i giorni devono raggiungere L'Aquila o, magari, genitori di bambini che vengono a studiare in città. Su questo terreno, però, più o meno si capisce il senso di marcia.
Per la scuola e l'università i risultati sono stati veramente straordinari, perché tutte le scuole della città sono state riaperte, in edifici provvisori o anche in edifici ripristinati. Credo che in nessuna altra città d'Italia, oggi, ci sia l'osservanza delle regole di sicurezza nelle scuole che c'è a L'Aquila. Un risultato straordinario si è avuto anche nell'università. Tutti pensavano che quest'anno sarebbe finita e invece sono 16.000 i nuovi iscritti all'università de L'Aquila, che è un numero enorme, anche se adesso c'è il problema di come alloggiare questi studenti.
La vera emergenza, dunque, quella dove c'è il ritardo più drammatico e che, ripeto, via via diventerà sempre più stringente, coinvolge le attività economiche e l'occupazione.
I dati che ci forniva il sottosegretario già colpiscono, ma possono colpire molto di più se si tiene conto del fatto che la dimensione regionale e perfino la dimensione provinciale tutto sommato ci portano un po' fuori strada; in realtà, infatti, la caratteristica di questo terremoto è che è estremamente concentrato in un'area tutto sommato ristretta e circoscritta dove, ahimè, per sfortuna, è capitata la città capoluogo. Pertanto, quegli stessi numeri e quelle stesse percentuali si modificherebbero se potessimo applicare parametri più stretti.
Tra l'altro, per segnalarvi un problema in più, sottosegretario, vorrei citare il dato che lei qui ci ha fornito relativo ai lavoratori stranieri o extracomunitari: lei ha detto che ce ne sono 49.000 oggi in Abruzzo. Ebbene, io credo che solo nella città de L'Aquila ci stiamo avviando rapidamente verso i 20.000 lavoratori del settore edile stranieri, tenendo presente che una parte di questi - sto parlando di quelli delle grandi aziende nazionali impegnate finora nel progetto CASE, ma vedremo che con la ricostruzione il dato rischia di accentuarsi - in qualche modo sono individuabili, anche perché queste aziende hanno provveduto a sistemarli in alloggi molto di fortuna, ma che si conoscono: prefabbricati e simili.
Poiché con la legge abbiamo consentito il 50 per cento di subappalto relativamente al terremoto, anche tutto il mondo del subappalto si avvale, ovviamente, di lavoratori stranieri, molti dei quali - è stato riscontrato in questi giorni - dormono addirittura spesso in palazzi semi crollati. Si sta, dunque, delineando un problema serio.
D'altra parte, voi capite che trovare un alloggio a questi lavoratori stranieri irregolari, che sono venuti con le loro rappresentanze al comune, diventa un po' complicato quando vi sono ancora mille e più cittadini aquilani in tenda. Vi segnalo, quindi, anche questo aspetto che, nel corso dei prossimi anni, tenderà a diventare molto serio.
Detto tutto ciò, provo ad indicarvi quali sono, secondo me, i problemi e arrivo a formulare qualche domanda. Innanzitutto, c'è il problema delle fabbriche, delle aziende. L'Aquila era anche una città industriale, già prima in crisi. Gli operatori del settore della farmaceutica - che tutto sommato andava bene e che in qualche modo è stato poco colpito dal terremoto, che è fatto da aziende e anche da dirigenti di queste aziende che si sono rivelati, ancora una volta, persone serissime
- hanno riattivato le proprie aziende immediatamente, anche a proprie spese; addirittura hanno predisposto, a proprie spese, casette per i propri dipendenti nei loro territori. In questo modo, tutto il reparto farmaceutico è ripartito.
Per il reparto elettronico la situazione è estremamente difficile, perché l'azienda più nota della nostra città - l'Alenia Space, che è importante, seria, piena di ricercatori - purtroppo è proprio caduta. D'altra parte, lì vicino, è caduta anche l'Alenia Space. Entrambe sono aziende Finmeccanica; Alenia, per la verità, è Finmeccanica-Thales.
