Sulla pubblicità dei lavori:
Russo Paolo, Presidente ... 3
Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, sulle linee del Piano strategico per il settore dell'ippica (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Russo Paolo, Presidente ... 3 8 12
Beccalossi Viviana (PdL) ... 11
Brandolini Sandro (PD) ... 8
Carra Marco (PD) ... 11
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 12
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 14
Sani Luca (PD) ... 9
Zaia Luca, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 3 13
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 13,30.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, sulle linee del Piano strategico per il settore dell'ippica.
Ringrazio il Ministro per la sua cortesia personale e anche istituzionale: aveva assunto formalmente l'impegno di venire in Commissione a fornire chiarimenti sulle linee del Piano strategico e puntualmente lo ha fatto.
Eventualmente, in esito all'intervento del Ministro, potremo dedicare del tempo per alcune domande dei colleghi della Commissione, quindi ascoltare la replica del Ministro.
Do la parola al Ministro Zaia.
LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Buongiorno a tutti. Ringrazio il presidente per questa ulteriore opportunità che mi concede.
Mi scuso con tutti per questa audizione all'ultimo minuto - un last minute, diremmo - ma vi posso garantire che è una «vernice della vernice», come si direbbe in una mostra d'arte, nel senso che stiamo ancora stampando e correggendo le ultime bozze delle linee guida strategiche di indirizzo (definiamole così), perché adesso è in atto una discussione su quanto il Ministro potrà fare rispetto all'UNIRE.
Innanzitutto, la legge ci impone, per fortuna, di dare le linee di indirizzo, soprattutto con la legge n. 184 del 2008 - il famoso provvedimento che ha stanziato i 140 milioni di euro per il settore - che prevede che ogni anno il Ministero delle politiche agricole segnali le linee strategiche per il comparto.
In maniera molto sintetica, vorrei esporvi alcune considerazioni e poi (spero in giornata o in serata) farvi avere anche copia del documento integrale.
Ringraziando il presidente Russo per la collaborazione di questi mesi, ricordo che tale provvedimento è frutto dei cosiddetti «Stati generali» dell'ippica: abbiamo ascoltato più di 300 interlocutori, alcuni dei quali, peraltro, non direttamente coinvolti dal problema dell'ippica italiana, ma stakeholder internazionali, francesi e inglesi.
Durante le audizioni, che sono state molto partecipate - peraltro, abbiamo il supporto magnetico con la registrazione di tutti gli incontri e abbiamo tentato di fare anche una sintesi, trattandosi di ore e ore di audizioni - i francesi e gli inglesi hanno portato la loro esperienza.
L'ippica italiana vive oggi le difficoltà che ha vissuto l'ippica francese nel 1990-1991. Ricordo che sia per l'ippica francese
che per l'ippica statunitense i primi anni Novanta hanno rappresentato gli anni della grande ristrutturazione, della grande riforma. Vi dico questo perché noi siamo convinti - convinzione confermata dall'ascolto dei soggetti auditi - che alla fine non c'è nulla da inventare. Possiamo mutuare numerose esperienze positive internazionali, che hanno permesso a quei Paesi di avere più partecipanti agli eventi sportivi, più gettito sul fronte delle scommesse, più spettacolarizzazione delle corse e sicuramente anche un'ippica più sana.
In maniera didascalica, i dati ci dicono - leggerò qualche appunto, ma comunque ho elaborato anche delle note - che noi abbiamo avuto dal 1995 ad oggi un calo del 94 per cento dei partecipanti. In altre parole, negli spettacoli l'afflusso agli ippodromi è calato da 2.617.000 paganti nel 1995 - si tratta di dati in assoluta anteprima - a 157.000 paganti nel 2008.
Peggio ancora, abbiamo avuto un calo dei volumi di gioco del 33 per cento. Siamo passati da 3 miliardi e 368 milioni di euro nel 1996 (già trasformati in euro, nonostante la moneta fosse ancora la lira) a 2 miliardi e 274 milioni nel 2008.
Quindi, stiamo parlando di un calo del 94 per cento degli spettatori e degli appassionati - e dunque, inevitabilmente, anche degli scommettitori, perché la maggior parte delle persone che vanno all'ippodromo fanno una scommessa, ovvero giocano un «piazzato», una tris - e un calo del 33 per cento dei volumi di gioco. In dodici anni abbiamo perso, sostanzialmente, un miliardo di euro di gioco.
L'ippica italiana, quindi, non è stata in grado di produrre spettacoli sportivi in linea con le aspettative dei suoi clienti finali e, quindi, degli appassionati e degli scommettitori.
Ovviamente, per affrontare questo tema abbiamo cercato di mettere insieme tutte le istanze presentate durante le audizioni degli «Stati generali»: quasi trecento interlocutori, come ho detto, il che sta a significare anche quanto sia frazionato il mondo dell'ippica, sul fronte dei guidatori, come sul fronte degli allevatori, dei proprietari e via elencando. Insomma, è un mondo che presenta un'assemblea dei soci composta da oltre trecento interlocutori, che noi abbiamo tentato di ascoltare tutti.
Premetto che nel documento che vi farò avere - perdonate se salto «di palo in frasca», ma è bene che ve lo dica subito - troverete anche un cronoprogramma. In altre parole, noi diciamo all'UNIRE qual è l'analisi che abbiamo svolto (ed è stata la prima volta nella storia), qual è la nostra idea e quale l'obiettivo che vogliamo raggiungere partendo da questi dati. Quindi, fissiamo un benchmark, ossia un punto di riferimento, a due anni, a tre anni e a cinque anni, e indichiamo all'UNIRE il cronoprogramma che a nostro avviso può sostenere, e le cifre di bilancio che deve investire. Se, in base a questa nostra analisi, realizzata da professionisti, viene rispettato il cronoprogramma, possiamo garantire, nel giro di un quinquennio (anzi, noi parliamo di tre anni) un'ippica molto più efficiente.
