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Seminario Interparlamentare - Dichiarazione finale

Sottocommissione parlamentare per gli OSM della Commissione Affari esteri della Camera dei deputati italiana
Campagna del Millennio ONU

Il ruolo dei Parlamenti nazionali nel conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio

2 luglio 2009

DICHIARAZIONE FINALE

1. Noi, parlamentari di tutto il mondo, ci siamo riuniti a Roma per discutere il ruolo dei Parlamenti nazionali nel conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell’ONU, e per affermare che i Parlamenti devono far sentire la loro voce e far sì che sia presa in debita considerazione dall’imminente Vertice del G8.

2. Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per l’impatto devastante della crisi attuale, che ha gettato decine di milioni di persone nuovamente nella fame e nella povertà: la crisi colpisce i bilanci e le entrate dei Governi, tagliando gli investimenti nello sviluppo umano; la disoccupazione continua ad aumentare poiché i produttori perdono sia i mercati locali che quelli internazionali; inoltre il calo del reddito delle famiglie si traduce in una minor scolarizzazione delle bambine e in un peggioramento delle condizioni di salute generali, a causa del minor ricorso all’assistenza medica e dei contraccolpi sull’alimentazione.

3. Siamo profondamente preoccupati del fatto che, mentre gli Obiettivi del Millennio che hanno registrato i progressi più esigui sono quelli che riguardano la mortalità infantile e materna, l’attuale crisi grava in misura sproporzionata sui bambini e le donne, ed è su queste ultime che incombono la maggiore incertezza delle fonti di reddito e i maggiori oneri legati alla cura della famiglia.

4. A soli sei anni dal 2015, data stabilita per il conseguimento degli Obiettivi, non possiamo permettere che l’attuale clima economico minacci di vanificare e addirittura capovolgere gli importantissimi risultati ottenuti ai fini del conseguimento degli OSM.

5. Invitiamo i nostri Governi a ribadire il proprio impegno nei confronti della Dichiarazione del Millennio e degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio facendone un punto politico prioritario, e ci impegniamo a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione, come parlamentari, per sensibilizzare i nostri Paesi riguardo agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e alle iniziative che i nostri Paesi devono assumere per conseguirli e a chiederne conto ai nostri Governi, dando modo alla società civile di svolgere appieno il proprio ruolo.

6. I Paesi in via di sviluppo sono responsabili in prima persona del proprio sviluppo. I Paesi in via di sviluppo sono tenuti, davanti alla loro gente, a fare ogni sforzo per mobilitare le risorse interne e garantire politiche di spesa trasparenti a favore dei poveri e per seguire o imboccare la strada verso il conseguimento degli OSM. I Paesi in via di sviluppo devono tutelare i poveri e i gruppi vulnerabili e dar loro maggior potere. Per fare ciò in maniera efficace, devono raddoppiare i loro sforzi per migliorare la trasparenza, sradicare la corruzione e rafforzare le istituzioni.

7. Ma il grosso degli sforzi deve venire dai Paesi ricchi: per i miliardi di poveri nel mondo non potrebbe esserci momento peggiore per una riduzione dell’impegno dei Paesi ricchi. La cooperazione allo sviluppo è un investimento per il nostro futuro e la nostra sicurezza, poiché la miseria all’esterno delle frontiere minaccia il benessere interno.

8. Ribadiamo che la situazione odierna richiede un maggiore, e non minore, aiuto pubblico allo sviluppo (APS) come risposta alla crisi, anziché un addurre la crisi come scusa per evitare o ritardare l’attuazione degli impegni di aiuto esistenti. Stavolta al G8 non basterà limitarsi a riaffermare l’importanza del rispetto dei nostri impegni ad incrementare gli aiuti, ricordando l’impegno di fondo a spendere lo 0,7% del RNL in APS. Ciò che adesso occorre è uno scadenziario preciso per assolvere tali impegni, compresi gli obiettivi concordati a livello internazionale per aumentare l’APS a favore dei Paesi dell’Africa sub-sahariana e i Paesi meno sviluppati (PMS). Siamo assolutamente convinti che il non fornire adesso i fondi promessi per gli OSM è, in ultima analisi, molto più costoso.