Anche quest'azienda si è comportata in un modo serissimo: inesorabilmente, ha dovuto spostare i propri lavoratori a Roma, perché essi operano lavorazioni particolari, hanno bisogno della camera pulita e non si potevano certo arrangiare; tuttavia, si sono dichiarati disponibili a ricostruire la propria azienda, anzi, addirittura a potenziarla. Il comune ha messo a disposizione un'area. Naturalmente, c'è in discussione un accordo di programma sul quale, adesso, dovremo intervenire.
Vi è poi un'altra azienda, anch'essa significativa, che è un'azienda di formazione nel settore elettronico, la Reiss Romoli - un'azienda esternalizzata Telecom - che Telecom, in occasione di questo sisma, ha deciso di riportare in house per riportarsi in casa la formazione. Purtroppo, nella sede ove avveniva questa formazione, che è un bellissimo stabile, si è dovuta collocare l'università. D'altra parte, era uno dei pochi stabili che era rimasto in piedi.
Oggi, tuttavia, stiamo perfezionando un accordo con Telecom per cui queste attività si sposteranno provvisoriamente a Roma, per tornare, però, a L'Aquila. Abbiamo anche individuato la sede che sarà quella della Guardia di finanza che, come sapete, è particolarmente adatta. Stiamo trasferendo di tutto in quella sede, però questa sarà l'unica attività pertinente, tant'è che vedo il generale sorridere per la prima volta, diversamente dal solito.
Vi sono, poi, altre aziende che non si sono comportate con altrettanta serietà. Non vorrei usare frasi pesanti, ma qualcuna ha dato l'impressione di approfittarsi del terremoto. Per esempio c'è un importante call center che non è stato colpito dal terremoto e che ha colto al volo l'occasione per «squagliarsela». Adesso è in corso una complessa trattativa, stiamo cercando comunque di intervenire.
Lo stesso si dica - e l'onorevole Pelino lo sa perché siamo stati recentemente in una drammatica assemblea - del laboratorio di ricerca dell'elettronica più importante del centro-sud che è Technolabs del gruppo Compel. Si tratta di 160 ricercatori; l'edificio è perfetto, per fortuna - c'è comunque una crisi di mercato generale, intendiamoci - ma anche in questo caso è stata utilizzata la cassa integrazione, con una dichiarazione di esuberi molto forte.
Ci sono, inoltre, le aziende medio piccole. In questo settore moltissimi capannoni sono stati colpiti. Arrivo, qui, a un primo punto che dovremmo rimettere in discussione, perché la norma, contenuta nella legge n. 77/2009, non è stata generosa nei confronti di queste aziende. Successivamente, è intervenuta anche l'Europa, poiché abbiamo deciso a un certo punto di utilizzare l'articolo 87, paragrafo 2, lettera b), del Trattato europeo, che consente gli aiuti destinati a ovviare ai danni provocati da calamità naturali. Tuttavia, la richiesta della regione ha un po' ritardato, e l'Europa non può emanare norme retroattive, per cui mette a disposizione questi denari per ripristinare i capannoni dal momento in cui ha ricevuto la domanda, ovvero da agosto.
Pertanto, i più virtuosi, quelli che a proprie spese, con i propri guadagni, hanno riaperto i capannoni, adesso rimangono senza sostegno. Qui io vedo un problema serio; stiamo parlando di molte attività.
C'è poi tutta la parte che riguarda le attività del centro storico e le attività commerciali. Qui i numeri sono di migliaia e ci sono le situazioni più drammatiche. Dobbiamo fare attenzione: per i lavoratori dipendenti, finora, gli strumenti degli ammortizzatori, di cui adesso dirò, hanno funzionato. Per una parte di questi lavoratori
dipendenti potremmo persino dire che la situazione non è stata delle peggiori, perché magari, avendo avuto la casa inagibile, sono stati alloggiati in alberghi o persino in tenda. Per carità, non sono certo stati bene, ma hanno goduto di affitto e alloggio gratuito, tasse sospese, mutui sospesi, e hanno continuato a ricevere lo stipendio.
Il lavoratore autonomo, invece, è quello che sta avendo i problemi più gravi. Io le potrei fare l'esempio della mia famiglia: la mia precedente compagna, la madre di mio figlio, ha un'agenzia di viaggi che è crollata. Il suo compagno lavorava presso una palestra come istruttore, ma è crollata la palestra. La casa, per grazia di Dio, non ha subito danni. Sono dovuti rientrare: lei ha avuto 800 euro per tre mesi e poi basta; stanno, dal mese di giugno senza reddito. Si fa presto a dire che potrebbe riaprire un negozio o un'agenzia di viaggio. Dove potrebbe riaprirla? Come potete capire, i prezzi del poco mercato che c'è ovviamente sono altissimi.
