Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe

Resoconti delle Giunte e Commissioni

Vai all'elenco delle sedute >>

CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 30 ottobre 2012
728.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

EMENDAMENTI

ART. 3.

  Dopo il comma 24 aggiungere i seguenti:
  24-bis. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 2, comma 4-novies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, il contingente del personale di ruolo di cui al presente articolo, escluso quello da destinare senza oneri a carico dello stato di previsione del Ministero degli Affari Esteri, è stabilito entro il limite massimo di 890 unità.

  Conseguentemente, all'articolo 7, comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 con le seguenti: 498 milioni di euro per l'anno 2013, di 898 milioni di euro per gli anni 2014 e 2015.
*5534-bis/VII/3. 19. Il relatore.
(Approvato)

  Dopo il comma 24 aggiungere i seguenti:
  24-bis. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 2, comma 4-novies, del decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, il contingente del personale di ruolo di cui al presente articolo, escluso quello da destinare senza oneri a carico dello stato di previsione del Ministero degli Affari Esteri, è stabilito entro il limite massimo di 890 unità.

  Conseguentemente, all'articolo 7, comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 con le seguenti: 498 milioni di euro per l'anno 2013, di 898 milioni di euro per gli anni 2014 e 2015.
*5534-bis/VII/3. 13. Coscia, Centemero, Capitanio Santolini, Granata, Bachelet, Barbieri, Carra, Carlucci, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Frassinetti, Levi, Lolli, Mazzarella, Pes, Rossa, Russo, Siragusa, Tocci, Giulietti.
(Approvato)

  Al comma 30 sostituire la parola: direttori con: direttore.
5534-bis/VII/3. 16. Il relatore.
(Approvato)

  Al comma 38 dopo le parole: stabilito con decreto interministeriale aggiungere: del 12 marzo 2012.
5534-bis/VII/3. 17. Il relatore.

  Al comma 38, dopo le parole: decreto ministeriale aggiungere le seguenti: 12 marzo 2012.
5534-bis/VII/3. 6. Goisis, Rivolta, Grimoldi, Cavallotto.

Pag. 219

  Dopo il comma 41 inserire i seguenti:
  41-bis. A decorrere dal 2013 le istituzioni scolastiche associate in rete possono costituire l'organico funzionale di rete, eventualmente avvalendosi delle forme contrattuali flessibili di assunzione e di impiego previste dal codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa ai sensi dell'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni.
  41-ter. Le istituzioni scolastiche definiscono gli obiettivi prioritari attraverso regolamenti interni stabiliti di comune accordo.
  41-quater. Nei limiti dei parametri stabiliti con apposito decreto del Ministro dell'istruzione, università e ricerca, le istituzioni scolastiche associate in rete potranno deliberare annualmente l'organico Funzionale di rete, costituito da:
   a) i posti coperti da personale incaricato a tempo indeterminato;
   b) i posti da mettere a concorso;
   c) i posti disponibili per incarichi a tempo determinato;
   d) i posti da assegnare a contratti di prestazione d'opera per particolari insegnamenti o attività:
   e) la composizione oraria, anche a tempo parziale, dei posti d'insegnamento;
   f) le tipologie e le caratteristiche funzionali dei posti necessari al supporto e all'attuazione dell'offerta formativa e da ricoprire con una delle modalità di cui al presente comma.

  41-quinquies. Ai fini della definizione dell'organico funzionale, il numero dei posti stabiliti a livello provinciale costituisce il limite massimo della disponibilità di personale dell'istituzione scolastica. All'interno di tale limite, la composizione dell'organico, la formazione delle cattedre, la dimensione delle classi e le modalità di copertura dei posti sono determinati in coerenza con il piano dell'offerta formativa e con gli indirizzi generali di gestione delle singole scuole associate in rete.
  41-sexsies. L'organico funzionale è soggetto a certificazione di compatibilità finanziaria da parte del Ministero competente. In ogni caso, la procedura di certificazione deve concludersi entro trenta giorni dalla deliberazione delle istituzioni scolastiche associate in rete.
  41-septies. Ai fini della copertura dell'orario settimanale a tempo pieno, nell'ambito di un'organizzazione della didattica improntata all'unitarietà della programmazione e alla sua articolazione flessibile, le istituzioni scolastiche possono raddoppiare i criteri per l'utilizzazione del doppio organico per gli insegnanti.
  42-octies. Con decreto del Ministro dell'istruzione, università e ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze si provvede alla definizione degli oneri e dei criteri per la ripartizione delle somme da ripartire tra le istituzioni scolastiche associate in rete.
5534-bis/VII/3. 10. Goisis, Rivolta, Grimoldi, Cavallotto.

  Dopo il comma 41 inserire i seguenti:
  41-bis. Il regime d'impegno e l'articolazione dell'orario del personale docente nominato sui posti dell'organico di diritto delle scuole superiori di primo e secondo grado, comprende sia le attività di insegnamento curriculare, sia i connessi compiti preparatori, organizzativi e di verifica, nonché esami e scrutini, programmazione, progettazione e ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione, preparazione dei lavori degli organi collegiali, partecipazione alle riunioni collegiali e attuazione delle delibere adottate, attività interdidattiche.
  41-ter. I docenti di ruolo, di cui al comma 41-bis, sono tenuti a svolgere un numero di ore settimanali, adeguato alla natura e alla complessità del carico di lavoro. In ogni caso, ciascuna istituzione scolastica è tenuta ad assicurare un equilibrio interno per quanto concerne la Pag. 220diminuzione o l'aumento del carico didattico, che non può essere inferiore a 18 ore curriculari.
  41-quater. I docenti di cui ai commi 41-bis e ter sono inoltre tenuti a documentare le ore di attività connesse agli obblighi didattici, funzionali alla prestazione d'insegnamento.
  41-quinquies. L'attività dei docenti di cui al comma 41-quater è documentata da un registro annuale, predisposto da ciascuna istituzione scolastica, in conformità al proprio statuto, da consegnare alla competente Direzione regionale scolastica entro il 31 giugno di ciascun anno. La mancata consegna del registro comporta l'irrogazione della sanzione della censura.
  41-sexies. Il trattamento economico dei docenti di ruolo di cui al comma 41-bis è costituito da una parte fissa e da una parte variabile.
  La parte di retribuzione fissa corrisponde al trattamento economico di base ed è correlata all'impegno e allo svolgimento delle attività didattiche curriculari, nonché alle attività funzionali alla prestazione d'insegnamento. Essa è costituita dalle seguenti voci:
   a) stipendio tabellare, comprensivo dello stipendio base, dell'indennità integrativa speciale e della retribuzione di anzianità;

  La parte di retribuzione variabile è costituita dalla seguente voce:
   a) bonus meritocratico di cui al comma 41-sexties.

  41-octies. Il bonus meritocratico corrisponde a un trattamento retributivo aggiuntivo graduato in relazione alle responsabilità connesse ai diversi tipi di carico e incarico di lavoro, previsti al comma 41-bis, valutati secondo parametri di efficacia, appropriatezza ed efficienza. L’ entità del bonus è determinata con apposito decreto dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.
  41-nonies. In conformità con la disciplina generale di cui all'articolo 40 del decreto legislativo n. 165 del 2001, così come modificato dal decreto legislativo n. 150 del 2009, la determinazione del diritto e degli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro del personale docente della scuola, di cui ai precedenti commi sono rimessi alla contrattazione collettiva nazionale.
  41-decies. All'articolo 13, comma 2, aggiungere infine le seguenti parole: «ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo: “Le dotazioni del fondo speciale di parte corrente dei stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012, ai fini del bilanci 2013-2015, sono ridotte dello 0,1 per cento per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della Difesa. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio”».
5534-bis/VII/3. 9. Goisis, Rivolta, Grimoldi, Cavallotto.

  Sopprimere i commi 42, 43, 45 e 76.

  Conseguentemente, sostituire il comma 75 con il seguente:
  75. Al secondo periodo del comma 9 dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 sono soppresse le parole: «a decorrere dall'anno successivo» fino alla fine del periodo.
  E all'articolo 7 comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e di 950 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016 con le seguenti: 317,1 milioni di euro per l'anno 2013, di 727,3 milioni di euro per l'anno 2014, di 663,3 milioni di euro per l'anno 2015 e di 713,3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016.
*5534-bis/VII/3. 15. Il relatore.
(Approvato)

Pag. 221

  Sopprimere i commi 42, 43, 45 e 76.

  Conseguentemente, sostituire il comma 75 con il seguente:
  75. Al secondo periodo del comma 9 dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 sono soppresse le parole: «a decorrere dall'anno successivo» fino alla fine del periodo.
  E all'articolo 7 comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e di 950 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016 con le seguenti: 317,1 milioni di euro per l'anno 2013, di 727,3 milioni di euro per l'anno 2014, di 663,3 milioni di euro per l'anno 2015 e di 713,3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016.
*5534-bis/VII/3. 11. Coscia, Centemero, Capitanio Santolini, Granata, Fioroni, Gelmini, Giulietti, Bachelet, Barbieri, Carra, Barbaro, Carlucci, Colucci, Crimi, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Di Centa, Frassinetti, Giro, Lainati, Levi, Lolli, Lunardi, Mazzarella, Mazzuca, Murgia, Palmieri, Pes, Rampelli, Rossa, Russo, Scalera, Siragusa, Tocci.
(Approvato)

  Sopprimere i commi 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48.

  Conseguentemente al comma 75, primo periodo, sopprimere le parole da: conseguentemente alle economie di spesa fino a: legge 7 agosto 2012, n. 135;
   al comma 75, primo periodo, in fine, inserire le seguenti parole: , nonché le economie di spesa derivanti dalla disposizione di cui al comma 75-bis;
   al comma 75, secondo periodo, sostituire le parole:
di euro 548,5 milioni nell'anno 2014 e di euro 484,5 milioni a decorrere dall'anno 2015 con le seguenti: di euro 300 milioni a decorrere dall'anno 2014;
   al secondo periodo, in fine, sopprimere le parole da: riferiti rispettivamente fino alla fine del periodo;
   dopo il comma 75 aggiungere il seguente:

  75-bis. Le attività indette per l'espletamento della procedura concorsuale per l'indizione del concorso a posti e cattedre, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente nelle scuole dell'infanzia, primaria, secondaria di I e II grado, il cui bando, è pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie concorsi, n. 75, ai sensi del Decreto del direttore generale per il personale scolastico n. 82 del 24 settembre 2012, sono sospese; le economie di spesa derivanti dal mancato espletamento del succitato concorso confluiscono nel «Fondo da ripartire per la valorizzazione dell'istruzione scolastica» di cui al precedente comma.

  Sopprimere il comma 76;
   e, di conseguenza all'articolo 7, comma 2, sostituire le parole:
900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e di 950 milioni di euro a decorrere dal 2016 con le seguenti: 700 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e di 750 milioni di euro a decorrere dal 2016;
   e, di conseguenza, ai maggiori oneri derivanti dalle modifiche apportate, non compensate dalle modifiche al comma 2 dell'articolo 7, pari a 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2014, si provvede mediante corrispondente riduzione lineare a decorrere dall'anno 2014, delle dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa indicate dalla Tabella C allegata alla presente legge, i cui stanziamenti sono iscritti in bilancio come spese rimodulabili.
5534-bis/VII/3. 1. Zazzera.

  Sopprimere i commi 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48.

  Conseguentemente al comma 75, primo periodo, sopprimere le parole da: conseguentemente Pag. 222alle economie di spesa fino a: legge 7 agosto 2012, n. 135;
   al comma 75, primo periodo, in fine, inserire le seguenti parole: , nonché le economie di spesa derivanti dalla disposizione di cui al comma 75-bis;
   al comma 75, secondo periodo, sostituire le parole:
di euro 548,5 milioni nell'anno 2014 e di euro 484,5 milioni a decorrere dall'anno 2015 con le seguenti: di euro 500 milioni a decorrere dall'anno 2014;
   al secondo periodo, in fine, sopprimere le parole da: riferiti rispettivamente fino alla fine del periodo;
   dopo il comma 75 aggiungere il seguente:

  75-bis. Le attività indette per l'espletamento della procedura concorsuale per l'indizione del concorso a posti e cattedre, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente nelle scuole dell'infanzia, primaria, secondaria di I e II grado, il cui bando, è pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie concorsi, n. 75, ai sensi del Decreto del direttore generale per il personale scolastico n. 82 del 24 settembre 2012, sono sospese; le economie di spesa derivanti dal mancato espletamento del succitato concorso confluiscono nel «Fondo da ripartire per la valorizzazione dell'istruzione scolastica» di cui al precedente comma.

  Sopprimere il comma 76;
   e, di conseguenza, dopo il comma 2 dell'articolo 12 aggiungere dal seguente:

  2-bis. All'articolo 11, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, sostituire, a decorrere dall'anno fiscale 2014, la lettera e) con le seguenti:
   e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
   f) oltre 100.000 euro e fino a 150.000 euro, 46 per cento;
   g) oltre 150.000 euro, 49 per cento.
5534-bis/VII/3. 2. Zazzera.

  Sopprimere il comma 42.

  Conseguentemente, all'articolo 13 comma 2, aggiungere, in fine, le seguenti parole: , ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo: «Le dotazioni del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012, ai fini del bilancio 2013-2015, sono ridotte di 240,4 per l'anno 2013, 172,7 per l'anno 2014, 236,7 per l'anno 2015, allo scopo utilizzando lo 0,1 per cento dell'accantonamento relativo al Ministero della Difesa. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».
5534-bis/VII/3. 7. Goisis, Rivolta, Grimoldi, Cavallotto.

  Sostituire il comma 42 con il seguente:
  42. L'organico di diritto del personale docente di sostegno è determinato, a decorrere dall'anno scolastico 2013/2014, in misura correlata ai fabbisogni educativi, se necessario, anche superiore a quello dell'anno 2012/2013.

  Conseguentemente all'articolo 13, comma 2, aggiungere, in fine, le seguenti: , ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C sono ridotte in maniera lineare di 240.425 milioni di euro per l'anno 2013 e di 721.275 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014.
5534-bis/VII/3. 4. Laganà Fortugno.

Pag. 223

  Sostituire il comma 45 con il seguente:
  In conformità con la disciplina generale di cui all'articolo 40 del decreto legislativo n. 165 del 2001, così come modificato dal decreto legislativo n. 150 del 2009, la determinazione dei diritto e degli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro del personale docente della scuola, di cui ai commi 42, 43 e 44 non possono derogare dalle contrattazioni collettive previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro.
5534-bis/VII/3. 8. Goisis, Rivolta, Grimoldi, Cavallotto.

  Sopprimere il comma 46.

  Conseguentemente, dopo il comma 46 aggiungere il seguente:
  All'articolo 7, comma 2 sostituire le parole: «500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015.» con le seguenti: «490 milioni di euro per l'anno 2013, di 890 milioni di euro per l'anno 2014 e 2015».
* 5534-bis/VII/3. 18. Il relatore.
(Approvato)

  Sopprimere il comma 46.

  Conseguentemente, dopo il comma 46 aggiungere il seguente:
  All'articolo 7, comma 2 sostituire le parole: «500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015.» con le seguenti: «490 milioni di euro per l'anno 2013, di 890 milioni di euro per l'anno 2014 e 2015».
* 5534-bis/VII/3. 14. Coscia, Centemero, Capitanio Santolini, Granata, Fioroni, Giulietti, Bachelet, Barbieri, Carra, Carlucci, Colucci, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Frassinetti, Levi, Lolli, Mazzarella, Pes, Rampelli, Rossa, Russo, Siragusa, Tocci.
(Approvato)

  Al comma 46 sopprimere la lettera b).

  Conseguentemente all'articolo 12, comma 18, primo periodo, sostituire le parole: l'aliquota dello 0,05 per cento con le seguenti: l'aliquota dello 0,6 per cento.
5534-bis/VII/3. 3. Carlucci, Carra, Centemero, Rivolta, Giulietti, Di Cento.

  Dopo il comma 46, aggiungere il seguente:
  46-bis. Il comma 13, dell'articolo 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012. n. 135, è sostituito dai seguenti:
  «13. Per il personale docente dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca provvede, entro tre mesi dall'approvazione della presente legge, da applicare dal 1o settembre 2013, all'emanazione di un piano di ricollocamento che tenga conto delle effettive condizioni di salute e delle competenze acquisite.
  13-bis. Il personale docente già dichiarato inidoneo per motivi di salute alle funzioni istituzionali ed utilizzato in altre mansioni, può, ai sensi dell'articolo 514 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, chiedere la risoluzione dal rapporto di lavoro, con diritto al trattamento di quiescenza se in possesso dei requisiti contributivi per l'applicazione dell'istituto della dispensa».

