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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIII
16.
Giovedì 24 marzo 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

Audizione del commissario straordinario dell'UNIRE, professor Claudio Varrone, sulla situazione e sull'attività dell'ente (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Russo Paolo, Presidente ... 3 7 11 12 14
Agostini Luciano (PD) ... 11
Brandolini Sandro (PD) ... 7 9
Callegari Corrado (LNP) ... 7
Carra Marco (PD) ... 11
Cenni Susanna (PD) ... 8
Delfino Teresio (UdC) ... 12
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 11
Varrone Claudio, Commissario straordinario dell'UNIRE ... 3 7 12
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 24 marzo 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del commissario straordinario dell'UNIRE, professor Claudio Varrone, sulla situazione e sull'attività dell'ente.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del commissario straordinario dell'UNIRE, professor Claudio Varrone, sulla situazione e sull'attività dell'ente.
Nel ringraziarlo per aver prontamente accolto il nostro invito, informo i colleghi della Commissione che il professor Varrone è accompagnato dal dottor Francesco Ruffo, subcommissario, e dal dottor Riccardo Acciai, segretario generale.
Do la parola al professor Varrone per la sua relazione, cui faranno seguito eventuali domande da parte dei colleghi deputati, alle quali egli potrà replicare.

CLAUDIO VARRONE, Commissario straordinario dell'UNIRE. Ringrazio il presidente e la Commissione di avermi riservato l'onore di poter esporre i problemi seri che attraversa l'ente di cui, da qualche mese, sono stato nominato commissario. In genere, quando vi è la nomina di un commissario significa che l'ente vive una situazione di criticità che deve essere risolta.
Peraltro, il mio intervento coincide con un fatto politico importante, ovvero un cambio al vertice del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per cui mi crea un certo disagio dovermi esprimere senza aver avuto la possibilità di ascoltare o riferire preventivamente lo stato dell'arte al nuovo Ministro. Sono legato, quindi, alle indicazioni e alle direttive di ordine generale del ministro Galan, il quale, consapevole delle difficoltà di fondo nelle quali versa da tempo l'UNIRE, si era orientato verso una politica di rigore di bilancio, al fine di realizzare un'efficienza interna, valutando e adottando metodi fondati su un'oggettiva rispondenza tra risultati e budget finanziario.
Tralascerei - a meno che non la riteniate necessaria - un'illustrazione generale dei compiti e delle finalità dell'UNIRE perché credo che la Commissione sia già edotta su questo. Vorrei venire, quindi, ai problemi più concreti che richiedono, dal mio punto di vista, anche la necessità di un ripensamento - generale o mirato su singoli aspetti - che possa favorire la ripresa dell'ippica, sempre che la scelta politica a monte vada in questo senso.
Nell'ottica delle indicazioni ricevute, peraltro già consacrate nelle direttive date dal Ministro Zaia, di ridurre le corse di 1850 unità anche nell'anno 2011, abbiamo cercato di individuare un criterio il più possibile oggettivo per procedere a questa diminuzione. Tale criterio è stato individuato sulla base del plafond generale degli introiti derivanti dalle scommesse. Come sapete, le scommesse costituiscono una


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delle due fonti di alimentazione dell'ente. Tali fonti presentano alcune criticità a cui accennerò in seguito.
Comunque, la prima delle fonti è proprio quella delle scommesse, che affluiscono all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS). La gestione è stata sottratta all'ente e affidata, appunto, ai Monopoli che la conducono nell'ambito più generale del settore dei giochi e delle scommesse.
Ora, tenendo conto di questo budget complessivo, si è proceduto a dividerlo per il totale delle corse e successivamente a ricavare, tramite l'individuazione di una graduatoria, sulla base del numero complessivo delle corse disputate nel 2010, il break even point, ovvero il punto critico al di sotto del quale si creava una criticità rispetto all'ammontare complessivo.
Sulla base di un criterio così rigoroso, essendo predeterminato in 1850 il numero delle corse da ridurre, se si incideva soprattutto sulla fascia al di sotto del punto critico, si rischiava la chiusura di alcuni ippodromi. Tale risultato era, però, in contrasto con la politica fino ad allora seguita e con l'indirizzo generale che ho ricevuto, ovvero quello della contrazione delle corse, senza arrivare però a soluzioni così drastiche come la chiusura di singoli ippodromi. Pertanto, si è scelto di adottare un criterio più graduale e, sulla base di una graduatoria dalla redditività maggiore a quella minore, si è aumentata la percentuale delle corse tra il primo classificato e l'ultimo classificato. La contrazione di 1850 corse, dunque, è stata spalmata sulla base di questo criterio generale, con una progressiva riduzione percentuale.
Questo è stato il primo passo, il quale ha coinciso con un aumento del montepremi, nel convincimento che, dividendolo per un numero minore di corse, si rendeva più appetibile la singola scommessa. Il tentativo è, quindi, cercare di ridurre il trend negativo che si è registrato negli anni scorsi e che continua anche oggi, nonostante una leggera inversione di tendenza, al fine di permettere alle scommesse ippiche, insieme al contributo fisso che proviene dal Ministero dell'economia e delle finanze, di costituire un budget sufficiente per poter affrontare il complesso dei problemi e delle finalità che l'ente è tenuto ad assolvere.
Questo - lo ripeto - è stato un primo passo. Restano, però, aperte diverse altre problematiche, alcune legate, ancora oggi, al calendario. Infatti, la sperimentazione del calendario sulla base di questi elementi comporta la necessità di monitorare, almeno nel primo trimestre o quadrimestre, i risultati prodotti da questo tipo di ripartizione delle corse, per verificare se è necessario qualche aggiustamento al fine di ottenere maggiore efficienza e premiare i migliori. Difatti, sarà conveniente prevedere, sulla base di questa misura di attribuzione, anche un criterio di verifica per considerare se c'è una rispondenza tra i due criteri o si crea una discrasia che richiede ulteriori aggiustamenti.
Questo è uno dei problemi di difficile soluzione. Infatti, l'UNIRE è un ente pubblico nato sulla base di un disegno secondo il quale la sua alimentazione proveniva esclusivamente dalle scommesse ippiche, che erano all'epoca l'unico tipo di gioco disponibile e che effettivamente hanno consentito, per anni, non solo di realizzare le finalità dell'ente, ma anche di creare di sistema di aspettativa e, quindi, di incentivare la diffusione dell'attività ippica nel campo sia dell'allevamento sia della costruzione di ippodromi. Ciò dipendeva, appunto, dall'ampia disponibilità di mezzi finanziari. Per contro, oggi essi si sono ridotti fortemente perché le scommesse ippiche sono uno dei tanti giochi disponibili per lo «scommettitore» e, tra l'altro, è un tipo di gioco che richiede una competenza specifica molto più alta rispetto ad altri, come il Superenalotto o il Gratta e vinci. In questo generale coacervo, dunque, le scommesse ippiche hanno finito per perdere di interesse. Peraltro, esse non sono più gestite dall'UNIRE e quindi l'attenzione per questo gioco è minore perché si perde nell'ambito di una gestione in cui è indifferente se lo