Abbiamo, dunque, una enorme sofferenza nel comparto autonomo, tant'è che, con l'onorevole Pelino ed altri, una delle norme che abbiamo inserito nella mozione che il Parlamento ha votato all'unanimità, ed alla quale vi pregherei di prestare particolare attenzione, è di prolungare il periodo di concessione degli 800 euro mensili, naturalmente solo per quelle attività che non hanno riaperto, perché tutte quelle che hanno riaperto, sia pure in condizioni di fortuna, debbono giustamente essere escluse. Siccome, però, moltissime - io credo più delle metà - non hanno riaperto, abbiamo un problema che sta divenendo persino un problema sociale, di gente che è alla disperazione.
Per quanto riguarda la cassa integrazione, vi debbo segnalare una proposta. Concordo con quanto ha detto il sottosegretario, tuttavia voi sapete che la cassa integrazione vale per cinquantadue settimane; finora abbiamo fatto passare ventisei-ventisette settimane e ci avviamo alla conclusione di questo periodo. Per questo vi domando se è previsto un prolungamento, perché, per tutti coloro che sono in cassa integrazione, non si intravede all'orizzonte delle prossime ventisei settimane una soluzione, o la si vede per pochissimi. Quella del prolungamento, dunque, mi sembra una delle prime questioni da considerare.
Un'altro elemento, sottosegretario, riguarda il decreto anticrisi, contro il quale ho alzato tanto la voce. Esso conteneva, per esempio, una norma che potrebbe essere utile, ovvero la possibilità di utilizzare i contratti di solidarietà. Tuttavia manca la norma attuativa. Quando è previsto che si predispongano norme attuative? Lo chiedo perché questo consentirebbe a una parte di questi lavoratori in cassa integrazione di poter essere riattivati.
Infine, vorrei segnalare un aspetto per me abbastanza grave o addirittura sbagliato. Abbiamo lungamente discusso su quante siano le risorse, se siano tante o poche: ebbene, parliamo delle risorse che ci sono. Alla fine il CIPE - non ieri o l'altro ieri, ma in una precedente occasione - aveva messo a disposizione questi 4 miliardi di euro che, come è stato più volte annunciato, dovevano essere indirizzati come segue: 3 miliardi destinati ai fini degli interventi sulle abitazioni; un miliardo - sto indicando cifre approssimative - per le attività economiche. Ora, il CIPE dell'altro ieri ha indicato 300 milioni quest'anno e 600 il prossimo anno destinati unicamente per le abitazioni, ma neanche un euro per le attività.
A questo proposito vi segnalo innanzitutto l'accordo di programma con Alenia. Chi pensate che lo possa finanziare? In secondo luogo, noi abbiamo il sito ex Italtel, che è stato miracolosamente salvato non solo dal terremoto ma anche dai terremotati; si tratta di un sito fantastico, dove ci sono tutte le condizioni per collocare nuovi insediamenti. Dico che l'abbiamo salvato dai terremotati nel senso che avrebbero voluto andarci il comune, le università e la protezione civile; siamo riusciti ad evitarlo, in parte anche perché c'è un contenzioso in corso che da questo punto di vista ci ha salvaguardato.
Attualmente il contenzioso tra Finmek e Sviluppo Italia sembrerebbe risolto. In questo sito occorrono interventi. Invitalia - socia di maggioranza della società Aquila Sviluppo che possiede la gran parte di questo sito - aveva previsto di sistemare il sito e metterlo a disposizione. Ancora una volta si aspettava che a Invitalia - come è scritto sul decreto - arrivassero alcune di risorse. Se non arriva niente quest'anno e niente il prossimo anno - e queste sono risorse che servono subito - come facciamo?
L'ultimo tema che vorrei toccare riguarda sempre le risorse. Noi abbiamo bisogno di un regime fiscale agevolato; al di là di come andrà a finire la vicenda, con la restituzione tasse o un prolungamento dell'esenzione delle tasse per tutti quanti - l'onorevole Pelino, io ed altri presenteremo adesso in Finanziaria un emendamento preciso - noi abbiamo bisogno di uno strumento flessibile e mirato. L'unico strumento che è stato individuato finora dal decreto è la famosa Zona franca urbana, con una deroga; perché questa non è esattamente come le zone franche vere e proprie che, come sapete, sono relative a un numero di abitanti limitato.