Questo, naturalmente, è un processo che tende a riformare completamente l'ippica e a rilanciarla. La riduzione dagli oltre due milioni di spettatori a 157.000 sta a dimostrare che l'ippodromo ormai è visto come un volume da recuperare in centro città per altre destinazioni urbanistiche, piuttosto che un'area verde nella quale c'è una pratica sportiva storica, identitaria, che fa parte della cultura e della tradizione.
Illustro ora in maniera didascalica gli interventi da mettere in atto e, quindi, da coordinare.
Innanzitutto, l'ippica italiana deve ridefinire, attualizzare e rendere emozionante lo spettacolo sportivo. Il cliente finale, l'avventore, l'utente dell'ippodromo non si muove per andare a vedere quattro cavalli che corrono, senza spettacolo e senza altre attività. L'ippodromo deve diventare un momento di aggregazione anche per chi non ha gli occhi puntati sul cavallo che corre.
In secondo luogo, si tratta di applicare rigorosamente e tempestivamente le sanzioni per le irregolarità nelle corse. C'è un'idea comune che il mondo dei cavalli sia un mondo «marcio». In gran parte,
questa è una grande verità. Se andassimo a vedere nella procura generale della giustizia sportiva, quindi dell'UNIRE, e analizzassimo gli interventi di UNIRELAB, così come l'attività del nucleo dei carabinieri che si occupa della repressione delle frodi comunitarie, si comprenderebbe che il secondo obiettivo deve essere sicuramente quello di mettere in regola questo comparto, riportarlo nell'alveo della legalità e introdurre una regolamentazione della giustizia sportiva. Questo è un capitolo del Piano strategico e delle linee di indirizzo, dove leggerete in maniera chiara che occorre rifare il regolamento. Non si possono attendere mesi o anni per avere giustizia rispetto a un caso di doping o a quant'altro, ma è necessario sapere subito che chi sbaglia non può più presentarsi a correre. Oggi, invece, si fa ricorso, e le cose vanno molto diversamente.
Bisogna diffondere tra gli operatori la cultura della legalità, provando che la legalità paga effettivamente. Ciò significa che vi sono molti allevatori, molti proprietari, che affermano con chiarezza di sapere chi si comporta male, ma ai quali necessita di avere qualcuno che si presenti al posto loro. Non possiamo denunciare il malaffare legato alle corse truccate - ai quattro o cinque cavalli coinvolti -, che ormai sta diventando lo stipendio mensile per qualcuno, e pensare che sia il singolo operatore dell'ippodromo a dover sporgere denuncia. La parte buona e la maggioranza del mondo dell'ippica ci chiedono un maggiore sostegno, un maggiore appoggio e una struttura organizzata per intervenire.
Si deve, inoltre, poter contare su un portafoglio scommesse più remunerativo, sia sul piano economico che emozionale. Non si tratta di una partita da poco. Innanzitutto - lo ripeterò anche successivamente -, a proposito di pay-out esiste ora un provvedimento in merito: colgo l'occasione per ringraziare il sottosegretario Giorgetti per averlo incrementato. Significa che noi oggi fatto cento paghiamo sessantotto di scommessa. Con l'aumento del pay-out tale quota sale a settantasette. Ovviamente, si tratta di nove punti che incidono su un bilancio che deve essere finanziato dall'erario, da parte dei concessionari e dall'UNIRE.
Nel Piano troverete, «spannometricamente», che, in materia di pay-out, si prevede che, in base al conto effettuato, l'UNIRE rinunci a 12 milioni di euro, perché lo scommettitore deve avere lo stesso ritorno per le altre scommesse sportive. Non dimentichiamoci che nell'ippica - è l'unico caso - il pay-out è più basso: 100 euro investiti nel calcio o nel Superenalotto pagano di più che in una scommessa ippica, e questo ci mette già fuori mercato.
Noi dobbiamo ridurre i costi complessivi del comparto - dalle analisi che realizziamo emergono costi su cui si può ragionare anche in termini di economia di scala - e investire in marketing e comunicazione, sempre «spannometricamente»: chi ha letto il brogliaccio del Piano sa che esso prevede - passatemi l'imprecisione, ma mi sbaglio di pochi euro - di circa 32 milioni di euro l'anno per un piano di comunicazione serio, sempre proveniente dal bilancio dell'UNIRE. L'UNIRE deve fare la sua parte all'interno di un business plan; così si fa in tutte le aziende e questo è il punto di arrivo.
Gli obiettivi strategici, quindi, sono: aumentare il numero di appassionati che frequentano gli ippodromi e aumentare i punti vendita. Sui punti vendita si potrà fare un'approfondita riflessione, perché la loro stragrande maggioranza sta diventando ricettacolo di degrado. Non è possibile che il punto vendita della scommessa sportiva rappresenti oggi, in alcuni casi - viaggiando per le città italiane li ho visitati di persona e vi invito a fare lo stesso, se ne avete l'opportunità - un momento di aggregazione non proprio accogliente e non un punto dove si possa andare con i bambini per guardare la corsa nel monitor e piazzare una scommessa sui cavalli. La realtà non è proprio questa.