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scommettitore compra il Gratta e vinci, gioca al Superenalotto o invece preferisce le corse ippiche.
Probabilmente questa è una delle cause - forse non l'unica - che può aver influito sulla perdita di competitività del settore, di cui si è fatto carico il legislatore assicurando, nel momento in cui la gestione delle scommesse passava ai Monopoli, che il montepremi, e in una certa misura anche l'allevamento, potessero gravare su un fondo generale delle entrate fiscali e parafiscali in materia di giochi. Dunque, con una somma fissa nei primi tre anni e, successivamente, con un decreto per gli anni dal 2011 in poi, l'UNIRE ha trovato due forme di finanziamento diverse.
Tuttavia, la peculiarità che va sottolineata soprattutto al legislatore è che si tratta dell'unico ente - per quanto io ne sappia, avendo vissuto quarant'anni nel settore amministrativo, sia pure con esperienze diverse - che non ha un budget fissato nella finanziaria dell'anno precedente, attraverso il quale si stabilisce la somma destinata per la realizzazione delle finalità pubblicistiche che gli sono affidate. D'altra parte, queste finalità sono molteplici (non solo l'incremento della razza equina), con ricadute sull'intera agricoltura. Infatti, oltre alle 50.000 famiglie che gravitano sul settore, c'è un indotto successivo di importanza fondamentale.
Pertanto, oggi, dopo la scelta della divaricazione delle fonti di finanziamento - con un'«autoalimentazione» che non è più tale in quanto diretta da un altro ente, ossia dai Monopoli, e un'altra fonte, anch'essa ballerina perché dipende da un decreto fissato di anno in anno - il bilancio dell'ente si basa su cifre ballerine, con la conseguenza che, ad esempio, nel novembre 2010 non c'era ancora il bilancio preventivo per l'anno successivo. Certo, ciò è dipeso da diverse ragioni come il cambio di commissario, un vuoto che si era determinato per alcuni mesi e così via. Ad ogni modo, il risultato è che a novembre 2010 ancora non c'era il bilancio preventivo.
In questi giorni finiremo di completare il bilancio preventivo per il 2011, ma con fatica, perché si prevedono dei capitoli in bilancio ipotizzando un certo budget senza sapere se alla fine dell'anno sarà appunto quello.
Questo aspetto ha un'importanza fondamentale. Infatti, le spese dell'ente in sé gravano sulle somme complessive movimentate per una percentuale quasi irrisoria - il 4 per cento - quindi, se si trattasse soltanto di tener conto delle spese che l'ente deve affrontare, allora anche un calo delle risorse ippiche ci lascerebbe tranquilli. Infatti, le scommesse apportano la somma di 1 miliardo 200 milioni di euro, cui si aggiunge quanto previsto dal decreto ministeriale. Se fosse questo, i dipendenti dell'UNIRE vivrebbero nell'agio. In realtà, l'ente grava solo per il 4 per cento delle spese, mentre la restante parte concerne l'allevamento, i montepremi, gli ippodromi e via dicendo. Pertanto, la maggior parte delle somme va, tutto sommato, al mercato, ovvero a persone che operano in un ambito imprenditoriale.
Si tratta quindi di un ente a due facce, con una funzione di regolamentazione riguardo alle corse, alle gare, alla giustizia sportiva e così via, ma anche con una funzione di incentivazione e promozione di settori che hanno una ricaduta più generale sull'agricoltura, oltre che ovviamente sullo sport relativo alle corse dei cavalli. Questa situazione crea, quindi, una difficoltà enorme perché alcuni imprenditori fanno investimenti fondati su certe previsioni di bilancio che poi non trovano riscontro, come è successo l'anno scorso. La difficoltà riguarda, dunque, non solo l'ente, ma - quello che più conta - anche coloro che hanno creduto e fatto affidamento su questo sistema.
Ora, durante le sue audizioni, il Ministro Galan aveva convintamente affermato il bisogno di una modifica in questo senso, al di là di un discorso più generale di rivisitazione dell'impianto istituzionale fondamentale - anch'esso rimesso al potere politico - rispetto al quale un tecnico può soltanto dire che, effettivamente, un ente pubblico concepito negli anni Trenta per la realizzazione di certe finalità, oggi trova delle difficoltà e meriterebbe un