  Conseguentemente, all'articolo 7, comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e di 950 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016. con le seguenti: 420 milioni di euro per l'anno 2013, di 830 milioni di euro per gli Pag. 224anni 2014 e 2015 e di 830 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016.
5534-bis/VII/3. 12. Coscia, Centemero, Capitanio Santolini, Granata, Giulietti, Bachelet, Carra, Barbaro, Carlucci, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Frassinetti, Levi, Lolli, Mazzarella, Pes, Rossa, Russo, Siragusa, Tocci.
(Approvato)

  Sopprimere i commi 75 e 76.
5534-bis/VII/3. 5. Goisis, Rivolta, Grimoldi, Cavallotto.

ART. 4.

  Al comma 2 sopprimere le parole: tenendo conto di quanto previsto dall'articolo 11 della presente legge.
5534-bis/VII/4. 1. Il relatore.
(Approvato)

ART. 7.

  Al comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015, con le seguenti: 430 milioni di euro per l'anno 2013, di 830 milioni di euro per l'anno 2014 e 2015.

  Conseguentemente, Alla tabella C, missione: Comunicazioni, programma: Sostegno all'editoria, voce: Ministero dell'Economia e delle Finanze, Legge n. 67 del 1987: Rinnovo delle legge 5 agosto 1981, n. 416, recante disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria (11.2 – Capp. 2183, 7442), apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: + 208.000;
   CS: + 208.000;
  2014:
   CP: + 215.000;
   CS: + 215.000;
  2015:
   CP: + 215.000;
   CS: + 215.000.
*5534-bis/VII/7. 1. Rivolta, Goisis, Grimoldi, Cavallotto.

  Al comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015, con le seguenti: 430 milioni di euro per l'anno 2013, di 830 milioni di euro per l'anno 2014 e 2015.

  Conseguentemente, Alla tabella C, missione: Comunicazioni, programma: Sostegno all'editoria, voce: Ministero dell'Economia e delle Finanze, Legge n. 67 del 1987: Rinnovo delle legge 5 agosto 1981, n. 416, recante disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria (11.2 – Capp. 2183, 7442), apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: + 208.000;
   CS: + 208.000;
  2014:
   CP: + 215.000;
   CS: + 215.000;
  2015:
   CP: + 215.000;
   CS: + 215.000.
*5534-bis/VII/7. 2. Levi, De Biasi, Carra, Carlucci, Coscia, Giulietti.

ART. 8.

  Al comma 21, dopo le parole: università aggiungere le seguenti: e del diritto allo studio,.
5534-bis/VII/8. 8. Il relatore.
(Approvato)

Pag. 225

  Al comma 21, dopo le parole: in materia sociale aggiungere le seguenti: per i beni e le attività culturali.
5534-bis/VII/8. 5. De Biasi, Carlucci, Barbieri, Granata, Carra, Giulietti.
(Approvato)

  Dopo il comma 22 aggiungere i seguenti:
  22-bis. A decorrere dai contributi relativi all'anno 2012, alle imprese editrici che abbiano diritto ai contributi previsti dagli articoli 2 e 3 è corrisposto, in presenza dei requisiti di legge, un contributo pari ai 100 per cento dell'importo calcolato secondo i parametri stabiliti dalla legislazione vigente. Tale importo non può comunque essere superiore a quello percepito per i contributi attinenti all'anno 2010.
  22-ter. All'onere derivante dall'attuazione del comma 22-bis calcolato in 70 milioni di euro, si provvede con l'applicazione dei commi 22-quater e 22-quinquies del presente articolo.
  22-quater. L'onere per il rimborso alla società Poste Italiane SPA dei ratei dovuti ai sensi del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, pari a 50,8 milioni di euro per gli anni 2013, 2014 e 2015, rientra negli oneri del contratto di servizio universale e le relative risorse del fondo editoria sono destinate alle politiche di sostegno della legge 7 agosto 1990, n. 250.
  22-quinquies. All'articolo 74, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, il sesto periodo è sostituito dai seguente: «La disposizione di cui al primo periodo della presente lettera c) si applica anche se i giornali quotidiani, i periodici ed i libri sono ceduti unitamente a beni diversi dai supporti integrativi: in tal caso l'imposta si applica con l'aliquota dei beni diversi».
*5534-bis/VII/8. 1. Rivolta, Goisis, Grimoldi, Cavallotto.
(Approvato)

  Dopo il comma 22 aggiungere i seguenti:
  22-bis. A decorrere dai contributi relativi all'anno 2012, alle imprese editrici che abbiano diritto ai contributi previsti dagli articoli 2 e 3 è corrisposto, in presenza dei requisiti di legge, un contributo pari al 100 per cento dell'importo calcolato secondo i parametri stabiliti dalla legislazione vigente. Tale importo non può comunque essere superiore a quello percepito per i contributi attinenti all'anno 2010.
  22-ter. All'onere derivante dall'attuazione del comma 22-bis calcolato in 70 milioni di euro, si provvede con l'applicazione dei commi 22-quater e 22-quinquies del presente articolo.
  22-quater. L'onere per il rimborso alla società Poste Italiane SPA dei ratei dovuti ai sensi del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, pari a 50,8 milioni di euro per gli anni 2013, 2014 e 2015, rientra negli oneri del contratto di servizio universale e le relative risorse del fondo editoria sono destinate alle politiche di sostegno della legge 7 agosto 1990, n. 250.
  22-quinqueis. All'articolo 74, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, il sesto periodo è sostituito dal seguente: «La disposizione di cui al primo periodo della presente lettera c) si applica anche se i giornali quotidiani, i periodici ed i libri sono ceduti unitamente a beni diversi dai supporti integrativi: in tal caso l'imposta si applica con l'aliquota dei beni diversi».
*5534-bis/VII/8. 4. De Biasi, Carra, Carlucci, Coscia, Levi, Giulietti.
(Approvato)

  Dopo il comma 22 aggiungere il seguente:
  22-bis. L'autorizzazione di spesa di cui alla legge 25 febbraio 1987, n. 67, come determinata dalla Tabella C allegata alla Pag. 226presente legge, è incrementata di 70 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015.

  Conseguentemente, all'articolo 7, comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 con le seguenti: 430 milioni di euro per l'anno 2013, di 830 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015.
* 5534-bis/VII/8. 6. De Biasi, Levi, Carra, Carlucci, Coscia, Giulietti.

  Dopo il comma 22 aggiungere il seguente:
  22-bis. l'autorizzazione di spesa di cui alla legge 25 febbraio 1987, n. 67, come determinata dalla Tabella C allegata alla presente legge, è incrementata di 70 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015.

  Conseguentemente, all'articolo 7, comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 con le seguenti: 430 milioni di euro per l'anno 2013, di 830 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015.
* 5534-bis/VII/8. 2. Rivolta, Goisis, Grimoldi, Cavallotto.

  Dopo il comma 22 aggiungere il seguente:
  22-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2014, le disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 325 a 328 da 330 a 337, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni, sono prorogate fino al 31 dicembre 2016. Ai relativi oneri si provvede ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2011. n. 75, fermo restando quanto stabilito dall'articolo 24, comma 1, della legge 12 novembre 2011, n. 183.
5534-bis/VII/8. 7. De Biasi, Carlucci, Carra, Coscia, Levi, Giulietti.
(Approvato)

  Dopo il comma 22 aggiungere il seguente:
  22-bis. L'articolo 12, comma 20, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, si interpreta nel senso che le disposizioni ivi contenute non trovano applicazione nei confronti degli organismi:
   a) istituiti in attuazione di trattati e convenzioni internazionali o che rappresentino l'Italia nei consessi internazionali svolgendo attività specifiche in adempimento di obblighi internazionali;
   b) espressamente previsti da norme comunitarie (istituiti in attuazione di obblighi contenuti in norme comunitarie);
   c) operanti per la tutela dei beni culturali e paesaggistici e nel settore delle attività culturali.

  Conseguentemente, all'articolo 7, comma 2 sostituire le parole: 500 milioni di euro per l'anno 2013, di 900 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015. con le seguenti: 490 milioni di euro per l'anno 2013, di 890 milioni di euro per l'anno 2014 e 2015.
5534-bis/VII/8. 3. De Biasi, Carlucci, Coscia, Carra, Levi, Giulietti.

ART. 12.

  Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
  37-bis. Ai soggetti di cui all'articolo 73 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e ai titolari di reddito di impresa ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, non appartenenti al Pag. 227settore cinematografico ed audiovisivo, associati in partecipazione ai sensi dell'articolo 2549 del codice civile, è riconosciuto per gli anni 2013, 2014 e 2015 un credito d'imposta nella misura del 40 per cento, fino all'importo massimo di euro 1.000.000 per ciascun periodo d'imposta, dell'apporto in denaro effettuato per la produzione di opere cinematografiche riconosciute di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28. Il beneficio si applica anche ai contratti di cui all'articolo 2554 del codice civile.

  Conseguentemente, all'articolo 12, comma 18, primo periodo, sostituire le parole: l'aliquota dello 0,05 per cento con le seguenti: l'aliquota dello 0,6 per cento.
5534-bis/VII/12. 1. Carlucci, Carra.

TAB. 13.

  Allo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali, missione 1 Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, programma 1.2 Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: + 4.000.000;
   CS: + 4.000.000;
  2014:
   CP: + 4.000.000;
   CS: + 4.000.000;
  2015:
   CP: + 4.000.000;
   CS: + 4.000.000.

  Conseguentemente, al medesimo stato di previsione, alla medesima missione, programma 1.13 Valorizzazione del patrimonio cultura, apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: – 4.000.000;
   CS: – 4.000.000;
  2014:
   CP: – 4.000.000;
   CS: – 4.000.000;
  2015:
   CP: – 4.000.000;
   CS: – 4.000.000.
5535/VII/Tab. 13. 1. Carlucci, Carra.

Pag. 228

ALLEGATO 2

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 13: Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

NOTA DEL GOVERNO

  Mi riferisco alla discussione che si è svolta nella precedente seduta del 25 ottobre, nel corso della quale sono state sottolineate talune criticità, così come si legge nella Bozza della Relatrice sulla base della lettura degli A.C. 5534-bis e A.C. 5535.
  Mi sono riservato di intervenire oggi considerata la necessità di rispondere a questioni complesse come lo sono talune di quelle che sono state sollevate, per rendere disponibile la documentazione necessaria.

A.C. 5534-bis e A.C. 5535
Art. 3, comma 64. Contributi statali.

  Il comma 64 prevede che la sospensione dei contributi di cui agli articoli 35 e 37 del codice di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio, destinati agli interventi conservativi su beni culturali detenuti da soggetti privati, prevista a legislazione vigente fino al 31 dicembre 2015, prosegua fino a che non siano pagati i contributi già concessi e non ancora erogati ai beneficiari.

Art. 3, comma 65. Versamento al bilancio dello Stato delle somme giacenti nelle contabilità speciali.

  L'articolo 10, comma 2, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 11, prevedeva che, ai fini del concorso al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, le amministrazioni centrali dello Stato assicurassero, a decorrere dall'anno 2012, una riduzione della spesa in termini di saldo netto da finanziare e indebitamento netto corrispondente agli importi previsti nell'allegato C al citato decreto- legge.
  L'articolo 4, comma 85, della legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità 2012), con riferimento al Ministero per i beni e le attività culturali, prevedeva che «le somme giacenti, alla data di entrata in vigore della presente legge, nelle contabilità speciali, aperte ai sensi dell'articolo 3, comma 8, del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, e successive modificazioni, per la gestione dei fondi assegnati in applicazione dei piani di spesa approvati ai sensi dell'articolo 7 del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 237, intestate ai capi degli Istituti del Ministero per i beni e le attività culturali, accreditate fino al 31 dicembre 2006, sono versate in conto entrata del bilancio dello Stato, rispettivamente, per un importo pari a 60,4 milioni di euro entro il 30 giugno 2012 e per un importo pari a 10 milioni di euro entro il 30 giugno 2013, previa individuazione con Pag. 229decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, su proposta del Segretario generale che provvede alla necessaria attività istruttoria e di verifica».
  Attraverso la conseguente ricognizione, avviata con circolare n. 10/2012 del Segretariato generale ed effettuata sugli importi giacenti nelle contabilità speciali al 31 gennaio 2012 ed accreditati entro il 31 dicembre 2006, non coperti da obbligazione giuridica perfezionata o da atto conclusivo di espletamento di gara, è stata reperita, complessivamente, una somma inferiore ai 30 milioni di euro, rispetto ai complessivi 70,4 milioni richiesti per il biennio 2012-2013.
  Pertanto, con il disegno di legge di stabilità 2013, è stata introdotta una modifica alla suddetta norma, finalizzata al recupero delle somme ancora mancanti, che estendesse il periodo preso in esame, per quanto riguarda la data di accreditamento delle risorse in contabilità speciale, fino alla data di entrata in vigore della legge di stabilità 2012, pur dando priorità, ai fini del versamento in conto entrata del bilancio dello Stato, alle risorse accreditate fino al 31 dicembre 2006.
  Per le stesse motivazioni, gli obblighi di versamento in conto entrata del bilancio dello Stato sono stati estesi anche ai conti di tesoreria unica degli Istituti dotati di autonomia speciale ai sensi dell'articolo 15, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 233/2007.
  Come precisato con circolare n. 22/2012 del Segretariato generale, le somme reperite in seguito all'applicazione della norma in oggetto, devono essere versate in conto entrata del bilancio dello Stato sul capo XXIX, capitolo 3680 denominato «entrate eventuali e diverse concernenti il ministero per i beni e le attività culturali». Pertanto non è prevista alcuna riassegnazione ai capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali.

Art. 8, comma 21. Costituzione di un nuovo fondo.

  L'amministrazione dei beni Culturali non può fare che proprie le osservazioni del relatore sulla necessità che anche il settore della cultura sia ricompreso tra quelli meritevoli di finanziamento per il tramite del fondo in questione, le cui modalità di utilizzo e il cui riparto di risorse è previsto siano definite con DPCM, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze.

A.C. 5534-bis e A.C. 5535 e Documenti per l'esame di Progetti di Legge, n. 709/7 del 22 ottobre 2012, Camera dei Deputati XVI Legislatura, (Servizio Studi-Dipartimento Cultura), La decisione di bilancio per il 2013. A.C. 5534-bis e A.C. 5535. Profili d'interesse della VII Commissione Cultura, Scienza, Istruzione.

  Mi riferisco in particolare alle osservazioni formulate dall'on. Emilia Grazia DE BIASI. Bisogna partire da una breve precisazione sul bilancio dello Stato. Ai sensi dell'articolo 21 comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (legge di contabilità e finanza pubblica), le spese in cui è articolato ciascun programma dello stato di previsione sono classificate in rimodulabili e non rimodulabili.
  Le spese non rimodulabili, quelle per le quali l'amministrazione non ha la possibilità di esercitare un effettivo controllo, corrispondono essenzialmente alle spese definite «oneri inderogabili» (esempio le cosiddette spese obbligatorie relative al pagamento di stipendi, pensioni e altre spese fisse, spese per ammortamenti di mutui, ecc..).
  Le spese rimodulabili sono riconducibili ai cosiddetti «fattori legislativi», ossia spese autorizzate da espressa disposizione normativa, nonché dalle «spese di adeguamento a fabbisogno» ossia spese non predeterminate legislativamente che sono quantificate tenendo conto dell'esigenze delle amministrazioni.
  In attuazione di norme di contenimento della spesa, nell'ottica del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, il Ministero dell'Economia e delle Finanze procede alla determinazione di tagli «lineari» sui capitoli rimodulabili degli stati di previsione della spesa di Pag. 230ciascun ministero, fino al conseguimento dell'importo ritenuto necessario, determinato, di volta in volta, dal singolo provvedimento legislativo.
  I tagli operati sui singoli capitoli di bilancio rimodulabili, anche stanziati per contributi a singoli istituti, sono stati operati direttamente ed esclusivamente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, in attuazione di norme di contenimento della spesa nell'ottica del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
  Nella tabella sottostante si riportano alcuni esempi di capitoli rimodulabili per i quali si sono verificate le riduzioni di bilancio:

CAPITOLO PG DESCRIZIONE IMPORTO 2013 IMPORTO ASSESTATO 2012 RIDUZIONE
6650 1 TEATRO CARLO FELICE 1.143.212 1.303.768 -160.556
3609 1 SPESE PER IL FUNZIONAMENTO DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE DI FIRENZE 335.686 350.000 -14.314
3610 1 SPESE DI FUNZIONAMENTO PER IL SERVIZIO BIBLIOTECARIO DEMANDATO ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE «VITTORIO EMANUELE II» IN ROMA 1.036.000 1.334.000 -298.000
3613 1 SPESE DI FUNZIONAMENTO DEL MUSEO DELL'AUDIOVISIVO 306.629 445.426 -138.797
3614 1 SPESE PER IL FUNZIONAMENTO, NONCHÈ PER LE ATTIVITÀ ISTITUZIONALI, DEL CENTRO PER IL LIBRO E LA LETTURA 512.648 721.023 -208.375
3631 1 CONTRIBUTO STATALE A FAVORE DELLA BIBLIOTECA ITALIANA PER CIECHI «REGINA MARGHERITA» DI MONZA 3.304.173 4.768.219 -1.464.046
5054 1 SPESE PER IL COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO SPECIALE PER IL PATRIMONIO STORICO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE 103.841 148.031 -44.190
5170 1 CONTRIBUTO PER LE SPESE DI FUNZIONAMENTO DEL MUSEO NAZIONALE DELLA SHOAH 457.285 521.507 -64.222

  Dunque, non posso dire che ci sia stato un atteggiamento punitivo nei confronti di una qualche istituzione nella stesura del programma di finanziamento dei lavori per i beni culturali. Ci sono esigenze e procedure di bilancio definite per legge che vanno al di là della volontà dell'Amministrazione dei beni culturali.
  In conclusione, un paio di riflessioni di carattere generale per inquadrare la questione nella sua dimensione complessiva.
  Mi riferisco al rapporto tra la spesa dello Stato nel suo complesso e quella per i Beni Culturali in particolare. A fronte del manifestarsi di un interesse generale per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale, da molti anni la disponibilità di risorse si riduce considerevolmente.
  Ma soprattutto quello che si osserva e colpisce in negativo è che l'andamento è in controtendenza rispetto al crescere della spesa dello Stato. Mentre la curva delle spesa pubblica sale, parallelamente quella per i beni culturali scende. Quest'anno nonostante i tagli questa tendenza sembra arrestarsi e consolidarsi a valori del 2009-2010.