Oltre al numero degli scommettitori, si deve aumentare il numero dei proprietari amatoriali. Ricordo che abbiamo parlato, all'interno del Piano, della necessità di definire alcuni princìpi. Il primo principio
indica che il cliente finale, appassionato di ippica, spettatore e scommettitore, deve essere il riferimento primo del sistema ippico. Senza il cliente - in dieci anni abbiamo perso il 94 per cento dell'affluenza negli ippodromi - tale sistema non funziona.
Oggi l'ippica italiana è impostata su un montepremi garantito, corse seguite da scarsissimo pubblico negli ippodromi, pagamento dei premi. Si tratta di un'azienda che non produce utili e che, comunque, è in difficoltà, e la causa non è esclusivamente il prelievo fiscale che in Italia è penalizzante. Se andiamo a vedere la situazione dell'ippica francese - vi fornisco un dato sicuramente grossolano - scopriamo che essa fattura (brutto termine, ma è aziendale) tre volte tanto e ha un prelievo quattro volte superiore al nostro. Significa che non esiste correlazione tra prelievo basso e successo del gettito delle scommesse. L'ippica francese dimostra di crescere più della nostra e di avere anche un prelievo più alto. Questo dimostra anche ulteriori meccanismi.
Il secondo principio è quello della legalità, cui ho accennato prima: la trasparenza delle corse, le sanzioni e via dicendo. Il terzo riguarda l'imprenditorialità e il merito: il settore ippico deve crescere in qualità nella direzione della cultura dei valori d'impresa. Oggi il principio è acquistare un cavallo, o una quota di un cavallo, e mandarlo a correre. Tra coloro che lo fanno, molti operano a livello amatoriale, altri a livello «paraimprenditoriale», e solo pochi sono veri e propri imprenditori.
Non basta avere un cavallo per partecipare alle corse: bisogna, per esempio, rivedere la tempistica, incentivare la selezione genetica dei cavalli evitando che i tempi siano abbordabili per tutti i nascituri durante i debutti, ma ci permettano, come avviene in altri Paesi, di selezionare una bella popolazione equina e, soprattutto, gli allevatori.
Voi sapete che, soprattutto con gli aiuti all'allevamento, con le provvidenze e con altri provvedimenti, abbiamo mantenuto in piedi un sistema in cui, molto spesso, chi opera nel settore senza essere un imprenditore va ad intaccare il reddito di chi invece vi opera in maniera imprenditoriale e professionale.
Resta fermo un principio: i nostri cavalli, le nostre linee di sangue, sono presenti in tutti gli ippodromi internazionali e vincono le corse. Si tratta però della punta dell'iceberg di una grande popolazione equina che, molto spesso, non viene sfruttata. Non a caso, esiste ora un piano di dismissione dei documenti di moltissime fattrici da parte dell'UNIRE, proprio per evitare di ritrovarsi tanti nascituri, che poi non avranno sicuramente modo di intraprendere la carriera sportiva. Questo è il quarto principio, che verte, come ho detto, sulla qualità e sulle razze migliori.
Il quinto principio è quello degli investimenti: il futuro del settore si costruisce con investimenti finalizzati ad aumentare efficacia, autonomia e competitività. Non parlerò dell'efficacia e della competitività, ma mi soffermerò sull'autonomia. Quando si parla di autonomia - lo troverete nel Piano strategico - pensiamo al fatto che l'UNIRE, e quindi il mondo dell'ippica, nel momento in cui ha raggiunto lo start-up, ossia ha raggiunto il suo break-even, riesca a sostentarsi da solo, come accade negli altri Stati. Non deve essere lo Stato, a piè di lista, a ripianare debiti e conti in rosso del comparto.
Quanto ai contenuti di queste direttive, sono previste le seguenti azioni: promuovere, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, l'eliminazione - ho inserito alcune voci, anche per attirare la vostra attenzione - della voce «cavalli da corsa e da equitazione». Forse non tutti sanno che, dal 9 settembre 1992, esiste ancora questa voce, che è quasi un refuso. Ricordate il vecchio redditometro, che comprendeva le barche, i cavalli da corsa, e via dicendo: ebbene, noi abbiamo ancora la voce «cavalli da corsa» o «cavalli da equitazione». Una delle azioni da compiere è eliminarla. Nel Piano troverete anche tutte le motivazioni e tutto ciò che comporta l'esistenza di questa voce.
Tra le altre azioni, si tratta di aumentare il pay-out, sempre presso il Ministero
dell'economia e delle finanze. Nel decreto-legge anticrisi è previsto un intervento che ci interessa: se dovesse esserci la possibilità di discutere ancora all'interno di questo disegno di legge al Senato, noi proponiamo di aumentare il pay-out delle scommesse ippiche, ovvero la possibilità di allinearlo a quello di tutte le scommesse sportive.
Inoltre, occorre promuovere, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, la riorganizzazione dell'ippica nazionale, della corsa tris, nonché l'eliminazione della duplicazione dei totalizzatori tra la cosiddetta ippica di agenzia e quella nazionale.
La corsa tris aveva un grande appeal, ne abbiamo tutti sentito parlare. Esiste anche una V7, che potrebbe diventare tranquillamente il Superenalotto dell'ippica. È tutto mummificato, tutto fermo in attesa di non si sa che cosa.
Bisognerà, col Ministero dell'economia e delle finanze, cercare di risolvere la situazione in modo che le scommesse più popolari attraggano - diciamolo senza remore - anche gli scommettitori che non hanno intenzione di innamorarsi del cavallo. Il fatto che molti siano attratti dal montepremi di 105 milioni di euro del Superenalotto, potremmo ottenerlo anche con le scommesse ippiche perché ne abbiamo gli strumenti.