L'Europa, dunque, ci concede questa Zona franca urbana, mi pare ormai evidente. Siamo al perfezionamento; c'è solo il problema della perimetrazione che deve stabilire il CIPE. Il problema è la copertura, perché le risorse messe a disposizione di queste operazioni sono 45 milioni di euro che, diviso per quattro anni, diventa una cifra - chiunque può capirlo - ridicola.
Si vorrebbe un finanziamento maggiore, per quanto se ne vedano tutte le difficoltà. Si era pensato che potesse essere ragionevole che una parte delle risorse dei famosi 4 miliardi messi a disposizione dell'area colpita dal terremoto potesse essere messa a disposizione di questo strumento. Non avendo un euro, noi avremmo una Zona franca che serve a ben poco.
Il complesso delle questioni che ho menzionato richiederebbe non grandissimi interventi. Io mi rendo conto delle difficoltà e so bene che il sottosegretario non è in condizioni di rispondere, però vorrei che voi vi rendeste conto che dei provvedimenti, in occasione della legge finanziaria, vista la decisione del CIPE, devono essere presi e devono essere nella direzione di spostare un po' di risorse e un po' più di attenzione verso le attività economiche, altrimenti il paradosso sarà che, bene o male, rimettiamo la gente nelle case, ai loro figli diamo una scuola, ma queste persone poi se ne debbono andare perché non è possibile vivere, non essendoci un'attività economica minima che consenta loro di tirare avanti.
GIULIO SANTAGATA. Signor presidente, ringrazio il sottosegretario per i dati che ci ha presentato, ma vorrei fare un discorso un pochino più ampio, che tenga insieme la fase di emergenza, la fase di ricostruzione e la fase di sviluppo.
Credo che noi stiamo compiendo un'operazione che nasce dal modello con cui abbiamo fatto fronte all'emergenza, che ci creerà non poche difficoltà quando cercheremo finalmente di passare a capire qual è la fase di sviluppo che noi prevediamo per quest'area.
Cerco di spiegarmi meglio. Mi faccio forte del lavoro svolto dall'OCSE, non sono elaborazioni mie. Stringendo all'osso il lavoro che l'OCSE ha condotto sulla questione dello sviluppo dell'area che ha subito il terremoto, se ho capito bene, sostanzialmente si sostiene che bisogna ricostituire al più presto un tessuto urbano di qualità. Quel tessuto urbano di qualità è la risorsa primaria di quell'area, dal punto di vista anche economico; insieme all'università e alla ricerca costituisce l'elemento chiave.
Fra l'altro è un elemento non scindibile dagli altri, perché - come ricordava prima il collega Lolli - l'università crea reddito immediatamente in quell'area perché attira dall'esterno; tuttavia, se non è in grado di attirare dall'esterno, questo processo diventa complicato.
Credo che dobbiamo decidere. Lo devono fare innanzitutto le autonomie locali, ma anche il Governo. Se noi avessimo un
imponente investimento industriale - parlo ovviamente per assurdo - che ci chiedesse 5 mila o 10 mila occupati, potremmo anche costruire le new town con le casette molto carine, ma le casette molto carine fatte a new town non producono un effetto urbano, non creano la struttura portante per un certo modello di uso della città (che sia turistico, che sia residenziale, che sia di attività terziaria di qualità).
Siccome non vedo un futuro industriale - non solo per L'Aquila, faccio fatica a vederlo perfino nelle mie zone già molto più solide, colpite dalla crisi - credo che ci si debba interrogare da subito e accelerare molto la questione del recupero della struttura urbana. Anche perché quel recupero potrebbe essere il volano iniziale di un processo di ripresa occupazionale.
Ovviamente, bisogna fare attenzione e mi fa piacere che lei abbia citato gli ispettori: spero che non sia stata un'operazione per dare qualche posto di lavoro, ma per garantirci una qualità del mercato del lavoro di quell'area. Credo che la qualità del mercato del lavoro sia un elemento indispensabile in questa fase.