Pag. 231
ANNUALITÀ TOTALE GENERALE DELLA SPESA DELLO STATO STATO DI PREVISIONE DELLA SPESA % SUL BILANCIO DELLO STATO
2000 534.301.220.904 2.102.267.762 0,39 %
2001 609.217.564.699 2.240.982.404 0,37 %
2002 609.225.460.106 2.114.531.106 0,35 %
2003 669.985.602.301 2.116.173.301 0,32 %
2004 654.485.846.000 2.196.711.000 0,34 %
2005 645.360.867.507 2.200.625.507 0,34 %
2006 651.341.048.752 1.859.838.752 0,29 %
2007 683.826.580.163 1.987.001.163 0,29 %
2008 730.838.103.020 2.037.446.020 0,28 %
2009 752.593.326.137 1.718.595.000 0,23 %
2010 801.798.067.118 1.710.407.803 0,21 %
2011 742.579.022.571 1.425.036.650 0,19 %
2012 779.043.263.273 1.687.429.482 0,22 %
2013 729.046.029.621 (stima) 1.598.554.314 0,22 %

 

BILANCIO 2013 – MISSIONI Stato di previsione della spesa per il 2013 distinto in termini di competenza, per missioni:
MISSIONE 17 – RICERCA E INNOVAZIONI 42.335.928,00
MISSIONE 21 – TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E PAESAGGISTICI 1.432.648.977,00
MISSIONE 32 – SERVIZI ISTITUZIONALI E GENERALI DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE 33.362.198,00
MISSIONE 33 – FONDI DA RIPARTIRE 90.207.211,00
1.598.554.314,00
Pag. 232

  È un trend non solo italiano, ma dell'intero Occidente, in un momento in cui si risente di poderose incertezze economiche, tendono a prevalere le restrizioni verso settori da taluni definiti impropriamente improduttivi, mentre in altri ambiti dell'economia si fa strada la convinzione che l'investimento in cultura sia non un costo, ma un opportunità di crescita.
  Certamente, andrà fatta una riflessione su quale debba essere la soglia dell'impegno finanziario pubblico, al disotto del quale non è più garantito il livello minimo per la salvaguardia del patrimonio culturale. Il settore dei beni culturali non ha sostenibilità economico-finanziaria senza il contributo di fondi pubblici. Basti leggere i conti economici delle più importanti istituzioni teatrali italiane. Nell'arco di tempo di una decina d'anni le maggiori istituzioni teatrali hanno «contabilizzato perdite nette cumulate di oltre 15,5 milioni di euro, che crescerebbero a oltre 268 milioni se fossero ipoteticamente rimossi i finanziamenti pubblici a conto economico ottenuti in quegli anni» (Teti e Sacco, 2011).
  Anche considerando con indubbio favore l'impegno privato, la dimensione del patrimonio culturale è tale che non è nemmeno pensabile che possa essere lasciato alla sola iniziativa privata, al mecenatismo, almeno nel breve medio periodo. Basta tener d'occhio alcuni dati: quasi il 50 per cento (46,90 per cento) del territorio nazionale è considerato una bellezza naturale, cioè come paesaggio di pregio, mentre contestualmente quasi il 70 per cento del territorio nazionale è a rischio sismico.
  Abbiamo 424 luoghi della cultura tra musei di natura storico artistica e musei archeologici. Questi luoghi si dislocano su una superficie calpestabile complessiva di ben 858 mila mq e dispongono di una superficie espositiva di circa 350 mila mq. I parchi archeologici coprono una superficie di quasi 12 milioni di metri quadrati.
  Le biblioteche nazionali sono 46 e conservano 24 milioni tra volumi stampati, che rappresentano il 97 per cento del patrimonio complessivo, manoscritti, incunaboli, cinquecentine e periodici. Negli archivi di Stato sono conservati 13 milioni di faldoni che occupano oltre un milione e mezzo di metri lineari di scaffali. Non c’è modo di sostenere che tutto questo possa essere affrontato contando sull'iniziativa privata, che per ora non si è dimostrata particolarmente attiva, salvo casi molto particolari.
  All'interno della modesta disponibilità finanziaria su cui si può contare, le risorse sono suddivise tra due macro insiemi:
   attività culturali (spettacolo dal vivo e cinema), FUS che vale circa 404 milioni di Euro;
   beni culturali (architettura, archeologia, storia dell'arte, biblioteche, archivi, paesaggio, arte e architettura contemporanea) che vale complessivamente poco più di 100 milioni di Euro.

ATTIVITÀ CULTURALI (spettacolo dal vivo e cinema)

  La disponibilità finanziaria per il 2013 è pari ad euro 400.443.077,00, di seguito confrontata con le annualità precedenti:

ANNO FUS
2009 457.008.093,00 
2010 398.067.013,00 
2011 422.610.000,00 
2012 411.464.000,00 
2013 400.443.077,00 

BENI CULTURALI (architettura, archeologia, storia dell'arte, biblioteche, archivi, paesaggio, arte e architettura contemporanea)

  La disponibilità di risorse programmabili per il 2013, relativamente al programma ordinario dei Lavori Pubblici finalizzato all'attività di tutela del patrimonio Pag. 233culturale, risulta essere pari ad euro 58.109.698,00 di seguito confrontata con le annualità precedenti:

ANNO Programma Ordinario
2004 201.094.879,03 
2005 181.374.962,71 
2006 139.799.297,16 
2007 148.152.624,56 
2008 99.543.800,48 
2009 76.396.369,00 
2010 87.640.381,43 
2011 110.811.902,00 
2012 70.557.600,00 
2013 (ipotesi) 55.909.698,00 

  La disponibilità delle risorse derivanti dagli introiti del gioco del lotto, anch'esse finalizzate all'attività di tutela, programmabile per il 2013, risulta essere pari ad euro 25.836.427,00,

ANNO Programma LOTTO
2004 134.712.911,00 
2005 154.078.569,00 
2006 154.078.569,00 
2007 106.028.882,00 
2008 89.228.322,42 
2009 78.669.102,90 
2010 60.860.584,00 
2011 47.761.541,00 
2012 48.480.233,00 
2013 (ipotesi) 25.836.427,00 

  Le risorse programmabili per il 2013, relativamente agli interventi urgenti di tutela, risultano essere pari ad euro 27.423.230,00, di seguito confrontate con le annualità precedenti:

ANNO Programma 1321
2008 65.878.758,00 
2009 53.516.475,00 
2010 51.211.759,00 
2011 46.867.890,00 
2012 37.017.890,00 
2013 (ipotesi) 27.423.230,00 

  La disponibilità programmabile per il 2013, destinata al finanziamento degli interventi di conservazione e restauro di beni culturali di proprietà non statale, risulta essere pari ad euro 15.241.320,00 di seguito confrontata con le annualità precedenti:

ANNO Programma contributi
2008 21.985.261,00 
2009 17.670.782,00 
2010 24.369.132,00 
2011 23.663.485,00 
2012 50.663.485,00 
2013 15.241.320,00 

  Il contributo agli Istituti Culturali del Ministero per i beni e le attività culturali, per l'anno 2013, risulta essere pari ad euro 14.828.908,00, di seguito confrontato con le annualità precedenti:

ANNO ISTITUTI CULTURALI
2009 17.882.789,00 
2010 19.470.096,60 
2011 17.909.090,00 
2012 18.536.136,00 
2013 14.828.908,00 
Pag. 234

ALLEGATO 3

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza).

PROPOSTA DI RELAZIONE DEL RELATORE

  La VII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze – limitatamente alle parti di competenza – per l'anno finanziario 2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   rilevato che le spese per interventi di sostegno ai settori dell'informazione e dell'editoria, di competenza del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio, sono allocate nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze recato dalla Tabella n. 2), all'interno della missione Comunicazioni (15), Programma Sostegno all'editoria (15.4);
   ricordata la situazione di crisi in cui versa il settore dell'editoria nella fase di transizione dal cartaceo al digitale, nonché i dati relativi agli esuberi nel settore, pari a circa 4.000 unità di personale, nonché il rischio di chiusura per 70 testate, a causa della riduzione di fatto dei contributi diretti, pur in presenza di nuove regole di trasparenza non sufficienti però a garantire la sopravvivenza di dette testate dati i problemi di distribuzione pubblicitaria e di credito;
   sottolineata la necessità di salvaguardare il valore costituzionale del pluralismo nell'informazione;
   tenuto conto dell'insieme del mondo dell'editoria interessato alla transizione al digitale, con particolare riferimento all'editoria scolastica, gravata del passaggio dal 4 per cento al 21 per cento dell'IVA e dal rischio che si proceda ad un'innovazione di strumenti senza la necessaria qualità ai contenuti;
   sottolineato che le spese in materia di sport, di competenza del Dipartimento per gli affari regionali, il turismo e lo sport della Presidenza del Consiglio, trovano collocazione poi nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella n. 2), all'interno della missione Giovani e Sport (30), programma Attività ricreative e sport (30.1). Il programma Attività ricreative e sport reca stanziamenti complessivi in conto competenza pari a 605,2 milioni di euro, di cui 403,8 milioni per spese correnti e 201,4 milioni per spese in conto capitale. Rispetto all'assestamento 2012, si registra una riduzione di 7 milioni di euro. Le previsioni complessive delle dotazioni di competenza del programma Attività ricreative e sport relative al triennio 2013-2015 sono le seguenti: per la parte corrente, 403,8 milioni di euro per il 2013, 408,3 milioni di euro per il 2014 e 407,5 milioni di euro per il 2015; per la parte in conto capitale, 201,4 milioni di euro per il 2013, 201,4 milioni di euro per il 2014 e 201,4 milioni di euro Pag. 235per il 2015. Il totale ammonta a 605,2 milioni di euro per il 2013, 609,7 milioni di euro per il 2014 e 608,9 milioni di euro per il 2015,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

con le seguenti condizioni:
  si incrementino i contributi diretti all'editoria fino alla somma di 120 milioni, al netto del debito con le Poste Italiane, essenziale per la sopravvivenza di 70 testate;
  si prevedano norme a sostegno dell'occupazione nel settore editoriale, come misure per affrontare la crisi del settore;
  si definiscano provvedimenti specifici per l'editoria scolastica nella transizione al digitale, con particolare attenzione al rispetto delle pari opportunità fra gli studenti, specie nella scuola dell'obbligo, e alla qualità dei contenuti.

Pag. 236

ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA

  La VII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze – limitatamente alle parti di competenza – per l'anno finanziario 2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   rilevato che le spese per interventi di sostegno ai settori dell'informazione e dell'editoria, di competenza del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio, sono allocate nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze recato dalla Tabella n. 2), all'interno della missione Comunicazioni (15), Programma Sostegno all'editoria (15.4);
   ricordata la situazione di crisi in cui versa il settore dell'editoria nella fase di transizione dal cartaceo al digitale, nonché i dati relativi agli esuberi nel settore, pari a circa 4.000 unità di personale, nonché il rischio di chiusura per 70 testate, a causa della riduzione di fatto dei contributi diretti, pur in presenza di nuove regole di trasparenza non sufficienti però a garantire la sopravvivenza di dette testate dati i problemi di distribuzione pubblicitaria e di credito;
   sottolineata la necessità di salvaguardare il valore costituzionale del pluralismo nell'informazione;
   tenuto conto dell'insieme del mondo dell'editoria interessato alla transizione al digitale, con particolare riferimento all'editoria scolastica, gravata del passaggio dal 4 per cento al 21 per cento dell'IVA e dal rischio che si proceda ad un'innovazione di strumenti senza la necessaria qualità ai contenuti;
   sottolineato che le spese in materia di sport, di competenza del Dipartimento per gli affari regionali, il turismo e lo sport della Presidenza del Consiglio, trovano collocazione poi nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella n. 2), all'interno della missione Giovani e Sport (30), programma Attività ricreative e sport (30.1). Il programma Attività ricreative e sport reca stanziamenti complessivi in conto competenza pari a 605,2 milioni di euro, di cui 403,8 milioni per spese correnti e 201,4 milioni per spese in conto capitale. Rispetto all'assestamento 2012, si registra una riduzione di 7 milioni di euro. Le previsioni complessive delle dotazioni di competenza del programma Attività ricreative e sport relative al triennio 2013-2015 sono le seguenti: per la parte corrente, 403,8 milioni di euro per il 2013, 408,3 milioni di euro per il 2014 e 407,5 milioni di euro per il 2015; per la parte in conto capitale, 201,4 milioni di euro per il 2013, 201,4 milioni Pag. 237di euro per il 2014 e 201,4 milioni di euro per il 2015. Il totale ammonta a 605,2 milioni di euro per il 2013, 609,7 milioni di euro per il 2014 e 608,9 milioni di euro per il 2015,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

con le seguenti condizioni:

   1) si incrementino i contributi diretti all'editoria fino alla somma di 120 milioni, al netto del debito con le Poste Italiane, essenziale per la sopravvivenza di 70 testate;
   2) si prevedano norme a sostegno dell'occupazione nel settore della stampa quotidiana e periodica, come misure per affrontare la crisi di questo settore, anche in riferimento all'esame del disegno di legge n. 5270;
   3) si definiscano provvedimenti specifici per l'editoria scolastica nella transizione al digitale, con particolare attenzione al rispetto delle pari opportunità fra gli studenti, specie nella scuola dell'obbligo, e alla qualità dei contenuti.

Pag. 238

ALLEGATO 5

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 3: Stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA

  La VII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico – limitatamente alle parti di competenza – per l'anno finanziario 2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   rilevato che parte delle spese per gli interventi nel settore dell'informazione insistono, a partire dall'esercizio 2009, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, al quale l'articolo 1, comma 7, del decreto-legge n. 85 del 2008, convertito dalla legge n. 121 del 2008, ha trasferito le funzioni del Ministero delle comunicazioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale;
   tenuto conto, nel dettaglio, che nell'ambito della missione Comunicazioni, programma Servizi di comunicazione elettronica e radiodiffusione, sono previsti stanziamenti di parte corrente riguardanti specificamente la materia radiotelevisiva;
   considerato che si tratta, in particolare, di 92,9 milioni di euro per contributi alle emittenti radiofoniche e televisive in ambito locale (capitolo 3121), con un decremento di 24,1 milioni di euro rispetto al dato assestato 2012;
   preso atto che non risultano, invece, stanziamenti per il servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari (capitolo 3021), in corrispondenza del quale nell'assestamento 2012 erano allocati 3 milioni di euro,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

con la seguente condizione:
appare necessario rifinanziare i capitoli 3121 e 3021, in misura adeguata ad una riduzione dei decrementi disposti.

