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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 15 dicembre 2010
416.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Proposta di regolamento (UE) del Consiglio sul regime di traduzione del brevetto dell'Unione europea. COM(2010)350 def.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XIV Commissione Politiche dell'Unione europea,
esaminata ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento la proposta di regolamento (UE) del Consiglio sul regime di traduzione del brevetto dell'Unione europea (COM(2010)350);

considerato che:
a) la proposta verte su una questione di primaria importanza per il sistema produttivo e soprattutto per le prospettive di crescita e di innovazione delle imprese;
b) il brevetto costituisce, in particolare, un elemento essenziale dell'Iniziativa faro «L'Unione dell'innovazione» (COM(2010) 546 def.), avviata per il conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020;
c) l'obiettivo che la proposta si prefigge è di semplificare gli adempimenti e ridurre i costi attualmente molto elevati connessi alla convalida del brevetto europeo;
d) i suddetti costi appaiono particolarmente gravosi per le PMI che costituiscono la maggior parte del sistema produttivo nazionale;
e) la soluzione prospettata dalla proposta per rispondere all'obiettivo indicato, che assumerebbe la prassi attualmente vigente in seno all'Ufficio europeo dei brevetti (UEB), per cui il brevetto UE dovrebbe essere trattato, rilasciato e pubblicato in una delle lingue di lavoro dell'UEB, vale a dire francese, inglese o tedesco, appare palesemente contraria alle disposizioni del Trattato sul funzionamento dell'UE (articoli 118 e 342) che stabiliscono il principio della parità fra tutte le lingue ufficiali dell'UE;
f) per questo motivo assai opportunamente il Governo italiano ha apposto il veto in sede di Consiglio;
g) la soluzione prospettata, inoltre, appare inaccettabile e inadeguata allo scopo in quanto, per un verso, crea ingiustificate sperequazioni tra le imprese italiane e le imprese dei paesi le cui lingue fanno parte del regime di traduzione proposto dalla Commissione e, per altro verso, impone comunque alle imprese italiane i costi della traduzione, in tal modo gravandole di maggiori oneri rispetto alle concorrenti di altri paesi, a scapito della loro competitività. Si configura, pertanto, anche una distorsione della concorrenza e del mercato interno, in contrasto con i principi generali dei Trattati;
tenuto conto che l'ipotesi alternativa che è stata prospettata in sede negoziale, nonché dalla stessa presidenza belga, al fine di favorire una soluzione di compromesso, per cui si utilizzerebbe quale unica lingua per il rilascio e il riconoscimento di brevetti europei l'inglese avrebbe almeno il vantaggio di una maggiore semplificazione e di non creare sperequazioni, considerato che tale lingua è la più diffusa nel mondo degli affari e dell'economia;
considerato che l'iniziativa assunta da alcuni Paesi membri per superare il veto espresso dall'Italia, dalla Spagna e da altri Stati, di ricorrere allo strumento della cooperazione rafforzata per assumere la

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proposta avanzata dalla Commissione sembrerebbe lesiva del principio dell'unanimità che in base ai citati articoli 118 e 342 deve regolare la materia dei regimi linguistici all'interno dell'UE;
rilevato, inoltre, che la cooperazione rafforzata determinerebbe in questo caso una evidente distorsione di concorrenza tra gli Stati membri, espressamente vietata dall'articolo 326, secondo comma, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
preso atto con compiacimento che sulla posizione molto ferma assunta dal Governo italiano si è registrato nel nostro Paese un ampio consenso, soprattutto da parte delle organizzazioni rappresentative del sistema delle imprese;
considerato, più in generale, che la proposta in esame fa seguito a numerose e crescenti violazioni del regime linguistico delle Istituzioni europee e del multilinguismo, avviata con l'introduzione di francese, inglese e tedesco quali «lingue di lavoro» di istituzioni ed organi dell'Unione europea;
rilevato che tale trilinguismo, oltre agli evidenti profili di illegittimità sopra richiamati, appare del tutto ingiustificato ed è fonte di costi di traduzione e interpretariato non necessari a carico del bilancio europeo;
richiamati al riguardo gli impegni già contenuti nella risoluzione Pescante ed altri (6-00043), approvata dalla Camera il 13 luglio 2010, a conclusione dell'esame del programma di lavoro della Commissione per l'anno 2010 e del programma delle tre presidenze del Consiglio spagnola, belga e ungherese;
ribadita l'esigenza di utilizzare ove necessario tutti gli strumenti giurisdizionali appropriati per impugnare decisioni delle Istituzioni dell'UE che violassero i principi sopra richiamati;

esprime

PARERE CONTRARIO

sulla proposta di regolamento.