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riposizionamento. Peraltro, ci sono ormai strutture più snelle per la realizzazione di certe finalità, sia pure di carattere pubblicistico.
Una volta c'era solo l'ente pubblico. Oggi, invece, questo tende ad avere una posizione residuale riservata solo alla gestione di servizi fondamentali (come la previdenza e l'assistenza), mentre per altri servizi, con una funzione più orientata al mercato che dovrebbe incentivare una certa produttività, sarebbe più idonea una figura di tipo diverso, come ad esempio un'agenzia.
Ad ogni modo, questo è un discorso più generale che spetta al potere politico svolgere.
Mi permetto, piuttosto, di richiamare l'attenzione della Commissione su un problema di fondo, che ormai costituisce una vera e propria anomalia che si aggrava sempre più: una delle fonti di alimentazione subisce - per la concorrenza con gli altri giochi, per il modo in cui la gestione è realizzata dai Monopoli di Stato e per altre ragioni - un continuo riposizionamento in negativo. Innanzitutto, quindi, andrebbe affrontata questa situazione generale, non conferendo maggiori risorse all'ente - nessuno lo pretende in un momento di crisi come questo, salvo che, naturalmente, non vi sia una scelta politica in questo senso - bensì facendo in modo che le risorse che a fine anno si riescono a racimolare siano certe fin dall'inizio dell'anno stesso.
Insomma, come qualsiasi ente pubblico che, tramite la legge finanziaria, a fine anno, vanta una somma determinata sulla quale poter costruire un proprio bilancio preventivo, anche l'UNIRE dovrebbe godere di questa situazione e vedersi attribuita, quindi, una somma predeterminata. Inoltre, si potrebbe allargare l'attuale percentuale sulle entrate fiscali e parafiscali, prevedendole tutte su questo budget complessivo. In questo modo, si avrebbe la certezza di una somma sulla quale si possa costruire un piano finanziario complessivo, di cui l'ente si possa far carico responsabilmente nei confronti dei soggetti che interloquiscono con esso.
Per esempio, da due anni sono scadute le convenzioni con gli ippodromi ed è necessario programmare una convenzione-tipo, la quale, però, presuppone che si possano pretendere anche investimenti per ammodernamenti e per altri obiettivi di carattere imprenditoriale da parte delle società che gestiscono gli ippodromi. Tutto questo può essere preteso nella misura in cui noi siamo in grado di corrispondere agli affidamenti che si realizzeranno sulla base di quanto si stabilirà.
Lo stesso vale per l'allevamento, che in questo momento vive una situazione di forte malessere. Infatti, si erano previsti affidamenti di carattere generale, che nel bilancio preventivo si erano concretizzati in 3 milioni di euro, portati dal Ministro Galan a 5 milioni; ciò nonostante queste somme non sembrerebbero sufficienti a venire incontro alle richieste che ci pervengono. A questo proposito, abbiamo ripetutamente chiesto al Ministero dell'economia e delle finanze di prevedere, nel relativo decreto, una percentuale dell'1,4 per cento, che grava sempre sulle entrate fiscali e parafiscali e che restituiremmo quasi interamente agli allevatori per cercare di sopperire a questo gap tra aspettative iniziali e risultati finali.
In conclusione, in questo momento - salvo poi rispondere a tutte le domande che mi verranno rivolte - non vorrei estendere l'indagine ad altri profili (ad esempio, la questione del canale televisivo, del nuovo bando), ma richiamare l'attenzione della Commissione sulla centralità di questo problema che sta a monte. Infatti, attualmente l'ente soffre sempre di più di questa anomalia. Da una parte, il disegno originario alla base dell'UNIRE, ovvero la capacità di procurarsi da sé le risorse e gestirle, non è più attuale poiché le risorse le amministrano i Monopoli ed è sottratta a noi qualsiasi responsabilità nella gestione dei giochi. Ora, se i Monopoli adottano un'ottica promozionale, l'UNIRE avrà dei vantaggi, altrimenti una delle sue fonti di sostentamento verrà meno. Dall'altra parte, la seconda fonte - ripeto - è affidata a un decreto ministeriale che fissa la somma di anno in anno. Insomma, in


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questo modo le risorse non consentono una seria programmazione. Non permettono, cioè, allo stato attuale, di dare risposte certe o di indicare delle cifre a coloro che interloquiscono con l'UNIRE a vario titolo (siano essi i proprietari dei cavalli, gli operatori degli ippodromi, con le vertenze sindacali che si stanno creando).
Di conseguenza, per il 2011 faremo un bilancio che può contare solo sulla somma stanziata dal decreto ministeriale, che è confermata per quest'anno, ma non sulle scommesse. Anche quella del bilancio è, dunque, una scommessa.

SANDRO BRANDOLINI. Vorrei solo un chiarimento. Non ho capito a cosa servirebbero i 3 milioni di euro.

CLAUDIO VARRONE, Commissario straordinario dell'UNIRE. Nel bilancio preventivo del 2010 erano previsti 3 milioni di euro per l'allevamento. Nel piano generale le cifre erano molto più alte, tuttavia qualunque piano per tradursi in bilancio ha bisogno di stanziamenti adeguati. Inizialmente, nella bozza di bilancio preventivo, prima che io arrivassi, erano indicati 3 milioni di euro, poi, su indicazione del Ministro Galan, questa somma è stata portata a 5 milioni di euro nel bilancio preventivo 2010. A ciò dovrebbero aggiungersi le somme ripetutamente richieste al Ministero dell'economia e delle finanze relativamente alla percentuale indicata nella legge del 2008 che, oltre a prevedere i soldi per il montepremi, prevede anche la possibilità di destinare una certa quota all'allevamento. Questa somma, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 4-4,5 milioni di euro, rappresenterebbe un'ulteriore boccata di ossigeno a favore degli allevatori.