Pag. 239

ALLEGATO 6

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 7: Stato di previsione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

PROPOSTA DI RELAZIONE DEL RELATORE

  La VII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca per l'anno finanziario 2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   rilevato che il comma 23 dell'articolo 3, a decorrere dal 2013, dispone la riduzione degli assegni di sede del personale delle scuole all'estero nella misura di 712.265 euro annui e che l'articolo 14, commi 11 e 12, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 – la cosiddetta spending review – ha già disposto una riduzione di 400 unità del personale scolastico impegnato nelle scuole italiane all'estero, nei corsi di lingua e cultura e nelle istituzioni scolastiche e universitarie estere, da operare in 5 anni sebbene già per l'anno scolastico in corso si sia determinata una riduzione di ben 134 posti; tali disposizioni penalizzano l'insegnamento della lingua e della cultura italiana all'estero, poiché la pesante riduzione del contingente degli insegnanti italiani e la riduzione delle risorse da destinare agli enti gestori ha già avuto, come effetto immediato, la chiusura di diversi corsi di lingua e cultura italiana all'estero;
   tenuto conto che il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero dell'istruzione, università e ricerca disposti dall'articolo 7, commi 12-15, del citato decreto-legge n. 95 del 2012 – che risultano fissati per i tre dipartimenti in capo Ministero in parola in 182,9 milioni per il 2013, 172,7 milioni per il 2014 e 236,7 milioni per il 2015 – richiamati dal comma 29 dell'articolo 3 potrebbe essere conseguito con la riduzione delle dotazioni finanziarie rimodulabili a valere sul programma 6.1 Fondi da assegnare, a partire dal capitolo 1296;
   rilevato che il comma 32 dell'articolo 3 dispone che la liquidazione del compenso agli assistenti amministrativi incaricati di svolgere mansioni superiori per la copertura di posti vacanti o disponibili di direttore dei servizi generali e amministrativi è effettuata in misura pari alla differenza tra il trattamento previsto per il direttore dei servizi generali e amministrativi al livello iniziale della progressione economica e quello complessivamente goduto dall'assistente amministrativo incaricato;
   considerato che i commi da 42 a 45 dispongono su materia specificatamente contrattuale prevedendo, dal 1o settembre 2013, l'aumento dell'orario di impegno per l'insegnamento per i docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado – da 18 a 24 ore di lezione frontale, esclusa quindi l'attività funzionale all'insegnamento comprendente tutte le attività, anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, Pag. 240documentazione, aggiornamento e formazione, compresa la preparazione dei lavori degli organi collegiali, la partecipazione alle riunioni e l'attuazione delle delibere adottate – nonché, per gli stessi docenti, un aumento del numero di giorni di ferie annuali, pari a 15, e prevedono, inoltre, in materia di organico di diritto dei docenti di sostegno e di fruizione delle ferie da parte del personale docente di tutti i gradi di istruzione; rilevato peraltro che tali disposizioni determineranno la riduzione di 9.269 posti curricolari, mentre quella dei posti a tempo determinato per il sostegno sarebbe nella misura di 11.462 unità: questa misura precluderebbe così nuovi ingressi in ruolo per docenti precari e per giovani laureati; tenuto conto altresì che per i docenti medi europei, l'orario di insegnamento in classe è in media con le nostre 18 ore settimanali mentre lo stipendio di un insegnante italiano è ben al di sotto della media di quello dei colleghi europei, anche se rapportato al potere d'acquisto dei diversi paesi;
   preso atto che i commi 46 e 47 dell'articolo 3 dispongono una riduzione delle unità di personale scolastico che è possibile collocare fuori ruolo per compiti connessi con l'autonomia scolastica, o per assegnazioni presso soggetti che svolgono attività relative alle tossicodipendenze, ovvero presso associazioni professionali del personale direttivo e docente, facendo salvi i collocamenti fuori ruolo già disposti per l'anno scolastico 2012/2013;
   constatato che gli interventi per il diritto allo studio universitario, la cui normativa è stata recentemente riformata dal D.Lgs. 68/2012, sono competenza delle regioni (nonché delle province autonome di Trento e Bolzano) le quali provvedono, ai sensi dell'articolo 18 del D.Lgs. 68/2012, con le risorse provenienti: a) dal fondo del bilancio dello Stato (cap. 1710) denominato «Fondo integrativo per la concessione delle borse di studio»; b) dal gettito della tassa regionale per il diritto allo studio a carico degli studenti fissata dall'articolo 18, c. 8 del D.Lgs. 68/2012 da un minimo di 120-140-160 euro a seconda delle condizioni economiche della famiglia dello studente fino ad un massimo di 200 euro e, comunque, fissata a 140 euro in mancanza di specifiche delibere delle regioni; c) da risorse proprie delle regioni in misura non inferiore al 40 per cento del contributo statale di cui alla lettera a);
   verificato altresì che: a) sul cap. 1710 è allocata per il 2013 una somma di 102,9 milioni di euro, comprendente i 12,5 milioni di euro previsti nella legge di stabilità 2012 e i 90 milioni di euro stanziati dall'articolo 23, c. 4, del decreto-legge 95/2012, a fronte di un assestato per il 2012 di 178,1 milioni di euro (provenienti dai cap. 1695 e 1713), con una diminuzione del finanziamento statale del 42,2 per cento; b) il gettito totale della tassa regionale, dapprima fissata dall'articolo 3, c. 21, della L. 549/1995 tra un minimo di circa 62 euro a un massimo di circa 103 euro, registra un aumento minimo di almeno il 40 per cento, interamente a carico delle famiglie degli studenti per un valore totale stimabile in 245 milioni di euro con un aumento del 45 per cento circa; c) ulteriori risorse, a carico delle famiglie degli studenti, potrebbero provenire dal possibile aumento delle tasse e contributi studenteschi, in particolare per i fuori corso ma non solo per loro, disposto dall'articolo 7, c. 42, del decreto-legge 95/2012, di cui almeno metà deve essere destinata ad integrare le borse di studio; d) il finanziamento minimo regionale potrebbe a sua volta decrescere a causa della diminuzione di quello statale; pertanto il finanziamento del diritto allo studio universitario ricadrebbe per oltre il 50 per cento sulle famiglie degli studenti, per circa il 35 per cento sullo Stato e per il rimanente 15 per cento sulle regioni e sarebbe comunque inferiore alle necessità, non garantendosi così gli interventi di sostegno per tutti gli aventi diritto ma solo per circa il 70 per cento di loro;
   il fondo di finanziamento ordinario delle università statali (cap. 1694), destinato a tutte le spese di funzionamento, ivi compresi gli stipendi di tutto il personale docente e non docente, nonché a quelle Pag. 241per la ricerca scientifica, presenta uno stanziamento per il 2013 di 6,6 miliardi di euro con una diminuzione di 369 milioni di euro rispetto all'assestato 2012 (- 5,6 per cento); analogamente il fondo ordinario per gli enti pubblici di ricerca (cap. 7236) presenta uno stanziamento di 1,8 miliardi di euro con una diminuzione del 3,2 per cento rispetto all'assestato 2012; peraltro viene addirittura soppresso «per cessazione della spesa» il cap. 7266 riguardante il fondo per l'edilizia universitaria e per le grandi attrezzature scientifiche, col risultato che le relative spese, per gli interventi già avviati, sono finite a carico del fondo di finanziamento ordinario, come già osservato dalla Relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio 2011; pertanto, da un lato, il progressivo e accentuato definanziamento statale delle università, sia sul funzionamento che sugli investimenti infrastrutturali, sta impoverendo pesantemente le università e la loro capacità di realizzare attività didattiche e di ricerca di qualità a causa della forte diminuzione del personale docente e dell'impossibilità di far fronte persino alle spese di ordinaria manutenzione dei locali e delle attrezzature, mentre, da un altro lato, analoghe considerazioni potrebbero essere esposte per l'importante attività della ricerca pubblica così strategica per il Paese,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

con le seguenti condizioni:
   1) per il sostegno dell'insegnamento della lingua e della cultura italiana all'estero, nelle more di una riforma che garantisca il rilancio dell'attuale sistema di insegnamento e diffusione della lingua e cultura italiana, si preveda di consolidare il contingente di personale scolastico impegnato nelle scuole italiane all'estero, nei corsi di lingua e cultura e nelle istituzioni scolastiche e universitarie estere;
   2) all'articolo 3, comma 31, si inserisca la congiunzione «e» fra la parola «generali» e la parola «amministrativi»;
   3) siano abrogati i commi 42, 43 e 45 all'articolo 3, in considerazione: della natura contrattuale della disciplina prevista, relativa all'innalzamento da 18 a 24 ore settimanali dell'orario di insegnamento frontale del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, incluso il personale di sostegno, ciò in considerazione anche: a) che a detto incremento di orario non corrisponde alcun aumento di retribuzione né un rilancio della professione docente e del suo ruolo sociale; b) che le ricadute sulla qualità della didattica e sui livelli di apprendimento degli studenti non possono che essere peggiorative; c) che le disposizioni in parola hanno effetti negativi sui livelli occupazionali dei docenti; d) che il tema del lavoro degli insegnanti non può prescindere dalle modalità didattiche e dal tempo scuola, così come è connesso all'organizzazione degli stessi spazi degli edifici scolastici dedicati alla didattica (aule, laboratori, sale insegnanti e così via);
   4) si riveda la riduzione delle unità di personale scolastico che è possibile collocare fuori ruolo per compiti connessi con l'autonomia scolastica, o per assegnazioni presso soggetti che svolgono attività relative alle tossicodipendenze, ovvero presso associazioni professionali del personale direttivo e docente in ragione della qualità del lavoro svolto da tale personale a vantaggio dell'attività degli enti beneficiari fortemente connessa a progetti educativi e formativi;
   5) venga assicurato il pagamento degli scatti stipendiali del personale della scuola per gli anni 2011 e il 2012;
   6) si preveda una norma per definire un piano di ricollocamento nelle scuole del personale docente dichiarato inidoneo che tenga conto delle effettive condizioni di salute del personale stesso e delle competenze acquisite, nonché la possibilità per detto personale di fruire dell'istituto della dispensa;
   7) tra le destinazioni del fondo per gli interventi della Presidenza del Consiglio Pag. 242dei Ministri di cui all'articolo 8, comma 21, siano aggiunte, oltre a quella a favore delle università, anche quelle a favore del diritto allo studio universitario e degli enti pubblici di ricerca;
   8) una quota del fondo di cui all'articolo 8, comma 21, di cui è già prevista in parte la destinazione a interventi urgenti per le università, sia direttamente destinata a incrementare il fondo di finanziamento ordinario delle università statali almeno fino al ripristino del finanziamento assestato per il 2012, anche al fine di consentire un maggiore turn over del personale docente e ricercatore funzionale a garantire adeguati livelli formativi e di ricerca;
   9) all'articolo 7, comma 14, si indichi la data entro la quale deve essere adottato il decreto del Ministero dell'istruzione, università e ricerca volto a fissare le linee guida per la razionalizzazione degli acquisti delle scuole e delle istituzioni educative ed universitarie;

e con la seguente osservazione:
si rivedano le disposizioni all'articolo 3, commi 32 in ordine alla liquidazione del compenso agli assistenti amministrativi incaricati di svolgere mansioni superiori per posti vacanti o disponibili di direttore dei servizi generali e amministrativi poiché penalizzerebbe coloro i quali hanno più esperienza professionale al servizio delle istituzioni scolastiche.

Pag. 243

ALLEGATO 7

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 7: Stato di previsione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