Vedo indispensabile e necessario, dunque, che lo sforzo sulla questione occupazionale venga tenuto insieme a quello relativo alla qualità della fase di ricostruzione. Separare questi due momenti mi sembra velleitario, quando non addirittura - esagero - andare in controtendenza rispetto alle esigenze. Un territorio ricostituito su basi che, da un punto di vista abitativo del singolo nucleo, possono anche essere positive, ma che non ricreano l'ambiente urbano indispensabile alla fine ci consegna - come sottolineava il collega Lolli - un territorio in cui le condizioni occupazionali sono talmente basse che lo sforzo che facciamo dal punto di vista abitativo si rivela vano.
MARIA GRAZIA GATTI. Signor presidente, anch'io ringrazio il sottosegretario e leggerò con attenzione la relazione, se ce la vorrà lasciare, perché secondo me, tenendo conto dell'elemento che sottolineava l'onorevole Lolli all'inizio, ossia che il terremoto ha colpito un'area molto delimitata, dare dei dati regionali può disorientare, anche se questi dati sono molto significativi e lo sono da un punto di vista negativo. Secondo me, infatti, diventano poi particolarmente complicati se si legge la situazione rispetto a un perimetro più definito.
Io accolgo tutte le considerazioni che sono state fatte. Vorrei solo aggiungerne un paio partendo da una in particolare: penso che il nostro obiettivo sia quello di mantenere il più possibile la gente a L'Aquila. Se siamo d'accordo su questo punto, allora bisogna adottare una serie di misure magari minute, piccole, ma significative.
Penso per esempio alla situazione dell'università. Io ho qualche relazione, ho ex colleghi di università che in questo momento insegnano a L'Aquila che mi hanno parlato delle diverse situazioni. Per esempio, si rileva il fatto che i processi di stabilizzazione dei precari già programmati - sono numeri molto limitati, non stiamo parlando della stabilizzazione dei precari su tutto il territorio nazionale - sono di fatto stati bloccati.
Per cui noi abbiamo persone giovani, magari impegnate nella ricerca universitaria, che in questo momento stanno pensando di andare via. Io penso che con un intervento anche molto limitato, molto breve, però molto specifico, se si riuscisse a dare anche questo tipo di legame con una struttura come quella universitaria, che sta facendo sforzi immani per restare in piedi e per continuare ad essere attrattiva, secondo me potrebbe essere un elemento significativo.
Penso che l'altro punto molto delicato sia quello relativo all'ospedale. C'è una difficoltà vera, concreta: ci sono punti di eccellenza che non sono stati recuperati, una grande qualificazione che sta andando dispersa, anche dal punto di vista professionale; c'era un centro di neurologia molto significativo. Io sono originaria della provincia di Frosinone: L'Aquila era comunque un punto di riferimento addirittura
anche per le nostre zone, era in concorrenza con Roma da questo punto di vista.
Ci sono stati, quindi, degli elementi di difficoltà. Secondo me un minimo di attenzione, proprio dal punto di vista occupazionale, in quella zona sarebbe opportuna.
Fra l'altro so che la riattivazione dell'ospedale sarà un punto unitario, in quella zona, di CGIL, CISL e UIL che stanno per presentare una piattaforma territoriale. Di questi tempi pensare a un punto unitario è già di per sé un valore aggiunto, secondo me. In una situazione del genere, questo significa che questa esigenza è molto condivisa e molto presente nella città.
Un altro punto è quello relativo a tutte le attività del centro storico che ormai sono completamente fuori da ogni tipo di sostegno e soprattutto non sono mai ripartite. I numeri sono migliaia: sono migliaia le attività che di fatto non sono ancora ripartite e che sono assolutamente al di fuori di ogni tipo di sostegno o prospettiva.
Se noi pensiamo - ripeto la considerazione che ho espresso all'inizio - che il primo obiettivo che abbiamo sia mantenere le persone a L'Aquila, allora sicuramente dobbiamo realizzare gli interventi di cui hanno parlato l'onorevole Lolli e l'onorevole Santagata: ricostruire questo tessuto urbano estremamente attrattivo. Bisogna, però, che le attività del centro storico non scompaiano.
È chiaro che chiedere è molto semplice: mi rendo conto che è una situazione difficilissima, però questo deve essere uno degli elementi che guida tutti gli interventi.