PRESIDENTE. Grazie, commissario. Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

CORRADO CALLEGARI. Ringrazio il professor Varrone per la presenza a questa audizione che riguarda un ente, da lui guidato da pochi mesi, che ha molti problemi. So che l'impresa non è molto facile.
Vorrei che fosse chiaro che l'UNIRE ha, tra i tanti, un compito principale, contenuto nella sua stessa denominazione di «Unione nazionale incremento razze equine». Ciò significa che l'ente ha il compito principale di seguire gli allevamenti e l'incremento delle razze equine, cosa che nel passato ha sempre fatto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Infatti, anche lei nella sua relazione ha riportato che siamo ai vertici e che i nostri cavalli hanno vinto - così ci dicono i dati - più di venti corse negli ultimi due mesi in Francia. Ovviamente, però, questo è il frutto di un investimento fatto negli anni precedenti.
Nella relazione che ci ha presentato, tuttavia, dovrebbero essere riportate, oltre alle percentuali delle ripartizioni, anche le cifre. Infatti, attraverso le cifre si riesce a capire di quanti soldi stiamo parlando. Poiché è stata approvata nel 2009 una legge che prevedeva il trasferimento di 150 milioni di euro per riequilibrare i mancati introiti dalle corse, il dato da lei presentato, secondo cui questa somma rappresenta il 33 per cento delle entrate, mi fa capire che la torta qui raffigurata è di circa 500 milioni di euro. O forse questa indicazione è sbagliata?

CLAUDIO VARRONE, Commissario straordinario dell'UNIRE. La somma è di 380, anzi 387 milioni di euro. Insomma, meno di 400.

CORRADO CALLEGARI. Nella relazione si afferma che il 33 per cento delle entrate è rappresentato dal trasferimento di 150 milioni di euro. Ad ogni modo, che siano 400 o 380, dalla rappresentazione della torta che riporta i costi si vede che, effettivamente, la quota destinata all'allevamento è un'inezia. Peraltro, di fatto, il 4,8 per cento è destinato alle provvidenze. Inoltre, quando lei parlava dei 5 milioni, che prima erano 3, in realtà originariamente nel piano triennale si parlava di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011. Il problema sorto per


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gli allevamenti è che lo stanziamento di 20 milioni di euro, previsto per il 2010, ha incentivato gli investimenti da parte degli imprenditori, che però si sono visti comunicare a fine anno che questa somma era stata ridotta a 5 milioni, per cui, in questo momento, il settore è in serie difficoltà perché gli allevatori hanno preso impegni di spesa che non sono stati mantenuti.
Comunque, sarebbe interessante capire come mai nella ripartizione delle entrate solo una piccola quota è destinata a quello che dovrebbe essere il motivo principale dell'esistenza di questo ente. A questo riguardo, ho presentato, anche in passato, interrogazioni al Ministro uscente Galan, senza ottenere risposte significative. Dai dati che mi sono stati forniti, posso dire che i 5 milioni assegnati - rispetto ai 21 iniziali - comportano una riduzione del 75 per cento dello stanziamento previsto per gli allevamenti, invece per le risorse destinate al montepremi la riduzione è stata solo dell'8 per cento. Certo, capisco che il montepremi fa da volano anche per le altre entrate, però, pur non conoscendo nel dettaglio il bilancio dell'ente, penso che destinare qualcosa di più al suo scopo principale, ovvero all'incremento delle razze equine, sarebbe stato compito dell'UNIRE e del Ministero che lo sovrintende. Capisco che, come lei dice, i 3 milioni sono poi diventati 5, ma non sono mai stati i 21 promessi agli allevatori. Questa è la prima domanda che intendo fare.
La seconda riguarda la cassa di previdenza, a cui credo si sia già interessato, riguardo alla quale c'era l'impegno di garantire, entro il 2 marzo, i versamenti promessi. Vorrei sapere se quanto promesso è stato attuato. Inoltre, sempre su questo, chiedo se c'è l'intendimento dell'UNIRE di osservare le linee guida sulla cassa di previdenza indicate dal Ministro Zaia, anche per garantire in futuro i circa 300 pensionati che gravano su di essa.
Infine, riguardo all'antidoping - questione venuta alla ribalta in questi giorni - vorrei capire quale indirizzo l'UNIRE è intenzionato a seguire. Infatti, tale problema può creare un ingente danno e vorrei, quindi, sapere come l'ente pensa di intervenire sulla propria controllata, la Unirelab, per porre fine a questo fenomeno.

SUSANNA CENNI. Vorrei porre alcune domande, perché dell'ampia relazione del commissario Varrone non mi sono chiari alcuni aspetti.
La prima riprende in parte le considerazioni del collega Callegari, che condivido. Infatti, i due ministri citati che si sono succeduti a capo del Dicastero dell'agricoltura, quando si sono occupati dell'UNIRE, hanno espresso una loro opinione tesa a riformare tale ente per varie ragioni, alcune delle quali sono state illustrate anche dal commissario. Del resto, alcune condizioni non sono più le stesse rispetto a quando esso è nato. Ciò nonostante mi pare di capire anche dalle sue parole - commissario - che fino ad ora non si sia ancora avviata nessuna iniziativa, sebbene se ne continui a parlare. In questi giorni c'è stato un nuovo cambio di Ministro, ma siamo già oltre la metà della legislatura, e il lavoro di riforma dell'UNIRE avrebbe dovuto essere già iniziato.
La seconda domanda si collega maggiormente alle valutazioni del collega Callegari. Nella documentazione che ci è stata trasmessa sono ben sintetizzate le principali competenze dell'UNIRE, che interessano questa Commissione, ovvero, in modo particolare, il legame con il mondo degli allevatori. A questo riguardo, nonostante abbia visto cifre, torte e ripartizioni percentuali, non mi è chiaro in quale misura - non tanto in cifre assolute, ma quantomeno percentuali - nel bilancio attuale dell'UNIRE sono investite risorse per la promozione dell'incremento, per la tutela della biodiversità delle razze equine, per la tenuta dei libri genealogici. Del resto, ciò è il dato più rilevante per il mondo agricolo e per chi, investendo anche in proprio come imprenditore e come allevatore, crede nel recupero di alcune razze, nella selezione genealogica e quant'altro.