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ALLEGATO 2

Sugli esiti della riunione della XLIV COSAC svolta a Bruxelles il 24, 25 e 26 ottobre 2010.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Lo scorso 25 e 26 ottobre 2010 si è svolta a Bruxelles la XLIV Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari (COSAC), cui hanno partecipato per la XIV Commissione della Camera il vice Presidente Enrico Farinone, l'onorevole Nicola Formichella e l'onorevole Nunziante Consiglio. Per il Senato era presente la Presidente della Commissione politiche UE, senatrice Rossana Boldi, il vice Presidente della medesima Commissione, senatore Giacomo Santini e la senatrice Francesca Maria Marinaro.

Lo svolgimento della riunione.

I lavori si sono aperti lunedì 25 ottobre - dopo i saluti introduttivi di Philippe Mahoux, copresidente della Commissione federale per gli affari europei del Parlamento federale belga e Herman De Croo, membro del Parlamento belga ed ex Presidente della Camera dei Rappresentanti belga - con la presentazione da parte del Prof. Bernard Mazijn, dell'Università di Ghent della prima sessione di lavoro dedicata allo sviluppo sostenibile ed alla Strategia 2020 dell'UE per la crescita e l'occupazione.
Nel corso del dibattito si è delineata una chiara convergenza in merito al contributo decisivo che la Strategia 2020 può offrire ai fini della stimolo della crescita economica in Europa dopo la crisi.
Alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità di aumentare gli investimenti soprattutto nel settore della ricerca e dell'innovazione. Altre hanno indicato come andrebbero ulteriormente sviluppati nell'ambito di tale strategia le azioni a favore della biodiversità, dell'istruzione, della creazione dei posti di lavoro e della politica dei trasporti.
Molti interventi hanno poi sottolineato l'importanza del ruolo dei Parlamenti nazionali nella realizzazione degli obiettivi e priorità della Strategia 2020, in particolare nell'ambito del nuovo modello di governance economica europea.
Sul punto è intervenuto l'On. FARINONE, il quale, ribadita l'importanza della Strategia 2020, ha posto l'accento su alcuni profili di criticità relativi alla sua attuazione.
In primo luogo, ha rilevato come le proposte relative alla nuova governance economica europea prevedano una debole convergenza delle politiche per la crescita, lo sviluppo sostenibile, l'occupazione e la lotta all'esclusione sociale e alla povertà - oggetto della strategia - a fronte del rafforzamento dei vincoli del Patto di stabilità.
In secondo luogo, ha osservato come la nuova strategia contemplare troppi obiettivi ed azioni, mentre, alla luce dell'esperienza della strategia di Lisbona, sarebbe stato necessario concentrarsi su pochi obiettivi prioritari ad effettivo valore aggiunto.
In terzo luogo, si è rammaricato che le recentissime proposte di revisione del bilancio della Commissione europea prevedano un concorso modesto del bilancio dell'Ue agli obiettivi di crescita e occupazione.
A fronte di queste lacune, l'On. FARINONE ha invitato i parlamenti nazionali ad adoperarsi per porre la crescita al centro delle politiche europee, sia in sede