Occorre richiedere al Ministero del lavoro, delle politiche sociali e della salute, la determinazione di un piano volto all'emersione del fenomeno della lotta al lavoro irregolare. Troverete anche questo nel Piano. Ci siamo occupati di lavoro irregolare nel mondo dell'ippica, ove c'è la necessità di voltare pagina e di trovare soluzione alle molte condizioni di precariato e di lavoro da far emergere.
Occorre studiare le modalità per la repressione delle scommesse clandestine delle corse irregolari - piaga presente soprattutto al sud - anche attraverso la specializzazione operativa di una struttura presso il Ministero. Non escludo che questa struttura possa essere quella già esistente del nucleo dei Carabinieri contro le frodi comunitarie, per cui non ci saranno costi accessori.
Gli uffici propongono la definizione di tappe, attraverso cui giungere alla riforma del sistema di governance dell'ippica, basato sull'interazione tra pubblico e privato. L'ente pubblico, più snello, specializzato ed efficiente, è un organismo di operatori del settore, soggetto giuridico privato.
Nel Piano esponiamo questa riflessione, che esamina molte possibilità, però alla fine indica alcune soluzioni. Il coinvolgimento del privato non è solo sotto il profilo della gestione del concessionario che gestisce le scommesse, ma anche in un contesto nel quale ippica significa molto altro. Ad esempio, il privato potrebbe rappresentare la parte del business che si occupa della spettacolarizzazione degli eventi. Ciò si traduce nella necessità non di assumere consulenti o dare incarichi, ma di trovare privati interessati all'appalto della gestione del ristorante, come ad intraprendere iniziative nazionali a suo rischio di impresa. L'UNIRE dovrà assumersi direttamente la responsabilità di questi atti.
In tale ambito, l'UNIRE potrebbe provvedere alla promozione del cavallo allevato in Italia, all'attribuzione delle risorse economiche ai montepremi, all'allevamento e alle strutture e ai corsi di formazione professionale. Sul fronte della formazione professionale siamo carenti, perché riceviamo richieste da molte strutture di palafrenieri, di operatori che accudiscono gli animali, di allenatori, ma mancano le strutture di formazione che diano loro gli strumenti per operare.
La parte seguente riguarda l'approvazione e pubblicazione dei calendari a costi di gestione, diretta alle attività di giuria in campo, giustizia sportiva con vincolo di giustizia, gestione del doping, anagrafe equina e stud-book.
Per quanto concerne l'anagrafe equina, ho nominato un commissario, il dottor Luigi Pio Scordamaglia. L'anagrafe equina è pronta. Dopo anni di confusione, in quattro mesi di commissariamento gratuito da parte di questo amministratore
delegato di una multinazionale, che conoscendo l'anagrafe bovina ci ha portato il suo know-how, forse sollecitato dai tanti amici che gli segnalavano l'esigenza di risolvere il problema, per cui talvolta i documenti del cavallo arrivavano quando era già morto di vecchiaia.
Ieri, mi ha detto che siamo ormai alle fasi conclusive. L'ho invitato all'audizione di domani, durante la quale probabilmente lo annuncerà.
UNIRE potrebbe delegare all'organismo degli operatori del settore le attività di sviluppo e promozione delle corse italiane, marketing e comunicazione dell'intera filiera, provvedendo a controllare l'esecuzione.
Desidero infine rilevare che competenti organi di UNIRE studiano e definiscono entro quarantacinque giorni la riorganizzazione del sistema di trasmissione televisiva delle corse ippiche - ho segnato alcuni punti del cronoprogramma che mi sembravano più salienti - per far giungere il segnale televisivo in diretta a un maggior numero di destinatari. Il segnale televisivo ha ancora grossi problemi. Nel Piano è previsto che entro 45 giorni UNIRE elabori una soluzione. Il regolamento unico delle corse si prevede sempre in 45 giorni, il regolamento della giustizia sportiva sempre entro i 45 giorni, il codice etico dell'ippica italiana sempre entro i 45 giorni. Il regolamento per la redazione dei calendari deve essere finalizzato alla realizzazione della corsa di qualità totale con funzione tecnica spettacolare di gioco, il regolamento per la definizione del ruolo e la classificazione degli ippodromi rappresenta una partita non da poco, giacché finalmente
in 45 giorni UNIRE dovrà indicarci gli ippodromi di valenza nazionale e internazionale, quelli di valenza regionale, quelli per pochi amici che organizzano corse, che non interessano il circuito nazionale.
Occorre identificare tre livelli di attività e lo standard tecnico gestionale strutturale minimo richiesto a un ippodromo per posizionarsi su ciascuno di essi: nazionale, regionale e a «breve gittata». È necessario prevedere la scelta autonoma da parte di ciascun ippodromo del livello in cui intende posizionarsi.
Nel Piano, infatti, abbiamo inserito il principio alberghiero, secondo il quale chi realizza un hotel decide il numero di stelle da assegnare, alle quali corrispondono dei servizi. Allo stesso modo, chi deve chiudere le strade comunali per fare una corsa dei cavalli non può pretendere di avere un ippodromo internazionale.
È necessario introdurre l'obbligo della certificazione degli ippodromi da parte di un soggetto terzo, creare un fondo di ammodernamento degli ippodromi, redigere un piano pluriennale del marketing e definire un piano pluriennale.
Spero di aver trasmesso la sensazione di un Piano che ha un cronoprogramma. Mettiamo UNIRE nelle condizioni di avere linee strategiche dettagliate con un cronoprogramma molto ravvicinato. Ho citato gli interventi da effettuare nei primi 45 giorni. In seguito, dovremo affidarci alla governance.