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Vorrei un chiarimento su questi aspetti che, francamente, non mi sono molto chiari.

SANDRO BRANDOLINI. Signor presidente, penso sia necessario un approfondimento all'interno della Commissione per conoscere meglio questo settore complesso, e anche affascinante per molti versi, ma certamente oggi in crisi e in difficoltà.
Ringrazio, quindi, il professor Varrone per aver accolto il nostro invito e passo alle domande. Per prima cosa vorrei conoscere - mi auguro che in questi pochi mesi il commissario sia riuscito a ottenere un quadro certo al riguardo - quale sia esattamente la situazione finanziaria dell'UNIRE. Mi riferisco, in particolare, ad alcuni aspetti che in parte conoscevamo e che lei ci ha confermato, come la circostanza che al suo arrivo, a fine 2010, non c'era ancora un bilancio preventivo. A tale proposito, posso dirle che il mondo delle corse, in termini generali, ha molte esposizioni bancarie perché non riceve puntualmente e adeguatamente le risorse che gli sono dovute in base alle intese e ai regolamenti. Ciò vale per chi gestisce gli ippodromi, ma anche per gli altri.
Se è possibile - se non adesso, stabilendo i tempi necessari - vorrei conoscere esattamente qual è la situazione dell'ente dal punto di vista finanziario. Infatti, questo è il punto di partenza per mettere in atto quel progetto di rilancio e ristrutturazione del settore che passa necessariamente anche attraverso una rivisitazione o riconversione - chiamiamola come vogliamo - dell'UNIRE, che sovrintende complessivamente a questo mondo.
Pertanto, professor Varrone, attendo una risposta soprattutto sui tempi. Infatti, non sarei sorpreso se dicesse che state lavorando su questo, dal momento che questa situazione perdura da anni. D'altronde, lei non è il primo commissario, ma sono decenni che l'ente è sotto commissariamento, salvo un breve periodo, dopo il quale è subito ritornato sotto una gestione commissariale.
Ad ogni modo, questo è un settore importante dal punto di vista economico e sociale, al di là del fatto che è sempre difficile fare delle stime perché la stragrande maggioranza dei lavoratori sono precari e ultraprecari. Comunque, si stima che siano circa 50.000 i lavoratori che ruotano attorno a questo comparto, quindi si tratta di un settore importante, che è in crisi da anni e non riesce a uscire da queste difficoltà.
Probabilmente, questa crisi e queste difficoltà sono il frutto di diversi errori commessi in passato, che secondo me hanno premiato gli allevatori piuttosto che il settore nel suo insieme, ma di questo ne parlerò dopo. Per misurare le prestazioni e quindi valutare la qualità dei nostri cavalli occorre fare le corse. Molto banalmente, possiamo avere ottimi cavalli, ma se non facciamo le gare e non li mettiamo in competizione - anche con cavalli purosangue che vengono da altri Paesi - non riusciamo a capirne il valore. Dico di più: le corse si devono svolgere anche nel nostro Paese se vogliamo che l'ippica abbia un futuro. Infatti, se alleviamo i cavalli in Italia perché vadano a correre e a vincere all'estero - cosa senz'altro positiva -, ma non li facciamo correre qui da noi, si rischia che in futuro anche gli allevamenti si trasferiscano all'estero, come è successo per altri settori.
Penso che per parlare di ippica non solo semplicemente in termini di salvaguardia, ma anche di valorizzazione e di miglioramento del patrimonio equino, si debba considerare la competizione come parte di quel processo e non invece come un aspetto che possiamo eliminare. Le scommesse vengono dopo e non a caso non le ho ancora menzionate. Come per il calcio - e anche lì c'è stata e c'è ancora una crisi profonda negli incassi - tramite le scommesse si «unisce» lo sport con il gioco, e dallo stesso gioco si ricava una fonte di finanziamento.
Sono d'accordo che si debba garantire all'ente una certezza delle entrate perché nessun organismo - sia esso un'azienda, un ente o un'associazione - può avviare una programmazione se non ha la certezza