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di esame dei programmi nazionali di riforma e dei programmi di stabilità sia organizzando nell'ambito del semestre europeo una conferenza interparlamentare per discutere preventivamente delle scelte di politica economica.
L'On. Pervinche Berès, membro della Commissione per gli affari economici e monetari ha espresso pieno apprezzamento per la posizione dell'On. FARINONE.
La successiva sessione di lavoro è stata dedicata al seguito della discussione, già avviata in occasione della XLIII COSAC di Madrid il 31 maggio ed il 1o giugno 2010, sul ruolo futuro della COSAC dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
La discussione è stata introdotta da Herman De Croo, che, sulla base di una analisi delle risposte fornite dai Parlamenti nazionali ad un questionario preparatorio del rapporto semestrale, ha ribadito che la COSAC deve valutare, da un lato, se consolidare o meno le attività sin qui svolte e, dall'altro, se assumere, anche alla luce del Trattato di Lisbona, nuove funzioni.
Per quanto riguarda il primo profilo, De Croo ha osservato che vi sono opinioni diversificate sull'opportunità di continuare esercizi coordinati di sussidiarietà in seno alla COSAC, tanto più alla luce dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona che demanda il controllo di sussidiarietà a ciascun Parlamento o camera. Vi è invece una sostanziale concordanza di vedute sul fatto che la COSAC debba rimanere prioritariamente una sede di scambio di informazione e migliori prassi tra i Parlamenti nazionali.
Per quanto riguarda il secondo profilo, De Croo, pur riconoscendo l'esistenza di posizioni fortemente differenziate in materia, ha indicato tra le possibili nuove attività della COSAC il controllo parlamentare sulle attività di Europol ed Eurojust; ha inoltre invitato a continuare la riflessione sull'opportunità di associare ai lavori della COSAC le commissioni parlamentari di settore.
Nel corso del dibattito, è emersa un'ampia convergenza sulla proposta, avanzata dalla Camera dei deputati e già recepita nelle conclusioni della COSAC di Madrid, di focalizzare l'attenzione della Conferenza sul programma di lavoro della Commissione europea e sulla strategia politica annuale.
La maggioranza delle delegazioni ha espresso invece una ferma opposizione all'attribuzione alla COSAC di competenze in materia di sussidiarietà e alla continuazione di esercizi su specifiche proposte legislative.
Posizioni fortemente differenziate sono emerse in relazione alla integrazione nelle delegazioni COSAC di componenti delle commissioni di settore e all'attribuzione alla COSAC del controllo su Europol e Eurojust.
Sul punto è intervenuto l'On. FORMICHELLA che ha anzitutto convenuto sull'esigenza di mantenere e potenziare il contributo che la COSAC ha offerto quale sede di confronto e scambio di esperienze, migliori pratiche e valutazioni sulle procedure e prassi di controllo parlamentare in materia europea. Ha altresì ribadito il pieno sostegno della Camera alla proposta di svolgere in seno alla COSAC dibattiti sulle grandi scelte strategiche delle Istituzioni europee esaminando la strategia politica e il programma di lavoro annuale della Commissione.
L'on. FORMICHELLA ha quindi richiamato le ragioni per cui sarebbe al contrario difficile ed inappropriato attribuire alla COSAC funzioni di coordinamento o addirittura di esercizio collettivo del controllo di sussidiarietà, competenza che ciascuna camera esplica in base a procedure, competenze e sensibilità politiche proprie, e per il cui migliore esercizio quale vanno semmai rafforzati gli strumenti esistenti per lo scambio di informazioni, sia a livello politico sia a livello amministrativo, tra i parlamenti, quali l'IPEX.
Infine, l'on. FORMICHELLA ha insistito sulla necessità di rafforzare la cooperazione nell'ambito delle stesse famiglie politiche ai fini dello scambio di informazioni su specifiche proposte particolarmente rilevanti sotto il profilo della sussidiarietà