Come tutti gli altri enti, l'UNIRE è soggetta al processo di rinnovo degli organi statutari. Gli amministratori dell'UNIRE dovranno assicurarci l'applicazione delle linee guida strategiche indicate dal Ministro.
PRESIDENTE. Per analoghi impegni istituzionali, il Ministro è chiamato ad altro ramo del Parlamento tra un'ora. Lascerei spazio a due o tre agili interventi della maggioranza e a due o tre interventi dell'opposizione.
Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.
SANDRO BRANDOLINI. Signor presidente, signor Ministro, constatiamo con piacere come l'impegno assunto sia stato rispettato, sebbene con ritardo. Chi lavora nella pubblica amministrazione purtroppo impara ben presto che i tempi purtroppo si dilatano talvolta al di là delle stesse esigenze.
Mi pare che oggi siamo di fronte ad alcune linee che vanno nella direzione
giusta. A nome del gruppo, intendo però chiedere al signor Ministro, che in questo percorso è stato di parola, venendo nelle Commissioni parlamentari della Camera prima di presentare il Piano, mentre più tardi andrà al Senato e domani avrà la presentazione al mondo dell'ippica, un necessario un approfondimento di merito alla luce del Piano vero e proprio, che è in via di definizione. Oggi, quindi, dobbiamo limitarci a esprimere valutazioni sulla base di tali linee generali.
Gli obiettivi principali posti alla base del Piano mi sembrano pienamente condivisibili. Per ottenere risultati, il settore deve focalizzare l'attenzione sul consumatore finale con un vero piano industriale. Il ripristino della legalità è una delle condizioni essenziali per dare all'utente finale la certezza che di fronte a una scommessa vinca la fortuna, ma anche la conoscenza, e non fattori ad esse estranei.
Qualcuno si stupì quando nella relazione fatta in occasione dell'elezione del dottor Sottile come presidente dell'UNIRE dichiarai che si trattava della scelta giusta, perché il settore aveva bisogno di legalità. Da questo punto di vista, quindi, si rileva una continuità nell'azione del Ministero, che va nella direzione giusta.
Il Ministro non ha affrontato la questione della classificazione delle corse. In Italia, abbiamo troppe corse e non selezionate. Nel nostro Paese, infatti, le corse sono circa 23 mila, mentre in Francia sono 18 mila, con più cavalli rispetto all'Italia. Di queste, solo 7-8 mila entrano nel circuito nazionale e sono certificate, quindi rientrano nel piano complessivo, mentre in Italia, al di là delle differenziazioni in fasce d'orario, non esiste una distinzione fra ippodromi e classi. Condivido quindi la scelta di effettuare una certificazione degli ippodromi, sulla base della quale distribuire le risorse e i montepremi.
È fondamentale selezionare anche le corse, non solo gli ippodromi, per realizzare il salto di qualità di cui abbiamo bisogno.
Il tema dei risparmi riguarda tutti, ma soprattutto l'UNIRE, un «carrozzone» che fa di tutto di più, ma anche deficit, come avvenuto in questi anni, con notevoli ritardi nei pagamenti o consistenti buchi di bilancio ripianati a più riprese.
Concordo con il Ministro sull'esigenza di aumentare il montepremi distribuito, per parificarlo alle altre scommesse. Per fare questo è necessario agire a trecentosessanta gradi. Anche l'UNIRE dovrà fare la sua parte, ma ritengo necessaria una revisione del rapporto con il concessionario, perché il rapporto pari all'11,6 per cento al concessionario non tiene conto della particolarità dell'ippica.
Nella scommessa sul Superenalotto si estraggono palline da una ruota, per cui il concessionario deve affrontare solo il costo dell'estrazione e della distribuzione delle scommesse. Organizzare l'evento ippico comporta un costo e, soprattutto, un'attività molto più consistente alle spalle. Il concessionario non può, quindi, ricevere la stessa percentuale, proprio perché esistono costi che non ricadono direttamente su di lui, ma sul mondo ippico in generale, e sugli ippodromi in particolare.
Ritengo che in questo ambito vada avviata, comunque, una valutazione generale che rimetta in capo anche la possibilità di rivedere in futuro il rapporto per le scommesse ippiche.
Da questo punto di vista, voglio sottolineare anche l'esigenza - che fu proposta con forza dai rappresentanti del mondo ippico in un'audizione, mi pare, tenutasi nella scorsa legislatura - che il concessionario dovrebbe avere, se così si può dire, maggiore fantasia. Poiché la scommessa ippica è meno appetibile di quella relativa ad altri settori, non vi si investe come su altri settori. Occorre ragionare, invece, per pervenire a un pacchetto di scommesse che sia più articolato di quello attuale e che, quindi, offra maggiori opportunità agli scommettitori di poter giocare, aumentando, conseguentemente, gli introiti e, dunque, non solo aumentando il monte scommessa, ma anche la varietà dei tipi di scommessa disponibili sul mercato.
LUCA SANI. Condivido le osservazioni del collega Brandolini e mi associo ai ringraziamenti al Ministro rispetto a que
sta discussione e all'informazione sullo stato di salute dell'ippica nel nostro Paese.
Penso anch'io che, al di là dei ringraziamenti, occorrerà attendere il Piano per capire realmente quali saranno i contenuti che il Governo intende portare avanti rispetto alla riforma di questo settore. Concordo sul fatto che ci siano spunti interessanti in ciò che ha detto il Ministro, e su tali punti possiamo anche avviare un confronto costruttivo, considerato anche che non siamo incalzati da lavori d'Assemblea, decreti o altro, trattandosi di un'azione che compie il Ministro direttamente.