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delle risorse, soprattutto se lo scopo è mantenere un settore, sostenerlo, incentivarlo e farlo crescere. Penso, dunque, che questa sia una delle condizioni essenziali.
Mi permetto, però, di dire - e, a questo riguardo, in occasione dell'audizione del Ministro Galan sono stato frainteso - che l'idea di applicare il modello CONI all'ippica mi preoccupa fortemente, tanto che il CONI stesso vuole superare l'attuale situazione molto incerta e trovare fonti di finanziamento più sicure e stabili. Del resto, stabilire che il finanziamento sia deciso dal bilancio dello Stato non basta, poiché occorre una certezza triennale o quinquennale.
Concordo, quindi, sulla necessità della stabilità delle entrate, ma questa non può essere demandata a terzi, né essere soggetta agli andamenti economici e finanziari dello Stato. Se ho ben capito la sua posizione, propendo di più - come diceva lei - per un finanziamento percentuale complessivo sul monte corse, piuttosto che solo sulla scommessa ippica. Questa è un'impostazione giusta che condivido e mi sentirei di sostenere, anche perché - come lei diceva e come ho ribadito io stesso in più occasioni - chi gestisce le scommesse, quindi principalmente l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, ha più convenienza a puntare sul «Bingo», che costa zero o quasi, piuttosto che sugli ippodromi.
Se poi si considera - ho anche le percentuali - che di quel 32 per cento, destinato dalle scommesse alla gestione delle corse, ben il 16 per cento viene considerato un costo e non un contributo che lo Stato dà al finanziamento del settore, la frittata è fatta. Per questa ragione, sono d'accordo con chi afferma che la quota per le corse andrebbe inserita tra le entrate erariali e non nella parte rimanente dei costi. Si tratta, infatti, di un contributo che lo Stato dà - come avviene per il CONI - per il mantenimento delle razze equine e quindi dell'intero sistema.
Occorre, dunque, ragionare bene perché è facile passare dalla padella alla brace. Occorre garantire la certezza delle entrate, poiché al momento due canali di finanziamento non lo fanno, e, soprattutto, occorre rivisitare complessivamente il sistema delle scommesse che in questi anni ha penalizzato il mondo ippico. Non so, però, se questo sia possibile con la configurazione attuale oppure se si debba tornare al passato, quando l'UNIRE gestiva direttamente il sistema delle corse. Questa è una riflessione che dobbiamo fare.
Infine, quando parliamo di allevatori nei termini che abbiamo sentito - vorrei dirlo ai colleghi che hanno posto il problema - ne parliamo nel modo sbagliato. Infatti, l'Italia è l'unico Paese al mondo - e lo sottolineo - in cui l'allevatore dopo che ha venduto il suo prodotto, ovvero il cavallo, continua a prendere una percentuale sulle vincite dello stesso. In pratica, l'allevatore ottiene non solo le somme a cui vi riferivate, ma, oltre ai ricavi della vendita, anche dopo averlo venduto, se e finché il cavallo corre, prende una parte del montepremi, anche se, trattandosi di un rapporto di mercato, con la vendita dovrebbe già avere incassato ciò che gli spetta. Se vale molto prende molto, se vale meno ovviamente prende meno. L'allevatore beneficia, pertanto, di una parte del reddito che il cavallo produce nella sua successiva fase «lavorativa».
Questa circostanza, che si è affermata - prima non era così - negli ultimi vent'anni, rende la situazione italiana unica al mondo. Chi vende le macchine, le vende e basta; certo, può costituire una sua scuderia, ma non ottiene una percentuale sulle vincite da parte di chi fa correre con un'altra scuderia la macchina che lui ha venduto. Per contro, chi alleva il cavallo, lo vende - dico lo vende, non lo dà in gestione - e continua a intascare una percentuale sugli incassi.
Infine, avevo chiesto notizie al Ministro - lo dico anche lei, commissario - circa il regolamento delle corse, che era stato rivisto, ma spero non sia stato approvato definitivamente. Ad ogni modo, direi di metterci le mani perché questo comporta la possibilità di attuare quel processo di rilancio del settore e di adeguamento degli


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aspetti non più attuali, anche al fine di combattere le scommesse clandestine, il doping e quant'altro.

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi che devono ancora intervenire una maggiore sintesi poiché alle 15.30 riprenderanno i lavori in Assemblea e c'è ancora un'audizione da svolgere.

LUCIANO AGOSTINI. Signor presidente, ho ascoltato l'interessante relazione del commissario e i tantissimi punti di criticità in essa elencati. Del resto, quando si arriva a dire che il bilancio di previsione si redige su cifre ballerine, per non dire dei tanti punti problematici menzionati nella scheda che ci è pervenuta - la governance, l'organizzazione del personale e così via - se non ci si mette subito le mani (ma questo, evidentemente, è compito del Ministro e del Ministero) si rischia che, invece di nominare un commissario per gestire l'ente, si debba nominare un commissario liquidatore.
Fatta questa premessa, ho notato che tra i tanti punti di criticità c'è anche il personale. A questo proposito, ci arrivano sollecitazioni da molte parti per verificare la possibilità di definire la posizione dei giudici di gara. Essi sono ingaggiati con contratti di tipo Co.Co.Pro, ovvero a tempo determinato. Volevo sapere, signor commissario, se è sua intenzione affrontare rapidamente anche questo problema.

ANITA DI GIUSEPPE. Dopo aver ascoltato due relazioni - quella del commissario e quella dell'onorevole Brandolini - sarò brevissima.
È chiaro che il gruppo dell'Italia dei Valori, non è per gli sprechi. Non voglio sparare sulla Croce Rossa, ma verrebbe proprio da chiedersi se l'UNIRE non sia un ente inutile. Non si può, infatti, tenere in vita un ente soltanto per tutelare l'occupazione. Tuttavia, leggendo bene le competenze istituzionali dell'ente, si può concludere che l'UNIRE non è un ente inutile, benché versi sicuramente in una situazione disastrosa. Esso si occupa infatti della promozione dell'incremento qualitativo e quantitativo delle razze equine, della programmazione, della tutela della biodiversità delle razze equine e così via. Non si tratta, quindi, soltanto di cavalli da corsa.
Leggendo ancora i dati relativi alle risorse e quindi alle uscite, osservo che tale ente non può sostenersi soltanto con le entrate delle scommesse - come giustamente faceva rilevare il commissario - e neanche lo Stato può provvedere a rimpinguarne in continuazione le casse, essendo esso sempre in una situazione economica passiva. Pertanto, mi chiedo se in questo caso non sarebbe necessario - forse non sarà compito del commissario - un piano di rilancio del settore dell'ippica, per fare in modo che si possano prevedere entrate diverse da quelle dello Stato e dalle entrate delle scommesse.