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o del merito, come si è iniziato a fare in seno al Network per gli affari europei, istituito dal PPE.
Nella seguente sessione di lavoro il Primo ministro belga, Yves Leterme, ha illustrato lo stato dei lavori relativi alla priorità della Presidenza Belga dell'UE che si concluderà il 31 dicembre 2010. Leterme, in particolare ha illustrato le seguenti priorità della Presidenza belga: la coesione sociale ed economica; il programma di Stoccolma; la dimensione sociale dell'UE; la politica ambientale ed il cambiamento climatico; la dimensione esterna dell'UE, l'allargamento e l'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna.
Nel dibattito - che è stato caratterizzato dall'estrema eterogeneità delle questioni sollevate. È intervenuto per la Camera l'On. CONSIGLIO che ha rilevato la mancanza di realizzazioni concrete in merito a tre ambiti prioritari per l'UE e per l'Italia.
Il primo attiene all'immigrazione, ove l'Italia e gli altri Paesi del Mediterraneo si trovano a fronteggiare, per lo loro posizione geografica, flussi crescenti, con scarso sostegno da parte dell'UE e degli altri Stati membri.
L'On. CONSIGLIO ha sottolineato l'esigenza di rendere da subito obbligatoria ed irrevocabile, ai sensi dell'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'UE, la solidarietà tra i diversi Stati, invitando il Governo belga di promuovere ulteriori passi in questa direzione nell'ultimo scorcio del suo semestre di Presidenza.
L'On CONSIGLIO ha, in secondo luogo, rilevato che la comunicazione sulla revisione del bilancio dell'Unione europea sembra rinunciare a qualunque tentativo ambizioso di dotare l'Ue delle risorse necessario a meglio esercitare i suoi compiti, per esempio in materia di immigrazione.
In terzo luogo, ha denunciato come negoziati sul nuovo sistema di governance economica europea condotti in seno alla Task force, presieduta dal Presidente Van Rompuy, e ai margini delle ultime riunioni dell'ECOFIN destino seri dubbi sulla considerazione in cui sono tenute le prerogative dei parlamenti nazionali: a suo avvio, è stato rispettato formalmente ma non nella sostanza il periodo di otto settimane posto dal Protocollo n. 1 a garanzia della possibilità dei parlamenti nazionali di esprimere indirizzi ai propri Governi prima che il Consiglio si pronunci.
La successiva sessione di lavoro, dedicata al controllo parlamentare sulla politica europea di sicurezza e difesa, è stata introdotta dalla presentazione da parte del professor Jan Wouters dell'Università cattolica di Lovanio.
Nel corso del dibattito, nel quale è intervenuto anche il Presidente dell'assemblea parlamentare della UEO, Robert Walter, ed era presente l'On. FASSINO in rappresentanza della medesima assemblea, gli interventi hanno in particolare indicato la necessità di continuare la riflessione sulle modalità con le quali configurare un controllo parlamentare su PESC e PESD sulla base delle seguenti opzioni: non creare nuove istituzioni od organi o comunque duplicazioni, cooperare con il Parlamento europeo; individuare soluzioni istituzionale anche sulla base delle reti già esistenti (COFACC, CODAC e COSAC). L'On. CONSIGLIO e la senatrice Marinaro sono intervenuti richiamando i contenuti delle mozioni approvati sul tema, in identico testo dalla Camera e dal Senato.
La sessione del 26 ottobre, dopo un breve intervento introduttivo di Danny Pieters, Presidente del Senato belga, si è aperta con l'intervento del Presidente della Commissione Josè Manuel Barroso.
Barroso si è in particolare soffermato sulle iniziative condotte a livello di Ue per quanto riguarda la ripresa economica ed, in particolare, sulla riforma del sistema finanziario europeo; sul rafforzamento della governance economica e sulla strategia UE 2020 per la crescita e l'occupazione.
Anche in questo caso il dibattito seguente è stato caratterizzato da interventi e domande su temi eterogenei.
Nel suo intervento l'On. FORMICHELLA - dando atto della attenzione rivolta dalla Commissione ai parlamenti

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nazionali, soprattutto nell'ambito del dialogo politico, ha richiamato l'attenzione del Presidente Barroso su due aspetti critici.
Il primo concerne la tempestività delle risposte della Commissione alle osservazioni dei parlamenti nazionali che continuano ad essere trasmesse in media almeno due o tre mesi dopo l'invio delle medesime osservazioni.
Il secondo rilievo attiene all'esigenza di una maggiore rispetto del regime linguistico previsto dai Trattati.
L'On. FORMICHELLA ha denunciato i segnali molto preoccupanti che rischiano di pregiudicare i rapporti tra la Commissione e i parlamenti nazionali.
Ha anzitutto rilevato l'opportunità che non si verifichino ritardi nella traduzione di documenti rilevanti come quello che ha riguardato il programma di lavoro della Commissione per il 2010, e che ha pregiudicato in misura non trascurabile la tempestività e quindi l'efficacia del intervento parlamentare.
L'On. FORMICHELLA ha poi espresso forte preoccupazione per la scelta della Commissione di perseguire, non soltanto nel proprio funzionamento interno, un trilinguismo che, oltre ad essere illegittimo ed discriminatorio, è fonte di costi di traduzione non necessari. Ultima e grave espressione di questo orientamento è la proposta avanzata dalla Commissione con riferimento al regime linguistico per la registrazione dei brevetti.
L'On. FORMICHELLA ha ribadito che il Parlamento e il Governo contrasteranno con intransigenza ogni ulteriore tentativo di violazione del regime linguistico dell'Unione, ricorrendo ove necessario anche agli strumenti giurisdizionali previsti.
Nel corso delle sue risposte, Il Presidente Barroso ha giustificato i ritardi con i quali la Commissione risponde alle osservazioni dei Parlamenti nazionali sulle proposte legislative, con la difficoltà per la Commissione di lavorare con un regime di traduzione assai oneroso e per il quale negli ultimi anni non sono state stanziate risorse finanziarie aggiuntive. A tale proposito, il Presidente della Commissione ha ricordato la necessità di un regime linguistico semplificato per il brevetto europeo per poter competere con Usa e Cina.
Successivamente i lavori sono proseguiti con l'intervento di Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo che in particolare si è soffermato sui lavori della task force da lui presieduta sul rafforzamento della governance economica.
Nel corso del dibattito, l'On. FARINONE ha espresso alcune preoccupazioni in merito alle proposte in materia presentate dalla Commissione europea il 29 settembre e a quelle prospettate nel rapporto finale della Task force.
Anzitutto, ha osservato che è stato rispettato formalmente ma non nella sostanza il periodo di otto settimane posto dal Protocollo n. 1 a garanzia della possibilità dei parlamenti nazionali di esprimere indirizzi ai propri Governi prima che il Consiglio si pronunci.
In secondo luogo, ha rilevato come la scelta di rimettere il coordinamento delle politiche in materia di occupazione, lavoro e politiche sociali al solo semestre europeo, indebolisca alla radice la capacità del nuovo sistema di governance di promuovere una crescita equilibrata nell'intero territorio dell'UE.
In terzo luogo, ha considerato non accettabile che le sanzioni in caso di disavanzi o squilibri eccessivi siano comminate con un sistema di voto a maggioranza invertita in seno al Consiglio ECOFIN:
In conclusione, l'On. FARINONE ha ribadito la necessità di sviluppare la dimensione parlamentare della governance economica, evitando che i parlamenti nazionali debbano dare mera attuazione a decisioni prese dai governi in seno all'ECOFIN.
In conclusione Richard Hörcsik, Presidente della Commissione per gli affari europei del Parlamento ungherese, ha illustrato le priorità della Presidenza ungherese che eserciterà la Presidenza di turno dell'UE nel primo semestre del 2011. In particolare, Hörcsik ha indicato che la presidenza ungherese focalizzerà la sua