Potremmo anche concordare se sia utile un atto, una risoluzione o un contributo di altro tipo da parte della Commissione agricoltura, che rappresenti anche un indirizzo per il Ministro stesso sul lavoro che si intende compiere.
Intendo toccare in particolare due questioni. La prima è quella relativa agli impianti e all'assegnazione delle corse. Non l'ho sentito nelle parole del Ministro, ma credo che, rispetto al panorama che conosciamo, sia importante stabilire quali sono i criteri per l'assegnazione delle corse: oggi non è chiaro come le corse vengano assegnate, rispetto a quali parametri, se in base alla qualità degli impianti, alla frequentazione, al monte delle scommesse che ogni singolo ippodromo produce, o a quali altri criteri. Al riguardo, non esiste nessun riferimento. E si scorgono anche contraddizioni piuttosto rilevanti da un impianto all'altro.
Il secondo tema riguarda la qualità dell'impiantistica. Come diceva il Ministro, si corre ovunque, non si conosce lo stato di molti impianti per quanto riguarda la messa a norma, e tutto ciò può causare problemi dal punto di vista della tutela dei cavalli, degli operatori e degli spettatori che assistono alle corse.
Credo anch'io che su questo punto occorra svolgere una ricognizione, per poi stabilire un ordine di priorità anche rispetto alla stessa assegnazione delle corse. Da un lato, abbiamo impianti, nel nostro Paese, che rispondono perfettamente alla normativa e che si vedono assegnare le corse in maniera inadeguata rispetto alla loro qualità. Dall'altra, impianti qualitativamente non rispondenti alle caratteristiche richieste dalle normative hanno, talvolta, una mole di attività piuttosto elevata.
Credo che si debba fotografare la situazione, fare chiarezza, e dotarsi anche di criteri oggettivi e reali per l'assegnazione delle corse.
L'altra questione è quella che sottolineava anche il Ministro, ovvero il pay-out. Credo anch'io che occorra promuovere un'iniziativa, coinvolgendo anche il Ministero dell'economia e delle finanze, rispetto a una penalizzazione che oggi investe il mondo dell'ippica: si pagano più tasse rispetto alle scommesse vinte. Sarebbe opportuno promuovere un riequilibrio. Non è detto che abbassare il prelievo fiscale sulle scommesse provenienti dall'ippica debba necessariamente comportare una spesa per lo Stato. Tale operazione può benissimo avvenire attraverso un riequilibrio con altre voci contemplate nell'ambito del settore delle scommesse. Si tratta comunque di un intervento necessario, anche perché, come sappiamo, in questi ultimi anni l'ambito delle possibilità di gioco e di scommessa si è notevolmente ampliato (pensiamo alle lotterie, ai «gratta e vinci», alle slot machine) e questo ha comportato, al
di là del prelievo fiscale sulle scommesse dell'ippica, la paralisi di questo settore. Penso, dunque, che si debba avviare una riflessione congiunta con il settore delle finanze su questo aspetto.
L'ultima questione che intendo affrontare è quella, introdotta dal Ministro e ripresa dal collega Brandolini, della necessità di una profonda riflessione relativa alla riforma dell'UNIRE e di tutti gli operatori ciò che gli gravitano intorno. Il Ministro ha parlato, in relazione alla moltitudine di soggetti che ruotano attorno all'ippica, di una giungla. Se esiste una giungla e un gran numero di soggetti coinvolti, ciò significa che il settore rende bene, considerata anche la mole di risorse che gira attorno ad esso. Ritengo che un'azione di sfoltimento di questa giungla
sia auspicabile, non solo per far funzionare meglio tutto il sistema, ma anche per dare certezza agli operatori e a chi crede di lavorare onestamente in questo settore.
In conclusione, confermo il mio interesse per le osservazioni del Ministro e anche la mia disponibilità a offrire un contributo per giungere ad una posizione condivisa della Commissione che possa fare da stimolo e da supporto all'azione del Ministro su questa materia.
VIVIANA BECCALOSSI. Signor presidente, ringrazio anch'io il signor Ministro per aver avuto la sensibilità politica e la disponibilità a venire ad illustrare le linee guida del Piano di rilancio dell'ippica in Commissione agricoltura.
Anch'io preferirei avere a disposizione un testo scritto , per poter meglio capire ed entrare nel merito di come saranno investiti - mi permetto di dire -i circa 140 milioni di euro che mi risulta siano stati stanziati.
Condivido, ovviamente, quanto già illustrato dal Ministro, per sommi capi, alla Commissione. Chiedo se, una volta che sarà messo a disposizione concretamente il Piano di rilancio, comprendente la ripartizione precisa delle risorse da investire, sarà possibile incontrare nuovamente il Ministro, non certo per suggerirgli le azioni da intraprendere, ma per capire se vi è una speranza per il futuro dell'ippica nel nostro Paese.
So che le mie parole possono rappresentare una chimera, ma sarebbe bello riuscire a separare il mondo della scommessa da quello dei cavalli. Fatico a dispiacermi del fatto che siano diminuite le scommesse nel campo dell'ippica. Vi invito a non fraintendermi, ma sappiamo che, spesso e volentieri, chi scommette ha già dei problemi o ne avrà in seguito. Mi rendo conto che questo ha delle spiacevoli ripercussioni di carattere finanziario sull'ippica, ma io, da cittadina, fatico a dispiacermi, come ho detto, che sia diminuito del 33 per cento il numero degli scommettitori.
Questa è la mia opinione personale, perché, a mio avviso, tutti i giochi - l'ippica per prima, ma anche le semplici slot machine disponibili presso i tabaccai - avrebbero bisogno di un maggior controllo: tutti i giorni leggiamo sui giornali cronache di famiglie che si distruggono anche a causa di questi giochi. Da amministratore, so che questo settore garantisce determinati introiti al nostro Paese, ma non ne sono orgogliosa.