MARCO CARRA. L'onorevole Brandolini, giustamente, ha detto che bisogna intervenire nel merito se si ha nozione di ciò di cui si sta parlando. Io, francamente, non sono un esperto, tuttavia vorrei porre due domande molto banali al commissario, perché la situazione che ci è stata presentata - anche se ovviamente non era una novità per noi - è veramente drammatica.
Apprendiamo da Italia Oggi - che a sua volta ha recuperato i dati da internet - che nel 2010 sono stati affidati 260 incarichi esterni da parte di UNIRE per circa 3 milioni di euro. Ecco, vorrei sapere se queste esternalizzazioni erano effettivamente indispensabili perché, se è vero che la situazione economica è quella descritta, forse qualche risparmio poteva essere conseguito.
In secondo luogo, il commissario ci ha riferito che il bilancio di previsione 2011 non è stato ancora approvato. Sarebbe importante sapere se i bilanci precedenti (consuntivo, preventivo 2010, consuntivo 2008, 2009 e via discorrendo) sono stati effettivamente approvati o se, viceversa, non hanno ancora avuto - anche se ormai il tempo è passato - necessario e la dovuta approvazione.


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TERESIO DELFINO. A nostro avviso, l'UNIRE costituisce una realtà molto importante per il Paese, quindi non ci accodiamo a coloro che pensano che sia un ente da sopprimere. Come ricordato nell'ottima memoria che è stata presentata, a proposito della quale esprimo il mio apprezzamento, nel 2004 questo ente, con il nuovo statuto, aveva avviato un processo che avrebbe dovuto portare a un radicale e profondo cambiamento operativo, proprio in relazione alle difficoltà finanziarie che emergevano.
Ascoltando l'intervento del professor Varrone e leggendo il documento consegnato, mi sorge spontanea una domanda: qual è il progetto dell'UNIRE in termini di completamento dell'attuazione dello statuto, della riforma della governance, del bilancio e delle modalità di entrate? Ho partecipato a questo percorso per una lunga stagione e prevaleva l'orientamento - che poi deve essere stato smarrito - di puntare a un forte rinnovamento di tutto il sistema delle entrate, a partire dalle scommesse, per garantire stabilità. Peraltro, credo fermamente che questo ente non possa essere costantemente assistito, ma sia una realtà economica rispetto alla quale i parametri di gestione di bilancio devono avvicinarsi a quelli di qualsiasi altra società.

PRESIDENTE. Commissario, lei ci ha offerto un quadro di criticità ma anche di opportunità per l'UNIRE. Il primo dato positivo che colgo è che nella riduzione del numero di corse si sia utilizzato un criterio in chiave «federale», tenendo conto della misura dell'ippicità, ma anche di quella delle scommesse. Si tratta, quindi, di un criterio assolutamente certo.
Prima di darle la parola per la replica, vorrei porle qualche domanda. La prima riguarda la condizione di immobilismo che si registra nell'Azienda dei Monopoli di Stato. Cosa si può fare per svegliarla?
La seconda concerne la gestione degli ippodromi. Essi, soprattutto nelle grandi città, sono totalmente inadeguati. Infatti, si ha spesso una sensazione di trascuratezza di questi impianti. Ritiene - nel comprensibile riserbo che sta usando rispetto al programma politico del nuovo ministro - che vi sia necessità di uno strumento normativo che migliori la performance da questo punto di vista?

CLAUDIO VARRONE, Commissario straordinario dell'UNIRE. Cercherò di rispondere a tutte le domande, partendo da un quadro generale. Se si parcellizza il discorso allora, per esempio, l'allevamento potrebbe essere considerato in un'ottica nella quale le risorse appaiono scarse. Viceversa, se si guarda alle finalità istituzionali dell'ente, si comprende che il miglioramento della razza equina richiede certamente un'attenzione diretta sull'allevamento. Il misuratore di questo miglioramento - e qui condivido quello che diceva prima l'onorevole Brandolini - è dato proprio dal montepremi. Si tratta di scelte di carattere politico, nei cui riguardi posso solo fare segnalazioni. La questione di fondo è che l'incremento della razza equina avviene soprattutto attraverso una selezione che si misura sul campo attraverso un criterio oggettivo, come quello dell'assegnazione delle corse, richiamato poc'anzi dal presidente.
In questo ambito, agli allevatori non vanno solo le somme stabilite (quest'anno si prevedono 5 milioni di euro, ma speriamo di potergliene dare quasi 10) poiché bisogna tener conto anche dei 40 milioni, ovvero il 20 per cento del montepremi. Ecco, io ritengo che questo sia il misuratore più efficiente perché si premia il meglio.
La parcellizzazione e la frantumazione dell'aiuto si può giustificare perché - come diceva l'onorevole Brandolini - erano stati previsti degli interventi che hanno creato aspettative. Tuttavia, devo anche dire, per onestà, che nella bozza preparata dal precedente commissario, in attuazione del piano del Ministro Zaia, gli affidamenti erano quantificati in 3 milioni, poi portati a 5. Comunque - e, su questo, l'onorevole Brandolini ha ragione - si era creata un'attesa, le cui ragioni non saprei spiegare, per una somma notevolmente superiore. Oggi c'è, quindi, una pretesa, su