Per quel che riguarda gli ammortizzatori, anche rispetto ai dati che lei ci ha dato, il 31 dicembre 2009 è ormai alle porte. Bisogna capire che cosa succede per tutti gli istituti che hanno scadenza al 31 dicembre 2009.
Penso che in quel caso non sia semplicemente possibile rispondere, come ci rispondete ogni volta, che tanto c'è la cassa integrazione in deroga e che siccome si chiama così, la deroga riguarda anche i tempi.
La cassa integrazione in deroga è faticosa da costruire, ha bisogno ogni volta di accordi, del passaggio al ministero. Penso che per quelle zone un minimo di automatismo, in cui si stabilisse l'aumento del periodo di cassa integrazione ordinaria potrebbe essere un elemento anche di tranquillità per quei datori di lavoro e per quei lavoratori nella zona.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Pelino, avverto che è in distribuzione la relazione del sottosegretario.
PAOLA PELINO. Signor presidente, rivolgo un ringraziamento particolare al sottosegretario Viespoli che è sempre non solo presente, ma anche molto attento a tutte le problematiche che riguardano il lavoro e l'occupazione anche verso la nostra regione Abruzzo.
Tutto ciò che è stato riferito anche dal collega Lolli - soprattutto da lui che è aquilano e che ha vissuto anche personalmente il dramma del terremoto - e che vede me ugualmente abruzzese venire dalla provincia dell'Aquila, corrisponde al vero; tuttavia, vorrei ancora una volta ribadire che sono passati sette mesi da questo triste evento e che tutto quello che poteva essere relativo all'emergenza è stato puntualmente portato a termine. Perlomeno si stanno ultimando queste abitazioni se pure - è logico - provvisorie; penso che nell'arco di venti giorni, un mese tutte le persone usciranno definitivamente dalle tende.
Come è stato detto c'è stato un buon avvio anche della ripresa scolastica e universitaria.
Vorrei fare una piccola premessa. Diciamo che questo terremoto, anche attraverso i dati che ci ha riferito il sottosegretario, è arrivato in una zona che sicuramente sembrava già essere terremotata. Io che appartengo a questa valle Peligna - dove tra l'altro c'è stato un accordo di programma, un protocollo di intesa -
posso dire che questo terremoto ha finito di nuocere a quest'area.
Credo che il mio collega Lolli possa condividere con me che a L'Aquila, che è il nostro capoluogo, c'erano impianti grossi, seri, che richiamavano un certo numero di lavoratori e dove, grazie, a volte, anche all'impegno degli stessi imprenditori si è riusciti in questo frangente a conservare lavoro.
Tuttavia noi, come Abruzzo interno, abbiamo sempre sofferto rispetto all'Abruzzo della costa: è già da tempo che avevamo sensibilizzato, anche nell'alternanza dei Governi che ci sono stati, proprio per ottenere un'attenzione particolare verso il nostro Abruzzo interno, cercando di potenziare infrastrutture che sono importantissime e indispensabili per insediamenti industriali, e soprattutto considerando che noi viviamo di tantissime comunità montane, dove naturalmente l'unica attività produttiva è il turismo.
Oggi tutto questo purtroppo sembra avere un arresto, nonostante tutti noi ci siamo concentrati su quello che è accaduto e quindi, anche se non colpiti proprio così come L'Aquila, ci siamo tutti riversati sul nostro capoluogo. La ricostruzione de L'Aquila dovrà avvenire con i suoi tempi; la volontà è quella di averla rapidamente, ma c'è tutto un centro storico che andrà ricostruito negli anni.
L'unico invito che posso esprimere è quello di porre all'attenzione anche del Ministero delle attività produttive la richiesta di dirottare, qualora ce ne fosse la possibilità, nonostante ci sia una crisi che ha colpito l'intero Paese, qualche grande industria proprio da noi in Abruzzo, e in particolare - voglio insistere - nella provincia de L'Aquila.
I problemi de L'Aquila, anche quelli industriali, penso che, proprio per l'attenzione che L'Aquila ha avuto nel mondo, si potranno risolvere. Tuttavia, c'è una parte della provincia - quella che io rappresento, ossia la valle Peligna - che in questo momento è in grave difficoltà; anche l'aver creato la Zona franca urbana su L'Aquila ancora di più semmai incoraggia qualche imprenditore a investire su quell'area e depotenzia ulteriormente la nostra zona.