Aspetto, dunque, che il Ministro ci faccia pervenire - mi è sembrato di capire che sarà disponibile in serata - il documento, per poter entrare meglio nel merito specifico del rilancio dell'UNIRE, e, di conseguenza, del mondo dell'ippica.
MARCO CARRA. Ho anch'io pochissime osservazioni da svolgere, per ribadire e sottolineare le considerazioni di ordine generale e politico espresse dall'onorevole Brandolini. Mi pare, da questo punto di vista, che sussistano le precondizioni - è evidente, come hanno sottolineato tutti i colleghi, che è necessario prendere visione del testo scritto del Piano - per sviluppare un lavoro tutto sommato unitario, in quanto gli obiettivi di ordine generale sono condivisi.
Tengo, però, a porre qualche domanda. È indubbio - ragiono più da ex amministratore locale che da parlamentare - che per avviare un progetto così ambizioso e giusto, qual è appunto quello che ci accingiamo insieme a varare (come auspico), occorre avere chiaro il quadro della situazione. Mi pare che le considerazioni che ha svolto pochi istanti fa la collega Beccalossi vadano in questa direzione. Sappiamo che l'UNIRE, nonostante gli interventi pubblici, mantiene una situazione debitoria piuttosto rilevante; lo apprendiamo, quantomeno, dalle cronache della stampa specializzata. Si parla di oltre 100 milioni di debito. Da questo punto di vista, il Ministro, in apertura del suo intervento, ha fatto riferimento ai 140 milioni di contributo erogati.
A me pare che per gli anni 2009-2010, se ragioniamo della n. 185, siano 150 e non 140 i milioni di euro. Nel dibattito sugli adempimenti comunitari in materia di giochi, erano previsti ulteriori 25 milioni
di euro. Da questo punto di vista, quindi, chiedo lumi, perché vorrei capire se e in che termini siano stati erogati questi 140-150 milioni di euro di contributi e come siano stati utilizzati dal «carrozzone» UNIRE. Poiché si tratta di danaro del contribuente italiano, è necessario chiarire come questi soldi siano stati spesi, se effettivamente erogati.
Vorrei quindi avere qualche chiarimento di merito sulla situazione dell'UNIRE dal punto di vista debitorio e dei contributi ricevuti da parte dello Stato.
SEBASTIANO FOGLIATO. Interveniamo anche noi sul piano strategico per il settore dell'ippica. Abbiamo ascoltato l'intervento articolato e costruttivo del Ministro, che ha elencato il percorso di questo Piano, che si inserisce nel suo impegno a trecentosessanta gradi in favore dell'agricoltura nel nostro Paese, in particolare nel settore dell'ippica. Tale impegno è sotto gli occhi di tutti e ha creato un nuovo corso nel nostro Paese nel settore dell'agricoltura, quindi anche nell'ippica, settore importante, ma in passato dimenticato.
Ritengo che attraverso gli incontri con le categorie realizzati al Ministero sia stato svolto un lavoro certosino nel recepire tutte le esigenze del settore per correre ai ripari. Questo lavoro avrebbe dovuto essere già intrapreso dai Governi precedenti, ma plaudiamo all'impegno che il Ministro Zaia sta profondendo in favore del settore dell'ippica, che è in crisi per motivi diversi e troppo spesso è dimenticato.
Con questo nuovo percorso intrapreso in favore dell'ippica, si è ormai sulla buona strada. La ringrazio pertanto a nome mio personale e a nome del gruppo per l'impegno che sta dimostrando nel gestire il dicastero dell'agricoltura, in particolare anche per il settore dell'ippica.
PRESIDENTE. Grazie. Aggiungerei qualche sollecitazione, riservandoci comunque di formulare ulteriori valutazioni quando avremo il testo scritto.
Vorrei chiederle, signor Ministro, di spiegarci meglio chi paghi il pay-out. Questo serve ad aumentare il montepremi, ma, mentre lo aumenta percentualmente, se complessivamente dovesse essere tutto a carico dell'UNIRE, inizialmente sarebbe un montepremi ridotto, a discapito soprattutto del sud.
Apprezzo ovviamente lo straordinario lavoro, anche quello necessario sul fronte della razionalizzazione e del rilancio della Tris-V7. È una linea di indirizzo saggia, intelligente e largamente condivisibile.
L'unico modo per agire sul pay-out è quello dell'intervento sui concessionari, che potrebbe consentire un maggiore appeal della scommessa.
In questo senso, mi permetto di rasserenare anche la collega Beccalossi per la sua giusta sollecitazione etica: gli scommettitori che non giocano sui cavalli giocano comunque, quindi c'è soltanto un trasferimento di interesse, non un'induzione di nuovo interesse al gioco.
Vorrei sapere se è plausibile che l'UNIRE in 45 giorni riesca a fare tutto questo e cosa accada qualora in questi 45 giorni, come è molto probabile, l'UNIRE offra soluzioni rabberciate o non offra soluzioni.
Vorrei chiedere inoltre se la territorialità ippica sarà considerata nella valutazione. In Italia, esistono decine di ippodromi con un alto profilo di valenza politica e con una scarsa competitività sul piano del numero di corse.