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questo punto, che è giusto accontentare nella misura in cui è possibile.
A mio avviso, in un'ottica di prospettiva deve essere il Parlamento a indicare, tra le priorità politiche, se si preferisce che l'incremento della razza equina avvenga puntando soprattutto sul montepremi, ossia secondo un criterio che è un misuratore oggettivo della validità dell'allevamento, oppure si ritiene più valido un criterio a pioggia, per cui è sufficiente avere un cavallo, sia esso Ribot oppure un qualunque ronzino. Questo è il punto e si tratta - lo ripeto - di un problema politico, legato a un'esigenza di affidabilità che si è creata e di cui si cercherà, per quanto possibile, di tenere conto. Questa è una delle indicazioni.
L'altra si riferisce, invece, a un principio di fondo, a cui si richiamava anche il presidente. Certamente, si può pensare - e rispondo anche a una delle domande - a una rivisitazione generale; infatti, può darsi che ci sia il tempo per un intervento sull'efficienza, sullo snellimento delle strutture e così via. Tuttavia, io mi permetto di evidenziare la necessità di valutare un'esigenza immediata: quella della certezza delle risorse. Non è pensabile che l'UNIRE sia l'unico ente pubblico al mondo che non abbia un budget fisso e sia affidato, invece, a entrate che non si conoscono fino alla fine dell'anno (peraltro, su questo aspetto mi sembra vi sia una condivisione da parte della Commissione). In questo modo non si costruisce nulla. Occorre invece una scelta politica se si pensa che questo settore vada protetto, in una certa misura, sia per il numero delle persone che vi operano, sia per la sua utilità generale.
Peraltro, vi sono riflessi ambientali e agricoli, un habitat naturale che va difeso. Non si tratta, dunque, soltanto di produttività in senso stretto, ma di un equilibrio più generale della natura. Ho scritto a tutti i comuni proprietari degli ippodromi - ai quali viene corrisposto un canone - per verificare la possibilità di una riduzione del canone stesso per le strutture in sofferenza; in cambio, però, abbiamo proposto di aprire gli ippodromi alla fruibilità generale della popolazione, perché sono polmoni di verde e offrono la possibilità di un contatto con la natura che si va sempre più perdendo.
Del resto, il contatto con il cavallo è parte della storia dell'uomo. Vi sono, quindi, valori fondamentali di carattere ambientale che, a mio avviso, andrebbero fortemente protetti e che oggi richiedono anzitutto una certezza di risorse. Le altre scelte vengono fatte su questa base, valutando e scegliendo il modello più adeguato. Riguardo a ciò, ritengo che una percentuale sul budget complessivo del gioco e delle scommesse - che è molto ampio - dia un minimo di certezza a tutti coloro che gravitano in questo settore, senza creare sprechi, ma costringendo anzi a ulteriori economie rispetto a quelle odierne.
Vorrei tranquillizzarvi sulla questione dei 260 incarichi esterni: l'ente non ha dato nessun incarico, tranne quello, conferito con una procedura di evidenza pubblica, nell'ambito del settore finanziario e tributario, per il quale è stata espletata una normale gara.
Questi 260 incarichi, senza nessuna aggiunta - come si evince dalla lettera di precisazioni pubblicata da Italia Oggi - si riferiscono alle figure, come i commissari di gara, i veterinari e via dicendo, che devono essere nominate per la regolarità delle corse ippiche. Quindi, noi non abbiamo dato nessun incarico, né ho intenzione di dare incarichi di sorta.
C'è la necessità di risolvere il problema dei giudici di gara, che vivono oggi una situazione diversificata: hanno un incarico onorario in relazione alla nomina, ma in relazione alla prestazione del servizio sono dei Co.Co.Co. La questione va, pertanto, rivista e inquadrata in questa generale rivisitazione di vari aspetti, come quello della cassa di previdenza. A tal riguardo, è uno dei fini istituzionali dell'ente dare un certo contributo per questa cassa. Ho già preso contatti con il Ministero del lavoro e ho ricevuto conferma dal capogabinetto che ha trasferito la richiesta all'INPS e all'ENPAS per cercare di risolvere questo problema.


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Devo dire che, oltre al contributo fisso - un contributo storico che ci siamo impegnati a trasferire per risolvere questi problemi - c'era un contributo ulteriore, privo di fonte normativa che veniva dato nel momento in cui si registrava un surplus di risorse provenienti dallo stanziamento di cui l'ente non necessitava, destinato alla cassa di previdenza da uno dei precedenti commissari. Oggi, a mio avviso, vi sono difficoltà di mantenere questo contributo, peraltro senza una base normativa e con una tale scarsezza di risorse. Tuttavia, c'è l'impegno da parte mia di tentare di risolvere la questione assieme al Ministero del lavoro.
Gli altri problemi, come per esempio la situazione genealogica, sono legati al miglioramento dei servizi da parte dell'UNIRE, che deve, a mio avviso, diventare soprattutto un'agenzia di servizi. Essa, infatti, deve essere al servizio di chi si muove autonomamente in questo campo con una mentalità imprenditoriale nella gestione degli ippodromi, degli allevamenti e in tutti gli altri settori connessi. Il compito dell'UNIRE è di regolazione. Esso deve garantire che le corse siano corrette e offrire i servizi necessari a dare la certezza sulla qualità del prodotto finale, ovvero l'albero genealogico, la carta di identità dei cavalli e via dicendo, in modo da rendere questo settore sempre più competitivo a livello internazionale.
In questa ottica, occorre anche rivedere i rapporti con il sistema televisivo, che può essere un'occasione di rilancio notevole, sulla quale faccio affidamento per tentare di diffondere la conoscenza dell'ippica presso un pubblico più vasto.

PRESIDENTE. Ringrazio il professor Varrone della cortesia e delle informazioni che ci ha fornito, le quali, ovviamente, saranno oggetto di ulteriore valutazione da parte nostra, essendo la questione di importanza centrale.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,25.

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