L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona , il 1° dicembre 2009, ha determinato profonde modificazioni nell’assetto costituzionale dell’Unione europea, ridefinendo i rapporti tra Unione e gli Stati membri, tra gli stessi Stati membri e tra le Istituzioni dell’Unione e rafforzando il ruolo dei parlamenti nel processo di integrazione europea.
Il nuovo Trattato ha operato, per un verso, un significativo consolidamento ed estensione delle competenze dell’UE, della sua capacità decisionale, dei suoi strumenti di azione sulla scena interna ed internazionale.
In questo senso, si collocano: l’introduzione di basi giuridiche espresse per l’azione dell’UE in alcuni settori (tra cui energia, sport, turismo); il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo, i cui poteri colegislativi si estendono a gran parte dei settori di azione dell’Unione, l’estensione dell’ambito del voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio con la conseguente riduzione del veto degli Stati membri; l’introduzione di una nuova gerarchia delle fonti, attraverso la distinzione degli atti legislativi da quelli non legislativi e la previsione degli atti delegati; il superamento della tripartizione in pilastri, “comunitarizzando” la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale; l’introduzione di nuove figure e strumenti istituzionali, quali il Presidente del Consiglio europeo, l’Alto rappresentante per la politica e di sicurezza, il Servizio diplomatico comune, la cooperazione strutturata permanente in materia di difesa.
Per altro verso, è stato espressamente riconosciuto, nel nuovo articolo 12 del Trattato sull’Unione europea, il contributo dei parlamenti nazionali “al buon funzionamento dell’Unione”, precisando che esso si esplica attraverso nuovi poteri di intervento diretto nel processo decisionale europeo stabiliti nel medesimo Trattato e nei Protocolli sul ruolo dei parlamenti nazionali e sul principio di sussidiarietà.
Le numerose e profonde innovazioni istituzionali introdotte dal Trattato hanno, inoltre, innescato in tutti gli Stati membri un processo di adeguamento del ruolo dei Parlamenti nazionali nei rispettivi ordinamenti, che si è tradotto nell’approvazione di riforme costituzionali, legislative e dei regolamenti parlamentari.
In Italia tale processo di adeguamento ha investito il quadro legislativo relativo alla partecipazione del nostro Paese all’Unione europea, le procedure di collegamento con l’Unione europea di cui ai regolamenti parlamentari e le stesse prassi relative ai rapporti delle Camere con le istituzioni e gli altri parlamenti dell’Unione.
Per quanto riguarda la legislazione, anzitutto con la legge 24 dicembre 2012, n. 234 sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'UE
è stato definito, abrogando la legge 11 del 2005, il nuovo quadro generale per l’intervento del Parlamento, del Governo, delle regioni e degli altri attori istituzionali ai fini della formazione della posizione italiana nella fase di predisposizione degli atti e delle politiche dell'UE e dell’adempimento degli obblighi discendenti dall’ordinamento europeo.
Un secondo filone di intervento, costituzionale e legislativo, ha riguardato l’adeguamento delle regole e le procedure di finanza pubblica alle importanti innovazioni intervenute nella governance economica europea
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Dapprima con la legge n. 39 del 2011 sono state apportate modifiche alla legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 2009, al fine di adeguare l’intero processo di bilancio nazionale, alle scadenze e ai vincoli derivanti dalla procedura del semestre europeo
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Successivamente con legge 24 dicembre 2012, n. 243 sono state adottate disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio, ai sensi del nuovo sesto comma dell’articolo 81 della Costituzione, introdotto dalla legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, in attuazione gli impegni assunti con il Patto Europlus e con il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria (cd. Fiscal compact)
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Sul piano delle procedure parlamentari, alla Camera con due pareri, adottati il 6 ottobre 2009
ed il 14 luglio 2010
, della Giunta per il Regolamento è stata definita una procedura sperimentale per l’esercizio del controllo di sussidiarietà, previsto dal Trattato di Lisbona, e consentire una più efficace attuazione attraverso gli strumenti regolamentari delle funzioni di indirizzo e controllo della Camera nei confronti del Governo.
L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e il progressivo adeguamento della legislazione e dei regolamenti parlamentari che ne è conseguito hanno contribuito alla crescita esponenziale, nel corso della XVI legislatura, delle attività di indirizzo e controllo delle Camere in relazione alla formazione della normativa e delle politiche dell’UE
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Ciò ha consentito anche lo sviluppo esponenziale del “dialogo politico” delle due Camere con la Commissione europea e con il Parlamento europeo, attraverso l’invio sistematico degli atti di indirizzo approvati nei confronti del Governo in merito ad atti o questioni dell’UE.
Sul processo di attuazione delle innovazioni istituzionali introdotte dal Trattato di Lisbona si è innestata la crisi economica e finanziaria che ha, per un verso, accentuato o determinato profonde alterazioni nell’assetto formale dei poteri decisionali disegnato dai Trattati e nel processo di elaborazione delle politiche pubbliche europee, culminate nella costruzione del nuovo sistema di governance economica europea. La risposta dell’Unione alla crisi si è infatti articolata in un complesso di misure legislative e non legislative succedutesi, in buona parte, in assenza di un disegno organico e, in molti e rilevanti casi, adottate al di fuori delle procedure e degli strumenti decisionali previsti dai Trattati (vedi Governance economica dell'UE ).
Per altro verso, la crisi ha riproposto con forza il tema della ripresa del processo di integrazione e quello del rafforzamento della legittimazione democratica dell’Unione.
La necessità di assicurare una risposta efficace e strutturale alle lacune e carenze negli strumenti di azione dell’Unione e dell’are euro ha anzitutto posto i presupposti per un ulteriore trasferimento di sovranità dal livello nazionale a quello europeo, mediante creazione di nuove procedure e strumenti per la definizione di obiettivi, parametri e vincoli alle finanze pubbliche e alle politiche economiche nazionali.
In questo senso si pone l’approvazione da parte del Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2012 di una tabella di marcia per la realizzazione di un’autentica UEM (Governance economica dell'UE
).
Più in generale, la crisi ha concorso a riavviare Il dibattito sul futuro dell'Europa
nell’ambito del quale sono già state avanzate dal Presidente della Commissione europea, dal gruppo di lavoro presieduto dal Ministro degli affari esteri tedesco Westervelle e dal Parlamento europeo alcune proposte intese a ridefinire l’assetto istituzionale dell’Unione stessa, anche in prospettiva federale.
Nel contesto delle iniziative volte a rilanciare il processo di integrazione, creando uno spazio pubblico europeo, si collocano inoltre alcune iniziative assunte sulla base dei Trattati vigenti, tra cui, in particolare, la proposta di regolamento relativa allo statuto ed al finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee , presentata dalla Commissione Il 12 settembre 2012.