PROPOSTA DI RELAZIONE DEL DEPUTATO ZAZZERA

  La VII Commissione,
   esaminate, per le parti di competenza, la Tabella n. 7, stato di previsione per l'anno finanziario 2013, del disegno di legge C. 5535, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
   evidenziato come il disegno di legge stabilità per il 2013
   si aggiunge a sei precedenti manovre correttive che a diverso titolo hanno aumentato le entrate e ridotto la spesa (DL n. 98/2011; DL n. 138/2011; la legge di Stabilità 2012; DL n. 201/2011; DL n.95/ 2012, meglio noto come «spending review»). L'ampiezza delle 6 manovre, cioè il reperimento (complessivo) delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti di Pil nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di Pil nel 2013 e oltre 7 punti di Pil nel 2014. Complessivamente, il governo Berlusconi e il governo Monti hanno predisposto delle misure correttive, per il triennio 2012-2013-2014, che sfiorano i 130 miliardi di euro;
   l'effetto delle manovre è stato quello di una diminuzione del Pil per il 2012 pari al 2,4 per cento. Il Governo spera per il 2013 in un calo contenuto e pari allo 0,2 per cento, mentre il Fondo Monetario Internazionale dà invece per scontato almeno un meno 0,7 per cento, ma avverte che se non verranno segnali di controtendenza nell'economia globale e nella dinamica interna italiana, si potrebbe superare facilmente l'1 per cento;
   utilizzando un modello prudenziale relativo all'impatto dei provvedimenti adottati dal governo sulle previsioni economiche (50 per cento), alcuni economisti prevedono invece che le stime di crescita del Pil per il 2013 saranno pari a circa meno 2,5-3 per cento del Pil;
   come indicato dalla Nota di aggiornamento al DEF 2012, il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8 per cento nel 2012 per poi aumentare all'11,4 per cento nel 2013;
   nei fatti, la recessione in atto ha fatto sì che – secondo quanto emerge dai dati della Confindustria – tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia i disoccupati siano 758mila in più. A fine 2013, la forza lavoro non utilizzata (valutando sia i disoccupati che i fruitori di cassa integrazione) salirà al 13,9 per cento, dal 12,8 per cento di fine 2012. Cifre a cui bisogna aggiungere il dato sui lavoratori ormai scoraggiati che non cercano neanche più lavoro uscendo di fatto dalle statistiche, stimati dall'Istat in misura Pag. 244pari a circa 2,897 milioni nel 2011, in aumento su base annua di circa il 5 per cento;
   una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani italiani. Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è infatti passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012. La crisi incide in misura maggiore sui più giovani, perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo ed i primi ad essere licenziati;
   il nostro Paese sta tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale, che si aggraverà nei prossimi mesi;
   i consumi delle famiglia si stanno notevolmente riducendo, infatti secondo la Nota di aggiornamento del Def, nel 2012 la spesa delle famiglie diminuirà del 3,3 per cento e l'anno prossimo dello 0,5 per cento. I consumi risaliranno solo nel 2014, con un +0,6 per cento, mentre nel 2015 ci sarà ancora un debole +0,8 per cento. Quest'anno, afferma il governo, la domanda interna sarà «particolarmente debole. Sulle decisioni di spesa delle famiglie inciderebbero l'andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia attualmente ai minimi storici. Nel medio termine – aggiunge il Def – la spesa delle famiglie ritornerebbe a crescere a ritmi moderati»;
   dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati a questi risultati a dire poco preoccupanti;
   né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le così dette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
   dunque, sacrifici – a senso unico a carico dei ceti popolari – mentre il debito rimane immutato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
   si è, infatti, instaurata nel nostro paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
   siamo dunque, dentro un meccanismo che non funziona, in cui si rincorrono recessione e manovre, manovre e recessione. L'austerità rende impossibile il raggiungimento di due obiettivi: l'azzeramento del deficit e la riduzione del debito;
   è sostanzialmente l'analisi delle cause profonde della crisi ad essere sbagliata. Essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi e non viceversa;
   in un rapporto di un gruppo di lavoro guidato dal governatore finlandese Erkki Liikanen, si stima che il sostegno pubblico al sistema finanziario tra il 2007 e il 2010 è stato di 1.600 miliardi di euro, pari al 13 per cento del Pil dell'Unione;
   la crisi dell'euro è spiegabile solo in parte con il deterioramento dei conti pubblici. In realtà, nel biennio della grande recessione l'aumento del rapporto tra debito pubblico e PIL è stato nei Paesi periferici solo leggermente superiore alla media della Zona euro;
   la sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici tra i sistemi produttivi più forti (Germania in primis), molto competitivi Pag. 245e in forte avanzo commerciale, e i Paesi periferici considerati – a causa di debolezze strutturali che sono andate aggravandosi negli anni duemila – meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici;
   la sfiducia dei mercati verso l'euro è stata esacerbata dagli evidenti limiti della governance dell'Unione monetaria, che dal 1999 si è data un'unica Banca centrale ma non ancora una politica fiscale coordinata. Solo recentemente, superando i veti e le incertezze dei Paesi più forti, sono stati messi in campo strumenti (il programma OMT – Outright Monetary Transactions della BCE e il fondo salva-stati ESM – European Stability Mechanism) all'altezza di una crisi senza precedenti, anche se il cammino verso un'effettiva integrazione politica dell'Europa è ancora molto lungo;
   l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità. A partire dalla primavera 2010 sono stati così varati programmi di riequilibrio dei conti pubblici ambiziosi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve. A tre anni di distanza, i numeri evidenziano i limiti di questa politica di aggiustamento asimmetrico;
   nei Paesi periferici il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco), ed è stato parzialmente vanificato dalla recessione indotta dalle politiche di austerità;
   la Germania ha proseguito la propria politica neo-mercantilista, beneficiando di un enorme afflusso di capitali in fuga dalle economie più fragili. Ne è uscito indebolito lo stesso progetto di integrazione europea, logorato dalla divaricazione tra i Paesi più forti, assai poco disponibili ad aiutare popoli bollati come lassisti e corrotti, e Paesi periferici che per anni hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, diventando però un grande mercato per i prodotti tedeschi;
   il danno grave di questa deriva riguarda proprio il rischio elevato di caduta dei consumi prodotta dall'austerità nei Paesi più deboli, con inevitabili conseguenze dannose per le esportazioni tedesche. Ciò che può accadere, quindi, è che proprio le scelte di rigore imposte dalla Germania diventino causa di un prossimo, ulteriore, rallentamento anche dell'economia tedesca e, di conseguenza, di un avvitamento perverso della crisi europea;
   i risultati delle politiche di austerità sono paradossali. Malgrado tagli alla spesa e aumenti delle tasse, il debito in molti paesi è aumentato drammaticamente;
   l'andamento dei debiti pubblici sta mettendo a dura prova la strategia europea. Alcune cifre sono particolarmente significative. Dal 2007 ad oggi, il debito pubblico in alcuni dei paesi più fragili della zona euro ha subito un forte aumento: del 368 per cento in Irlanda, del 123 per cento in Spagna, del 74 per cento in Portogallo, del 58 per cento in Grecia. In molti paesi l'indebitamento ha ormai superato di slancio il 100 per cento del prodotto interno lordo;
   l'aumento del debito è dovuto alla presenza di un circolo vizioso: in un contesto economico debole, il risanamento dei conti pubblici pesa sulla ripresa a breve termine, riducendo le entrate fiscali e aumentando di converso il disavanzo pubblico. «Senza crescita l'economia globale è in pericolo», ha recentemente sostenuto la Signora Lagarde, Direttore generale del FMI;
   valutato altresì che:
    gli obiettivi generali della Legge di Stabilità (2013-2015) sono il pareggio di bilancio strutturale per il 2013, assieme alla crescita dell'avanzo primario. Ma il deficit vero nel 2013 sarà pari al 2,6 per cento del Pil, lontano dal pareggio di bilancio promesso dal Governo, che infatti chiede ai mercati di guardare al dato del cosiddetto «deficit strutturale»;
    sono cinque gli assi delineati nella Legge di stabilità: 1) dimezzamento dell'aumento dell'Iva e modifiche all'Irpef; 2) incentivi alla produttività (territoriale) pari Pag. 246a 1,6 mld di euro; 3) contrazione della spesa dei ministeri programmati con la spending review; 4) garantire alcune spese indifferibili; 5) «garantire» (si fa per dire) le risorse per gli «esodati» riconosciuti, i cosiddetti «salvaguardati»;
    gli strumenti per recuperare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi indicati fanno capo alla spending review, alle banche, alle assicurazioni ed alla Tobin tax. Al netto della Tobin tax e delle misure relative alle assicurazioni e alle banche, le misure previste nella legge di stabilità sono legate principalmente alla spending review;
    la spending review doveva servire a non toccare le aliquote dell'Iva: l'aumento dell'Iva doveva coincidere con la mancata attuazione della spending review. Quindi, non si sarebbe dovuto aumentare l'Iva, ma il governo ha deciso comunque di aumentarla di un punto invece di due punti come inizialmente previsto. Il contemporaneo intervento sull'Irpef ha un chiaro sapore propagandistico, inoltre è confuso e contradditorio;
    nei fatti, per i cittadini, l'effetto netto della manovra determina un aumento di imposte non una diminuzione. I tagli delle deduzioni e delle detrazioni colpiscono mediamente i redditi più bassi, mentre la riduzione delle aliquote irpef, cioè dal 23 per cento al 22 per cento per i reddito da zero a 15.000 euro e dal 27 per cento al 26 per cento per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, non sarà in nessun modo equivalente;
    l'aumento dell'Iva di un punto coinciderà con la riduzione delle aliquote fiscali Irpef. La riforma delle deduzioni farà capo ai redditi superiori a 15.000 euro, con una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni, con un massimo di 3.000 euro solo per le detrazioni, ed oltretutto, è retroattivamente valida a partire dall'anno fiscale 2012;
    l'introduzione di una franchigia di 250 euro sulle deduzioni e detrazioni Irpef riconosciute ai contribuenti con un reddito superiore ai 15mila euro vale circa 1,7 miliardi sul 2013 e, grazie all'effetto retroattivo di cassa, sul 2012. Che diventano più di 2 se al conto si aggiungono i 300 milioni attesi dalla previsione del tetto di 3 mila euro per le spese «scaricabili» degli stessi soggetti;
    a pagare il conto della legge di stabilità saranno dunque ancora una volta i contribuenti onesti. Stando alla relazione tecnica della legge di stabilità, le nuove e maggiori entrate costituiscono il 51,8 per cento delle risorse necessarie a fare quadrare i conti. Dei 12,9 miliardi di «mezzi di copertura» conteggiati per il 2013 oltre 6,7 arriveranno infatti da «nuove o maggiori entrate». A fronte dei 6,2 miliardi di minori spese. Ma nel 2014 e nel 2015 la forbice è destinata ad allargarsi perché il peso delle imposte arriverà al 60 per cento del totale;
    le tabelle allegate al Disegno di legge di stabilità confermano che le tre voci più pesanti da coprire sono: la riduzione delle prime due aliquote Irpef, che da sola vale 4,2 miliardi l'anno prossimo e 6,6 nel 2014; la sterilizzazione di un punto d'Iva, che ne richiede 3,2; la detassazione da 1,6 miliardi del salario di produttività. A cui vanno aggiunti i circa 4 miliardi di maggiori spese, di cui 2,2 di parte corrente. E tra questi spiccano i 500 milioni per il nuovo fondo sul fitto degli immobili delle Pubbliche amministrazioni, i 464 per il trasporto locale e i 900 del nuovo «contenitore» creato a Palazzo Chigi per alcuni interventi settoriali (università statali, social card, terremoto dell'Aquila);
    sul fronte delle maggiori entrate va poi segnalata la stabilizzazione dell'incremento delle accise sui carburanti per il sisma in Emilia. Che vale 1,1 miliardi dal 2013 in avanti. Su livelli analoghi dovrebbe attestarsi la Tobin tax. Dall'imposta di bollo dello 0,05 per cento sulle transazioni finanziarie sono attesi infatti 1.088 milioni di nuovi introiti oltre che un calo del 30 per cento delle compravendite azionarie e dell'80 per cento di quelle dei prodotti derivati. Ci sono, inoltre, i 623 milioni che Pag. 247arriveranno dall'aumento (da 0,35 a 0,5 per cento) dell'acconto sulle riserve tecniche delle imprese di assicurazioni e i 412 provenienti dal giro di vite sulla deducibilità delle auto aziendali;
    poche misure dispongono minori uscite. I 3,8 miliardi attesi con effetto sul deficit (che in termini di saldo netto da finanziare diventano 6,2) arriveranno soprattutto dal taglio alle autonomie. Regioni ed enti locali subiranno riduzioni pari a 2,2 miliardi nel 2013, nel 2014 e nel 2015. Per le Regioni il taglio sarà ancora più sensibile visto che il fabbisogno sanitario nazionale dovrà essere ridotto di 600 milioni l'anno prossimo e di 1 miliardo nel biennio successivo. Completano il conto delle minori spese correnti i 631,7 milioni di riduzioni imposte al cosiddetto «Fondo Letta», i 300 milioni di taglio ai fondi per i progetti speciali degli enti previdenziali, i 19,8 milioni prelevati dall'Agea;
    l'elenco delle minori spese in conto capitale può contare solo sui 5 milioni di risparmi sull'acquisto di mobili e arredi nella Pubblica amministrazione e i 25 milioni «rimodulati» nel bilancio della Difesa;
    sulla sanità, si prevede un taglio non inferiore a 1,5 mld di euro, agendo sull'insieme della spesa aggredibile dei farmaci (11 mld di euro), dei dispositivi medici (7 mld di euro) e degli investimenti (32 mld di euro);
    l'aumento dell'IVA al 10 per cento – fino ad oggi fissata al 4 per cento – per le prestazioni erogate dalle cooperative sociali (parliamo di prestazioni socio-sanitarie, educative, di assistenza ambulatoriale, domiciliare o in comunità erogate per anziani ed inabili adulti, tossicodipendenti e malati di Aids, disabili psicofisici, ma anche minori coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza) sarà un duro colpo al welfare del nostro Paese e negherà, di fatto, un sostegno importantissimo a milioni di italiani, poiché gli enti locali saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini e il costo di tutto questo ricadrà sulle famiglie, che dovranno farsi carico di tutto, senza alcun sostegno da parte dello Stato;
    gli altri principali provvedimenti proposti nel DdL di stabilità per l'anno 2013 sono: il blocco dei contratti pubblici fino al 2014 ed il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale che sarà ripristinata nel 2015; la previsione di 6 ore settimanali in più per i professori a salario invariato, con il conseguente taglio di 35mila precari e di un miliardo di risorse alla scuola pubblica, mentre si erogano 223 milioni alle scuole non statali; l'aumento della tassazione sul TFR; l'istituzione di un fondo ad hoc di soli 100 milioni per gli «esodati» (ne servirebbero per coprire tutti i casi circa 8 miliardi – passa il principio del diritto in funzione delle risorse disponibili);
    nel frattempo il costo degli aerei F35 è raddoppiato. I nuovi cacciabombardieri F35 erano stati ridotti di numero dal governo «tecnico». L'esecutivo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90. La riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall'ammiraglio-ministro Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review. Si scopre ora però che il costo di ogni singolo aereo nel frattempo è lievitato: il costo medio dell'aereo «nudo», il cd. recurrent fly-away cost, sarà di 137,1 milioni di dollari nel 2015. Si tratta di un aggravio di circa 3,5 miliardi di euro rispetto alla spesa indicata al Parlamento. Quindi almeno 13-14 miliardi di euro invece dei 10 pattuiti dal governo. E probabilmente la lievitazione dei costi in corso d'opera è solo agli inizi;
    è da ritenersi probabilmente eccessivo l'accantonamento per gli interessi. Il Centro Europa Ricerche (CER) ha calcolato che il calo di questi giorni degli spread libera circa 5 miliardi di euro;
    il Governo non ha previsto misure per fare fronte agli impegni del Fiscal compact che comporta una riduzione annuale del debito del 3 per cento del Pil per i prossimi 20 anni a partire dall'anno 2013: circa 45 miliardi annui;Pag. 248
    si tratta, in sintesi, di una manovra insufficiente, iniqua e depressiva che, in ossequio alle politiche di austerity, continua ad impoverire il paese e a farlo sprofondare in una crisi economica. L'Italia avrebbe bisogno di altre politiche, quelle che il Governo non sta facendo: politiche espansive e non recessive, redistributive e non di tagli lineari, di sviluppo e di intervento pubblico e non di gestione dell'esistente;
   considerato che, per quanto concerne le materie di competenza della Commissione:
    con riguardo innanzitutto al finanziamento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, emerge una riduzione preoccupante, seppur più contenuta, rispetto agli anni precedenti, dello stanziamento complessivo: da 52.187,4 milioni del 2012 a 50.977,4 (-1.210,0 milioni) e ancora di più rispetto all'Assestamento che ammonta a 52.959,9 milioni (-1.982,5 milioni);
    in riferimento alle singole missioni di spesa, per l'anno 2013 alla missione Istruzione scolastica è assegnata la dotazione di 40.781,4 milioni di euro (pari all'80 per cento dello stanziamento del Ministero), con riduzione di 1.134,8 milioni di euro rispetto al bilancio assestato 2012. In particolare, si rileva la riduzione delle risorse destinate al diritto allo studio e del fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche. Per quanto riguarda quest'ultimo, lo stanziamento sembra aumentato (da 698,2 a 870) in realtà diminuisce perché nello stesso fondo confluiscono altri capitoli prima iscritti nei fondi da ripartire che hanno una riduzione di ben 231,9 milioni;
    lo stanziamento complessivo per la missione Istruzione universitaria è pari a 7.677,6 milioni di euro (pari al 15,1 per cento dello stanziamento del Ministero), con una riduzione di 523,1 milioni di euro rispetto al dato assestato 2012. Si rileva che anche in questo caso ci si trova di fronte ad una notevole riduzione del capitolo sul diritto allo studio, da 168,5 milioni a 105,9, rispetto all'assestato, viene ridotto lo stesso fondo per il funzionamento ordinario di meno 368 milioni;
    anche l'AFAM subisce una riduzione di ben 405,1 milioni.
    lo stanziamento complessivo per la missione Ricerca e innovazione è pari a 1.928,5 milioni di euro (pari al 3,8 per cento dello stanziamento del Ministero), con una riduzione di 68,8 milioni di euro rispetto al bilancio assestato 2012. La missione Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche sono assegnati complessivi 48,5 milioni di euro (pari allo 0,1 per cento dello stanziamento del Ministero), con una riduzione di 16,4 milioni di euro rispetto al bilancio assestato 2012. La missione Fondi da ripartire, articolata in un unico Programma 6.1 Fondi da assegnare, è dotata di uno stanziamento di 406,5 milioni di euro (pari allo 0,8 per cento dello stanziamento del Ministero), con un decremento di 241,9 milioni di euro rispetto all'assestamento 2012;
   considerato inoltre che:
    la legge di stabilità all'esame prevede disposizioni recanti misure necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca;
   in particolare:
    l'articolo 3, commi 30 e 31 (Funzioni superiori assistenti amministrativi) stabilisce che saranno retribuiti direttamente dalle Direzioni Provinciali del Tesoro gli assistenti amministravi che svolgono le funzioni di Direttori dei servizi per l'intero anno scolastico. La misura del compenso spettante sarà determinata per differenza fra il livello di retribuzione iniziale del DSGA e quello complessivamente in godimento dell'assistente incaricato. In tal modo l'entità del compenso viene ridotto rispetto alla attuale determinazione contrattuale che prevede sia pari alla differenza fra i livelli iniziali del direttore e dell'assistente amministrativo, Pag. 249arrivando così al paradosso per cui gli assistenti con più anzianità svolgerebbero queste funzioni a titolo gratuito;
    l'articolo 3, commi 37 e 38 (Compensi per le commissioni esaminatrici dei concorsi personale docente) abroga le norme che consentivano la retribuzione dei componenti le commissioni del concorso per il personale docente che rinunciavano all'esonero dal servizio e vengono applicate a tutti i concorsi le regole utilizzate per retribuire i commissari del concorso per dirigenti scolastici. Di conseguenza vengono ridotti i compensi e viene del tutto esclusa la possibilità di esoneri dal servizio per coloro che faranno parte delle commissioni di concorso;
    l'articolo 3 comma 42 (Aumento dell'orario di insegnamento a 24 ore settimanali nella secondaria di primo e secondo grado) dispone che a decorrere dal 1 settembre 2013 l'orario di impegno per l'insegnamento del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, diventa di 24 ore settimanali.