L'ultimo elemento che vorrei sottoporre al Ministro riguarda la sicurezza dei lavoratori nel mondo dell'ippica. Non vorrei concludere con quelle gag, un tempo riservate ai calciatori intervistati, dopo le partite e oggi riservate soltanto agli operatori dell'ippica per la scarsa qualificazione professionale, ma anche culturale. Diventa difficile garantire la capacità di trascinare sul fronte dell'appeal un'iniziativa mediatica che si conclude con un'intervista finale a operatori scarsamente professionalizzati. Vorrei sapere se il Ministro sta pensando di collegare questa problematica prevedendo l'utilizzo di eventuali ammortizzatori sociali, che consentano scivoli e vie di fuga a una tradizionale,
ormai desueta e romantica presenza professionale in questo mondo.
Ringrazio il Ministro per la sua cortesia e anticipatamente per la replica che vorrà offrire ai colleghi tutti di questa Commissione.
LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Inizierei dalle domande del presidente. Nel Piano, la previsione dell'aumento del pay-out è quella di un'equa suddivisione rispetto ai concessionari e all'erario, quindi all'AAMS e all'UNIRE, perché una compartecipazione è già stabilita percentualmente. Poi tutto si può fare. Si potrebbe infatti anche tranquillamente trasferire tutto sui concessionari, ma questo si risolve solo con un provvedimento legislativo. Nel disegno di legge anticrisi avevamo molte aspettative rispetto a questo punto.
Riprendendo le giustissime valutazioni del presidente Russo, ribadisco come questo Piano sia stato realizzato affidando a manager esperti di ippica gli «Stati generali», le audizioni e la redazione di un business plan, come avviene in qualsiasi azienda.
Ho l'impressione che non ne usciremo con un grande consenso da parte degli operatori, perché questi chiedevano al Governo un aiuto che questo ha dato con i 140 milioni di euro e il giorno dopo hanno detto subito che andava bene così. Solo pochi hanno continuato a chiedere provvedimenti drastici con una visione strategica verso il futuro. Qui c'è invece una visione day by day, la volontà di gestire giorno dopo giorno il problema dell'ippica.
Ho sempre parlato di «lacrime e sangue» e qualcuno ormai mi attribuisce questa frase anche nei titoli. non c'è la volontà di infierire su chi fa ippica, ma ribadire che in questi termini il Ministro garantisce che ci possa essere un risveglio e un rilancio dell'ippica. UNIRE deve riuscire a farlo in 45 giorni, perché altrimenti si assume la responsabilità di non averlo fatto.
Questo Piano ha un cronoprogramma, un punto di partenza e un punto d'arrivo, per rispondere anche a Brandolini, a Carra che si scusava per non essere qui durante la mia replica e chiedeva alcuni dati. Non conosco i conti esatti dell'UNIRE, ma posso dire che c'è un calo di 46 milioni di euro nelle scommesse rispetto alla previsione 2009, che abbiamo dedicato i 140 milioni di euro al montepremi, - ma l'azienda ha non solo questo problema -, che ormai è diventata una voce di costo senza alcun riferimento sul mercato, ma anche che vi sono problemi di debiti pregressi. L'UNIRE deve mettere a bilancio debiti importanti e cercare di spalmarli in qualche annualità.
Leggo con voi due dati, per dare una dimensione di cosa sta accadendo in Italia. Nel nostro Piano prevediamo che le giornate di corsa passino da 2.665 a 1.950, che le corse vengano diminuite da 21.338 a 15.600, cioè di 7.000 corse, anche se giustamente qualcuno rilevava come la Francia sia un punto di riferimento. Dal 2007 al 2013, le scommesse medie per corsa devono passare da 125 mila euro a corsa a 205. mila euro, perché si tratta di corse nelle quali non c'è più nulla da vincere, se non lo stipendio di 1000-1500 euro garantito a qualcuno.
Nel 2007 hanno corso 18.000 cavalli, mentre nel 2013 dovranno essere 16.500. Il movimento delle scommesse deve passare da 2 miliardi e passa a 3 miliardi e 200 milioni.
Il Piano è scritto e probabilmente nel resoconto dei media di giovedì non avremo grandi fasti. Vi invito a guardarlo con obiettività, con quella asetticità richiamata da tutti gli intervenuti, rispetto al fatto che non ci sono provvedimenti parlamentari, non c'è alcuna pressione. Cerchiamo di individuare una linea di uscita da questo momento di crisi, ma, se il mondo dell'ippica deciderà di occupare le strade perché questo Piano non va bene, ne dovrò prendere atto.
Ragiono come il nuovo socio di una società in cui ho la maggioranza assoluta. Sono infatti socio controllore e di riferimento della società UNIRE, che svolge il ruolo di società vigilata. Guardo quindi con attenzione il consiglio d'amministrazione oggi in carica, cercando di capire
fino in fondo le sue problematicità, di lasciare fuori la politica, sapendo che qui si fa tutto nell'interesse bipartisan di tutti i gruppi. Del resto, i vostri interventi evidenziano la volontà comune di veder risolto questo problema, fatto che mi rincuora.
Valuterete questo Piano e, se ci saranno ulteriori indicazioni, saremo qui a raccoglierle. Non c'è assolutamente la volontà di aiutare qualche amico o di portare avanti qualche istanza, anzi ho l'impressione che molte persone che oggi si considerano amiche molto probabilmente non lo saranno più da domani. Noi però abbiamo l'obbligo di presentare un documento serio e credibile.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. In attesa di avere la disponibilità materiale del documento del Piano strategico, vorrei chiedere al presidente se fosse possibile organizzare un'audizione con i rappresentanti del mondo dell'ippica nel mese di settembre o comunque alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.
PRESIDENTE. Sicuramente non ad agosto!
Nel ringraziare il Ministro Zaia della cortesia, restando in attesa di valutare il documento scritto, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14,35.