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Temi dell'attività Parlamentare

La riforma del Patto di stabilità

Il 10 dicembre 2010 le Commissioni Bilancio e Politiche dell'UE della Camera hanno concluso, con l'approvazione di un documento finale, l'esame congiunto di 6 proposte legislative (5 di regolamento ed 1 di direttiva) presentate dalla Commissione europea il 29 settembre, volte a dare attuazione alle linee di rafforzamento della governance economica già concordate a giugno 2010 dal Consiglio europeo.

Le nuove disposizioni concernono due dei tre ambiti di intervento indicati dal Consiglio europeo: l’applicazione più rigorosa del Patto di stabilità e crescita (PSC) e la creazione di una più forte sorveglianza macroeconomica su squilibri di competitività e crescita. Con riferimento al terzo ambito di intervento – l’introduzione di un meccanismo per il coordinamento ex ante delle politiche economiche nazionali - il Consiglio ha già deciso il 7 settembre 2010 l’avvio dal 2011 del c.d. “semestre europeo”.

Le sei proposte legislative sono state approvate dal Parlamento europeo il 28 settembre 2011, e adottate in via definitiva dal consiglio ECOFIN il 4 ottobre 2011.

Un primo nucleo di norme rafforza ed integra la disciplina vigente del PSC, prevedendo, in particolare:

  • l’obbligo per gli Stati di convergere verso l'obiettivo a medio termine del pareggio di bilancio con un miglioramento annuale dei saldi pari ad almeno lo 0,5%;
  • l’obbligo per gli Stati il cui debito supera il 60% del PIL di adottare misure per ridurlo ad un ritmo soddisfacente, nella misura di almeno 1/20 della differenza rispetto alla soglia del 60%, calcolata nel corso degli ultimi tre anni;
  • nuove sanzioni finanziarie progressive a carico degli Stati dell’eurozona che non rispettino la parte preventiva o correttiva del PSC. Con riguardo alla parte preventiva, deviazioni significative dal percorso di convergenza verso l'obiettivo del pareggio di bilancio comportano per lo Stato interessato l'obbligo di costituire un deposito fruttifero pari allo 0,2% del PIL. Per quanto riguarda la parte correttiva, ai Paesi che registrano un disavanzo eccessivo si applica un deposito non fruttifero pari allo 0,2% del PIL, convertito in un'ammenda in caso di non osservanza della raccomandazione di correggere il disavanzo eccessivo;
  • l’adozione delle sanzioni su proposta della Commissione, che si considera approvata dal Consiglio a meno che esso non la respinga con voto a maggioranza ("maggioranza inversa") degli Stati membri dell'area euro (non si tiene conto del voto dello Stato interessato).

 Una seconda serie di norme stabilisce requisiti comuni per i quadri di bilancio nazionali, imponendo agli Stati membri di:
- assicurare la corrispondenza tra i sistemi contabili nazionali ed il sistema ESA95 (sistema europeo dei conti nazionali e regionali);
- introdurre regole di bilancio e parametri numerici che recepiscano i valori di riferimento previsti a livello europeo nonché una pianificazione pluriennale (almeno triennale) del bilancio nazionale;
comprendere nel quadro di bilancio nazionale l’intero sistema di finanza pubblica, assegnando chiaramente le responsabilità di bilancio tra i diversi livelli di governo e stabilendo adeguate procedure di controllo.

 Una terza serie di misure introduce meccanismi per la prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici.

La Commissione procederà periodicamente, sulla base di un quadro di riferimento composto da indicatori economici (scoreboard), ad una valutazione dei rischi derivanti dagli squilibri macroeconomici in ciascuno Stato e avvierà un riesame approfondito per gli Stati a rischio. Per gli Stati che presentano gravi squilibri, tali da mettere a rischio il funzionamento dell'Unione economica e monetaria, il Consiglio adotterà raccomandazioni e avvierà una procedura per gli squilibri eccessivi.

Lo Stato membro nei confronti del quale sia stata avviata una procedura di questo genere dovrà presentare un piano di azione correttivo da sottoporre all'esame del Consiglio, il quale fisserà un termine per l'adozione di misure correttive.

Lo Stato dell'eurozona che ometta ripetutamente di dare seguito alle raccomandazioni del Consiglio formulate nel quadro della procedura per gli squilibri eccessivi dovrà pagare un'ammenda annua pari allo 0,1% del suo PIL. La decisione di comminare un’ammenda è proposta dalla Commissione e approvata secondo la stessa regola della maggioranza inversa sopra richiamata.