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attenzione sui seguenti temi: la politica agricola comune; il futuro della politica di coesione; la politica energetica comune. Nel corso del semestre di presidenza ungherese si svolgeranno 8 incontri interparlamentari a livelli di Presidenti delle commissioni interparlamentari (rispettivamente per le commissione finanze, sviluppo regionale, Agricoltura, Sanità, Affari esteri, istruzione, scienza e ricerca ed occupazione).

Discussione del contributo finale e delle conclusioni.

La discussione sul contributo finale e sulle conclusioni è stata particolarmente accesa sia nella riunione preparatoria dei Presidenti sia nella sessione plenaria.
Sono emerse posizioni fortemente differenziate soprattutto in merito all'accordo-quadro tra il Parlamento europeo e la Commissione europea, in quanto un emendamento presentato dal Parlamento finlandese, sostenuto da numerose delegazioni, era mirato a sostenere che l'accordo-quadro in questione danneggi le prerogative del Consiglio nel procedimento legislativo dell'UE, e quindi indirettamente pregiudichi la possibilità dei Parlamenti nazionali di influenzare le decisioni europee. Il Parlamento europeo si è sentito «attaccato» da questo emendamento, e ha sottolineato che l'accordo-quadro ha avuto parere favorevole dai servizi giuridici sia del Parlamento europeo sia della Commissione. Si è convenuto, infine, di inserire nel contributo due punti che sottolineano che l'accordo sarà oggetto di un costante monitoraggio giuridico, e che tutte le Istituzioni debbano rispettare l'equilibrio istituzionale risultante dai Trattati.
Anche in relazione alla sezione del contributo relativa al controllo sulla politica europea di sicurezza e difesa le posizioni delle Assemblee sono state molto differenziate. Il punto cruciale della discussione è stato se al controllo in questione dovesse partecipare o meno il Parlamento europeo, come alcuni degli intervenuti hanno sostenuto. Il Parlamento italiano ha sostenuto le proposte contenute nella mozione approvata sull'argomento sia dalla Camera sia dal Senato, e ha con forza appoggiato la necessità di un coinvolgimento del Parlamento europeo.
La proposta sulla quale si è trovata una convergenza, sulla base di un emendamento presentato dal Parlamento britannico, riflette la posizione del Parlamento italiano, in quanto: prevede un controllo esercitato dai Parlamenti nazionali e dal Parlamento europeo; configura un meccanismo di controllo che - senza istituire nuove istituzioni o organismi - porti un valore aggiunto al controllo che i Parlamenti già esercitano sulla politica europea di sicurezza e difesa; nel meccanismo di controllo (che, alla stregua del dibattito dovrebbe essere un'evoluzione e una fusione delle attuali Conferenze dei presidenti delle Commissioni affari esteri e delle Commissioni difesa) siano coinvolti rappresentanti parlamentari esperti di affari esteri, difesa e affari europei. Si è inoltre convenuto di affidare all'ulteriore corso del dibattito, che proseguirà - come già deciso - nella Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'UE, la discussione sulla «configurazione tecnica» e sul funzionamento del nuovo meccanismo.