  Il periodo di ferie retribuito per il personale docente di cui al presente comma è incrementato di 15 giorni su base annua. Di conseguenza, in cambio di 15 giorni di ferie in più (da fruire sempre nei periodi di sospensione delle attività didattiche o di sospensione delle lezioni, fatta eccezione per i soliti 6 giorni purché senza oneri aggiuntivi), l'orario obbligatorio di lezione per tutti i docenti della scuola secondaria sia di primo che di secondo grado è aumentato di 1/3 (da 18 a 24 ore settimanali) senza alcun compenso aggiuntivo. In questa prima fase non cambiano le norme per la costituzione delle cattedre (quindi sempre a 18 ore), mentre per i posti di sostegno viene garantito solo l'organico di diritto in misura pari a quello del 2012-2013, ovvero 63.348 posti complessivi (cioè comprensivi anche della scuola primaria e infanzia) su 90.593 dell'organico di fatto. Di conseguenza gli spezzoni orario verranno coperti da personale interno a titolo gratuito e quindi verranno tagliate le relative supplenze e conseguentemente il personale precario.
    l'articolo 3, comma 43 (Ferie da parte dei docenti) prevede che i docenti potranno usufruire delle ferie anche durante i periodi di sospensione delle lezioni secondo i calendari scolastici definiti dalle regioni ad eccezione dei giorni in cui ci sono gli scrutini, gli esami di Stato e le attività valutative. Durante il periodo dell'attività didattica i giorni di ferie fruibili sono massimo 6 a condizione che non ci sia aggravio di spese. Con conseguenze molto negative per i diritti dei docenti che sono gli unici lavoratori pubblici che sono obbligati a prendere le ferie solo durante i periodi decisi dall'amministrazione.
    l'articolo 3, comma 45 (Inderogabilità da parte dei CCNL) stabilisce l'inderogabilità da parte dei contratti collettivi delle disposizioni su orario dei docenti della secondaria e periodi di fruizione delle ferie contenute nella legge di stabilità. Inoltre si stabilisce la disapplicazione dal 1o settembre 2013 delle clausole contrattuali contrastanti. Appare pertanto grave che si intervenga con legge su materie che sono di esclusiva competenza contrattuale. Lo stesso articolo 40 del decreto 165/2001 come modificato dal DLgs 150/2009 stabilisce che la contrattazione collettiva determina i diritti e gli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro e il tema dell'orario e delle ferie rientrano pienamente in questa determinazione legislativa.
    all'articolo 3 comma 46 (Distacchi presso Amministrazione, Enti ed Associazioni) sono ulteriormente ridotti da 300 a 150 unità (erano già stati ridotti da 500 a 300 dalla legge 183/2011) i distacchi presso l'Amministrazione scolastica centrale e periferica per i compiti connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica e ridotti, da 100 a 50 unità sia i distacchi presso Enti e Associazioni che svolgono attività di prevenzione del disagio psicosociale sia i distacchi presso Enti ed Associazioni che si occupano di formazione del personale in campo educativo. Si tratta di un'ulteriore diminuzione delle risorse destinate al Pag. 250supporto all'autonomia che avrà ricadute negative anche sui livelli occupazionali dei precari.
    L'articolo 3 commi 47 e 48 (Comandi presso altre amministrazioni) riduce i comandi del personale del comparto scuola con contratto a tempo indeterminato con una ulteriore diminuzione delle supplenze Annuali;
    l'articolo 3, comma 75 (Istituzione del fondo per la valorizzazione dell'istruzione scolastica) istituisce un nuovo fondo in cui dovrebbero confluire i risparmi di spesa derivanti dai tagli previsti dalla stessa legge di stabilità. Si potrebbe trattare di un annuncio che, può essere del tutto vuoto di sostanza. Non è la prima volta che ventilano risparmi cospicui che dovrebbero ritornare nel sistema scuola. Purtroppo questo potrebbe non accadere perché il Mef avoca a sé la decisione sulla certificazione e quindi sui tempi e sulle quantità delle economie. La scuola subisce integralmente i tagli, ma le economie certificate sono spesso irrisorie;
    l'articolo 4, comma 2 (Incremento finanziamento fondo ordinario) prevede che per il triennio 2013-2015 continuano ad applicarsi alcune disposizioni previste dalla finanziaria 2007 per università ed enti di ricerca. Pertanto per l'università e gli enti pubblici di ricerca si prevede una prima norma finalizzata a consentire un (limitato) aumento della spesa dopo anni di tagli senza sosta. Comunque si tratta di un aumento molto limitato anche in rapporto all'inflazione stimata ora al 3.6 per cento;
   considerato infine che:
    la riduzione del fabbisogno di docenti porterà ad un risparmio di 128,6 milioni di euro nel 2013 e di 385,7 nel 2014 sui posti non di sostegno. Il risparmio sulle supplenze di sostegno sarà invece di 109,5 milioni nel 2013 e 328,6 nel 2014. Per un totale di 952,4 milioni fra 2013 e 2014. Altri 2,3 milioni saranno risparmiati nel 2013 riducendo i distacchi di presidi e docenti, risparmio che salirà a 7 milioni nel 2014. Dal 2014 il risparmio andrà a regime: 721,3 milioni all'anno come frutto di questi provvedimenti. Si noti che si tratta di ben più dei 182 milioni previsti dalla c.d. spending review;
    l'effetto immediato delle suddette disposizione sarà la cancellazione degli spezzoni orari, delle supplenze temporanee e dei corsi di recupero assorbiti dal nuovo regime orario. Il saldo in termini di perdita di posti è di meno 25.000 cattedre per i posti comuni e di meno 4000 al sostegno agli alunni con disabilità, mentre in termini economici ciò significa un intervento di oltre un miliardo a carico del comparto scuola. A regime però tale disposizione determinerebbe una riduzione di risorse ben più devastante. Riduzioni che si aggiungono agli otto miliardi della legge 133/2008, ai continui interventi legislativi, al blocco dei contratti, degli scatti di anzianità e per ultimo alla cancellazione della indennità di vacanza contrattuale, al licenziamento di ulteriori 30.000 precari, alla cancellazione dei diritti contrattuali;
   considerato il grave pregiudizio che questo provvedimento arrecherebbe alla funzione educativa dei docenti che verrebbero ridotti a guardiani a ore pagati per un parcheggio giornaliero e chiamati a impartire saperi elementari e meccanizzati, determinando un abbassamento del livello qualitativo dell'istruzione e della stessa professionalità docente;
   è chiesto a gran voce da tutto il mondo della scuola che l'aumento dell'orario di lavoro per i docenti a parità di salario deve essere cancellato, mentre bisogna garantire il rinnovo dei contratti nazionali e il pagamento degli scatti d'anzianità, investire risorse nella scuola e non tagliare ulteriormente la spesa; infine si rivendica un piano di stabilizzazione per i precari considerando la procedura concorsuale attualmente in corso di svolgimento inutile e costosa; Pag. 251
   tenuto conto che la legge di stabilità e di bilancio avrebbe dovuto altresì:
   adottare iniziative concrete per modernizzare le università italiane, esaltando la loro autonomia finanziaria, introducendo forme sistematiche di valutazione efficace dell'utilizzo di risorse, incentivi e disincentivi, nonché aumentando la competizione tra gli atenei, nella consapevolezza che l'università deve essere un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita;
   reperire le risorse necessarie per restituire peso e valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e organizzativa, nella consapevolezza che la scuola dovrebbe rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita del Paese;
   reperire i fondi necessari al fine di favorire e di non penalizzare il comparto della ricerca, con l'obiettivo di creare una nuova leva di giovani ricercatori e di investire su di essi come risorsa per modernizzare tanto il funzionamento delle istituzioni di ricerca quanto l'università, rendendola un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita, e che rispetto a tali obiettivi il Governo dimostra di rimanere lontano da qualsiasi iniziativa concreta;
   bloccare l'aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio previste dallo schema di decreto 436/2012 articolo 18, comma 7, e provvedere con apposito fondo perequativo alla copertura totale di tutti gli idonei alla borsa di studio per l'anno accademico 2012-2013, sulla base di una quantificazione preventiva da parte delle singole regioni del costo dei LEP previsti dal citato decreto,

  per le ragioni illustrate in premessa

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO.

Pag. 252

ALLEGATO 8

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 7: Stato di previsione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

RELAZIONE APPROVATA

  La VII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca per l'anno finanziario 2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   rilevato che il comma 23 dell'articolo 3, a decorrere dal 2013, dispone la riduzione degli assegni di sede del personale delle scuole all'estero nella misura di 712.265 euro annui e che l'articolo 14, commi 11 e 12, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 – la cosiddetta spending review – ha già disposto una riduzione di 400 unità del personale scolastico impegnato nelle scuole italiane all'estero, nei corsi di lingua e cultura e nelle istituzioni scolastiche e universitarie estere, da operare in 5 anni sebbene già per l'anno scolastico in corso si sia determinata una riduzione di ben 134 posti; tali disposizioni penalizzano l'insegnamento della lingua e della cultura italiana all'estero, poiché la pesante riduzione del contingente degli insegnanti italiani e la riduzione delle risorse da destinare agli enti gestori ha già avuto, come effetto immediato, la chiusura di diversi corsi di lingua e cultura italiana all'estero;
   tenuto conto che il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero dell'istruzione, università e ricerca disposti dall'articolo 7, commi 12-15, del citato decreto-legge n. 95 del 2012 – che risultano fissati per i tre dipartimenti in capo Ministero in parola in 182,9 milioni per il 2013, 172,7 milioni per il 2014 e 236,7 milioni per il 2015 – richiamati dal comma 29 dell'articolo 3 potrebbe essere conseguito con la riduzione delle dotazioni finanziarie rimodulabili a valere sul programma 6.1 Fondi da assegnare, a partire dal capitolo 1296;
   rilevato che il comma 32 dell'articolo 3 dispone che la liquidazione del compenso agli assistenti amministrativi incaricati di svolgere mansioni superiori per la copertura di posti vacanti o disponibili di direttore dei servizi generali e amministrativi è effettuata in misura pari alla differenza tra il trattamento previsto per il direttore dei servizi generali e amministrativi al livello iniziale della progressione economica e quello complessivamente goduto dall'assistente amministrativo incaricato;
   considerato che i commi da 42 a 45 dispongono su materia specificatamente contrattuale prevedendo, dal 1o settembre 2013, l'aumento dell'orario di impegno per l'insegnamento per i docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado – da 18 a 24 ore di lezione frontale, esclusa quindi l'attività funzionale all'insegnamento comprendente tutte le attività, anche a carattere collegiale, di programmazione, Pag. 253progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione, compresa la preparazione dei lavori degli organi collegiali, la partecipazione alle riunioni e l'attuazione delle delibere adottate – nonché, per gli stessi docenti, un aumento del numero di giorni di ferie annuali, pari a 15, e prevedono, inoltre, in materia di organico di diritto dei docenti di sostegno e di fruizione delle ferie da parte del personale docente di tutti i gradi di istruzione; rilevato peraltro che tali disposizioni determineranno la riduzione di 9.269 posti curricolari, mentre quella dei posti a tempo determinato per il sostegno sarebbe nella misura di 11.462 unità: questa misura precluderebbe così nuovi ingressi in ruolo per docenti precari e per giovani laureati; tenuto conto altresì che per i docenti medi europei, l'orario di insegnamento in classe è in media con le nostre 18 ore settimanali mentre lo stipendio di un insegnante italiano è ben al di sotto della media di quello dei colleghi europei, anche se rapportato al potere d'acquisto dei diversi paesi;
   preso atto che i commi 46 e 47 dell'articolo 3 dispongono una riduzione delle unità di personale scolastico che è possibile collocare fuori ruolo per compiti connessi con l'autonomia scolastica, o per assegnazioni presso soggetti che svolgono attività relative alle tossicodipendenze, ovvero presso associazioni professionali del personale direttivo e docente, facendo salvi i collocamenti fuori ruolo già disposti per l'anno scolastico 2012/2013;
   constatato che gli interventi per il diritto allo studio universitario, la cui normativa è stata recentemente riformata dal D.Lgs. 68/2012, sono competenza delle regioni (nonché delle province autonome di Trento e Bolzano) le quali provvedono, ai sensi dell'articolo 18 del D.Lgs. 68/2012, con le risorse provenienti: a) dal fondo del bilancio dello Stato (cap. 1710) denominato «Fondo integrativo per la concessione delle borse di studio»; b) dal gettito della tassa regionale per il diritto allo studio a carico degli studenti fissata dall'articolo 18, c. 8 del D.Lgs. 68/2012 da un minimo di 120-140-160 euro a seconda delle condizioni economiche della famiglia dello studente fino ad un massimo di 200 euro e, comunque, fissata a 140 euro in mancanza di specifiche delibere delle regioni; c) da risorse proprie delle regioni in misura non inferiore al 40 per cento del contributo statale di cui alla lettera a);
   verificato altresì che: a) sul cap. 1710 è allocata per il 2013 una somma di 102,9 milioni di euro, comprendente i 12,5 milioni di euro previsti nella legge di stabilità 2012 e i 90 milioni di euro stanziati dall'articolo 23, c. 4, del decreto-legge 95/2012, a fronte di un assestato per il 2012 di 178,1 milioni di euro (provenienti dai cap. 1695 e 1713), con una diminuzione del finanziamento statale del 42,2 per cento; b) il gettito totale della tassa regionale, dapprima fissata dall'articolo 3, c. 21, della L. 549/1995 tra un minimo di circa 62 euro a un massimo di circa 103 euro, registra un aumento minimo di almeno il 40 per cento, interamente a carico delle famiglie degli studenti per un valore totale stimabile in 245 milioni di euro con un aumento del 45 per cento circa; c) ulteriori risorse, a carico delle famiglie degli studenti, potrebbero provenire dal possibile aumento delle tasse e contributi studenteschi, in particolare per i fuori corso ma non solo per loro, disposto dall'articolo 7, c. 42, del decreto-legge 95/2012, di cui almeno metà deve essere destinata ad integrare le borse di studio; d) il finanziamento minimo regionale potrebbe a sua volta decrescere a causa della diminuzione di quello statale; pertanto il finanziamento del diritto allo studio universitario ricadrebbe per oltre il 50 per cento sulle famiglie degli studenti, per circa il 35 per cento sullo Stato e per il rimanente 15 per cento sulle regioni e sarebbe comunque inferiore alle necessità, non garantendosi così gli interventi di sostegno per tutti gli aventi diritto ma solo per circa il 70 per cento di loro;
   il fondo di finanziamento ordinario delle università statali (cap. 1694), destinato a tutte le spese di funzionamento, ivi compresi gli stipendi di tutto il personale Pag. 254docente e non docente, nonché a quelle per la ricerca scientifica, presenta uno stanziamento per il 2013 di 6,6 miliardi di euro con una diminuzione di 369 milioni di euro rispetto all'assestato 2012 (- 5,6 per cento); analogamente il fondo ordinario per gli enti pubblici di ricerca (cap. 7236) presenta uno stanziamento di 1,8 miliardi di euro con una diminuzione del 3,2 per cento rispetto all'assestato 2012; peraltro viene addirittura soppresso «per cessazione della spesa» il cap. 7266 riguardante il fondo per l'edilizia universitaria e per le grandi attrezzature scientifiche, col risultato che le relative spese, per gli interventi già avviati, sono finite a carico del fondo di finanziamento ordinario, come già osservato dalla Relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio 2011; pertanto, da un lato, il progressivo e accentuato definanziamento statale delle università, sia sul funzionamento che sugli investimenti infrastrutturali, sta impoverendo pesantemente le università e la loro capacità di realizzare attività didattiche e di ricerca di qualità a causa della forte diminuzione del personale docente e dell'impossibilità di far fronte persino alle spese di ordinaria manutenzione dei locali e delle attrezzature, mentre, da un altro lato, analoghe considerazioni potrebbero essere esposte per l'importante attività della ricerca pubblica così strategica per il Paese,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti condizioni:
   1) per il sostegno dell'insegnamento della lingua e della cultura italiana all'estero, nelle more di una riforma che garantisca il rilancio dell'attuale sistema di insegnamento e diffusione della lingua e cultura italiana, si preveda di consolidare il contingente di personale scolastico impegnato nelle scuole italiane all'estero, nei corsi di lingua e cultura e nelle istituzioni scolastiche e universitarie estere;
   2) all'articolo 3, comma 31, si inserisca la congiunzione «e» fra la parola «generali» e la parola «amministrativi»;
   3) siano abrogati i commi 42, 43 e 45 all'articolo 3, in considerazione: della natura contrattuale della disciplina prevista, relativa all'innalzamento da 18 a 24 ore settimanali dell'orario di insegnamento frontale del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, incluso il personale di sostegno, ciò in considerazione anche: a) che a detto incremento di orario non corrisponde alcun aumento di retribuzione né un rilancio della professione docente e del suo ruolo sociale; b) che le ricadute sulla qualità della didattica e sui livelli di apprendimento degli studenti non possono che essere peggiorative; c) che le disposizioni in parola hanno effetti negativi sui livelli occupazionali dei docenti; d) che il tema del lavoro degli insegnanti non può prescindere dalle modalità didattiche e dal tempo scuola, così come è connesso all'organizzazione degli stessi spazi degli edifici scolastici dedicati alla didattica (aule, laboratori, sale insegnanti e così via);
   4) si riveda la riduzione delle unità di personale scolastico che è possibile collocare fuori ruolo per compiti connessi con l'autonomia scolastica, o per assegnazioni presso soggetti che svolgono attività relative alle tossicodipendenze, ovvero presso associazioni professionali del personale direttivo e docente in ragione della qualità del lavoro svolto da tale personale a vantaggio dell'attività degli enti beneficiari fortemente connessa a progetti educativi e formativi;
   5) venga assicurato il pagamento degli scatti stipendiali del personale della scuola per gli anni 2011 e il 2012, a valere sulle risorse del capitolo 1298;
   6) si preveda una norma per definire un piano di ricollocamento nelle scuole del personale docente dichiarato inidoneo che tenga conto delle effettive condizioni di salute del personale stesso e delle competenze Pag. 255acquisite, nonché la possibilità per detto personale di fruire dell'istituto della dispensa;
   7) tra le destinazioni del fondo per gli interventi della Presidenza del Consiglio dei Ministri di cui all'articolo 8, comma 21, siano aggiunte, oltre a quella a favore delle università, anche quelle a favore del diritto allo studio universitario e degli enti pubblici di ricerca;
   8) una quota del fondo di cui all'articolo 8, comma 21, di cui è già prevista in parte la destinazione a interventi urgenti per le università, sia direttamente destinata a incrementare il fondo di finanziamento ordinario delle università statali almeno fino al ripristino del finanziamento assestato per il 2012, anche al fine di consentire un maggiore turn over del personale docente e ricercatore funzionale a garantire adeguati livelli formativi e di ricerca;
   9) all'articolo 7, comma 14, si indichi la data entro la quale deve essere adottato il decreto del Ministero dell'istruzione, università e ricerca volto a fissare le linee guida per la razionalizzazione degli acquisti delle scuole e delle istituzioni educative ed universitarie;
   10) si rivedano le disposizioni all'articolo 3, commi 32 in ordine alla liquidazione del compenso agli assistenti amministrativi incaricati di svolgere mansioni superiori per posti vacanti o disponibili di direttore dei servizi generali e amministrativi poiché penalizzerebbe coloro i quali hanno più esperienza professionale al servizio delle istituzioni scolastiche.

