Alla luce dei ritardi nell’utilizzo delle risorse previste nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea e delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, nella seduta del 26 novembre 2010 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Piano nazionale per il Sud che individuava 8 priorità strategiche finalizzate allo sviluppo e al rilancio delle aree del Mezzogiorno:
Ai fini del perseguimento di tali indicate priorità, il Governo aveva evidenziato i seguenti criteri di azione:
Venivano definite priorità “orizzontali”: sicurezza e legalità; certezza delle regole; funzionamento della pubblica amministrazione; sistema finanziario per il territorio; semplificazione del sostegno al sistema imprenditoriale.
Ai fini della selezione degli investimenti da realizzare (per singole linee di intervento e per progetti strategici), veniva considerato necessario assicurare un impiego delle risorse ancorato alla valutazione e all’accertamento dell’effettività dei presupposti che avrebbero dovuto rendere tale impiego concretamente in grado di conseguire i risultati attesi.
Nel Piano veniva evidenziato il ricorso ai “contratti istituzionalidi sviluppo”, quale strumento attraverso il quale fissare il quadro degli impegni e delle responsabilità delle amministrazioni, le modalità attraverso le quali conseguire gli obiettivi per ogni priorità e il relativo cronogramma; il quadro finanziario integrato e articolato per le risorse aggiuntive (fondi comunitari e nazionali aggiuntivi) e per le risorse ordinarie convergenti verso gli obiettivi di priorità. Il “contratto istituzionale di sviluppo” è stato definito al punto 5) della delibera CIPE n. 1 del 2011 e successivamente disciplinato dall’articolo 6 del decreto legislativo n. 88 del 2011.
In particolare con il “contratto istituzionale di sviluppo” il Ministro delegato stipula con le regioni e le altre amministrazioni competenti, con la finalità di accelerare la realizzazione degli interventi ed assicurare la qualità della spesa pubblica. Attraverso il contratto istituzionale di sviluppo, cui possono partecipare anche i concessionari di servizi pubblici (quali ad esempio Anas, Ferrovie dello Stato, ecc.), sono destinate le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione assegnate dal CIPE e individuati i tempi, le responsabilità e le modalità di attuazione degli interventi, prevedendo anche le condizioni di definanziamento degli stessi e l’attribuzione delle relative risorse ad altri livelli di governo. In ogni caso, i sistemi informativi dovranno garantire la tracciabilità, distintamente, dei flussi finanziari comunitari e nazionali, fino alla ultimazione di ciascun intervento In caso di inerzia o di mancato rispetto delle scadenze da parte delle amministrazioni responsabili degli interventi, il Governo può esercitare il potere sostitutivo, mediante la nomina di un commissario straordinario.
Nell’ambito del documento, il Governo richiamava il quadro della situazione delle risorse per il Mezzogiorno contenuto nel Rapporto annuale del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, e sancito nella delibera CIPE n. 79 del 30 luglio 2010, nella quale è stata effettuata una ricognizione, per il periodo 2000-2006, dello stato di attuazione degli interventi finanziati dal Fondo per le aree sottoutilizzate e delle risorse liberate nell'ambito dei programmi comunitari dell’Obiettivo 1.
Da tale ricognizione si evidenziava che:
Il Governo rilevava come il disimpegno dei fondi comunitari al 31 dicembre 2010 sia stato scongiurato solo grazie alla decisione della Commissione, che ha concesso termini più ampi per la rendicontazione della spesa, e come il raggiungimento degli obiettivi di spesa dei fondi comunitari al 31 dicembre 2011 appaia allo stato problematico per quasi tutti i programmi operativi riguardanti l’obiettivo Convergenza nell’ambito dei Fondi strutturali 2007-2013.
Si indicava, dunque, come finalità quella di ristabilire principi e criteri per l’utilizzazione e la concentrazione delle risorse, nazionali e comunitarie, della programmazione 2007 – 2013 in aggiunta a quelle derivanti dalla ricognizione svolta a luglio 2010, nella citata delibera CIPE n. 79 del 30 luglio 2010.
Si ricorda, in proposito che nella deliberan. 1 del 2011 il CIPE ha fissato i criteri e le modalità per:
Il Piano per il Sud evidenzia, tra l’altro, il legame tra federalismo fiscale e politiche di coesione, preannunciando l’adozione del decreto legislativo di attuazione dell’articolo 16 della legge n. 42/2009 (poi divenuto il D.Lgs. n. 88 del 2011 ), volto a definire una nuova disciplina e modalità di utilizzo dei fondi destinati alla coesione territoriale e l’adozione di un decreto interministeriale sulla perequazione infrastrutturale volto a dettare, ai sensi dell’articolo 22 della legge n. 42/2009, in sede di prima applicazione, regole e principi per la determinazione del ritardo infrastrutturale dei territori e per gli interventi destinati al suo recupero (decreto del Ministro economia e finanze 26 novembre 2010).
Una delle principali priorità strategiche del Piano nazionale per il Sud riguarda la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali a rete, materiali e immateriali, destinati principalmente al sistema dei collegamenti dorsali e trasversali, con specifico riferimento al sistema ferroviario Alta Capacità/Alta Velocità, alle opere logistiche ed in particolare ai seguenti sistemi ferroviari e viari:
a) i sistemi ferroviari Napoli - Bari - Lecce - Taranto, Salerno - Reggio Calabria e Catania - Palermo;
b) i sistemi stradali Olbia - Sassari ed il completamento della autostrada Salerno - Reggio Calabria.
Ad essa si è data attuazione con la delibera CIPE n. 62 del 2011.
Con le successive delibere n. 78 del 2011 (Governo Berlusconi), n. 8 e n. 60 del 2012 (Governo Monti), il CIPE ha individuato gli interventi e le risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC) da destinare agli interventi anche nei settori degli investimenti in ambito universitario, del rischio idrogeologico e della depurazione delle acque e bonifica dei siti contaminati.