Nonostante tutti noi abbiamo la voglia di rivedere al più presto il nostro capoluogo di regione con la sua storia, la sua cultura e la sua tradizione rifiorire, bisognerebbe prestare un'attenzione particolare a questo Centro Abruzzo.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor presidente, ho ascoltato le parole di colleghi che in alcuni casi sono coinvolti personalmente, perché hanno vissuto sul loro territorio questa tragedia, e di altri colleghi che invece, come me, vengono da altre regioni, ma capiscono il dramma vissuto da queste popolazioni.
Intervengo soltanto a seguito delle considerazioni e delle proposte che ho sentito.
Credo che la proposta dell'onorevole Pelino, da una visione esterna, quindi meno coinvolta, forse, emotivamente da questo punto di vista, sia quella che effettivamente può andare ad affrontare i problemi della regione Abruzzo.
Il problema della regione Abruzzo, dai dati che abbiamo a disposizione, non è la cassa integrazione ordinaria o in deroga, ma semmai, sugli ammortizzatori sociali, la mobilità. Ciò che emerge è che non c'è il posto di lavoro, che si sono persi i posti di lavoro, non che l'azienda chiede un periodo di pausa; o, meglio, non è questo il reale problema.
I dati su tutta la cassa integrazione, divisa regione per regione, di ottobre 2008 e ottobre 2009 ci comunicano che l'Abruzzo è sotto la media di richiesta di ore di cassa integrazione rispetto a molte altre regioni del Paese. Questo vuol dire che lì la situazione è drammatica perché non c'è la possibilità del mantenimento del posto di lavoro, che chiaramente è un obiettivo diverso da quello della cassa integrazione ordinaria o straordinaria, ovvero un periodo provvisorio di fermo dell'attività lavorativa, ma seguito dal reintegro nell'industria.
Il problema del territorio dell'Abruzzo, invece, è quello di attirare investimenti e di creare posti di lavoro. Penso, quindi,
che sia quella la direzione che il Governo deve intraprendere.
Io ho fatto un breve calcolo paragonando la richiesta di cassa integrazione dell'Abruzzo a quella della mia regione: ebbene, rispetto all'Abruzzo abbiamo avuto un aumento di cassa integrazione ordinaria e straordinaria - la situazione è totalmente diversa, noi non abbiamo avuto il terremoto e via dicendo - del 253 per cento. Questo dato testimonia che il problema dell'Abruzzo non è la cassa integrazione in deroga straordinaria, che sicuramente è un problema nazionale, ma è creare nuovi posti di lavoro.
MARIA GRAZIA GATTI. Signor presidente, senza rispondere all'onorevole Fedriga, vorrei fare solo una precisazione legata proprio alla Zona franca urbana. Penso che ci sia un problema di applicazione anche di quel tipo di provvedimento per le realtà de L'Aquila centro, in relazione alle attività di cui parlavamo prima: quelle che hanno chiuso, quelle che hanno avuto danni molto grossi e via elencando.
Mi sembra di capire che il provvedimento che definisce la Zona franca urbana abbia anche un vincolo sul fatto che ci siano incentivi di una certa sostanza, e solo parzialmente in una situazione de minimis, solo per le attività nuove che vengono inserite e non per la ripresa di quelle che hanno avuto una serie di difficoltà.
Penso, dunque, che forse bisognerebbe riflettere un po' di più, fare questo tipo di verifica e capire bene se questo sia uno strumento adeguato ad affrontare quel tipo di problema. Magari potrebbe essere utile per altro.
Ad ogni modo, quello che era stato visto - l'inserimento dell'Aquila nella Zona franca urbana - come elemento risolutivo per certe situazioni interne, secondo me non lo è e forse bisognerebbe riflettere ancora su quale strumento potrebbe essere, invece, più adatto.
PRESIDENTE. Vedo che siamo nel pieno di alcune considerazioni importanti, anche se la Zona franca per la verità nasce con quella precisa prospettiva, ossia per attrarre investimenti per nuove attività.
Do la parola al sottosegretario Viespoli per la replica.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor presidente, più che una replica vorrei procedere ad alcune rapidissime considerazioni, anche alla luce del dibattito svolto all'interno degli schieramenti - lo dico come elemento di positività del confronto - che ha evidenziato come ci troviamo di fronte a un problema importante e significativo dove l'approccio non è così comune in termini di priorità, di sensibilità e via elencando.