Pag. 256

ALLEGATO 9

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 13: Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

PROPOSTA DI RELAZIONE DEL RELATORE

  La VII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze – limitatamente alle parti di competenza – per l'anno finanziario 2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   rilevato che il comma 63 dell'articolo 3 anticipa che al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali ai sensi dell'articolo 7, commi 12-15, del decreto-legge n. 95 del 2012 – che risultano fissati in 55,6 milioni per il 2013, 51,4 milioni per il 2014 e 66,7 milioni per il 2015 – concorrono le disposizioni recate dai commi 64 e 65 che riguardano, rispettivamente, gli interventi conservativi volontari sui beni culturali e le somme giacenti nelle contabilità speciali del Ministero per i beni e le attività culturali;
   considerato che il comma 64 del medesimo articolo 3 modifica invece la disciplina sospensiva introdotta dal decreto-legge n. 95 del 2012 in materia di contributi statali per interventi conservativi volontari sui beni culturali novellando l'articolo 1, comma 26-ter, del decreto-legge n. 95 del 2012 (legge n. 135 del 2012) – che aveva stabilito la sospensione dei contributi statali per interventi conservativi volontari sui beni culturali (che sono contributi facoltativi) dalla data dell'entrata in vigore della legge di conversione e fino al 31 dicembre 2015 – stabilisce che la stessa sospensione è disposta fino al pagamento dei contributi già concessi a quella data e non ancora erogati; considerato altresì che, in merito a tale disposizione il dovere di conservazione del patrimonio culturale è richiamato tra i principi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e che la funzione pubblica di adempimento alla norma non può che riguardare anche i soggetti privati;
   evidenziato che all'articolo 8, comma 21, prevede l'istituzione di un nuovo fondo, con una dotazione di 900 milioni di euro per l'anno 2013, da ripartire con apposito provvedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri, per il finanziamento di interventi di settore concernenti le università, le famiglie, i giovani, la materia sociale, la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma dell'Aquila, nonché il sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali. Il fondo è istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze. Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, saranno definiti le modalità di utilizzo del fondo e il riparto delle risorse tra le predette finalità; Pag. 257
   considerato con allarme che i beni e le attività culturali non rientrano nei finanziamenti di detto fondo, poiché il bilancio complessivo del Ministero per i beni e le attività culturali non è allo stato attuale in grado di rispondere a numerosi interventi già in corso, non ha la forza di stabilizzare la spesa, non appare nelle condizioni di progettare investimenti, anche se le urgenze sono tante, nel campo dei beni culturali nell'accezione più larga, del paesaggio e in quello dello spettacolo;
   evidenziate le disposizioni contenute nel disegno di legge di bilancio per il 2013, soprattutto in ordine all'ingente riduzione di risorse stanziate a favore della missione relativa alla tutela ed alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali e paesaggistici; rilevato, in particolare, che la somma complessivamente stanziata per il programma relativo al sostegno, alla valorizzazione e alla tutela del settore dello spettacolo, risulta essere inferiore di 17,6 milioni rispetto ad dato assestato per il 2012;
   considerato inoltre il taglio di 11,5 milioni rispetto al dato assestato per il 2012 degli stanziamenti per il Fondo unico per lo spettacolo;
   valutata con preoccupazione l'assenza di riferimenti alla proroga delle misure fiscali del tax credit e del tax shelter per l'industria cinematografica, la cui applicazione ha ottenuto risultati lusinghieri, che tuttavia hanno bisogno di essere consolidati in un arco temporale che consenta la programmazione di investimenti da parte dei soggetti interessati, interni ed esterni alla filiera cinematografica
   appare incomprensibile, il taglio, pari a 160.556 euro, dei contributi straordinari al Teatro comunale dell'Opera Carlo Felice di Genova, che vive una situazione di acuta crisi, al punto da aver attivato contratti di solidarietà per i lavoratori, unico caso nel sistema delle Fondazioni lirico sinfoniche;
   sottolineati altresì negativamente gli ingenti tagli previsti per il programma relativo alla tutela dei beni archeologici, nonché per il programma relativo alla tutela dei beni librari, alla promozione ed al sostegno del libro e dell'editoria, per il quale è stato previsto lo stanziamento di una somma di 13,5 milioni di euro inferiore rispetto al dato assestato per il 2012, nonostante gli impegni assunti dal Governo in sede di illustrazione delle linee programmatiche;
   evidenziato lo squilibrio fra le risorse per il contemporaneo e i tagli ingenti previsti nei confronti di biblioteche nazionali ed istituzioni di rilevante importanza, come la Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» di Monza;
   auspicato, infine, che il Governo adotti ogni iniziativa utile al fine di considerare il sapere e la cultura un investimento sociale ed economico, di valorizzarne il ruolo e di preservare la libertà e il pluralismo dell'informazione come parte essenziale della democrazia, e nel contempo riconoscere la funzione dell'istituzione parlamentare, non ricorrendo alla posizione della questione di fiducia sui provvedimenti in esame,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti condizioni:
   1) si riveda la disposizione dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, allo stato attuale, rende impossibile una programmazione degli interventi di conservazione al patrimonio storico-artistico di natura privata considerato che la funzione pubblica di adempimento alla norma non può che riguardare anche i soggetti privati, i quali, non sempre sono in condizione di ottemperare alla norma con le sole proprie risorse attraverso la leva fiscale, in assenza di contributi diretti o indiretti;
   2) all'articolo 8, comma 21, la ripartizione del nuovo fondo di dotazione dovrebbe prevedere anche la voce « beni e attività culturali», anche al fine di riequilibrare Pag. 258la distribuzione delle risorse nelle missioni interessate da una decurtazione delle stesse;
   3) all'articolo 8, comma 21, si indichi il termine entro il quale dovrà essere adottato il predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
   4) si proroghi l'erogazione delle misure fiscali del tax credit e del tax shelter a vantaggio dell'industria cinematografica;
   5) si individuino risorse adeguate da destinare alla copertura degli oneri finanziari previsti dalla proposta di testo unificato C. 136 ed abbinate in corso di esame da parte della VII Commissione;
   6) si interpreti l'articolo 12 comma 20 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, nel senso che le disposizioni ivi contenute non trovano applicazione nei confronti degli organismi:
    a) istituiti in attuazione di trattati e convenzioni internazionali o che rappresentino l'Italia nei consessi internazionali svolgendo attività specifiche in adempimento di obblighi internazionali;
    b) espressamente previsti da norme comunitarie (istituiti in attuazione di obblighi contenuti in norme comunitarie);
    c) operanti per la tutela dei beni culturali e paesaggistici e nel settore delle attività culturali.

Pag. 259

ALLEGATO 10

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 13: Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