9. Prendiamo nota con interesse dell’ampio dibattito in seno al G8 attorno ai meccanismi di finanziamento innovativi, alla sicurezza alimentare, alle risorse idriche e alle condizioni igieniche, alla salute mondiale, all’istruzione, al mantenimento della pace e alle infrastrutture. Tale dibattito, tuttavia, sarà produttivo soltanto se si tradurrà in impegni ulteriori rispetto agli attuali, tuttora inadempiuti. Stanziare APS per tali cause nell’ambito di un pacchetto di APS complessivo stagnante o in calo non ha senso, e contravviene anzi all’agenda per l’efficacia degli aiuti che è stata concordata, la quale chiede ai donatori di allineare l’APS con le priorità e i programmi dei Paesi in via di sviluppo.

10. Accogliamo con favore l’azione convenuta dai donatori dell’OCSE a Parigi e ad Accra per accrescere l’efficacia degli aiuti anche tramite un maggior coinvolgimento dei Paesi interessati nelle decisioni, una maggior prevedibilità del flusso degli aiuti e una diminuzione dei costi di frammentazione e transazione attraverso un coordinamento e una ripartizione del lavoro più efficienti tra i donatori. Salutiamo la partecipazione di nuovi Paesi donatori emergenti a tale processo. In particolare apprezziamo l’impegno assunto, nel Programma per l’azione di Accra, dai Governi dei Paesi in via di sviluppo, di “lavorare a più stretto contatto con i Parlamenti nella preparazione, attuazione e controllo delle politiche e dei piani nazionali di sviluppo” e “agevolare il controllo parlamentare rendendo più trasparente la gestione della finanza pubblica, ivi compresa l’accessibilità alla pubblica consultazione degli utili, dei bilanci, delle spese, delle commesse e delle revisioni di bilancio”; apprezziamo altresì l’impegno assunto dai donatori di “divulgare informazioni costanti, dettagliate e aggiornate sull’entità, la destinazione e, ove disponibili, i risultati della spesa per lo sviluppo per consentire ai Paesi in via di sviluppo una maggiore accuratezza a livello di bilanci, contabilità e revisione dei conti.

11. Deploriamo vivamente, però, il fatto che, secondo i rapporti sullo stato di avanzamento dell’OCSE, l’attuazione degli impegni esistenti per migliorare l’efficacia degli aiuti sita ancora segnando il passo.

12. Ribadiamo l’esigenza della rapidità di attuazione, con l’ausilio di indici e scadenziari ben precisi - nazione per nazione - per far sì che l’APS sia efficace e possa svolgere un ruolo determinante nell’assistere i Paesi in via di sviluppo nel conseguimento degli OSM.

13. Esprimiamo, infine, la nostra preoccupazione per lo stallo delle trattative commerciali e la crescita del protezionismo, nonostante i reiterati impegni in senso contrario. Esortiamo a porre i bisogni dei Paesi in via di sviluppo al centro del Doha Round, come inizialmente promesso. Esortiamo alla piena e immediata attuazione dell’impegno, ormai di vecchia data, a garantire ai PMS un accesso davvero libero da dazi e quote. Inoltre, siccome la maggior parte dei poveri del mondo vive nelle campagne e dipende dall’agricoltura, occorre dare la precedenza all’eliminazione dei sussidi alle esportazioni che creano distorsioni negli scambi agricoli. Il cambiamento di tali politiche deve costituire il fulcro di ogni sforzo internazionale per migliorare la sicurezza alimentare.

14. Come parlamentari, abbiamo il mandato di controllare l’azione governativa e chiamare il nostro Governo a render conto delle promesse fatte - anche in occasione delle conferenze internazionali. Riteniamo che una promessa sia una promessa, e una promessa fatta ai poveri del mondo non va presa alla leggera: la loro stessa vita ne dipende.

15. Ci impegniamo pertanto ad intraprendere, all’interno dei nostri Parlamenti, iniziative volte ad assicurare che i nostri Governi attuino rapidamente tutte le azioni più volte promesse per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, salvando così decine di milioni di vite.

16. Esortiamo i Parlamenti nazionali dei cinque continenti a istituire strumenti efficaci, come commissioni parlamentari ad hoc, per controllare le attività internazionali e governative volte a conseguire gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.