Cerco di essere chiaro, cogliendo gli aspetti del dibattito non come elementi di criticità, ma come elementi positivi per cercare di puntualizzare meglio il tutto.
Quando l'onorevole Santagata pone l'attenzione sul fatto che i due pilastri sono rappresentati dall'azione di recuperare la città dell'arte, la città della cultura e quindi la città che, fondandosi sulla qualità urbana e sull'università, quindi sui servizi culturali, determina l'attrattività, dice una cosa sicuramente condivisibile dal punto di vista dell'impianto culturale.
Tuttavia, dobbiamo considerare che questo elemento di tendenza si scontra con l'esigenza di avere un'attenzione e una sensibilità - che l'onorevole Lolli sottolineava - in particolare rispetto a quel segmento di piccolissima micro-impresa che va immediatamente stimolata, in attesa del recupero e della riqualificazione urbana, per evitare che la desertificazione, dal punto di vista urbano, determini anche, come conseguenza senza ritorno, una desertificazione dell'attività commerciale e dell'attività dei piccoli soggetti.
Ci troviamo di fronte a tempi diversi, misure diverse, iniziative che devono cercare di trovare attenzione complessiva rispetto ad un manovra che nel frattempo - come è stato correttamente evidenziato - almeno su alcune questioni e su alcuni punti dimostra di aver già raggiunto o
obiettivi concreti o una direzione di marcia utile e positiva, con una corretta individuazione degli obiettivi.
È evidente che c'è un problema di strumenti di sostegno al reddito, a maggior ragione in una fase emergenziale. Tuttavia, esiste il problema di come si mobilita il bacino e non solo di come lo si sostiene, di come si determinano le condizioni attraverso la mobilità delle persone o attraverso la mobilità delle aziende. Sto parlando della determinazione di quelle condizioni tese ad evitare che le misure di cassa, comunque modulate o comunque semplificate, rispondano ad una fase emergenziale senza diventare un elemento di struttura. In mancanza di mobilitazione del bacino o di capacità di attrattività degli investimenti, questo è un rischio che bisogna cercare di evitare.
Per la parte che riguarda lo specifico argomento a cui siamo stati chiamati oggi come ministero, io credo che da parte mia ci possa e ci debba essere l'impegno ad una continuità di confronto e anche di verifica della possibilità di approfondire strumenti di monitoraggio e di iniziativa rispetto ai temi di cui abbiamo parlato; in particolare, occorre stabilire in che modo si può determinare un meccanismo di governo dei bacini, verificando se per fare questo bastino gli strumenti che normalmente abbiamo a disposizione, anche al dal punto di vista dei progetti - penso al Welfare to work e ad altra progettualità tipica dell'attenzione sui bacini di cassintegrati - o se sia necessario, proprio per la diversità dei problemi e per la specificità delle questioni, attivare uno strumento di monitoraggio di intesa con la regione.
Io sono disponibile a continuare il confronto, perché credo che ci troviamo di fronte ad una condizione dove, al di là della normalità e della straordinarietà, non è detto che tutto questo sia sufficiente ad accompagnare le difficoltà che si evidenziavano soprattutto nel lavoro autonomo e che, quindi, richiedono un supplemento di attenzione e presumibilmente un supplemento di iniziativa. Fermo restando tutto il dibattito sviluppato, con le puntualizzazioni indicate in particolare all'inizio, con le riflessioni da ultimo dell'onorevole Pelino e con quelle sulla centralità del sistema dell'istruzione da parte dell'onorevole Gatti, occorre dunque vedere se e in che misura sia necessario - non pronuncio la parola «un tavolo per l'Abruzzo», mi riferisco piuttosto a un possibile dibattito parlamentare, magari attraverso un forte raccordo tra la Commissione e il Ministero del lavoro, almeno per quanto mi riguarda, e
altri ministeri - un monitoraggio costante e continuo che ci aiuti ad affrontare reciprocamente meglio i problemi che abbiamo di fronte.
PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario per il contributo fornito. Ovviamente avremo modo in ufficio di presidenza di organizzare un'ulteriore fase di approfondimento sull'argomento Abruzzo.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14,15.