PROPOSTA DI RELAZIONE DEL DEPUTATO ZAZZERA

  La VII Commissione,
   esaminate, per le parti di competenza, la Tabella n. 7, stato di previsione per l'anno finanziario 2013, del disegno di legge C. 5535, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
   evidenziato come il disegno di legge stabilità per il 2013;
   si aggiunge a sei precedenti manovre correttive che a diverso titolo hanno aumentato le entrate e ridotto la spesa (DL n. 98/2011; DL n. 138/2011; la legge di Stabilità 2012; DL n. 201/2011; DL n.95/ 2012, meglio noto come «spending review»). L'ampiezza delle 6 manovre, cioè il reperimento (complessivo) delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti di Pil nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di Pil nel 2013 e oltre 7 punti di Pil nel 2014. Complessivamente, il governo Berlusconi e il governo Monti hanno predisposto delle misure correttive, per il triennio 2012-2013-2014, che sfiorano i 130 miliardi di euro;
   l'effetto delle manovre è stato quello di una diminuzione del Pil per il 2012 pari al 2,4 per cento. Il Governo spera per il 2013 in un calo contenuto e pari allo 0,2 per cento, mentre il Fondo Monetario Internazionale dà invece per scontato almeno un meno 0,7 per cento, ma avverte che se non verranno segnali di controtendenza nell'economia globale e nella dinamica interna italiana, si potrebbe superare facilmente l'1 per cento;
   utilizzando un modello prudenziale relativo all'impatto dei provvedimenti adottati dal governo sulle previsioni economiche (50 per cento), alcuni economisti prevedono invece che le stime di crescita del Pil per il 2013 saranno pari a circa meno 2,5-3 per cento del Pil;
   come indicato dalla Nota di aggiornamento al DEF 2012, il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8 per cento nel 2012 per poi aumentare all'11,4 per cento nel 2013;
   nei fatti, la recessione in atto ha fatto sì che – secondo quanto emerge dai dati della Confindustria – tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia i disoccupati siano 758mila in più. A fine 2013, la forza lavoro non utilizzata (valutando sia i disoccupati che i fruitori di cassa integrazione) salirà al 13,9 per cento, dal 12,8 per cento di fine 2012. Cifre a cui bisogna aggiungere il dato sui lavoratori ormai scoraggiati che non cercano neanche più lavoro uscendo di fatto dalle statistiche, stimati dall'Istat in misura pari a circa 2,897 milioni nel 2011, in aumento su base annua di circa il 5 per cento;Pag. 260
   una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani italiani. Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è infatti passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012. La crisi incide in misura maggiore sui più giovani, perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo ed i primi ad essere licenziati;
   il nostro Paese sta tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale, che si aggraverà nei prossimi mesi;
   i consumi delle famiglia si stanno notevolmente riducendo, infatti secondo la Nota di aggiornamento del Def, nel 2012 la spesa delle famiglie diminuirà del 3,3 per cento e l'anno prossimo dello 0,5 per cento. I consumi risaliranno solo nel 2014, con un +0,6 per cento, mentre nel 2015 ci sarà ancora un debole +0,8 per cento. Quest'anno, afferma il governo, la domanda interna sarà «particolarmente debole. Sulle decisioni di spesa delle famiglie inciderebbero l'andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia attualmente ai minimi storici. Nel medio termine – aggiunge il Def – la spesa delle famiglie ritornerebbe a crescere a ritmi moderati»;
   dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati a questi risultati a dire poco preoccupanti;
   né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le così dette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
   dunque, sacrifici – a senso unico a carico dei ceti popolari – mentre il debito rimane immutato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
   si è, infatti, instaurata nel nostro paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
   siamo dunque, dentro un meccanismo che non funziona, in cui si rincorrono recessione e manovre, manovre e recessione. L'austerità rende impossibile il raggiungimento di due obiettivi: l'azzeramento del deficit e la riduzione del debito;
   è sostanzialmente l'analisi delle cause profonde della crisi ad essere sbagliata. Essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi e non viceversa;
   in un rapporto di un gruppo di lavoro guidato dal governatore finlandese Erkki Liikanen, si stima che il sostegno pubblico al sistema finanziario tra il 2007 e il 2010 è stato di 1.600 miliardi di euro, pari al 13 per cento del Pil dell'Unione;
   la crisi dell'euro è spiegabile solo in parte con il deterioramento dei conti pubblici. In realtà, nel biennio della grande recessione l'aumento del rapporto tra debito pubblico e PIL è stato nei Paesi periferici solo leggermente superiore alla media della Zona euro;
   la sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici tra i sistemi produttivi più forti (Germania in primis), molto competitivi e in forte avanzo commerciale, e i Paesi periferici considerati – a causa di debolezze strutturali che sono andate aggravandosi Pag. 261negli anni duemila – meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici;
   la sfiducia dei mercati verso l'euro è stata esacerbata dagli evidenti limiti della governance dell'Unione monetaria, che dal 1999 si è data un'unica Banca centrale ma non ancora una politica fiscale coordinata. Solo recentemente, superando i veti e le incertezze dei Paesi più forti, sono stati messi in campo strumenti (il programma OMT – Outright Monetary Transactions della BCE e il fondo salva-stati ESM – European Stability Mechanism) all'altezza di una crisi senza precedenti, anche se il cammino verso un'effettiva integrazione politica dell'Europa è ancora molto lungo;
   l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità. A partire dalla primavera 2010 sono stati così varati programmi di riequilibrio dei conti pubblici ambiziosi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve. A tre anni di distanza, i numeri evidenziano i limiti di questa politica di aggiustamento asimmetrico;
   nei Paesi periferici il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco), ed è stato parzialmente vanificato dalla recessione indotta dalle politiche di austerità;
   la Germania ha proseguito la propria politica neo-mercantilista, beneficiando di un enorme afflusso di capitali in fuga dalle economie più fragili. Ne è uscito indebolito lo stesso progetto di integrazione europea, logorato dalla divaricazione tra i Paesi più forti, assai poco disponibili ad aiutare popoli bollati come lassisti e corrotti, e Paesi periferici che per anni hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, diventando però un grande mercato per i prodotti tedeschi;
   il danno grave di questa deriva riguarda proprio il rischio elevato di caduta dei consumi prodotta dall'austerità nei Paesi più deboli, con inevitabili conseguenze dannose per le esportazioni tedesche. Ciò che può accadere, quindi, è che proprio le scelte di rigore imposte dalla Germania diventino causa di un prossimo, ulteriore, rallentamento anche dell'economia tedesca e, di conseguenza, di un avvitamento perverso della crisi europea;
   i risultati delle politiche di austerità sono paradossali. Malgrado tagli alla spesa e aumenti delle tasse, il debito in molti paesi è aumentato drammaticamente;
   l'andamento dei debiti pubblici sta mettendo a dura prova la strategia europea. Alcune cifre sono particolarmente significative. Dal 2007 ad oggi, il debito pubblico in alcuni dei paesi più fragili della zona euro ha subito un forte aumento: del 368 per cento in Irlanda, del 123 per cento in Spagna, del 74 per cento in Portogallo, del 58 per cento in Grecia. In molti paesi l'indebitamento ha ormai superato di slancio il 100 per cento del prodotto interno lordo;
   l'aumento del debito è dovuto alla presenza di un circolo vizioso: in un contesto economico debole, il risanamento dei conti pubblici pesa sulla ripresa a breve termine, riducendo le entrate fiscali e aumentando di converso il disavanzo pubblico. «Senza crescita l'economia globale è in pericolo», ha recentemente sostenuto la Signora Lagarde, Direttore generale del FMI;
   valutato altresì che:
    gli obiettivi generali della Legge di Stabilità (2013-2015) sono il pareggio di bilancio strutturale per il 2013, assieme alla crescita dell'avanzo primario. Ma il deficit vero nel 2013 sarà pari al 2,6 per cento del Pil, lontano dal pareggio di bilancio promesso dal Governo, che infatti chiede ai mercati di guardare al dato del cd. «deficit strutturale»;
    sono cinque gli assi delineati nella Legge di stabilità: 1) dimezzamento dell'aumento dell'Iva e modifiche all'Irpef; 2) incentivi alla produttività (territoriale) pari a 1,6 mld di euro; 3) contrazione della spesa dei ministeri programmati con la Pag. 262spending review; 4) garantire alcune spese indifferibili; 5) «garantire» (si fa per dire) le risorse per gli «esodati» riconosciuti, i cd. «salvaguardati»;
   gli strumenti per recuperare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi indicati fanno capo alla spending review, alle banche, alle assicurazioni ed alla Tobin tax. Al netto della Tobin tax e delle misure relative alle assicurazioni e alle banche, le misure previste nella legge di stabilità sono legate principalmente alla spending review;
    la spending review doveva servire a non toccare le aliquote dell'Iva: l'aumento dell'Iva doveva coincidere con la mancata attuazione della spending review. Quindi, non si sarebbe dovuto aumentare l'Iva, ma il governo ha deciso comunque di aumentarla di un punto invece di due punti come inizialmente previsto. Il contemporaneo intervento sull'Irpef ha un chiaro sapore propagandistico, inoltre è confuso e contradditorio;
    nei fatti, per i cittadini, l'effetto netto della manovra determina un aumento di imposte non una diminuzione. I tagli delle deduzioni e delle detrazioni colpiscono mediamente i redditi più bassi, mentre la riduzione delle aliquote irpef, cioè dal 23 per cento al 22 per cento per i reddito da zero a 15.000 euro e dal 27 per cento al 26 per cento per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, non sarà in nessun modo equivalente;
    l'aumento dell'Iva di un punto coinciderà con la riduzione delle aliquote fiscali Irpef. La riforma delle deduzioni farà capo ai redditi superiori a 15.000 euro, con una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni, con un massimo di 3.000 euro solo per le detrazioni, ed oltretutto, è retroattivamente valida a partire dall'anno fiscale 2012;
    l'introduzione di una franchigia di 250 euro sulle deduzioni e detrazioni Irpef riconosciute ai contribuenti con un reddito superiore ai 15mila euro vale circa 1,7 miliardi sul 2013 e, grazie all'effetto retroattivo di cassa, sul 2012. Che diventano più di 2 se al conto si aggiungono i 300 milioni attesi dalla previsione del tetto di 3mila euro per le spese «scaricabili» degli stessi soggetti;
    a pagare il conto della legge di stabilità saranno dunque ancora una volta i contribuenti onesti. Stando alla relazione tecnica della legge di stabilità, le nuove e maggiori entrate costituiscono il 51,8 per cento delle risorse necessarie a fare quadrare i conti. Dei 12,9 miliardi di «mezzi di copertura» conteggiati per il 2013 oltre 6,7 arriveranno infatti da «nuove o maggiori entrate». A fronte dei 6,2 miliardi di minori spese. Ma nel 2014 e nel 2015 la forbice è destinata ad allargarsi perché il peso delle imposte arriverà al 60 per cento del totale;
    le tabelle allegate al Disegno di legge di stabilità confermano che le tre voci più pesanti da coprire sono: la riduzione delle prime due aliquote Irpef, che da sola vale 4,2 miliardi l'anno prossimo e 6,6 nel 2014; la sterilizzazione di un punto d'Iva, che ne richiede 3,2; la detassazione da 1,6 miliardi del salario di produttività. A cui vanno aggiunti i circa 4 miliardi di maggiori spese, di cui 2,2 di parte corrente. E tra questi spiccano i 500 milioni per il nuovo fondo sul fitto degli immobili delle Pubbliche amministrazioni, i 464 per il trasporto locale e i 900 del nuovo «contenitore» creato a Palazzo Chigi per alcuni interventi settoriali (università statali, social card, terremoto dell'Aquila);
    sul fronte delle maggiori entrate va poi segnalata la stabilizzazione dell'incremento delle accise sui carburanti per il sisma in Emilia. Che vale 1,1 miliardi dal 2013 in avanti. Su livelli analoghi dovrebbe attestarsi la Tobin tax. Dall'imposta di bollo dello 0,05 per cento sulle transazioni finanziarie sono attesi infatti 1.088 milioni di nuovi introiti oltre che un calo del 30 per cento delle compravendite azionarie e dell'80 per cento di quelle dei prodotti derivati. Ci sono, inoltre, i 623 milioni che arriveranno dall'aumento (da 0,35 a 0,5 per cento) dell'acconto sulle riserve tecniche Pag. 263delle imprese di assicurazioni e i 412 provenienti dal giro di vite sulla deducibilità delle auto aziendali;
    poche misure dispongono minori uscite. I 3,8 miliardi attesi con effetto sul deficit (che in termini di saldo netto da finanziare diventano 6,2) arriveranno soprattutto dal taglio alle autonomie. Regioni ed enti locali subiranno riduzioni pari a 2,2 miliardi nel 2013, nel 2014 e nel 2015. Per le Regioni il taglio sarà ancora più sensibile visto che il fabbisogno sanitario nazionale dovrà essere ridotto di 600 milioni l'anno prossimo e di 1 miliardo nel biennio successivo. Completano il conto delle minori spese correnti i 631,7 milioni di riduzioni imposte al cosiddetto «Fondo Letta», i 300 milioni di taglio ai fondi per i progetti speciali degli enti previdenziali, i 19,8 milioni prelevati dall'Agea;
    l'elenco delle minori spese in conto capitale può contare solo sui 5 milioni di risparmi sull'acquisto di mobili e arredi nella Pubblica amministrazione e i 25 milioni «rimodulati» nel bilancio della Difesa;
    sulla sanità, si prevede un taglio non inferiore a 1,5 mld di euro, agendo sull'insieme della spesa aggredibile dei farmaci (11 mld di euro), dei dispositivi medici (7 mld di euro) e degli investimenti (32 mld di euro);
    l'aumento dell'IVA al 10 per cento – fino ad oggi fissata al 4 per cento – per le prestazioni erogate dalle cooperative sociali (parliamo di prestazioni socio-sanitarie, educative, di assistenza ambulatoriale, domiciliare o in comunità erogate per anziani ed inabili adulti, tossicodipendenti e malati di Aids, disabili psicofisici, ma anche minori coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza) sarà un duro colpo al welfare del nostro Paese e negherà, di fatto, un sostegno importantissimo a milioni di italiani, poiché gli enti locali saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini e il costo di tutto questo ricadrà sulle famiglie, che dovranno farsi carico di tutto, senza alcun sostegno da parte dello Stato;
    gli altri principali provvedimenti proposti nel DdL di stabilità per l'anno 2013 sono: il blocco dei contratti pubblici fino al 2014 ed il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale che sarà ripristinata nel 2015; la previsione di 6 ore settimanali in più per i professori a salario invariato, con il conseguente taglio di 35mila precari e di un miliardo di risorse alla scuola pubblica, mentre si erogano 223 milioni alle scuole non statali; l'aumento della tassazione sul TFR; l'istituzione di un fondo ad hoc di soli 100 milioni per gli «esodati» (ne servirebbero per coprire tutti i casi circa 8 miliardi – passa il principio del diritto in funzione delle risorse disponibili);
    nel frattempo il costo degli aerei F35 è raddoppiato. I nuovi cacciabombardieri F35 erano stati ridotti di numero dal governo «tecnico». L'esecutivo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90. La riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall'ammiraglio-ministro Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review. Si scopre ora però che il costo di ogni singolo aereo nel frattempo è lievitato: il costo medio dell'aereo «nudo», il cd. recurrent fly-away cost, sarà di 137,1 milioni di dollari nel 2015. Si tratta di un aggravio di circa 3,5 miliardi di euro rispetto alla spesa indicata al Parlamento. Quindi almeno 13-14 miliardi di euro invece dei 10 pattuiti dal governo. E probabilmente la lievitazione dei costi in corso d'opera è solo agli inizi;
    è da ritenersi probabilmente eccessivo l'accantonamento per gli interessi. Il Centro Europa Ricerche (CER) ha calcolato che il calo di questi giorni degli spread libera circa 5 miliardi di euro;
    il Governo non ha previsto misure per fare fronte agli impegni del Fiscal compact che comporta una riduzione annuale del debito del 3 per cento del Pil per i prossimi 20 anni a partire dall'anno 2013: circa 45 miliardi annui;Pag. 264
    si tratta, in sintesi, di una manovra insufficiente, iniqua e depressiva che, in ossequio alle politiche di austerity, continua ad impoverire il paese e a farlo sprofondare in una crisi economica. L'Italia avrebbe bisogno di altre politiche, quelle che il governo non sta facendo: politiche espansive e non recessive, redistributive e non di tagli lineari, di sviluppo e di intervento pubblico e non di gestione dell'esistente;
   considerato che, per quanto concerne le materie di competenza della Commissione:
    con riguardo al Ministero per i beni e le attività culturali, rispetto alle previsioni assestate per l'esercizio finanziario 2012, si registra un decremento complessivo di 103,3 milioni di euro (6,1 per cento per cento) dato da una riduzione di 71,5 milioni per la parte corrente; una riduzione di 56,7 milioni per la parte in conto capitale; un aumento di 24,9 milioni di rimborso passività finanziarie;
    con riguardo alle singole missioni di spesa, la missione Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici (n. 21) prevede uno stanziamento complessivo in conto competenza di 1.432,6 milioni di euro (pari all'89,6 per cento dello stanziamento complessivo del Ministero) con un decremento di 61,6 milioni (4,1 per cento) rispetto al dato assestato 2012. La missione Ricerca e innovazione (n. 17), articolata in un solo programma, Ricerca in materia di beni e attività culturali (2.1), prevede uno stanziamento in conto competenza di 42,3 milioni di euro (pari al 2,6 per cento dello stanziamento del Ministero), con un decremento di 23,1 milioni (35,3 per cento) rispetto al bilancio assestato 2012. La missione Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche (n. 32) prevede uno stanziamento complessivo di 33,4 milioni di euro (pari al 2,1 per cento dello stanziamento del Ministero), con una riduzione di 9,1 milioni di euro (21,5 per cento) rispetto al dato assestato 2012. La missione Fondi da ripartire (n. 33), strutturata in un solo programma, Fondi da assegnare (4.1), prevede uno stanziamento di 90,2 milioni di euro (pari al 5,6 per cento dello stanziamento del Ministero), con un decremento di 9,5 milioni di euro (pari al 9,5 per cento in meno) rispetto all'assestamento 2012;
    i commi da 63 a 65 dell'articolo 3 della legge di stabilità all'esame, recano disposizioni volte alla riduzione della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali;
    l'art 3, comma 63 anticipa che al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali ai sensi dell'articolo 7, commi 12-15, del decreto-legge n. 95 del 2012 – che risultano fissati in 55,6 milioni per il 2013, 51,4 milioni per il 2014 e 66,7 milioni per il 2015 – concorrono le disposizioni recate dai commi 64 e 65 che riguardano, rispettivamente, gli interventi conservativi volontari sui beni culturali e le somme giacenti nelle contabilità speciali del Ministero per i beni e le attività culturali;
   considerato inoltre che:
    l'inadeguatezza delle risorse, destinate ai beni culturali, dunque a quei settori che rappresentano una parte importante della cultura italiana, è diventata oltremodo insostenibile; pertanto è auspicabile una politica di rilancio del piano di manutenzione ordinaria dei beni culturali, con fondi da rimodulare e con risorse ulteriori;
    risulta evidente che rispetto alla necessaria valorizzazione dei settori relativi e delle attività al Ministero per i beni culturali il Governo dimostra di rimanere lontano da qualsiasi iniziativa concreta; Pag. 265
    il settore culturale rientra tra gli assi principali di riferimento anche a livello europeo, fondandosi esso sul riconoscimento delle ampie potenzialità espresse dalle attività connesse alla conservazione, al restauro e alla gestione del patrimonio culturale e di quanto esse siano in grado di contribuire in modo efficace alla realizzazione di una concreta ed efficace politica costruttiva con effetto sinergico su diversi settori,

  per le ragioni illustrate in premessa

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO.

Pag. 266

ALLEGATO 11

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 13: Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

RELAZIONE APPROVATA

  La VII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze – limitatamente alle parti di competenza – per l'anno finanziario 2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   rilevato che il comma 63 dell'articolo 3 anticipa che al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali ai sensi dell'articolo 7, commi 12-15, del decreto-legge n. 95 del /2012 – che risultano fissati in 55,6 milioni per il 2013, 51,4 milioni per il 2014 e 66,7 milioni per il 2015 – concorrono le disposizioni recate dai commi 64 e 65 che riguardano, rispettivamente, gli interventi conservativi volontari sui beni culturali e le somme giacenti nelle contabilità speciali del Ministero per i beni e le attività culturali;
   considerato che il comma 64 del medesimo articolo 3 modifica invece la disciplina sospensiva introdotta dal decreto-legge n. 95 del 2012 in materia di contributi statali per interventi conservativi volontari sui beni culturali novellando l'articolo 1, comma 26-ter, del decreto-legge n. 95 del 2012 (legge n. 135 del 2012) – che aveva stabilito la sospensione dei contributi statali per interventi conservativi volontari sui beni culturali (che sono contributi facoltativi) dalla data dell'entrata in vigore della legge di conversione e fino al 31 dicembre 2015 – stabilisce che la stessa sospensione è disposta fino al pagamento dei contributi già concessi a quella data e non ancora erogati; considerato altresì che, in merito a tale disposizione il dovere di conservazione del patrimonio culturale è richiamato tra i principi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e che la funzione pubblica di adempimento alla norma non può che riguardare anche i soggetti privati;
   evidenziato che all'articolo 8, comma 21, prevede l'istituzione di un nuovo fondo, con una dotazione di 900 milioni di euro per l'anno 2013, da ripartire con apposito provvedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri, per il finanziamento di interventi di settore concernenti le università, le famiglie, i giovani, la materia sociale, la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma dell'Aquila, nonché il sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali. Il fondo è istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze. Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, saranno definiti le modalità di utilizzo del fondo e il riparto delle risorse tra le predette finalità; Pag. 267
   considerato con allarme che i beni e le attività culturali non rientrano nei finanziamenti di detto fondo, poiché il bilancio complessivo del Ministero per i beni e le attività culturali non è allo stato attuale in grado di rispondere a numerosi interventi già in corso, non ha la forza di stabilizzare la spesa, non appare nelle condizioni di progettare investimenti, anche se le urgenze sono tante, nel campo dei beni culturali nell'accezione più larga, del paesaggio e in quello dello spettacolo;
   evidenziate le disposizioni contenute nel disegno di legge di bilancio per il 2013, soprattutto in ordine all'ingente riduzione di risorse stanziate a favore della missione relativa alla tutela ed alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali e paesaggistici; rilevato, in particolare, che la somma complessivamente stanziata per il programma relativo al sostegno, alla valorizzazione e alla tutela del settore dello spettacolo, risulta essere inferiore di 17,6 milioni rispetto ad dato assestato per il 2012;
   considerato inoltre il taglio di 11,5 milioni rispetto al dato assestato per il 2012 degli stanziamenti per il Fondo unico per lo spettacolo;
   valutata con preoccupazione l'assenza di riferimenti alla proroga delle misure fiscali del tax credit e del tax shelter per l'industria cinematografica, la cui applicazione ha ottenuto risultati lusinghieri, che tuttavia hanno bisogno di essere consolidati in un arco temporale che consenta la programmazione di investimenti da parte dei soggetti interessati, interni ed esterni alla filiera cinematografica;
   appare incomprensibile, il taglio, pari a 160.556 euro, dei contributi straordinari al Teatro comunale dell'Opera Carlo Felice di Genova, che vive una situazione di acuta crisi, al punto da aver attivato contratti di solidarietà per i lavoratori, unico caso nel sistema delle Fondazioni lirico sinfoniche;
   sottolineati altresì negativamente gli ingenti tagli previsti per il programma relativo alla tutela dei beni archeologici, nonché per il programma relativo alla tutela dei beni librari, alla promozione ed al sostegno del libro e dell'editoria, per il quale è stato previsto lo stanziamento di una somma di 13,5 milioni di euro inferiore rispetto al dato assestato per il 2012, nonostante gli impegni assunti dal Governo in sede di illustrazione delle linee programmatiche;
   evidenziato lo squilibrio fra le risorse per il contemporaneo e i tagli ingenti previsti nei confronti di biblioteche nazionali ed istituzioni di rilevante importanza, come la Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» di Monza;
   auspicato, infine, che il Governo adotti ogni iniziativa utile al fine di considerare il sapere e la cultura un investimento sociale ed economico, di valorizzarne il ruolo e di preservare la libertà e il pluralismo dell'informazione come parte essenziale della democrazia, e nel contempo riconoscere la funzione dell'istituzione parlamentare, non ricorrendo alla posizione della questione di fiducia sui provvedimenti in esame,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti condizioni:
   1) si riveda la disposizione dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, che allo stato attuale, rende impossibile una programmazione degli interventi di conservazione al patrimonio storico-artistico di natura privata considerato che la funzione pubblica di adempimento alla norma non può che riguardare anche i soggetti privati, i quali, non sempre sono in condizione di ottemperare alla norma con le sole proprie risorse attraverso la leva fiscale, in assenza di contributi diretti o indiretti;
   2) all'articolo 8, comma 21, la ripartizione del nuovo fondo di dotazione preveda anche la voce « beni e attività culturali», anche al fine di riequilibrare la Pag. 268distribuzione delle risorse nelle missioni interessate da una decurtazione delle stesse;
   3) all'articolo 8, comma 21, si indichi il termine entro il quale dovrà essere adottato il predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
   4) si proroghi l'erogazione delle misure fiscali del tax credit e del tax shelter a vantaggio dell'industria cinematografica;
   5) si individuino risorse adeguate da destinare alla copertura degli oneri finanziari previsti dalla proposta di testo unificato C. 136 ed abbinate in corso di esame da parte della VII Commissione;
   6) si interpreti l'articolo 12 comma 20 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, nel senso che le disposizioni ivi contenute non trovano applicazione nei confronti degli organismi:
    a) istituiti in attuazione di trattati e convenzioni internazionali o che rappresentino l'Italia nei consessi internazionali svolgendo attività specifiche in adempimento di obblighi internazionali;
    b) espressamente previsti da norme comunitarie (istituiti in attuazione di obblighi contenuti in norme comunitarie);
    c) operanti per la tutela dei beni culturali e paesaggistici e nel settore delle attività culturali;
   7) appare infine necessario riequilibrare i programmi di interesse della missione «tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici».